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La gatta è dolce e tenera, finché non ha gattini.

(M.M.Castiglioni)

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*La Base - distaccamento 1, Virginia

Tarda notte

La Base era silenziosa. I corridoi erano illuminati debolmente da una luce azzurrognola che sembrava essere muta e addormentata come gli occupanti delle stanze, nascoste dietro le porte che si aprivano sul lungo muro uniforme.

L'uomo sospirò mentre camminava lentamente, soffiando nell'aria una nuvola di fumo. Se Samantha fosse stata portata in una Base come questa non sarebbe fuggita, pensò.

Ma ormai erano passati troppi anni e anche i pochi mesi passati dalla morte di Jeffrey lo portavano a pensare che il passato era da lasciare alle spalle, per guardare avanti. Era ora di usare questi spessi muri circondati da terra e rocce per evitare la fuga.

Osservò una delle telecamere di sicurezza che aveva fatto istallare ovunque, dopo che Nicole aveva fatto saltare la Base 30. Una distrazione ed ecco cos'era successo.

Scese la scale per arrivare nel suo luogo preferito della Base 1. Le stanze del secondo piano sottoterra, alle quali solo lui o chi aveva il suo permesso poteva avere accesso. Laboratori, stanze da letto, bagni, ripostigli, biblioteche completamente sotto il suo controllo. Una tomba da cui era impossibile scappare.

Spense la sigaretta a terra, quindi aprì la porta e entrò.

Camminò fino alla penultima porta e bussò. Come di norma, nessuna risposta gli pervenne, ma lui entrò comunque.

"E' notte, lo sai?"

La donna non rispose.

"Non ti fa bene dormire così poco, Lilia." Aprì un pacchetto di sigarette e glielo porse. "Ne vuoi una?"

"Non ho mai fumato." gli disse.

"C'è sempre una prima volta." Fece per accendersi una sigaretta, ma la donna parlò: "Non fumare. Il fumo mi fa male."

L'uomo rinfilò il pacchetto nella tasca: "Sai, l'agente Carter ha avuto un brutto incidente, con D.S. Cain." Vide la donna trasalire. "Ma non capisco il perché di questa tua reazione, se Joy Melody Carter non è Svetlana."

"Sai che mi dispiace sempre quando qualcuno si fa male."

"Lilia." L'uomo sorrise e scosse la testa. "E' lei, vero?"

La donna abbassò lo sguardo. "Net... no, no... io non lo so, Raul. Io so solo che l'ho abbandonata e penso che sia morta."

L'uomo si avvicinò a lei. "Un semplice test del DNA può stabilire una relazione di parentela ed è semplice quando è tra genitore e figlio." Si alzò. "Comunque, Lilia, visto che dici che l'agente Carter non è Svetlana, la inserirò nel progetto De."

"No!" esclamò la donna. "Non farlo!"

"Perché no, Lilia? In fondo è solo un'altra innocente donna, come tante altre, non è così?" Le sorrise, quindi uscì e chiuse la porta. Camminò solo per qualche passo nel corridoio, prima di sentire la porta della camera che aveva appena lasciato aprirsi e Lilia gridare: "Non farlo, è lei!"

L'uomo si girò e guardò la donna in lacrime.

"Non farlo, Raul." ripeté. "Non puoi fare una cosa del genere. La ucciderai, lo sai bene che il progetto De è fallito. Non puoi farle questo... non a lei."

"Ci voleva tanto a dirlo prima?"

"Non farle male, Raul. E'... è l'unica figlia che ho portato dentro di me... l'unica mia figlia nata per un atto d'amore. Non farle del male... ti prego..."

Il fumatore si avvicinò a lei, prendendole il volto tra le mani. "E' troppo importante per ucciderla." disse. "Ricordiamo bene cosa ha imparato al Proekt, cosa le hanno insegnato Lara e Ricky." La baciò delicatamente sulle labbra. "La tratterò bene, Lilia. Sta' tranquilla. Ora va' a dormire."

La guardò rientrare nella stanza, quindi uscì.

 

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Monica M. Castiglioni

Humana Species 13:

Emet

(Humana Species - Specie Umana)

Caso X-2MC20281000

Questo racconto è dedicato a mia madre.

"Madre è l'altro nome di Dio sulle labbra e sui cuori di tutti i nostri figli."

(Brandon Lee, 'Il Corvo')

(Prima versione finita il 15.08.1999

Seconda versione* finita il 28.10.2000)

Premessa: da questo racconto è partita tutta la mitologia delle Basi (che si trova anche in 'Omega') ed è il primo che è stato intitolato 'Humana Species' ('Emet', che significa 'verità' in ebraico, è stato aggiunto solo in seguito).

Terza Parte - Seguito di "Humana Species 12: Alethéia (Syndrome)"

 

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I want what is pleasin'

All I take should be free

What I rob from the innocent ones

What I'd steal from the womb.

(S.Mclachlan, "Black")

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*Appartamento di Joy Melody Carter

9:09 p.m.

Raggomitolata sul divano, avvolta nella coperta di pile regalo di Oliver, Mel Carter stava guardando senza interesse la televisione.

Le immagini che passavano sullo schermo erano incomprensibili e inutili, vuote e spezzate come gusci di farfalle abbandonati. L'audio, quasi al minimo, non raggiungeva la ragazza.

Carter prese il telecomando e spense la televisione, quindi accese l'abat-jour accanto al divano.

"Non ti aspetterai che me ne stia in ospedale per un'altra settimana vero? Non penserai di dover stare a casa mia per un mese?" Carter scosse la testa. Aveva detto così a Svanzen e ogni sera se ne pentiva. Due stanze, il bagno e la cucina e quella casa le sembrava troppo grande.

Alzò la cornetta del telefono, mentre girava per la casa accendendo le luci e controllando allarme, tapparelle, fermi e maniglie.

"Mulder." rispose una voce dall'altra parte.

"Sono Carter... Mulder..."

"Mel? C'è qualcosa che non va?"

"Non lo so... scusa, ti disturbo?"

"No, figurati, che c'è?"

"Non sei con Scully?"

"E' stata chiamata per un'autopsia urgente a Quantico. Volevi parlarle?"

"No." Carter controllò che il bagno fosse vuoto, quindi tornò in sala.

"Che succede? Mel, ci sei ancora?"

"Sì... sì, solo... Mi... Mulder... Temo mi stia venendo un attacco di panico."

"Respira lentamente. Hai chiuso tutte le finestre bene? La porta?"

"Sì, è tutto chiuso..."

"Ok, adesso siediti sul divano."

Mel si guardò in giro e quindi fece come lui le aveva detto.

"Puoi aspettare per un po', finché non arrivo?" le chiese.

"Mulder... non è il caso... senti... sto già..."

Il campanello suonò.

Carter gridò.

"Melody! Che succede? Mel!"

"E'... è suonato il campanello..." disse, quasi senza fiato.

"Vai a vedere chi è, guarda dallo spioncino."

Mel camminò in punta di piedi fino alla porta. "E' la signora Gogean." sussurrò. --E se non fosse da sola?-- pensò. Ma la donna era sorridente e sembrava tranquilla.

"Hai la pistola?" le chiese Mulder.

"Sì..." Aprì lentamente la porta e sorrise alla donna. Il corridoio era libero, quindi staccò la catenella. "Signora Gogean." le sorrise.

"Rozalia." replicò lei. Le passò un piatto coperto da una tovaglietta a quadretti rossi. "Oh, mi spiace che sei al telefono!"

"Oh, non si preoccupi... Mulder, un attimo." Abbassò il telefono. "Grazie Rozalia, non dovevi disturbarti."

"E' una focaccia, spero tu la gradisca."

"Di sicuro."

"Volevo chiederti se ti piace la pizza, quella sottile con il pomodoro, il formaggio e i funghi."

"Sì, tantissimo, ma non si disturbi..."

"Che disturbo! Cucino per me, cucino per te!" La salutò e svanì dietro la porta accanto.

Melody richiuse la porta, quindi riprese il telefono.

"Scusami, Mulder, sono qui..."

"Tutto bene?"

"Sì, la signora Gogean mi ha portato una focaccia..."

"Senti, Mel, vuoi che venga lì?"

"No... non... non è il caso..."

"Arrivo." replicò lui.

 

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See myself in the pouring home

See the light come over now

See myself in the pouring rain

I watch hope come over me.

(Moby, "South Side")

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*Appartamento di Joy Melody Carter

10:13 p.m.

Il telefono squillò e Carter trasalì leggermente. "Chi parla?" chiese.

"Sono Mulder, sono nel tuo garage. Sto arrivando, ok?"

"Ok." rispose lei. Aprì la porta quando lo vide attraverso lo spioncino.

"Tutto bene?"

"Sì... più o meno." Chiuse la porta dietro di sé. "Siediti." Svanì per qualche istante in cucina, quindi riapparve portando con sé succo di frutta e la focaccia ancora intera. "Ti va qualcosa?"

"Sì, grazie." rispose lui.

"Non hai mangiato?"

"Mah, sai... non avevo molta fame. Buona questa focaccia."

"Sì, l'ibrido della porta accanto fa di tutto in casa. Ha detto che mi porta anche la pizza."

"Ibrido?"

"Mezza rumena, mezza spagnola." Indicò la bottiglia. "Ho solo succo all'albicocca e acqua."

"Melody, tranquilla, va benissimo." Bevve un sorso di succo. "Piuttosto, tu come vai?"

"Ogni tanto mi capitano questi attacchi di panico." confessò. "Quello di oggi è stato peggio del solito. Molto peggio."

"E' normale." disse Mulder. "Stai seguendo la terapia?"

Mel annuì. "Anche se non volessi, Skinner non mi farebbe rientrare molto volentieri..." sospirò. "Sì, la sto facendo... vado da Karen, le parlo dei fatti miei, di quello che mi ha disturbato nella mia vita e me ne vado."

"E' brava Karen?"

Carter lo guardò e sorrise leggermente. Si avvicinò a lui e appoggiò la testa sulla sua spalla. "Tu sei più bravo..."

"Io non faccio lo psicologo."

"Sì, però... t'impicci di meno e non continui a forzare su punti dolenti."

"Allora lei è più brava."

"In teoria la psicologia serve a farti sentire meglio, non per farti sentire peggio."

Mulder le appoggiò un braccio intorno alle spalle. "Hai presente quando una spalla ti va fuori posto e i medici fanno quella mossa per rimettertela in sede?"

"T'è successo?" replicò lei, girando il volto per vederlo.

"No, ma non è questo punto. La mossa fa male, ma è per farti star meglio."

"Sì... ho capito... Ma... insomma, io non voglio uscire dall'FBI, Mulder."

"Che stai dicendo?!" esclamò lui.

"Ho paura che mi vogliano buttare fuori..." disse lei.

"Perché?"

"Instabilità psicologica. Prima mi venivano i flash della mia infanzia, adesso ho pure gli attacchi di panico."

Mulder scosse la testa. "Non ti butteranno fuori per questo. Il massimo che possono farti è rinchiuderti in ufficio."

"Ah, be', allora la mia posizione non cambia." Mel si tirò su e si girò sul divano, quindi abbracciò il collega. "Scusami, Mulder..." disse.

"Di che?"

"Di chiamarti nei momenti meno opportuni, di stressarti e di abbracciarti."

Fox scosse la testa. "Non ti preoccupare. Va tutto bene."

"Ok... Scully non sarà gelosa, vero?"

"Io e Scully non stiamo assieme."

Mel si tirò indietro. "Tanto meno io e te."

"Appunto." Mulder sorrise. "Non mi dire che stavi guardando ancora 'Fiori d'Acciaio'." disse, indicando la cassetta che spuntava fuori dal videoregistratore.

Mel rise. "No... è rimasta dentro da non so quanto tempo. Da prima di Nathan." Si alzò in piedi. "Il tuo film preferito qual è?"

"'FBI - Operazione Gatto'."

Melody rise: "Piantala."

"Be', allora... non so... 'Due Palle in Buca'."

"E' orrendo." fece lei. "'Soluzione Estrema'?"

"Non sopporto l'ex-poliziotto. Anche l'attore non lo posso vedere..."

Mel tornò a sedersi accanto a lui. "Hai mai visto il film 'Affronta il Futuro'?"

Mulder scosse la testa.

"E' il mio film preferito."

"Di che parla?"

"Be'... si ispira a una serie TV... ci sono due agenti dell'FBI..."

 

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And suddenly it's day again

The sun is in the east

Even though the day is done

Two suns in the sunset

Could be the human race is run.

(Pink Floyd, "Two Suns in The Sunset")

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*Appartamento di Joy Melody Carter

2:12 p.m.

Mel aprì gli occhi e guardò l'orologio. Si alzò in piedi, sentendo che il suo stomaco reclamava cibo. Uscì dalla camera e si ricordò solo allora che Mulder era rimasto a dormire in sala.

Lo osservò per qualche istante, il suo corpo allungato sul divano, il pile di Oliver che lo copriva solo a metà, un'espressione rilassata e una mano vicino al viso. Mel ricordava di aver studiato, una volta, che i bambini tengono le mani vicino al viso nei momenti in cui dormono un sonno particolarmente profondo e riposante. Si chiese perché non aveva scelto psicologia infantile invece di veterinaria, ma risposta arrivò in un fulmine: 'perché non sei stata bambina'.

Lasciò a malincuore l'immagine di un Mulder così dolce, entrò in cucina e accese la luce della cappa. Aprì il frigorifero e tirò fuori il succo di frutta e la focaccia. Si sedette al tavolo e iniziò a mangiare. Alzò lo sguardo quando, alla luce fioca che illuminava la cucina, apparve Mulder. "Mel?"

"Ti sei addormentato sul divano, mentre ero in bagno." disse. "Non mi andava di svegliarti e sinceramente nemmeno di rimanere sola."

Fox annuì e indicò la focaccia. "Come mai mangi adesso?"

"Ho fame." disse lei.

Mulder si sedette accanto a lei. "Hai fame spesso di notte?"

"Più che di sera."

"A mezzogiorno mangi?"

Mel scosse la testa. "Non ho fame."

"Fai colazione?"

Carter alzò un sopracciglio, ma rispose: "No, ho la nausea."

"Da quanto tempo?"

La ragazza si alzò e ripose il succo di frutta e la focaccia nel frigo. "Da... da dopo Cain." rispose.

"Ne hai parlato a Karen?"

"No... ma... che c'entra?"

"Sono disordini alimentari, Mel."

Mel sospirò. "Ci mancano solo questi..."

Mulder le mise una mano sulla spalla. "Non ti preoccupare. Si possono risolvere."

"Come? Se mi va di mangiare o no, come posso...?"

Lui sorrise. "Pensi di averne?"

"Disordini alimentari? Certo, me l'hai appena detto!"

"Allora sei già a buon punto."

Mel sorrise. "Vuoi che scambiamo? Dormo io sul divano."

"Tranquilla, dormo sul divano anche a casa mia."

"Sei strano." fece lei. "Torno a dormire."

Mulder la vide scomparire nel buio della sala. Per tutti i problemi che quella ragazza poteva avere, c'era un punto forte a suo favore: ammetteva sempre di averli.

 

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I'm trying to control myself

So please don't stand in my way

I've waited for the longest time

This is what I wanted in my way.

(Cranberries, "Shattered")

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*Ufficio di Karen Kosseff

9:09 a.m.

"Allora, Melody, come va oggi?"

"Mmm..."

"Ovvero?" La donna era molto dolce, ma Carter continuava a pensare che fosse più facile confidarsi con un amico che con un'estranea.

"Ovvero... non lo so." Si tirò indietro sul divanetto, cercando di mettersi comoda. "Karen, a volte mi sembra di venire qui solo per avere la tua firma sul foglio da presentare a Skinner." ammise.

"Pensi che siano inutili questi colloqui?"

"No... cioè..."

Karen sorrise: "Non devi pensare a non offendermi."

"Mi è difficile parlare a volte. Mi viene sempre in mente quella battuta di 'Mr. Crocodile Dundee', quella dove la protagonista gli dice che una signora è andata dallo psicologo per parlare dei suoi problemi e lui replica: 'Ma non ha amici?'..."

"Pensi quindi che avendo amici è inutile venire qui?"

"Sì, in parte." Mel si tirò indietro i capelli corti. Li odiava. "Però... non lo so, credo che potrebbe essere utile. Devo imparare a prenderlo nel verso giusto."

Karen annuì. "Mi sembra che i problemi della tua adolescenza e quelli che hai avuto con l'agente Spender tu li abbia presi abbastanza bene."

Mel scrollò le spalle: "Boh, credo di sì."

"Sono nati altri problemi ultimamente." Non era una domanda.

"C'è... Ho... Ieri... Ieri sera ho avuto un attacco di panico. Ho controllato tutte le serrature un migliaio di volte e ancora avevo paura." Sospirò. "Ho chiamato l'agente Mulder... e..." Karen aspettò pazientemente per diversi secondi finché Melody riprese da sola. "E' stato a casa mia tutta la notte, io non ho più avuto paura. Solo che adesso... mi sento in colpa..."

"Per cosa? Per averlo fatto venire da te?"

"No... per... mmm... per Scully."

"Perché ti senti in colpa verso l'agente Scully?"

Mel sospirò. "Ah... io... quello che senti qui rimane tra noi, vero?"

"Certamente." sorrise Kosseff.

"Ecco, vedi... io credo... mmm... che Mulder e Scully siano innamorati. Non c'è niente di concreto tra loro, ma si vede che stanno bene assieme e... hm... sono una bella coppia. Per cui... il fatto che... Oh, Mulder è... cioè... ieri, Mulder ha dormito sul divano, io nel letto. Non..." Sbuffò. "Karen, io Mulder non abbiamo fatto niente, non lo vedo come amante, ma come amico, quasi come un fratello."

"Allora perché ti senti in colpa verso Dana?"

Melody sospirò. "Non lo so." ammise.

"Con Mulder va tutto bene?"

Carter annuì. "Sì... è... è diventato molto dolce, paziente."

"E con Dana come va?"

"Tutto bene, come prima." Si tirò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Ora aveva quasi la stessa pettinatura di Scully. "Anche con gli altri, tutto bene. Tranne che con Alex... be', questo è ovvio."

"L'hai più rivisto?"

Scosse la testa. "No... non ho voglia di rivederlo." Sospirò. "Ieri Mulder mi ha detto una cosa... io... non ho mai fame di giorno. Di sera mangio pochissimo, a mezzogiorno niente. Di mattina se provo a fare colazione vomito. Poi mi viene fame di notte. Sono disordini alimentari, vero?"

Karen annuì. "Sì. Dovresti sforzarti di mangiare qualcosa, magari leggero, nell'ora dei pasti. Pane, insalata, riso in bianco. Non ti faranno rimettere, ma potrai tornare al ritmo di prima. Mangiavi regolarmente?"

"Più o meno, sì. Niente di strano, credo."

"Hai nausea per tutta la mattina?"

Mel annuì.

"Quando hai fatto l'ultimo test di gravidanza?"

 

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I see this world has made you sad

Some people can be bad

The things they do, the things they say

But baby I'll wipe away those bitter tears

I'll chase away those restless fears

That turn your blue skies into grey.

(Dire Straits, "Why Worry")

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*Quartier generale dell'FBI, Washington

9:31 A.M.

Karen bussò sulla porta. "Melody? Va tutto bene?"

"Sì..." sussurrò lei, uscendo dal séparé. Si bagnò il volto con acqua fredda. "Il solo pensiero mi fa venire il vomito..." disse. Si asciugò. "Possiamo finire?"

La psicologa annuì. "Certo." le sorrise.

"Mi sa che andrò a casa." replicò lei. "Mi sento uno schifo."

Dopo aver fatto tappa da Skinner, Melody scese nel sotterraneo. La porta era aperta, ma lei bussò comunque. "Si può?"

Scully stava battendo un rapporto al computer, ma Mulder non c'era. "Ciao Mel." le sorrise. "Vieni."

Carter si sedette davanti a lei. "Dana... Mulder?"

"E' uscito per un sopralluogo di un caso che non ha nessuna intenzione di seguire. Dovevi parlare con lui?"

"No." replicò lei. "Senti, sai, ieri sera..." Si interruppe. Doveva dirglielo ma non sapeva come.

"M'ha detto che è venuto da te, che non sei stata bene."

Melody sospirò. "Ah, be', non..."

Dana si tolse gli occhiali. "Mel, lo so bene che non mi vuoi rubare Mulder." le sorrise.

Carter scoppiò a ridere.

"Non dirmi che eri preoccupata."

Carter annuì. "Be', pensavo di prendermi la giornata libera. Anche domani, così poi c'è sabato e domenica... Ho bisogno di un po' di tempo..."

Scully sorrise. "Ok. Se hai bisogno, sai come rintracciarmi."

"Sì... Ah... Dana... Mi servirebbe un'informazione. Conosci un bravo ginecologo?"

Scully annuì. "Sì. Ti posso dare il numero dell'ufficio di Angela MacLaine." Prese la sua agenda. "Qualcosa che non va?"

"M-mh..." fece lei.

Scully la fissò per qualche istante. "Mel...?"

Carter sospirò e appoggiò il viso tra le mani. "Nausea... e visto che non è di Alex e l'ultima cosa che voglio è un figlio da Cain, spero di non dover scegliere..."

Dana si alzò e andò ad abbracciare la collega. "Andrà tutto bene, Mel." Le sussurrò. Carter stava tremando leggermente. "Vuoi che ti accompagni a casa?"

Mel scosse la testa. "No... Senti... non dire niente a Mulder, ok? Ha già troppi sensi di colpa." Sorrise. "E poi non sarà niente, Mulder mi ha già detto che ho solo qualche disordine alimentare."

Dana sorrise e annuì.

Melody si mise in piedi, si asciugò il volto dalle poche lacrime che si era lasciata sfuggire e baciò la collega sulla guancia. "Ci vediamo lunedì."

 

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Do you believe in life after love?

(Cher, "Believe")

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*Appartamento di Joy Melody Carter

7:07 p.m.

Raggomitolata sotto le coperte, Carter dormiva il primo sonno tranquillo da quasi un mese. Intenzionata ad alzarsi dopo pochi minuti, aveva poi trovato troppo piacevole il caldo del letto ed era rimasta a dormire.

A svegliarla fu il telefono. "Pronto?" disse, con la voce insonnolita.

"Melody? Ciao, sono Angela."

Era il medico che Scully le aveva consigliato e Melody l'aveva presa subito in simpatia per il suo modo di fare semplice e dolce. "Ciao Angela. Non sono incinta." replicò subito.

"Come lo sai?" Nella sua voce c'era un sorriso.

"M'è arrivato il ciclo." Si girò sul letto. "Ho sonno e mal di pancia. Sintomi normali."

"Comunque gli esami sono buoni. Devi solo sforzarti di mangiare."

"Ah, non c'è problema. La mia vicina di casa mi ha bloccato mentre rientravo e m'ha dato la pizza per stasera."

"Va bene. Allora, per quando lo fissiamo il prossimo appuntamento?"

Mel emise un gemito. "Devo proprio pensarci ora?"

"Tra sei mesi, va bene?"

"Se sto in astinenza, possiamo fissarlo tra un anno?"

La dottoressa rise. "D'accordo. Chiamami quando hai bisogno."

"Ok. Grazie Angela... Buonanotte." Appoggiò il telefono e rinfilò le braccia sotto le coperte. "Ah... paradiso..." Mentre stava per riaddormentarsi pensò: --Devo prendermi un gatto.--

Si risvegliò alcune ore dopo, con la netta sensazione di affogare. Si sentiva acqua nella gola e non riusciva a muoversi. Cercò di girarsi, senza risultato. Cercò di alzarsi, ma le sue braccia erano immobilizzate da un'invisibile forza. Cercò di urlare. Nessun suono. Aprì gli occhi, ma intorno era buio. C'era solo un'indefinita forma ovale, davanti a lei. Con grandi occhi neri obliqui e una bocca appena accennata.

Mel chiuse gli occhi davanti alla visione aliena e si lasciò andare all'oblio nero.

 

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Love of my life, don't leave me

You've taken my love you now desert me

Love of my life can't you see

Bring it back bring it back

Don't take it away from me

Because you don't know

What it means to me.

(Queen, "Love of My Life")

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Trinity Woods

Quattro giorni dopo - 5:25 p.m.

La pioggia era incessante. Ma non la sentiva.

Sopra di lui, le piante si muovevano come spettri infuriati, scrollandogli addosso cumuli di foglie. Ma non lo spaventavano.

Corse più veloce che poté, finché non raggiunse la casetta in legno. Era così ben riscaldata che la porta stessa, al suo tocco, era tiepida. Bussò più volte di fila. "Aprite!" urlò. "Aprite!"

Nessuno sembrava dargli ascolto.

Ma lui insistette. "Apritemi! Vi prego, aprite!"

Le lacrime si mischiarono alla pioggia.

 

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I wanna know, have you ever seen the rain

Coming down on a sunny day?

(B.Tyler, "Have You Ever Seen the Rain")

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Trinity Woods

5:25 p.m.

Scully stava leggendo una rivista di medicina seduta su divanetto davanti al camino. L'idea di accendere il fuoco era stata di Mulder, che adesso stava facendo un solitario, sbuffando e sospirando ogni cinque minuti, mentre raccoglieva le carte e le risistemava sul piano lucido del tavolo. Seduto più in disparte, Walter Skinner era intento a leggere 'Cuore di Cane' di Bulgakov.

"Mulder." lo chiamò Scully.

Fox guardò la collega. "Che c'è?"

"Cosa diceva la chiamata?"

Mulder sospirò, mentre Skinner alzava lo sguardo su di lui. "Parlava di quello che avremmo trovato qua in zona. Una Base, di quelle dove portano i rapiti."

"Ripeto che avremmo dovuto richiedere qualche aiuto." disse Skinner.

"Siamo già in troppi." replicò Mulder. "La chiamata è stata chiara: meno siamo meglio è."

"Già, ma se va avanti a piovere così, saremo bloccati qui dentro."

Cadde di nuovo il silenzio tra gli agenti.

Scully cambiò posizione, accomodando la rivista sulle ginocchia. Mulder raccolse di nuovo le carte, rimescolandole. Skinner voltò pagina.

Dopo qualche minuto, Mulder buttò il mazzo sul tavolo e si alzò. Skinner e Scully lo guardarono. Lui non vi fece caso e fece per dirigersi verso la cucina, quando sentirono bussare alla porta.

Dimenticando le loro occupazioni, presero di corsa le pistole e si precipitarono intorno alla porta. Da dietro, Scully aprì la porta e tutti puntarono le pistole verso l'apertura.

L'uomo alzò le braccia, per dimostrare di essere disarmato, poi fece un passo verso l'interno.

"Krycek?!" sibilò Mulder, in piedi davanti a quell'uomo, inzuppato, infangato e insanguinato, che a stento riusciva a respirare.

Skinner lo prese per il collo della maglietta, sbattendolo contro il muro e puntandogli una pistola sotto la gola. "Che cosa vuoi, Krycek?! Sei stato tu a darci questa finta pista?!"

Alex scosse la testa vigorosamente. "La telefonata... sì, era mia ma... io... Ho solo bisogno d'aiuto!"

"Solo?!" urlò Mulder. "Solo bisogno d'aiuto? Con quale diritto..."

Fece per colpirlo al viso, ma lui urlò. "Vi prego! Io ho bisogno... Non..."

"Tu sei un criminale, Krycek, un bastardo pezzo di merda. E osi venire qui a chiederci aiuto?!" urlò Mulder.

Alex sembrava quasi volere entrare nel muro per sottrarsi alla stretta dei due uomini. "Scully..." disse ad un tratto. "Scully, tu sei un medico, tu puoi capire."

Dana, che era rimasta leggermente più in dietro dei due uomini lo stava fissando. "Che cosa?"

"Ho bisogno di voi... Vi prego... C'è... c'è una persona in pericolo... io non posso aiutarla da solo!"

Mulder lo guardò seriamente. "Una persona in pericolo. E come vuoi incastrarci, ora, Krycek?"

"Io... io non voglio incastrarvi... Non..."

Skinner lo trascinò in avanti di pochi centimetri, solo per risbatterlo indietro contro al muro lasciando la presa. I tre si allontanarono di poco, le pistole ancora pronte.

"Non è una trappola!" urlò Alex. "Vi prego..."

"Krycek, sei solo un pezzo di merda che merita solo di essere preso a calci nel culo." disse Fox.

"Puoi pensare di me quello che vuoi, Mulder, fammi pure quel cazzo che vuoi, ma ti prego, aiutami."

Mulder scosse la testa: "Fottiti, Krycek."

Dana si avvicinò. "Cosa dovremmo fare?"

Alex le rivolse uno sguardo di profondo ringraziamento. "Qui vicino, c'è una Base." rivolse uno sguardo veloce a Mulder, poi guardò di nuovo Scully. "Dove portano le persone che vengono rapite. Là... là gli fanno gli esperimenti..."

Dana gli lanciò uno sguardo duro.

"Allora?" fece Skinner, impaziente.

"Ci hanno portato una persona... Io... io ho bisogno di portarla via di lì. Prima che le facciano del male."

"Chi è?" chiese Mulder.

"Joy Melody Carter."

I tre si scambiarono un sguardo. "Che cos'hai a che fare tu con lei?" esclamò Mulder.

"Molto." disse lui. "E' tutto quello che ho al mondo."

"Alex..." sussurrò Scully.

I tre rimasero in silenzio, come traumatizzati dall'improvvisa rivelazione: il ragazzo di Mel, il perché della sua segretezza, il perché del tradimento nei confronti di Carter.

"Se scopro che stai mentendo, Krycek, sei un uomo morto." concluse Mulder.

 

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This is where we are today

People going separate ways

This is way things are now

In disarray

I read it in the papers

There's death on every page

Oh Lord, I thank the Lord above

My life has been saved.

(Queen, "My Life Has Been Saved")

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La Base, distaccamento 1, SL-2

5:25 p.m.

Joy Melody Carter era abituata a dormire in un letto a due piazze, con due cuscini e coperte morbide e calde. Quel letto le pareva piuttosto piccolo e freddo. Si girò, cercando un cuscino, ma l'unico risultato fu quello di sbattere con il dorso della mano contro un muro. "Aah!" esclamò, aprendo gli occhi. Intorno a lei era buio e si girò dall'altra parte per cercare la lampada. Non trovando nemmeno il comodino intuì che c'era qualcosa che non andava. Non aveva nemmeno le coperte. "Che diavolo sta succedendo?" Fece per alzarsi, quando si accorse che, restando seduta sul letto, i suoi piedi non raggiungevano il pavimento. "Oh Moj Bog..." sussurrò. Allungò una gamba, tenendosi aggrappata alla spalliera e finalmente riuscì a toccare il pavimento. Era freddo e lei rabbrividì, rendendosi conto di non avere più addosso i propri vestiti. Appena si mise in piedi, la luce si accese. Era fortissima e Mel non vide più niente. Perse l'equilibrio e in un istante il bianco intenso e doloroso divenne un nero profondo, privo di sensazioni. L'uomo sospirò, vedendo la ragazza crollare al suolo priva di sensi. Sfilò il pacchetto di Morley nella tasca della giacca ed estrasse una sigaretta. Se la mise tra le labbra e si chinò accanto al corpo. "Agente Carter, non ci siamo..." Alzò leggermente la manica del camice che Mel portava, osservando per qualche istante una puntura d'ago già cicatrizzata. Sorrise appena, sussurrando: "Moj Bog."

 

*******

If your lips

Feel lonely and thirsty

Kiss the rain

And wait for the dawn.

(B. Myers, "Kiss The Rain")

***

Trinity Woods

6:07 p.m.

"Lei pensa che Carter sapesse chi è Krycek?"

Mulder scosse la testa. "Ultimamente m'ha detto che l'ha lasciato perché non le aveva raccontato la verità. Potrebbe avere a che fare con questo."

Skinner annuì. "Ma Carter è nell'FBI. Possibile che non abbia mai incontrato Krycek nei database?"

"Mel non ha seguito molti casi sul campo. Non la ritengo colpevole di aver nascosto Krycek. Sono praticamente sicura che lui non le abbia mai detto nulla di quello che faceva." replicò Scully. I tre agenti rimasero in silenzio per qualche istante, quindi Dana riprese: "Se Mel è stata rapita, abbiamo comunque il dovere di difenderla e liberarla."

Mulder annuì: "D'accordo, andiamo a parlargli."

Aprirono la porta, sbucando in una piccola stanzetta dove Alex era stato ammanettato al termosifone.

"Come sai che i rapiti vengono portati lì?" chiese Mulder, sedendosi davanti a Krycek.

"Lo so. Ho fatto parte di quella combriccola, Mulder! Devi credermi!"

Fox scosse la testa. "E ora ne sei uscito?"

"No... ma... non sono più dalla loro parte. Sono un infiltrato..."

"Perché avrebbero preso Melody?" chiese Dana.

"Per riportarmi sulla retta via. Hanno... intuito qualcosa."

"Krycek, sei solo un pezzo di merda." concluse Mulder, alzandosi.

Alex scosse la testa, quindi osservò i due uomini lasciare la stanza. Si girò: Scully era ancora in piedi, in disparte. "Scully..." sussurrò lui.

"Hai qualche prova?"

Lui scosse la testa. Indicò la sua giacca inzuppata che Dana si era premurata di stendere accanto al termosifone. "Guarda in una tasca. C'è una mappa."

Scully, senza perderlo di vista, frugò nelle tasche, trovando un foglio spiegazzato. "Questa?" Si sedette accanto a lui. "Cos'è?"

Alex indicò un punto. "Questa è l'entrata. Ma noi dobbiamo passare di qui. La porteranno nell'SL-2."

"Cos'è?"

"Sottolivello 2. Dove... dove fanno gli esami preliminari."

 

*******

Floating down through the clouds

Memories come rushing up to meet me now

In the space between the heavens

And in the corner of some foreign field

I had a dream.

(Pink Floyd, "The Gunner's Dream")

***

New York, James Carter Street

12 gennaio 1983, 7:07 p.m.

Dov'era? Dove si trovava? Cosa stava facendo? Cosa stavano facendo gli altri intorno a lei? Ma soprattutto... chi era?

La ragazza alzò lo sguardo verso i grattacieli grigi. Cos'erano quelle costruzioni? Aveva freddo, un freddo intenso e pungente. Si strinse le braccia attorno al corpo e continuò a camminare, riprendendo a cantare la sua canzone.

"Ehi... ragazza?" Una voce. Chi era? E cosa stava dicendo? Non capiva. "Ehi, che ci fai in giro tutta sola? Hai perso i tuoi genitori?"

Lei si girò, guardando l'estranea in viso.

"Oh... Ma tu sei già una signorina, vero? Come ti chiami?"

Lei non rispose. Non capiva cosa stava dicendo.

"Ehi? Mi senti?" La ragazza abbassò lo sguardo, osservando la neve sotto i suoi piedi. "Hai freddo? Forse è meglio che ti porti da qualche parte... ehi?"

La ragazzina riprese a cantare. La donna la condusse lontano da lì, fino a un ospedale. Non sapeva che altro poteva fare per quella ragazza che continuava a cantare una melodia dolce e allegra.

"Come ti chiami, piccola?" le chiese una pediatra. Ancora nessuna risposta. "Ok... Be'... visto che non me lo dici e che continui a cantare, posso chiamarti Joyful Melody?" Lei seguiva incuriosita i movimenti della dottoressa, la quale indicò se stessa. "Lavinia Parton." Poi indicò la ragazza, attendendo una risposta che non arrivò. Quindi disse. "Joyful Melody." Sorrise. "Prova a ripeterlo."

"Zoyfu Mielo." fece lei.

"Ehi, brava. Ci siamo quasi. Prova a dire il mio: Lavinia Parton."

"Lavinia. Lavinia." disse lei, tremando. "Lavinia..."

"Sì, bravissima." La donna prese le mani di Mel tra le sue. "Ok, stai tranquilla. Capiremo cos'hai."

 

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I don't have love to share,

And I don't have one who cares,

I don't have anything,

Since I don't have you.

(Guns 'N' Roses, "Since I Don't Have You")

***

Trinity Woods

7:07 p.m.

Quando Scully rientrò nella stanza, Krycek stava guardando fuori dalla finestra. Non poteva fare molto altro, visto che Mulder e Skinner si erano visto che era ancora ammanettato al termosifone. Alex la guardava nel riflesso del vetro. "Skinner e Mulder stanno ancora discutendo se darmi fiducia o no?" le chiese.

Scully gli passò una tazza di latte caldo, annuendo appena.

"Grazie." disse lui, portando la tazza alle labbra.

Dana si sedette poco distante da lui. "Non stavi mentendo, prima, vero?"

"No." rispose lui, tra un sorso e l'altro.

"Riguardo Melody?"

Krycek la guardò in viso. "Cosa?"

"E' come dicevi? Hanno preso lei per metterti in riga?"

"Io... credo di sì. Non ci sarebbero molto altri motivi... E l'hanno già fatto... con te e Mulder."

Scully distolse lo sguardo e uscì, prima che lui potesse dire altro.

 

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Remember when we felt the sun

A love like paradise, how hot it burned

A threat of distant thunder, the sky was red.

(Pet Shop Boys, "Domino Dancing")

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New York, Orfanotrofio Friedrich Froebel

12 aprile 1985, 4:27 p.m.

"Ehi, Joy Melody, che stai facendo?"

La ragazza alzò lo sguardo sul volto sorridente della donna. "Suor Romana, sto parlando con questo gattino."

"Andiamo, Joy, si sa che coi gatti non si parla. E' ora di pranzo, forza."

Mel si alzò e corse verso la suora. "Posso fare la veterinaria, da grande?"

"Lo sai che cosa devi fare."

"Sì, lavorare con impegno e studiare tanto. A proposito, il Pet Shop?"

"Ha telefonato quindici minuti fa, ha detto che ti prende in prova per un mese."

Joy Mel urlò di gioia: "Sì!"

"So che non mi deluderai."

"Ci può contare!"

 

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If you really want to you can hear me say

Only if you want to will you find a way.

If you really want to you can seize the day,

Only if you want to will you fly away...

(Enya, "Only If...")

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New York, Alpha Bravo Charlie Pet Shop

5 maggio 1989, h 4:27 pm

Melody stava grattando con aria assente la testa a un gattino, mentre leggeva uno dei suoi volumi di biologia, quando la porta dell'ABC si aprì. Alzò lo sguardo e vide due uomini che indossavano completi neri e cravatte strane. Si alzò in piedi, prendendo in braccio il gattino. "Desiderate?"

Uno dei due sfoderò un istintivo. "FBI. Stiamo facendo un controllo di routine sugli acquisti di medicinali."

"Le chiamo il mio capo, è lui che si occupa di quelle cose..." Melody andò verso una porta aperta dietro il bancone, parlò per pochi istanti, quindi fece cenno all'agente di passare dietro. Sentì la voce allegra del suo capo parlare cordialmente. Si sedette al bancone, mettendosi il gattino in grembo, mentre riprendeva a leggere. Il secondo agente era rimasto davanti al bancone a guardarla. "Che cosa stai studiando?"

Lei alzò lo sguardo. "Biologia. Il sistema cardiaco dei felini."

"Mhm... interessante." fece l'altro.

Melody strizzò un sorrisetto.

"Sei alle superiori?"

"No. Veterinaria."

"Oh. Scusa." fece l'altro.

Melody scrollò le spalle e a quel movimento una zampa posteriore del gattino cadde oltre le gambe della ragazza. "Ehi, Teo." Melody prese in braccio il gattino che si stava svegliando.

"Teo, diminutivo di Theodore?" chiese l'agente, che evidentemente non aveva di meglio da fare.

"No. Di Teotihuacan." La ragazza appoggiò il gattino al bancone.

"Teotihu... che?"

"Teotihuacan. E' il nome di un'antica città dell'America Latina." Melody sorrise e stette ad osservare Teo muoversi per qualche istante. Poi alzò lo sguardo sull'agente. "Com'è l'FBI?"

 

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The days are bright

Filled with pain

Enclose me in your gentle rain.

(X, "The Crystal Ship")

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Trinity Woods

10:13 p.m.

Alex Krycek stava ancora osservando fuori dalla finestra quando i tre agenti rientrarono. "Qual è il piano?" disse Mulder. "Ammesso che tu ne abbia uno."

Alex sentì il suo cuore riprendere a battere di colpo. L'avrebbero aiutato. "Durante il trasporto dall'SL-2 al livello successivo possiamo intervenire. Di solito ci mettono una decina di ore."

"Dieci ore per un trasferimento?" fece Mulder, ancora diffidente.

"Sono procedure lente perché se ne fregano delle persone!" esclamò lui. Poi abbassò lo sguardo. "Non abbiamo speranze di entrare là dentro prima di notte."

Skinner scosse la testa. "Krycek, tu ci stai solo prendendo in giro. Ci vuoi mandare dritti in bocca al leone."

Alex rimase in silenzio per alcuni istanti, poi disse: "Non è una trappola. In che modo posso giurarvelo?"

 

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Be free with your tempo, be free be free

Surrender your ego - be free, be free to yourself.

(Queen, "Innuendo")

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FBI, New York

12 gennaio 1995, h 7:07 p.m.

"Devo congratularmi con voi." Oliver Svanzen sorrise da dietro la scrivania alla squadra che aveva istituito quattro mesi prima. "Siete un'ottima squadra, ragazzi. Spero che potremo lavorare ancora tutti assieme in futuro."

I sette agenti davanti a lui avevano sguardi stanchi ma compiaciuti. Il lavoro era stato lungo e pesante, ma alla fine il caso era stato risolto e una grossa banda di spacciatori era stata sbattuta in galera. La "squadra anti-papavero" ora doveva disfarsi.

"Andate a casa e godetevi il vostro meritato riposo." Fece un gesto agli agenti, salutandoli con un sorriso. Quando l'ultimo se ne fu andato e la porta si fu chiusa, Svanzen riprese in mano il fascicolo, estraendo una foto della squadra. Sospirò soddisfatto, quindi si alzò e uscì dall'ufficio.

Percorse i corridoi e le scale, quindi, senza bussare, entrò in un grande ufficio caotico. La stanza era immersa nel buio, con l'eccezione di una piccola sfera dorata che illuminava una scrivania in stile con il resto dell'ufficio.

"Carter?"

Melody alzò lo sguardo da una copia del fascicolo. "Signore?" disse.

"Che ci fai ancora in ufficio?"

"Niente... Rileggevo il fascicolo e... boh... non so."

Svanzen sorrise. "Malinconia della squadra?"

"Già. Forse."

"E' tardi. Dovresti andare a casa."

"Sì, lo so... Ma..." La ragazza chiuse il fascicolo, mentre il suo superiore si sedeva davanti a lei.

"Qualcosa che non va?"

"No. Tutto bene."

"Sei la più giovane della squadra, ma ti sei fatta valere. Sei stata molto brava."

Melody sorrise. "Be'... se non ci si fa valere... E poi, non so se sono la più piccola. C'è sempre Timmy."

"Timothy Angelson ha ventinove anni, credi di averne di più?"

"Non lo so." fece lei, con tutta naturalezza. "Se ai tempi ne avevo... quattordici o quindici... adesso dovrei averne..." Melody sbuffò. "Venticinque... ventisei..."

Oliver rise. "Devo dedurre che non ti piace invecchiare."

"E' il bello del non sapere di preciso quando si è nati. Così quando mi chiedono l'età posso inventare. Devo inventare."

Lui rise di nuovo. "Be', Melody, non hai mai festeggiato un compleanno?"

"Sì. Con le suore del mio orfanotrofio lo festeggiavamo il giorno in cui sono stata ritrovata."

"E sarebbe?"

"Il 12 gennaio."

"Oggi è il 12 gennaio."

La ragazza sorrise. "Già. Così sono invecchiata di un altro anno..."

"Posso invitarti a cena?"

"Non è contro la politica interna del Bureau?" chiese lei, alzandosi.

"Pensavo a una pizza a casa mia..."

Melody sorrise.

"Allora? Che ne dici? Ti va?"

 

*******

Maybe I didn't treat you quite as good as I should

Maybe I didn't love you quite as often as I could

Little things I should've said and done, I never took the time

You were always on my mind

(Pet Shop Boys, "Always on My Mind")

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Trinity Woods

10:28 p.m.

Krycek aveva sentito i tre agenti discutere animatamente nella stanza accanto. Non sentiva di preciso le parole, ma sapeva bene che stavano discutendo su di lui. Ma questo lo stupiva. Non capiva perché avrebbero dovuto discutere, essendosi ormai convinto che fossero tutti e tre completamente in disaccordo con lui. Quando Scully entrò nella stanza portandogli qualcos'altro da mangiare, la cosa gli fu chiara. Dana era dalla sua parte, o meglio da quella di Melody, mentre Skinner e Mulder, pur di andare contro di lui, avrebbero lasciato Joy in pasto a quei bastardi.

Alex la ringraziò e si mise a mangiare. Si sentiva a disagio, perché Scully lo stava fissando. Alzò lo sguardo. "Mhmm?" chiese a bocca piena.

Scully prese una sedia e si sedette al tavolo, poco distante da lui. "Come hai conosciuto Melody?" gli chiese.

Alex ingoiò e sorrise. "Facevamo parte tutti e due del Proekt."

"Melody mi ha detto qualche cosa sul Proekt. Ma che cos'è di preciso?"

Krycek mangiò un altro boccone prima di rispondere: "Proekt è una parola russa che significa Progetto. Era un'associazione russa atta a diversi scopi."

"Ad esempio?"

"La creazione di un esercito perfetto." rispose subito lui.

"Tu ne facevi parte, vero?"

"Sia io che Melody ne facevamo parte. E anche Lara."

"Conoscevi Lara?" chiese Scully.

"Sì, era la sorella di Svetlo. Sorella di madre."

"Di chi?"

"Di Svetlana, il vero nome di Joy Melody."

Scully sospirò. "Perché Mel non si ricorda niente del passato?"

"Sua madre... decise di... cancellarle la memoria... non chiedermi di preciso perché."

"E' fantascienza." replicò lei, in tono duro.

 

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And look at the two of us in sympathy

And sometimes ecstasy

Words mean so little, and money less

When you're lying next to me.

(Pet Shop Boys, "Rent")

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Appartamento di Oliver Svanzen, New York

12 gennaio 1995, h 10:13 pm

Oliver non ricordava di aver mai preso in braccio una donna più leggera. Melody aveva le braccia attorno al suo collo, mentre i loro corpi premevano l'uno contro l'altro. Arrivati a casa di lui, si erano dimenticati della pizza, della cena, di tutto, avevano iniziato a dare sfogo alla passione.

"Oliver..."

"Sì... Melody... ohhhh."

"No... Oliver..." Carter si ritrasse quel poco che poteva, mettendogli una mano sulla guancia. "Aspetta, Oliver. Aspetta..." Riprese fiato, quindi disse.: "Non qui..." Sentì il rossore assalirla.

"Dove?" chiese lui, impaziente. "Va bene in camera da letto?"

"Sì... ok..." Melody sorrise imbarazzata.

Svanzen la prese in braccio e la portò in camera, stendendola sul letto. "Nessuno ti ha mai detto che sei bellissima?"

Melody scosse la testa.

Oliver riprese a baciarla. "Che gente strana che frequenti..."

"Non frequento molta gente..."

Svanzen iniziò a spogliarla, mentre lei rimaneva ferma e leggermente rigida. Quando tutti i vestiti furono scomparsi, Oliver si accorse che la ragazza stava tremando. Cercò di darsi una controllata e le sorrise. "Hai freddo?"

"No..."

"Che cosa c'è?" sussurrò.

"Ho un po' paura..." disse.

"Oh..." Oliver aprì il cassetto del comodino e frugò per qualche istante. "Sì... hai ragione... ci vuole qualcosa..." Trovato un preservativo, si mise in ginocchio accanto a lei.

"Hm... Oliver... non... non intendevo quello."

Lui la guardò stupito. Si abbassò a baciarla, quindi le chiese: "Cosa?"

"Ti... de... il... mmmm... ehm... Oliver... è...è la prima volta per me."

Svanzen si ritrasse involontariamente di scatto.

Melody chiuse gli occhi e sospirò. "Io..."

Lui scosse la testa e le accarezzò la guancia. "Ehi. Hai fatto bene a dirmelo. Sei stata onesta. Io..."

"Sei spaventato o schifato?"

"Né uno né l'altro. Solo... be', devo essere onesto... un po' spaventato... ma soprattutto stupito. Non... non è facile oggi trovare una ventisettenne vergine."

"Se non avevo trovato nessuno con cui valga la pena di farlo..."

Svanzen sorrise. "Io sì? Vuoi farlo?"

Carter annuì.

Oliver le sorrise e la baciò di nuovo, questa volta più dolcemente e lentamente, mentre esplorava il corpo di lei con una mano. Melody cercò di rilassarsi, ma quando lui, dolcemente, cercò di iniziare, ebbe una crisi di panico. Cercò di stringere le gambe, trovandosi in mezzo i fianchi di Svanzen. Quindi gli mise le mani sulle spalle per allontanarlo. "No no!" urlò.

Lui si ritrasse di scatto, spaventato da quella reazione. Appena fu libera, Carter si girò su un fianco, scoppiando a piangere.

Oliver rimase fermo per alcuni istanti, sconcertato. Poi raggiunse i propri boxer e, dopo esserseli infilati, si distese accanto alla ragazza, avvolgendola in un abbraccio. "Shhh..." sussurrò. "Va tutto bene, Mel. Stai tranquilla."

La ragazza lentamente si calmò, quindi, asciugandosi il volto con una mano disse: "Mi dispiace..."

"Non fa niente, non preoccupartene."

"Non so che mi è preso..."

"Io credo di saperlo." fece lui, sottovoce.

"Cosa?"

"Forse la tua perdita di memoria dipende da un trauma di natura sessuale."

Melody lo guardò interrogativamente. "Che intendi?"

"Non sei vergine."

 

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I pass through noise and silence, I walk alone

It's a beautiful day, it's raining and it's cold.

(Gala, "Let A Boy Cry")

***

Trinity Woods

11:00 p.m.

Krycek finì di mangiare in silenzio, osservato da Scully. Alla fine le disse: "Grazie per quello che stai facendo per Melody."

"Skinner e Mulder non sono convinti e non posso dargli totalmente torto."

"Cosa stanno facendo ora?"

"Sono andati a fare un giro di perlustrazione nella zona."

"D'accordo." Alex rimase in silenzio, pensando che Dana se ne sarebbe andata. Ma non fu così. "Hai detto che il Proekt ha tentato di fare un esercito perfetto. In che senso?"

Krycek si girò. "Prendevano bambini piccoli, iniziando a insegnare loro tutto ciò che poteva servire. Abituandoli a vivere nelle condizioni peggiori, a subire di tutto..."

"Usavano la violenza?"

"Dire violenza è un eufemismo." fece lui. "La madre di Joy ha portato la figlia negli States per sottrarla al Proekt."

"Il Governo russo approvava questo Proekt?"

"No, non ne era nemmeno a conoscenza. Era un apparato militare segreto. Si dice che ogni stato ne abbia uno."

"Lara era..."

"Lara era un esperimento genetico. Facevano anche quello. Forse per lei è stato ancora peggio che per me e per Joy... certo, la lasciavano in pace, ma... Insomma... era un... fenomeno abnorme. A lei... a lei fu insegnato ad odiare, ma non ebbero molto successo." Krycek sorrise. "Mi ricordo che io, lei e Joy giocavamo assieme, nel breve periodo in cui sono stato con loro." Alex si girò verso di lei. "Sai... sai le crisi di freddo che ha Melody?"

Dana annuì appena.

"Ci lasciavano fuori al freddo e dovevamo scaldarci come meglio potevamo, per non morire congelati. Una volta... Svet aveva più o meno... tredici anni. Abbiamo trovato una sorta di grotta e ci siamo rifugiati là... E' stato lì che l'ho... hm... conosciuta, se capisci quello che intendo."

Scully annuì. "Così è per questo che sei scappato dalla Russia? Sua madre ti stava rincorrendo per prenderti a randellate?"

Alex sorrise: "No. I miei genitori mi portarono negli States di nascosto per sottrarmi alle torture del Proekt. E poi... la madre di Joy avrebbe voluto prendere a randellate qualcun altro..."

Passarono alcuni istanti di silenzio. "Poi?" chiese infine Scully.

"Poi con Svetlo... con Joy?"

Dana annuì.

"Be'... purtroppo ci siamo persi di vista quando io sono partito per gli Stati Uniti. Un anno fa... mi è caduta tra le braccia..."

"Caduta tra le braccia?"

"Be', sì. L'ho reincontrata per caso... lei aveva appena concluso una relazione con Oliver Svanzen... Mel mi ha detto che è stato lui a farle passare le crisi di panico."

Scully stava per riprendere, quando si accorse che si stava comportando come un'adolescente troppo curiosa. Alex sorrise, si era accorto dell'imbarazzo di Scully.

 

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Win or lose, sink or swim

One thing is certain we'll never give in

Side by side, hand in hand

We all stand together.

(P.McCartnery, "We All Stand Together")

***

New York

4 aprile 1998, 7:07 pm

Alex Krycek stava camminando per la viuzza che conduceva al suo appartamento. Diede un calcio a un ciottolo che aveva avuto la sfortuna di ritrovarsi proprio sulla sua strada. Ad un tratto sentì una voce di donna: "Appostamento 13, qui tutto a posto. Passo e chiudo ragazzi, la serata è conclusa." Una spia, pensò. Poi la guardò e rimase fulminato. La donna, una ragazza sui trent'anni anni, con capelli scuri e carnagione chiara, indossava una giacca blu con la scritta "FBI" in giallo sulla schiena. Ma quello che lo colpì furono gli occhi. "-Oci ciornie...-" sussurrò.

Si mise sulla sua strada e la donna lo schivò senza dire nulla. "Svet!" la chiamò.

Lei si girò. Rimase un momento immobile. Poi disse: "Mi confonde con qualcuno."

"Net..." disse lui. "Svetlana..."

"No, mi dispiace... non mi chiamo Svetlana. Mi chiamo Joy Melody Carter, sono dell'FBI." disse, sfoderando il distintivo.

"Joy Melody? E'... No... sei tu, sei Svet, ne sono sicuro!"

"No, si sbaglia, io..."

"-Mia piccola occhi neri...-"

A quella frase, pronunciata in russo, Melody rimase fulminata. "-Moj Bog...-" sussurrò.

 

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I'm talking my ride with destiny

Willing to play my part

Living with painful memories

Loving with all my heart.

(Queen, "Made in Heaven")

***

Trinity Woods

11:14 p.m.

Skinner e Mulder tornarono dopo aver visto l'esterno della Base. Riferirono che era appariva solo come una sorta di industria, un capannone piatto e largo. Ma Krycek assicurò che esistevano due sottolivelli.

Alla fine, decisero di fare un'incursione quella notte.

"Scully, è meglio che rimani qui." disse Krycek, alla fine.

"Io non vedo il perché."

"Krycek ha ragione." una frase che a Mulder costò fatica.

I tre uomini osservarono Scully, divenuta d'un tratto nervosa. Tutti sapevano perché lei non avrebbe dovuto andare là. Vi era già stata, contro la sua volontà, e nessuno aveva intenzione di riportarcela.

"Melody potrebbe aver bisogno di cure mediche e se noi riusciamo a farla uscire, tu potrai essere fuori." Alex concluse la discussione con fermezza e velocità. "D'accordo?"

Scully abbassò lo sguardo. "D'accordo."

 

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I don't like you, don't comprise

Shattered by your weakness

Shattered by your smile

And I'm not very fond of you and your lies

Shattered by your weakness

Shattered by your smile

(Cranberries, "Shattered")

***

*La Base (distaccamento 1, Virginia)

11:21 p.m.

Melody si massaggiò lentamente le tempie, cercando di far diminuire il dolore. Non era forte, ma era continuo. Sospirò.

La porta si aprì lentamente e l'uomo entrò.

Melody alzò lo sguardo, osservandolo criticamente. "Dove sono?"

"Non importa questo." gli rispose lui. "E' più importante che tu sappia chi sei."

"Sì, lo so chi sono, mi chiamo Joy Melody Carter e sono un'agente dell'FBI. Rapirmi è un reato criminale e... mi spiega perché sta ridendo?"

"Non sto ridendo. Sto sorridendo." replicò lui. "Qui siamo al di sopra dell'FBI, *agente Carter*."

"Ah, davvero? Mi sono sempre chiesta cosa ci fosse nella soffitta del J.E.Hoover Building."

"Apprezzo il tuo umorismo. Ma non siamo qui per scherzare."

Mel sospirò. "Di' un po'. Sei tu quello che ha preso Nathan per farmi rapire?"

"Già." replicò lui. "Ma come tanti altri, mi ha tradito."

"No, non ha tradito te. Semplicemente ha fatto quello che era giusto. E qui ora chi mi ha portato? Dieci piccoli indiani o dieci piccoli uomini grigi?"

Lui sorrise. "Sei qui per una ragione ben precisa, Svetlana."

Mel emise un gemito. "Basta con questo nome. Non lo voglio più sentire."

"E' il tuo vero nome."

"E allora? Chi si ricorda qual era il vero nome di Marilyn Monroe o di Sting? Tutti li conosciamo con questi nomi." Alzò gli occhi al cielo. "Non mi dica che non sono famosa come la Monroe né so cantare come Sting, perché non sarebbe una novità per me."

L'uomo sorrise: "Non sei cambiata. Sei sempre logorroica."

"Cambiata... pare che lei mi conosca bene."

"Da molto, molto tempo." replicò lui. "Talvolta mi presento come Yuri Tereskov."

Mel sgranò gli occhi, senza sapere cosa dire.

Lui sorrise. "Finalmente sono riuscito a farti rimanere senza parole."

"Perché mi hai pagato la cauzione? Perché l'hai pagata a Mulder? Perché mi hai mandato quei fiori?" Carter scosse la testa. "Oh, non lo voglio nemmeno sapere. Voglio solo uscire di qui."

"Non aver fretta." replicò lui.

"Ho dimenticato la minestra sul fuoco."

"Ho usato quel nome," iniziò. "perché speravo potesse rimanere un legame. Ricordi il tuo, ora?"

Carter sospirò: "Se rispondo giusto a tutte le domande, poi me ne posso andare? Stavo pensando di prendermi un gatto."

L'uomo sorrise. "Se collabori, forse potremo venire a un dunque."

"So che mi chiamo Svetlana Yuri Tereskova."

"Sai perché ti chiami Yuri?"

Mel scosse la testa.

"Quando tua madre ti aspettava, sperava che tu fossi un maschio. Avresti avuto meno problemi. Guarda Alex: è scappato dalla Russia in fretta."

"Alex? Tu conosci Alex?"

L'uomo rise: "E' il mio braccio destro. Certo non il sinistro."

Carter alzò gli occhi al cielo. "Dio, come sono conciata male." Si alzò e andò verso la porta. "Posso uscire?"

"Non così in fretta. Siediti."

Melody si lasciò cadere nella poltroncina.

"Ti chiamò Yuri di secondo nome, sperando di poterti far scappare al momento giusto, facendoti passare per un maschio."

"Peccato che poi sono passati quattordici anni, non so se lo sai. E comunque, se hai tante informazioni su mia madre, perché non le snoccioli tutte ora? Sono stufa di averle razionate."

"Avevo capito che non ti interessavano." L'uomo estrasse dalla tasca un pacchetto di Morley. "Nonostante quello che si pensava all'inizio, tu non sei Samantha Mulder."

"Ah, una notizia confortante." replicò lei. "Ma... Samantha Mulder che c'entra?"

"Non ora. Come ti dicevo prima, molte persone mi hanno tradito. Alex." Tirò fuori una sigaretta dal pacchetto. "Jeffrey." Estrasse l'accendino.

"Jeffrey? Spender?!"

L'uomo annuì. "Diana."

"Spender era... Ok, non lo voglio sapere. Cosa vuoi da me? Guarda che non mi va di andare contro la legge."

"Non preoccuparti. Quello che volevo da te, per ora, l'ho già avuto." Le passò due acetati, su cui erano stampate sottili righe nere in colonne. "Una PCR."

Mel le osservò per qualche istante, quindi gliele rese. "Posso andare?"

"Non le sai leggere, vero?"

Lei scosse la testa.

"Pensare che tua madre voleva tanto che tu diventassi medico."

Carter scrollò le spalle.

L'uomo accese la sigaretta. "Avremo ancora modo di parlare." Soffiò il fumo nell'aria pulita. Stava per riprendere a parlare, quando notò che Mel lo stava fissando. "La memoria olfattiva è forte, vero?"

"Tu..." balbettò lei.

"-Da?-"

"Sei... quel bastardo..."

"No, non sono quel bastardo che t'ha sparato e t'ha fatto altro, dopo."

Melody scattò in piedi. "Voglio andare via."

"E' difficile ricordare, vero Svetlana?"

Carter si lanciò verso l'uscita. L'aprì e uscì in corridoio. Corse verso il fondo, tentando a vuoto di aprire la porta.

"Non si aprirà." replicò lui. "Ma non capisco perché hai così paura di me."

"Io non ho paura di te!" urlò lei. "Io ti odio e basta!"

"Mi odi? Posso renderti la vita più semplice."

"Non voglio niente da te! Hai perso ogni diritto sulla mia vita! Voglio andarmene!"

"Voglio solo cercare di fare pace con te e darti qualche possibilità che non hai avuto." replicò lui, avvicinandosi.

"Adesso?!" urlò lei. "Vai affanculo! Ti vengono gli scrupoli adesso?! Dovevi pensarci trent'anni fa, invece di abbandonarmi al Proekt!"

 

*******

I know there's something

In the wake of your smile

I get a notion from the look

In your eyes, yea

You've built a love

But that love falls apart

Your little piece of heaven

Turns too dark.

(Roxette, "Listen To Your Heart")

***

Trinity Woods

12:25 p.m.

"Stiamo per partire." Scully prese le chiavi delle manette ma non gliele tolse. "Devo sapere una cosa, prima."

Krycek annuì.

"Mel ha detto che ti sei approfittato di lei, quando aveva tredici anni."

"Se non l'avessi fatto io che l'amavo, ci avrebbe pensato qualcun altro." le disse.

"Non è questo quello che voglio sapere." replicò subito lei. "Credo a Mel. Voglio solo sapere se la ami davvero, nonostante quello che le hai fatto."

"Non sarei qui." sussurrò Krycek.

 

*******

Sorry son, this is what I've done

This is what I have done

It was a long sad supper without you

Please don't hold me responsable

I tried and tried

It wasn't the same without my brain

It wasn't a game, it wasn't a game

(Cranberries, "Sorry Son")

***

*La Base (distaccamento 1, Virginia)

12:30 a.m.

Melody si asciugò le lacrime quando sentì bussare alla porta. "Avanti." disse.

Una donna sulla cinquantina entrò lentamente e rimase a guardarla per alcuni istanti.

"Be', che c'è?!" esclamò lei.

"Sei... tu sei... Joy Mel?" Aveva una spiccata pronuncia russa, ma cercava di nasconderla.

"Sì." rispose Mel.

"Vieni. Ti faccio uscire."

"Di qui? Oh bene, qualcuno che si decide a fare qualcosa di bello."

La seguì nel corridoio fino a uno stanzino, quindi la donna tolse la grata del condotto di aerazione e le disse: "Entra di qui. Salirai di poco, quindi potrai uscire."

Mel la guardò stranamente: "Non hai avuto l'ordine di farmi uscire. Mi stai facendo scappare."

"Non hai fatto patti con il fumatore, vero?"

Mel scosse la testa.

"Vai. E cerca di vivere bene."

La ragazza annuì. "Grazie." disse. Entrò nel condotto. "Vieni anche tu."

"Non posso. Per me l'aria fuori è tossica. Troppo abituata ad aria purificata."

"Ah... mi spiace. Cerca di non metterti nei guai."

"Non succederà."

Mel le sorrise. "Grazie." Fece qualche passo in avanti, quindi si girò e le chiese: "Come ti chiami?"

"Non è importante. Corri, ora, sta per finire il tempo!"

Carter fece come la donna le aveva detto.

Il fumatore entrò nella stanzetta: "E' andata?" le chiese.

Lilia annuì. "Sì, è cresciuta bene."

"Pensi di aver fatto la cosa giusta?"

"Solo se tu la lascerai in pace." Lilia si asciugò le lacrime. "E' stato difficile averla lì, a due passi da me, dopo quindici anni e non poterla abbracciare e baciare, non poterle dire che sono sua madre... E' bellissima. E' una ragazza meravigliosa, Raul. E' bella e intelligente."

Il fumatore le mise un braccio intorno alla vita. "Andiamo, Lilia. Abbiamo tanto da fare."

 

*******

And it's a long hard struggle

But you can always depend on me

And if you're ever in trouble - hey

You know where I will be.

(Queen, "Let Me Live")

***

Trinity Woods

12:43 p.m.

Pioveva. Iniziò a correre. Doveva uscire di lì. Doveva correre, correre, correre, correre correre correre correre correre. Non aveva tempo per fermarsi a riposare, doveva correre, correre, correre. Non aveva tempo per respirare. Doveva correre.

Doveva correre, scappare, allontanarsi dalla Base.

Andare via. Pioveva.

La pioggia l'accecava.

Doveva correre più in fretta.

La pioggia era fredda.

Scavalcare il recinto e lasciarsi cadere.

Qualcuno l'avrebbe trovata.

Qualcuno, là fuori.

L'avrebbe trovata.

L'avrebbe portata al caldo.

Qualcuno.

Chiunque.

Basta che non fosse lui.

Il traditore.

Skinner osservò la cancellata sul retro della Base. Non doveva essere molto difficile scavalcarla. Sarebbe stato ancora meno difficile se non avesse deciso di piovere a dirotto proprio in quel momento. Krycek e Mulder stavano aspettando che lui decidesse di fare qualcosa, mentre Scully era rimasta a una decina di metri a fare da palo e ad attendere.

"Mi sembra troppo facile." disse Skinner. "Come mai non ci sono telecamere di sicurezza o filo spinato?"

"E' impossibile accedere all'edificio senza un pass." disse Krycek.

"E allora perché non entri e la porti fuori con il tuo pass?"

Krycek scosse la testa: "Non si fidano più di me..."

Sì, ci stava arrivando. La cancellata, lei glielo aveva detto. La libertà... A quale prezzo? Non era importante ora. Al prezzo avrebbe pensato dopo. Ora scappa, scappa, scappa scappa scappa scappa... Melody cadde a terra, nel fango, quindi si rialzò e riprese a correre. Poi ad un tratto si accorse che stava piovendo. --Piove. Piove. Piove. Piove.-- poi anche quella parola uscì dalla sua mente. Scavalcò il recinto e le forze le mancarono. Si lasciò cadere, ovunque fosse finita, ora era fuori di lì. Non sentì il tonfo, quando il mondo ridiventò buio per l'ennesima volta.

Mulder si girò verso il cancello, sospirando. "Ok. Andia..." Non concluse nemmeno la frase perché un peso gli cadde addosso. Krycek e Skinner si girarono verso di lui, puntando le torce nel buio. Scully arrivò di corsa. "Che è successo, Mulder?" chiamò, tendendo a bassa voce. Fox si mise a sedere.

"-Moj Bog!-" esclamò Krycek.

Mulder si ritrovò tra le braccia Joy Melody Carter. Priva di sensi ma, da quello che lui poteva sentire, il suo corpo era caldo e percorso da leggeri tremiti. Era viva.

La pioggia continuava a cadere. Krycek si inginocchiò, prendendo dolcemente tra le mani il viso di Mel.

"E' ancora viva." disse Scully. "Dobbiamo portarla subito alla baita."

Mulder lasciò che Krycek prendesse la donna dalle sue braccia. In silenzio si incamminarono per tornare al rifugio, Skinner davanti a tutti ad aprire la strada, Krycek con Melody in braccio e per ultimi Mulder e Scully.

"E' piovuta dal cielo. Mi è caduta tra le braccia." sussurrò Mulder. "E' riuscita a scappare, dunque."

"Già. Ti sei fatto male?" chiese Scully, con una vena di ironia.

"Be', diciamo che pensavo fosse più leggera."

Arrivati alla baita, Krycek depose Melody in una delle stanzette. Scully si stava già mettendo all'opera per controllare le sue condizioni di salute.

"Come ha fatto a scappare, Krycek?" chiese Skinner.

"Non ho idea... io..." disse lui, sulla porta.

"Che pezzo di merda. Ci stai ingannando!"

"Fuori!" disse Scully, rivolta a tutti e tre.

I tre uomini uscirono silenziosamente, non avrebbero più parlato per molto tempo.

 

*******

Another night with open eyes

Too late to sleep, too soon to rise

You're short of breath, is it a heart attack?

Hot and feverish you face the fact

You're in love.

(Pet Shop Boys, "Can You Forgive Her?")

***

*Trinity Woods

1:12 a.m.

"Avete chiamato il soccorso?" chiese Scully, entrando in cucina.

"C'è stato un incidente sulla statale." disse Skinner. "Al momento sono sprovvisti di ambulanze ed elicotteri, per di più la zona è bloccata dall'allagamento."

"Joy sta male?" sussurrò Krycek.

"No, si rimetterà presto. Ultimamente ne ha passate tante che non mi stupirei se domani fosse al lavoro."

"Che cosa le hanno fatto?" chiese Mulder.

"Le ho trovato solo una puntura d'ago sul braccio sinistro, in corrispondenza della vena. Nient'altro, a parte il fatto che era completamente fradicia e infreddolita."

Mulder annuì, si alzò e uscì dalla stanza, come se fosse infastidito dalla presenza di Alex. Anche Skinner, poco dopo, lo seguì, dopo aver riferito a Scully che c'era del tè caldo sul fornello.

Scully si stirò e si alzò in piedi. "Ne vuoi?" chiese ad Alex.

"Sì, grazie." disse Krycek.

Si sedettero al tavolo come fossero due vecchi amici. Scully gli passò una tazza senza dire nulla. "Grazie per quello che stai facendo per Joy. Mi sembri l'unica che..."

"Io sono un medico." disse Scully. "E' mio dovere aiutare chi sta male. E Mel è mia amica."

Lui annuì, poi scosse la testa. "Non prendertela con lei... io non le ho mai detto quello che sono realmente."

"Le hai mentito e lei s'è arrabbiata."

Krycek annuì. "Ma non per questo: ancora non lo sa cosa faccio." Bevve un sorso di tè. "Non so come, ma ha ricordato che quella volta... nella grotta... quando abbiamo fatto l'amore per la prima volta, lei non era del tutto... d'accordo, né pronta."

"Ti rendi almeno minimamente conto di quello che le hai fatto?"

"L'hanno fatto altri, dopo di me, Scully, e non avevano il consenso di sua madre."

"Non hai pensato di chiederlo a lei, il consenso?" Scully si alzò in piedi e buttò il tè nel lavandino, di colpo nauseata.

"Amavo Svetlo." disse Krycek. "La amo ancora."

Scully scosse la testa. "Krycek, non sono affari miei, dovete vedervela tra di voi."

Alex annuì. "Cosa credi che le abbiano fatto alla Base?"

"A occhio e croce, solo un esame del sangue. Ma non posso esserne certa. Non ne ho i mezzi, qui."

Alex annuì. "Perché? A che scopo?"

"Questo non lo so... Se fosse già stata rapita?"

"No... oh Dio..."

"Cosa?"

"Il... ha... lei... no, non può succedere." Si alzò in piedi di scatto, cercando di uscire dalla cucina, ma Scully gli sbarrò il passo. "Cosa?" gli chiese.

"Lei... se l'hanno impiantata... se ha una cicatrice alla base del collo..."

Scully scosse la testa. "Ho già controllato. Non ha impianti."

Krycek lasciò andare un pesante sospiro. "-Kharasho, Bog...-" [Grazie, Dio.] Guardò oltre la soglia: "Posso vederla?"

"Non credo che sia una buona idea." replicò Scully.

Krycek non obiettò.

 

*******

When I'm gone no need to wonder

If I ever think of you

The same moon shines

The same wind blows for both of us

And time is but a paper moon

(Queen, "Teo Torriate")

***

*Trinity Woods

2:12 a.m.

Mulder entrò lentamente nella stanza per non fare rumore. Il senso di tradimento che aveva provato verso Melody era velocemente svanito. In fondo la capiva: anche lui si era fidato di Krycek, qualche volta, per necessità.

Si avvicinò al letto. Una delle coperte era scivolata via e Carter stava tremando. Mulder raccolse la coperta e gliela stese sopra. La sua mano sfiorò i capelli corti sulla nuca. Fox si avvicinò e li scostò leggermente, sperando di non svegliarla. Non c'era nessuna cicatrice.

Mel si mosse leggermente e aprì gli occhi.

"Ehi." le sorrise lui.

"Mulder? Che ci fai...? Dove sono?" disse con voce assonnata.

"Cosa ti ricordi delle ultime ore, Mel?"

Carter sospirò. "Devo proprio ricordarle?"

Mulder scosse la testa. "No."

"So che stavo correndo sotto la pioggia e poi... credo di esserti caduta addosso."

Lui sorrise. "Già."

"Era la seconda parte della mia visione alla casetta bianca." disse lei. "Ti ho fatto male?"

Mulder scosse la testa: "Vado a chiamare Scully." Uscì di corsa dalla stanza. Nessuno di loro aveva avuto voglia di dormire, così avevano aspettato in un teso silenzio che succedesse qualcosa. "Mel si è svegliata." disse Mulder.

Scully si alzò in piedi ed entrò di corsa nella stanza.

Krycek uscì dalla cucina: "Voglio vederla."

Skinner gli si mise davanti. "Dovrà dircelo lei se ti vuole vedere."

Melody stava cercando di alzarsi dal letto, quando Scully entrò. "Ehi, ehi! Che stai facendo?"

"Mi alzo." replicò lei, sorridendole.

"No, aspetta. Siediti. Ti ricordi se ti hanno dato qualcosa, là dentro?" Si sedette accanto a lei, prendendole il polso per misurarle il battito cardiaco.

"No, non credo... non lo so. So solo che mi hanno fatto un esame del sangue."

"Come ti senti?"

Mel alzò le spalle. "Il solito. Ho freddo."

Scully le mise una coperta sulle spalle. "Hai le vertigini?"

"No."

"Hai nausea?"

"No..."

"Ti senti strana, disorientata?"

"No! Non più di quanto dovrei esserlo nel trovarmi in una baita con voi due... Eravate qui per una serata romantica?"

"Scully, lasciala perdere." replicò Mulder. "Sta benissimo."

Melody sorrise.

"E comunque non siamo qui solo noi due." fece Scully.

"No, ci sono anch'io." Skinner entrò nella stanza. "Come ti senti, Mel?" le chiese con un tono di voce dolce che Mulder e Scully non gli avevano mai sentito usare.

"Sto bene!"

"Oliver mi ucciderà, prima o poi."

Carter alzò gli occhi al cielo.

"C'è un'altra persona... e vorrebbe vederti." disse Scully.

Mel guardò oltre Mulder, dove Alex stava aspettando in silenzio. Si alzò, lentamente, camminando fino ad oltrepassare la soglia.

"Ciao Joy." disse lui.

Carter lo osservò per qualche istante, quindi gli sferrò un pugno da farlo finire a terra. "Tu bastardo figlio di puttana..."

Krycek si massaggiò la mandibola. "J-Joy?"

"Tu ci lavoravi assieme..."

Alex cercò di ritrarsi a un secondo attaccò di Carter, senza riuscirci. "A chi?!"

"A quel bastardo!"

"Joy, non so di che parli!"

"Bugiardo pezzo di merda... sapevi tutto..."

Krycek si rimise in piedi e indietreggiò di qualche passo: "Io... giuro che questa volta non so davvero di cosa stai parlando."

"Come no!" urlò lei, spingendolo contro il muro. "Ci lavori assieme dagli anni Ottanta e non ti sei mai accorto che era lo stesso figlio di un cane che ha messo incinta mia madre quando..."

Krycek sgranò gli occhi, guardando la ragazza in lacrime. "Non è possibile..."

"Vai a farti fottere! Io non ti voglio più vedere! Mai più!" Mel cercò di correre indietro nella stanza, ma cadde a metà percorso. I singhiozzi erano talmente forti da impedirle quasi di respirare. Scully corse accanto a lei, prendendola tra le braccia. "Mel, è finita... non devi più preoccuparti di niente... shhh... è tutto ok... sistemeremo tutto..." continuava a ripeterle.

Mulder prese Alex per un braccio e lo tirò in cucina: "Non so cosa tu le abbia fatto, ma se ti avvicini ancora a lei, ti ammazzo."

Krycek era ancora troppo sconvolto per afferrare del tutto il senso delle parole di Mulder. Ascoltava ancora Mel piangere un pianto quasi isterico. Era così raro vederla piangere, che quando succedeva, raramente sapeva cosa fare. Quella volta, si sedette davanti alla finestra e guardò la pioggia.

 

*******

They wonder sometimes when they see all the

Sadness and pain the truth brings to light.

(S.Mclachlan, "Black")

***

*Trinity Woods

4:04 a.m.

"Dana?"

Scully si girò verso la porta nel letto e accese la lampada sul comodino. La fioca luce dell'abat-jour illuminò Carter in piedi sulla soglia della stanza. "Mel? Che c'è? Ti senti bene?"

Lei annuì, poi scosse la testa. "Stavi dormendo?"

"Non preoccuparti. Qualcosa non va?"

"Mi sento male." le disse, mentre accettava il muto invito di Scully a sedersi sul letto. "Ho un forte dolore in mezzo al petto e la nausea."

"Vuoi qualcosa da mangiare? Un cracker?"

"No... non mi va niente..."

"Sei andata da Angela MacLaine?"

"Sì, sì... non sono incinta, grazie a Dio... forse è per questo..."

Scully annuì. "Domani mattina torniamo a Washington. Perché non provi a dormire ancora un po'?"

"Non ci riesco... mi... mi sembra di scoppiare."

"Calmati." Si spostò indietro sul letto. "Sdraiati qui per un po'."

Carter fece come le aveva detto, rannicchiandosi il più possibile per portarle via poco spazio.

"Sei preoccupata per Alex?" le chiese Dana.

"Per Alex?... No... io lo odio..." Sospirò. "Dana, mi sento così confusa..."

"E' normale. Prima Nathan, poi Cain... poi questo... non stai passando un periodo facile, Mel."

"Non mi era mai capitato di sentirmi così..." Chiuse gli occhi. "E' come se stesse andando tutto in pezzi..."

"Adesso ascoltami. Domani usciremo di qui e sarà tutto finito. Potrai lasciarti alle spalle tutto questo e farti una nuova vita."

"Non so se ci riuscirò..."

"L'hai già fatto una volta, da sola, questa volta hai me, Mulder, Skinner, Svanzen e tanti altri amici. Non devi cambiare tutto, devi solo lasciarti alle spalle le brutte esperienze."

Mel guardò Dana in faccia. "Ho rivisto mio padre." disse.

Scully sospirò. "Non... non ti ha fatto piacere, vero?"

"Mise incinta mia madre e poi se ne andò. Un classico, no? Ricordo poco di lui... solo che ogni tanto tornava e mia madre era sempre felice di vederlo... Ogni volta le diceva: 'Ti porterò via di qui, Lilia, porterò via te e Svetlana'. E non l'ha mai fatto."

Dana le scostò qualche ciuffo dal viso.

"Ci ha lasciate là, a soffrire, e lui chissà dov'era." Chiuse gli occhi, le palpebre ormai pesanti. "Adesso pretende di tornare nella mia vita..."

"Non pensarci ora..."

"Dana?... Sai quell'odore che si sentiva... su quel foglio che ci ha permesso di ritrovare Mulder, quando... era finito in quell'ospedale di España?"

"Sì?" fece Scully, mentre dolcemente le tirava le coperte fin sopra le spalle.

"E' l'odore delle sigarette che fumava mio padre... le fuma anche ora..."

Scully non rispose. Rimase a guardare la ragazza per diversi minuti, chiedendosi se i suoi pensieri fossero così assurdi. Mel poteva essere figlia dell'uomo che, solo poco tempo prima, l'aveva tratta in inganno, sfruttandola per avere un presunto 'Santo Graal'?

Scully rabbrividì.

Tutto pareva coincidere.

Un puzzle che si ricostruiva da solo.

Jeffrey Spender era scomparso tempo prima. Il fumatore stava morendo. Ora aveva bisogno di un erede.

Scosse la testa.

Troppe coincidenze. E Mel era diversa dal fumatore.

Dana appoggiò la testa al cuscino e chiuse gli occhi.

FINE