© Giuseppe Raimondi

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PIXEL, BIT e DPI

La fotografia digitale è un file costituito da un insieme di punti (pixel) ognuno dei quali assume un colore secondo una gradazione data dalla c.d. "profondità colore", espressa in bit.

La dimensione in byte (caratteri) di un'immagine digitale è data dal numero dei pixel della base per quello dell'altezza, il tutto moltiplicato per i byte della profondità colore; tipicamente 3, in quanto si usano di solito 24 bit (= 3 byte) per rappresentare 16,7 milioni di colori.

Esempio: immagine di 1600 pixel x 1200 a 24 bit;
dimensione=1600x1200x3=5.760.000 byte; cioè, quasi 6 Mb.

Di solito, queste immagini vengono compresse con un apposito algoritmo che produce un formato (JPEG) dove la dimensione del file è molto ridotta (fino a 20 volte meno), senza grosse perdite apparenti, escluse le aree a forte contrasto, dove si manifestano purtroppo dei disturbi piuttosto fastidiosi (artefatti).

Personalmente, uso una compressione "fine" che riduce i 6 Mb sopra citati a circa 900 kb: le stampe 20x30 vengono comunque molto bene.

In fase di stampa, parliamo di "punti per pollice" (dpi): l'occhio umano non è in grado di percepire, in un'immagine monocromatica, e ad una normale distanza di lettura, più di 300 dpi (risoluzione fotografica).

Con un'immagine di 6 Mb (1600 x 1200), possiamo ottenere una stampa a 300 dpi se la dimensione della stampa è 10 x 13.
Infatti: 13 cm = circa 5 pollici x 300 linee = circa 1600 linee.
Con lo stesso file, otteniamo una stampa 20x26 a 150 dpi, più che sufficienti; vedere per credere.

Sono contrario a dare un'eccessiva importanza ai dpi; lo scopo principale della fotografia digitale, non è certo la produzione di stampe di grosse dimensioni (per le quali raccomando il medio formato, tipicamente il 6x7).