In questo racconto ho usato i nomi (o i soprannomi) di sei persone che forse alcuni di voi riconosceranno: è inteso che l'X-Files non c'entra assolutamente niente con loro, anche se per alcuni atteggiamenti, preferenze, modi di fare mi sono ispirata a loro per altri, decisamente, no...

 

***

Campus dell'Università, Galileo, North Carolina

10:13 p.m.

La luna piena rischiarava i campi con la sua luce argentea. Il vento soffiava in un continuo sibilo tra le attrezzature sportive. A volte cessava, per riprendere subito a cantare la sua gelida melodia. Le stelle emanavano una luce palpitante a causa dell'atmosfera inquieta, sottili nuvole dalle sfumature grigie e bianche viaggiavano lentamente nel cielo nero e limpido.

Sotto al traliccio di uno dei canestri, quattro ragazzi stavano parlando sommessamente.

"Vuoi un tiro?" disse Emanuel, porgendo la sigaretta accesa alla ragazza seduta accanto a lui.

Lei scosse la testa, alzando una mano. "No, grazie..."

"Avanti, Stephany... non è droga, è una semplice Morley."

"No, non la voglio. Non mi piace fumare."

"Be', cosa dovevi dirci sulla casa, Anthony?" chiese Lucy, mentre si godeva il cielo stellato appoggiata al braccio del ragazzo.

Anthony aspirò lentamente dalla sigaretta, lasciando che il fumo salisse verso le stelle. "Non so se posso raccontarvela." disse con voce suggestiva.

Stephany sospirò. "Oddio, cominciamo."

Emanuel rise e spense la sigaretta sul cemento accanto a sé.

"Seriamente parlando, ragazze, non vorrei che non dormiste di notte..."

Lucy sbuffò e si alzò, allontanandosi dal ragazzo: "Sei noioso." disse.

"Sarete più noiose voi, quando di notte urlerete di paura." replicò lui, ritirando il braccio che fino a poco prima l'aveva sorretta.

"Ci avete trascinato qui per quello." replicò Stephany, appoggiando le braccia sulle ginocchia.

"Sì, ma..." replicò Emanuel.

La ragazza lo guardò alzando un sopracciglio: "Vuoi dirmi che ci avete portato qui per altri scopi?!"

Emanuel alzò una mano in segno di resa. "No, no... figurati. Be'... Anthony, visto che sono così convinte, sarà meglio portarle là."

L'altro spense la sigaretta e si guardò in giro. "Sì, ma... dov'è Lucy?"

I tre ragazzi si alzarono in piedi assieme, guardandosi attorno alla ricerca della quarta. "Sarà tornata in camera." replicò Stephany.

Anthony scrollò lei spalle: "Allora, ci andiamo alla casa o..."

"BUH!"

I due ragazzi urlarono quando Lucy piombò tra di loro urlando. Lei scoppiò a ridere fino a piegarsi in due assieme a Stephany: "Che facce che avete fatto!"

"Ma che scherzo scemo!" esclamò Emanuel. "OK, visto che siete così coraggiose, andiamo."

Velocemente scavalcarono il recinto posteriore del campo da basket, uscendo sui prati che circondavano il campus.

"E' lontana?" chiese Lucy.

"No, oltre alla collina, la vedremo facilmente dall'alto."

Arrivati in cima alla duna, si aprì loro la vista della campagna. Un vecchio recinto spezzato circondava un piccolo campo al cui centro spiccava al bagliore della luna una piccola casa bianca.

"Bella." sussurrò Stephany.

"Sì, ma tu non sai la storia che c'è dietro." le bisbigliò Emanuel all'orecchio e il suo respiro le fece venire i brividi.

"Che storia c'è dietro?" chiese lei, ad alta voce.

Anthony iniziò a raccontare: "Si dice che in quella casa ci siano degli spiriti."

"Fantasmi?" chiese Lucy.

"Non proprio. Sono spiriti che ti trasportano in un'altra dimensione, ti fanno vedere cose che non potresti vedere..."

"Sì, certo..." replicò Stephany. "Succede sempre, no?"

"Non ci credi?" le chiese Emanuel. "Io conosco un ragazzo che è entrato là assieme a un suo compagno di stanza. E' stato là dentro una notte intera e quando è uscito, il suo compagno di stanza era scomparso. Non l'hanno più trovato per due anni. E là dentro hanno visto i segreti più angoscianti della Terra."

"Ed è stato là dentro per due anni?! Andiamo, lo dite solo per fare gli stupidi!" Stephany si alzò e iniziò a scendere la collina.

"Stephany!" esclamò Emanuel. "Dove vai?!"

"Voglio vederla all'interno!"

"Torna indietro!" la richiamò Lucy. "Potrebbe essere abitata!"

"Be', vorrà dire che mi cacceranno fuori!"

Emanuel si alzò e la raggiunse correndo.

"Andiamo?" chiese Lucy ad Anthony.

"Be', ma..."

Lucy si mise in piedi e ben presto fu seguita dal ragazzo.

 

***

Monica M. Castiglioni

Humana Species 11:

PRAVDA

(Bielo Dom)

X-2MC17131000

Dedicato a Fede-Sym

Tanto dolce da essere una mia fan. :)

***

***

Annapolis, appartamento di Mel Carter

Tre giorni dopo, 1:12 p.m.

<You dress me up, I'm your puppet

You buy me things, I love it

You bring me food, I need it

You give me love, I feed it>

Joy Melody Carter diede un'altra occhiata allo specchio, mentre dallo stereo in sala uscivano le note di 'Rent' dei Pet Shop Boys. Si tirò una ciocca dei capelli scurissimi dietro l'orecchio.

Dana Scully apparve sulla soglia sgranocchiando mezzelune di finocchio. "Carino." disse, indicando il vestito che Mel stava provando. Era una salopette nera, con una gonna che le arrivava appena sopra al ginocchio, indossata sopra ad una camicia bianca liscia.

"Ti sei arresa, vedo."

Dana alzò un sopracciglio. "Arresa?"

"O hai una fame da lupi, oppure hai scoperto che il finocchio è buono da mangiucchiare anche fuori dai pasti e non fa ingrassare."

"Lo ammetto, sono buoni." Dana finì la mezzaluna che aveva in mano e si sedette sul letto, osservando Mel che stava provando le sue scarpe nuove. "Anche se devo dire che dopo la frutta non sono esattamente quello che mi hanno insegnato a mangiare."

Carter alzò un piede per osservare meglio la scarpa. "Di solito si mangia il dolce, no?" Sistemò il cinturino delle scarpe sulla caviglia, passando il palmo della mano sulla punta nera. "La salopette mi sta bene? E' larga sui fianchi?"

Scully sorrise: "Ti sta benissimo."

Melody si buttò sul letto, finendo distesa accanto a Dana. "Non so se resisterò una serata intera con i collant." disse, cominciando a grattarsi.

"Una soluzione ci sarebbe." replicò Dana, tirandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

"Restare a casa in tuta? Dana, quando lo trovi un uomo se stai in casa sempre?"

Scully sospirò. "Non capisco perché cerchi uomini, Mel."

Carter sospirò e si mise prona, nascondendo il volto tra le braccia incrociate. "Mffmpfffmmm..."

"Non ho capito niente."

"Effettivamente per te non c'è bisogno che cerchi un uomo, ce l'hai già."

Dana scosse la testa. "E tu, sei in crisi con Alex o sbaglio?"

"Non sbagli." Si sfilò le scarpe.

"E' successo qualcosa... dopo Nathan?"

Carter si alzò in piedi e si sfilò la salopette. "Sai, Dana, è stata la facilità con cui l'ho tradito che m'ha fatto pensare." Si mise una tuta rossa, lasciando andare un sospiro di liberazione quando si tolse i collant. "Insomma... se sei davvero innamorata di una persona non dovresti finire a letto con un altro uomo così facilmente..."

"Forse Nathan era come Enola." replicò Scully. "Aveva un certo fascino e..."

"Dana, da quando lavori agli X-Files, ti sei mai innamorata di una persona? Intendo innamorata davvero tanto."

Scully non rispose, ma stette a pensare per un po'. Alla fine disse: "Non sei più innamorata di Alex."

"Non lo so." Mel si mise a sedere. "Sono stanca di non potere uscire con lui perché è sempre in viaggio, sono stanca di vederlo due volte al mese quando mi va bene... Sono anche stanca di basarmi sui suoi ricordi per capire cos'è successo nella prima quindicina di anni della mia vita."

Scully le strinse la mano dolcemente.

Carter sorrise: "Tu invece sei ancora innamorata di Mulder, vero?"

"Mel..."

Il cellulare di Scully trillò dalla sala e lei colse al volo l'occasione per evitare la domanda. Carter sorrise e si girò su un fianco.

"Scully." rispose lei.

"Mi hanno chiamato dalla North Carolina, Scully. Hanno un caso per noi. La scomparsa misteriosa..."

Dana chiuse gli occhi: "Mulder, è sabato pomeriggio."

"Be'? Il paranormale non fa i weekend."

"Senti, Mulder..." Se fosse stata a casa gli avrebbe chiesto l'ora di partenza dell'aereo. Lì, con Carter, non voleva farle sapere che era solita cedere così facilmente a Mulder. "Sai... hm... io e Carter avevamo un programma per la serata e..."

"Porta anche lei." replicò Fox, scherzando.

Scully sorrise. Di questa Mulder se ne sarebbe pentito: "D'accordo. A che ora si parte?"

Mulder tardò un attimo a rispondere, evidente segno che non si aspettava che Scully accettasse di portarsi a dietro "l'agente più rompiballe dell'FBI", tale almeno dal punto di vista di Fox. "A-a... alle tre."

"Giusto il tempo per fare le valigie." sospirò lei. "Ci vediamo all'aeroporto."

Carter aveva un'espressione di completa curiosità quando Scully tornò in camera, tanto che Dana fece fatica a non scoppiare a ridere. "Mulder ci ha proposto una gita in North Carolina." le disse.

"Sei solita cedere così facilmente a lui?" le chiese Mel.

Scully scosse la testa e raccolse il proprio vestito dal letto, provandoselo davanti allo specchio senza nemmeno toglierlo dall'attaccapanni. "Mi sa che dovremo rimandare a un'altra serata l'inaugurazione dei nostri vestiti nuovi."

Mel rimase a guardare per qualche istante l'amica con il suo nuovo abito decisamente scollato, con lo spacco sulla coscia abbastanza profondo da coprire appena gli slip. "Ammettilo, stavi cercando una scusa per non metterlo." disse, sorridendo.

"No... E' così carino." rispose Scully, pensando: --Ma non è esattamente il mio tipo d'abito...--

"Mhm..."

Dana si girò verso l'amica: "Che vuol dire 'mhm'?"

"Ho capito per cosa lo vuoi mettere..."

Scully alzò un sopracciglio.

Carter rise: "Lo vuoi mettere stasera e fare una retata nella stanza di Mulder."

La donna alzò gli occhi al cielo. "Mel, hai in mente solo quello!"

"D'accordo..." Si alzò in piedi e piegò diligentemente il proprio abito. "Vorrà dire che mi porterò questo e la retata nella stanza di Mulder la farò io."

Al silenzio di Dana, Melody scoppiò a ridere di nuovo: "Scherzavo! Non potrei mai rubarti Mulder!"

"Io non ho detto niente!"

"Ma lo sguardo d'odio che mi hai rifilato ha parlato per te."

"No, non è vero. Non t'ho lanciato nessuno sguardo d'odio."

Mel si mise accanto all'amica davanti allo specchio, mettendole un braccio sulle spalle. "D'accordo, la retata la facciamo assieme. Così tu prendi coraggio."

Scully sorrise e scosse la testa, quindi lasciò la sua postazione davanti allo specchio e andò in sala. "Comunque, abbiamo l'aereo alle quattro. E' un caso di scomparsa, ma Mulder non mi ha dato i particolari."

"Dana, non ho mai messo gli occhi su Mulder." disse Carter, emergendo dalla stanza.

"Mel..."

"Dico sul serio. Posso accontentarmi di quell'attore... come si chiama? Il tizio che interpreta l'architetto in 'Red Shoes Diary'?"

Scully sorrise. "Sei di poche pretese."

"Be', in più di Mulder ha solo i soldi." Carter si scostò un ciuffo di capelli dalla fronte. "Altrimenti... hai in mente quel film... come si intitola? 'Soluzione Estrema'."

"Credo di averlo visto... il tizio che finisce in prigione? Ha la faccia da bambino..."

"No, l'altro. Quello che era un poliziotto."

"Sì... Quello che porta a lei le rose rosse?"

"Sì, lui."

"Chi è l'attore?"

"Mi pare si chiami qualcosa tipo Nicholas Lea."

Dana scrollò le spalle. "Chissà perché non mi ispira." Raccolse la borsa. "Ci vediamo in aeroporto alle tre, allora?"

Carter annuì e accompagnò l'amica all'ascensore. "Ah, Dana, volevo chiederti una cosa: quante posizioni conosci per fare..."

Scully la interruppe con un gemito di frustrazione e premette il bottone per i garage. Carter scoppiò a ridere davanti alle porte chiuse, quindi tornò in casa.

 

***

In volo per Winston-Salem, North Carolina

3:21 p.m.

Carter si era appoggiata al bracciolo di Dana per riuscire a sentire bene tutta la spiegazione di Mulder sul caso.

"Al campus dell'università di Galileo quest'anno è già la terza sparizione." stava dicendo Fox, mentre alzava la foto di una ragazza. "Stephany Tennant, ventiquattro anni. Era uscita una notte, assieme al suo ragazzo e ad altri due amici per fare una 'bravata' da college. Secondo la descrizione degli altri tre, sono entrati in una piccola casa bianca che si trova a circa quindici minuti di strada dal campus, circondata da una staccionata piuttosto alta. La casa è ben visibile da una collina. Entrati, hanno iniziato ad avere visioni strane. Hanno girato lì dentro per un po', quindi sono riusciti a trovare la porta e sono tornati al campus di corsa. Tutti, tranne Stephany."

"Di chi è la casa?" chiese Scully.

"Di una certa Eithne Tesla. Nata il 7 dicembre del 1915."

"E questa donna?"

"La casa è sua, ma per contattarla era stato dato l'indirizzo di una casa in North Dakota, e per rintracciare la proprietaria di questa quello di una villetta in Minnesota, quindi in Texas, Nevada, Ohio e di nuovo quella che stiamo andando a vedere in North Carolina."

"E' un gioco di enigmistica o un circolo vizioso?" chiese Carter.

Mulder la ignorò e proseguì: "Questa è la terza sparizione di quest'anno, ma in precedenza sono spariti altri ragazzi... tre anni fa un ragazzo che è ricomparso solo l'anno scorso, e poi ancora più indietro... in totale le sparizioni si aggirano sulla ventina."

"E sulla casa che si sa, oltre al circolo vizioso?"

"Abbiamo i progetti." disse Mulder passando alla collega un foglio.

"E' piuttosto piccola, per perdersi dentro." disse Carter.

"Un salotto che fa da ingresso, una camera e un bagno separati da una piccola anticamera. La polizia ha già setacciato la casa. Nulla."

"Botole nel pavimento o nel soffitto?" chiese Carter.

"Non ne hanno trovate."

"Scappati da una finestra sul retro per far impressione sui propri compagni?"

"Non che si sappia. E comunque questo non spiegherebbe le visioni."

"Stavano fumando qualcosa?" domandò Scully.

"Sigarette, i due ragazzi."

"Qualche sostanza strana nella casa?"

"Non hanno trovato niente." rispose Mulder, aggiungendo: "Non resta che vedere noi stessi la casa."

 

***

Galileo, North Carolina

All'interno della casa bianca

5:25 p.m.

"Non ci vedo niente di strano." disse Scully, con fare annoiato. Melody stava osservando i quadri appesi al muro con sguardo fisso, mentre Mulder gironzolava da una stanza all'altra senza trovare niente. "Carter?" le chiese.

"Stereogrammi." disse lei, sorridendo. "Mi sono sempre piaciuti."

Mulder si piazzò accanto a lei, cercando di vedere le immagini in tre dimensioni. "Una palla?"

"E' la Terra." replicò Mel. "La vedi l'Europa? Bella, c'è anche l'Irlanda!"

Scully avvicinò ai quadri. "Dove?"

"Qui..." disse Melody indicando un vago spazio sul quadro azzurro. "E quest'altro è fortissimo."

Mulder guardò quello che la donna stava indicano: "C'è un triangolo..."

"E' una piramide, si vede anche la faccia di un faraone sotto, in piccolo, e poi tutti i mattoni, i papiri..."

"Ah, sì, li vedo." disse Mulder. "E in questo c'è un gatto che cammina sul un tetto... sì, si vede bene anche il muso..."

Scully, scoraggiata, si allontanò dalla parete.

Mulder si girò: "Scully, li hai visti?"

"Mhm?" fece lei. "Ah, no, io stavo..." Indicò intorno a sé. "cercando..."

"Non riesci a vederli." disse Mulder, sorridendo.

Carter si spostò davanti a un altro quadro: "Mozart! Con le note..."

"No," replicò Scully, seccata. "siamo venuti qui per un'indagine, se ben ricordi, Mulder, non per guardare stereogrammi."

Mel si girò verso i due colleghi: "E se fossero i quadri?"

"A far scomparire i ragazzi?" chiese incredula Scully.

"Idea idiota, vero?" rispose Mel. "La volevo dire prima io di Mulder."

"Non m'aveva nemmeno sfiorato l'anticamera del cervello." rispose lui.

"Perché, hai il ce...? OK, OK..." Carter si fermò non appena Mulder le lanciò uno sguardo. "Vorrei parlare coi ragazzi, che ne dite?"

Mulder annuì e Scully non aveva niente da ridire, per cui uscirono.

"Cosa ne pensate?" chiese Mel, una volta che furono fuori dalla proprietà.

"Dovremmo controllare la vita di Stephany Tennant." replicò Scully. "Le fughe dai college non sono poi così rare."

"Pensi che sia scappata?" chiese Mulder.

"Andiamo al college e te lo saprò dire."

 

***

Università, Galileo, North Carolina

6:07 p.m.

"Che schifo." sussurrò Mel, ma abbastanza ad alta voce perché Fox sentisse. Lei alzò lo sguardo dal registro: "Oh, dicevo i voti di Stephany Tennant. Sono tutti abbastanza alti."

"Ma non abbastanza alti da fare pensare che impazzisca di studio." replicò Mulder.

"Scommetto che tu lo facevi." disse lei.

"Tu no, Carter?"

Mel rigirò una matita tra le dita: "Figurati... Sono riuscita a non essere tra gli ultimi del corso solo a Quantico. A veterinaria prendevo qualsiasi voto mi davano. In compenso ho passato quasi tutti gli esami al primo appello..."

"Quasi?"

"Chimica..." sospirò lei.

"Però ho preso il massimo dei voti in psicologia felina."

Mulder le lanciò uno sguardo curioso.

Mel scoppiò a ridere: "Non dirmi che ci hai creduto."

"No, certo che no." replicò lui. "Comunque Stephany non ha nemmeno richiami di alcun tipo. Una brava studentessa con una buona voglia di studiare, ma anche di godersi la vita."

Scully entrò nella saletta assieme ad un ragazzo. "Emanuel," lo presentò ai colleghi. "questi sono gli agenti Mulder e Carter."

"Siamo sotto inchiesta?" chiese Emanuel, sedendosi al tavolo.

"No, vogliamo solo cercare di ritrovare Stephany." rispose Mulder.

Il ragazzo si tolse gli occhiali e si passò una mano sugli occhi arrossati. "Ho già detto tutto alla polizia."

"Lo sappiamo." replicò Scully, con un tono di voce dolce. "Ma abbiamo bisogno di capire cos'è successo."

"Non lo so... Io e Anthony abbiamo portato sulla collina Lucy e Stephany. Volevamo solo fargliela vedere da lontano. Le leggende che circolano su quella casa sono tante e ce le passiamo di anno in anno." Si rimise gli occhiali sul naso e si scostò un ciuffo di capelli dalla fronte.

"Stephany è la tua ragazza?" chiese Mel.

Emanuel annuì.

"Quindi la conoscevi bene."

"Sì... ci conosciamo dalle superiori." disse.

"Oggi siamo entrati nella casa." riprese Mulder. "Ma non abbiamo notato niente di strano."

Il ragazzo annuì: "Anthony dice che per vedere bisogna entrarci di notte."

"Vedere cosa?"

"Oh... cose... cose strane... visioni strane."

"Prova a descriverle."

Il ragazzo deglutì. "Io... io non le so descrivere... era come guardare sullo schermo di un televisore sintonizzato male... mi sembrava di vedere un bambino... su... sul bordo di una fontana... e poi è caduto dentro e stava per affogare... Poi... ho visto... un ragazzo che... faceva un incidente d'auto. Ma... era confuso. Non... non le capisco... vorrei solo rivedere Stephy."

"Pensi che possa essere scappata?" chiese Scully.

"No... Non lei. Non è il tipo... e non... non vedo dove sarebbe andata. I nostri genitori vivono in Minnesota... e non abbiamo parenti qui..."

"Sai se vedeva qualcuno al di fuori del campus?" domandò Mulder.

"No, non credo proprio. Avete visto, qui intorno non c'è nessuno."

"Grazie Emanuel. Se ti torna in mente qualcosa" Scully gli porse un biglietto da visita. "puoi trovarmi qui."

Il ragazzo annuì e si alzò: "Troverete Stephy?"

"Faremo di tutto."

Emanuel fece un piccolo sorriso e uscì.

"Che significano quelle visioni?" chiese Carter a Mulder.

"Paure inconsce, probabilmente."

Mel annuì e stava per sparare a raffica un'altra serie di domande, ma qualcuno bussò alla porta. Due ragazzi apparvero sulla soglia, esitanti.

"Agenti?" chiese il ragazzo. "Noi..."

"Anthony e Lucy?" chiese Scully.

"Sì, noi... ci hanno detto di..."

Carter si alzò in piedi. "Lucy? Vorresti per favore accompagnarmi in biblioteca?"

La ragazza annuì, tirandosi un ciuffo di capelli scuri dietro l'orecchio.

--Scusa per dividere i testimoni o vera necessità?-- pensò Mulder, quando Carter uscì con la ragazza.

Anthony osservò Lucy scomparire dietro la porta, quindi infilò le mani delle tasche dei jeans e disse: "E' stata una gita del cavolo, lo so."

"Siediti, Anthony." gli disse Mulder.

"Sai dirci che è successo?" chiese Scully.

Lui scosse la testa. "Mi spiace... non so... dov'è finita Stephany. E'... strano... io non credevo davvero alla leggenda. Eppure quando siamo entrati... è stato come... precipitare in un altro mondo."

"Stephany è la tua migliore amica, vero?" le chiese Mel, mentre camminavano lentamente tra gli scaffali colmi di libri.

Lucy annuì. "La ritroverete?"

"E' molto probabile." disse Carter. "Vorrei sapere che cos'è successo nella casa. Naturalmente dal tuo punto di vista."

La ragazza scosse la testa. "E' difficile da dire... In realtà non lo ricordo molto... ho impressioni, macchie di colore, azzurro, turchese, blu... ma nient'altro... lampi... non lo so."

"Insomma, Lucy ci aveva appena fatto uno scherzo... Stephany era sua complice, lei si era nascosta ed era uscita all'improvviso, per spaventarci. Così, quando sono uscito e non ho visto Stephany, pensavo fosse un altro dei loro scherzi e ho cominciato a correre verso la collina."

"Pensavi che anche le allucinazioni fossero uno scherzo."

Anthony annuì, girando tra le mani una sigaretta. "Sì... la leggenda della casetta è diffusa... Pensavo che Stephany e Lucy avessero messo in ballo qualcosa con gli ologrammi o qualcosa del genere, assieme a quelle due loro amiche del terzo anno..."

Melody si fermò davanti a uno scaffale e ne estrasse un libro di stereogrammi. "Cos'è successo appena siete entrati, Lucy?"

"Be'... ci siamo messi a camminare, ma poi ci siamo persi."

Mel annuì. "La casa non è molto grande."

Lucy scrollò le spalle. "Non ne ho idea..."

Carter alzò il libro, mostrando alla ragazza lo stereogramma della Terra che aveva visto appeso al muro della casa.

Lucy fece per dire qualcosa, ma le parole le morirono in gola.

"Ti ricorda qualcosa?"

"S-sì... i... i lampi... i colori... la Terra..."

Carter chiuse il libro e annuì: "Anthony è il tuo ragazzo?"

"Sì..."

"OK, vieni, torniamo da lui."

Lucy la seguì senza parlare, solo quando furono nel corridoio le chiese: "Ha studiato psicologia, agente Carter?"

Mel scosse la testa. "Veterinaria." Anthony era appena uscito dalla stanzetta e l'agente gli lanciò un sorriso di convenienza, pensando: --Veterinaria, psicologia... non è che ci sia una grande differenza...--

"Scoperto qualcosa?" chiese a Mulder e Scully, che erano appena usciti dalla stanzetta.

"Potrebbe esserci dietro uno scherzo tra ragazzine. Anthony ci ha dato un paio di nomi che sarà meglio controllare."

"Irene Lea e Morgan Schroder, due studentesse di Fisica del terzo anno, appassionate di Fisica Ottica e di ologrammi." rispose Scully. "Arriveranno domani, al momento sono in città dai genitori."

"Pensi che all'origine di tutto ci sia uno scherzo stupido?"

"Tu no, Mel?" le chiese Dana.

"Non ne sarei così sicura."

Mulder fece un sottile sorriso di vittoria. "Direi che possiamo andare a trovarci un motel e continuare le ricerche domani, quando ci sarà più luce." propose.

 

***

Galileo, North Carolina

Motel Cranberry

8:09 p.m.

"E' aperto." disse Carter, stesa supina sul letto a guardare un libro.

"Ti va una pizza, Mel?" chiese Scully, entrando.

"Sì, va bene. Recuperiamo il party che ci siamo perse?"

"Senza vestiti eleganti."

"Sai, non ci tenevo molto ad andare a quella festa."

"Nemmeno io." replicò Scully, sedendosi sul bordo del letto. "Dove hai preso quel libro?"

"Alla biblioteca dell'università." Mel lo chiuse e si girò su un fianco, alzandosi su un gomito. "Seriamente non riesci a vedere gli stereogrammi?"

"Non ci ho mai provato seriamente."

Melody aprì una pagina a caso tra quelle che ancora non aveva visto: "Una mucca." disse.

"Come fai a vederli così velocemente?"

"Boh. Questo della mucca è facile." Le passò il libro.

Dana stette per qualche minuto in concentrazione, alla fine chiuse il libro e si massaggiò gli occhi: "Sono riuscita appena a vedere una strana forma allungata."

"Una mucca morta." replicò Carter. Alzò la cornetta del telefono: "Anche Mulder prende la pizza?"

"Non gliel'ho ancora chiesto, era sotto lo doccia..."

"Wow..."

"...quando ho bussato... ho sentito il rumore da fuori." precisò Dana.

Carter rise: "OK, ti credo. Ah... mi passa la stanza 213?" chiese al centralino del motel.

Scully le lanciò uno sguardo interrogativo.

Appena Mulder rispose dall'altra parte del telefono, Carter disse: "Agente Mulder, ho un'importante informazione per lei. Due sue colleghe si stanno riunendo in una stanza e cospirano contro di lei."

"Carter, non sei normale." replicò Mulder.

Mel scoppiò a ridere. "Ti va una pizza nella mia stanza?"

"Sì, OK, mi vesto e arrivo."

"OK. Ah, Mulder, puoi mettere quei boxer ghepardati che..."

'Click'.

Carter guardò il telefono e poi alzò lo sguardo su Scully: "Mi ha buttato giù il telefono!"

Scully rise: "Ci credo!"

Mulder arrivò poco prima della pizza. Le donne si sedettero sul letto a una piazza e mezza, mentre Mulder si prese la poltrona.

"Be', ci saremo perse la festa, ma almeno non dobbiamo metterci vestiti scomodi." disse Carter.

"Che festa?" chiese Mulder.

"Un party a casa di un amico di un amico di un amico di David Knight." replicò Carter. "Non hai ricevuto l'invito?"

"Sì..." replicò Mulder. "Mi sono dimenticato di dirti che non sarei venuto." Lanciò uno sguardo interrogativo a Scully, che guardò altrove.

"Ah, non fa niente. Tra l'altro devo anche chiamare David per dirgli che non andiamo." Prese in mano il cellulare e compose il numero, mentre combatteva con la farcitura che cercava in ogni modo di fare bunjee-jumping con il formaggio come elastico. "David?... Sono Mel... Non vengo alla festa... Come che festa?... Quella dell'amico dell'amico del tuo amico!... Ah, non ci vai nemmeno tu?... Va bene, ci vediamo... ciao, salutami Aurora..." Spense il cellulare e si mise a raccogliere la farcitura suicida - il formaggio non è un buon elastico. "Io un giorno con quell'uomo ci devo litigare."

"Non si dice che quando litighi con una persona" disse Mulder. "è perché ne sei attratta?"

Melody gli lanciò contro un pezzo di peperone rosso.

"Ehi!" esclamò lui, ridendo. "Che fai, scagli i peperoni?"

"Non mi piacciono." replicò lei. "Un funghetto non te l'avrei mai tirato. E comunque se ti riempiamo di peperoni sei costretto a spogliarti e mettere in mostra i boxer ghepardati."

Il peperone tornò in un lampo al mittente.

Scully, fulminea, raccolse il vegetale volante con un tovagliolino e lo buttò nel cestino. "Non vi hanno mai detto che non si gioca con il cibo?"

Carter scrollò le spalle: "A te hanno insegnato che dopo la frutta si mangia il dolce, eppure oggi hai attaccato mezzelune di finocchi."

Quando Scully vide Mulder che la guardava, sorridendo con aria sfottente, pensò di essere diventata rossa come il peperone che aveva appena buttato.

"Sono buoni." fece Carter, che stava già prendendo le difese di Dana. Si alzò in piedi e andò in bagno a lavarsi le mani, quindi si risedette sul letto, mentre il Dinamico Duo finiva la pizza.

Aprì il libro sullo stereogramma della Terra e lo mostrò ai due agenti. "Lo ricordate?"

"La mucca morta?" fece Scully.

"No, la Terra. Lucy mi ha detto di aver visto dei lampi sulle sfumature del blu e la Terra."

"Risolviamo il caso sequestrando degli stereogrammi, Carter?" fece Mulder.

"Ti sento scettico." lo prese in giro. "No, non credo, ma devi ammettere che questi disegni hanno un certo fascino ipnotico. Se ben ricordo l'ipnosi viene indotta, ad esempio, ripetendo per una certa quantità di volte un gesto o una parola, con la completa attenzione del paziente."

Mulder annuì.

"Be'," riprese Carter. "questi disegni hanno ripetizioni di motivi, non tutti perfettamente uguali, ma molto simili tra di loro."

"Ipnosi tramite i disegni." replicò Scully, naturalmente scettica.

"Hai mai guardato tanto intensamente un'opera d'arte da rimanerne così affascinata e quasi non potertene staccare? A me è capitato più spesso con la musica, ma forse dipende da qual è il senso predominante."

"E' un'ipotesi un po' azzardata." replicò Scully.

Carter annuì. "Pensavo ci fossi abituata." le sorrise.

Dana si sforzò di non ricambiare, ma Mulder non aveva evidentemente seguito le ultime due battute. "Non è un'ipotesi da scartare." le disse.

"Lo so." replicò Mel. "Se pensavo che lo fosse, mica stavo qui a fare figuracce dicendola."

"Io credo che per prima cosa dobbiamo indagare sulle due ragazze di Fisica." disse Scully.

"Scusa, Dana." fece Mel. "Non sono d'accordo. Io tornerei nella casa. Adesso."

"Per che motivo?" chiese Scully.

"Ricordate cosa ha detto Emanuel? La casa 'funziona' solo di notte."

 

***

Galileo, North Carolina

All'interno della casa bianca

11:29 p.m.

"Chissà perché quando veniamo qui noi non funziona mai." disse Scully, aggirandosi per la saletta della piccola casa bianca. Osservò per qualche istante Mulder e Carter fermi a guardare gli stereogrammi appesi e sospirò. "Che ne dite di tornare al motel?" chiese loro.

"Ancora un minuto, Scully." replicò Mulder.

Lei annuì, quindi disse: "Vado a vedere se nelle altre stanze ci sono stereogrammi." Si sentì stupida ad assecondare la loro mania, ma attraversò lo stesso la soglia dell'anticamera.

Carter lasciò andare un sospiro lungo mezzo minuto. Mulder la guardò incuriosito. "Non succede niente." rispose lei.

"Forse Scully ha ragione." sussurrò Mulder.

"E perché lo dici sottovoce?" replicò lei.

"Torniamo al motel. Vado a chiamarla."

Carter lo guardò mentre si allontanava dalla parete dei quadri e ebbe la tentazione di dirgli qualcosa sul fatto che lui stava in pratica decidendo quello che tutti dovevano fare. Scrollò le spalle e si girò di nuovo verso i quadri.

Chiuse gli occhi e se li massaggiò per qualche istante. "Ancora niente..." sussurrò. Ma quando aprì gli occhi ebbe una sorpresa: non si trovava più all'interno della casa, ma in un bosco. Faceva freddo. Molto freddo. Mel si strinse le braccia attorno alla vita e chiamò Scully, quindi Mulder.

"-Oci ciornie!-" Un voce nota la chiamò da dietro.

"Alex?"Si voltò, trovandosi di fronte un Alex Krycek sì e no diciottenne.

"-Vieni, Svetlo.-" le disse in russo, prendendola per una mano. "-Ci stanno cercando. Corri.-"

Lei lo seguì per qualche decina di metri, ma poi cominciò a sentire troppo freddo. "Alex, fermati, non riesco a correre."

"-Non c'è più bisogno di correre. Vieni qui.-"

Svoltarono a sinistra, inoltrandosi nella foresta.

"Dove siamo?" gli chiese.

"-Vieni di qui. Lara ha scoperto una grotta. Possiamo rifugiarci qui, finché non passerà la tempesta.-"

Mel guardò il cielo: era limpido. Di che tempesta stava parlando? Alex la spinse dentro ad una caverna. "-Siediti, riprendi fiato.-" le disse.

Carter fece come le aveva detto e Krycek si sedette accanto lei, abbracciandola, per scaldarla. "-Che ci fai qui, Alex?-" gli chiese, in russo, senza nemmeno sapere il perché di quella domanda.

"-Tua madre... tua madre... mi ha chiesto... Svetlo...-"

--'Svetlo'?-- pensò Melody. --Che significa 'svetlo' in russo?-- cercò di ricordare.

"-Dobbiamo...-" Alex le prese il viso tra le mani e la baciò. "-Oci ciornie...-"

"Alex?... Aspetta, fermati... non voglio..."

"-Tra poco te ne andrai di qui... è una promessa.-"

"Da... dalla casa bianca?"

"-Dalla Bielorussia.-"

"La Russia Bianca..." Mel chiuse gli occhi... e quando li riaprì gli occhi sentì urla in russo: "-Tereskova, Krycek, venite fuori di lì!-"

Mel si mise in piedi di scatto. Pioveva. Iniziò a correre. Doveva uscire di lì. Doveva correre. Le era stata data la possibilità di scappare, ma a quale prezzo? Non gli aveva detto che sarebbe stata al gioco. Doveva correre, scappare, allontanarsi dalla Base.

Andare via. Pioveva.

La pioggia l'accecava.

Doveva correre più in fretta.

La pioggia era fredda.

Scavalcare il recinto e lasciarsi cadere.

Qualcuno l'avrebbe trovata.

Qualcuno, là fuori.

L'avrebbe trovata.

L'avrebbe portata al caldo.

Qualcuno.

...Mulder?!...

Carter aprì gli occhi, ritrovandosi stesa sulla collina, tra l'erba. "Che ci faccio qui?" sussurrò.

Mulder chiuse la porta dietro di sé e quando si accorse che era troppo buio per vedere, era troppo tardi. Scivolò in avanti e cadde per il pendio.

--Quale pendio?!-- si chiese, cercando di aggrapparsi al terreno. Finalmente la caduta cessò e Mulder si prese un momento per tirare il fiato e fare in modo che la testa cessasse di girare.

"Sei una frana!" esclamò una vivace voce di bambina.

Mulder aprì gli occhi: "Samantha?"

"Andiamo, dobbiamo ancora fare tutta la strada di ritorno e tu già sei per terra!" La bambina rise. "Dài, andiamo!"

Mulder vide la sorella iniziare a correre giù per la collina, quindi si mise in piedi e la rincorse: "Samantha! Aspetta!"

Lei era parecchi metri davanti a lui. "Sbrigati, Fox!"

"Aspetta! Samantha!"

Mulder vide un'automobile arrivare dall'altro lato della strada. "Samantha!" urlò. La prese per un braccio, trascinandola indietro con forza. Lo strattone li face cadere entrambi, Samantha sopra di lui. Mulder la strinse a sé, mettendosi a sedere. La bambina si girò e ricambiò l'abbraccio, scoppiando a piangere.

"Shhh... va tutto bene, Samantha. Stai tranquilla. Non è successo niente."

"Non sei arrabbiato con me, Fox?"

"No... no, certo che no." Mulder sorrise.

Si rimisero in piedi e camminarono per un po' in silenzio, mano nella mano. Quando arrivarono alla casa di Quonochontaug, Mulder corse sul retro. La strada era deserta e Carter stava parlando con Scully.

Camminò lentamente verso le due donne: "Pronte per tornare a Washington?" chiese loro.

"Non possiamo stare qui almeno per vedere un altro tramonto?" chiese Melody. "Vabe', andiamo..." Sorrise e si girò per attraversare la strada. Un'automobile arrivava in quel momento, ad altissima velocità. Sfrecciò accanto alla giovane, ma senza toccarla.

Mulder aprì gli occhi. Vide un cielo stellato senza luna. Era disteso sull'erba e aveva la sensazione di non essere solo.

Scully sospirò di nuovo, quando chiuse la porta dietro di sé, pensando ai due colleghi che aveva lasciato nell'altra stanza: fermi a fissare stereogrammi.

Spinse la porta della stanza da letto e guardò sul letto.

"Dana, vattene!" esclamò una voce da sotto le coperte.

"Jamie... mi avevi detto che questa notte mi avresti lasciato dormire." sussurrò.

Una ragazza emerse da sotto le coperte, le spalle nude, i capelli scompigliati. "Dana, vattene." disse Jamie. Il ragazzo che era sdraiato accanto a lei rise. "Forse potresti stare a vedere come si fa." disse. "Lasciala qui, scommetto che non sa cosa stiamo facendo."

Dana richiuse la porta subito e si sedette contro il muro. Abbracciò le ginocchia e appoggiò la testa sulle braccia. Avrebbe passato un'altra notte a dormire in corridoio.

Si mise le mani sopra le orecchie per non sentire Jamie e il suo compagno di quella notte. Quindi si alzò in piedi e si mise a correre. Uscì dall'edificio, pioveva. Corse ancora a lungo, senza guardare dove andava. Cadde, ma si rimise in piedi e riprese a correre.

Arrivò sulla strada, pioveva ancora, si appoggiò sul guardrail e vomitò.

Si alzò e si guardò allo specchio. Aveva un aspetto schifoso, pensò. Si scostò i capelli dalla faccia, quindi andò in camera per mettersi la camicia da notte. Aveva smesso di combattere coi pigiami tre mesi prima. Si guardò allo specchio. Aveva sempre pensato che le donne incinte fossero meravigliose, ma non si ritrovava in quella visione. Se non avesse visto le ecografie, avrebbe pensato che fossero quattro gemelli.

"E' una sensazione normale." Margaret Scully le sorrise dalla porta.

"Mi sento così gonfia." disse, accarezzando il ventre dove il bambino appoggiava la testa. Sorrise. "E' bello, però." sussurrò. Sua madre la aiutò a mettersi a letto e Dana sorrise. "E' bello, mamma..."

"Lo so." sussurrò Margaret.

Supina, Scully aprì gli occhi. Sopra di sé c'era solo il cielo stellato. Lentamente, abbassò le mani sulla propria pancia. Piatta. Soffocò un singhiozzo nella gola e si fece forza per mettersi a sedere. --E' stato solo un sogno, Dana...-- si disse. Davanti a sé, lontana duecento metri, vide la casa bianca. Sospirò.

Quando sentì un leggero movimento al suo fianco, si girò, togliendosi di colpo le mani dal ventre.

Mel Carter si mise a sedere accanto a lei. "Che è successo?" chiese.

Scully scosse la testa.

"La casa..." fece Mulder, alzandosi alla destra di Scully.

"La casa?" chiese lei.

"Sì..." Fox si mise in piedi e attese che anche le due colleghe si alzassero. "La casa ha fatto il suo effetto."

"Ho ricordato qualcosa." replicò Carter. "Credo..."

Mulder annuì. "Anch'io."

"Che cosa?" gli chiese Dana.

"E'... stato molti anni fa. Io e Samantha stavamo tornando a casa e per poco lei non è stata investita. Ero... riuscito a tirarla indietro in tempo. E tu, Carter?"

"Non è che sia molto chiaro." disse. "Dovevo essere in Bielorussia, con Alex, ci stavamo nascondendo in una grotta e... E niente."

Mel e Fox si girarono a guardare Scully. "Torniamo al motel." disse lei, avviandosi su per la collina.

Mulder lanciò uno sguardo a Mel, che scrollò le spalle. Quindi seguirono Scully.

"C'è stato qualcos'altro." disse Carter, una volta che furono arrivati in cima alla collina. "Stavo correndo nella pioggia, pensavo a... non so, uno strano patto... un... accordo... e io correvo, nella pioggia. Alla fine sono andata a sbattere contro Mulder."

"Contro di me?!" chiese lui.

"Sì... E non fare quella faccia, sei tu lo psicologo, non io."

"Anch'io ho visto qualcosa dopo." disse Mulder. "Eravamo sul bordo di una strada a parlare e una macchina è passata ad alta velocità davanti a noi."

"E tu Dana?"

"Non ho visto niente. Solo... colori." replicò.

 

***

Galileo, North Carolina

Motel Cranberry

2:13 a.m.

"Dana, aprimi."

Silenzio.

"Dana... per favore, aprimi, sono Mel."

Ancora silenzio.

"Dana, ti prego... mi sto dissanguando... non so cosa fare, mi sono tagliata e non riesco a fermare l'emorragia."

La porta si aprì e Scully apparve sulla soglia. "Cosa ti sei fatta?"

Carter ficcò un braccio nell'apertura ed entrò di prepotenza nella stanza. "Niente." replicò lei, chiudendo la porta dietro di sé.

Scully sospirò. "Torna a letto."

"Non riesco a dormire e scommetto uno a cento che non ci riesci nemmeno tu."

Dana si sedette sul letto: "Be', hai perso la scommessa. Non ti ho sentito perché stavo dormendo."

"Come fai a dire che ti ho chiamato prima, se dormivi?"

Scully sospirò. "Melody..."

La ragazza si sedette accanto a lei. "Non l'ho detta tutta sulle visioni e credo che nemmeno tu l'abbia detta. Tra noi, l'unico sincero è stato Mulder, su questo ne sono certa."

"Non so di che stai parlando."

"Pagina quarantatré del primo manuale che ti piazzano in mano a Quantico: quando una persona dice 'non so di che stai parlando', sa benissimo di cosa stai parlando."

Scully fece un sospiro esasperato: "Così ti ricordi la pagina esatta?"

"Sto sparando a caso." Le mise un braccio sulle spalle. "Se non vuoi parlarne con me, potresti sempre dirlo a Mulder."

Scully rise: "A Mulder, figurati..."

"OK, inizio io: ho avuto la netta sensazione che Alex si sia approfittato di me, quando abitavo in Bielorussia."

Dana si girò stupita verso l'amica: "Oh Dio, Mel... mi dispiace."

"Tocca a te." replicò lei.

"No... aspetta... cosa ti fa pensare a quello?"

"Sensazioni molto forti. E comunque appena lo vedo lo metto sotto torchio."

Scully sospirò. Era il suo turno. "Ho ricordato una delle tanti notti al college... quando la mia compagna di stanza mi lasciava fuori perché lei stava collezionando ragazzi."

"Non dev'essere piacevole." annuì lei.

"No... per niente. Soprattutto quando... quando mi prendevano in giro perché non..." Scully fece un gesto con la mano. "Sai no... che..."

"Oh, sì, lo so..." sorrise lei. "Lo facevano anche con me, anche se... erano false notizie." Carter rise. "Nemmeno io lo sapevo. Ho aspettato di avere ventotto anni per sapere che..."

Scully chiuse gli occhi, sorridendo.

"E poi? Che cosa hai visto?" le chiese Carter.

Dana si girò verso di lei: "Niente, Mel. Solo colori."

"Davvero?"

"Anche tu hai avuto solo una sensazione abbastanza vaga, no?"

--OK, non me lo vuoi dire.-- Mel annuì. "Ho scoperto una cosa. Ho curiosato nei database delle vite dei nostri quattro avventurieri. Emanuel è caduto in una fontana, quando era piccolo. Ha rischiato di affogare. Probabilmente ha rimosso l'episodio, aveva solo quattro anni."

"Ha ricordato anche lui."

Mel annuì: "Sì, infatti. E' probabile che ognuno di noi abbia ricordato qualche che potrebbe, in un certo senso, esserci utile. Emanuel ha una fobia per l'acqua. Aver ricordato quell'episodio potrebbe aiutarlo a sconfiggerla. Mulder ha ricordato di aver salvato Samantha una volta: magari adesso avrà un po' meno sensi di colpa."

Scully alzò un sopracciglio: "Io e te?"

Mel sospirò. "Non ne ho idea." Sorrise. "E poi ho anche scoperto un'altra cosa: questa sera Emuanuel ha avuto un incidente d'auto. Niente di grave, l'hanno speronato a sinistra quando non gli hanno dato la precedenza."

"E questo che significa?"

"Oggi ci ha detto che ha visto un ragazzo che subiva un incidente d'auto. Se la seconda parte della nostra visione fosse una premonizione del futuro?" Non la lasciò ribattere, disse subito: "Lo so che non ci credi."

"E per quale motivo tu ti saresti vista sbattere contro Mulder in una notte piovosa?"

Carter scrollò le spalle. "Non ne ho idea. Non so se tutto questo ha una logica. Pensa alla seconda parte della tua visione." Si alzò in piedi. "Adesso però è meglio che cerchiamo di dormire."

Quando Mel fu tornata nella sua stanza, Scully si mise davanti allo specchio. Si tirò indietro i capelli, quindi si mise di profilo. Le immagini della visione si riversarono nella sua mente. Dana strinse gli occhi, quindi si girò e velocemente si buttò sul letto, tirandosi le coperte sopra la testa. --Non succederà mai.--

 

***

Università, Galileo, North Carolina

9:09 a.m.

"Ci sono tre persone che vorrebbero parlarvi." disse Anthony, raggiungendo i tre agenti all'entrata dell'università. Il suo tono era duro e lui sembrava decisamente adirato.

Tre ragazze si fecero avanti lentamente. Una di loro combaciava perfettamente con la descrizione di Stephany Tennant.

Carter non poté trattenere un sorriso: "Immagino che voi siate Irene Lea, Morgan Schroder e Stephany Tennant."

Le ragazze annuirono.

"Com'è andata la storia?" chiese Mulder.

"Volevamo fare uno scherzo a Anthony e Emanuel." disse Irene. "Loro ci prendono sempre in giro. L'abbiamo proposto a Stephany e Lucy, ma Lucy non voleva."

"Siamo andate a piazzare i proiettori per gli ologrammi nella casa... e poi Stephany ha fatto la sua parte scomparendo..." continuò Morgan.

"Solo che loro tre avevano già chiamato la polizia e..." continuò Irene.

"Abbiamo... abbiamo avuto paura e così sono rimasta nascosta. Lo so, è stato un gioco stupido."

Scully annuì: "Speriamo che non si ripeta."

"Non lo rifaremo." replicò Stephany.

"Siamo in arresto?" chiese Irene.

"Direi proprio di no." replicò Mulder con un sorriso.

"Vorrei solo vedere i filmati." disse Carter.

Irene le porse una videocassetta. "Questa è quella che abbiamo registrato per fare lo scherzo."

Mentre entravano nella saletta dove avrebbero potuto visionare la cassetta, Scully disse: "Risolto il mistero."

Mulder inserì la cassetta e la guardò per qualche istante: "Io direi di no. Queste immagini non corrispondono a nessuna di quelle che sono state descritte dai ragazzi. Né a quelle che abbiamo visto noi."

"Mulder, era tutto uno scherzo."

"Come ti spieghi la diversità delle nostre visioni? Guarda." fece un gesto verso lo schermo. "Non c'è niente che le ricordi."

Mel scrollò le spalle: "Però sembrano quelle di Lucy." Prese il telecomando e fermò l'immagine. "Guarda questa: sembra lo stereogramma della Terra."

"Stephany non è mai scomparsa. Il caso è chiuso. Non abbiamo elementi per continuare." disse Scully, quindi uscì dalla stanza.

Carter lanciò uno sguardo interrogativo a Mulder, che la ignorò. Estrasse la cassetta dal videoregistratore e seguì la collega.

 

***

Galileo, North Carolina

Motel Cranberry

7:06 p.m.

Carter raggiunse Scully, ferma a guardare il tramonto davanti alla porta della sua stanza. "Ehi. Come va?"

"Bene." sussurrò Scully.

"E' malinconico il tramonto, secondo te?"

"Sì..."

"Perché?"

Dana ispirò profondamente. "Non so... credo che sia... in un certo senso sembra la morte del sole."

"Ma poi spuntano le stelle." obiettò Carter. "E poi non c'è un'alba se non c'è un tramonto."

Scully sorrise leggermente: "Sei un'ottimista."

Carter le sorrise: "Andiamo a fare quattro passi, intanto che aspettiamo Mulder."

Si avviarono lungo la strada deserta, camminando lentamente verso il sole all'orizzonte.

"Secondo te, quindi" riprese Scully dopo un po'. "non è malinconico?"

"No, lo è anche per me. Io... credo che sia... la fine di ciò che è stato: per questo preferisco quando il cielo è abbastanza buio da vedere le stelle. Quando il sole tramonta non è più sopra di noi... è sopra qualcun altro."

Scully annuì.

"Be', almeno abbiamo potuto goderci questo tramonto. E' uno spettacolo raro: avviene solo una volta al giorno."

"A Washington nemmeno..."

Carter rise. "E' vero." Il sole era ormai sotto l'orizzonte e la giovane propose di tornare indietro. Stavano arrivando al motel quando videro Mulder sulla strada, davanti a loro.

"Pronte per tornare a Washington?" chiese loro.

"Non possiamo stare qui almeno per vedere un altro tramonto?" chiese Melody, facendo qualche passo verso il centro della strada per guardare ancora l'orizzonte infuocato. "Vabe', andiamo..."

Mulder si guardò in giro. Aveva una lieve sensazione di déjà-vu. La sensazione aumentò d'intensità quando sentì il rombo di un motore avvicinarsi velocemente dal fondo della strada. Si girò verso Scully. Dana stava guardando verso il cielo rosso di tramonto, le mani incrociate sul ventre e uno sguardo trasognato che raramente le aveva visto.

Con la coda dell'occhio vide Melody, che stava camminando verso il centro alla strada. Il rumore della macchina si fece ancora più intenso. E fu tutto chiaro.

Mulder fece un passo avanti e, prendendo Carter per un braccio, la tirò indietro un secondo prima che l'automobile sfrecciasse dove lei era.

Melody, presa alla sprovvista, gli andò contro, cadendogli addosso. Mulder perse l'equilibrio e cadde indietro nell'erba. Mentre vedeva Scully che si allungava verso di loro nell'impossibile tentativo di sorreggerli, strinse istintivamente le braccia attorno alla ragazza.

Carter rotolò su un fianco liberando Mulder, quindi si mise a sedere. "Moj Bog..." sussurrò in russo.

Mulder si alzò e porse una mano a Melody per aiutarla. Lei accettò la mano, ma continuò a fissarlo con aria spaesata. Quell'espressione che ogni volta gli faceva stringere il cuore. "Grazie, Mulder." disse poi.

Fox le sorrise leggermente. "Dovere."

"Non è... non è quello che hai visto nella casa?"

Mulder annuì.

"Andiamo..." protestò Scully, quasi sottovoce.

Carter guardò Dana: "E' stata una coincidenza." disse.

Mulder la guardò incuriosito e Carter gli lanciò uno sguardo eloquente. "In fondo, non ti è successa più o meno la stessa cosa con tua sorella?"

Fox annuì: "Andiamo." disse, mettendo una mano sulla schiena di Scully. "O perderemo l'aereo."

 

***

Alexandria, appartamento di Fox Mulder

11:29 p.m.

Mulder spense il televisore e si sdraiò sul divano. Non aveva sonno, ma il giorno dopo era lunedì.

Il telefono squillò e Mulder, convinto che fosse Scully, alzò il telefono senza pensarci due volte. "Mulder."

"Ciao. Sono Mel." Nonostante Mulder si rifiutasse di chiamare lei e Scully per nome, Carter insisteva a presentarsi come Mel. "Non stavi dormendo, vero?"

"No, sono appena andato a... letto."

"Senti... volevo dirti... grazie, per avermi tirato indietro, oggi..."

"Me l'hai già detto."

"Già..."

"Senti... ho notato il tuo sguardo di oggi, quando Scully ha detto che non credeva che la mia visione fosse una premonizione... c'è altro che mi devi dire?"

"Cosa te lo fa pensare?"

"Oltre al tuo sguardo? Non so... il fatto che sei la migliore amica di Scully e che forse per lei confidarsi con una donna è più semplice che non con me."

"Ho avuto la sensazione che ci stesse nascondendo qualcosa." rispose.

"Anch'io. Pensi che abbia visto qualcosa nel futuro... di cui ha paura?"

"No. Ma non mi va di forzarla. Poi lavora con uno psicologo, quando vuol parlare, ce l'ha a portata di mano."

"Lo stesso vale per te, Mel, lo sai?"

Carter poteva sentire un sorriso nella voce di Mulder e anche lei stava sorridendo. "Credo che questa sia la prima volta che mi chiami 'Mel'."

"Davvero?"

"Davvero. Comunque, grazie... terrò presente. Buonanotte."

"Buonanotte."

 

***

Annapolis, appartamento di Mel Carter

12:30 a.m.

Melody fissò lo schermo per qualche istante. Sospirò, quindi scrisse: "12:30, compañeros. Asta la vista y buenas noches." Spense il computer. --Non so ancora abbastanza spagnolo per poter chattare.--

Restò a fissare lo schermo spento finché non sentì bussare alla porta. Si alzò e in punta di piedi andò a guardare dallo spioncino. Aprì la porta, restando sulla soglia: "Che ci fai qui?"

Alex le porse una rosa bianca. "Vorrei parlare un po' con te."

Melody non prese il fiore, ma si scostò appena per farlo entrare. Chiuse la porta e vi si mise contro, guardando Alex camminare fino alla scrivania, quindi girarsi. "Joy, che è successo?"

Lei non rispose.

Krycek appoggiò la rosa accanto alla tastiera. "Possiamo parlare un po'? Ti va?"

Mel scrollò le spalle e camminò fino a lasciarsi cadere sul divano.

"Senti... io non so... da dove iniziare." replicò lui.

"Strano. Di solito lo sai sempre."

"C'è altro che non va, Joy?"

Lei annuì. "Ma inizia tu."

Krycek si sedette sul tavolino da caffè. "So chi era Nathan."

"Quale onore." replicò lei.

Alex si alzò in piedi di scatto, quasi rovesciando il tavolino. Mel non si mosse di un millimetro, ma seguì il passo nervoso di lui con lo sguardo. "Era... era uno strano, Joy. Era..."

"Alieno?" replicò lei.

"Già. So che... Anche Mulder ha ceduto al fascino di una di loro, Joy... è normale... Loro ti sanno costringere, quelli ti..."

"Alex?"

Lui si interruppe, riuscì a riprendere la calma e si girò verso di lei.

"Pensi sia stata solo la cotta del momento." Non era una domanda. Era un'affermazione.

Lui annuì.

"Non hai capito un cazzo di me." gli disse tranquillamente.

Lui sospirò. "Non lo credo. Ti conosco da quando sei nata e anche se ti ho perso di vista per più di metà della tua vita..."

"Sai molte cose su di me che non vuoi dirmi." replicò lei.

"No, questo non è vero."

Mel gli lanciò uno sguardo incredulo.

"Senti..." disse lui.

"Alex, ho ceduto a Nathan di mia spontanea volontà. Io amavo Nathan. Lo amo ancora."

Krycek sospirò. "Be'" Si sedette sul divano accanto a lei, ma senza starle troppo vicino. "allora mi dispiace che se ne sia andato."

Mel non parlò.

"Quando ti ho detto che avresti dovuto trovarti un bravo ragazzo, non scherzavo. Ma non posso non essere geloso, non puoi chiedermelo."

"Posso chiederti allora," disse lei, irritata. "chi è Tereskova?"

Alex serrò le labbra e rimase in silenzio.

"E oltre a questo, Alex, vorrei sapere cos'è successo in una grotta della Bielorussia che Lara aveva scovato per noi. E cosa ti aveva chiesto mia madre. E chi era mia madre. E mio padre."

"Non so tutto, Svetlo, non continuare a chiedermelo."

"'Svetlo'." Mel fece un sorriso irritato. "E' così che mi hai chiamato quel giorno, nella grotta. Significa 'luce', non è vero?"

Alex annuì leggermente. "Non so chi fosse tuo padre." le rispose. "Per quello che ne so, potresti essere nata in vitro. Ma non ne ho idea, Joy... non lo so."

"Tereskova. Era il cognome di mia madre, quindi?"

Alex annuì.

"Tu hai sempre saputo il mio vero cognome... per un anno e passa... e non mi hai mai detto niente?!"

Alex sospirò. "Svetlana, ci sono dei motivi per cui non ti dico queste cose. Ci sono dei motivi per cui non ti ho detto tutto..."

"Motivi tuoi, non sono miei."

"Vuoi sapere cos'è successo, Tereskova? Vuoi saperlo realmente?!" urlò Alex, alzandosi davanti a lei.

"Sì, è quello che voglio da un anno, Krycek."

Alex rimase fermo per qualche istante. "Tua madre sapeva che il momento sarebbe arrivato. Abbiamo fatto l'amore per la prima volta in quella grotta e so di averti fatto male. E qualcun altro ti ha fatto male dopo di me. Lo stesso uomo che ti ha sparato quando hai tentato di scappare dalla finestra."

Mel chiuse gli occhi. "E' andata così? Ho perso la memoria così?"

"No... Ho aiutato te e tua madre a salire su una nave in partenza per New York. Era fine dicembre 1982, siete salite con un alcune altre madri con bambini, per scappare dal Proekt. Non ricordo il nome della nave, Joy, te lo giuro. E non so cos'è successo dopo, anche se posso immaginarlo."

Mel lo fissò senza parlare.

"Credo che tua madre ti abbia fatto perdere la memoria volontariamente, ti ha abbandonato a New York, sperando che ti potessi rifare una vita."

"Perché lei non è venuta con me?"

"Era un'impiantata. L'avrebbero seguita, come probabilmente hanno fatto. Tu non hai impianti, grazie al cielo. Sei libera."

"Come ha fatto a farmi perdere la memoria?"

"H28, o come lo chiamavano in Russia, non ricordo... O altro, non lo so."

"Perché non mi hai mai detto niente?"

Krycek sospirò. "Non credevo che questo potesse fare la tua felicità."

"Non l'ha fatta. Ma credevo fosse un mio diritto conoscere il mio passato. Il mio nome."

"Non cercare, Svetlana. Non troverai niente. Prima del 12 gennaio del 1983, tu non esisti."

Lei alzò lo sguardo. "Quanto è vero." sussurrò.

Krycek sospirò di nuovo. "Compi gli anni il 30 dicembre. Sei nata nel '68." Alex andò verso la porta. "Se vorrai rivedermi... appendi il nostro fiocco blu al balcone. OK?"

Mel annuì e sentì la porta chiudersi. Si alzò, chiuse la serratura, quindi andò in camera ed estrasse il fiocco blu dal cassetto del comodino. Andò in bagno e, tenendo il fiocco sopra il gabinetto, gli diede fuoco. Quando fu consumato per metà, lo lasciò cadere e tirò lo sciacquone.

 

***

Luogo sconosciuto

Ora sconosciuta

"A che punto siamo con le analisi?"

La donna alzò lo sguardo: "Ho bisogno di altro sangue. Della ragazza. Non è abbastanza."

"Non è un problema." disse l'uomo, accendendo una sigaretta. Uscì lentamente dal laboratorio e si diresse in fondo al corridoio. Queste Basi... tutte diverse, tutte simili. Bussò alla porta ed entrò senza aver ricevuto risposta.

"Ci hai pensato?"

La donna rimase in silenzio senza parlare, osservando la propria figura nello specchio del bagno. Lì gli specchi c'erano ancora. Il fumatore si mise dietro di lei, passandole le dita nei lunghi capelli neri leggermente ondulati. "Le assomigli, lo sai?"

"-Ne byt' eio.-" disse la donna.

"Sai che voglio solo offrirle un futuro migliore di quello che potrebbe avere all'FBI, senza protezione. Joy Melody Carter è Svetlana Tereskova?"

"Net. Svetlana byt' pokòjiyi."

"Te lo ripeto ancora: è lei?"

La donna si girò e lo guardò dritto negli occhi: "-Net. Aghènt Carter ne naša syna.-"

FINE 1^ Parte

**************

Tutti i personaggi che non riconoscete sono proprietà dell'autrice.

Joy Melody Carter è la protagonista della serie "Humana Species", che può essere trovata sulla sua pagina: http://digilander.iol.it/xbellatrix/jmc/

Spero vi sia piaciuto. Grazie per aver letto.

Monica