Monica M. Castiglioni

HUMANA SPECIES 8:

Nulla Veritas (Il Patto)

X-2MC15200800

 

Ai primi 1000 (21.11.1997 - 17.8.2000) giorni di un'amicizia fantastica

 

NOTE: Questo racconto è classificato NC-17. No, scherzo, però R sì. Come al solito c'è un certo personaggio che fa le spese del mio sadismo, mi spiaceeeeee! Comunque, il racconto è il tentativo (mal riuscito) di salvare un racconto che ho concluso il 21.3.1999, si intitolava "Non Fidarti di Nessuno", finiva più o meno a metà di questo ed molto più brutto. Ritenetevi fortunati che non mi mando quello ;). So che in certe parti assomiglia ad "Omega". Ma tanto è per metà mio anche quello, quindi al massimo è un autoplagio... i REM lo fanno sempre. ;) Comunque, il fatto è che per alcune parti di "Omega" mi sono ispirata alla prima versione e riscrivendo questo credo di essere stata influenzata da "Omega".

 

***

Motel Holly - Jenskins, Kentucky

11:29 p.m.

La televisione spandeva una luce azzurrognola che privava di colori ogni oggetto nella stanza. La voce piatta del giornalista commentava le immagini senza riuscire a catturare l'interesse degli spettatori.

La donna in lacrime che parlava al microfono riusciva a fare di meglio.

"Voglio solo che la riporti a casa, da me... ti prego, se mi stai ascoltando... riporta Dana da me... Riporta la mia bambina a casa..."

Stesa sul letto, con le coperte tirate fin sotto le spalle, fissava lo schermo ascoltando la dolce voce nota provenire dal vecchio altoparlante della TV in un sussurro quieto. I suoi occhi erano umidi, ma non voleva piangere. Non l'avrebbe fatto. Aveva voglia di tornare a casa, di riabbracciare sua madre, di poter fare ciò che voleva... ma soprattutto aveva voglia di camminare.

Il telegiornale lasciò posto a uno squallido telefilm poliziesco e lei girò lo sguardo verso la porta del bagno. Chiuse gli occhi e affondò il volto nel cuscino, aspettando che lui uscisse e decidesse del suo destino.

 

***

Washington - FBI, Ufficio degli X-Files

Due settimane prima - 8:07 a.m.

"Chiudi la porta."

Scully non aveva ancora messo piede in ufficio. Fece come il collega aveva detto e avanzò senza parlare verso la scrivania. Mulder era immerso nella lettura di un documento che teneva sulle gambe, anziché sulla scrivania.

Dana attese qualche instante, quindi chiese: "Mulder, che c'è?"

"Ho ricevuto questo." Alzò appena il fascicolo e le fece cenno di avvicinarsi a lui.

Scully fece il giro della scrivania e osservò il sottile plico di fogli. "Di che si tratta?"

Mulder girò una pagina indietro e le mostrò una cartina degli Stati Uniti cosparsa di puntini, quindi una mappa della Terra.

"Che cosa sono?"

"Basi."

Scully scosse leggermente la testa. "Basi...?"

"Installazioni governative segrete, quelle dove portano i rapiti."

Scully osservò la cartina degli Stati Uniti. Indicò uno dei numerosi punti. "Questa è..."

"Quella di El Rico. E questa è la Base Ellens, nell'Idaho. La ricordi? Il nostro secondo caso."

"Mulder, chi ti ha dato questo fascicolo?"

"Era infilato sotto la porta dell'ufficio." Le passò la busta.

"L'hai fatto controllare per impronte o altro?" gli chiese, mentre osservava l'interno della busta.

"Non voglio diffondere la notizia, Scully." disse lui con tono secco.

Lei scrollò le spalle. "Fai almeno analizzare la busta."

"Scully, non è nelle mie priorità sapere chi me la mandato. So solo che è un punto di partenza."

"Cosa dice dopo?"

Mulder chiuse il fascicolo. "Parla... delle Basi."

L'esitazione nella sua voce fece incuriosire Scully. "Ovvero?"

"Mh... Scully, voglio vedere se riesco a..." Lasciò la frase in sospeso, e si alzò dalla scrivania.

Dana cercò di raggiungere il fascicolo, ma Mulder fu più veloce a sottrarlo dalla scrivania. "Mulder?"

Lui non rispose.

"Mulder, cosa c'è?"

"Che intendi?"

"Cosa c'è nel fascicolo?"

"Scully..."

"C'è scritto quello che fanno ai rapiti, vero?"

Mulder aprì la bocca per parlare, ma non sapeva che dire.

"Penso di poterlo maneggiare."

"No, Scully, non è questo... è che..."

Lei gli sfilò il sottile fascicolo dalle mani.

"Scully, aspetta."

"Cosa c'è, Mulder?"

"Senti... preferisco starci da solo, in questo caso."

Dana incrociò le braccia sopra al fogli. "Mi stai scaricando?"

"No. Sto solo... pensando che non è il caso che venga anche tu... è solo..." Fece un gesto verso il fascicolo. "E'... una cosetta da controllare, niente di più. Non c'è bisogno che tu venga con me. Davvero." Le sorrise.

Scully alzò un sopracciglio.

"Prometto che torno presto." disse Mulder, infilandosi il soprabito. "Poi ti offro la cena." Le lanciò un altro sorriso, quindi svanì dietro la porta.

"Accendi il cellulare!" Esclamò lei, sperando che l'avesse sentita.

 

***

Mount Messier - New York

2:12 p.m.

Mulder bussò sulla porta della capanna di legno. Non ricevendo alcuna risposta, l'aprì lentamente, tenendo la pistola in mano.

La piccola stanza era vuota. Fox camminò fino alla botola che si intravedeva appena sul pavimento. Tirò e solo dopo parecchi sforzi riuscì ad aprirla. Ma al di sotto di essa c'era solo un grosso strato di cemento, molto simile a quello che si intravedeva sotto la capanna dall'esterno.

"Agente Mulder."

Si girò di scatto quanto sentì chiamare il suo nome. C'era un uomo sulla soglia della baita, un uomo che Fox non riconosceva. "Chi è lei?"

"Non è importante. Vorrei solo avvertirla di fermare la sua ricerca."

"Che cosa...?"

"Non vada avanti. E' troppo pericoloso." Detto ciò, l'uomo uscì.

Mulder scosse la testa e corse fuori per seguirlo, ma l'uomo era sparito. --Mi vogliono solo spaventare.-- pensò. "Non l'avrete vinta!" esclamò.

 

***

Luogo sconosciuto - tre giorni dopo

5:25 p.m.

Si guardò allo specchio e sospirò. Non era esattamente quello che voleva, ma in qualche modo doveva procurarsi da vivere. Si passò una mano tra i capelli, quindi si alzò in piedi e uscì di casa.

 

***

Appartamento di Dana Scully

8:09 p.m.

Dana mangiò un altro pezzo di carota osservando il telefono. Mulder non era a casa, il cellulare risultava spento, lui non l'aveva ancora chiamata. Dov'era finito questa volta?

Erano già passati tre giorni.

Avrebbe dovuto insistere per poterlo seguire. O almeno per potersi leggere quel fascicolo. Si chiese se davvero ci fosse lì dentro qualcosa che avrebbe potuto sconvolgerla o che comunque sarebbe potuto essere così importante per loro.

Dana mise il piatto nel lavandino quindi prese il telefono cordless e andò a buttarsi sul letto, ancora vestita e truccata.

Stava per addormentarsi quando il telefono squillò facendo sobbalzare. "Mulder, come stai?" esclamò, senza nemmeno chiedere chi fosse.

La voce del collega le giunse lontana e disturbata. "L'hai detto tu a Skinner?"

Scully si strofinò gli occhi: "Cosa, Mulder?"

"Quello che sono andato a cercare."

La donna si mise a sedere sul letto e accese la luce. "Mulder, io... Che cosa ti ha detto?"

"Che vogliono buttarmi fuori dagli X-Files. E dall'FBI."

"No..." Scully scosse la testa. "E' assurdo questo... Mulder..."

"Che cosa gli hai detto?"

"Io non ho detto niente, Mulder! Loro non possono buttarti fuori per questo, non possono!"

"Dannazione, Scully, stanno per buttarmi fuori, te ne rendi conto?!" gridò lui.

"Mulder... dove sei?"

L'uomo sospirò. "In una Base. La 28, abbandonata anche questa. E' a Auguston, in Virginia. Puoi venire?"

"E' qui a due passi, ti raggiungo subito."

 

***

Auguston, Virginia

11:21 p.m.

Scully vide da lontano l'automobile del collega. Si fermò dietro di essa, quindi scese e andò verso il recinto. Quella Base non era nascosta sottoterra, ma aveva un recinto, ora divelto, ed era stata fatta passare per un'industria chimica.

"Mulder!" chiamò.

L'uomo davanti alla porta avanzò nella penombra.

"Stai bene?" gli chiese.

Lui annuì. "Ho trovato qualcosa. Vieni."

Entrarono nella Base in silenzio alla luce fioca delle loro torce. Salirono rampe di scale e attraversarono alcuni corridoi. Arrivarono in una grande stanza. Era quasi vuota, fatta eccezione per un paio di vasche vuote attaccate a monitor spenti. Dal soffitto pendevano lampade al neon polverose, la luce fioca proveniva dai lampioni all'esterno.

Scully camminò dietro a una delle vasche, osservando Mulder attraverso il vetro sporco di una sostanza verdognola che pareva melma.

"Mulder..."

"Alieni." disse lui. "Ma ancora non ne ho prove concrete."

Scully abbassò lo sguardo sul pavimento ruvido e sporco. "Mulder... mi spiace, io..."

"Ti spiace?!" urlò lui. "La mia vita sta andando a puttane e a te 'dispiace'?!"

Scully aprì la bocca per protestare contro quell'assalto, ma Mulder la colpì sul viso con uno schiaffo. Dana lo guardò a bocca aperta, sconcertata e ferita. Fox la fissava senza un minimo di rimorso né stupore.

"E' colpa tua." disse.

Dana scosse la testa. "Mulder, non sei in te. Andiamo, ti riporto a casa."

"A casa?!" urlò, prendendola per un braccio. "E' solo colpa tua..."

Lei cercò di liberarsi dalla presa. "Mulder, smettila! Lo sai bene che non è colpa mia, tu..."

Fox la spinse con forza contro il muro.

Scully emise un gemito di dolore quando sbatté la schiena.

"Me le pagherai tutte..." disse lui, prendendola per le braccia.

"No, Mulder... ti prego, parliamone... io..."

L'uomo la colpì di nuovo al volto, quindi la buttò a terra, e iniziò a prenderla a calci. Scully si tirò in piedi e si allontanò da lui. "Smettila, Mulder! Non sei in te, ti prego, andiamo a casa!"

Ma lui fu di nuovo su di lei, Scully era troppo spaventata e sconvolta e più debole in confronto a lui, per potersi difendere con successo.

Mulder le tirò le braccia dietro la schiena, Scully urlò, sapendo che poco gli mancava per spezzargliele entrambe. "Basta, ti prego!" La spinse contro al muro e Scully vi sbatté contro il volto. Cadde a terra ma non ebbe subito la forza di alzarsi, così fu costretta a subire un nuovo attacco.

Appena lui si fu allontanato di qualche metro, come se stesse pensando a come fargliela pagare, Dana si alzò in piedi e corse verso la porta.

Ma Fox si accorse della sua fuga e la inseguì. "Vieni qui, Scully!" urlò. Arrivati sul pianerottolo, Mulder la riprese.

"Lasciami!" urlò lei. Scully cercava di non badare al dolore che tutto il corpo le mandava, e quando arrivarono altri colpi, cercò inutilmente di sottrarsi. Poi Mulder la spinse ancora, ma questa volta non c'era nessun muro. Scully sbatté contro la ringhiera, quindi cadde dalle scale. Quando la caduta finì, rimase immobile.

L'uomo la guardò dall'alto.

"Merda." sussurrò.

Scese le scale di corsa, scavalcò il corpo inerme e scomparve nel buio.

 

***

Auguston, Virginia

2:12 a.m.

"Che posto è questo?" chiese Mel Carter uscendo dalla macchina contemporaneamente a Skinner.

Il vicedirettore, chiudendo la portiera, rispose: "Abbiamo ricevuto una telefonata da un tale. Diceva che qui dentro aveva sentito delle urla, forse degli spari."

"Un'industria chimica?" chiese la donna, mentre estraeva la pistola dalla fondina, seguendo Skinner all'interno assieme ad altri due uomini.

"E' stata chiusa un paio di anni fa."

Entrarono in silenzio, spargendosi tra i corridoi al cenno di Skinner.

Carter si sfregò il naso con il dorso della mano, osservando dentro le stanze i resti di esperimenti chimici. --Odio la chimica.-- pensò Mel. Guardò verso l'entrata, sperando di poter uscire al più presto di lì.

Nel corridoio perpendicolare, Skinner stava ispezionando tutte le stanze una per una. Lanciò un'occhiata alle sue spalle, vedendo l'agente Charlie Demian fare le stesse azioni in direzione opposta. Sospirando proseguì nell'opera, arrivando in un corridoio secondario. Finalmente la trovò. Sussurrò un'imprecazione, puntando la pistola davanti a sé in cerca di un nemico nascosto. Quando fu sicuro che la zona era pulita, infilò l'arma nella fondina, camminando lentamente verso il centro della stanza.

Dove Dana Scully giaceva immobile.

Aveva il capo rovesciato in avanti, la fronte appoggiata alle braccia, i capelli scompigliati e incrostati di sangue creavano onde disperse sopra il viso.

"Agente Scully?" sussurrò.

Dana si portò le braccia sopra la testa di scatto, mormorando un lamento e qualcosa che Skinner non capì. "Agente Scully, sono Skinner." fece per prenderle le braccia, ma lei si ritrasse con un urlo soffocato. "Dana." la chiamò. "Sono qui per aiutarti."

"Nh... ohhhhhhh..." la voce uscì strozzata dalla sua bocca.

Il vicedirettore si tolse il soprabito stendendolo sopra Dana. Lei si mosse di scatto, tentando inizialmente di ritrarsi, poi si rannicchiò ancora di più sotto l'indumento del direttore e in fine rimase di nuovo immobile.

Skinner si alzò e uscì velocemente nel corridoio. "Demian!" chiamò, mentre digitava il 911 sul cellulare. "Dov'è Carter?"

"Credo che stia setacciando uno dei corridoi." rispose l'agente.

"Cercala e portala subito qui."

Mel sentì uno strano rumore provenire da dietro un muro. Vi si appiattì contro cercando di capire cosa fosse, ma il suono non si ripeté. Camminò fino alla porta, quindi l'aprì lentamente, portando davanti a sé la pistola. La stanza era in penombra e non poteva vedere molto. Ma fu a quel punto che sentì di nuovo il rumore. Un lamento.

"FBI!" urlò, puntando la pistola in direzione del suono. "Vieni fuori con le mani alzate!"

"C-Carter?"

Gli occhi di Mel si aggiustarono alla luce e poté distinguere una forma nel buio. "Chi... Oh moj Bog..." Mel rinfoderò la pistola, quindi avanzò velocemente, inginocchiandosi accanto all'uomo. "Che t'è successo, Mulder?"

"Loro... Oh Dio... Carter, hanno fatto del male a Scully..." Fox alzò lo sguardo verso di lei. Era semi-seduto contro al muro, se non l'avesse sentito parlare, Mel avrebbe creduto che fosse morto... o forse sembrava morto anche se parlava. "Carter... ti prego... va' da Scully..."

"Mulder, calmati, sei sotto shock... che cosa è successo?" Osservò per qualche istante il corpo dell'uomo in cerca di ferite o fratture evidenti. "Mulder, sei ferito?"

"Scully... Scully sta male... ti prego..."

"Mulder, ascolta, da dove viene tutto il sangue che hai addosso? Sei ferito? Ti hanno sparato?" Notò che sulle mani aveva delle ferite non particolarmente profonde, come se Mulder avesse battuto le mani violentemente contro il muro per ore e ore, sul volto e sulle braccia aveva schizzi di sangue.

"No... Scully... Carter, ti prego, va' da lei..."

"Ok, dov'è?" Mel mise una mano sulla guancia di Mulder per sostenerlo. "Dimmi dov'è Scully."

"Non lo so... da... da qualche parte in questo... inferno... non lo so..." Mulder girò il volto dall'altra parte, continuando: "Oh Dio, cosa le hanno fatto... Oh, no... non proprio Scully... perché lei?"

Mel sospirò: "Skinner e Demian sono in giro a cercare, la troveranno, adesso tu hai bisogno di cure. Stai calmo..."

"No, Carter!" Mulder scattò in avanti, prendendo la collega per il bavero della giacca. "Non hai capito! Scully sta male! Devi andare a da lei!"

La reazione di Mulder non era stata abbastanza forte per spaventarla più di tanto e Carter, prendendo lentamente le mani di Fox tra le sue, lo fece sedere di nuovo contro il muro. "Mulder, di sicuro l'hanno già trovata. Adesso vado a vedere, ma prima chiamo il 911 per te, ok? Calmati..."

"Le hanno fatto del male... per colpa mia..."

La donna prese Fox in un abbraccio maldestro e, mentre lui piangeva silenziosamente continuando a ripetere che avevano fatto del male a Scully, chiamò al cellulare il pronto soccorso.

"Ho bisogno di un'ambulanza ad Auguston, Virginia..." disse.

"Un'altra?" chiese l'infermiera dall'altra parte del telefono, con tono di preoccupazione.

Carter non riuscì a rispondere. --Hanno trovato Scully.-- pensò. Poi riprese: "Sì... ho... un agente in stato confusionale..."

"Carter..." sussurrò Mulder, alzando il volto dalla sua spalla. "Scully è..."

Mel spense il cellulare. "Credo che l'abbiano trovata. La porteranno all'ospedale e..."

Demian apparve sulla soglia della stanza. "Carter! Skinner ti vuole vedere subito."

La giovane si districò da Fox. "Charlie, ho trovato Mulder. Arriverà una seconda ambulanza. Ci pensi tu a lui?"

"Ok." replicò Demian.

Mel si alzò in piedi e fece per uscire dalla stanza, quando Fox la richiamò: "Carter... di' a Scully che mi dispiace... Dio mio, mi dispiace... mi dispiace..."

"Ok, lo farò." disse lei. Uscì dalla stanza e corse verso Skinner. "Che cosa è successo?" chiese. "Avete trovato Scully?"

"Sì." Walter la portò in fondo al corridoio.

"Che cosa le è successo?!" esclamò Carter.

"Non lo so... lei..."

Avanzò lentamente, inginocchiandosi accanto all'amica. "Dana?" Scully si ritrasse leggermente. "Dana, sono Mel."

Scully sbatté gli occhi due o tre volte quindi li aprì, cercando di mettere a fuoco l'immagine davanti a sé, ma fallendo miseramente. "Aahhh..."

"Shhh, va tutto bene." Mel le prese una mano dolcemente. "Scully... mi senti?" Sentì che Dana cercava di ritrarre la mano, per poi smettere subito di combattere. "Stai tranquilla. Sta arrivando un'ambulanza... Ok, calma... Adesso, ascoltami... Ti hanno sparato?"

Scully scosse la testa impercettibilmente.

"Hai qualcosa di rotto?"

Questa volta non rispose, nemmeno a cenni.

"Dana, fai fatica a respirare?"

"Aaah... s-sìh..."

"Ok... ti fa male anche da altre parti?" le chiese, scostando leggermente il soprabito di Skinner per controllare che non avesse ferite.

"S..." Dana cercò di sottrarsi al tocco di Mel, che decise di ricoprirla subito.

"Hai dolori alla schiena?"

Dana annuì.

Mel percepì la sirena dell'ambulanza in lontananza e poi ne sentì subito un'altra. "Ok, Scully, tutto a posto. Sta arrivando l'ambulanza, ti portiamo in ospedale, vedrai che andrà tutto bene."

Mel si scostò quando due infermieri entrarono con la barella. Si incamminò dietro di loro con Skinner, senza dire niente, in silenzio. Fuori dalla ditta, il vicedirettore vide le due ambulanze e lanciò uno sguardo interrogativo a Carter. "Ho trovato l'agente Mulder." spiegò.

"In che condizioni è?"

Mel entrò in macchina al cenno di Skinner. "Ha addosso del sangue, è ferito sulle mani, ma... il sangue mi sembra troppo. E' sotto shock, continua a ripetere che hanno fatto del male a Scully..."

"Dov'era?"

"In una stanza in fondo al corridoio principale."

"Una stanza? L'avevano chiuso dentro?"

"No, la porta era aperta." Mel respirò a fondo un paio di volte, prima di riprendere: "Puoi accostare un momento?"

"Che succede?" chiese lui, facendo quello che lei gli aveva chiesto. Ma la donna non rispose, appena l'auto si fermò saltò giù e corse verso il bordo della strada a vomitare.

"Tutto bene, Carter?" la chiamò.

Mel respirò per qualche istante e si girò. "Sì, ora sto meglio. Grazie." Si risedette in macchina, respirando lentamente. Chiuse gli occhi, appoggiando il capo al poggiatesta. "Merda... mi dispiace."

"Capita a tutti." disse Skinner.

"Leggere certe cose è un conto. Vederle è un altro. Soprattutto se capitano alla tua migliore amica."

Walter la guardò interrogativamente.

Mel rise leggermente. "Lo sai che non sono mai andata d'accordo con le altre donne."

"E nemmeno con altri uomini." Skinner scrollò le spalle. "Niente ti prepara a certe cose."

"Sono un veterinario, non un medico, era meglio se c'era lei nella mia posizione, avrebbe saputo cosa fare."

"Ti sei comportata bene." rispose Skinner.

"Non ho mai visto Dana in quelle condizioni."

"Spero che non ci sia una seconda volta." fece lui.

 

***

Pronto Soccorso - Ebude, Virginia

4:04 a.m.

Skinner stava camminando avanti e indietro nella sala d'aspetto, mentre Carter, seduta, contemplava il soffitto. Le notizie su Mulder erano già arrivate: i medici avevano dovuto dare a Mulder un pesante sedativo, che lo avrebbe fatto dormire almeno fino a quel pomeriggio. Non faceva altro che urlare, chiamare Mel Carter e chiedere scusa a Scully. Sembrava completamente impazzito.

Mel osservò Skinner per qualche istante, poi gli disse: "Walter, puoi smetterla di andare avanti e indietro? Mi stai facendo diventare nevrotica."

Il vicedirettore si sedette accanto a lei e guardò verso le porta della sala operatoria. Scully era là dentro da quando erano arrivati. Non avevano potuto sapere molto sulle sue condizioni.

"Non capisco perché ci mettono così tanto."

Carter scosse la testa. "Io non capisco cosa è successo."

"Nemmeno io. Era un periodo tranquillo per Mulder e Scully. Sono due settimane che Mulder non prende un richiamo."

Mel si piegò in avanti fino ad appoggiare i gomiti sulle cosce. "Spero che non sia niente di grave..." sussurrò.

Un medico uscì dalla sala operatoria e guardò i due. "Siete i parenti di Dana Scully?"

Skinner si alzò in piedi. "Sono il suo superiore all'FBI," Estrasse il distintivo, quindi indicò Carter. "e questa è una collega. Può parlare liberamente con noi."

Il medico parve indeciso, ma poi iniziò a descrivere la situazione. "La signorina Scully..."

"L'agente Scully." lo corresse Mel.

"L'agente Scully ha riportato diverse contusioni e ferite in tutto il corpo. Ha avuto un leggero trauma cranico, ma quello che più mi preoccupa è la lesione tra la seconda e la terza vertebra lombare. Potrebbe aver provocato una paralisi degli arti inferiori."

Carter si appoggiò al muro per non cadere a terra.

Fu Skinner a parlare per primo, dopo un lungo momento di silenzio: "Ho bisogno dei dati medici come prove."

"Conosco la procedura, non si preoccupi." disse il medico. Sorrise leggermente ad entrambi: "Perché non riposate un po'? Dana non sarà sveglia fino a domattina."

Quando il medico se ne fu andato, Mel alzò una mano per zittire Skinner: "Io rimango qui."

L'uomo annuì, le batté leggermente una mano sulla spalla, quindi uscì.

 

***

Pronto Soccorso - Ebude, Virginia

8:07 a.m.

Carter si svegliò di soprassalto sentendo un lamento. Aprì gli occhi e si tirò dritta sulla sedia, avvicinandosi a Scully.

"Dana?"

La donna aprì lentamente gli occhi.

"Abbiamo chiamato tua mamma, sta arrivando da San Diego."

Scully non replicò ma chiuse gli occhi.

"Hai bisogno di qualcosa, Dana?"

Scully scosse la testa leggermente.

Carter le strinse dolcemente una mano e lei ricambiò. Mel sorrise: "Ti voglio bene, Dana." sussurrò.

 

***

Pronto Soccorso - Ebude, Virginia

8:24 a.m.

Quando Skinner era entrato nella camera di Scully, aveva subito notato come la sua migliore agente fosse cambiata. I medici avevano detto che era caduta in uno stato di apatia. Aveva già subito tutte le visite mediche, ma non erano state trovate tracce utili per le indagini. Skinner entrò nella stanza lentamente, annunciando la sua presenza sottovoce. Scully aveva lo sguardo fisso nel vuoto, un braccio parallelo al corpo e l'altro piegato sopra il petto, le gambe erano abbandonate sul materasso. Skinner ebbe un brivido quando notò che era completamente immobile. Dal lenzuolo e dalla coperta emergevano solo le spalle, le braccia e il capo. Skinner vide i lividi viola sul volto, i tagli bendati, le prime cicatrici, ma quello che più gli fece impressione fu lo sguardo vuoto e privo di quella luce che aveva sempre avuto. Si sedette sulla sedia accanto a lei, e fu solo allora che Dana girò il viso verso di lui.

"Devo renderle il soprabito." disse con voce piatta.

"Non se ne preoccupi, ora, agente Scully." le sorrise lui. "So che è stanca, e di certo avrà voglia di dormire..."

"Non ho sonno." disse lei.

"Vorrei che mi dicesse quello che è successo. Per l'indagine. Più elementi abbiamo e prima li abbiamo, meglio sarà."

"Ho ricevuto una telefonata. Sono andata a Auguston, Virginia, come mi era stato indicato." La voce di Scully era piatta e priva di emozioni. "Lui era arrabbiato, ha cominciato a picchiarmi. Gli ho chiesto di smetterla, ho cercato di difendermi, ma lui è riuscito a prendermi ancora. Ha continuato a picchiarmi, poi... sono caduta dalle scale, credo... e non ricordo più niente."

Skinner rabbrividì. Non avrebbe mai pensato di vedere Dana Scully in quella condizione. Il resoconto era finito. Sintetico, scientifico. Ed ora Scully era in silenzio. "Agente Scully..." Skinner sospirò. Avevano entrambi bisogno di vicinanza. "Dana, puoi darmi una descrizione dell'uomo che ti ha assalito?"

"E' alto. Capelli scuri. Occhi verdi."

Skinner si accigliò. Da quanto tempo era lì stesa a terra, se era riuscita a vederlo in volto? Altrimenti come avrebbe potuto vederlo con così poca illuminazione? "Dana, l'avevi visto prima?"

Lei annuì.

"Ti seguiva? Ti stava dando fastidio da tempo?"

"No."

"Lo conosci?"

"Sì."

Skinner attese per qualche istante una risposta che non arrivò. "Chi è?"

"E' il mio collega." disse lei, semplicemente. "L'agente speciale Fox Mulder."

Questo era ancora peggio di quello che immaginava.

 

***

Penitenziario Federale

Due giorni dopo - 11:21 am

La porta si aprì e si chiuse velocemente. Mulder sentì passi dietro di sé. Era girato verso il muro con un braccio sopra gli occhi. Si voltò, vedendo Carter in piedi dietro di lui. Si mise a sedere, prendendo fiato per cominciare. Ma un pugno in pieno viso, che lo sbatté contro il muro, lo mise a tacere istantaneamente.

"Figlio di puttana." sibilò Carter.

Mulder si passò la mano sulla mandibola, non osando guardare in faccia la donna.

"Mi chiedo come tu abbia potuto, dopo tutto quello che Scully ha fatto per te."

Fox abbassò la testa. "Non sono stato io, Carter."

"Dana ti ha riconosciuto."

"Lo so! Ma non ero io... Devi credermi... non ero io."

"Ma se lei ti ha identificato?! Farebbe qualsiasi cosa per salvarti il culo, come potrebbe incriminarti senza avere la certezza che eri tu?" C'era pieno odio nelle sue parole.

Mulder scosse la testa. "Non lo so... ho passato tre giorni rinchiuso in quella stanza, e la prima cosa che posso vedere al di fuori di lì è Scully che..."

Carter lo prese per il collo della divisa arancione, trascinandolo in avanti. "Per quanto mi riguarda, Mulder, sei un figlio di puttana paranoico, schizofrenico bastardo egoista. Stai lontano da Dana, perché se ti vedo anche solo vicino a lei, la famosa storia che siete ottimi colleghi da sei anni può andare a farsi fottere."

Fox rimase calmo, assorbendo gli insulti. Solo quando Mel ebbe finito la sua tirata osò parlare: "Come sta Scully?"

"'Come sta'? Come vuoi che stia, dopo quello che lei hai fatto?!"

"Io non... io non lo so!"

"Se stai cercando di cavartela per infermità mentale, ti avverto che farò di tutto per farti finire nel peggior ospedale psichiatrico del pianeta."

Mulder non sembrò colpito. "Non mi importa." disse. "Non voglio uscire di qui... non mi... io voglio solo sapere come sta Scully."

Mel tardò un po' a rispondere. "Sta male." disse. "Non si aspettava da te una cosa del genere. E... la caduta dalle scale le ha provocato una lesione grave."

"Che cosa...?"

"E' paralizzata, non potrà più camminare."

Mulder si sentì mancare il respiro. "No... no, non... non lei..."

La porta si aprì di nuovo e Skinner entrò nella cella. Mel spinse Mulder sul letto.

Il vicedirettore notò il livido che si stava formando sul volto di Fox e lanciò uno sguardo severo e interrogativo alla giovane agente. Sguardo che Mel ignorò, riportando l'attenzione su Mulder. "Credo di aver finito."

"Cos'è successo qua dentro prima che arrivassi io?"

Mel non rispose, ma distolse lo sguardo da Mulder. Fu questi a rispondere. "Abbiamo avuto... una discussione animata."

"Mi congratulo con voi. E soprattutto con lei, agente Mulder."

"Sono stata io." disse Carter. "*Questa volta* lui non ha fatto niente."

Skinner guardò Carter, quindi Mulder. L'agente non sembrava curarsi del problema attuale. Sapeva che aveva problemi ben peggiori da affrontare. Un'accusa di violenza dalla sua collega. Dalla sua migliore amica. Da quella che Skinner sospettava essere la donna che Fox amava.

"Con il dovuto rispetto, signore, preferisco uscire per non vomitare in questa cella."

Skinner annuì e la donna uscì quasi di corsa dall'edificio.

 

***

Traumatologia, ospedale di circolo di Washington

3:21 p.m.

Carter spinse leggermente la porta socchiusa ed entrò. C'era una donna seduta accanto a Dana, che sembrava addormentata, e Mel si bloccò sulla soglia.

La donna si girò e le sorrise, lanciandole però uno sguardo interrogativo.

"Oh... umh... io..." balbettò Mel. Poi si impose di calmarsi e le disse a bassa voce: "Sono Melody Carter, una collega di Dana."

La donna si alzò, lasciando andare la mano della figlia e si avviò fuori dalla stanza assieme alla giovane. "Io sono Maggie Scully, la mamma di Dana. Mi aveva parlato di lei, siete grandi amiche."

Mel sorrise. "Sì... Dana è la mia migliore amica... Mi chiami Mel. Come sta?"

Maggie sospirò. "E' stata sveglia solo pochi minuti, questa mattina. Le danno molti medicinali per evitare che senta dolore. Ma... mi ha detto che non riesce a muoversi."

Carter annuì.

"Ho saputo..." riprese Maggie. "...che pare... sia stato Fox."

Mel si sedette accanto alla donna. "Sono stata da lui, questa mattina..." Sentiva ancora il male che tirargli un pugno le aveva provocato alla mano. Era un bel dolore, però, la faceva sentire meglio.

"Io spero tanto..." riprese Maggie. "Che... non so... non fosse stato in sé... sarebbe più facile per Dana..."

Carter non rispose subito. Quando Maggie si girò verso di lei, disse: "Spero tanto che Mulder sia innocente."

"Tu cosa credi, Mel?"

"Non ne ho idea... Io credo a Dana. Ma sinceramente... voglio credere a Mulder."

"Le prove? Ci saranno prove..."

Carter scrollò le spalle. "Per ora non abbiamo trovato molto... Non ci sono impronte digitali, capelli, né frammenti di pelle sotto le unghie..." Mel chiuse gli occhi per schermarsi dalla visione della donna afflitta. "Mi scusi... Non volevo."

"No, no... ti ho chiesto io di questo... Comunque... chiunque fosse, ha fatto in modo di non lasciare in giro tracce?"

Carter annuì, ma quella frase le fece scattare un campanello d'allarme. "Già..."

 

***

FBI, Washington, Ufficio di Skinner

16 febbraio 1998, 4:04 pm

Carter stava aspettando da quasi un'ora, stava diventando idrofoba. Skinner entrò, non sorpreso dalla presenza dell'agente.

"Ho avuto un'idea. Ma tu eri irraggiungibile."

"Ero al carcere, ad interrogare Mulder..."

Mel annuì. "Se Mulder è il colpevole, e in tal caso dev'essere per forza impazzito, come può avere avuto abbastanza senno da riuscire a non lasciare in giro prove? E perché non scappare e procurarsi un alibi? Invece di chiudersi in una stanza lì vicino?"

"Aveva addosso il sangue di Scully." la fermò Skinner. Mel rimase in silenzio, ogni argomento caduto. "Ha inventato una storia assurda. Ha rifiutato le difese."

"Sì ma... la mancanza di prove... E' questo che mi stupisce." Si alzò in piedi. "Ho letto un vecchio fascicolo, risale ad aprile '97. Mulder fu accusato di duplice omicidio dei coniugi Amy e David Cassandra. Prove furono trovate su di lui, nella sua macchina, aveva le chiavi della casa dove lui e Scully rinvennero i corpi."

"Mulder fu scagionato da quell'accusa."

"Sì, infatti. Ma il punto non è questo. Sul luogo del delitto, dove lei ha ritrovato Scully, non c'erano prove. Niente che potesse far risalire a Mulder."

"Ma l'agente Scully l'ha identificato."

Mel annuì. "Questo è vero. Ma era buio, le... undici e mezza di sera, se non sbaglio." Skinner annuì. "Scully era sotto pressione, era stanca, poteva aver visto qualcun altro."

"Carter, Mulder e Scully lavorano assieme da sei anni. Come potrebbe Scully aver confuso qualcun altro con il suo collega?"

Mel rimase un attimo in silenzio. "Ho letto di un altro caso, riferito a qualche mese prima rispetto al precedente."

"Sarebbe?"

"Edward Van Blundht Junior."

Il vicedirettore sospirò. "Mel. Quando Svanzen mi ha detto che sei incasinata... ha usato un eufemismo."

"Posso andare a *parlare* con Mulder, vero?"

Skinner chiuse gli occhi per qualche istante. "Ho capito perché Oliver ti vuole fuori dai piedi."

Carter sorrise.

 

***

Penitenziario Federale

Il giorno successivo - 10:13 a.m.

"Posso parlarti, Mulder?"

Fox si girò verso di lei, sorpreso di sentire la voce di Carter in un tono un po' più soffice. Annuì, mentre si metteva a sedere. "Hai intenzione di prendermi a pugni ancora?" le chiese, senza sarcasmo né offesa.

Carter scosse la testa. "Mulder, io credo a Scully."

Fox annuì. "Allora perché sei venuta qui?"

"Perché... vorrei credere a te. E... e mi stavo chiedendo... come... come può essere che tu non abbia lasciato in giro una sola fottutissima prova, mentre avevi addosso il sangue di Dana."

"Appunto." fece lui, sottovoce. "Se sono un figlio di puttana paranoico, schizofrenico bastardo egoista..."

Carter chiuse gli occhi e scosse la testa. "Andrai avanti a rinfacciarmelo per tutta la vita?"

Mulder scrollò le spalle. "No, passerò la mia vita qua dentro. Da molestatore a molestato."

"Non lo farai, se sei innocente."

Fox la guardò meravigliato. "Se?"

"Se non sei stato tu le cose diventano più facili. Soprattutto per Dana."

"Ma non è questo il punto, Carter."

"Qual è allora? Spiegamelo."

"Tutto!" esclamò Mulder. "Tutto... Tutto quello che è successo a Scully, è stato per colpa mia. Adesso... adesso abbiamo toccato il fondo. Se me ne sto qui dentro... lei non soffrirà più. Era una trappola. Adesso, se io vengo incriminato, la lasceranno in pace."

"Moj Bog! Mulder, testa di cazzo, lei ha bisogno di te!"

"No! E' proprio questo l'errore! Chi non ha mai avuto bisogno dell'altro, è sempre stata lei, non io!"

"Ma come puoi mandare affanculo un'amicizia come la vostra, la vostra lotta, tutto quello che possedete, come puoi essere così debole?!"

Mulder scosse la testa. "Hai letto la deposizione di Scully?"

Carter annuì. "Anche tu?"

"No. Skinner non me l'ha permesso... Carter... ho bisogno di sapere cosa ha detto."

Mel scosse la testa. "Ti sbagli. Non ne hai bisogno."

"Carter!"

"Mulder... è troppo..." sbuffò. "E' troppo cruda, Mulder."

"Devo avere una conferma, Carter."

Mel lo guardò interrogativamente. "Di cosa?"

"Io... io ho visto tutto."

"Hai visto tutto? Allora perché vuoi sapere del rapporto? E soprattutto come hai fatto a vedere tutto? La stanza dove ti ho trovato è stata setacciata da cima a fondo, non è stato trovato nulla che..."

"Telepaticamente." Mulder tagliò il discorso di Carter.

La donna rimase in silenzio per qualche istante, poi disse: "Avanza un'ipotesi del genere e ti rinchiuderanno in un manicomio fino alla fine dei tuoi giorni."

"Preferisco la prigione."

"Cosa farai? Ti dichiarerai colpevole?"

Mulder scosse la testa. "Non lo so. Non ho fatto male a Scully. Non sono colpevole sotto questo aspetto." Poi indicò Mel con un gesto del capo. "Tu ci credi?"

"A cosa?"

"Alla telepatia? I russi fecero molti esperimenti, mentre qui era impegnata sullo stesso fronte la CIA."

"Sono di mentalità aperta. Ma non quanto te." Sospirò. "Smettiamo di tirarla in lungo, Mulder. Voglio sapere la tua versione."

"La mia versione?" chiese stupito. "Non me l'ha chiesta nessuno."

"E' la tua occasione."

Fox sospirò. "Sono andato alla Base di Mount Messier. L'entrata della Base sotterranea era stata riempita di cemento. Mentre ero lì dentro, un uomo è arrivato e mi ha detto di finire l'indagine, perché era troppo pericolosa. Poi sono andato a cercare un'altra Base, ma dopo... non lo so, non ricordo più niente. Mi sono risvegliato con un forte mal di testa, dove mi hai trovato tu. La porta... non aveva la maniglia e... ero sporco di sangue... non era mio... Ho... ho cominciato ad avere... queste visioni di Scully... che veniva picchiata e... ho urlato e battuto le mani contro la porta e il muro... E'... è orribile..."

Mel chiuse gli occhi. "Ok. Mulder..." si alzò in piedi. "Senti... Io... io spero con tutto il cuore che tu sia innocente, sul serio."

"Ma se fossi colpevole..."

"Ti prenderò a calci in culo fino a Raleigh." rispose Carter. "Ma se sei innocente, cosa che io auguro principalmente a Dana, ti autorizzo a rendermi tutti quelli che ti ho dato."

Mulder sorrise debolmente. "Non lo fai per me, vero?"

"Dana è... Dana. E' lei."

Mulder sorrise. "E' vero. Come sta? Skinner è stato molto evasivo..."

"Non sta bene." disse lei. "Per guarire ha bisogno anche di te. Di sapere che tu sei innocente. Che tu..." Mel si fermò un istante, poi gli chiese: "Tu la ami, vero?"

Fox abbassò lo sguardo.

Carter chiamò il secondino e uscì dalla prigione.

 

***

Appartamento di Fox Mulder

Dieci giorni dopo - 8:09 a.m.

Scully non aveva testimoniato, si era rifiutata e i medici le avevano imposto riposo assoluto per il mese successivo. Le prove contro Mulder erano state abbastanza scarse da permettergli di uscire su cauzione in libertà vigilata.

Ma la cosa peggiore, per lui, era che non aveva idea di chi gli avesse pagato la cauzione. Conosceva solo il nome ed era un nome ricorrente nei pagamenti delle cauzioni: Yuri Tereskov.

Se n'era stato per una giornata intera rinchiuso nel suo appartamento, sperando che qualcuno arrivasse e gli sparasse un colpo in fronte per mettere fine alle sofferenze.

Infatti non si era nemmeno mosso quando aveva sentito qualcuno forzare la serratura ed entrare. Pochi secondi dopo si era ritrovato la canna di una pistola puntata in faccia.

"Mulder."

L'agente alzò lo sguardo verso il suo nemico.

"Spara, Krycek." gli disse.

"Perché mai?" Alex sorrise. "No, sono venuto per darti un biglietto di ritorno per il passato." Lasciò cadere un foglio piegato sulle gambe di Fox.

"Di che stai parlando?" chiese Mulder, con voce stanca.

"Di permettere a Scully di tornare a camminare."

Mulder prese il biglietto e lo aprì. 'Neamh - Kentucky' "Che cos'è?"

"C'è una Base, in quella zona. Ormai saprai che cosa intendo per Base. Ti darò altre indicazioni quando arriverai sul luogo. Con Scully."

"Krycek, io non posso stare a meno di mezzo chilometro da Scully per ordine del tribunale. E non riuscirò mai a convincerla a seguirmi."

Alex gli passò una busta di stoffa. "Nessuno dice che lei deve venirci di sua spontanea volontà."

Mulder deglutì faticosamente, quando sentì all'interno della busta la forma inconfondibile di una siringa. "Non lo posso fare."

"Pensavo che fossi interessato a renderle la vita di prima."

"Krycek..." Mulder stava per dirgli qualcosa ma si interruppe. Scosse la testa e si passò una mano sugli occhi. "Cosa vuoi in cambio?"

Alex sorrise.

 

***

Traumatologia, ospedale di circolo di Washington

5:25 a.m.

Mulder sapeva che se l'avessero trovato lì, sarebbe ritornato in prigione e forse per sempre. Aveva voglia di vedere Scully. Desiderava riabbracciarla e poter di nuovo lavorare con lei. Sapeva che questo non era possibile. Non avrebbe mai più potuto lavorare per l'FBI e quello che stava facendo rischiava di mettere a repentaglio anche la sua libertà. Ma non gli interessava. Se il diavolo in persona gli avesse proposto un patto per poter guarire Scully, l'avrebbe accettato.

Entrò nella camera silenziosamente e rimase a fissare Dana per diversi minuti. Stava dormendo così tranquillamente che Fox avrebbe voluto congelare quell'istante per sempre. Avanzò lentamente, si chinò su di lei e le scostò un ciuffo di capelli dal volto.

Scully aprì gli occhi di scatto.

Allungò un braccio verso il comodino per chiamare l'emergenza, ma Mulder fu più veloce ad intrappolarle i polsi e a prevenire qualsiasi suono premendole una mano sulla bocca. Scully cercò di divincolarsi, ma i suoi movimenti erano troppo impediti dalla paralisi per poter fare qualsiasi cosa.

"Scully, sono io, sono Mulder." le disse.

Dana gli rivolse uno sguardo di puro odio, che non riusciva però a nascondere la profonda paura.

"Scully, ascoltami. Non sono stato io. Hanno mandato qualcuno... non te lo so spiegare, ma non è la prima volta... devi credermi, ti prego."

Lei non fece alcuna mossa.

"Devo portati in un posto, dove ti guariranno. Dobbiamo partire. Ti lascio, ma non urlare. Non sono qui per farti del male." Mulder ritrasse le mani e si abbassò per prendere gli abiti che aveva portato per lei.

Subito Scully prese un profondo respiro: "Aiutoooo!"

Mulder si alzò di scatto, prese la siringa e, tenendo la donna ferma a forza, velocemente le iniettò il sedativo che Krycek gli aveva fornito poche ore prima.

"No!"

Mulder le mise di nuovo una mano sulla bocca, attenuando un urlo. Quando vide che Dana stava perdendo le forze, la lasciò andare, sentendo le sue ultime parole prima che si addormentasse: "Bastardo... Ti odio..."

Mulder spinse la borsa sotto al letto con un piede, mentre le rimboccava le coperte, quindi corse in bagno poco prima che un'infermiera entrasse. Dalla porta socchiusa vide che la donna controllava che Dana stesse bene, quindi sentì che diceva a un collega: "No, qui tutto bene, forse nella stanza accanto..."

 

***

Jenskins, Kentucky

10:13 p.m.

La fuga dall'ospedale gli era sembrata fin troppo facile. Scully stava ancora dormendo, sdraiata sul sedile passeggero, con un cappellino rosso per meglio mimetizzare i capelli e il soprabito di Mulder tirato fino al collo.

Lui cominciava a preoccuparsi. Erano ormai diciassette ore che Scully stava dormendo. Alla radio aveva sentito che lo stavano ricercando per averla rapita. Sperò solo che tutto potesse finire nel migliore dei modi, almeno per Dana.

Quando trovò un piccolo motel nascosto tra gli alberi, gli sembrò il luogo migliore dove andare a rifugiarsi per la notte. In quella zona la radio si sentiva male, per cui sperò che non ci fossero televisori funzionanti.

Lasciando Scully in macchina davanti all'entrata, si recò alla piccola reception.

"Salve." gli disse l'uomo dietro al bancone.

"Salve. Avete una camera a due letti?"

"Ho solo matrimoniali." disse l'uomo.

"Sì, perfetto." rispose lui, anche se sperava in qualcosa di meglio. "Ci sono televisori nelle stanze?"

L'uomo scosse la testa. "Solo in una, ma non si vede molto bene."

"E' possibile averla? Mia moglie detesta la TV che si sente dalle camere a fianco."

"Sì, ma costa dieci dollari in più." Mulder estrasse i soldi e porse una banconota extra all'uomo. "Gliene do cinquanta per tenere spenta anche quella." disse indicato un piccolo televisore.

"Ah, deve avere un udito fine, sua moglie."

"Quando si arrabbia per la TV alta diventa insopportabile."

"Terrò anche la radio spenta." disse l'uomo. "Le stanze intorno a quella sono libere."

"Grazie." Mulder sorrise e uscì.

Appena Mulder la sdraiò sul letto, Scully si svegliò. Con le poche forze che le erano rimaste, spinse Mulder indietro. "Dove diavolo siamo?"

"Siamo quasi arrivati." disse dolcemente Mulder.

"Voglio andare a casa."

"Ci tornerai presto, Scully."

"Vai a farti fottere! Io voglio tornarci adesso!"

Mulder sospirò e si accovacciò accanto al letto: "Scully, ti prego. Ho già dovuto darti un sedativo questa notte, non voglio farlo un'altra volta."

Dana deglutì e gli lanciò uno sguardo carico d'odio.

"Hai fame?"

"Vai a farti fottere, figlio di puttana."

Mulder sospirò. "Non mi credi, anche se te lo giuro che non ero io?" Dana non rispose. Fox si alzò. "Vado a prendere qualcosa da mangiare. Cosa vuoi?"

"Andare a casa."

Lui annuì. "Presto." Fece per uscire.

"Ehi." lo richiamò lei.

"Sì?" Dovette reprimere un sorriso: l'aveva chiamato.

"Accendi la televisione, almeno."

Mulder annuì. "D'accordo." Fece come lei aveva detto, quindi mise la mano sulla maniglia.

Ma lei parlò di nuovo. "Dammi il telecomando."

Fox si girò verso di lei. Era proprio una perfetta agente dell'FBI, la sua Scully. Scosse la testa. "No. Mi spiace, ma finché sto fuori dovrai accontentarti di un solo canale. E guarda che le camere intorno a questa sono libere. Siamo nel bel mezzo di un bosco, quindi non stare ad urlare."

La porta si chiuse e Scully girò il volto dall'altra parte. Si ordinò di non piangere, ma non riuscì. Preferì comunque farlo mentre lui non c'era.

 

***

Motel Holly - Jenskins, Kentucky

11:29 p.m.

La televisione spandeva una luce azzurrognola che privava di colori ogni oggetto nella stanza. La voce piatta del giornalista commentava le immagini senza riuscire a catturare l'interesse degli spettatori.

La donna in lacrime che parlava al microfono riusciva a fare di meglio.

"Voglio solo che la riporti a casa, da me... ti prego, se mi stai ascoltando... riporta Dana da me... Riporta la mia bambina a casa..."

Stesa sul letto, con le coperte tirate fin sotto le spalle, fissava lo schermo ascoltando la dolce voce nota provenire dal vecchio altoparlante della TV in un sussurro quieto. I suoi occhi erano umidi, ma non voleva piangere. Non l'avrebbe fatto. Aveva voglia di tornare a casa, di riabbracciare sua madre, di poter fare ciò che voleva... ma soprattutto aveva voglia di camminare.

Il telegiornale lasciò posto a uno squallido telefilm poliziesco e lei girò lo sguardo verso la porta del bagno. Chiuse gli occhi e affondò il volto nel cuscino, aspettando che lui uscisse e decidesse del suo destino.

La porta si aprì. Mulder uscì, spense la TV e si sedette sul letto accanto a lei.

"Scully?"

Lei non rispose, tenendo il volto girato dall'altra parte.

"Scully... ti prego. Lo so quello che pensi. Ma mi hai sempre creduto... hai sempre pensato che fossi uno di cui potevi fidarti, non è così?"

"Cambiato idea." sussurrò lei.

Mulder le accarezzò il volto.

"Toglimi le mani di dosso!"

Fox si ritrasse. "Scusa..."

Dana stava per ribattere, ma un forte dolore alla schiena le tolse il fiato.

"Scully!" Mulder le prese dolcemente il volto tra le mani. "Scully, stai bene?"

"Togli... aaaaaaah!!!"

Mulder si alzò in piedi e corse verso la borsa nell'angolo. Ne estrasse una siringa e alcune fiale di antidolorifici.

"Nooo!" urlò Scully. "Nooooooooo!"

Mulder appoggiò la fiala sul comodino. "Scully, è un antidolorifico..."

"Non mi interessa! Vattene! Non voglio niente da te!"

Mulder alzò le coperte.

"Vattene! Lasciami stare, non toccarmi!"

"Scully, smettila di urlare o sarò costretto a darti un tranquillante..."

Dana, innervosita dal dolore, dalla vicinanza di Mulder e dall'impossibilità di muovere le gambe, allungò un braccio verso di lui, sferrandogli un pugno. Fox cadde a terra, colto di sorpresa.

Poi il silenzio piombò nella stanza.

--Oh mio Dio.-- pensò Scully. --Questa me la farà pagare...--

Mulder si mise a sedere sul pavimento, massaggiandosi il volto nello stesso punto dove pochi giorni prima Carter l'aveva colpito. Guardò Scully con un'espressione contenta e soddisfatta e disse: "Sapevo che avevi un destro migliore di quello di Carter."

Si alzò in piedi e lentamente si avvicinò alla donna. Dana aveva un'espressione di completo terrore e non riusciva a muoversi. Mulder si chinò su di lei e la baciò sulla fronte. "Vorrei che tu non mi odiassi." disse. "Ma se questo può farti star meglio, va bene anche così." Delicatamente la fece girare su un fianco, quindi si sedette alle sue spalle e iniziò a massaggiarle delicatamente la schiena.

"Non toccarmi." gli disse.

Mulder sospirò, ma non terminò il massaggio. "Non va un po' meglio così?"

"Andrebbe meglio se tu fossi morto." disse Dana.

"Quando tutto questo finirà, morirò." disse lui.

"Che cosa?"

"Questa storia. La mia accusa, la tua paralisi."

"Resterò paralizzata per tutta la vita." disse lei. "Per colpa tua."

Mulder sospirò. "Io spero di no..."

"Lasciami in pace. Lasciami dormire." gli disse.

Mulder annuì. Si alzò, la coprì, quindi uscì dalla stanza.

 

***

Motel Holly - Jenskins, Kentucky

1:12 a.m.

Scully si svegliò sentendo un rumore. "Mulder?" Era stesa sulla schiena, probabilmente era stato Fox a girarla durante la notte. Cercò di voltarsi, ma le sue gambe glielo impedirono. Emise un gemito di frustrazione, desiderando di avere con sé la sua pistola.

La porta si aprì e Mulder apparve sulla soglia. La luce che proveniva dall'esterno le illuminò il volto, svelando all'uomo che era sveglia. Avrebbe preferito far finta di dormire.

"Cos'era quel rumore?"

Mulder non rispose. "Come ti senti?"

"Voglio andare a casa." rispose lei.

Lui si sedette accanto a lei sul letto.

Scully deglutì. C'era qualcosa che non andava. C'era qualcosa di diverso in Mulder. "Se-senti... v-voglio dormire a-ancora... la..."

L'uomo si chinò su di lei e le prese i polsi in una mano, quindi cercò di baciarla.

"Mulder! Lasciami!"

"Divertiamoci un po', Scully." disse, salendo sul letto. "Ti va?"

"No! Mulder, smettila!"

"Sono qui, sono tutto per te!" Velocemente le ammanettò i polsi alla spalliera.

"Mulder!" urlò Scully. "Smettila! Mi fai male!" Lo guardò in volto. --Dio mio...-- Non aveva il livido che gli aveva procurato poco prima. La luce nei suoi occhi era completamente diversa. Come quella notte.

Ad un tratto, l'uomo sopra di lei venne trascinato indietro di colpo. Scully urlò quando si ritrovò davanti due Fox Mulder quasi identici. Di colpo fu tutto chiaro: aveva davanti il suo aggressore e il suo Mulder che stavano lottando. Due persone simili, ma così diverse.

Mulder aveva una sottile striscia di sangue che gli scendeva sulla fronte. Probabilmente l'altro uomo l'aveva colpito per poi approfittarsi di lei e metterlo nei guai per sempre.

Ad un tratto, l'uomo estrasse un coltello. Si allungò verso di lui, provocandogli un taglio sul braccio. Sembrava che Mulder stesse smettendo di difendersi.

'Quando tutto questo finirà, morirò.' ricordò Scully. Forse pensava che così sarebbe finita. "Mulder!!!" urlò lei. "Mulder, ti prego, difenditi! Ho bisogno di te!"

Fox le lanciò uno sguardo stupito, perdendo abbastanza tempo perché l'altro riuscisse a farlo cadere a terra. Ma Mulder si mosse di scatto, atterrando l'avversario. Si avventò su di lui e gli strappò il coltello, puntandoglielo quindi sotto la gola. "Hai finito, bastardo, di rovinarci la vita."

L'altro sorrise. "Sei tu che l'hai rovinata a me. Mi hanno dato la caccia quei bastardi per potermi usare contro di te." Sorrise. "Ma sai, è stato divertente. La tua donna a letto è uno schianto."

Mulder perse il controllo. Spinse la lama in avanti. Pochi secondi e l'uomo davanti a lui era morto.

Gli ci volle qualche istante per rendersene conto.

Mulder si guardò le mani: non erano nemmeno insanguinate. Osservò l'uomo a terra. Quello che sgorgava dalla ferita era sangue vero. Rosso. Probabilmente avevano bisogno di un essere umano per lasciare prove umane su...

Scully.

Si girò verso di lei, che lo guardava con gli occhi spalancati.

Rimase immobile.

"Mulder?" sussurrò lei.

Fox avanzò lentamente verso di lei e si inginocchiò accanto al letto, cominciando a frugarsi le tasche alla ricerca di qualcosa che potesse andare bene per aprire la serratura delle manette.

"Mulder...?"

"I-io... S-Scully... ti... ti li-libero su-subito..." Finalmente trovò le chiavi.

"Mulder?"

"C-ce l'ho qu-quasi fa-fatta, Scully..." balbettò.

"Mulder, stai bene?"

Fox si fermò un istante, ma riprese subito il suo lavoro. "I-io sto be-benissimo..." Finalmente la serratura scattò e Mulder sfilò le manette. Fece per alzarsi, ma Scully lo prese per una mano. Mulder non la guardò in faccia.

"Io volevo... io..."

"Dobbiamo andar via, Scully. Altrimenti non arriveremo... in tempo... io..."

"Mulder..." La voce di Scully si spezzò sotto il peso delle lacrime.

Finalmente Fox si girò per guardarla negli occhi. "Scully, mi dispiace..."

Dana scosse la testa. "Non è colpa tua." Lo tirò verso di sé in un abbraccio disperato. "Io lo sapevo... lo sapevo dentro di me... che non potevi essere stato tu... non volevo crederci..."

"Scully, non ha importanza... questo non ha importanza..."

"Sì che ne ha! Torniamo a Washington, spiegherò tutto io, non sei stato tu... è... è lui, ne sono certa..."

Mulder si girò verso il cadavere. "Ti ha fatto male?"

"No." Scully scosse la testa. "Questa volta no."

Lui annuì. "Dobbiamo andarcene." La prese in braccio e la portò in macchina. Corse indietro al motel a riprendere la borsa, quindi salì in macchina e partirono.

"Mulder, dove stiamo andando?"

Lui tardò a rispondere. "C'è un posto... una clinica, dove forse potranno... guarirti."

"Mulder... non è possibile."

"Ti prego, fidati di me."

Scully annuì. "Mi fido di te."

Mulder questa volta non poté trattenere un sorriso. Le prese dolcemente una mano.

"Ti ho riconosciuto... prima."

"Dal livido?"

Scully rise leggermente.

--Che suono dolce meraviglioso.-- pensò lui.

 

***

Neamh, Kentucky

10:13 a.m.

Quando arrivarono a Neamh, Scully era addormentata. Mulder aveva acceso la radio e la teneva a volume appena percettibile per non destarla. Scully si svegliò sulla notizia della morte dell'uomo. Si scambiarono uno sguardo e rimasero in silenzio ad ascoltare.

"Fox Mulder è stato ritrovato morto in un motel di Jenskins, nel Kentucky. E' stato accoltellato alla gola. L'ex agente dell'FBI era stato arrestato due settimane fa con l'accusa di violenza sulla propria collega.

Ieri notte, la donna era scomparsa dall'ospedale dove era stata ricoverata e si pensa sia stato Fox Mulder a rapirla.

L'FBI, che si sta occupando di entrambi i casi, esclude che l'omicida di Fox Mulder possa essere la collega, in quanto paralizzata a seguito dell'aggressione. Si attendono i risultati delle prove trovate sul corpo del deceduto."

Scully guardò il collega. "Pensano che tu mi abbia rapita."

"Be', Scully, è stato così, in effetti."

"Sì, ma..." Alzò le mani. "Adesso sono qui... e sono d'accordo."

Mulder le lanciò un'occhiata, quindi riportò lo sguardo sulla strada.

"Mulder, devo chiamare Skinner o qualcuno per dire che io sono qui di mia volontà..."

"Scully, loro credono che sia morto. Non fa differenza."

"Sì, però..." La sua frase fu interrotta da un'altra fitta.

"Scully!" Mulder accostò sul lato della strada. "Scully, stai bene?"

"Sì... fa... ohh... fa male... Mulder..."

Fox si slacciò la cintura di sicurezza per avvicinarsi meglio a lei. "Tra poco starai bene." le disse, abbracciandola e massaggiandole la schiena.

"Mulder, che cosa hai fatto? Da chi stiamo andando?"

"Devo solo trovare indicazioni qui... Non ti preoccupare. Vuoi qualcosa... un antidolorifico?"

"No... no, adesso sto bene." Chiuse gli occhi e prese qualche profondo respiro. Poi indicò il portaoggetti. "C'è un cellulare che suona."

Mulder aprì il cassettino ed estrasse il telefono. "E' un messaggio."

'Motel Domino Dancing - h. 11 p.m.'

Fox sospirò.

"Che c'è scritto?"

"Mhm? Ah, niente. E' vuoto." Lo cancellò in fretta, per non farlo leggere a lei. Quindi disse: "Andiamo a prendere qualcosa da mangiare."

 

***

Motel Domino Dancing - Neamh, Kentucky

10:56 p.m.

Mulder si stava comportando in modo strano. Non abbastanza strano da farle temere che lui fosse qualcun altro, ma abbastanza da incuriosirla.

Era distesa sul letto a una piazza, Mulder le aveva messo dietro alla schiena il cuscino dell'altro letto e tutte le coperte che aveva trovato in giro perché fosse comoda.

Lui continuava ad andare dentro e fuori dalla camera.

"Mulder, allora che c'è?!" esclamò lei ad un tratto.

Fox si fermò sulla soglia, quindi entrò. "Niente." Si sedette sul letto libero. "Stavo solo pensando a... al mio sosia."

"E' stata legittima difesa." disse lei. "Se tu non l'avessi ucciso, lui mi avrebbe fatto del male."

Mulder annuì. --Una balla sopra una balla.-- pensò. Andava bene.

"Perché non dormi un po'? Prendi le coperte e il cuscino, sarò comoda anche senza."

"No, no... resta pure così. Io... mi sdraio un attimo qui. Stai tranquilla e dormi."

Lo guardò mentre si buttava sul materasso spoglio. Lasciò passare qualche minuto, poi lo chiamò: "Mulder?"

"Mhm?" chiese lui, fingendo di essere quasi addormentato. Sapeva che Scully non avrebbe voluto destarlo.

"Niente... solo... buona notte..."

"'Notte, Scully..."

Era passata più di mezz'ora, quando Mulder sentì un rumore. Si alzò e aprì la porta, portando la pistola davanti a sé.

"Sapevo che non eri tu il morto." disse Krycek, sulla soglia. "Abbassa quella pistola." gli ordinò, mettendo una mano sopra il suo polso e obbligandolo a lasciargli la pistola.

"Era uno dei vostri uomini?"

"A dire la verità Mulder, non lo so nemmeno io chi o cosa fosse quello. Allora, vogliamo venire al dunque?"

Mulder annuì. "Manterrai la promessa?"

Alex annuì. "Un patto è sempre un patto, Mulder."

"Mulder, che succede?"

La voce di Scully li fece voltare entrambi verso di lei.

"Mulder...?"

"Scully, è ora di andare." disse lui.

"Con...? Mulder... ma che..."

Fox si mise accanto al letto. "Loro sanno quello che fanno."

"Mulder, no! Non puoi chiedere a loro!"

Krycek si avvicinò al letto.

"Scully, è l'unico modo. E poi non hai nulla di cui preoccuparti..."

"Andiamo, forza. Non ho tempo per le discussioni." disse Krycek. "Mulder, pensavo che l'avessi convinta."

"Io non ne so niente e non accetto che qualcuno decida per me!"

Alex estrasse dalla tasca una siringa uguale a quella che aveva dato a Mulder. Gli mise in mano la siringa e prese saldamente le braccia di Scully.

"Mulder!" gridò Scully. "Voglio andare via! Non voglio avere niente a che fare con lui!"

"Forza, Mulder, non ho tempo."

"Mulder, non farlo!" urlò lei, ma ormai Fox aveva già preso la sua decisione e Scully si addormentò poco dopo, piangendo.

Krycek la prese in braccio e si diresse verso la porta. "Dovrai aspettare qui, Mulder."

"Che cosa?! No, non posso lasciarla sola, devo venire con lei."

"Non se ne parla." Alex la sistemò in macchina.

Mulder emise un gemito di frustrazione. "Se le torci un capello, ti ammazzo lentamente."

Krycek gli sorrise. "Mulder, ricorda che c'è un patto tra di noi. E anche tu devi rispettarlo." Salì in auto, quindi scomparve insieme a Scully.

 

***

Motel Domino Dancing - Neamh, Kentucky

Due giorni dopo - 10:13 p.m.

Avrebbe ucciso Krycek. Non importava più nient'altro, Krycek sarebbe morto. E poi si sarebbe suicidato. Aveva dato Scully in mano ai suoi carnefici. Come aveva potuto essere così idiota? Aveva riconquistato la sua fiducia. E lui l'aveva tradita. Gli aveva chiesto di non lasciarla nelle mani di Krycek. E lui aveva premuto lo stantuffo della siringa.

Si era disteso sulle lenzuola che Scully aveva usato per poche ore. Avevano ancora il suo profumo.

Poi realizzò una cosa: Krycek non si sarebbe più fatto vedere. Sarebbe scomparso per sempre dalla sua vita.

--E' ora di farla finita.-- si disse.

Pensò di rimanere ancora per qualche minuto a godersi il profumo di Scully come un ultimo desiderio di condannato a morte.

Poi qualcuno bussò alla porta.

Si alzò in piedi di corsa, accorgendosi che quando Krycek gli aveva tolto la pistola dalle mani se l'era poi tenuta. Non era importante. Aprì la porta.

Alex era in piedi davanti a lui, teneva tra le braccia Scully come quando se n'era andato.

Mulder la prese subito tra le sue e quando alzò lo sguardo, Krycek non c'era più. Chiuse la porta e distese Scully sul letto.

"Scully?" la chiamò sottovoce. Le accarezzò il volto. Era fresco, ma non freddo. Le prese il polso e ascoltò per qualche istante il battito cardiaco. Regolare. Iniziò ad accarezzarle la mano, ascoltando il suo leggero respiro ritmico.

Poco dopo, Dana aprì gli occhi.

"Mulder?"

"Ehi. Ciao." Le sorrise.

"Chi era alla porta? Devo essermi addormentata quando..." Sbadigliò. "Be', non ho capito cosa ci siamo venuti a fare qui... Prima o poi scopriranno che il cadavere non sei tu... Hai dormito un po'?"

"Sì..." sorrise Mulder. Scully era in leggero stato confusionale e non ricordava nulla degli ultimi due giorni. Niente Krycek, niente Base.

"Dormo ancora un po', ti spiace?"

"No, dormi quanto vuoi." Le accarezzò il volto fin quando Scully non si girò su un fianco. Da sola.

"Scully?"

"Mhm?"

"Riesci a muoverti?"

Lei aprì gli occhi di scatto. "Oh mio Dio..." Lentamente si mise a sedere. "Muovo le gambe."

"Eh già." sorrise Mulder.

"Ma... ma com'è successo?"

"Non lo so." mentì Mulder. "Ti fa male da qualche parte?"

"Sì, un po' la schiena e le gambe... ma non certo come prima..." Scostò le coperte e cercò di tirarsi dritta. Cadde subito indietro, ma riuscì a stare seduta. Non aveva abbastanza forze per stare in piedi, ma decisamente si sarebbe rimessa con pasti nutrienti e un po' di esercizio fisico.

Si sedette sul bordo del letto e guardò Mulder. Lui l'abbracciò e, tenendola stretta a sé, le disse: "Torniamo a Washington, Scully. Torniamo alla nostra vita."

Scully sorrise e si lasciò cullare nel suo abbraccio.

 

***

FBI - Ufficio degli X-Files, Washington

Una settimana dopo - 11:21 a.m.

"Si può?"

Mulder alzò lo sguardo dai file che stava riponendo in un cassetto e sorrise a Mel Carter. "Vieni pure."

L'agente entrò un po' esitante. "Ah... Dana non c'è?"

"E' a fare fisioterapia. Tu come stai?"

"Be', io sto bene. Tu, piuttosto?"

"Tutto bene." Mulder le sorrise.

"Ok." disse Carter, abbassando lo sguardo. "Credo che... mi devi un pugno, qualche scrollata e un po' di insulti."

Mulder sorrise. Quindi abbracciò la collega. Carter fu sorpresa dall'azione, tanto che rimase immobile per qualche istante, quindi batté affettuosamente la mano sulla schiena di Mulder, che sciolse l'abbraccio.

"Sono contenta che tu sia innocente." disse lei.

"Lo sei per Dana?"

"Lo sono anche per te. In fondo... sei proprio buono."

"Sono 'proprio buono'?"

"Sì." Mel sorrise. "Sei... tenero."

"Tenero?!" rise lui.

Carter scoppiò a ridere. "Dana ti vuol tanto bene. Anzi, aspetto le partecipazioni di nozze."

"Aspetta, aspetta. Skinner sono cinque anni che le aspetta."

"Be', OK, allora intanto che aspetto, è meglio che mi rimetta al lavoro, ho un paio di analisi da fare..." Carter sorrise a Mulder. "Comunque... mi dispiace di averti trattato male."

"Non preoccuparti. M'ha fatto bene. Dopo quello che era successo a Scully..."

"Se lo dici tu. A me comunque dispiace."

Mulder le sorrise: "Sai come si dice, no? Errare è umano."

"Perseverare è diabolico." replicò Carter. "Ma per incasinare davvero tutto ci vuole un computer."

"Già." convenne Mulder. "In fondo la specie umana non è infallibile."

"E noi siamo parte della 'Humana Species'." Gli sorrise e uscì dall'ufficio.

Mulder guardò l'orologio. 11:29. Sospirò Era ora di uscire per il suo prelievo mensile.

Un patto è sempre un patto.

FINE