Girolamo Pompeo Batoni


Lucca 1708 - Roma 1787

Figlio di un affermato orafo, apprese le prime nozioni di disegno dal padre. A quindici anni avrebbe già copiato due opere del Guercino e una Madonna del Salimbeni, Apprese qualche nozione di disegno dal vivo presso due artisti locali, G.D Lombardi e G.D Brughieri. Quasi ventenne si trasferì a Roma con l'aiuto di un sussidio fornitogli da mecenati lucchesi. Trascorse così i primi anni romani nelle consuete attività dei giovani che nella prima metà del 700 si recavano a Roma per istruirsi sul classicismo e l'antico. Si esercitò difatti da solo nel disegno di modelli dal vivo, nella copia di opere antiche e di Raffaello, al Vaticano e alla Farnesina, degli affreschi dei Carracci a Palazzo Farnese. Ma l'assidua frequentazione alla Villa Farnesina fu fatale: i mecenati lucchesi non apprezzarono molto il matrimonio con la figlia del custode della villa e così gli tolsero il sussidio. Batoni fu costretto a vendere copie e disegni a viaggiatori di passaggio, a minare ritratti e a decorare ventagli. Altri proventi gli derivarono inoltre dalle figure che dipinse all'interno dei quadri di paesaggi realizzati da Van Lint, Andrea Locatelli, Paolo Anesi e Van Bloemen. Superato il periodo di difficoltà iniziò a frequentare la scuola pittorica di Agostino Masucci e successivamente studiò presso Francesco Ferdinandi, detto l'Imperiali, che lo mise in contatto con antiquari e committenti d'alto rango. La 'Madonna con Bambino e Santi' per San Gregorio al Celio [1732-24] sarà la prima commissione importante. Ricevuti diversi riconoscimenti nell'ambiente romano e lucchese dal 1741 entrò a far parte dell'Accademia di San Luca. Divenuto figura di primo piano e conquistata una solida posizione economica si affermò a livello europeo sia come ritrattista sia come autore di soggetti religiosi e storico-mitologici richiedendo dalla metà degli anni '50 compensi talmente alti che la cerchia dei possibili committenti si restrinse alla più ricca aristocrazia europea, ovvero ai sovrani. Dipinse infatti per Federico il Grande, per Maria Carolina, regina di Napoli, per Caterina di Russia, Maria Teresa d'Austria, Giuseppe II° ed altri. Dal 1780 si occupò soprattutto delle sette pale d'altare commissionate da Maria I° del Portogallo per la chiesa del Sacro Cuore a Lisbona. Partendo dallo studio del naturale, Raffaello e l'antico, ricomponendo il percorso che va dai Carracci fino a Carlo Maratta, Pompeo Batoni matura in un primo momento un linguaggio rigidamente classicheggiante, su cui influisce notevolmente la pittura rigorosa e monumentale dell'Imperiali. Nel 'Trionfo di Venezia' [1737 Raleigh (Usa) Art Museum] realizzato per Marco Rosmarini, ambasciatore veneziano a Roma, sono presenti precisi riferimenti ad Annibale Carracci, Pietro da Cortona, all'Albani e al 'Trionfo di Flora' di Poussin. L'esecuzione elegante e curata, cui forse contribuì l'esperienza tecnica dell'oreficeria, e il carattere scultoreo delle figure e dei drappeggi restano caratteri costanti di tutta la sua produzione. Dal 1738 il suo stile risulta più complesso, meno austero, arricchito di nuovi apporti nel colore e nella luce. La nuova ricchezza cromatica e la maggiore intensità emotiva, unita ad una esecuzione sempre precisa e dettagliata, sembrano ispirare ad un possibile avvicinamento al Correggio e al Barocci, oltre che ad un recupero misurato e ragionevole del luminismo del tardo barocco di Conca, Giaquinto, Luti e in particolare di Francesco Trevisani. Sensuale e raffinata la pittura del Batoni esprime ora un ideale di grazia e delicata eleganza, pienamente espressa nella resa delle figure femminili. 


Ritratto della Principessa Giacinta Orsini BoncompagniLudovisi, Duchessa D'Arce
(collezione Fondazione Cassa di Risparmio di Roma)