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Attenzione: per capire questo racconto, è consigliato aver letto tutti i precedenti della serie "Humana Species" di Monica M. Castiglioni, in particolare "HS01: Bellatrix", "HS05: Crush on You", "HS07: Catalepton" e "HS09: Felum Species", inoltre i racconti "Quasar" di Monica M. Castiglioni, "Daryll" di Luciana Ciolfi, "Pantera" di Lorenzo Trenti, e "Omega" di Monica M. Castiglioni e Stefania Murazio.

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Dedicato agli amici della X-Files Italian Virtual Season

 

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Luogo sconosciuto

7:07 p.m.

L'uomo raccolse il pacchetto di Morley dal tavolo, ne estrasse lentamente una e l'accese.

Aspirò qualche boccata di fumo, tenendo gli occhi socchiusi. Quando sentì bussare alla porta, diede subito il permesso di entrare. Un ragazzo apparve sulla soglia. "Signore."

L'uomo l'osservò per qualche istante. Era un ragazzo come ne aveva visti tanti. Compreso Alex Krycek, qualche anno prima.

"Ho i risultati dell'indagine, signore." disse il ragazzo.

"Che cosa hai scoperto?"

"Ho sorvegliato i soggetti per un tempo sufficiente e posso dire di essere giunto a conclusioni certe." Estrasse delle fotografie e un sottile fascicolo e passò il tutto all'uomo. "Stanno assieme da più di un anno ormai."

L'uomo prese in mano le foto e guardò la prima. Alex Krycek, sul pianerottolo di una scala antincendio, che baciava una donna affacciata alla finestra.

"Chi è lei?"

"Non ho informazioni per quanto la riguarda prima dei 14 anni. E' comparsa a New York, dovrebbe essere nata tra il '64 e il '72."

L'uomo alzò gli occhi dalla fotografia per osservare il ragazzo.

Imbarazzato, quest'ultimo replicò. "Non si sa con precisione... ho... mhm... ho controllato le analisi che ha fatto, ma non risulta niente che possa individuare la sua età precisa. Però credo sia... hm... all'incirca del 1968."

L'uomo sospirò. "Va' avanti."

"Mhm, sì... dunque... Si chiama Joy Melody Carter, è un'agente dell'FBI. E'... l'anno scorso è venuta in contatto con... con una nostra vecchia conoscenza."

"Fox Mulder." replicò l'uomo. "Hai scoperto qualcosa di più, rispetto a quello che so già?"

"Sì, signore. L'agente Carter pare avere una strana capacità di interazione con gli animali."

"Sarebbe a dire?"

"Parla coi gatti, signore."

L'uomo alzò le sopracciglia.

"Mhm... ecco... pare anche che abbia avuto degli... incontri... con l'aldilà. E poi... ecco." Indicò le foto.

L'uomo intravide alcune scene decisamente private della vita di Carter e Krycek e passò oltre senza prestar loro attenzione, finché non arrivò all'immagine di Melody in piedi, sul prato di Mount Messier e all'interno della Base 5.

"Sono quasi certo che sia stato Alex Krycek a parlarle del luogo."

L'uomo sospirò.

"Devo procedere, signore?"

Se avesse detto di sì, cosa sarebbe successo all'agente Carter? L'avrebbero portata via. Come avevano fatto con Scully quattro anni prima, con un "rapimento alieno". Ma Krycek aveva bisogno di essere riportato in riga: non aveva mai avuto niente da perdere. Aveva fatto male a farsi un'amica.

"No." rispose l'uomo. "La voglio qui. Viva. Può esserci utile. Soprattutto per tenere a bada Alex Krycek."

"Sì, signore." replicò il ragazzo. "Come devo procedere in questo caso, signore?"

L'uomo raccolse le fotografie. "Usa Nathan."

Dopo un attimo di esitazione, il ragazzo replicò: "Sarà fatto, signore." Uscì.

L'uomo riprese in mano le fotografie e, sempre ignorando quelle dove Alex e Joy erano in atteggiamenti troppo intimi, passò a studiare le altre.

"Tutte vecchie conoscenze." sussurrò, vedendo Carter accanto a Skinner, Mulder, Scully e Krycek. Girò una foto che si era rovesciata e disse: "Guarda chi si rivede, signor Oliver Svanzen." Appoggiò il plico e prese in mano il fascicolo. 'Ritrovata il 12.1.1982, apparente età di quattordici anni'.

--E se fosse lei?-- pensò. In fondo i salti temporali non erano una novità per lui. --Se fosse stata via per nove anni terrestri, ma per lei ne fossero passati soloquattro?-- Guardò meglio la fotografia in cui Carter e Mulder erano vicini. "Non so se è una mia idea..." disse. "Ma vi assomigliate, un po'..."

 

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Monica M. Castiglioni

Humana Species 10:

Caerulea Species

X-2MC16210900

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Tekram Market

8:07 p.m.

Joy Melody Carter stava spingendo il carrello attraverso il supermercato con aria apatica. In realtà era parecchio stressata. Aveva voglia di uscire con Alex, andare con lui a fare la spesa, stare stesa in riva al mare con lui. Cominciava a non poterne più di avere una relazione nell'ombra. Le cose erano quasi più facili quando stava con Svanzen. Altra relazione in ombra, visto che era il suo superiore quando lavorava al distaccamento dell'FBI di New York.

Emise un sospiro di noia e si piazzò davanti allo scaffale dei cereali per cercarne una marca che non fosse collegata a multinazionali che falciavano il terzo mondo. Ci rinunciò dopo poco e proseguì per il supermercato. Mentre usciva da una corsia, il suo carrello venne speronato da un altro.

"Oh, scusa Mel." disse Charlie Demian, un suo collega, sorridendole.

"Non c'è problema, tanto dovevo già rifare la carrozzeria." gli rispose lei. Indicò verso destra. "Vado ai surgelati."

"Ah, bene, vengo con te, stavo andando a prendere il gelato."

"Ingordo."

"Potresti dire sotto giuramento che stai andando là solo per gli spinaci?"

Carter scoppiò a ridere. "Un mesetto fa Alex mi ha detto che sono strana. Tu lo sei di più."

"Come sta Alex? Gli ho parlato mesi fa per telefono. Devi farmelo conoscere un giorno." le chiese Charlie, mettendosi a mangiare un panino da una confezione che aveva nel carrello.

"Sta bene, grazie." Carter lo osservò per qualche istante. "Come fai ad essere così magro?!"

Charlie ingoiò il pane. "Mangio quando ho fame, bevo quando ho sete, dormo quando ho sonno, faccio se..."

"OK, ho intuito." lo interruppe lei. Aprì un'anta dei frigoriferi e tirò fuori una scatola di cornetti all'amarena, cominciando a ispezionarla come aveva fatto coi cereali.

"Ancora a caccia di marche da evitare?" chiese Charlie, passandole una confezione anonima di gelati.

"Sì." Frustrata, Mel ripose quella che stava esaminando e raccolse quella che l'amico le stava passando. "Che cosa sono?"

"Cornetti all'amarena di marca sconosciuta, che comunque non è di nessuna multinazionale."

"Ah, bene. Grazie." Infilò la scatola nel carrello e cominciò a cercare il pesce. "Così si risolve il problema."

Charlie annuì: "Sì, ma fanno schifo."

Mel scoppiò a ridere. "Così tanto?"

"No, solo non hanno sciroppo. Ti consiglio di prenderne una bottiglia a parte." Demian aprì un frigorifero e le passò un pacchetto di surimi, una porzione di zuppa di pesce e gamberetti surgelati.

Carter li ripose senza dire nulla nel proprio carrello e guardò Charlie mentre raccoglieva la propria spesa. --Devo sposarlo quest'uomo.-- pensò. "Che fai stasera?" gli chiese. Magari sarebbe riuscita ad organizzare una serata al cinema con Dana, Charlie e Mulder. *Mulder*. L'unico che lei chiamava per cognome. Aveva tentato di chiamarlo per nome... ma *Fox*... nome assurdo e per di più tutte le volte che l'aveva chiamato Fox, lui era trasalito e Scully era nettamente infastidita.

Demian alzò una scatola di pasta sfoglia. "Cena con Kate."

"Kate?"

Charlie le lanciò uno sguardo interrogativo. "La mia ragazza. Te ne ho parlato un mese fa, quando ci siamo messi assieme, no?"

"Ah... sì, sì, è vero, scusa." Mel sorrise. --E' gelosia questa?--

"Tu sei fuori con Alex?"

"No... è impegnato dall'altra parte del continente."

"Conferenze?" le chiese, mentre buttava nel carrello una confezione di spinaci.

"Già." Mel guardò nel proprio carrello. "Ho preso tutto." disse. "Ci vediamo lunedì, allora."

Demian si girò. "Sì, OK. Vuoi una fetta di torta salata? Te la tengo da parte."

Carter annuì e sorrise, quindi si avviò verso le casse. C'era un po' di fila e mentre aspettava, Mel ebbe la tentazione di riempire il carrello delle schifezze che si trovavano astutamente vicino alle casse. --Charlie sa pure cucinare.-- ricordò mentre caricava i sacchi in macchina. Sospirò e si avviò verso casa.

Salita al quarto piano, Carter incontrò la signora Gogean, la vecchina dell'appartamento di fianco.

"Salve, signora." disse, entrando in casa con quattro sacchetti in mano. --O forse dovrei dire 'ave', vista l'età?--

"Ciao tesoro!" esclamò la donna. Mel aveva pensato che fosse rumena, visto il cognome, ma di nome si chiamava Rozalia. "Ho fatto un po' di minestra in più, ne vuoi?"

Melody sorrise e spinse i sacchi dentro casa. "Oh, grazie, ma non vorrei sfruttarla."

"Macché, tesoro! Per me è un piacere, te la porto subito." La donna rientrò in casa e Mel piazzò i sacchetti della spesa sul piano della cucina, lasciando aperta la porta perché l'anziana potesse entrare.

"Eccola qui!" esclamò lei, entrando.

"Grazie." sorrise Mel.

"E' sempre un piacere per me, poter fare qualcosa per i giovani. E poi, tu, un'agente dell'FBI!" lo disse con un tono fiero. "Se hai bisogno che qualche volta ti tenga quel tuo gatto, dimmelo!"

"Oh, grazie, ma quel gatto non era mio... era di una mia amica, se l'è già portato via."

"Oh, be', se hai bisogno per altro, basta che mi chiami!"

"Grazie, signora Gogean."

"Rozalia." disse lei. "Mia madre era spagnola, mio padre rumeno." Rise. "E io sono nata in Canada!" La donna le regalò un altro dei suoi sorrisi, quindi svanì.

Melody chiuse la porta a chiave e sospirò. Guardò il piatto che l''ibrido' appena uscito le aveva lasciato. Pasta e fagioli. Mel chiuse gli occhi. "OK. Pizza."

 

***

Appartamento di Melody Carter

10:28 p.m.

<<"Anna Bolena aveva sei dita..."

"E come ha perso le altre quattro?"

"Ne aveva sei in una mano sola!">>

Mentre finiva una fetta di pizza, Carter si sentì in colpa per aver buttato la minestra della signora Gogean. Non l'avrebbe saputo, ma le dispiaceva. Lei odiava i fagioli.

Era uno dei motivi per cui le aveva prese dalla madre superiora. Perché non mangiava la pasta e fagioli.

<<"Potremmo andare a teatro.">>

"No grazie." disse Melody assieme a Whiser che parlava dallo schermo. "Dormo meglio a casa mia." Prese in mano il telecomando del videoregistratore e spense. --Basta, devo appassionarmi ad un altro film.-- Si stirò. --'Fiori d'Acciaio' lo so a memoria.--

Lanciò uno sguardo allo scaffale sopra il televisore. "'A Bug's Life'... 'lo so che è un sasso!'... So a memoria pure quello."

Spense il televisore e si sdraiò sul divano. L'aria aveva odore di pizza, come le sue mani. Raccolse il libro che Alex aveva lasciato sul tavolino. K.J.Anderson, "Anticorpi". L'aveva già letto. Sospirò. Guardò l'orologio. Erano passate da poco le dieci e mezza, non aveva voglia di dormire. Restò a pensare cosa avrebbe potuto fare, ben sapendo che, se andava avanti così, non avrebbe fatto nulla.

 

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La Base

Distaccamento 15 (New York - USA)

La porta si aprì e finalmente poté vedere Nathan, dietro a vetri spessi, sdraiato su un letto senza lenzuola né coperte.

"Nathan." lo chiamò.

L'uomo si voltò verso di lui. "Guarda chi si rivede. Alex. Che ci fai qui?"

"Sono venuto a farti una proposta."

"Non so che costumi avete voi qui." disse Nathan, avvicinandosi al vetro.

Istintivamente, Alex fece un passo indietro.

"Ma io non sposo uomini." Lo stava deridendo.

Alex scosse la testa. "Il capo vuole farti uscire. Ma a una condizione."

"Sentiamo un po'. Vediamo se posso accettare."

Il ragazzo sorrise. Si avvicinò a lui tanto da sfiorare il vetro: "Io lo so che tu non vedi l'ora di uscire di qui, pezzo di merda."

Nathan fece un sorrisetto tagliente. "Davvero?"

"Lo so. Perché so cosa si vive qui."

"Uh-uh, facciamo i romantici?"

Alex strinse i pugni: --Calma!-- si ordinò. "C'è una ragazza. Abbiamo bisogno di lei. Viva."

"Dopo di che potrò andarmene?"

"Ti sarà permesso lasciare il pianeta." replicò lui.

"E' uno scherzo." replicò Nathan.

"No."

"E la ragazza... che sarebbe?"

"E' un'umana. Crediamo." Alzò una foto contro al vetro.

Nathan la guardò per qualche istante inclinando il capo. "Assomiglia ad Enola, non credi?"

Alex non rispose.

"D'accordo." replicò Nathan. "Vi porto la pupa e poi me ne vado. Libero."

Alex annuì. "Libero." Aprì la porta della cella e Nathan uscì, camminando lentamente. Alzò le mani, ricoperte da spessi guanti che sembravano di pelle. "Posso togliermeli?"

"Solo al momento giusto." replicò Alex. "Non sono scemo, Nathan."

L'uomo sorrise scrollando le spalle. "Non era mia intenzione darti dello scemo."

 

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Appartamento di Melody Carter

2:13 a.m.

Mel era in dormiveglia sul divano.

Il rumore che proveniva dalla finestra non la spaventò. Pensava che era Alex. L'avrebbe trovata distesa e probabilmente l'avrebbe portata in braccio a letto. --Che bello.-- Era una delle sue cose preferite.

Aprì gli occhi di scatto quando si sentì addosso un paio di mani. Decisamente non quelle di Alex. Cercò di urlare, ma le forze le mancarono di colpo. Incapace di tenere gli occhi aperti, si riaddormentò.

"Aah..." disse Nathan. Alex gli stava dietro a due passi. "Finalmente. Era un po' che non riuscivo a fare il pieno di energia umana."

"Sbrighiamoci." fece Alex.

"Mhm... però... che personcina incasinata."

"Andiamo, forza!"

 

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Luogo sconosciuto

6:07 a.m.

L'uomo spense la sigaretta nel posacenere e alzò la fotografia davanti agli occhi. Mel Carter aveva i capelli scuri, quasi neri. In quella foto li aveva sciolti sulle spalle, solo qualche ciuffo era raccolto in alto, perché non le cadesse sul viso. Le punte dei capelli rivelavano dei riccioli dei quali, per il resto della lunghezza dei suoi capelli, rimanevano solo delle leggere onde.

Sorrise. Se la guardava bene, assomigliava a Teena più di trent'anni prima.

Forse, vent'anni dopo, l'aveva finalmente ritrovata.

 

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In strada

7:08 a.m.

Melody si girò sul sedile, sussurrando un lamento.

Alex si girò. "Nathan, si sta svegliando."

L'uomo si girò appena. Indossava ancora gli spessi guanti ed era ammanettato. "Direi che non posso farci niente." disse, alzando le mani.

L'altro sospirò. "D'accordo." La strada era deserta. Alex accostò nella prima piazzola che trovò. "Fai in fretta, però." replicò, prendendo le quattro chiavi diverse che servivano per liberare Nathan dalle manette e dai guanti. "Il capo ci vuole alla Base entro mezzogiorno. Lo sai che si incazza facilmente."

Nathan si sgranchì le mani e le braccia. "Farò in fretta." Si girò sul sedile e guardò la donna. "Che ha di così importante?"

Alex sospirò. "E che ne so, io? Il capo m'ha chiesto di controllarla, quindi di portargliela. Non è aliena o qualcosa del genere?"

Nathan scosse la testa. "No, è solo incasinata."

Il più giovane osservò Carter. "Be', allora?"

L'altro annuì. "OK." Nathan si girò verso Alex e lo spinse contro la portiera. Il ragazzo urlò. Cercò di prendere il coltello, unica arma che poteva fermarlo, ma ormai le sue forze erano finite.

Nathan aprì la portiera e spinse fuori il corpo esanime del ragazzo. Quindi si girò verso Melody. "Andiamo a fare un giro." le disse, mentre sotto la sua mano Carter si riaddormentava.

 

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Luogo sconosciuto

8:07 a.m.

Il telefono squillò proprio mentre stava per accendersi una sigaretta. "Sì?"

"Ciao, vecchia ciminiera."

"Signor Nathan." replicò.

"Ho immaginato che di Alex non te ne importasse molto, così l'ho scaricato a metà strada. Voi i corpi li seppellite, qui, non è così?"

L'uomo non rispose.

"Ho qui la tua pupa. Se la rivuoi, e se la rivuoi viva, direi che è meglio che la smettiate di fare giochetti con me."

"Nathan, mi stupisco di te. Pensavo lo sapessi che sono un uomo di parola."

"Non me ne sbatte niente delle tue parole."

"Alex non ti ha detto che puoi lasciare il pianeta?"

"E per andare dove? Non c'è un posto abitabile nel raggio di qualche centinaio di anni luce. No, non mi freghi. Voglio l'immunità. Voglio che mi lasciate in pace."

"Nathan, chi ti ha detto che la donna mi interessa così tanto?"

L'uomo non rispose.

"Dovrò prima accertare la sua identità." replicò il fumatore.

"Voglio che mi lasciate un posto. Non mi interessa dove e come, voglio un posto dove restare in pace e cercarmi un lavoro onesto. Non voglio più avere contatti con voi, non mi interessa."

"Fammi avere un campione di sangue della donna. Poi ne riparliamo."

Nathan ascoltò il 'click' della cornetta che veniva appoggiata. Sbuffò. Lanciò il cellulare sull'altro sedile e svoltò a destra, dove un cartello indicava un motel. "Siete incasinati, voi umani." disse alla ragazza addormentata sul sedile posteriore.

 

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FBI - Washington

10:13 a.m.

Skinner passò un fascicolo a Scully. La foto di un ragazzo, sul tavolo d'autopsia, precedeva le poche pagine del rapporto.

"Si chiamava Aleksandr Nemov, nato a Breznev, in Bielorussia, nel 1976. Immigrato russo nel 1995. Ha avuto il permesso di soggiorno e lavorava come uomo delle pulizie per una ditta farmaceutica di New York."

"Di cosa è morto?" chiese Mulder, sbirciando il fascicolo che la collega teneva in mano.

"Nessuno lo sa." replicò Skinner. "E' stato ritrovato su una strada secondaria, al confine tra la Pennsylvania e lo stato di New York."

Scully sfogliò le pagine del rapporto. "Pareva un giovane in ottima salute."

"Pare che gli siano mancate le energie quasi di colpo."

Mulder scosse la testa. "Abbiamo un precedente negli X-Files."

"Enola Quasar è morta." replicò Scully. "Le ho fatto io stessa l'autopsia nell'aprile nel 1997."

"Potrebbe non essere l'unica ad avere quelle facoltà."

"Cercate di venirne a capo." disse Skinner, congedandoli. Quando furono usciti, il vicedirettore alzò il telefono: "Kimberly, puoi controllare se Mel Carter è arrivata?"

 

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Motel Moonlight - Pennsylvania

12:30 p.m.

Nathan cambiò i canali velocemente. "Che merda, come fate a vedere 'sta roba?"

Carter sbatté gli occhi un paio di volte, svegliata dal suono della televisione e di una voce estranea. "Mhm?"

"Oh, guarda chi si risveglia. La piccola stella bianca."

"Chi sei?" sussurrò Mel.

"Non è importante." L'uomo prese una bottiglia di succo di frutta che stazionava accanto a una sottile siringa che conteneva qualche goccia di sangue. "Piuttosto. Tu chi sei?" Le passò un bicchiere con del succo.

"Eh? Io? Sono..." Mel chiuse gli occhi. La cosa che desiderava di più al mondo, in quel momento, era dormire. Nemmeno il suo stomaco vuoto che reclamava cibo, le faceva molto effetto.

"Ehi... ehi, oh!" esclamò l'uomo, scrollandola per una spalla.

"Mh?"

"Bevi un po' di succo." L'aiutò a mettersi a sedere, quindi a bere. I due sorsi bevuti le fecero venire voglia di berne ancora e l'altro non si oppose. "C'è un tizio che ti cerca. Un tale che fuma sempre, lo conosci?"

Mel scosse la testa.

"Be', questo tizio ha voluto che ti rapissi."

Carter lo guardò sgranando gli occhi. "Ah, davvero? E tu l'hai fatto?"

"Sei il mio biglietto per la libertà, stella bianca."

"A-aspetta. Libertà? Che sei, un... un..."

"Un alieno." replicò lui.

Carter alzò gli occhi al cielo. "Sì, certo."

"Senti, non ho voglia di farti fuori. Non mi piace far fuori la gente. Lo faccio solo quando mi rompono le palle in maniera atroce. Vediamo di convivere pacificamente, OK?"

"Aspetta, fammi capire. Io sarei..." Mel si fermò. Questa situazione era un po' troppo assurda.

"Sei mio ostaggio, finché il tizio che ti vuole non deciderà che ne devo fare di te." L'uomo le riempì il bicchiere. "Bevine ancora. Questi cosi sono miracolosi." Nathan prese le manette con cui Alex l'aveva legato poche ore prima e le sventolò davanti agli occhi di Carter. "Non vorrei doverle usare. Non mi piacciono."

Mel non rispose. Ma riprese a far domande: "Senti, ma chi è 'sto tizio che mi vuole?"

"Pare sia un capo supremo di questo pianeta." L'uomo accese la televisione. "Sui sessanta, alto, con una sigaretta sempre accesa." Si girò verso di lei. "Lo conosci?"

Mel scosse la testa. Fece per prendere altro succo di frutta e notò la siringa. "Tossicodipendente?" chiese.

"Dici che fuma marijuana o qualcosa del genere?" replicò Nathan, che non aveva notato la mossa di lei.

"No..." sussurrò. --Se stai girato ancora un po', potrei attaccarti con questa siringa...-- pensò. --Se solo avessi un po' di forze in più...-- Aveva fatto una fatica immonda a versarsi un bicchiere di succo, attaccare un uomo alto un metro e ottanta e che pesava almeno il doppio di lei, non poteva essere troppo facile.

Nathan si girò e l'aiutò a rimettere la bottiglia a posto. "Ah, stai parlando della siringa? No, quello è sangue tuo."

"Mio?!... Che cavolo mi hai dato?!"

"Succo di frutta..." L'uomo prese in mano la bottiglia e si mise a leggere l'etichetta. "Succo di frutta all'albicocca, con aggiunta di acqua, saccarosio..."

"No! Intendo la... la siringa!"

Nathan la prese in mano. "Non è il colore naturale del tuo sangue?" Era normalmente violaceo, come il classico sangue arterioso umano.

Carter stava per urlare dalla nervoso: "Oh, Dio! Per cosa hai usato la siringa?!"

Nathan prese le manette e le legò il polso sinistro alla spalliera. Mel emise un gemito di frustrazione. "Mi sembri un po' agitata. L'ho usata solo per farti un piccolo prelievo. Me l'ha chiesto il tabagista." Si sedette sul letto accanto a lei. "Guardi mai la televisione?"

Mel annuì: "Qualche volta."

"Non capisco questa cosa." le disse. "Sono qui solo da tre anni... ci sono due tizi che si pestano. Ma perché non li ferma nessuno?"

Mel chiuse gli occhi. "E' uno sport..."

"Pestarsi?"

Carter rise. "La pensi come me, vedo..." Sbadigliò. Aveva di nuovo sonno.

"Perché non dormi un po'?" disse Nathan. "Se mi dici cosa ti va di mangiare vado a comprartelo."

"Non ho fame... che m'hai fatto per farmi sentire così stanca?"

"Ti ho sottratto un po' di energia." disse lui. "Ma non ti preoccupare. La recupererai. Ti va una remontreca?"

"Una che?"

"Ah... mi sa che non l'avete su questo pianeta. Purtroppo me le hanno sequestrate tutte all'arrivo." Nathan si mise in piedi: "Dormi con la TV accesa?"

Carter scosse la testa. L'uomo spense il televisore e prese la siringa. "Vado a spedire questa e a prendere qualcosa da mangiare." le disse.

Mel sentì solo la porta chiudersi, prima di addormentarsi.

 

***

FBI - Washington

4:04 p.m.

Scully premette il tasto dell'ascensore per raggiungere il piano di Skinner. Mulder si appoggiò alla parete guardandosi in giro con aria disinteressata. "Cosa credi che abbia fatto, questa volta?" le chiese.

Dana scrollò le spalle: "Magari ci deve solo dire qualcosa. Non avrai manie di persecuzione, Mulder?"

Fox rise. "Per ora mi mancano."

"Avete aggiornamenti sul caso Nemov?" chiese subito Skinner.

"Nessun testimone." rispose Mulder. "Nessun avvistamento. Nessun sospetto. Anche se il caso pare decisamente ricordare gli omicidi di Enola Quasar, non abbiamo ancora individuato la possibile causa della morte di Nemov."

"Bene, fornirete il vostro rapporto all'agente Dawes. La VCS ha rivendicato il caso e quanto a voi ho qualcosa di più urgente."

Mulder e Scully si scambiarono uno sguardo interrogativo.

"L'agente Carter è scomparsa tra sabato pomeriggio e lunedì mattina. La sua vicina di casa aveva chiamato la polizia dopo aver sentito alcuni rumori sulla scala antincendio. Lunedì Carter non era al lavoro e Charlie Demian pare essere stato l'ultimo a vederla fuori, sabato pomeriggio in un supermercato. Poco dopo è entrata in casa, incontrando la vicina. La finestra della camera era aperta. Temiamo un rapimento."

"Non si hanno indicazioni su chi possa essere stato?"

"No. Sono già stati contattati Oliver Svanzen, David Knight e le suore del Froebel. Nessuno l'ha vista né sentita dopo sabato. Carter è scomparsa da quattro giorni, ormai. Voglio un lavoro ben fatto e in silenzio." disse Skinner.

"Dici che potrebbe essersi messa nei guai?" chiese Mulder alla collega, una volta che furono rientrati nell'ascensore.

"Mel è una che si mette nei guai con Skinner, non con chissà chi."

"Era abbastanza agitato Skinner, hai notato?"

"Sarà per via di Svanzen. Certo," Scully uscì dall'ascensore. "anch'io non sono del tutto tranquilla."

 

***

Motel Starlite - Pennsylvania

8:09 p.m.

Le manette le stavano tagliando i polsi, ma aveva già imparato a sue spese che era molto meglio non urlare. Se tendeva di più la mano e girava un po' la spalla forse ce l'avrebbe fatta a liberarsi. Si morse il labbro per non fare rumore e finalmente riuscì a sfilare la mano sinistra. Ora c'era da liberare la destra. Era più grossa, probabilmente era colpa delle esercitazioni del tiro al bersaglio. La pistola era così grossa che le faceva sembrare la mano molto piccola, ma pesava tanto.

L'uomo camminava avanti a indietro controllando i suoi ostaggi, il fucile da caccia appoggiato alla spalla.

Anche la mano destra era libera, ora si trattava di raggiungere la finestra. Da lì avrebbe potuto saltare giù, erano solo al primo piano, ce l'avrebbe fatta e avrebbe potuto liberare tutti. Si alzò in piedi di scatto e corse verso la finestra.

Ma a metà strada, un forte colpo al dorso la fece cadere. Non si fermò comunque, nemmeno dopo i tre colpi consecutivi, nemmeno quando sentì gli altri urlare. Sentì la canna del fucile puntata contro la spalla e si fermò, restando a terra.

"-Bam. Sei morta.-"

Lei non rispose. Rimase a terra, respirando appena.

Il soldato ritrasse il fucile quando un uomo più anziano entrò nella stanza. "-Di nuovo lei?-"

"-Sì, signore!-" rispose la guardia sull'attenti.

L'uomo alzò la ragazzina per un braccio e la trascinò in piedi. "-Se non fosse stata un'esercitazione-" urlò. "-saresti morta!-" L'uomo si accese una sigaretta, quindi si rivolse al soldato: "-Sparale.-"

Il soldato caricò il fucile e obbedì agli ordini.

Carter aprì gli occhi di scatto, urlando. Si portò una mano sulla gamba, aspettandosi sangue.

"Ehi."

"Nathan?" chiese lei, girandosi.

"Sì, sono io. Hai fatto un brutto sogno?"

"Mhm..." chiuse gli occhi, sentendo al tatto la cicatrice da arma da fuoco che aveva a metà coscia. "Dove siamo? Non è il motel di prima."

"No, ci siamo spostati. Hai fame?"

"Abbastanza." Si mise a sedere.

"Pizza." Nathan mise una scatola sul letto. "Gamberetti, rucola e formaggio."

"Wow. Come facevi a sapere che è la mia preferita?"

"C'era una scatola sul tavolino a casa tua, con una fetta di pizza."

"Ah, ecco." Finì il primo quarto. "Allora? Che si fa?"

"Aspettiamo."

"Non hai ancora ricevuto la risposta da quel tizio?"

Lui scosse la testa.

"Mi darai a lui se vuole... e se non mi vuole? Mi ucciderai?" Carter non era sicura di essere riuscita a tenere la paura fuori dalla domanda.

"No." Nathan si sedette accanto a lei. "Ti lascerò andare. E io scomparirò in qualche modo. Anche senza il loro aiuto. Mi daranno la caccia, ma non è importante."

Mel inspirò profondamente. "Non mangi?"

Nathan sorrise. "L'energia che ti ho sottratto mi basta per un bel po'. E poi... è limpido." Indicò la finestra.

"Senza luci forse si vedrebbero le stelle." disse Mel.

"Già. L'energia delle stelle è più pura di quella degli umani. Io mi cibo di quella."

Mel alzò un sopracciglio, ma Nathan non rispose al gesto. "Dì un po', da dove vieni?"

"Da lontano." rispose lui, evasivamente.

"Mhm... ho capito. Non vuoi dirmelo."

"Né posso, sarebbe pericoloso per noi e per te."

"Alt alt alt... *Voi*? Chi siete voi?"

"Siamo qui solo per cercare un posto dove vivere, niente di più. Volevamo cercare di amalgamarci a voi senza dare fastidio, rimanendo due razze separate."

"Vi facciamo così schifo?"

Nathan rise. "No. Solo... voi siete così fragili."

"Ah davvero?" replicò Carter, seccata per l'intera razza umana.

"Sì, ad esempio avete un solo cuore. Che senso ha? E' uno degli organi più importanti che c'è in un corpo."

Mel scoppiò a ridere. "Vuoi dirmi che hai due cuori?"

"E due polmoni, due occhi, due reni come voi." replicò.

"Nah, dai, mi stai prendendo in giro."

Nathan prese la mano di Carter e la mise sul proprio petto. "Lo senti?"

Carter rimase ferma per qualche istante.

"E' come il vostro battito, ma il nostro è doppio."

"Oh moj Bog..." sussurrò, ritraendo la mano di scatto.

Nathan sorrise: "Questo è russo, vero?"

"Cosa?" Carter era ancora troppo sconvolta per poter afferrare il senso della domanda.

"'Moj Bog'. E' russo. Ne so un po'."

Carter guardò Nathan, sentendosi spaesata. "E' tutto così strano..." Sospirò. "Stanno cercando di ucciderti, vero?"

L'uomo annuì. "Mi hanno tenuto prigioniero per due anni. Io vorrei solo vivere o tornare alle stelle."

"Tornare alle stelle? Intendi sul tuo pianeta?"

"No, il mio pianeta sta morendo. Non c'è posto per venti miliardi di persone, stiamo morendo per l'inquinamento. Come se non bastasse sono venuti a fare guerra gli altri. Siamo in giro a cercare un posto adatto dove spargerci, senza dare fastidio." Sospirò. "Ma scusa, tu non vorrai sentire queste lamentele."

"No! No... ti prego, vai avanti."

"Pensavamo di andare a vivere su... mhm... Marte, credo che voi lo chiamiate così. Siamo venuti qui per chiedere se non era già vostra intenzione spostarsi là... visto che abbiamo trovato delle sonde e altre cose. Non vogliamo occupare il vostro posto, anche voi non siete messi bene con l'inquinamento e il vostro pianeta è più piccolo del nostro. Volevamo solo chiedere asilo per qualche anno, tre o quattro, per iniziare a colonizzare Marte. Ma appena arrivati qui... i terrestri hanno cominciato ad ucciderci. Daryll... hanno ucciso la mia piccola Daryll!"

"Chi era?"

Nathan prese fiato e riprese: "La mia nipotina minore. Era la figlia di mia sorella..."

"Mi... mi dispiace... non... non capisco perché..."

"Mia sorella e suo marito sono morti nell'impatto con la Terra. La piccola Daryll era ancora viva... E poi... mio fratello... era arrivato con la sua bambina qui... trent'anni fa. Stava per morire, ha trovato un uomo... uno di voi... avrebbe allevato la sua bambina, ma... l'hanno ucciso! Gli hanno strappato Enola... La mia piccola Enola... Assomigliava tanto a sua madre." sospirò. "Enola ha avuto la fortuna di tornare alle stelle. Ma non tutti quelli come noi hanno avuto questa fortuna. Tanti sono prigionieri... li usano come cavie, fanno esperimenti per sapere come siamo fatti. E' così ingiusto. L'anno scorso... hanno ucciso Lomax. Era il mio migliore amico..."

Carter si avvicinò a lui. "Mi dispiace." gli disse. "Vorrei fare qualcosa, ma... non so cosa. Se questi... uomini" Faceva fatica a chiamarli tali. "sono quelli che penso... hanno portato via anche la mia migliore amica, l'anno scorso. E' terrestre e... è ancora viva, ma..."

Lui annuì. "Lo so. Non siete tutti uguali."

 

***

Luogo sconosciuto

8:27 p.m.

"Signore?" L'uomo entrò portando con sé una cartelletta. "Sono pronte le analisi."

Il fumatore annuì. L'altro gli passò due acetati stampati con sottili linee nere. Lui le guardò, notando che in qualche punto si sovrapponevano. "Sono fratelli?" chiese.

"No, signore."

"Può andare."

Appena la porta si chiuse, l'uomo sospirò, accendendosi un'altra sigaretta.

 

***

Motel Starlite - Pennsylvania

9:00 p.m.

Carter chiuse l'acqua del rubinetto quando sentì un rumore strano provenire dalla camera. Si asciugò in fretta il volto nell'asciugamano liso ed uscì.

Nathan era davanti al televisore, il volume era più alto del solito.

Mel guardò cosa c'era sullo schermo: "Gli Eurythmics." disse. "Ti piacciono?"

"Mi piace la musica." replicò Nathan. "Da dove vengo io non abbiamo musica."

"Signore mio, come fate a vivere?"

Nathan rise. "Non lo so. Quando sento la musica mi viene sempre voglia di alzare tutto il volume e mettermi a cantare a squarciagola... ma io non so cantare..."

"Nemmeno io."

"E'... è bellissima!"

Mel attese qualche istante che gli Eurythmics riprendessero a cantare, quindi guardò l'uomo seduto a terra. "Sai ballare?"

//Monday finds you like a bomb

That's been left ticking there too long

You're bleeding\\

Nathan alzò lo sguardo: "Ballare? No... no. Non... io... non ho mai... ho..."

"Vieni." lo prese per mano e lo fece alzare.

"Mel... Mel, è così che ti chiami, vero?"

"Sì. Melody."

"Oh... Melody... Melodia?"

La donna sorrise e annuì.

//Some days there's nothing left to learn

From the point of no return

You're leaving\\

Mel lo tirò verso di sé. "Muoviti tranquillamente. Non ti preoccupare, non sei a una gara di ballo." Carter fece una giravolta, tenendolo per mano.

//Hey hey I saved the world today

Everybody's happy now

The bad things gone away

And everybody's happy now

The good thing's here to stay

Please let it stay\\

Nathan la riprese tra le braccia quando lei tornò indietro da un passo. "Wow..." sussurrò.

//There's a million mouths to feed

And I've got everything I need

I'm breathing

And there's a hurting thing inside

But I've got everything to hide

I'm grieving\\

Carter appoggiò le mani sulle spalle di lui.

"Sei brava." sussurrò Nathan.

"Non so dove ho imparato. Non me lo ricordo."

//Hey hey I saved the world today

Everybody's happy now

The bad things gone away

And everybody's happy now

The good thing's here to stay

Please let it stay\\

"Non hai ricordi prima dei quattordici anni, vero?"

"Come lo sai?"

"Quando mi nutro, mi arrivano anche dei ricordi. Voi umani prendete tantissima energia dall'affetto e dai ricordi."

//Doo doo doo doo doo the good thing

Hey hey I saved the world today

Everybody's happy now

The bad things gone away

And everybody's happy now

The good thing's here to stay

Please let it stay

Everybody's happy now\\

Annie Lennox finì di cantare e Carter sciolse l'abbraccio. "Non balli male." disse.

Nathan sorrise. "Grazie."

Mel si girò verso il televisore. "Odio la pubblicità." Spense l'apparecchio e si sedette sul letto.

L'uomo la osservò per qualche istante. "Come te la sei fatta?"

Carter alzò lo sguardo: "Cosa?"

"Quella cicatrice che hai sulla coscia sinistra. E' piuttosto grossa." Mel abbassò lo sguardo. Indossava pantaloni lunghi, come faceva a vederla? Probabilmente Nathan sentì la sua curiosità. "Prima, quando ti sei svegliata urlando, ti sei scoperta."

Mel lo guardò e annuì. "Non mi ricordo di preciso com'è successo... lo sogno, ogni tanto. Avevo forse dodici anni... stavo facendo un'esercitazione che prevedeva la presenza di ostaggi e pensavo di poter scappare. Credo però di essere stata presa e... per farmi capire che la mia mossa era sbagliata, mi hanno sparato."

"Non erano molto gentili."

Carter scosse la testa. "No."

Un silenzio imbarazzato cadde improvvisamente tra di loro.

Poi squillò il cellulare. "Sì." rispose semplicemente Nathan, mentre Mel si stringeva le braccia attorno al corpo. L'uomo stette ad ascoltare per qualche istante, quindi rispose: "Naturalmente." Spense il telefono e lo buttò sulla poltrona.

Si mise a camminare avanti e indietro per la stanza, sperando che prima o poi Carter gli dicesse qualcosa. Ma lei rimase in silenzio.

Alla fine Nathan si sedette accanto a lei. "Mi hanno proposto uno scambio." iniziò. "Ti porterò da lui e loro mi lasceranno libero, indisturbato per sempre."

Carter alzò lo sguardo e disse: "E' l'occasione della tua vita."

Nathan annuì, ma non riuscì a guardarla in faccia. Si alzò in piedi e andò alla finestra. Le stelle brillavano e stavano a guardare. Nathan alzò i palmi verso il cielo. Aveva bisogno di forza per fare quello che voleva.

Si girò verso Carter.

"No." disse.

Melody gli lanciò uno sguardo interrogativo.

"Non posso darti a quei carnefici." Si sedette accanto a lei. "Mi hai dato troppo per poterti fare questo."

Melody non capiva. Cosa gli aveva dato, in fondo?

"La danza. La musica." Le prese il volto tra le mani. "Non posso farti questo."

Mel coprì le sue mani con le proprie. "Cosa farai?"

"Tenterò di tornare alle stelle. Enola ha creduto di essere umana per ventun'anni ed è riuscita a tornarci. Forse posso riuscirci anch'io... non è facile, ma forse ce la posso fare."

"Te lo auguro con tutto il cuore."

Nathan sorrise. "Assomigli a Enola... Sei identica a sua madre." Le accarezzò i capelli, quindi si avvicinò a lei e la baciò. "Lo fate anche voi, vero?" sussurrò. Mel annuì. Fece passare le braccia attorno al suo corpo, stringendola a sé.

"Perché non mi stai togliendo energia, adesso?"

"E' un qualcosa che si può controllare." le rispose, infilando le dita tra i suoi capelli. "Siete una specie bellissima." disse. "Mantenetela tale. Continuate a fare quella bellissima musica e ad ascoltarla."

"Lo faremo." replicò Mel, prima di rendergli il bacio.

 

***

Motel Starlite - Pennsylvania

11:29 p.m.

Nathan si mise a sedere sul letto, cercando di non svegliare Melody. Sospirò. Sapeva che anche Enola aveva avuto dei rapporti sessuali con gli uomini e ora che anche lui aveva provato, non gli sembrava una razza così diversa dalla sua. Osservò la donna addormentata, pensando a come sarebbe stato bello vivere con lei. Ma non poteva. Non poteva succedere più niente di quello che era accaduto, si erano esposti troppo. Mel si girò e aprì gli occhi.

"Ciao Melodia."

Lei sorrise. "Che fai sveglio?" gli chiese.

"Guardavo le stelle."

"Dev'essere bello essere..."

"Quasi stellare?"

"Sì... quasi stellare. Avere un collegamento così stretto con le stelle."

Nathan si alzò in piedi e fece il giro del letto per sedersi accanto a lei. "Dev'essere bello saper comporre quella musica." disse.

Carter annuì. "Credo proprio di sì."

"Mel..."

"No... non dirmelo..."

"Devo andare."

Mel emise un gemito di frustrazione.

"Mi dispiace. Ma dando la caccia a me, potrebbero fare del male a te."

Lei si mise a sedere e gli prese le mani. "Non fa niente. Scapperemo assieme, non mi interessa."

"No. Non posso permetterlo. Poi... io devo... andare alle stelle."

Carter sospirò e l'abbracciò. "E' stato bello, Nathan..."

L'uomo le accarezzò i capelli e la baciò sulla fronte. "Adesso devi dormire."

"No, voglio restare con te finché non partirai..."

"No..." Lui scosse la testa e sorrise. "Devi dormire..." Le mise una mano sopra il cuore, spingendola verso il letto. Melody sentì che Nathan stava assorbendo parte della sua energia per farla addormentare. Ma sentì anche qualcos'altro. "No, non farlo..."

"Devo, Mel..." le disse, con voce affaticata.

"Non... non voglio dimenticarti..."

"Non mi dimenticherai... Scorderai solo i particolari... Ti voglio bene, stella bianca."

 

***

Da qualche parte al confine tra la Pennsylvania e lo stato di New York

12:30 a.m.

Era una bella posizione. Poteva vedere le stelle da più vicino così. Certo, su decine di anni luce, un chilometro non era molto, ma l'atmosfera terrestre poteva togliere abbastanza luce da far notare quella differenza.

Nathan estrasse il cellulare e digitò il numero che aveva trovato, poco prima, nella memoria di Joy Melody Carter.

"Mulder..." rispose una voce assonnata dall'altra parte.

"Salve. Mi scusi l'ora. Conosce l'agente Melody Carter?"

"Sì!" esclamò l'uomo dall'altra parte del telefono. "Dov'è? Sta bene? Cosa lei è successo?"

"Sì, sta bene. E' stata rapita, ma adesso è libera. Si trova al motel Starlite di Ridpath, in Pennsylvania."

"E' con lei?"

Nathan poteva sentire rumore di stoffa. Probabilmente l'uomo si stava preparando. "No, purtroppo devo partire."

"Aspetti, come si chiama?"

"Nathan." disse lui, quindi spense il cellulare.

Guardò il cielo. Era limpido e sereno e pieno di stelle. Chiuse gli occhi. Aveva la forza che gli aveva dato Melody. Aveva la forza dei ricordi di una bambina che non piangeva, di un'infanzia distrutta, della maledizione di essere orfana. Ma aveva anche la forza dell'amore, dell'amicizia. E la potenza della musica.

"I saved the world today..." sussurrò Nathan. Tese le mani al cielo, inspirò e materializzò davanti ai suoi occhi l'immagine di Carter. "I saved the world today." ripeté. Improvvisamente si abbatté un fortissimo vento, che corse tra gli alberi, sulle rocce, sibilando un canto misto di gioia e malinconia. Si attorcigliò attorno alle cortecce, tornò in picchiata a terra frantumandosi in più lingue. Poi le faglie si riunirono in un solo vento. La corrente girò intorno a Nathan che tendeva le mani al cielo. Il vento si strinse sempre di più intorno a lui, finché, appena sfiorandolo, salì verso le stelle e scomparve. Un fortissimo lampo si sprigionò da lui, salendo verso il cielo sereno. Il suo corpo cadde a terra, esanime.

Poi quiete.

Solo quiete.

 

***

Motel Starlite - Pennsylvania

4:27 a.m.

Mulder arrivò al motel che gli era stato indicato al telefono. Non aveva chiamato Scully, temeva che fosse uno scherzo, ma magari avrebbe trovato qualche indizio. Il gestore del motel gli aveva indicato una stanza e gli aveva lasciato il passe-partout. Fox estrasse la pistola prima di entrare, spinse la porta lentamente.

"Carter?" la chiamò quando la vide stesa sul letto, immobile. Rinfoderò la pistola e si avvicinò al letto. "Carter."

Mulder aveva quasi paura ad avvicinarsi. Melody era così immobile che Fox stava già immaginandosi la telefonata che avrebbe dovuto fare pochi minuti dopo. 'Scully, Carter ci ha lasciati...'

Le prese una mano per sentirle il polso. Era fredda. Mulder tremava.

Poi riuscì a sentire il battito cardiaco di Mel e lasciò andare un sospiro di sollievo. "Carter." si chinò accanto al letto. "Mel, svegliati."

Prese in mano la bottiglia che c'era sul comodino. --Succo di frutta ipervitaminico... bentornata, Enola...--

"Melody." La scosse per una spalla.

Carter sbatté le palpebre e cercò di girarsi, ma senza riuscirci. "Mulder?"

"Sì, sono io. Come ti senti?"

"Stanca..."

"Ti riporto a casa." le disse.

"Dov'è Nathan?"

"Quello che t'ha tolto energia?"

"Sì... ma... lui è buono... lo fa solo per... salvarsi..."

Mulder annuì. "Lo so."

Melody chiuse gli occhi. Sospirò. "Non è qui, vero?"

"No..."

Carter si mise a sedere a fatica e Mulder le mise una coperta attorno alle spalle.

"Succo di frutta?" le chiese.

Lei annuì e bevve per qualche istante, mentre Fox l'aiutava a tenere il bicchiere.

"Cos'è successo?"

"Nathan... devo ritrovarlo."

"Mel..." Carter cercò di tirarsi in piedi, ma non aveva abbastanza forze. Mulder la prese tra le braccia per sostenerla, seguendo i suoi movimenti. Uscirono sul porticato del motel per guardare verso il cielo. Una meteora solcò il cielo proprio mentre i due agenti stavano guardando. Due lacrime scivolarono sul volto di Mel, mentre sussurrava: "Addio Nathan."

Mulder strinse a sé la collega, accarezzandole leggermente i capelli. "Te ne sei innamorata?"

Mel annuì.

"Anch'io... ero innamorato di Enola..." confessò lui.

"Se ne vanno tutti così? Tornano alle stelle?"

Fox le asciugò le lacrime con il palmo della mano. "Io spero di sì."

Carter chiuse gli occhi e appoggiò il volto al braccio di Mulder.

"Ti riporto a casa." sussurrò lui.

Carter annuì. "A casa."

 

***

Appartamento di Melody Carter

11:29 p.m.

Il campanello della porta la fece svegliare. Guardò dallo spioncino e fu sorpresa di vedere Alex. "Che ci fai qui?" gli chiese, aprendo la porta.

"Sono venuto a trovarti." le disse, sorridendo. "Non volevo spaventarti, entrando da qui con le chiavi."

Mel si scostò per farlo entrare, quindi richiuse la porta con le tre serrature diverse.

"Che è successo?" le chiese. "Tre serrature qui e poi dietro hanno messo due lampioni in più."

"Hanno svaligiato un appartamento." mentì lei. "Però se questo ti obbliga a venirmi a trovare come un fidanzato normale, per me va bene." Mel andò in cucina.

"Joy, che hai?"

La ragazza si sedette al tavolo a bere un succo di frutta. "Che intendi?"

"Sei strana."

Carter alzò lo sguardo: "Mi sono innamorata." gli disse.

Krycek rimase a guardarla per qualche istante. Poi si sedette accanto a lei. "E' un bravo ragazzo?"

"No. Era... era un ricercato."

"Joy, sto parlando seriamente."

La ragazza lo guardò negli occhi: "Anch'io."

Alex sospirò. "Come sta andando questa storia?"

"E' morto."

Il ragazzo chiuse gli occhi e sospirò. "Mi spiace, Joy."

Lei annuì. "Anche a me."

"Passerà." sussurrò. "Anche questo passerà." Alex si alzò in piedi ed uscì di casa.

Mel chiuse gli occhi e abbassò la testa sulle braccia. Rimase ad ascoltare il silenzio della casa.

 

***

Luogo sconosciuto

11:21 a.m.

"Così Nathan è ritornato alle stelle." disse, aspirando una boccata di fumo.

"Sì, signore." replicò il giovane. "Ho già provveduto a far sparire il corpo, signore."

L'uomo annuì.

"Per quanto riguarda l'agente Carter, signore?"

"Lasciamo calmare le acque." rispose lui. "Riceverete nuovi ordini in seguito."

Il ragazzo uscì dalla stanza e il fumatore prese in mano una foto. Peccato che tu non sia Samantha Mulder." disse al volto sorridente di Carter. "Comunque... avremo modo di conoscerci."

FINE

***

Note:

Daryll è un personaggio di Luciana Ciolfi.

Lomax è un personaggio di Lorenzo Trenti.

Tutti gli altri personaggi che non riconoscete sono proprietà dell'autrice.

Joy Melody Carter è la protagonista della serie "Humana Species", che può essere trovata sulla sua pagina: http://digilander.iol.it/xbellatrix/jmc/

Spero vi sia piaciuto. Grazie per aver letto.

Monica