***

1983

***

Dusty Star, New York

5:25 p.m.

"Sono di ottima qualità." disse l'imponente uomo, aprendo una delle grosse casse di legno che riempivano il camion. "Tutte per te e il tuo socio." Ripose il coperchio e tolse l'imballaggio che copriva un mitra semi automatico.

Oliver Svanzen si accovacciò accanto al carico e alzò tra le mani l'arma. "Di munizioni ce ne sono abbastanza, vero? Non se ne trovano in giro facilmente, di questi tempi."

"Quattro casse, come d'accordo."

Svanzen si alzò in piedi con il mitra e lo osservò alla fioca luce dei lampioni. "Ehi, Jake. Che ne pensi?" Lanciò il mitra all'uomo in piedi dietro al camion.

Questi lo prese al volo e lo rimirò per qualche istante. "Non mi convince. Siamo sicuri che funzionano questi cosi?"

Il venditore rise. "Dannazione, ci hanno fatto l'attentato a Chicago con questi."

I due uomini lo guardarono con aria interrogativa.

Un altro uomo, parlò dal camion. "Ma sì, quello dove uccisero venti persone in piazza. Siamo riusciti a vendere quasi un migliaio di questi."

"Anzi," disse un terzo venditore. "con i vostri, supereremo i mille. Tutte armi perfette."

"Che ne dici, Jake?" replicò Svanzen.

Walter Skinner salì sul retro del camion e ripose il mitra nella cassa. "Voglio vedere anche gli altri."

Il primo sorrise. "Non comprate a scatola chiusa, eh? Fate bene. Non si sa mai quale fregatura si possa avere. Cosa dovete farci?"

"Un attentato terroristico a Washington." Skinner sorrise. "Sentirete parlare di noi anche su Marte."

Svanzen si guardò intorno. "Bene, allora tutte queste cassa sono nostre, esatto?"

"Sì, certo." rispose il venditore. "Ma prima ci sarebbe un conto da regolare..."

Oliver annuì. "Naturalmente." Tutti e cinque scesero dal camion e si radunarono intorno all'automobile. Skinner estrasse una valigietta e la mise sul cofano. "Quattrocento."

"Non ti dispiace se controllo, vero?" L'uomo sorrise e la raccolse. In quel preciso istante, Svanzen e Skinner sfoderarono le pistole, puntandole contro ai due uomini liberi. "FBI! Fermi dove siete. Buttate le armi."

"Figli di puttana!" esclamò uno dei tre, estraendo la pistola.

Skinner sparò, colpendolo alla mano che impugnava l'arma.

"Buttate le armi!" gridò Svanzen, mentre i rinforzi invadevano la piccola strada dove il camion era fermo. "Missione compiuta." replicò, quando vide il suo capo arrivare.

"Ottimo lavoro, agenti. Vi meritate un paio giorni di congedo."

I due agenti annuirono. "Due giorni." disse Svanzen, una volta che l'agente in carica si fu allontanato. "Che sforzo."

Skinner sorrise. "Non è stato difficile."

"Fin troppo facile, vero, Walter?"

Lui si girò verso il collega. "Che intendi dire?"

"E' come se ogni volta che c'è qualcosa di troppo facile... ci fosse dietro il trucco, il motivo per cui non funziona."

"Credi che ritorneranno in libertà presto?"

Oliver scosse la testa. "No... ma ho come idea che domani ci verranno a dire che abbiamo preso solo i piccoli pesci, che quelli grandi hanno mangiato la rete e se la sono svignati."

Skinner sospirò. "Sei pessimista."

"Forse." replicò lui.

L'ultimo dei tre contrabbandieri venne spinto nell'auto della polizia. "Questa non è l'ultima volta che ci vediamo!" urlò verso di loro.

"No, ci rivedremo al processo." ribatté Skinner. Aprì la portiera ed entrò al posto del guidatore. "Che fai, Oliver, non vieni?"

Svanzen osservò l'auto della polizia allontanarsi, quindi entrò in macchina. "Mi lasci all'ospedale?"

Skinner annuì. "Vai a trovare quella ragazzina?"

"Sì..."

"Non è che ti stai affezionando un po' troppo a lei?"

Svanzen scrollò le spalle. "Mi sembra così sola. Mi hanno detto che è andata a trovarla solo una suora."

"Oliver, non far diventare la cosa troppo personale. Non è salutare."

"Guida." replicò lui, mettendosi comodo sul sedile. "E non preoccuparti di altro."

 

***

Ospedale di Circolo, New York

7:07 p.m.

Svanzen si fermò davanti alla porta chiusa, sentendo dei rumori strani provenire dall'interno della stanza. Rimase fermo per qualche istante finché la porta non si spalancò, mancandolo per un soffio.

Uscì un'infermiera su tutte le furie. "Oh! E lei che ci fa qui?!" urlò. "Non lo sa che l'orario di visita è finito d un pezzo?!"

"Ma questa è una camera privata!" replicò lui.

"Non ha importanza! E comunque, può pure entrare nella camera di questa... di questa... bestia!"

"Bestia? Aspetti!" Prese l'infermiera per un braccio. "Che è successo?"

"Che è successo?!" La donna sembrava sull'orlo di una crisi isterica. "Ancora oggi! Una giornata intera per farla mangiare e tutto il cibo finisce per terra! Non mi interessa! Io chiamo il medico! Che la intubino, che le facciano le flebo! Che crepi! Ma io non ci entro più qui!" Così dicendo la donna se ne andò.

Svanzen sorrise leggermente ed entrò nella stanza. Effettivamente sembrava l'inferno di uno chef: pasta e carne a terra, piatti rovesciati, macchie di sugo su lenzuola e pavimenti, bicchieri e pozze d'acqua.

Nessuna traccia della ragazza.

Oliver sospirò. "Mel, lo so che sei lì sotto." Si abbassò accanto al letto e alzò il lenzuolo sporco. "Allora, che è successo?"

"Non ho fame." disse lei.

"Esci di lì, non mi piace parlare con una persona che sta sotto al letto."

Mel uscì lentamente dalla parte opposta alla quale si trovava Svanzen. Si alzò in piedi e lo guardò senza dire nulla.

"Credo che il cuoco sarà contento di sapere che i suoi piatti sono piaciuti così tanto al pavimento."

"Pasta scotta."

"E la carne?"

"Dura."

"Le... mele?"

"Fanno schifo. Infatti sono pere."

Oliver sorrise. "Ti ho portato una cosa." Estrasse un contenitore di alluminio da un sacchetto di carta. "Lasagne."

Mel sorrise. "E che devo fare per averle?"

Svanzen appoggiò il sacco sul comodino. "Aiutarmi a rassettare prima che arrivi il medico."

La ragazza corse intorno al letto e raccolse i piatti di carta, quindi si mise a pulire le macchie con un lenzuolo sporco, mentre Oliver raccoglieva il cibo sparso.

Dopo aver buttato tutto nel bagno, Mel si sedette sul letto e attese che Svanzen si mettesse accanto a lei.

"Allora." iniziò lui, aprendo la scatoletta sul tavolino e passandole una forchetta di plastica. "Mi dicono che in questi giorni non mangi molto. Perché?"

Mel non alzò gli occhi dalle lasagne, quando rispose. "Non voglio uscire di qui."

"Non vuoi uscire? Perché?"

Lei scosse la testa. "No... Perché... qui non ci sono bambini che mi prendono in giro, non c'è la Madre Superiora che mi picchia. Qui mi vieni a trovare tu."

"Cosa ti fa pensare che non ti verrei a trovare al Froebel?"

Lei gli lanciò uno sguardo senza parlare.

La porta si aprì ed entrò il medico. "Allora, signorina Carter...!" iniziò urlando. Poi si guardò in giro. "Be'?"

Svanzen strizzò l'occhio verso la ragazza e si girò. "Dottore, qualcosa non va?"

"Mi... il..." Si schiarì la gola. "L'infermiera Janet mi ha detto che la ragazza si rifiutava di... mangiare."

"Sta mangiando." ribatté Svanzen.

Carter sorrise.

"Oh be'... in questo caso..."

"Non si preoccupi, starò io con lei." Oliver lanciò al medico uno sguardo eloquente.

Quando la porta si fu di nuovo chiusa, Mel disse: "Grazie." Finì l'ultimo boccone di lasagne. "Non pensavo che oggi saresti venuto."

"Abbiamo finito il caso prima di quanto non pensassi."

"Tutto bene?"

Oliver sorrise. "Sì, grazie." Le scostò i capelli dal volto, tirandoglieli dietro l'orecchio.

"Vorrei tanto farli crescere." disse lei. "Fino a metà schiena, almeno."

Lui annuì. "Saranno bellissimi. Potrai farti le trecce." Raccolse il sacchetto con cui era entrato. "Ti ho portato anche un'altra cosa." Le passò una scatola piatta.

Mel rise e aprì la scatola. "Wow." disse, prendendo in mano la felpa. "E' nuova..." Abbracciò l'uomo e disse. "E' la prima cosa nuova che ho. Grazie."

Oliver le diede un bacio sui capelli scurissimi. --Se solo potessi-- pensò. --ti adotterei e potresti avere tutte le cose nuove che desideri.--

 

***

Appartamento di Walter Skinner

8:07 p.m.

Il telefono squillò solo un paio di volte, prima che l'agente rispondesse. "Skinner."

"Ci rivediamo presto, bastardo."

"Chi parla?"

-Click-

"Walter? Walter, chi era?"

Skinner sospirò. Sorrise alla moglie e le rispose: "Nessuno, Sharon. Avranno sbagliato numero."

La donna tornò in sala, mentre Skinner osservava il telefono ora muto.

 

***

Humana Species 15

"Shumanitutanka"

Lupus in Fabula

X-2MC2326122000

***

1999

***

Tribunale di Washington

5:25 p.m.

"Stavo per addormentarmi." commentò Carter, uscendo dall'aula.

"Io continuo a dirlo: meglio dare la caccia agli omini verdi." ribatté Mulder.

"Niente processi." sorrise Scully. Poi si rivolse a Carter: "Sei ancora a piedi?"

"Sì..." replicò lei. "D'altra parte se le colonne si piazzano davanti alla tua auto proprio mentre stai cercando di far ragionare la tua gatta..."

"Sì, certo." replicò Dana. "Andiamo, ti do un passaggio."

"Non hai detto che dovevi andare direttamente da tua madre, dopo il processo?" chiese Carter.

"Be', posso fare una scappata a casa tua, non è un problema."

"No, lascia. Prendo il bus."

"Ti accompagno io." replicò Mulder.

"Ehi, ma li so prendere i mezzi pubblici!" esclamò lei.

"Sì, ma io non posso essere gentile e accompagnarti?"

Carter rise. "Ok, grazie." Salutò con un cenno della mano Dana e salì in macchina con il collega.

Fox lasciò passare avanti Scully, quindi si avviò verso l'uscita. "Quando te la rendono?"

"Non lo so. Spero presto."

"Be', comunque è importante che tu non ti sia fatta male."

Mel annuì. "Sì, per fortuna, nemmeno Enya s'è fatta male. Andavo molto piano, solo che il palo non l'ho proprio visto."

"Ma cosa aveva la tua gatta?"

"Follia serale. E' ancora un cucciolo. Penso che abbia visto un topo nel garage, o qualcosa del genere."

Di colpo l'automobile venne scaraventata a destra. Mulder inchiodò, le ruote slittarono e la macchina finì con la fiancata contro il muro. Un'altra botta fece spostare l'auto in avanti. Quando i finestrini andarono in frantumi, il mondo diventò nero.

 

***

Casa di Maggie Scully

8:07 p.m.

"Dai, Mulder, rispondi..."

"Dana?" Maggie Scully guardò la figlia con preoccupazione. "E' successo qualcosa?"

Lei appoggiò il ricevitore sulla base e scosse la testa. "No, niente... Che c'è, mamma?"

"E' pronto in tavola." sorrise la donna. "Vieni a mangiare?"

Lei annuì. "Vado a lavarmi le mani e arrivo." Chiamò di nuovo, questa volta sul numero di casa. Rispose la segreteria telefonica. Scully bloccò la telefonata appena prima del segnale acustico. Quindi andò in sala. Sorrise a Padre McCue, prima di sedersi a tavola, quindi ripensò al motivo che l'aveva spinta a chiamare il collega. In realtà non c'era nessun motivo. Semplicemente, sentiva di doverlo chiamare.

 

***

Luogo sconosciuto

9:09 p.m.

Intorno era ancora tutto nero, quando aprì gli occhi. Sentiva un leggero movimento, il rumore di pneumatici sulla strada, il ronzio monotono di un motore. Una forte emicrania faceva da sottofondo a tutte le sensazioni.

Cercò di muoversi, ma aveva mani e piedi legati assieme e assicurati dietro la sua schiena.

Un leggero lamento si levò a pochi centimetri di distanza.

"Carter?" chiamò.

"Mulder...?"

"Stai bene?"

"Be'... dove siamo?"

"Non lo so. Sei tutta intera?"

"Penso che mi manchi qualche frammento del cranio, ma per il resto... oh!"

"Sei legata anche tu, vero?"

"Sì... ho una corda che mi sta tagliando un polso."

"Non tirare. Hai qualche idea?"

"Ricordo che ci hanno buttato fuori strada. Poi niente..."

"Nemmeno io. Eravamo seguiti?"

"Mulder? Che importa ora? E' già tanto che non ci abbiano imbavagliato!"

Il furgone rallentò fino a fermarsi, quindi la portiera venne aperta. Carter e Mulder erano bendati e non potevano vedere.

"FBI!" esclamò Mulder. "Siamo due agenti dell'FBI!"

"Te l'ho detto che dovevamo imbavagliarli, Sean."

"Zitto, tiriamoli giù."

"Chi siete?" chiese Carter, cercando di stare calma.

I due agenti, dopo che furono liberati dalle corde ai piedi, vennero spinti giù dal furgone senza molte cerimonie.

"Ok, adesso vediamo un po', John." Uno dei due tolse loro la benda. I due agenti chiusero di colpo gli occhi contro la forte luce elettrica.

"Allora... Agenti Mulder e Scully..."

Carter alzò lo sguardo e riuscì a vedere finalmente i loro rapitori. "E io ho il piacere di parlare con...?"

"Stai zitta." replicò uno dei due. Infilò la mano nella giacca di Mulder ed estrasse il distintivo, mentre l'altro trovò quello di Carter. "Ehi." esclamò il secondo. "Pezzo di deficiente, questa non è Dana Scully."

Carter lanciò un'occhiata a Mulder.

"E io che ne so, Sean? Il mio informatore dice che vanno sempre in giro assieme!"

Sean strappò il distintivo dalla mano del complice. "Carter e Mulder. Almeno uno l'abbiamo preso!"

"Sean, io..."

"Légali." disse. "Intanto vediamo chi è questa Carter."

John li legò velocemente a un palo, quindi uscì dalla stanza.

Rimasti soli, i due agenti si scambiarono uno sguardo. "Mulder, hai pestato i piedi a questi due, in vita tua?"

Lui scosse la testa. "Mai visti."

John rientrò poco dopo. Slegò Carter e la trascinò in piedi. "Bel casino!" esclamò. "Tu non sei Scully!"

"Se state cercando Scully," replicò lei. "sarà difficile trovarla all'FBI. Se ne è andata, tempo fa."

"E chi è il tuo capo? Dovrò dirgli che parli troppo."

Carter cercò di liberarsi.

"Ehi, sta’ calma! Allora, chi è il tuo superiore? Walter Skinner?"

"Sì, cosa te ne frega?"

"Be', allora non è andato del tutto storto... sei anche carina..." Le accarezzò la guancia e Carter si tirò di colpo indietro. "Stai ferma!" urlò lui.

"Non toccarla, figlio di puttana!" urlò Mulder.

L'uomo la spinse contro al muro.

Carter piegò una gamba di scatto, colpendolo all'inguine. L'uomo urlò e cadde a terra. Mel lo scavalcò e corse verso Mulder.

"Scappa, Carter!" urlò lui. "Va' a cercare aiuto!"

Mel restò per qualche istante a fissare Mulder. Non se la sentiva di lasciarlo solo lì dentro.

"Vattene!" urlò di nuovo Fox.

Carter, allora, si mise a correre verso la porta. Uscì, trovandosi in mezzo a un campo scuro, l'unica luce proveniva dal capannone dov'erano stati condotti. Ad un tratto si sentì spingere a terra e John le era di nuovo addosso.

"Torna dentro!" urlò, ritrascinandola all'interno. La buttò a terra davanti a Mulder, quindi si rivolse a lui. "Con te faremo i conti dopo."

"Lasciala andare. E' un'agente dell'FBI, stai commettendo un reato federale." disse Fox.

"E chi se ne frega!" John si abbassò accanto lei. "Non ti dovevi permettere!" Mise entrambi le mani intorno al collo di Carter e iniziò a stringere.

"No!" urlò Mulder. "Lasciala stare, figlio di puttana!"

"John, testa di cazzo, cosa stai facendo?!"

John si ritrasse in piedi di colpo, lasciando che Mel riprendesse fiato. "Questa stronza mi ha tirato un calcio!"

"Be', si vede che te lo sei meritato. Intanto ho scoperto qualcosa di interessante. E' stata sotto la supervisione di Svanzen e ora è un'agente di Skinner." Sean si abbassò accanto alla donna, che stava ancora prendendo fiato. "Due piccioni con una fava." Si alzò, quindi si rivolse al complice. "Portiamoli nella suite d'onore."

John si girò verso i due agenti.

"Non pagheranno riscatti per noi." replicò Mulder. "E' contro il regolamento interna dell'FBI."

"Non ci interessano solo i soldi." John sorrise, estrasse la pistola e sparò verso Mel, che urlò.

"No!" Mulder cercò ancora di alzarsi, senza risultati.

"Con questo siamo pari."

"John, la pianti?!" esclamò Sean. "Portali di sotto." Puntò la pistola contro Mulder usando la mano sinistra. "Agente Mulder, adesso il mio collega la slegherà. Una sola mossa falsa e siete morti tutti e due."

John sciolse Mulder, quindi gli disse: "Temo che dovrai aiutare la tua collega."

Fox si abbassò accanto a Mel. "Ehi, Carter? Tutto bene?" Notò la ferita sulla gamba sinistra.

Lei annuì leggermente. "Mi ha preso di striscio." L'aiutò a mettersi in piedi, quindi vennero spinti dentro a una botola in un stretto corridoio. John fu subito dietro di loro con la pistola. Li condusse oltre una porta, che subito richiuse alle loro spalle.

C'era una lampadina polverosa che pendeva sopra la porta e Mulder l'accese per cercare di capire dove si trovavano. Sembrava una piccola cantina spoglia. Era decisamente fredda. C'erano due scatoloni in un angolo e in un altro era adagiato un vecchio materasso con qualche coperta rattoppata. Mulder aiutò Carter a sedervisi, le sciolse le mani, quindi si mise accanto a lei. "Brucia?"

"Un po'..." fece lei, alzando la gamba del pantalone. "Non è niente di grave."

Mulder si alzò in piedi e si diresse verso il fondo della piccola stanza, dove c'era un lavandino sporco. Aprì il rubinetto, ma ne scesero solo poche gocce d'acqua marrone. Andò allora verso i due scatoloni. Aprì il primo, trovandovi alcuni sandwich confezionati. "Non moriremo di fame, almeno." disse, aprendo il secondo. "E nemmeno di sete." Prese una bottiglia e versò un po' di acqua sulla ferita di Carter.

"Ahu! Mulder, brucia!"

"E' frizzante." fece lui. Prese un fazzoletto dalla tasca e lo avvolse attorno alla gamba di lei.

"Vai ancora in giro coi fazzoletti di stoffa?"

"Sì, perché?"

Mel scrollò le spalle. "E' strano. Non me li immagino più gli uomini ad avere con sé fazzoletti di stoffa."

"Possono essere utili."

"Sì... questo sì."

Mulder raccolse una coperta e la mise intorno alle spalle della collega.

"Che idea ti sei fatto dei due tizi?"

"Credo che potrebbero essere due criminali arrestati da Svanzen e Skinner tempo fa, da quello che hanno detto."

Mel annuì. "Hai visto Sean? Sembra che abbia la mano destra atrofizzata."

"Tendini tagliati, probabilmente."

"Vogliono vendetta."

Mulder annuì. Si girò verso di lei e sussurrò: "Grazie per aver difeso Scully."

Carter sorrise leggermente. "L'avrei fatto anche con te e voi con me."

Fox annuì. "Sdraiati un po' e cerca di dormire. Devi recuperare le forze."

"Tu?"

"Nessuno mi ha sparato o cercato di strangolare." L'aiutò a sdraiarsi e la coprì.

"Ho sbagliato, vero? A Quantico insegnano altro..."

"No, non hai sbagliato. Ti sei difesa."

Mel annuì, ormai gli occhi le si chiudevano.

"Dormi." sussurrò Mulder. "Penserò io a qualcosa."

 

***

Luogo sconosciuto

1:12 a.m.

Mulder batté di nuovo i pugni sulla porta. "Abbiamo bisogno d'aiuto!" urlò. "Dannazione, aiutateci! Non potete lasciarci qui dentro così!" Sospirò, quindi provò di nuovo ad abbattere la porta. Era di ferro e non cedeva ai colpi. Si sedette di nuovo accanto a Carter. "Mel..."

"No..." sussurrò lei. "Devo salvare il gatto... non mi piace questo film..."

"Mel, stai tranquilla, il gatto lo salviamo assieme."

"Dai... respira..."

Mulder prese di nuovo la bottiglia e bagnò un tovagliolino che aveva scovato tra i panini, mettendolo poi sulla fronte di Mel. "Sei toppo calda." sussurrò.

"Il gatto... Ha l'acqua nei polmoni... sangue..."

"Se solo avessi qualcosa per farti abbassare la temperatura..."

"Respira..."

"Il gatto, naturalmente." sospirò Mulder. "Mel, svegliati, ti prego."

"No... vai via... non toccarmi..."

"Carter, svegliati."

I suoi lamenti nel sonno diventarono più forti e angosciati.

"Carter!" Mulder la prese per le spalle e la scosse leggermente. "Carter, svegliati!"

Mel aprì gli occhi, urlando.

"Tranquilla, è un sogno." replicò Mulder, prendendole la mano. "Probabilmente la ferita si è infettata. Devi dirmi tu cosa fare, sei tu il veterinario."

"Ah... fa male... Devo... girarmi."

Mulder l'aiutò a mettersi su un fianco.

"Quando dormirai, Mulder?"

"Non ti preoccupare, non ho sonno."

"Mulder... ho freddo..."

Fox le rimboccò le coperte. "Ti tiro fuori di qui al più presto, Mel. Ora devi dirmi cosa posso fare per l'infezione."

"Antibiotici?"

"Non ne ho."

"Penicillina?"

"Nemmeno."

"Ragnatele?"

"Ho già guardato. Questa cantina è così schifosa che la snobbano anche i ragni."

"Meno male... Un'altra coperta?"

Mulder scosse la testa. "Al caldo posso rimediare da solo, se non ti dispiace."

Mel scosse la testa. Mulder si infilò accanto a lei e la prese tra le braccia. "Va meglio?"

"Sì... molto meglio..."

"Prova a dormire ancora un po'."

Mel scosse la testa e si rannicchiò ancora più vicino a lui. "Non voglio dormire."

"Ma ti farà bene. Sei stanca, devi recuperare le forze..."

"Non voglio... non voglio sognare, non voglio ricordare."

Mulder le mise una mano sulla schiena per tirarla ancora più vicina a sé. "Hai ricordato qualcosa del tuo passato?"

"No... ho... ho sognato una cosa strana. Stavo vedendo un film su un naufragio e un gatto moriva annegato, la sua padrona si salvava. A me non piaceva e tiravo fuori il gatto dall'acqua. Gli facevo un massaggio sul petto per fargli uscire l'acqua dai polmoni. Usciva anche sangue, ma poi il gatto riprendeva a respirare..."

"E' un film che hai visto?"

"No... è... dopo... ho..." Sospirò. "Ho ricordato Cain..." sussurrò.

"Mel... mi dispiace, io..."

"Oh, Mulder, ti prego... non ho bisogno che ti senta in colpa per quello che è successo. Mi sarai più d'aiuto se posso parlartene senza temere di scatenare sensi di colpa."

Lui annuì.

"Sai cosa mi dava fastidio di lui? Era... terribilmente lento a fare qualsiasi cosa. Non vedevo l'ora che finisse... ma... sembrava fare apposta ad essere così lento."

"Probabilmente era così."

"Gli piace anche la paura, vero?"

Mulder annuì.

"Per quello... anche a togliermi i vestiti è stato così lento..."

Fox si alzò su un gomito e fece passare il palmo della mano sulla guancia di Mel, asciugando le lacrime. "Se l'avessi ucciso..."

"E se io non avessi parlato troppo e non l'avessi irritato... vedi, Mulder? Alla fine la colpa è solo sua."

Mulder annuì e le rimboccò di nuovo le coperte. "E' vero."

 

***

Appartamento di Fox Mulder

8:07 a.m.

"Mulder, se ci sei aprimi." Scully bussò per l'ennesima volta. Quindi estrasse le chiavi ed entrò. "Mulder? Posso entrare?" Camminò lentamente fino alla sala. Non aveva visto l'automobile, ma poteva anche essere nel parcheggio posteriore. Dana arrivò davanti alla porta della camera da letto. Alzò la mano sulla maniglia, quindi esitò.

Mulder.

Carter.

Erano andati a casa assieme il giorno prima e se...

Scosse la testa.

Non era possibile. Carter continuava a prenderli in giro sul fatto che erano una coppia perfetta. Considerava Mulder un fratello. E poi certamente Mulder non avrebbe... no. Non con Carter.

Scully appoggiò la mano sulla maniglia.

Non era possibile.

Ma se fosse stato.

Dana chiuse gli occhi. Lasciò andare la maniglia e bussò sulla porta. Nessuna risposta. "Mulder?" Aprì lentamente. Il letto era intatto. Scully lasciò andare un sospiro.

Uscì dall'appartamento e andò nel garage posteriore. Anche lì la macchina di Mulder non c'era.

Prese il cellulare e chiamò Skinner. "Signore, ha notizie degli agenti Mulder e Carter?"

"Stavo per chiamarla. L'auto dell'agente Mulder è stata ritrovava dentro a un fosso pochi minuti fa. Cosa c'entra l'agente Carter?"

"Era con lui ieri sera. Mulder la stava accompagnando a casa dopo il processo."

"E non c'è a casa?"

"No, sono stata da lei. Non c'è traccia di Mulder e Carter da ieri sera." Scully poté sentire Skinner imprecare sottovoce. "Signore, la macchina di Mulder è stata portata a Quantico?"

"Sì, sta arrivando ora."

"Ci vediamo là."

 

***

Luogo sconosciuto

8:09 a.m.

"Oly?"

"Ehi. Sono Mulder."

Mel sbatté gli occhi qualche volta. "Ah... scusa."

"Non c'è problema. Ti senti meglio? Sei più fresca, ora."

Lei annuì. "Sì, sto meglio. Grazie."

Mulder si alzò in piedi. "Vuoi un panino? Non c'è molta scelta..."

"Non c'è niente alla marmellata?"

Mulder aprì lo scatolone e si mise a frugare. "Prosciutto cotto, prosciutto crudo, salame, speck... no, spiacente. Niente marmellata."

"Perché siamo qui, Mulder? Ho capito che vogliono vendetta, ma... perché noi due e non loro due? So che è un discorso egoistico." disse lei.

"Forse li vogliono mettere in una brutta situazione, lo stesso tipo nel quale Cain ama metterci."

"Questi non sono Cain, Mulder. Sono diversi. Hai visto John? E' un imbranato. Sean dev'essere il capo."

"Oltretutto, non miravano a Svanzen, ma solo a Skinner."

Carter annuì. Fox raccolse due sandwich, una bottiglia d'acqua e due bicchieri, quindi andò a sedersi sul materasso accanto a Mel. "Prosciutto cotto?"

"Perfetto."

Iniziarono a mangiare in silenzio.

 

***

Quantico

11:21 a.m.

"Agente Scully."

Dana uscì dall'automobile. "Signore, ci sono novità?"

"Ho appena ricevuto le analisi del sangue trovato nella vettura. Corrisponde a quello di Mulder e a quello di Carter."

Scully sospirò.

"In più..." Skinner sembrò esitare per qualche istante, ma poi estrasse un foglio in una busta trasparente. "Ho ricevuto questa."

Dana lo prese tra le mani, leggendo.

"Carissimi Vicedirettori Walter Skinner e Oliver Svanzen,

i vostri agenti Fox Mulder e Melody Carter sono ospiti presso di noi. Vi consigliamo di stare attenti a quello che farete a riguardo, potrebbe capitare loro qualcosa di spiacevole. Ci risentiremo presto, Vostri Sean e John."

Scully alzò lo sguardo sul superiore: "Chi sono questi due?"

Skinner sospirò. "Mi ci è voluto un po' per ricordare. Nel 1983, io e Svanzen abbiamo arrestato una piccola squadra di malviventi. Erano tre complici, Sean Vigush, John Tealds e Matthew Kimson. Spacciavano droga e armi, sono stati i fornitori di armi per alcune stragi nei precedenti cinque anni. Durante l'arresto sparai a Sean, fu legittima difesa, ma il colpo gli tagliò due tendini e perse la mobilità della mano. Matthew morì in prigione poco dopo."

"Si stanno vendicando." disse Scully. "Ha avvertito il vicedirettore Svanzen?"

"Sta arrivando."

 

***

Luogo sconosciuto

2:12 p.m.

"Non dovresti fare sforzi, Mel..."

Carter era in piedi davanti alla porta, pensando a cosa fare. "Non ti preoccupare, sto bene." Si girò verso di lui. "Comunque il letto è uno solo, non credo che avremo molte scelte."

Mulder alzò gli occhi al cielo.

"Credo che ormai si saranno accorti della nostra assenza." Raccolse un panino e si sedette accanto a lui. "Almeno spero. Non ho lasciato da mangiare a Enya..."

"Lo speri per quello?"

"Anche." Mel sorrise. "Scusa, tu hai i pesci. Non ti preoccupi che non mangino?"

"Do da mangiare ai pesci una volta alla settimana." disse lui. "Se no schioppano."

"Già, ma se fosse una settimana che non gliene davi, non staresti in pensiero?"

"Be', vedi... un pesce... cioè... sì, è carino, però io li ho presi proprio perché si ricambiano facilmente, non ci si affeziona molto..."

"Questo è tutto da vedere."

"E comunque ci pensa Scully quando io non ci sono."

"A-ah!" sorrise lei.

"Oh, smettila, Carter!"

"Io non ho detto niente! Sei tu che fai tutto da solo." Prese un sorso d'acqua. "Non ci hai mai pensato?"

"A cosa?"

"A Scully. Cioè, a te e Scully assieme."

Mulder non rispose. Bevve un sorso d'acqua. Poi sussurrò: "Sì."

"E' complicato, vero?"

Mulder annuì.

"Come pensi che... la veda lei? Dal suo punto di vista?"

"Pensavo che tu lo sapessi meglio di me." Mulder le strizzò un sorrisetto.

Carter rise. "No. Non ho mai indagato. Lei è parecchio restia a parlarne, comunque."

"Una volta ho provato a dirle..."

"Che la ami?"

Mulder annuì.

"E...?"

"Pensava fossi... momentaneamente incapace di intendere e di volere."

"Ti ha detto così?"

"No, mi detto 'Oh santo cielo'."

Mel sospirò. "Forse era solo troppo stupita e scioccata... Non siete più tornati sull'argomento?"

Fox sorrise leggermente. "No."

Mel si alzò in piedi. "Un altro panino?"

Mulder annuì. "Magari, grazie."

 

***

Appartamento di Melody Carter

4:04 p.m.

Mentre apriva la porta, Scully disse: "Mi ero scordata di Enya, signore."

"Carter non ce l'avrebbe perdonato."

Appena la porta si aprì, la gatta schizzò fuori, aggrappandosi alle caviglie di Dana. "Deve avermi scambiato per Mel." fece lei. Entrarono in casa e Scully andò in cucina per cercare le scatolette per la gatta. Oliver prese in braccio Enya e seguì Scully. "Mi chiedo se un giorno riusciremo ad incontrarci senza che ci sia una brutta situazione di mezzo, agente Scully."

Dana sorrise leggermente. "Lo spero, signore." Tolse la carta da una scatoletta e la mise a terra perché Enya mangiasse. La gattina scivolò fuori dalle braccia di Oliver, quindi andò ad annusare la scatoletta aperta. Guardò verso l'alto osservando i volti dei due. Andò sulla porta e miagolò.

"Che cos'ha?" chiese Svanzen.

"Non lo so. Forse Mel le dà il cibo in altro modo."

La gatta tornò verso di loro, quindi alzò una zampina.

"Provo a scaldarglielo un po'." Dana prese la scatoletta e la mise nel forno a microonde. La estrasse poco dopo, quand'era tiepida. La appoggiò a terra e la gatta si limitò a guardarla e a uscire dalla cucina.

Scully sospirò. "Non so cosa devo fare." Uscì dalla stanza, trovando la gatta seduta sulla coperta di pile. "Enya... Mel non c'è." disse, sentendosi di colpo stupida per aver parlato con una gatta.

Enya lentamente chiuse gli occhi e li riaprì. Quindi saltò giù dal divano e tornò in cucina. Dana sospirò.

"Sta mangiando." disse Oliver.

"Sarà stato troppo caldo." replicò Dana, sedendosi al tavolo. "Purtroppo per ora non abbiamo in mano molto..."

"Miao!" esclamò Enya.

Scully guardò a terra: la scatoletta era stata ripulita per bene. Si alzò in piedi e aprì il frigorifero. Versò del latte, quindi riprese: "Siamo solo risaliti all'ultima posizione di Vigush e Tealds, ma niente di più."

Svanzen annuì. "Ricordo che io e Walter abbiamo risolto quel caso proprio quando ho conosciuto Mel. E' strano... avevo avuto una brutta sensazione all'epoca... come se fosse stato troppo facile da risolvere."

Dana annuì.

La gatta saltò sul tavolo e miagolò. "Cosa c'è Enya?" disse Svanzen, accarezzandola sulla testa.

"Miao?" fece lei.

"Si chiederà dov'è Mel."

La gatta strizzò gli occhi. Quindi saltò giù dal tavolo e uscì dalla cucina.

"Non ho trovato posti in cui potrebbero essere andati a rifugiarsi." continuò Scully. "A volte temo che non ci rimanga che aspettare che loro si facciano vivi..."

Il rumore della porta che si apriva li fece scattare in piedi entrambi. Uscirono dalla cucina: la porta d'ingresso era aperta e non c'era traccia di Enya.

"Maledizione. Ci manca solo di perdere la gatta di Mel!" esclamò Oliver.

 

***

Luogo sconosciuto

Il giorno successivo, 7:07 p.m.

Mel, avvolta in una coperta, si dondolava leggermente cercando di scaldarsi.

"Speck o salame?" fece Mulder.

"Sono avanzati solo quei due?"

"Già."

Carter annuì. "Scegli tu."

Mulder si sedette accanto a lei e le passò il sandwich allo speck. "Non li posso più vedere." confessò.

"Oh, ti capisco."

La porta si aprì di colpo, Sean e John entrarono con le pistole puntate in avanti. "Spero che vi troviate bene qui." disse Sean, tendendo salda la pistola con la mano sinistra. "Questo soggiorno costerà niente di meno che un milione di dollari!"

Carter lanciò uno sguardo irato ai due.

"L'FBI non pagherà." disse Mulder. "E' contro il regolamento."

"Nessuno parlava di FBI, agente Mulder." disse Sean. "Sto parlando di Walter Skinner e Oliver Svanzen."

John spinse all'interno una scatola , quindi i due uscirono senza dire altro.

Carter chiuse gli occhi e sospirò. "Oly pagherà."

"Non può farlo, Mel. Sarebbe alimentare la malavita e lui lo sa."

"Sì, ma non puoi fare ragionare Oliver, quando ci sono di mezzo io. Te lo assicuro. Non so dove potrà trovare la somma... ma sono convinta che in qualche modo lo farà."

Mulder sospirò. "Non si trattava solo di vendetta. Vogliono soldi."

Carter annuì. Si alzò in piedi e aprì la scatola appena arrivata. "Wow." sorrise. "Tartine."

 

***

FBI, Washington

7:07 p.m.

"Cosa vuol dire non posso pagare?!"

Le urla di Svanzen si sarebbero sentite fino in corridoio, ma per fortuna, ormai erano tutti a casa.

"Ti faccio bloccare tutte le operazioni di soldi se ci provi, Oliver!" esclamò Skinner. "Posso anche farti mettere agli arresti!"

"Ah, e chi saresti tu per fare una cosa del genere?"

"Non li libereranno comunque, Oliver! Dobbiamo trovarli!"

 

***

Foresta Deora

7:07 p.m.

--La devo trovare. Possibile che lei non si porti dietro un telefono quando ne ha bisogno uno? Ah, 'telefono' è il vero nome della banana bianca. Io la sento, però se facesse una telefonatina a quel tipo simpatico che è entrato oggi insieme a Dana, credo che sarebbe meglio. Mi piace quel tipo... ma non saprei come definirlo... un alieno domestico? No... be', comunque, sono vicina alla meta ormai. Devo solo sperare che la mia umana domestica non faccia stupidate... eccomi. Mhm... non mi piace nemmeno un po' questo posto. E' buio, freddo e umido e quei due parlano di 'riscatto'... che fa rima con ratto... Temo che non ci sia speranza che io riesca a liberare Mel e il tipo alto. Devo trovare una nuova tattica...--

 

***

56^ Strada, Washington

9:09 p.m.

Svanzen accostò al lato della strada e scese. Perché Enya era scappata in quel modo? Probabilmente stava cercando Melody. Sospirò. Si mise a chiamarla, sperando che la gatta sarebbe ricomparsa.

Carter li avrebbe scorticati, se Enya non tornava indietro sana e salva.

"Enya! Tsh tsh tsh tsh tsh! Enya!"

Sentì un miagolìo e poco dopo dall'ombra di un vicolo emerse un gatto nero.

"Ciao. Hai visto una gattina di nome Enya?" gli chiese Oliver.

Il gatto si sedette davanti a lui e mosse l'orecchio sinistro.

"Fantastico..." replicò Svanzen. Fece per rientrare in macchina, ma il gatto miagolò verso di lui. Sospirando, Oliver scese, aprì una delle scatolette che si era portato a dietro per attirare Enya e gliela mise davanti. "Goditela." disse, quindi salì in macchina e lasciò il gatto alla sua cena.

 

***

Foresta Deora

10:13 p.m.

Melody aprì gli occhi, sentendo un rumore, e si guardò intorno. Era tutto completamente buio. Poteva sentire Mulder dormire a poca distanza da lei, sulla metà di materasso che occupava per intero.

Il rumore si ripeté.

"Mulder?"

Le dispiaceva svegliarlo. Si mise in piedi e andò verso la porta in punta di piedi. Fuori, ora, regnava il silenzio.

"Carter?"

Mel trasalì e si girò verso Fox. Accese la luce sopra la porta e disse: "Ho sentito un rumore." disse lui.

"Sì, anch'io."

"Spegni la luce."

Carter fece come lui le aveva detto e tornò a sedersi sul materasso. "Cosa pensi che fosse?"

"Non lo so. Sembrava distante..."

Il rumore si ripeté, questa volta più vicino.

"Lupi." disse Mel, sospirando. "Probabilmente siamo in mezzo a una foresta. Ci saranno in giro..."

L'ululato si ripeté più forte.

"Si stanno avvicinando." disse Mulder.

"Be', almeno qui dentro siamo al sicuro..."

Fox non rispose. Il silenzio proseguì per diversi minuti.

"A cosa stai pensando, Mulder?"

"Non so se lo vuoi sapere..." sussurrò lui.

"Ovvero?"

"Non c'è una chiave per aprire quella porta. C'è solo una maniglia all'esterno."

Carter si mosse sul materasso, a disagio. "Be', non credo che i lupi possano pensare di venire quaggiù... vedi, loro..."

"John, nella botola!" La voce urlante di Sean scivolò dall'esterno.

"Mi sono dietro, Sean!"

"Spara!"

"Ho finito i proiettili... aaaaaah!"

Il passi di Sean risuonarono verso di loro. Quando il ringhio dei lupi divenne più vicino, l'urlo di Sean rotolò nella botola e si spense.

Carter e Mulder erano fermi all'interno, in silenzio, respirando appena. I versi feroci dei lupi erano appena dietro la porta. Fox strinse leggermente la mano a Mel.

La porta si aprì di una fessura e i due agenti si appiattirono nell'angolo, stringendosi nella speranza di non essere visti.

Poi silenzio.

La luce che filtrava dalla porta era rossa e nell'aria c'era odore di sangue.

Il silenzio regnava nella cantina.

 

***

Foresta Deora

11:21 p.m.

Carter si mise in piedi lentamente.

"Pensi che se ne siano andati?" sussurrò Mulder.

"Sì... Non credo siano qui fuori ad aspettare che usciamo. Sarebbero entrati se avevano fame." Camminò lentamente fino alla porta, Mulder appena dietro di lei.

Rimasero in silenzio, cercando di sentire se dall'esterno provenivano rumori.

Carter aprì la porta, lasciando che la luce del capannone invadesse la loro prigione. A terra, appena davanti alla porta, c'era il corpo di Sean. Mel distolse lo sguardo. "Immagino che sia morto..." sussurrò.

"Credo di sì." replicò Mulder. "Vieni." La prese per mano e la portò fino in cima alle scale.

"C'è John?" chiese Melody senza guardare.

"No. Ci sono tracce di sangue, che portano fuori di qui..." Arrivarono fino alla porta del capannone. Le tracce di sangue proseguivano in direzione di una piccola casa, nella quale si vedeva una luce accesa. "John è vivo." sussurrò Mulder. "Dobbiamo andare via. Ce la fai a camminare?"

"Sto bene, Mulder. Andiamo. C'è la luna quasi piena. Ci vedremo."

 

***

Appartamento di Dana Scully

11:29 p.m.

Scully si girò nel letto cercando di sistemare i cuscini. Si sdraiò, quindi chiuse gli occhi e cercò di prendere sonno per l'ennesima volta.

Riaprì gli occhi: c'era un rumore. Prese la pistola e andò verso la porta d'entrata. Stette ad ascoltare, sentì solo un rumore leggero alla base del serramento. Aprì lentamente la porta e un batuffolo bianco schizzò dentro, aggrappandosi alla sua caviglia. "Enya!" esclamò Scully, stupita. Prese in braccio la gatta. "Lo sai che ci hai fatto preoccupare?" Scully si passò una mano sulla guancia. "Anche tu..."

La gattina sfregò la fronte contro la mandibola di Dana, quindi saltò fuori dalle sue braccia e si mise davanti alla porta.

"Che c'è?"

"Miao!" Alzò una zampa.

"Cosa c'è, Enya?"

"Miao!" insistette lei.

"Naturale. Puoi stare qui, stanotte. Vedrai... ritorneranno a casa..." La riprese in braccio e andò in camera. "Presto, Enya..."

La gatta scivolò di nuovo giù e andò ad annusare i vestiti che Scully aveva riposto in ordine sulla sedia.

"Enya, cos'hai?"

"Miao!" esclamò lei, tirando i pantaloni a terra.

"Oh no, eh!" Dana si alzò in piedi e prese i pantaloni. "So che ti comporti bene con Mel, vedi di farlo anche con me."

Ma la gatta tirò a terra la camicia e gliela portò accanto.

"Enya!"

La gatta lasciò la camicia lì e corse in sala.

"Ma che diavolo hai?" sussurrò Scully. Rimise a posto anche la camicia e mentre stava per sedersi sul letto, Enya arrivò con le chiavi dell'automobile in bocca.

"E adesso?"

"Miao!"

"Enya..."

"Miao!"

"Che cosa stai cercando di dirmi?" Scully si accovacciò vicino alla gatta.

"Miao!"

"Enya... So capire solo il sì e il no... Si tratta di Mel?"

La gatta strizzò gli occhi.

"Sai dov'è?"

Enya ripeté il gesto.

"Ok, mi vesto e andiamo."

 

***

Foresta Deora

12:30 a.m.

"Hai una vaga idea di dove siamo?" chiese Melody.

"No."

"Non vorrei perdermi proprio in una foresta."

"Sinceramente preferisco essere in una foresta che in mano a John."

"Be', questo è scontato..."

"Shh..." Mulder si fermò di colpo e mise una mano sul braccio di Carter. "L'hai sentito?"

Mel rimase in silenzio per alcuni istanti. "Temo di sì..."

"Lupi."

"Perché non hanno finito di sbranare i due?"

"Sei tu la veterinaria... dimmelo tu..." Mulder tirò Mel vicino a sé. "Si stanno avvicinando..."

"Non corriamo. Stiamo calmi. La fuga accentua l'istinto di caccia degli animali."

"Sì, però..." Mulder strinse Carter a sé, vendendo tre forme arrivare verso di loro.

"Mulder, che facciamo?"

"L'hai detto tu... non... non corriamo e spariamo che... se ne vadano..." sussurrò.

Melody si guardò lentamente intorno. "Siamo circondati... Ci sono due lupi anche dietro..."

"Cosa... facciamo?"

"Aspettiamo." replicò lei.

I cinque lupi grigi si avvicinarono a loro lentamente, le orecchie tese e lo sguardo attento. Alcuni di loro iniziarono a ringhiare.

"Carter, se sai qualcosa sui lupi, è ora di metterlo in pratica."

Uno dei lupi, che aveva una cicatrice sul muso, si fece ancora più avanti, iniziando ad annusare l'aria. Si avvicinò a Mulder, quindi a Carter. Rimase a lungo fermo accanto a lei, quindi si girò e ululò verso i compagni. Gli altri quattro ruppero la formazione d'attacco, iniziando a gironzolare intorno come cani randagi.

Il lupo si girò verso Mel e la fissò.

"Che cos'ha?" replicò Mulder.

Mel rimase in silenzio per qualche istante. Poi disse: "Vuole parlare."

"Vuole che?"

"Parlare." Carter si sciolse dall'abbraccio di Mulder e si accovacciò davanti al lupo. Lo guardò negli occhi: "Devo metterti al corrente che non parlo il Canto Comune e lo capisco poco. Ho bisogno che parli lentamente."

Il lupo soffiò col naso.

"Grazie." fece Carter, seccata.

"Che ti ha detto?" chiese Mulder.

"Imbranata." rispose lei, poi si rivolse di nuovo al lupo. "Sai indicarmi la strada per uscire di qui?"

Il lupo chiuse gli occhi, quindi fece una serie di gesti, piccoli movimenti e suoni.

Carter scosse la testa. "Non ho capito niente. Parli troppo veloce."

Il lupo rifece la serie con aria leggermente spazientita.

"Un gatto ha scavato nella tana?"

Il lupo si alzò sulle quattro zampe e soffiò di nuovo, quindi si allontanò per qualche istante, come se volesse parlare con gli altri.

"Sai che ho la netta sensazione che mi stia prendendo in giro?" disse Carter a Mulder.

"Non sei l'unica..."

"Io non ti sto prendendo in giro."

"Non dicevo a te... sta ritornando."

Il lupo si avvicinò a Mel quel tanto che gli bastò per prendere tra i denti un pezzo della sua camicia.

"No!" urlò Mulder.

Ma Mel alzò una mano. "Fermo. Sta cercando di dirmi qualcosa."

Il lupo tirò il lembo.

"Ti seguiamo?" chiese lei.

Il lupo lasciò andare il lembo e iniziò a trotterellare, allontanandosi da loro.

"Andiamo, Mulder." Lo prese per un braccio e lo trascinò dietro al lupo.

"Carter, sei certa che non ci stia portando nella tana del lupo?"

"Finché non arriviamo non posso saperlo. Ma non ha mentito."

 

***

Foresta Deora

1:12 a.m.

"Enya, stiamo girando da quasi un'ora... siamo finite in una foresta... sei certa che sia da questa parte che..."

La gatta ricominciò a miagolare, guardando fuori dal finestrino destro. Scully svoltò a destra e pochi istanti dopo si fermò, impossibilitata a proseguire in mezzo agli alberi. "Siamo in mezzo alla foresta! Probabilmente ci siamo perse!" Aprì la portiera e scese. Scosse la testa. "Come ho fatto ad essere così stupida da ascoltare le istruzioni di una gatta?"

"Miao!" esclamò Enya, indignata.

"Ehi, lupo rallenta!"

"Che succede, Carter?"

"Mi fa male la gamba. Quel lupo corre troppo per i miei gusti."

Mulder annuì. "Ti do una mano." Le mise un braccio intorno alla vita.

"Grazie..." sussurrò lei.

"C'è qualcosa là..."

"Cosa?... Ah, sì, la vedo. Sarà una casa..."

Il lupo si fermò e ululò.

Scully chiuse la porta di scatto, appena prima che Enya potesse svicolare fuori. "Non provarci. Ci sono lupi in giro. Adesso torniamo indietro." Fece per girare la chiave nel cruscotto ma Enya le saltò sul braccio, mordendole la mano delicatamente.

"Ehi!" urlò Scully, tirandosi indietro di scatto. "Sei impazzita, Enya?"

La gatta fece un balzo verso le chiavi, portandosele sotto al sedile. "Enya, ma che diavolo hai?! Ridammi le chiavi!" Scully andò con la mano sotto al sedile, senza però raggiungere le chiavi. "Enya, maledizione, che ti prende?!" Sbuffò e si lasciò andare indietro sul sedile. Si guardò la mano. I segni del morso erano già scomparsi. Scully non fece in tempo a chiedersi il perché di quel comportamento così strano, perché la gattina saltò fuori da sotto il sedile e si mise a miagolare furiosamente contro il vetro anteriore.

"Grazie." disse Mel, inginocchiandosi davanti al lupo. "Chiederemo aiuto agli abitanti di quella casa." Abbracciò il lupo, che sfregò la fronte contro la sua guancia. "Ciao, e grazie di tutto." Si alzò in piedi e guardò il lupo trotterellare lontano.

"Andiamo?" chiese Mulder.

Lei annuì. "Sì. Forza non dev'essere molto lontana."

"Cos'hai adesso?!" esclamò Scully, esasperata.

"Sono i fari di una macchina, Carter!"

"Miao!"

"Mulder! Carter!" Scully aprì la portiera e iniziò a correre verso i due colleghi.

La gattina la precedette, saltando in braccio a Mel. "Ciao amore!" esclamò lei, stringendola. "Cosa ci fai qui?"

"Mulder! Mel!"

I due agenti alzarono lo sguardo, scorgendo Scully che correva verso di loro. "Dana!"

"Scully, come...?" Mulder non fece in tempo a formulare la domanda, perché Dana gli fu addosso, abbracciandolo. Ma subito lei indietreggiò di qualche passo. "Mi ha portato qui Enya." disse.

Mel era seduta a terra e stava riempiendo la gatta di carezze, mentre veniva abbondantemente ricambiata con sfregate di fronte e leccate.

"State bene?" chiese Scully, alzando lo sguardo sul collega.

"Sì, niente di grave. Carter ha bisogno di andare in ospedale, le hanno sparato, superficialmente, ma ha avuto un po' di febbre."

Mel era troppo impegnata a coccolare la gatta per accorgersi che stavano parlando di lei.

"Mel." Dana si abbassò accanto a lei. "Andiamo?"

La ragazza annuì. Si alzò e abbracciò l'amica con un braccio mentre con l'altro teneva la gatta. La baciò sulla guancia e disse: "Tesoro, mi sei mancata."

"Anche voi." sorrise lei.

Salirono in auto, Enya e Mel si presero tutto il sedile posteriore.

"Come ci hai trovati?" chiese Mulder.

"E' stata Enya a portarmi da voi. E' venuta casa mia e miagolava quando dovevo girare..."

"Hai parlato con lei?" chiese Mel.

"No, io non..."

"Mi avevi detto che un paio di parole del Canto Comune le conosci."

"Be'... sì e no." replicò Dana. "Può essere un caso ma..."

Mel rise. "Sapete cosa mi ha appena detto Enya?"

Mulder si girò e le sorrise: "Come mai hai capito cos'ha detto Enya e non cosa diceva il lupo?"

"Il lupo parlava stranamente. Da lupo. Io sono abituata a capire il Canto Comune parlato dai gatti, non dai lupi."

"Quale lupo?" chiese Scully.

"Quello che ci ha condotti da te. Probabilmente il capo gruppo di quelli che hanno sbranato Sean e John... John!"

"Scully, hai il cellulare?"

"Sì... cosa è successo?" Glielo porse.

"E' probabile che John sia ancora vivo."

Melody si distese su un fianco, tenendo la micia vicino a sé. "Il lupo parlava di una gatta. Ma io non avevo capito che si trattava di Enya."

Mulder parlò brevemente con la polizia, dando le indicazioni sulla posizione che Scully gli forniva. Spense il cellulare e sorrise a Dana. "Così, hai creduto."

"Non è importante, ora."

"Sì che lo è. Non ci avresti trovato se non avessi creduto che Enya, in qualche modo, sapeva indicarti dov'eravamo. Anche se devo dire che non ho capito come lei lo sapeva. Secondo te, Carter?" Si girò per guardare la collega, ma Mel e Enya erano entrambe pacificamente addormentate.

 

***

Ospedale Madre Teresa di Calcutta, Washington

5:25 a.m.

--Questi umani sono strani. Stavano facendo tanti discorsi strano su come io possa aver ritrovato Mel. E' semplice! Io la cerco e la trovo. Anche se pare che per gli umani non sia così semplice. Anche la mia umana domestica pare non sentire dove sono. Però almeno lei non si pone tutte quelle domande stupide. Vabe', intanto adesso sono così comoda che non mi sposterebbe nemmeno un lupo cattivo. Già, perché quelli che mi hanno aiutato sono stati molto gentili. Be', di tutti gli umani che ci sono in giro, quella che preferisco, naturalmente dopo la mia, è la rossa... Mi pare che il suo nome di faccia sia Scully e il nome di cuore dev'essere Dana. E' gentile e anche se si arrabbia ogni tanto, mi sta ad ascoltare ed è molto dolce con Mel. E' anche intelligente. Però pure il loro compagno, è tenero. Quello senza peli in testa è strano, invece. Non mi considera per niente, ma non mi interessa. E' buono con Mel.--

"Carter sta dormendo?" chiese Skinner, arrivando davanti alla porta della camera, dove Scully e Mulder stavano discutendo sugli ultimi dettagli.

"Sì." sorrise Scully. "C'è il vicedirettore Svanzen con lei."

--Sono comoda. La mia umana domestica è raggomitolata, come faccio io, contro questo Sangue Blu. E' tipo tenero. Soprattutto dorme molto tranquillamente. Mel si muove molto nel sonno, ogni tanto mi sposta... Invece questo extraterrestre qui è molto calmo. Apro gli occhi un attimo per guardarlo.--

"Ehi, ciao." sussurrò Svanzen, grattando la testa alla gattina. Enya lo guardò negli occhi. Oliver scosse la testa. "No, non lo sa. E' un segreto tra noi due, ok?"

Enya strizzò gli occhi.

--E' anche tanto dolce con Mel. E a me sono tutti simpatici quelli che trattano bene Mel. Tutti gli altri devono stare molto attenti. Se mi arrabbio, tiro fuori le unghie. E se non bastano... be', chiamo qualche lupo e il gioco e fatto, no?--

FINE