***

Attraverso leggere pennellate di colore diverso, sulla tela si stava lentamente delineando la figura. La mano nervosa che passava velocemente dalla tavolozza alla tela era appena più lenta degli occhi intensi che saettavano da un estremo all'altro della visuale. Forse il rosa andava scurito un po'. Il biondo dei capelli non era così giallo. L'azzurro degli occhi era più chiaro. Sì. Più chiaro.

La donna sospirò al di là della tela. "Scusi, ma le manca tanto?"

L'uomo non rispose, continuò a dare nervose tocchi di colore alla tela, tenendo il pennello saldo finché le nocche non gli diventarono bianche. Ancora qualche tratto e... "No." disse, abbassando il braccio. Scosse la testa. "Può andare. Non lo finirò questo quadro... è... imperfetto."

La donna si alzò, stringendosi intorno il lenzuolo bianco. "Io voglio i miei soldi, però. Sono sei ore che sto qui dentro."

L'uomo andò a raccattare due banconote da cento dollari.

La donna le prese e si avviò verso il séparé per cambiarsi. "Certo che sei strano." sussurrò.

L'uomo non la sentì fissava il quadro e nei suoi occhi c'era uno sguardo carico di odio. Appena sentì la porta di ingresso chiudersi, prese in mano si nuovo il pennello e tracciò velocemente i contorni del lenzuolo attorcigliato attorno al corpo della donna, quindi si allontanò di un passo per osservare l'opera. Raccolse il panno e coprì il quadro.

 

***

Monica M. Castiglioni

"L'Irraggiungibile Perfezione dell'Anima"

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A mia sorella Paola

 

***

Tre settimane dopo, 10:13 p.m.

"Dal tuo sguardo direi che non ti convince." disse Mulder, arrivandole alle spalle.

Mel Carter fece una smorfia. "Fa abbastanza pena." sussurrò. "Non ha senso."

"Pensavo ti piacesse l'arte astratta. Non hai una riproduzione di un quadro di Kandiskji appesa sopra il divano?"

"Non vorrai paragonare questa ciofeca a Kandiskji, Mulder?"

Lui scosse la testa. "No, pensavo che non ti piacesse in generale l'arte astratta e mi stonava il quadro di Kandiskij."

"Non mi piace il rock satanico, non mi piacciono gli stronzi, non mi piacciono le malattie. Tutto il resto qualche eccezione ce l'ha." Carter si girò verso il collega. "Questa roba qui non è arte, sono colori messi a caso su una tela."

Mulder sorrise. "C'è uno 'studio', dietro questi quadri."

"Sì, c'è uno studio preciso anche quando butto la spazzatura."

I due agenti si avviarono verso un altro corridoio, in cui i quadri ritraevano diverse figure concrete.

"Questo tipo di arte ha perso il suo fascino con l'arrivo della fotografia."

"Solo in parte." ribatté la donna. "Se fotografi, ritrai quello che vedi dal tuo punto di vista. Se dipingi, puoi ritrarre anche quello che immagini."

"A proposito, non mi sarei mai immaginato che Skinner avesse un amico pittore."

Mel sorrise, continuando a guardare i quadri. Si fermò davanti a un quadro che ritraeva un uomo e una ragazza seduti a un tavolino, lei era intenta a mangiare un gelato. "Skinner potrebbe stupirti per i suoi segreti."

Mulder rise leggermente. "Questo quadro è bello." disse, senza nemmeno guardarlo bene.

"E' vecchio." replicò lei. "Risale al 1984."

"Come lo sai?" chiese Fox, stupito.

Mel scrollò le spalle. Poi rise.

"Siete tu e Svanzen." realizzò Mulder, osservandolo meglio. "Non sapevo che avevi posato per un quadro."

Carter riprese a camminare tra i quadri. "Non ho posato. Viene da una fotografia che ci aveva scattato Walter, quasi per caso." spiegò lei. "Mi disse che Emerson stava cercando la perfezione, aveva visto quella foto e gli aveva chiesto di poterla ricreare. Diceva che finché non avesse trovato la perfezione, non avrebbe smesso di dipingere."

Mulder diede un'occhiata al corridoio, rimpinzato di quadri. "Pare che ci abbia messo un bel po' a trovarla."

Carter rise: "Non l'ha ancora raggiunta. Per di più i suoi dipinti vendono. Mi promise che appena avrebbe trovato la perfezione, mi avrebbe regalato il quadro. A proposito di trovare..."

I due agenti raggiunsero Scully, ferma a contemplare un quadro con un tramonto. "E' bellissimo, non credete?"

Mulder scrollò le spalle. Carter lo guardò per qualche istante: "Sì, è uno dei più belli."

"Perché non lo compri, Scully?" fece Mulder, che cominciava ad annoiarsi.

"Chissà quanto può costare un quadro del genere..."

"Chiediamoglielo. Venite, ve lo presento."

Emerson Tyler aveva l'aspetto di un ragazzo, i capelli castani leggermente lunghi, teneva sempre in mano un blocco di fogli bianchi e una matita e si guardava in giro con aria trasognata.

"Ciao, Emerson." sorrise Mel, arrivando.

"Oh, Mel, ciao." L'uomo le strinse la mano con entrambe le proprie, tenendo il taccuino sotto un braccio.

"Vorrei presentarti i miei colleghi Dana Scully e Fox Mulder."

L'uomo alzò lo sguardo sorridendo, ma poi fu solo capace di biasciare un mezzo saluto imbarazzato, rimanendo a fissare Scully.

Carter riprese: "Dana chiedeva a quanto le cederesti il quadro del tramonto."

Emerson scostò a fatica lo sguardo sull'amica e disse: "I-il tra-amonto? Oh, sì, il tramonto." Riportò la sua attenzione su Dana e le chiese: "Le piace?"

Mulder, intanto, si era messo a passeggiare nella galleria con aria nettamente annoiata. Carter lasciò Dana e Emerson e lo raggiunse.

"Molto." rispose Scully. "E' bellissimo. Dove l'ha dipinto?"

"A Levanto, in Italia." Arrivarono davanti al quadro. "Era una serata splendida... purtroppo, non è ancora la perfezione."

"A me lo sembra." replicò Scully. Si girò verso di lui e chiese: "Me lo venderebbe?"

Emerson abbassò lo sguardo e prese fiato, cercando di farsi coraggio. "Agente Scully... Io..."

Dana scosse la testa. "Non fa niente se non può."

"No... io..." Si schiarì la gola. "Glielo regalerei volentieri... se... se volesse posare per me."

Scully non sapeva se era più stupita per l'offerta o per la richiesta.

"Credo di aver trovato in lei la perfezione." disse il pittore. "Devo solo cercare di riportarla sulla tela."

Dana sorrise imbarazzata. "Signor Tyler, io... non... Non credo sia il caso, ma... grazie."

"Be'..." Emerson guardò a terra. "Se... se le andrà, un giorno, di posare per me... ne sarei contento." Scarabocchiò qualcosa su un foglio e lo strappò a metà. Diede a Scully il pezzo che riportava il suo numero di telefono, l'altro, sul quale c'era solo la scritta "venduto", lo infilò sopra il quadro del tramonto.

Dana annuì. "Grazie." Quindi si allontanò, andando a cercare Mulder.

Emerson, invece, raggiunse Carter, che era di nuovo ferma a guardare il suo quadro. "Credo che tra poco te lo darò."

Mel sorrise: "Stai lavorando alla perfezione?"

"Lo spero." disse lui.

 

***

Due settimane dopo, 11:56 p.m.

Il pavimento era cosparso di fogli bianchi, riempiti di schizzi appena accennati di un volto, o di un'altra parte del corpo. La matita volava sulla carta, tracciando leggere linee nere. Emerson scosse la testa e strappò il foglio, lasciandolo cadere a terra. "No, no, no, no no no... non ci siamo." Riprese da capo, su un foglio nuovo, a tracciare nervosamente nuove linee. E in breve un altro foglio finì a terra.

Guardò l'orologio. Era tardi. Ma forse l'avrebbe perdonato.

Raccolse il quadro e uscì di casa.

 

***

1:12 a.m.

"Chi è?" rispose Carter con voce assonnata.

"Sono Emerson, Mel... posso parlarti?"

Mel, con la fronte appoggiata alla porta, lanciò uno sguardo all'orologio a muro. "Emerson, è l'una di notte..."

"E tutto va bene... ti prego... ho bisogno di parlarti."

"Perché proprio a me?" replicò lei.

"Devo chiederti un piacere... ti prego, solo dieci minuti, ti ho portato il tuo quadro."

Mel, convinta dalle ultime parole, aprì la porta. Attese che Emerson salisse, quindi lo fece entrare.

"Tieni." disse, dandole il quadro.

"Grazie..." fece lei, sedendosi sul divano a togliere la copertura al quadro. "Ti devo qualcosa per la cornice?"

"Niente. Ma... Mel, devo chiederti un favore..."

Mel appoggiò il quadro al tavolino e alzò lo sguardo. "Qualcosa che non poteva aspettare sette orette?"

"No... Sono due settimane che ci sto impazzendo, Mel. Ho riempito fogli su fogli e ancora niente... Ti prego, devi convincere Dana Scully a posare per me."

Carter sgranò gli occhi. "Tu sei pazzo!"

"Forse, ma ho bisogno di lei."

"Dana non poserà mai."

"Non le chiedo un nudo!" esclamò.

"Non lo farà lo stesso."

"Ti prego, Mel... Lei è la perfezione!"

Carter scosse la testa. "Ci tenterò."

"Grazie, Mel, sei un'amica!" esclamò lui.

"Non urlare, è notte fonda..."

Emerson le chiese scusa tre volte di fila, quindi si alzò.

"Quella modella che avevi trovato il mese scorso?"

"Non era la perfezione." disse lui. "A proposito ti sono piaciuti i quadri di Janet?"

Mel fece una smorfia.

"No, eh?"

"La perfezione dell'imperfetto. Ok, Emerson, adesso scusa se do l'idea di buttarti fuori, ma..."

"E' l'una di notte." concluse lui, sorridendo. "Grazie, Mel, grazie!"

"Sì, prego, ciao!" Mel chiuse la porta e tirò un sospiro. "Tutti io me li becco, quelli strani..."

 

***

Dieci giorni dopo

8:07 a.m.

Scully appese il soprabito dietro a porta e salutò Mulder entrando. Poi si fermò davanti alla scrivania, quando vide un grosso pacco piatto appoggiato alla sua sedia.

"E' stato appena recapitato per te." disse Mulder.

Scully lo osservò per qualche istante senza parlare.

"Non lo apri?"

"Credo di sapere già cos'è..."

"Be', non vuoi condividere questo segreto con me?"

Scully alzò lo sguardo su di lui: "Non è un segreto, Mulder. Emerson Tyler continua a chiedermi di posare per un quadro. Un paio di settimane fa ha dato il quadro a Mel perché lei cercasse di convincermi." Iniziò ad aprire il pacco.

"E lei?"

"Mi ha solo riferito il fatto... chiedendomi di far finta di essere stata implorata. Pare che ora Tyler sia passato all'attacco diretto." Estrasse il quadro e lo rimirò per qualche istante, prima di girarlo verso Mulder.

"E' bello." fece lui. "Ma Tyler ti sta dando fastidio?"

"No. Non lo sento mai. Solo che da quello che mi ha detto Mel, pare che sia diventata un'ossessione, per lui." Sospirò e rinfilò il quadro nel sacco. Raccolse una busta bianca, su cui era scritto: "Alla cortese attenzione dell'agente Dana Scully". L'aprì e lesse il breve messaggio ad alta voce: "'Spero di non importunarla inviandole questo piccolo dono sul lavoro, ma non ho il suo indirizzo di casa. E.T.'"

"E.T.!" esclamò Mulder.

Scully sospirò e scosse la testa. "Non cominciare, Mulder. Piuttosto," Accantonò il quadro e proseguì: "oggi cosa abbiamo?"

 

***

Due settimane dopo

9:09 p.m.

Carter raccolse il sacchetto dal sedile passeggero, quindi chiuse la portiera. Fece per avviarsi verso la porta d'ingresso, quando notò un'automobile che conosceva. Invertì direzione e picchiettò con le nocche sul finestrino. L'uomo all'interno dell'auto trasalì e poi abbassò il finestrino.

"Ehi, Mel."

"Emerson, che cavolo ci fai qui?"

"Mmm... cercavo ispirazione."

"Sotto al condominio di Dana?"

Emerson sospirò. "Sto cercando di vederla, ogni tanto, per riuscire a farle il ritratto."

Mel lanciò uno sguardo sul sedile posteriore, sul quale erano stati buttati fogli, per lo più accartocciati, con schizzi che raffiguravano Dana. "Sapessi disegnare la metà di come disegni tu, mi accontenterei."

"Non è la perfezione."

"Che noia, Emerson, non è possibile continuare così. Mettiti il cuore in pace, Dana ha i piedi troppo per terra per farsi fare un ritratto."

Tyler annuì. "Già. Hai ragione." Lanciò un sorriso finto a Carter e lei disse: "Vado a dormire."

Lei annuì, per niente convinta, e osservò la sua auto andare via. Sospirò. Ritornò sui suoi passi e suonò alla porta di Scully. Sentì un leggero rumore di passi, poi la porta si aprì.

"Sono sola." disse lei.

"Entra." sorrise Scully.

"Te ne sei accorta, vero?"

"Che Emerson Tyler mi controlla da più di dieci giorni?"

"Addirittura così tanto?"

Scully sospirò.

"Non è pericoloso Dana, ma se ti infastidisce, denuncialo."

Scully scosse la testa e andò a prendere da bere. "No, mi dispiace per lui..." Parlò dalla cucina. "Piuttosto, hai portato 'Il Grande Volo'?" Senza ricevere risposta, tornò in sala e video che Carter stava guardando il quadro del tramonto con un sorrisetto consapevole. "Mel..."

Lei rise. "Sì, ho portato il film."

Scully appoggiò il vassoio sul tavolino da caffè. "Forse dovrei provare."

Carter si sedette sul divano, stupita. "A posare?" Annuì. "Sì, potresti."

 

***

Sabato

2:12 p.m.

Emerson aprì la porta e quasi crollò a terra. "Agente Scully?" chiese, incredulo.

Dana sorrise leggermente. "Salve... passavo di qui e... visto che non ho appuntamenti per oggi pomeriggio... pensavo di... ringraziarla del quadro e... magari... hm... posare..."

L'uomo non sapeva se quello fosse un sogno o una visione.

"Sono venuta nel momento sbagliato?" chiese Scully, visto che lui era fermo impalato sulla porta.

Emerson trasalì ed esclamò: "No! No, venga... mi... mm-mi scusi il disordine..."

Dana entrò e intravide, nella stanza accanto, il pavimento ricoperto di fogli bianchi con disegni appena accennati.

"Venga... le... prendo il cappotto?"

Dana annuì e gli passò l'indumento.

"La prego... mi voglia scusare... ho lo studio in disordine..." Emerson sorrise impacciato. "Vorrebbe attendermi un minuto nel salotto, mentre rassetto?"

Scully seguì l'uomo in una stanza le cui pareti erano interamente ricoperte di quadri.

"Si accomodi. Le posso offrire qualcosa da bere?"

La donna scosse la testa. "No, grazie... le dispiace se do un occhiata ai quadri?"

"Ah, oh... faccia pure... ma queste sono solo... mmm... prove..."

Scully sorrise e vide l'uomo scomparire oltre la porta. Si girò verso il muro e iniziò a guardare i quadri uno per uno. Come alla mostra, c'era una grande varietà di soggetti. Dai monumenti agli alberi, dai volti di donne ai fiori, dai ritratti di bambine alle ali d'aereo.

Un dipinto in particolare attirò la sua attenzione: Mel aveva detto di non aver posato per il dipinto in cui era con Svanzen, ma in quello era di certo lei.

Alcuni dipinti sembravano perfetti, tanto che Dana si chiese come mai Emerson fosse alla ricerca di qualcosa di meglio.

Poco dopo, il pittore tornò da lei: "Mi scusi l'attesa."

Scully scosse la testa. "Non c'è problema. Stavo rimirando questi bellissimi quadri... alcuni sono davvero speciali." Indicò una chiesetta di un quadro stretto e alto. "Questo, ad esempio. E' bellissimo."

"L'ho dipinto a Napoli, ad acquerelli. Lo vuole?"

Scully scosse leggermente la testa. "E' stupendo, ma mi ha già dato il tramonto... che è ancora più bello... se si può."

Il pittore sorrise. "Può prendersi tutti i quadri che vuole."

Dana abbassò lo sguardo. "Lei è molto gentile. Grazie."

Lui annuì. "Le piace il mare?"

"Sì, molto." sorrise Scully.

"Ho dipinto un'onda, una volta. Ero in Giappone. Una thsumani. Il quadro è quello." Lo indicò. "Se le piace, può prenderlo."

"Ha viaggiato molto." cambiò discorso lei.

"Cercavo la perfezione, non sapevo di averla così vicina."

"Signor Tyler, io non credo che..." Sospirò.

"Vuole venire nel mio piccolo studio?"

Scully annuì, sentendo che l'agitazione ricompariva. Entrò nella stanza, non certo "piccola", e si guardò intorno. C'era un divanetto semplice, davanti a un cavalletto sul quale c'era una tela pronta. Accanto ad esso, una tavolozza pulita, diversi colori e dell'acqua.

"Si accomodi, Dana." disse Emerson, indicando il divanetto.

Scully si sedette, leggermente tesa. Il pittore prese il suo posto sull'alto sgabello davanti alla tela e prese in mano la matita. Rimase a guardare la donna a lungo, poi lentamente si mise a tracciare linee leggere sulla tela. Aveva già provato a disegnare quel volto centinaia di volte. Finalmente, ora, l'aveva davanti a modello e poteva cercare di ricreare la perfezione. L'aveva trovata nella realtà. Ora doveva riuscire a riprodurla su tela.

"Signor Tyler... cosa le fa dire che quei quadri non sono perfetti?" chiese Scully, ad un tratto.

"Mi chiami Emerson, la prego. A quei quadri... manca qualcosa... spero di poterlo ricreare qui."

"Non potrei pensare nemmeno di creare qualcosa di simile a quelli... sono stupendi... per me sono perfetti."

"La Gioconda di Leonardo Da Vinci è perfetta." replicò Emerson. "La Venere Nascente del Botticelli. I miei non sono quadri perfetti... non sono completi... manca qualcosa..."

 

***

10:13 p.m.

Alla fine era riuscita a rilassarsi e a godersi l'esperienza. Le era piaciuto. Molto. Aveva promesso a Emerson che sarebbe tornata il giorno successivo perché lui potesse finire di stendere il colore. Le aveva permesso di guardare il dipinto iniziato e lei l'aveva trovato bellissimo, quasi ipnotico.

Arrivata a casa, Scully si buttò sul letto, pensando che poco dopo si sarebbe alzata per lavarsi e cambiarsi, ma la stanchezza la fece addormentare quasi subito.

 

***

Lunedì

10:13 a.m.

Mulder alzò lo sguardo quando Scully entrò in ufficio. "Ehi. Che è successo?"

Dana aprì la bocca per rispondere, poi sospirò. "Mi sono svegliata tardi, mi dispiace."

Fox annuì. "Skinner ci vuole da lui dieci minuti fa."

"Riguardo?"

"L'ultimo rapporto, credo..." Mulder alzò lo sguardo dal fascicolo che stava leggendo. "Scully, stai bene? Mi sembri stanca."

"Sì... sto benissimo."

"Ti ho cercato ieri, ma non eri in casa..." Mulder si alzò in piedi.

"Sono..." Scully lo seguì verso l'ascensore, indecisa su ciò che avrebbe voluto dirgli. "Sono stata da Tyler, alla fine."

"Ma va'?" chiese Mulder, stupito, rivolgendole uno sguardo incuriosito e un sorrisetto. "A posare?"

"Oh... sì... è stata una bella esperienza."

"Posato senza veli?" ammiccò Mulder, mentre l'ascensore si apriva.

"Non lo penserai davvero, Mulder."

"Era solo una domanda."

"No, avevo..." Scully si mise una mano sulla fronte e si appoggiò alla parete dell'ascensore. "...i vestiti addosso. Ero seduta su un divanetto. Tyler non ha finito il quadro, ha detto che gli mancava poco... Ho anche visto un ritratto di Mel Carter, assieme ad altri bellissimi quadri."

Mulder annuì. "Pare che Tyler sia il tuo pittore preferito."

Le porte dell'ascensore si aprirono e il discorso finì.

 

***

10:28 a.m.

Per fortuna Skinner era stato abbastanza impegnato da non rendersi conto del loro ritardo. Mentre i due uomini discutevano dell'ultimo rapporto, Scully si rese conto di aver perso il filo del discorso. Faceva fatica a mettere a fuoco le loro parole, ma, per fortuna, si stavano intrattenendo ampiamente l'un l'altro. Aveva in mente solo il quadro. Emerson le aveva promesso di chiamarla non appena fosse stato pronto. Il quadro. Non poteva pensare ad altro. C'era solo quello nella sua mente.

"Scully, non vieni?" chiese Mulder, in piedi ormai vicino alla porta. Dana alzò lo sguardo e vide il collega che l'attendeva e Skinner guardarla con aria decisamente interrogativa.

"Oh... arrivo." disse, rendendosi conto di essersi persa anche il congedo. Si alzò in piedi e la terra girò vorticosamente intorno a lei. Riuscì solo a pensare di avere sonno. Terribilmente sonno, prima di sentire Mulder che la chiamava e le braccia di lui dietro la schiena.

 

***

10:56 a.m.

"Scully? Scully? Scully, rispondimi, ti prego..." Mulder sentiva in sottofondo Skinner parlare al telefono con la segretaria, chiedendole di chiamare l'ospedale. "Scully?"

Il vicedirettore gli arrivò alle spalle. "Cos'è successo?"

"Non lo so, non ne ho idea." disse Mulder, la sua voce rivelava panico.

"Sta respirando?"

Mulder annuì. "Il battito cardiaco c'è, ma è lento." Le lasciò andare il polso. "Mi sembra troppo lento!"

Kimberly, la segretaria di Skinner, entrò, dopo aver chiamato l'ambulanza, portando un bicchiere d'acqua fresca. Ma appena fu lì, nell'ufficio calò il silenzio. L'unico rumore era il respiro di Scully, ritmico, leggero... ma fortunatamente presente.

 

***

12:30 p.m.

Un paio di infermieri avevano cercato di fermare Carter, ma per una volta il suo fisico minuto aveva avuto la meglio, permettendole di svicolare di corsa verso la stanza di Scully. Si fermò solo quando fu davanti alla porta e fu raggiunta da un medico furente. "Non si corre negli ospedali!..." esclamò, ma poi si fermò quando la vide quasi in lacrime davanti alla porta. La lasciò da sola, allontanandosi. Mel entrò lentamente, e Mulder si girò a guardarla. "Carter, ciao."

"Come sta? Cos'ha?"

Mulder scosse la testa. "Nessuno lo sa."

"Ma... ora..."

Fox si girò di nuovo verso Scully. "Qualche minuto fa ha aperto gli occhi. Pensavo che fosse tutto finito, invece era completamente assente."

Carter si avvicinò a lui e gli mise una mano sulla spalla. "I medici cosa hanno detto?"

"Stato grave di catatonia o coma desto."

"Non è qualcosa che appare senza un trauma." fece Carter.

Mulder annuì. "Già... solo che non so cosa possa essere accaduto... gli esami sono risultati tutti puliti."

"Qualche tipo di narcotico sconosciuto?"

"Lo stanno cercando..." Fox aveva un tono rassegnato che a Mel non piaceva per niente.

"C'è qualcosa che non so?" sussurrò.

Lui scosse la testa. "No... solo che non so cosa fare."

 

***

Appartamento di Dana Scully

Due ore prima, 10:56 a.m.

Il telefono squillò due volte, prima che la segreteria rispondesse.

"Risponde la segreteria telefonica di Dana Scully. Per favore, lasciate un messaggio dopo il segnale acustico."

"Dana, buongiorno... mi scusi se le telefono a casa... ma... volevo dirle che ho finito il quadro. Ce l'ho fatta. Ho raggiunto la perfezione... è grazie a lei. Grazie... grazie..."

-Click-

***

8:09 p.m.

"Che tipo di massaggio è?" chiese Mulder, dalla soglia della porta.

Mel non smise di massaggiare dolcemente la mano di Scully. "Non so se ha un nome preciso." disse. "Me l'ha insegnato Svanzen. Serve per rilassare la mano con cui si scrive... indipendentemente da ciò, è piacevole."

Mulder annuì. "Ha aperto gli occhi ancora, oggi."

Mel alzò lo sguardo quando sentì lacrime nella voce di Mulder. Si alzò in piedi e andò ad abbracciarlo.

"Aveva uno sguardo vuoto che non le ho mai visto." sussurrò lui. "Come un corpo senz'anima. Era ovvio... che dovesse finire così."

Carter sciolse l'abbraccio e scosse la testa. "Mulder. Non è ancora detta l'ultima parola."

Fox andò a sedersi accanto al letto. "No. Era ovvio. Dopo tutto quello che abbiamo passato era... ovvio che finisse in modo così stupido. Ti aspetti che ti sparino, un'astronave aliena che ti porta via, un mostro marino che ti sbrana... non pensi di essere investito da un'automobile o finire i tuoi giorni in un letto senza sapere chi sei."

"No." fece lei. "No, io questo non lo accetto."

"E cosa possiamo fare?" replicò Mulder. "Carter, non c'è nulla..."

"Qualcosa dev'esserci." disse lei. "Cos'è successo sabato? Domenica? Sai qualcosa?"

Mulder rimase a pensare per qualche istante, poi disse: "Scully mi ha detto che è stata a posare per il quadro di Tyler..."

"Potrebbe essere venuta in contatto con qualche sostanza tossica."

"Quello ovunque..." Mulder si alzò in piedi. "Però..."

"Però?" chiese Carter.

"Sai quel quadro con te e Svanzen?"

Mel annuì. "Ce l'ho all'ingresso, perché?"

"Ricordo di aver pensato che era molto realistico."

Carter alzò un sopracciglio. "Ovvero?"

"Devo parlare con Tyler."

Mel lo guardò spaesata lasciare la camera, quindi si girò verso Scully. "Non dev'essere semplice indovinare che cosa gli passa per la mente, eh?"

 

***

9:09 p.m.

Mulder bussò ripetutamente alla porta. Tyler gli aprì subito, restando deluso quando scoprì che non era Scully. "Oh, salve agente Mulder. Cosa posso fare per lei?"

Mulder dovette resistere all'impulso di entrare di prepotenza nella casa. "Dov'è il quadro di Scully?"

"Il ritratto?" chiese lui, con un sorriso.

"Lo devo vedere."

"Non può!" esclamò allarmato il pittore.

Mulder spinse la porta ed entrò in casa. "Dov'è?"

"Non può vederlo! La prima a vederlo dev'essere Dana!"

"Scully è in ospedale. Non sta bene."

Alla notizia, Tyler per poco non svenne. Si aggrappò allo stipite e disse: "Cosa le è successo?"

"Ancora non ne sono sicuro... ho bisogno di vedere il dipinto."

"Ma... cosa c'entra il dipinto?"

"Lei ha detto che cercava la perfezione."

"L'ho trovata." Accennò un sorriso. "Con Dana... quel dipinto è perfetto."

"Tanto perfetto da poter imprigionare l'anima di Scully e ridurre il suo corpo a un guscio esanime?"

Emerson rimase fermo a fissare l'agente. Poi balbettò: "Dio mio, no..." Andò nello studio, subito seguito da Mulder. Sollevò i lembi del panno che ricopriva il quadro, quindi lo fece scivolare via, in modo che l'altro lo vedesse.

Mulder rimase ad bocca aperta. restò a fissare il dipinto per diversi minuti. Era splendido. Non era semplicemente uno splendido ritratto di Scully. Ne era l'essenza. I suoi occhi erano vivi. Quel quadro aveva l'anima di Scully.

"Dana è rimasta a fissare a lungo il volto ieri sera." sussurrò Emerson. "Io dovevo ancora finire lo sfondo e dare gli ultimi ritocchi alle mani... Solo questa mattina ho finito..."

Mulder si girò verso il pittore. "E' perfetto." disse. "E' davvero perfetto."

Lui annuì.

Fox riportò la sua attenzione sul quadro: "E' così perfetto che ha rubato l'anima di Scully."

Le mani di Emerson tremarono leggermente quando sollevò la tela. "Agente Mulder... se... se Dana è qui dentro... Devo liberarla."

Mulder annuì. "Ma come?"

"Devo distruggere il quadro."

"Non può farlo. Potrebbe... essere pericoloso."

Emerson rimise il quadro al suo posto. "Allora... devo scolorirlo..." Prese in mano un pennello e lo intinse nell'acqua. Le sue mani tremarono quando lo passò lentamente sulle mani del dipinto, togliendo parte del colore. "Avevo raggiunto la perfezione..." sussurrò. "Ma evidentemente dev'essere destino che non rimanga..." Sospirò. "Torni da Dana." Appena sentì la porta chiudersi, riportò l'attenzione sul quadro.

La sua mano tremò quando iniziò a decolorare il volto.

 

 

***

3:21 a.m.

Quando Mulder era arrivato in ospedale, cinque ore prima, aveva trovato Carter addormentata sulla sedia. Senza svegliarla, l'aveva trasferita sul divanetto e aveva preso il suo posto accanto al letto.

Fino a quel momento nessun cambiamento. Si chiese se davvero Emerson stesse decolorando la tela.

Poi, Scully aprì gli occhi. Lentamente, sbattendoli piano contro la luce dell'abat-jour. Questa volta, il suo sguardo non si fissò sulla parete opposta, ma andò a cercare quello di Mulder.

Lui si chinò in avanti, scostandole un ciuffo di capelli dal volto. "Ehi. Come stai?" lei chiese, sperando in qualsiasi risposta potesse arrivare.

"Mulder? Dove sono?"

Fox sorrise. "In ospedale... come ti senti?"

"Stanca... cos'è successo?" sussurrò.

"Niente... ora è tutto a posto." Le prese la mano e la baciò delicatamente sul dorso.

Gli occhi di Scully si richiusero mentre lei si addormentava con un sorriso.

Mulder le appoggiò la mano sul letto e un movimento al di là della sponda attirò la sua attenzione.

Carter gli sorrise, senza mettersi a sedere. Fox ebbe un attimo di esitazione, poi le lanciò uno sguardo a metà tra l'interrogativo e la minaccia. Il sorriso di Mel si allargò: "Li so tenere i segreti." sussurrò. "Siete una bella coppia."

Fox scosse la testa: "Torna a dormire."

 

***

Parigi - Louvre

Il sorriso era perfetto. Lo sguardo malinconico ed enigmatico. La posizione delle mani studiata alla precisione. Il quadro perfetto, che stazionava dietro alla teca antiproiettile, era passato alla storia come "la Gioconda". La donna sorrideva. Osservava il mondo sfilare davanti a lei. Un dipinto così perfetto da aver tenuto in sé l'anima di Monna Lisa. Era bello osservare il mondo in quel modo. In fondo, lei non aveva altro da fare. Un sospiro mentale le ricordò la pace che aveva nel cuore.

Monna Lisa sorrise soddisfatta.

 

FINE

*******

Un profondo ringraziamento a tutti coloro che hanno creduto che sarei arrivata a questo punto.