Monica M. Castiglioni

HUMANA SPECIES 22

Flown Away

Questo racconto è dedicato a Riky

...perché mi sono accorta ora che non gli avevo ancora

dedicato nulla.

Ripeto la prima cosa che ti ho detto:

Benvenuto al mondo!

Che la tua vita possa tutta essere come sei tu ora...

felice, sereno e... simpaticissimo!

 

 

***

Luogo e ora sconosciuta

Aveva nostalgia di casa.

Le stanze dove alloggiava non era così belle e intime come

erano quelle del suo appartamento. Si chiese quanta polvere

ci fosse e se quella perdita dei tubi dell'acqua non avesse

rovinato del tutto il muro della cucina. Sperò che

l'avessero fatta davvero sistemare come gli avevano

promesso, altrimenti rischiava di dover ricomprare tutti gli

armadietti della cucina.

Iniziò a controllare che nel portafoglio non ci fosse niente

di compromettente, come faceva ormai da un anno per ogni sua

cosa, e trovò nel portafogli una piccola fotografia

stropicciata, che lo ritraeva assieme a una collega di

vecchia data.

Sospirò. Era così bello, un tempo. Molto più facile.

Si chiese perché mai avesse accettato quell'incarico, era

troppo faticoso...

Ma non fece in tempo a pensarci molto.

La porta si spalancò di colpo.

Lui trasalì e saltò in piedi, cercando di raggiungere la

pistola.

"David, per te è finita."

 

***

Appartamento di Joy Melody Carter

2:12 a.m.

L'agente Carter stava dormendo tranquillamente, al caldo dei

due piumoni che usava in quel periodo. La sua gatta Enya si

era acciambellata sulla piazza libera appena Carter si era

addormentata. Faceva le fusa sommessamente, in dormiveglia,

infilata sotto il pile che costituiva il terzo strato delle

coperte di Mel. Un leggero rumore proveniente dalla finestra

le fece aprire gli occhi e tendere le orecchie.

Stette in ascolto per qualche minuto, poi si alzò e andò a

strofinare il naso contro la guancia di Mel, la sua umana

domestica.

Lei sorrise nel sonno, solleticata dalle vibrisse.

Enya, allora, le strofinò la fronte contro la mandibola e

finalmente Mel si svegliò. "E' già ora?" chiese. Poi guardò

l'orologio. "Enya... sono le due... lasciami dormire..."

"Miaooo." Fece lei, risoluta.

"Enya. Sono le due ed è sabato, lasciami dormire."

"Miao!" La gatta saltò giù dal letto e salì sul davanzale.

"Che c'è?" Mel accese la luce per vederci meglio. "Enya,

che..." Si alzò in piedi e aprì la finestra per permettere a

un gatto bianco e nero di entrare nella stanza.

"Chi è, il tuo fidanzato?" chiese.

Enya emise un leggero suono che assomigliava molto a un

sospiro di impazienza.

Il gatto, come se non volesse disturbare, si accoccolò

accanto al calorifero. Mel si accovacciò davanti a lui e gli

diede una carezza sulla testa. "Chi sei? Non hai il

collarino... Dovrei vedere se hai un tatuaggio, ma mi

dispiace spostarti da lì..."

Enya si alzò sulle due zampe appoggiandosi al ginocchio di

Mel e miagolò.

"Sì, adesso vado." le rispose Mel. "Come ti chiami?" chiese

al gatto, ma l'unica cosa che lui fece fu appoggiare la

testa sulle zampe e sbattere le palpebre un paio di volte.

"Arrivo subito." Mel andò in cucina a scaldare un po' di

latte e del cibo, e quando tornò, Enya era tranquillamente

accoccolata sul letto di Carter, mentre il nuovo arrivato

era coperto dal pezzo di pile che Mel aveva messo nel cesto

di Enya.

L'agente guardò la sua gatta. "Io ho come l'impressione che

tu stessi dormendo lì anche prima..."

Enya strizzò gli occhi.

Mel appoggiò il cibo e il latte davanti al gatto, che mangiò

lentamente, come se volesse gustarsi il pasto.

Carter sorrise e quando il gatto ebbe finito, lo prese in

braccio. "Un po' vicino al calorifero per scaldarsi va bene,

ma non si può stare sempre lì... Allora, vediamo un po'...

sei un maschio e non sei tatuato... Sarai uno dei randagi

che nutre Rosita." Lo avvolse nel pile di Enya e lo

accarezzò per qualche minuto. "Vedremo se qualcuno ti ha

perso... e in contrario, dovrò cercare qualcuno che ti possa

tenere..." Mentre Enya lanciava miagolii di disapprovazione,

lei continuò: "Purtroppo un gatto è abbastanza per me... e

una certa gatta a volte avanza anche."

Enya si girò dandole la schiena. Mel sorrise. Mise il gatto

nella cesta di Enya e si infilò a letto. Accarezzò per

qualche istante la testolina tigrata della sua diletta, che

si mise a fare fusa sommesse.

"Dai, lo sai che scherzo." La solleticò sotto il mento ed

Enya alzò la testa per dare più spazio alla padrona. "Che

dici? Ho l'impressione che non conosca il Canto Comune."

Enya aprì gli occhi e smise di fare le fusa.

"Dici che ho detto una fesseria? Che tutti gli animali lo

conoscono dalla nascita?"

La gatta mosse l'orecchio sinistro.

"No? Dici che forse ho ragione?"

Enya strizzò gli occhi.

"Sembra un tipo un po' strano..." sussurrò Mel. "...Ma è

simpatico... ora però vorrei che dormissimo tutti e tre

beatamente facendo le fusa fino a mattina... che ne pensi?"

Enya strizzò gli occhi un'altra volta e appoggiò la testa al

piumone, soddisfatta.

 

***

FBI, Washington

6:29 p.m.

Mel scese le scale leggendo indolentemente il fascicolo e si

fermò, come di consueto, davanti alla porta dell'ufficio

degli X-Files. Alzò la mano per bussare, ma quando sentì una

voce maschile, che non era di Mulder, si fermò.

"Ve l'ha detto quando ha trovato l'errore nel test? Ah, è

stata fortissima quella volta... Tutti a dannare per cercare

di capire come mai non riuscivamo a farlo... Mel si alza ed

esclama: 'Ma 'sto pezzo è sbagliato!'"

Le risate cordiali di Mulder e Scully si unirono alla voce.

"Boje moi..." sussurrò Mel. Aprì la porta e andò subito a

cercare con lo sguardo il volto dell'uomo che stava

parlando: "Leroy Macks?!"

L'uomo si alzò in piedi e andò ad abbracciarla, sorridendo.

"Ciao, Mel!"

"Ehi, che cosa ci fa qui?"

"Sono venuto a cercarti, da dove vengo girava voce che fossi

finita agli X-Files."

Carter sorrise. "Ci ho tentato, ma non riesco a fare trenta

ore al giorno come i miei stakanovisti preferiti. Comunque,

qual buon vento ti ha strappato dall'assolata Florida?"

"Pensando che davvero eri agli X-Files, ho portato un caso

che spero sia degno della sezione. Certo... se non sei

assegnata qui..."

"Oh, ma io lavoro qui spesso." si affrettò a dire Mel.

Sapeva che Mulder e Scully le avrebbero tenuto il gioco... e

poi in fondo era vero per metà... forse non *lavorava* lì

spesso, ma di certo ci passava parecchio tempo.

"Comunque, forse ti va di darmi una mano. Si tratta di un

caso strano. Un X-File, credo."

"Ma... scusa, Leroy, quell'assegnamento sotto copertura?"

Lui sorrise leggermente: "Finito."

"Bene! Allora, parlaci del caso."

"Be', appena sono tornato a New York mi hanno affidato un

caso che all'inizio pareva normale. Le tracce mi hanno

condotto ad Annapolis e da qui iniziano le stranezze."

"Ovvero?" chiese Mulder, decisamente impaziente di arrivare

al punto.

"Alcune persone si sono trovate nei pressi di un edificio,

una fabbrica abbandonata, senza ricordare come esserci

arrivate. Hanno riportato ustioni di quarto e terzo grado

sulle braccia e sulle gambe."

"Hanno controllato che non ci fosse qualche sostanza nociva

nella fabbrica? Qualcosa che è rimasto lì?" chiese Scully.

Macks scosse la testa. "Abbiamo setacciato l'edificio da

cima a fondo e non abbiamo trovato nulla." Scrollò le

spalle. "Comunque... ora è tardi. Pensavo di andare domani a

fare un nuovo sopralluogo, magari con voi esperti."

"Sì, d'accordo." disse Mulder. "Vedremo cosa c'è."

"Grazie. Allora ci vediamo domani." Usciti dall'ufficio,

Leroy chiese a Melody: "Ti va di andare a cena, per

rispolverare i vecchi tempi?"

"Oh... Leroy..." Mel sorrise leggermente. "Purtroppo ho..."

Non voleva uscire con un uomo, dannazione. Tra lei e Leroy

non c'era mai stato nulla, ma lei ora voleva concentrarsi

solo su ciò che provava per Charles Scully e capire cosa

fosse. "...ospiti a casa stasera e devo tornare presto." Una

mezza bugia.

"D'accordo, sarà per un'altra volta." sorrise lui, senza

rancore. "Allora ci vediamo domani."

Mel annuì e guardò il collega allontanarsi. Solo allora si

rese conto che aveva ancora in mano il fascicolo che doveva

rendere a Mulder e Scully.

 

***

Appartamento di Joy Melody Carter

8:09 p.m.

Entrando in casa si mise a fare il richiamo dei gatti e

subito la sua coinquilina arrivò correndo. Si strofinò sulle

sue gambe e emise il miagolio acuto di richiesta di cibo.

"Sì, Enya... un attimo. Ciccio dov'è?"

Enya salì sopra i piedi di Mel e strofinò il lato del muso

sul suo stinco.

"Ciccio?" Mel chiamò di nuovo, mentre Enya rimaneva

miracolosamente sopra il suo piede mentre lei camminava. "Se

ti schiaccio la coda non lamentarti."

"Mieuu..." fece lei.

"Eh? Che hai detto?" Mel raccolse la gatta tra le mani per

non rischiare di farle male e entrò in camera. Il gatto

bianco e nero era acciambellato vicino al calorifero.

"Ciao Ciccio."

"Mieuu." replicò la gatta.

"Ho capito che non si chiama Ciccio, ma finché uno di voi

due non mi dice il suo nome, lo chiamerò così."

Enya emise un leggero sbuffo.

"Piantala." Lasciò Enya sul letto e raccolse il gatto. "Come

stai?"

Il micio chiuse gli occhi lentamente.

Mel gli grattò la testa e lasciò che Enya salisse sulle

gambe, mentre nei suoi occhi verdi dalla sottile pupilla

nerissima passava un lampo di gelosia.

"Adesso vi preparo il cibo." disse. "Ho rivisto un mio

vecchio collega, Leroy Macks. Era un tizio simpatico. Un po'

scoppiato... Mi ha portato un X-File, sembra qualcosa che ha

a che fare con gli alieni."

Il gatto bianco e nero si mise a fare le fusa.

"Come sei carino, Ciccio."

"Mieuu..." fece Enya.

Mel scoppiò a ridere. "D'accordo, vado a scaldarvi il

latte." Tenendo "Ciccio" in braccio andò in cucina, seguita

prontamente dalla gatta.

"Beati voi gatti." disse Mel, lasciando scendere il gatto su

una sedia e Enya si sedette accanto a lui. "Solo a pensare a

mangiare, a dormire, a farsi accarezzare, a stare al caldo.

Be', in fondo, cosa si dovrebbe desiderare di più dalla

vita?"

 

***

Ditta ODDS, Annapolis

10:28 a.m.

"Sì, in effetti non si rileva nulla di anormale qui." disse

Scully, controllando i dati sulla radioattività e sulle

sostanze chimiche.

"Però ci sono stati avvistamenti." disse Mulder.

"Non riesco a capire..." fece Macks.

"Dov'è finita Carter?" chiese Fox.

"Ha trovato un nido di uccellini al secondo piano, è su

seduta a dieci metri di distanza che li osserva col

binocolo."

La donna in questione apparve alle spalle di Mulder. "Sì. E

stanno benone. Sono anche belli, sono cinciarelle. Mi sembra

strano che questi uccellini siano cresciuti così bene, in

caso di radioattività o sostanze tossiche nei paraggi."

"Che cosa proponi?" chiese Macks.

"Ho letto i rapporti medici e tutto porta a pensare che la

radioattività sia semplicemente passeggera."

"Ti prego, Mel, non dare corda alle teorie di Mulder."

sussurrò Scully.

"Ti ho sentito." fece lui.

"Temo che troveremo ben poco qui." disse Carter.

"A meno che... Non sia stato un camion che trasportava

qualcosa di nocivo passato qui..." Leroy fece scorrere un

dito guantato su un davanzale e lo alzò, mostrando una

traccia di ciò che all'apparenza era olio per macchine.

"Guardate questo."

"Lo faremo analizzare." disse Scully, porgendogli un

sacchetto.

"Non spiega comunque, perché le cinciallegre sono in ottima

salute." disse Mel. "A meno che le persone non siano venute

in contatto con questa sostanza in un altro luogo e poi

siano state trasportate qui."

Un boato improvviso interruppe la loro conversazione.

Guardando in alto, videro un sottile aereo militare che

aveva appena infranto la barriera del suono.

"Quando si sentono a casa mia, Enya si nasconde sotto il

letto."

Leroy sorrise leggermente. "I gatti hanno paura dei suoni

forti e non hanno tutti i torti."

 

***

FBI, Washington

4:04 p.m.

"Le analisi sulle altre sostanze raccolte hanno dato esito

negativo." disse Scully, scorrendo i fogli.

"E' probabile l'ipotesi del trasporto dall'esterno... ma chi

potrebbe pensare di fare una cosa del genere... e perché?"

chiese Macks. "Penso che andrò a sorvegliare l'edificio,

purtroppo non resta che aspettare che chi fa queste cose

agisca ancora."

"Ci vogliono due agenti e un permesso per sorvegliare un

edificio." puntualizzò Scully. "Possiamo inoltrare una

richiesta..."

"E' un edificio abbandonato, non sarà difficile. Terrò il

cellulare a portata di mano e in caso di movimenti sospetti

chiamerò rinforzi. E' inutile mobilitare altri agenti."

Macks sorrise leggermente a Scully.

 

***

Appartamento di Joy Melody Carter

1:12 a.m.

Nessuno aveva reclamato il gatto bianco e nero e così

"Ciccio" dormiva ancora tranquillamente nella cesta di Enya,

che quindi occupava la piazza libera del letto di Mel.

L'ospite era particolarmente silenzioso e Carter stava

pensando se non fosse il caso di tenerlo, visto che Enya

sembrava essere particolarmente affezionata. Ma quando

l'immagine di una cesta piena di gattini, bianchi e neri, e

bianchi con macchie marroni tigrate, le venne alla mente,

decise che forse era il caso di trovare un'altra

sistemazione per Ciccio. Conoscendo se stessa e la gatta,

avrebbe potuto ritrovarsi con due gatti adulti e trenta

piccoli in giro per casa. Sì, probabilmente Enya era

leggermente aliena, quindi avrebbe potuto fare trenta

gattini per volta.

Cercando di trovare una persona adatta a prendere un gatto,

Mel si era addormentata.

E sempre pensando a gatti si era risvegliata.

Enya le stava solleticando il volto con il muso.

Senza aprire gli occhi, Mel tirò fuori un braccio dalle

coperte e accarezzò il collo di Enya, stringendola a sé.

"Ciao miciotta... è già ora?" Guardò l'orologio. "L'una!"

"Miao."

"L'una, Enya... ho sonno, lasciami dormire."

La gatta si liberò e andò ad accendere la luce.

"Cavolo, Enya, come le impari certe cose..." Si allungò per

spegnerla, ma Enya ci era seduta davanti. Mel sospirò.

"Cos'hai stanotte? C'è un altro Ciccio fuori dalla

finestra?" Si girò e vide che il gatto bianco e nero era

seduto sul davanzale e fissava la tapparella.

Mel si mise a sedere. "Ciccio, che c'è?"

Il gatto si girò. Si limitò a fissarla a lungo, prima di

scendere lentamente e salire sul letto.

"C'è qualcosa che non va?"

Lui inclinò la testa leggermente.

"Enya, mi sai tradurre quello che dice?"

La gatta socchiuse lentamente gli occhi, quindi andò verso

la porta della camera.

"Cosa c'è?"

Ciccio scese dal letto e corse fuori dalla stanza. Era la

prima volta che lo vedeva muoversi così in fretta. E la

prima volta che lo sentiva miagolare.

"C'è qualcosa che non va, vero?"

Enya salì sulla scrivania e spostò la cornetta del telefono

con la zampa, quindi fissò Mel.

"Chi pensi che debba chiamare?" le chiese. "Leroy?" Mel

prese la cornetta e compose il numero. Lasciò squillare il

telefono per venti volte. Poi disse: "Mi vesto e vado."

 

***

Ditta ODDS, Annapolis

2:13 a.m.

"Scully, mi dispiace svegliarti..." disse Mel al telefono.

"C'è qualcosa che non va. Sono davanti alla ODDS, nella

macchina di Leroy Macks. Di lui nemmeno l'ombra. Mulder sta

già venendo qui..."

"Arrivo subito."

Mel annuì in un gesto automatico e spense il cellulare.

Estrasse la pistola e rientrò silenziosamente nella sua

macchina. Preferiva essere cauta e aspettare i rinforzi, per

una volta.

 

***

Ditta ODDS, Annapolis

2:29 a.m.

L'interno della ditta era silenzioso. I tre agenti

avanzarono lentamente, le torce e le pistole puntate in

avanti.

Ad un tratto un boato improvviso attirò la loro attenzione

verso le scale che portavano nel seminterrato.

Seguendo le voci sommesse raggiunsero un piccolo scantinato.

"Tu sei un altro di loro. Di quegli schifosi, fottuti

federali imboscati, vero?"

Una voce soffocata emise un difficile no.

"E invece sì... uno di quei bastardi che dobbiamo far fuori.

Un po' di droga non fa male nel mondo, nessuno te l'ha

detto?"

Mulder uscì allo scoperto per primo. "FBI ! Mani in alto,

siete in arresto!"

Pallottole fischiarono nella loro direzione mentre Scully

spingeva il collega dietro il muro.

Approfittando della confusione, Carter si sporse di poco e

lanciò un'occhiata all'ostaggio. Quindi sparò verso l'uomo

che gli era più vicino. Quando altre due pallottole

colpirono gli altri malviventi, ci fu calma.

I tre uomini giacevano a terra, feriti in modo superficiale.

Scully avanzò velocemente per soccorrere l'ostaggio. "Agente

Scully, FBI."

"E' un piacere vedervi." disse l'uomo. "Tim Roman, FBI di

Orlando, Florida."

"Vuole che chiami un'ambulanza anche per lei?"

"No... non è necessario, grazie." Mentre osservava i

colleghi ammanettare i suoi tre rapitori, chiese: "Come

siete arrivati, qui?"

Mulder lanciò un'occhiata a Mel.

"Ho seguito le indicazioni di un collega, Leroy Macks."

L'uomo annuì. "Lo ringrazi da parte mia... non sarei qui,

ora."

Mel si guardò in giro: "Ma ora dov'è?"

 

***

Appartamento di Joy Melody Carter

7:07 a.m.

"Complimenti!" esclamò entrando in casa. "Ehi, miciotti.

Avevate ragione. Solo che non siamo riusciti a ritrovare

Macks... Mici?" Vedendo che nessuno le dava retta, Mel entrò

in camera, mentre si toglieva le scarpe.

"Enya? Enya, dove sei?" Non vedeva nessuno dei due gatti.

Sospirò. "Dove cavolo vi siete ficcati? Vi avverto, se siete

in alto all'armadio rimanete su fino a pranzo." Si sedette

sul letto, stava per sdraiarsi, quando sentì qualcosa di

strano. "Mer...!" esclamò tirandosi su di scatto. Alzò le

coperte e il lenzuolo e trovò Enya che sonnecchiava

pacifica. "Quante volte ti ho detto che non devi andare

sotto le lenzuola?!?!?! E' antigienico!"

Enya aprì gli occhi e sbatté le palpebre un paio di volte,

proprio come se volesse dire che non gliene importava nulla.

"Grazie." fece lei. "Be', sai che ti dico? Vado a lavorare.

Dov'è Ciccio?"

Enya inclinò la testa, il suo sguardo assonnato e

interrogativo.

"Il gatto il bianco e nero, non fare la finta tonta."

Enya chiuse gli occhi e si rimise a dormire.

"Forse non ci siamo intesi." continuò Mel. "Non puoi dormire

nelle mie lenzuola!"

La gatta aprì gli occhi per un istante e si spostò più in

giù per infilarsi sotto le coperte.

Carter sospirò. "OK, stai qui. Ma che non diventi un vizio.

Oggi cambierò le lenzuola."

Enya si mise a fare le fusa.

"Chissà dov'è Ciccio..."

Mel cercò in tutta la casa, ma del gatto non c'era traccia.

"Vado in ufficio, Enya. Se vuoi il latte prendilo dal frigo,

già che ci sei."

 

***

FBI, Washington

10:28 p.m.

"Ciao ragazzi."

"Ehi, hai dormito un po'?" le chiese Mulder.

"No, Enya mi ha occupato il letto."

Fox sorrise. "E' arrivato questo per te, da Miami.

Evidentemente Macks credeva veramente che tu lavorassi qui."

"Non sarebbe male..." fece Mel, sedendosi accanto Scully.

"Anche se non mi piacerebbe stare qui a reggere il moccolo

per voi due."

"Mel..." iniziò Scully, mentre il collega la ignorava

completamente.

"E' un giornale." disse Mel, aprendo la busta. "Oh Boje

moi..."

"Cosa c'è?" chiese Scully.

"Leroy Macks... è morto..."

"Ieri notte? Per questo non lo trovavamo?"

"No..." sussurrò Carter. "E' morto due settimane fa...

'ucciso probabilmente dai grossi spacciatori di droga che

stava seguendo sotto copertura da quasi un anno... E' stato

ucciso nella stanza che usava come quartier generale, che

condivideva solamente con il suo gatto, trovato morto

accanto al corpo... il caso rimane ancora irrisolto.'" Mel

fissò per qualche istante la foto che ritraeva Leroy Macks,

sorridente, con in braccio Ciccio.

 

FINE

 

Questo racconto è nato da una vecchia idea (Mulder e Scully

lavorano con un collega e poi alla fine del caso scoprono

che era già morto) e dalla canzone di Ron "Sei Volata

Via"... soprattutto dalla parte "un gatto mi passa accanto,

forse sei tu", che mia madre è andata avanti a cantare per

un pomeriggio intero. Grazie anche a lei :)