***

Annapolis, Maryland

Fourtypes street, 5

11:21 p.m.

"Che vuoi fare, Maya?"

La donna non rispose. Entrò in camera e aprì l'armadio.

"Dannazione, ragiona!" urlò l'uomo.

"Sei tu quello che non ragiona! Non hai mai ragionato! Io non ti sopporto più!" Buttò alcuni vestiti in una borsa, quindi la chiuse e si avviò verso la sala.

"No!" urlò l'uomo.

Maya buttò la borsa a terra, vicino alla porta e si inginocchiò accanto al tavolino: "Vieni Mitzy." Raccolse la gatta tra le braccia. "E' finita, ce ne andiamo."

"No."

Maya alzò lo sguardo sull'uomo e si accorse che aveva in mano una pistola. "Non mi fermerai, John." Si girò e andò verso la porta.

Al suono di uno sparo, la gatta scivolò fuori dalle braccia della padrona, per andare a nascondersi di nuovo sotto al tavolino. Solo quando l'uomo scomparve correndo dietro alla porta, uscì, per andare a vedere da vicino la donna.

Strofinò lentamente la fronte contro al suo braccio. "Miao?"

***

Monica M. Castiglioni

Humana Species 9

Felum Species

X-2MC15180900

***

***

Annapolis, Maryland

Boadicea Street, 7

12:30 a.m.

Mel Carter si rigirò nel letto. Troppo grande, troppo vuoto quando non c'era Alex. Sospirò. Lanciò un'occhiata alla radiosveglia.

"Complimenti." sussurrò nel buio. "Vai avanti così, domani non riuscirai a tenere gli occhi aperti. Ci manca solo che mi sospendano per aver dormito al lavoro."

Si girò nel letto cercando una posizione più comoda, facendo tre volte il giro su se stessa senza trovarla.

Un rumore proveniente dalla finestra la fece sedere di scatto: "Alex?"

Ma alla finestra non c'era nessuno. Afferata la sua pistola, si alzò in piedi e cominciò a strisciare lungo il muro. Lasciò andare il fiato quando vide un grosso gatto strofinarsi contro la ringhiera.

Aprì la finestra. "Ehi."

Il gatto, un europeo tigrato color argento, la fissò.

"Ehi, entra." disse Mel, scostandosi. Il gatto saltò sulla finestra, quindi entrò in casa. Mel chiuse il serramento e abbassò la tapparella. Alex avrebbe potuto usare la porta d'ingresso, se voleva.

Il gatto si stava guardando in giro con curiosità.

"Che c'è?" chiese Mel. "Ti vado a prendere un po' di latte."

Il gatto si sedette e attese finché lei non gli pose davanti una scodella, che si premurò di prosciugare in fretta.

Carter si sedette a terra a guardarlo e appena ebbe finito di bere, lo prese in braccio. "Allora. Da dove vieni?" Il gatto aveva un collarino giallo con una medaglietta. "Mitzy. Ah, sei una femminuccia. Allora..." Se la mise in grembo e riprese in mano la targhetta. "Vediamo un po'... di Maya Cholder."

La gatta alzò lo sguardo al suono del nome, fissandola coi grandi occhi gialli.

"E' la tua padrona?"

La gatta mosse l'orecchio sinistro.

"Non è lei? Abita qui vicino. Tre isolati da... Ehi!"

La gatta saltò fuori dalle braccia di Melody e corse verso la porta d'ingresso. "Mitzy. Che c'è?"

L'animale rimase a guardare verso la porta, quindi alzò una zampa, mimando perfettamente il movimento per abbassare la maniglia.

"Micia, è l'una di notte, ci andiamo domani dalla tua padrona."

Ma la gatta pareva insistere.

Mel sospirò. Si alzò in piedi e disse: "Lasciami almeno vestire e prendere pistola e distintivo... e il grimaldello."

La gatta le lanciò uno sguardo che a Mel ricordò decisamente quello scettico di Scully.

"No-oo..." fece Carter. "Non ho intenzione di forzare qualche serratura, me lo porto a dietro solo perché mi piace."

 

***

Annapolis, Maryland

Fourtypes street, 5

1:00 a.m.

Quando Carter arrivò al palazzo di Fourtypes street che era indicato sulla medaglietta di Mitzy, notò subito le luci della polizia.

"Mitzy, sai che succede qui?"

Scese dalla macchina, tentando inutilmente di farci star dentro Mitzy. Si avvicinò a un agente di polizia, mostrando il suo distintivo. "Che è successo qui?"

"Chi ha chiamato l'FBI?" chiese l'uomo.

"Nessuno. Stavo riportando una gatta alla sua proprietaria, che abita in questa casa."

"Riporta un gatto all'una di notte?"

Mel lo guardò di traverso, maledicendosi per la sua mania di dare spiegazioni sempre troppo puntuali. "Aver perso un gatto può tener svegli." disse piattamente. "Allora, che è successo?"

"Pare un tentato omicidio. Qualcuno ha sparato alla signorina Maya Cholder."

"La padrona della gatta. Sta bene?"

"No, l'hanno portata in ospedale. Lei la conosceva?"

Mel scosse la testa. "No. Ho solo trovato la sua gatta... poco fa."

"Mi dia retta, se ne torni a casa. Non c'è niente da fare qui. Abbiamo tutto sotto controllo."

Carter annuì. Si chiese dov'era finita Mitzy. Si guardò in giro, senza trovarla. Ma appena salì in auto per tornare a casa, la gatta riapparve, aggrappandosi alla sua gamba come per volerle impedire di salire.

"Che c'è', Mitzy? Sali."

La gatta fece come le era stato detto, quindi Mel partì. Ma al primo incrocio, Mitzy si mise a miagolare furiosamente contro al finestrino destro.

"Che c'è?!" esclamò Mel.

La gatta si era poi subito calmata, ma al successivo incrocio la sinfonia era ricominciata. Mel accostò e rese la gatta in braccio. "Mitzy, io non ti capisco. Non lo so parlare il Canto Comune."

La gatta chiuse gli occhi come a dire: "oh cielo, che imbranata". Poi svicolò dal suo abbraccio e si tese verso il finestrino, guardando fuori.

"Cosa?"

Mel osservò i cartelli stradali che la gatta stava fissando. "Oh... L'ospedale. E' là che vuoi andare? Non ti lasceranno trovare la tua padrona."

Mitzy si girò, sbattendo le palpebre con fare implorante.

"D'accordo. Al prossimo incrocio giro."

 

***

Annapolis, Maryland

Ospedale

1:12 a.m.

"Cosa?! Adesso non vuoi scendere?! Ma sei strana!" esclamò Carter, rinunciando a far scendere la gatta dall'auto. "OK, chiedo informazioni della tua padrona... volevo dire, della tua umana domestica e poi le dico che sei con me, OK?" Anche se la gatta non sembrava molto convinta, Carter scese dalla macchina e si avviò verso l'ingresso.

Sfoderò il tesserino e chiese di Maya Cholder.

L'infermiera assunse un'espressione contrita. "E' in rianimazione."

"Che cos'ha?"

"Le hanno sparato." disse. "E' in coma."

Mel sospirò. "M-mi... mi spiace, io... ho la sua gatta e... posso vederla?"

"Prego, la quinta stanza in fondo a destra."

"Grazie." Carter si avviò lungo il corridoio, chiedendosi il perché dello strano comportamento della gatta.

Quando entrò nella stanza lo capì.

"Maya..." sussurrò. "Oh mio Dio... Maya Loy."

Si sedette accanto a lei, senza parlare. Rimase ferma a fissare il volto della donna per diverso tempo, finché non sentì qualcuno che tossiva per attirare l'attenzione.

"Oh..." si alzò in piedi e andò verso l'uomo e la donna che la stavano fissando. "Voi... siete..."

"I genitori di Maya." dissero. "E lei?"

"Mhm... sono... sono l'agente Mel Carter, FBI." disse, estraendo il tesserino.

"Pensavamo se ne stesse occupando la polizia."

"Sì, io sono qui... solo perché ho... mh... ritrovato la gatta di Maya e... e... io e Maya..." Si girò verso i due anziani. "Paul e Angela Cholder, se non erro."

I due annuirono. "Sì." chiese il marito. "Come ci conosce?"

Mel si inumidì le labbra. Poi sorrise leggermente. "Quindici anni fa siete venuti a prendere Maya all'orfanotrofio Froebel di New York. Io sono Joy Mel, l'amica di Maya."

Angela si mise una mano davanti alla bocca, sorpresa. "Oh mio Dio..."

"Be'... ora devo andare... Se... mhm... se Maya dovesse chiederlo, ho ritrovato la sua gatta, la tengo con me finché non desidererà riaverla con sé." Così dicendo, Mel imboccò la porta e corse fuori dall'ospedale.

 

***

Washington, FBI

Sezione Scientifica, ufficio 43

12:30 p.m.

"Carter."

Mel si mise a sedere di scatto, rendendosi conto di essersi addormentata sulla scrivania. Alzò lo sguardo verso l'uomo che l'aveva svegliata. "Walter, che hai? E' pausa pranzo, posso fare quello che voglio..." disse, sopprimendo uno sbadiglio.

"Che cos'hai?" le chiese Skinner.

Mel smise di sgranchirsi il collo e gli lanciò uno sguardo duro. "Cos'è, te l'hai detto Svanzen di starmi appiccicato e farmi da babysitter?"

"No. Oliver non c'entra, sono io che mi preoccupo per i miei agenti."

"Mi inviti a cena?" Mel Carter si alzò e prese la giacca.

"Se ci tieni." replicò Skinner.

"Che entusiasmo." Mel scosse la testa. "Scherzavo. Vado a vedere in caffetteria se c'è Demian. Ci vediamo in seguito." Carter alzò la mano per salutarlo. Un istante dopo, Skinner la vide cadere contro lo stipite, una caviglia piegata malamente "Tutto bene?"

"Mhm... sì... sono i tacchi."

Il vicedirettore scosse la testa e sorrise leggermente.

Mentre scendeva con l'ascensore al piano terreno, Mel si chiese perché doveva mettere tacchi di cinque centimetri anche se li odiava. Mentre attraversava le porte della caffetteria, individuando il Dinamico Duo seduto al tavolo nell'angolo, si rispose come aveva fatto nell'ultimo anno: --Lo fai perché lo fa Scully.-- Una veloce occhiata alla sala le permise di notare che né Demian né Knight si erano sacrificati al cibo che veniva servito lì.

Piantandosi in faccia un sorriso, salutò Mulder e Scully.

"Ciao Mel," rispose Dana, sorridendole. "Ti siedi con noi?"

"No, grazie, non vorrei interrompervi."

"Anzi." replicò Mulder. "Magari puoi darci una mano su questo caso."

"Non è un caso." ribatté Scully, mentre Carter si sedeva.

"Sarebbe?" La giovane notò che anche i due agenti dovevano ancora pranzare.

"Avevo un floppy disk tranquillamente riposto nel mio cassetto." spiegò Mulder. "Solo che quando ho tentato di leggerlo, ho scoperto che era formattato."

Carter alzò un sopracciglio in uno dei suoi tanti tentativi di assomigliare a Scully.

Un cameriere arrivò a portare le ordinazioni del Dinamico Duo e a prendere quella di Carter.

"Qual è la cosa più salutare che offrite, oggi?"

Il cameriere rispose: "Mhm... Il polpettone?"

"E la meno salutare?"

Il cameriere rispose: "Il polpettone."

"Vada per l'insalata di pollo." replicò lei. "'Guerra e Pace' me lo sono già beccata una volta..."

Mulder rise. "Che ne pensi del dischetto?"

"Che l'hai formattato tu in un momento di pura follia... come il 99% della tua giornata."

"No, non è vero..."

"Saranno stati gli alieni." replicò Carter, con voce suggestiva.

Mulder le lanciò un sorrisetto.

"Piuttosto, voi come andate ad animali con poteri paranormali?"

Fu Dana a prendere parola: "A parte il caso dell'anno scorso, quello di Flooffy, su cui abbiamo indagato assieme, non abbiamo mai avuto a che fare particolarmente con questo tipo di fenomeni paranormali."

"Durante la Seconda Guerra Mondiale," disse Carter. "la gente in Europa prevedeva l'arrivo degli aerei bombardieri notando l'agitazione dei gatti che cercavano rifugi. Ma questo era perché i gatti hanno un udito più fine dell'uomo."

"Nella letteratura se ne trovano." replicò Fox. "Soprattutto cani che intuiscono catastrofi oppure malattie dei padroni."

"Riguardo gatti?"

"C'era un caso... quand'è stato Scully? Due o tre anni fa?"

"Quello dell'urna?"

"Sì, alcuni gatti si erano rifugiati nei sotterranei di un edificio dove era stata portata un'urna sottratta alla sepoltura."

Carter ricevette la sua insalata e iniziò a mangiare. "Mhm... qualcosa a livello di legame con gli umani?"

"Gatti?"

Mel annuì.

"Sei su qualcosa." disse Scully. Non era una domanda.

Carter non replicò: possibile che fosse così trasparente per Dana?

"Cosa?"

"Ah be'... questa notte ho trovato una gatta davanti alla finestra, sulla scala antincendio. Era molto irrequieta. Pensavo che fosse in pensiero perché la sua padrona la stava cercando. Così sono andata all'indirizzo indicato sul collarino, vicino a casa mia, scoprendo che qualcuno aveva sparato alla padrona."

Mulder annuì. "Come se la gatta sapesse che tu sei un'agente dell'FBI."

"Ma la donna era già stata portata via. Solo che quando sono arrivata all'ospedale, visto che pensavo di dirle che avevo la gatta con me, oltre a venire a sapere che è in coma, ho anche scoperto che era la mia migliore amica al Froebel."

"Interessante." disse Mulder. "Eravate rimaste in contatto?"

"No, purtroppo ci siamo perse. Maya aveva circa tre anni in meno di me, è arrivata un anno dopo di me, quando ne aveva dodici. Avevamo stretto una forte amicizia, tanto da obbligare le suore a spostare il letto di Maya vicino al mio, se no dormivamo in due in uno solo. Poco più di un anno dopo Maya è stata adottata, i suoi erano di Richmond, così ci siamo perse di vista."

C'era una tristezza profonda nelle parole di Melody. C'era qualcosa di più.

"Devi aver sofferto la separazione." disse Dana. Certamente anche lei ne sapeva in materia.

Mel sorrise leggermente. "Suor Romana aveva chiesto ai Cholder di adottare anche me, ma ero troppo grande... avevo più di sedici anni, e loro preferirono portarsi via solo Maya."

 

***

Annapolis, Maryland

Boadicea Street, 7

8:09 p.m.

'Epona' di Enya le faceva ricordare i suoi giochi con Maya. Mentre se ne stava sdraiata con Mitzy tra le braccia, ad occhi chiusi, ritornò all'epoca più bella della sua vita.

"E se fossimo figlie di un re?" disse Maya.

Mel alzò la striscia di stoffa e gliela legò attorno ai capelli: "Dello stesso re?"

"Sì, siamo sorelle!"

"Sarebbe così bello..."

"Potremmo davvero trovarci due genitori, solo per noi." Maya salì in piedi sulla panchina per decorare i capelli neri di Joy Mel con dei fiocchetti.

"Non credo che qualcuno mi prenderebbe con sé." replicò lei, guardando nello specchio di plastica il suo riflesso. Maya l'abbracciò. "E perché no? Tu sei la mia sorella. Io voglio stare con te per tutta la vita."

Melody sorrise.

"Magari sei una discendente di Anastasia."

"Oppure figlia di due grandi scienziati."

Carter si alzò dal divano. "Mitzy, che devo fare? Sono secoli che non vedo Maya... non è cambiata per niente, ha sempre lo stesso viso da bambina."

Si sedette e si passò una mano tra i capelli, quasi convinta di trovarvi dei fiocchetti che Maya si era dimenticata di toglierle. "Non so nemmeno cosa fa nella vita."

La gatta salì sul tavolino da caffè e la guardò inclinando la testa.

"Dici che dovrei interessarmi al caso? Ho letto quello che ha scoperto la polizia, finora." Scrollò le spalle. "Potrebbero usarlo per specificare lo zero assoluto." Guardò la gatta e riprese: "Mi chiedo se Maya sia riuscita a diventare psicologa. Lo diceva sempre. Io veterinaria e lei psicologa. Se io sono diventata un'agente dell'FBI, lei è entrata nella polizia?"

La gatta si lasciò cadere sul tavolino, appoggiando la testa ad un libro.

"Alex sarà contento di sapere che il suo libro di Kevin J. Anderson ti piace abbastanza da usarlo come un cuscino."

Carter si sedette alla scrivania e accese il computer. La gatta saltò giù dal tavolino e andò ad acciambellarsi vicino al monitor, appoggiando la testa al telefono.

"Sai che facciamo? Ci colleghiamo con l'FBI e cerchiamo un po' di informazioni."

Quando Mel iniziò a inoltrare richieste al server dell'FBI, Mitzy alzò lo sguardo sul monitor, senza però muoversi.

Carter le lanciò un'occhiata: "Non scomodarti troppo, eh..."

La gatta chiuse gli occhi.

"Guarda qui. Tutte le informazioni su Maya. Nata il 20 dicembre nel 1971, alle ore 5:25 p.m.. Figlia di Stephen e Lucy Loy, scomparsi nel 1983. La loro fine è ignota. Maya viene portata all'istituto per l'infanzia Froebel. Entra in ospedale quattro mesi dopo..."

Mel sospirò e appoggiò la testa alla scrivania.

"Miao?"

"E' una lunga storia, Mitzy. Io e Maya andavamo d'accordo. E alla madre superiora piaceva picchiare entrambe." Alzò lo sguardo e sorrise alla gatta. "Maya è restata solo due giorni in ospedale, per fortuna."

Carter sospirò e riprese a leggere. "Nel 1985 viene adottata dai coniugi Paul e Angela Cholder... si diploma nell''89, lavora presso lo studio del padre, avvocato, fino al '95... nessuna traccia di università. Nel 1997 si trasferisce ad Annapolis, dove lavora come commessa... e ieri le sparano."

Mel guardò la gatta: "La tua padrona è più pulita di me."

La gatta chiuse gli occhi con fare di superiorità.

"Dunque? Chi può averle sparato?"

Mel si stirò e si alzò in piedi. "Andiamo a trovare la tua padrona?" La gatta rimase immobile. "La tua umana domestica?"

Mitzy sollevò il capo e la guardò ancora con l'espressione da Scully.

"Perché quella faccia viene meglio a te che a me?" Sospirò. "Andiamo a trovare la tua coinquilina?"

La gatta saltò giù dal tavolino ed elegantemente si diresse verso la porta.

Appena Melody aprì, Mitzy schizzò fuori, imboccando le scale.

"Io prendo l'ascensore!" esclamò lei. Si girò e vide la sua vicina di casa, una dolce signora appena pensionata guardarla con un sorriso interrogativo.

Carter ricambiò imbarazzata. "La gatta." disse. Quindi corse verso l'ascensore e arrivò a pian terreno. Ma Mitzy aveva altre idee per la testa.

La gatta cominciò a correre.

"Mitzy!" urlò Mel. "Torna indietro!" La gatta non si fermò. Scomparve dietro l'angolo. "Oh moj Bog... Uprjamuyia!" [Oh mio Dio... Testarda!]

"Melody!"

Carter si girò e vide Scully. "Ehi. Che ci fai qui?"

"Sono venuta a trovarti. Ma se stavi uscendo, posso..."

"Mitzy... la gatta di Maya... è appena scappata." Indicò il fondo della strada.

"Prendiamo la mia auto." replicò Scully.

"Credo che abbia svoltato a quell'angolo." disse Carter, mentre stavano viaggiando. "Forse sta tornando a casa di Maya."

"Dirigiamoci là."

"Eri venuta per dirmi qualcosa?"

Scully rimase qualche istante in silenzio. "Mi dispiace per quello che è successo coi genitori di Maya."

"Sono passati quindici anni." Mel cercò di minimizzare.

"Avevo un'amica." continuò Dana. "Si chiamava Karen. Siamo state per cinque anni nella stessa classe. Ci vestivamo allo stesso modo, facevamo i compiti assieme, ascoltavamo la stessa musica. Poi mio padre venne trasferito e io ho perso ogni contatto con Karen."

"Mi dispiace." sussurrò Carter.

"So che non è la stessa cosa che è successa a te." Scully si fermò a un semaforo rosso. "Ma voglio farti capire che..." Le strinse leggermente la mano. "sono con te."

"Lo so." Carter sorrise. "Sai... sinceramente... credo che mi avesse fatto più dispiacere venir lasciata sola, senza Maya... più di quanto... essere stata sconfitta. Tra me e Maya hanno scelto lei. Ma... Quello che bruciava, era l'aver perso un'amica."

Scully fermò l'automobile sotto il condominio dove viveva Maya Cholder. Le due agenti scesero. Il portone era aperto e Carter lanciò una veloce occhiata per individuare il piano dove abitava Maya. Salirono le scale tranquillamente per due piani, fin quando non sentirono delle urla. A quel punto, pistole alla mano, salirono di corsa le ultime due rampe.

Dalla porta socchiusa dell'appartamento di Maya arrivavano suoni di lotta.

Mel e Dana si scambiarono un'occhiata, quindi aprirono la porta di colpo, tendendo le pistole in avanti. C'era un uomo, sul pavimento, che stava cercando di togliersi Mitzy di dosso. La gatta graffiava, soffiava, urlava e mordeva con una furia sorprendente. A terra accanto all'uomo, c'era una pistola.

Scully si avvicinò alla pistola. "Signore, stia calmo!"

"Toglietemi questa gatta di dosso!"

"Mitzy!" esclamò Mel. Si avvicinò ai due e prese Mitzy per le spalle. "OK, Mitzy, basta."

"Mieeeeeeeeeeeeeeeeoooooooooo!!!!!!!!!!!" urlò la gatta, dimenandosi nella presa di Carter.

"Calmati o ti prendo per le zampe!" Mitzy si divincolò ancora e Mel la prese tra le braccia, cercando di calmarla. "Cosa ci fa qui, signor...?"

"Che volete?"

Scully, senza abbandonare la pistola, estrasse il tesserino. "FBI."

"Be'?"

"E' stato commesso un delitto ieri, qui, signor...?" Scully lasciò la frase in sospeso di nuovo.

"Sono venuto a trovare Maya, lei non c'è..."

"Lei chi è?!" esclamò Mel, ancora alle prese con la gatta.

"Perché vi devo rendere conto?"

Mitzy riuscì finalmente a liberarsi dalla presa di Mel, correndo verso l'uomo.

"Tenetemela lontana!"

Carter lo guardò per qualche istante. "*Tu* *chi* *sei*?"

Mentre l'uomo rispondeva, Mel strappò la gatta dalla sua gamba. "Sono il ragazzo di Maya. Adesso mi spiegate che cosa volete voi qui?"

"Lo sa che qualcuno ha sparato alla sua ragazza?"

"Cosa?! A Maya!"

"Miaaaaaaaaaaaaaaaaooooooooo!" urlò Mitzy indignata.

"Piantala." ringhiò Carter, stringendo la gatta a sé e ricevendone in cambio l'ennesimo graffio.

"Per quale motivo è qui?" chiese Scully.

"Mi pare ovvio, Maya è la mia ragazza!"

"Non è che per caso cercava questa?" chiese Scully battendo con la punta del piede sulla pistola.

"No, io... quella gatta..."

"Ha qualche motivo particolare per avercela con lei?"

"La gatta?!" esclamò l'uomo. "Va solo soppressa, guardate come m'ha conciato!"

Mitzy ringhiò e cercò si sfuggire dalle braccia di Mel.

"Quella pistola è una 35 millimetri, non è vero?"

"Lei... io..."

"Signore, devo chiederle di venire con noi." riprese Scully.

"Ho bisogno di andare in ospedale!" esclamò lui. "Quella pazza mi ha ridotto a un colabrodo."

Carter lo squadrò: "Non è più o meno quello che lei ha fatto con Maya?"

 

***

Annapolis, Maryland

Ospedale

9:09 a.m.

Mel entrò lentamente nella stanza. Angela era seduta accanto al letto della figlia. Alzò lo sguardo al rumore della porta che veniva aperta.

"Oh, Joy Mel..." La donna si alzò e l'abbracciò. "Mi dispiace... mi dispiace tanto. Avrei dovuto portarti via con noi... ma..."

--Scuse in arrivo.-- pensò Mel. Sciolse l'abbraccio e le sorrise. "Non ce l'ho con voi. Mi spiace solo che io e Maya non siamo potute rimanere amiche..."

"Io.... Oh, Joy Mel... tu eri già grande e..."

"Angela, basta. Sono passati quindici anni."

"Lo so ma... grazie, per aver preso l'ex-fidanzato di Maya. Purtroppo Maya si era allontanata da noi e non lo conoscevamo." Angela sorrise di colpo. "Oh! Mi sono dimenticata di dirti che Maya ieri sera s'è svegliata."

Melody sorrise. "Oh... è una notizia magnifica."

La porta si aprì ed entrò Paul. "Oh... Joy Mel..."

I Cholder erano evidentemente imbarazzati in sua presenza. Melody sorrise. "Salve."

"Jòymel!"

I tre si girarono verso Maya, che aveva aperto gli occhi e stava sorridendo.

"Non ci posso credere." disse la ragazza. "Sono in paradiso... sono morta?"

Carter rise: "Moj Bog, spero proprio di no, altrimenti vuol dire che sono morta anch'io!" Andò ad abbracciare l'amica. "Sono anni che non ci si vede."

"Come sei cresciuta!" rise Maya, mettendosi a sedere con l'aiuto di lei.

Mel si sedette accanto a lei sul letto. "Abbiamo preso il tuo ex, Maya. Adesso è dentro. pare che abbia voluto confessare sotto le torture di Mitzy."

Maya sorrise. "Stavo con lui da due mesi... volevo lasciarlo... Mitzy... l'ha sempre odiato."

Carter annuì. "I gatti hanno un settimo senso."

"A proposito di gatti, sei poi diventata veterinario?"

"Sì, ma... ho preso tutt'altra strada, poi. FBI."

Il sorriso di Maya diventò ancora più enorme. "F-B-I?!"

Mel rise: "Già."

"La mia Jòymel!" Sospirò. "E la tua memoria?"

Carter scosse la testa. "So solo che sono russa."

"Ah, be', è già qualcosa!" Maya scosse la testa. "Dio, quanto mi sei mancata... Ma che ci fai qui?"

"Abito a tre isolati da te. Ho trovato la tua gatta sulla mia scala antincendio."

"Ma dai? Ah, be'." Scosse la testa. "Stavo pensando che tu vivessi ancora a New York."

"Ci sono stata fino a un annetto fa."

"Com'è andata dopo... dopo che abbiamo smesso di scriverci?"

"Ah, be'... Ho lavorato al Pet Shop all'angolo dopo il Froebel, lo ricordi?"

"Se lo ricordo?! Ci passavamo le ore!"

Mel rise. "Già. Ho studiato da veterinaria. Ma poi sono passata a Quantico e all'FBI."

"Scienze?"

Carter annuì. "Mi conosci ancora bene, Maya."

La ragazza le prese la mano. "Ti voglio ancora bene, Jòymel." Notò un graffio una mano di Carter. "Mitzy?"

Mel annuì. "Era abbastanza arrabbiata col tuo ex."

Maya sospirò. "Sai... voglio tanto bene ai miei genitori adottivi... ma non gli ho mai perdonato di averti lasciato al Froebel."

Carter scrollò le spalle. "Sono felice, Maya. Sono contenta della mia vita."

La ragazza abbassò lo sguardo. "Scommetto che ti sei fatta un sacco di nuovi amici."

"Sì, certo gli amici non mancano..."

Qualcuno bussò alla porta. "Sì?" rispose Maya.

"E' permesso?"

Carter si girò verso Maya e disse: "Uno di loro. Fox Mulder, Maya Loy... Cholder..."

Mel gli lanciò uno sguardo interrogativo.

L'uomo sorrise e strinse la mano alla giovane: "Sono venuto a informarla che le prove raccolte identificano il suo ex-fidanzato."

Maya annuì. "Spero che qualcuno butti via la chiave della sua cella."

"Posso farle un paio di domande sulla sua gatta, quando se la sentirà?"

"Su Mitzy?" chiese Maya stupita.

"Mulder si occupa di fenomeni paranormali. Non so come la tua gatta sia riuscita a trovarmi... fatto sta che c'è riuscita."

"Oh... be', sì. Quando vuole." Mulder uscì.

Mel si mise in piedi. "Ok, io vado... vorrai riposare."

Maya annuì. "Grazie di tutto, Jòymel."

Carter raggiunse Mulder in corridoio. "Vai a Washington?" gli chiese.

"Vuoi un passaggio?"

Mel sorrise. "Sei paragnosta."

"Qualcosa del genere." fece lui, entrando in auto. "Andiamo 'Jòymel'."

La donna si sedette in auto.

"Posso chiamarti 'Jòymel', vero?"

"Promesse, promesse... so già che tra un quarto d'ora riprenderai a chiamarmi per cognome."

"Come l'hai avuto il tuo cognome?"

Mel scrollò le spalle. "Mi hanno ritrovata in Carter Street." Sospirò.

"C'è qualcosa che non va?"

"No... solo... pensavo che... avrei voluto chiedere a Maya come ci si sente, ad essere stata scelta."

Mulder parcheggiò nel garage. "Non sempre ci si sente bene."

Melody annuì e uscì dalla macchina. "Grazie del passaggio." disse. "Ho di sopra il tuo dischetto. L'hai piazzato vicino alla radio, vero?"

Fox sorrise. "Beccato."

Melody ricambiò il sorriso e gli fece un cenno con la mano.

 

***

Appartamento di Melody Carter

11:29 p.m.

Carter scoppiò a ridere, alzandosi in piedi e bevendo un sorso dalla bottiglia di birra di Dana. "Bah, che schifo!" esclamò, rendendola a Dana.

"Come è andata a finire con la vicina di casa?" chiese Mulder, mentre finiva gli ultimi sorsi dalla sua bottiglia.

Scully riprese a raccontare: "Non era decisamente molto felice..."

Melody, che non aveva ancora smesso di ridere, replicò: "E ci credo. Una sta ad appendere tutte le luci di Natale, e voi gliele spaccate appendendoci altalene..."

"L'idea era di Missy." ribatté Scully, finendo la birra.

Carter rise di nuovo. Estrasse la casetta dal videoregistratore e la alzò: "Volete vedere un altro film?"

"No, grazie Mel. E' tardi."

"Oh be', domani è sabato, non si lavora." Alzò la scodella vuota. "Pop-corn sì, vero?"

"No, grazie, Carter." Mulder si alzò dal suo posto accanto a Scully. "Vado a casa."

"Puoi fermarti a dormire qui, se vuoi." disse Mel. "Ho tre posti letto." Riempì la scodella di popcorn confezionati.

Mulder scosse la testa. "Nah..."

"Non avrai paura che qualcuna di noi si approfitti di te mentre dormi, eh?"

"Chi, voi due? Nah..."

"Ah, be', hai ragione. Tu..."

Mulder sospirò e sorrise al tempo stesso.

Ma Carter non era ancora convinta del tutto. "Dormite voi nel lettone." Sorrise a Dana, che scosse la testa. "Dormiamo io e te nel lettone?" le chiese. "Mulder, ci dormi sul divano?"

"Non sarebbe una novità." ribatté subito Scully.

Mel si alzò per andare a prendere la giacca che Mulder aveva lasciato in cucina: "Dormiamo noi due di là e lasciamo Scully qui?"

"Stai attenta a quello che chiedi, potresti averlo." le rispose Fox, mentre si infilava la giacca. "Ci vediamo lunedì." disse, dirigendosi verso la porta.

"Mulder!" lo richiamò Mel. "Il bacio della buonanotte?"

Fox si girò verso di lei, le mise un braccio dietro le spalle e le diede uno schioccante bacio sulle labbra. Carter fece un balzo indietro, urlando: "Pirla, non a me, a Scully!"

Doveva essere diventata completamente rossa, perché sia Mulder e Scully stavano ridendo come pazzi. --A mie spese.-- pensò. Rise anche lei, quando si rese conto che se lo meritava, dopo un anno passato a prenderli in giro.

Fox salutò le due donne e uscì, ridendo ancora.

Mel si lasciò andare sul divano sul posto che Fox aveva occupato per tutta la sera. "Perdonami, Dana." disse.

"Di che? Di esserti fatta baciare da Mulder?"

"Eh..."

"Noi non stiamo assieme."

"Tu non l'hai mai baciato?"

Lei scosse la testa.

"Mai mai mai?"

"Mai."

"Non c'hai neanche tentato? E' carino..."

"Sì, c'ho tentato."

Mel la guardò con aria interrogativa.

"Non... noi... è... c'è stato un imprevisto."

"La solita sfiga." Carter sospirò. "Mi ha fatto un strano effetto..."

Scully la guardò sorridendo. "Il bacio?"

"E'... come se avessi baciato mio fratello."

 

FINE 1^ parte