Ogni forma e ogni colore erano inghiottiti da un buio più scuro del nero. Ogni suono era nascosto dietro ad un impenetrabile muro di silenzio.

C'era solo una sensazione vaga di lenzuola morbide e un odore familiare di brioche appena sfornate.

Ad occhi chiusi o aperti, era la stessa cosa.

Esistevano solo il tatto, l'olfatto e il gusto.

E la voce. Un urlo angosciato salì verso il cielo, c'era suono nella voce, ma non c'era udito per sentirlo.

 

******************

DAREDA'

X-3MC03070501

Humana Species 18

 

***

Mel Carter sospirò.

Raccolse una rivista dal tavolino e si mise a sfogliarla senza fare molto caso a quello che vedeva.

Era arrivata in anticipo all'appuntamento e da mezzora stava lottando contro la tentazione di andarsene.

La pubblicità di vestiti sportivi mostrava una ragazza che mirava con l'arco verso un bersaglio. Carter fissò il bersaglio, ricordando il motivo per cui ora si trovava lì. Aveva passato solo per un soffio l'ultimo test al poligono dell'FBI. I suoi ultimi tre risultati erano andati in discesa. Cominciava a preoccuparsi, non voleva finire dietro a una scrivania solo perché non aveva più mira.

"Mel Carter?"

La ragazza alzò lo sguardo e vide il medico sulla soglia che la osservava.

"Ah, sì, scusi." appoggiò il giornale e seguì l'uomo all'interno dello studio.

"Mark Owens." Le strinse la mano, quindi chiuse la porta dietro di lei. "Si rilassi." le sorrise. "Una visita oculista non fa poi così male."

Mel sorrise imbarazzata. "Sì, lo so."

"Porta già occhiali?" le chiese il medico, mentre si sedevano.

"No... mai portati." Mel si fermò prima di dire "che io sappia".

"Che disturbi ha cominciato a notare?"

"Ho perso mira. Ci vedo male da lontano."

"Ah, ora ricordo, lei dev'essere l'agente dell'FBI collega di Dana."

"Sì... è stata Dana a indirizzarmi da lei."

Il medico sorrise. "Eravamo compagni di corso. Tornando a noi, da quanto tempo nota questo disturbo?"

"Una settimana fa ho passato per poco il test. Ma i miei risultati sono peggiorati nell'ultimo anno."

"Vediamo subito." Il medico si alzò e fece cenno all'agente di sedersi sull'apposita sedia.

Mel la guardò senza muoversi.

"Non si preoccupi, non fa male."

Carter ebbe la tentazione di coprirsi il volto con le mani dalla vergogna, ma si alzò e si sedette. Era comoda.

"Inizi a leggere dalle lettere grandi, in alto."

"Grazie a Dio quelle le vedo ancora... F, L, M."

"E queste in mezzo?"

"A... L... O."

"E' una C, non una O." la corresse lui. "E queste?" Indicò l'ultima fila in basso.

"Non mi dica che c'è gente che riesce a leggerle."

"Certamente. Vista da undici decimi."

"Be', io vedo solo una serie di puntini neri.... anche sulla riga sopra."

"Quand'è stata l'ultima volta che ha fatto una visita oculistica?" le chiese il medico, mentre le passava un paio di occhiali dalla montatura assurda su cui aveva appena inserito lenti di prova.

Mel pensò di essere diventata definitivamente rossa. "Credo da... parecchi anni... quando sono entrata nell'FBI."

Il medico l'aiutò a infilarsi gli occhiali. "Non dovrebbe trascurare la vista... soprattutto con occhi belli come i suoi."

--Bordeaux.-- pensò Mel. --In questo momento sono bordeaux...--

Guardò verso lo schermo con le lettere. "Io leggo sempre O, non C."

"Allora sei miope e astigmatica."

Mel si lasciò sfuggire un sospiro.

Il medico sorrise, cambiando le lenti. "C'è di peggio, agente Carter."

 

***

Mel osservò la custodia degli occhiali, ancora nascosta nella borsa. La ignorò e andò avanti a battere il rapporto sulle ultime analisi che aveva svolto per gli X-Files.

Lanciò un'altra occhiata alla custodia nera, poco prima che la porta dell'ufficio si aprisse.

"Ciao Mel." disse Scully, entrando.

"Ho appena finito il rapporto." fece lei, sorridendole. Salvò il file e lo mandò in stampa.

Dana si girò per vedere la stampante dall'altra parte dell'ufficio che partiva. "Avete solo una stampante in tutto l'ufficio, eh?"

"Prendi poco in giro. Se vuoi facciamo cambio."

Scully sorrise. "Mai. Comunque, non ero venuta per quello. Volevo sapere com'è andata con Mark. Sono due settimane che non ci vediamo."

"E' un bravo medico." rispose subito lei.

"Sì, è vero. Ma tu come vai?"

Mel ritardò un attimo a rispondere. "Sono sia miope che astigmatica."

"Devi mettere gli occhiali?"

Mel annuì. "Eh... sì. E' un difetto lieve, ma il dottor Owens dice che peggiorerà, se non uso le lenti..."

"Sì, infatti dovresti portali."

"Il fatto è che..." Estrasse la custodia dalla borsa e gliela porse.

Scully estrasse gli occhiali, la montatura era semplice, sottile e nera, le lenti davano riflessi viola e verdi ed erano sottili. "Belli." Glieli porse. "Dovresti metterli."

Mel alzò gli occhi al cielo. "Proprio non ho voglia..."

"Non dovresti..."

"Lo so, non dovrei trascurare la vista. Solo che non ho voglia di mettermi a portare gli occhiali..."

"Quelli da sole li porti, no?"

"E' diverso. Questi li devo mettere sempre."

"C'è di peggio." disse Dana, infilandoglieli.

Mel sbuffò e se li spinse su per il naso.

"Ci vedi meglio, no?"

"Ho la faccia da cretina."

"Non è vero. Stai bene. Te l'ho mai detto che la prima volta che ho visto Mulder, lui aveva su gli occhiali?"

"Davvero?" sorrise lei. "Deve averti colpito, se te lo ricordi, dopo che è passato tutto questo tempo."

Dana chiuse gli occhi per qualche istante. "Mel..."

"E' carino con gli occhiali, vero?"

"Mel!"

Carter scoppiò a ridere e si sfilò gli occhiali.

Scully scosse la testa. "Rimettiteli. Prendo il rapporto e scendo. Ci vediamo poi."

Mel annuì. Guardò l'amica uscire, quindi spostò lo sguardo sugli occhiali che erano ancora sul piano della scrivania. "Inizio domani."

 

***

Carter alzò la testa del cuscino e guardò la sua gatta, seduta a pochi centimetri dal suo volto. "Enya, ti vedo anche se stai una spanna più indietro."

"Miao!" esclamò lei.

"Ma senti... Tu ci vedi?? No, perché mi chiedo che cosa cavolo mi svegli alle sei che è sabato!!!"

"Miao..." fece la gattina.

"Ok... scusa... D'accordo, vieni sotto le coperte, rompiballe. Non è igienico, però..."

La micia non aspettava altro e si infilò al caldo accanto a lei.

"Tieni la testa in superficie, se no anneghi. Non ho proprio voglia di metterli gli occhiali..."

Enya sfregò la fronte contro il suo braccio.

"Lo so che c'è di peggio, Enya..."

"Miaooo."

"Sì, certo, essere un cane è peggio..." Mel si girò di scatto. "Da dove viene questo razzismo, Enya?"

"Miao." fece lei.

"Non essere cattiva. Anche i cani sono esseri viventi."

"Frrrrrrrrrr..."

"Eh, no, non metterti a fare la gatta, adesso, per farti perdonare."

"Frrrrrrrrrrrrr..." continuò Enya.

"Sei impossibile." Mel si mise ad accarezzarla.

"Frrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr..."

 

***

"Ehi."

Mel aprì gli occhi e vide sopra di sé la faccia sorridente di Charles Demian.

"Charlie." lo salutò lei, mettendosi a sedere sul prato. "Che ci fa qui al parco?"

"Facevo un giro con Kate e ti ho visto. Lei è andata a comprare i cibo per i piccioni."

Carter individuò una ragazza dai capelli castano chiaro, con un abitino corto che svolazzava al vento che stava buttando chicchi di mais ai piccioni.

--Animali stupidi.-- pensò Mel.

"Eh tu? Che ci fai qui distesa nell'erba?" Demian la riportò alla realtà.

"Oh, niente... stavo facendo un giro nel parco con Enya..." Accarezzò la testa della gattina che stava beatamente riposando, come suo solito. "Ho pensato di riposare un po' qui..."

"Ma sbaglio o hai gli occhiali sotto le lenti da sole?"

"Ah... ehm..." balbettò lei. "Sì... sono lenti leggere... riposanti."

"Charles!" Una vocetta squillante attrasse la loro attenzione verso la ragazzetta che aveva un piccione posato sul braccio, intento a beccare mais dalla sua mano.

"Arrivo, Kate!" esclamò lui. "Ci vediamo in seguito, Mel." Le sorrise e raggiunse la ragazza.

Carter guardò Kate ancora per qualche istante, poi sussurrò: "Attenta, il piccione potrebbe cagarti addosso."

"Mi-ao!" esclamò Enya.

"Non è razzismo, questo." replicò Carter, girandosi verso la gatta. "Non rompere." Si sfilò gli occhiali e li rimise nella custodia.

"Miao miao miao..."

"Basta con 'sta cantilena, Enya. Non ho voglia di metterli, calmati un po'."

La gatta gli lanciò uno sguardo contrariato, quindi si rimise a sonnecchiare.

 

***

Enya sonnecchiava con la testa appoggiata alla pila di CD che Mel doveva riordinare da giorni. Aveva ormai rinunciato a convincere la sua umana domestica a mettere gli occhiali. Aprì un occhio per guardarla. Stava a fissare la finestra pazza (il monitor), muovendo il topo finto, che poi era anche uno dei suoi cuscini preferiti.

"Enya?"

La gatta aprì gli occhi e girò la testa.

"Sai che c'è scritto che l'operazione per la miopia ormai è diventata semplice..."

"Pff." fece la gatta.

"Non sei te che avrai i segni sul naso a vita... Oh, aspetta. Senti questa: un monte su cui si ricevono le grazie alla vista. Che ne pensi?" Mel soppresse una risata.

La micia non si smosse.

"Stavo scherzando." fece lei. "Però è qui vicino e sembra un bel posto. Potremmo andarci, tanto per cambiare meta... guarda questa foto. Guarda che bella questa cascata... Enya non fare la sfaticata. Non possiamo andare ogni giorno al parco... è una palla."

La gatta rimase ferma.

"Enya?" Mel la prese in braccio e la gatta si lasciò trasportare senza problemi. "Sonno pesantissimo."

 

***

"E' come quella volta..." Skinner rabbrividì alla vista. Decine di corpi sparsi per tutta la vallata.

Mulder scosse la testa. "Questi non sono carbonizzati."

Scully annuì e si alzò, dopo aver esaminato un corpo. "Dobbiamo setacciare la zona. Potrebbe esserci qualche superstite."

"Sono già ventitré morti..." sussurrò Skinner. "Spero di non trovarne altri."

Mulder discese lentamente la collina, inoltrandosi nella foresta. C'era un silenzio strano e irreale. Si inginocchiò accanto a un ragazzo, disteso ai piedi di un albero. Gli tastò la gola. "Scully!" chiamò. "Scully, questo ragazzo è vivo!"

Dana arrivò di corsa assieme a due infermieri. "Potrebbero essercene altri!"

Fox si alzò in piedi e si guardò in giro, quindi i due agenti iniziarono a setacciare il bosco. Trovarono due corpi e altre tre persone ancora vive.

"Sta per arrivare una squadra ." disse lei.

Mulder annuì. "Non capisco, Scully."

"Non c'è niente da capire, Mulder." fece lei. "Andiamo."

Mulder rimase a guardare per alcuni istanti il bosco, quindi si avviò per uscire. Intravide di nuovo una forma e sospirò.

Era una donna. Aveva capelli neri ondulati.

"Mio Dio..." sussurrò. "Mel!" Si girò per vedere se Scully era nelle vicinanze. No, era solo. "Mel?" Fece per sentirle il battito cardiaco, ma la donna si mosse. "Carter? Stai bene?"

La donna non rispose. Aprì gli occhi, fissando un punto indefinito alle spalle Mulder, che si girò a guardare senza però vedere nulla di particolare. "Scully!" chiamò. "Scully, vieni!" Prese la mano di Mel. "Carter, sta' tranquilla ci siamo qui noi."

Mel ritrasse la mano senza dire nulla.

Mulder la prese tra le braccia. Lei combatté per qualche istante senza parlare poi sussurrò: "Mulder?"

"Sì, sono io, Mel."

"Mulder."

"Mel, sono io. Sta arrivando Scully."

"Mulder."

"Oh mio Dio." sussurrò Scully, arrivando presso di loro. "Come sta?"

Mulder scrollò le spalle. "Sembra bene, ma..."

"Mulder."

"Mel? Mel, mi senti?" chiese Scully. Le mise una mano sul volto, ma lei si ritrasse, andando a nascondersi sulla spalla di Mulder.

"Cos'ha, Scully?" chiese Mulder, con voce angosciata.

"Non lo so, dobbiamo portarla subito in ospedale."

Mulder annuì. La sollevò cautamente tra le braccia.

"Mulder..."

"Mel, sono qui..." Fox si fermò.

Scully si girò verso di lui. "Mulder, che succede?"

"Scully... credo che Carter... credo che non veda e non senta niente..."

 

***

Dana entrò nella camera, trovando di nuovo Carter stretta a Mulder.

"Non posso allontanarmi." disse lui. "Va in panico."

Dana sospirò. "Gli altri tre superstiti che abbiamo trovato sono nelle sue stesse condizioni. Con al differenza che sono molto più tranquilli."

Mulder le scostò i capelli dal collo. "Che ci faceva là? Non è... non è impiantata..."

"Non ne ho idea." Scully si sedette accanto a loro e notò che Mel si era scostata, cercando di allontanarsi da lei. "Non ci sono danni fisici, quindi è probabile che il danno sia avvenuto a livello cerebrale."

"Questo significa che rimarrà così?" chiese Mulder, sussurrando.

Scully annuì. "Potrebbe anche guarire, ma non ci sono molte... speranze."

Mulder sospirò. Prese la mano di Carter nella sua, stringendola leggermente, poi ebbe un'idea. Con la punta dell'indice, scrisse sul palmo di lei, componendo lettera per lettera, lentamente: #M E L#

"Mulder..." sussurrò lei. "Sei tu, vero?"

#S I' - C O S' E' - S U C C E S S O ?#

"Non lo so..."

Con molta pazienza, Mulder ricominciò a scrivere: #R I C O R D I - M O U N T - R O C K?#

"Sì... ci sono stata, era bello... c'era tanto sole... e tanti posti belli... Dov'è Enya? Era con me. Dov'è ora?"

Fox lanciò uno sguardo alla collega, che scosse la testa. #L' H A - S V A N Z E N.#

Mel annuì.

Scully si alzò dal letto per avvicinarsi a Mulder.

"Chi c'è, Mulder? C'è qualcun altro?"

#S C U L L Y#

"Dana? Dana dove sei?" Finalmente Mel lasciò andare la presa su Mulder e tese le mani in avanti per raggiungere Scully, che era accanto a lei. Dana le prese le mani, stringendole leggermente.

Carter rimase in silenzio per qualche istante, poi chiese: "Perché il mondo è così silenzioso?"

 

***

Aveva odiato il rumore delle macchine che la svegliavano di mattino presto, i clacson in strada, i vicini che facevano baccano, lo squillo del telefono, le voci appena fuori dalla porta.

Quella mattina erano le cose più bella che avesse mai sentito.

Semplicemente perché le stava sentendo. Si alzò in piedi e si diresse di corsa davanti a sé. Sbattendo contro il muro si ricordò di non essere a casa sua, ma in un altro luogo... un ospedale, forse.

Mulder aprì la porta e vide Carter con le mani contro il muro, come se cercasse qualcosa a tatto.

"Mel..." si bloccò subito, ricordando quello che era avvenuto la sera prima.

"Ci sento, Mulder!" disse lei, girandosi verso di lui.

Mulder sorrise e si avvicinò a lei. "Come stai?"

Lei girò lo sguardo in direzione della sua voce. "Non ci vedo."

Mulder annuì, poi disse: "Ci senti, però."

"Mm..." Lentamente tornò verso il letto e vi si sedette sopra. "Come mai mi è tornato l'udito e non la vista?"

"Non ne ho idea..." rispose lui.

"E' un x-file." disse Mel. "Tu dovresti saperlo risolvere."

Mulder abbassò lo sguardo. "Cos'è successo? Come mai eri su Mount Rock?"

Mel tardò a rispondere. "Sono andata a cercare qualcosa sulla cura dei difetti visivi... ho letto un scemenza su Mount Rock, c'era scritto che..." Sospirò. " C'erano state guarigioni miracolose. Sapevo che erano tutte scemate, Mulder. Ma ci sono andata perché mi attirava il luogo. C'era un cascata favolosa... piuttosto che andare sempre al parco ad incontrare... coppiette..."

Mulder si sedette vicino a lei. "Poi cos'è successo?"

"Sono andata là, ho visto che c'era tanta gente. Sono stata alla cascata, al tempietto... poi mi sono stesa sull'erba con Enya e..." Lei scosse la testa. "Non ricordo più nulla dopo. Solo che a un certo punto c'eri tu."

"Come mi hai riconosciuto?" chiese Mulder.

Mel scosse la testa. "Non lo so. Non ne ho idea." Sospirò. "E' vero... c'è di peggio agli occhiali."

Mulder le mise un braccio sulle spalle. "Mel..."

"No, ti prego... lascia stare." Carter si passò una mano sugli occhi. "Ok, sto bene. C'è di peggio anche a questo." Respirò a fondo per qualche istante. "Quando posso uscire?"

"Non lo so, devo chiedere a Scully."

Mel annuì. "Immagino che Enya non possa venirmi a trovare."

"Direi di no." sorrise Mulder. Le batté una mano sulla spalla e uscì. Scully stava parlando con un medico. La lasciò finire, quindi l'avvicinò: "Carter ha ripreso a sentire."

Dana sorrise: "E' una magnifica notizia. E..."

Mulder scosse la testa. "No, non ci vede ancora." lentamente l'allontanò dalla camera. "Si sa niente di Enya?"

"No, non ho avuto notizie. Immagino che Mel abbia chiesto di lei."

"Non è stata la prima cosa che m'ha detto, ma la seconda sì."

 

***

Le madri si svegliano sempre velocemente quando sentono il richiamo dei loro figli.

A Mel Carter succedeva la stessa cosa con la sua gatta.

Aprì gli occhi e si mise a sedere: "Enya?"

Sentì piccoli passi sul pavimento, quindi un leggero peso sulle gambe. "Enya!" esclamò sorridendo, prendendo la gattina tra le mani. "Che ci fai qui?" cercò la luce, ma anche quando fu accesa, non vide niente intorno a sé. Sospirò.

La gattina sfregò la fronte contro il suo braccio per diverse volte.

"Non ti vedo, Enya... Non posso capire quello che dici..."

"Miao..."

"Come sei arrivata qui?"

"Ce l'ho portata io." disse una voce maschile proveniente dalla porta.

Mel si girò: "Pa... Raul?"

L'uomo sorrise leggermente. "Non ti va di chiamarmi papà?"

"Non particolarmente." Sospirò e si appoggiò alla testata del letto, prendendo Enya tra le braccia. "Mi avevi detto che non ci saremmo più visti."

"Così pare." disse lui.

Mel scosse la testa. "Che bastardo..."

"Va bene, non era una bella battuta." L'uomo si avvicinò a letto. "Mi stavo chiedendo che cosa ci facevi su Mount Rock."

"Mi piaceva la zona." rispose lei. "Perché?"

"Sei finita in un esperimento in cui non dovevi entrare."

"Un esperimento?"

"Sì... per dirla in breve, riposo dei sensi."

"Per farli tornare?"

"Già. Ma tu non eri sorda, non eri cieca."

"Lo sono ora..."

"I tuoi sensi non avevano bisogno di riposo. Non tornerai a vedere da sola."

"Grazie. E' consolante."

L'uomo sorrise. "Non sono qui per niente."

Mel rimase in silenzio per qualche istante. "Avevamo fatto un patto. Mi hai detto che mi avresti lasciato in pace. Cosa vuoi?"

"Svetlana... Perché pensi che voglia sempre qualcosa in cambio?"

"Chissà."

L'uomo si sedette accanto a lei e accarezzò la testa di Enya, che si sottrasse per stringersi di più alla sua umana domestica. "Tua madre ha scelto il tuo nome. Diceva che saresti stata la luce della sua vita."

"Scommetto che non c'eri, quando sono nata."

"Già."

"Eri a controllare l'automobile?"

"Qualcosa del genere. Sperava fossi un maschio. Avresti avuto meno problemi."

Mel sospirò: "Chi è Vnebracnyj?"

"Speravo che non te lo ricordassi."

"Chi è?"

"Era il capo del reparto dopo stavi al Proekt. Lavorava alle dipendenze di Sivov."

"Mi perseguitano." disse. "Da alcuni mesi li sogno quasi ogni notte." Carter sentì che l'uomo si muoveva leggermente, udì rumore di stoffa e plastica.

"Non ti devi più preoccupare di Sivov." proseguì il fumatore. "E' morto."

"Come?"

L'uomo sorrise, prima di rispondere: "Si è scontrato con un coltello appuntito."

Mel accarezzò Enya per qualche istante. "L'hai ucciso tu."

"Era il minimo che potevo fargli. Sono stato fin troppo buono."

"Perché?"

"Sei mia figlia." replicò lui. "Anche se non ero fuori dalla sala parto." Si alzò in piedi. "Questo dovrà rimanere un segreto tra di noi."

"Questo cosa...?" Ad un tratto, Mel sentì qualcosa pungerla alla spalla. "Ahi! Che m'hai fa..."

Il fumatore rinfilò la siringa nella tasca interna della giacca. Enya si alzò leggermente per permettergli di far sdraiare Carter, ormai profondamente addormentata, quindi si raggomitolò di nuovo contro al suo braccio.

Sorrise, quindi estrasse una sigaretta e uscì.

 

***

Mulder sorrise quando vide la gatta raggomitolata sul letto di Mel. Almeno un problema era risolto. Appena Carter si fosse svegliata, le avrebbe dovuto dire degli esami che l'oculista di Scully aveva consigliato. Pensava di trovarla sveglia, invece ancora dormiva. Probabilmente era stata sveglia durante la notte all'arrivo di Enya.

Mulder stava per uscire quando Mel emise un leggero suono svegliandosi.

"Carter, sono io." le disse.

Mel sbatté gli occhi qualche istante, prima di riuscire a mettere a fuoco. "Mulder!" esclamò. "Quanto sei bello!"

Fox sgranò gli occhi. "Cosa?"

Mel si alzò di scatto, correndo ad abbracciare il collega.

"Ehi!" esclamò Mulder, colto di sorpresa da molti fatti contemporaneamente. "Mel?!"

"Ci vedo, Mulder!" gridò Mel, sciogliendo l'abbraccio. "Ci vedo!" Prese Enya in braccio: "Ci vedo, Enya!"

Mulder scosse la testa. "Completamente incomprensibile."

Mel sorrise, pensando a quello che le aveva detto suo padre. Doveva rimanere un segreto davvero? Sì. Non avrebbe portato a nulla di buono riferire quel fatto.

"Un X-File." disse Mel, sedendosi sul letto. "Comunque, non mi lamenterò mai più quando porterò gli occhiali."

"Dubito che ne avrai bisogno."

Mel gli lanciò uno sguardo interrogativo.

"Le altre persone hanno ripreso a vedere bene. Non vedo perché tu non debba avere lo stesso effetto."

Mel annuì. "Non mi lamenterei nemmeno di questo." Sorrise. "Sai, non ho sognato né Vnebracnyj né Sivov, questa notte."

Mulder sorrise. "E' stata una notte fantastica, allora."

"Già..." Strinse Enya a sé. --Sono la luce della vita di mia madre.--

 

FINE