Monica M. Castiglioni

Humana Species 6:

Draco Sit Mihi Dux

X-2MC13060700

Dedicato a White Wolf's Black Knight

(welcome back!)

 

***

Roseville, Stato di Washington

notte

Stava piovendo da così tanti giorni che ormai ai lati delle strade i ruscelli non defluivano più nei tombini, ma l'acqua usciva dalle grate per scorrere verso il fiume.

Le rose ne stavano soffrendo.

L'acqua era rifluita dalle spaccature, il fiume si era ingrossato, le piantagioni erano state allagate. Le piante di rose erano marcite. Il raccolto non sarebbe stato buono quell'anno.

Una notte, la pioggia era cessata. La violenza del vulcano era esplosa.

Fiumi di lava avevano ricoperto i campi di rose, carbonizzando ogni vegetale e distruggendo le serre.

Un disastro.

Poi il sole era tornato a splendere.

All'alba erano andati subito a vedere ciò che era rimasto delle piantagioni di rose.

Il paesaggio era desolante. Dall'uniformità nera dell'impietosa lava si innalzavano qua e là rametti carbonizzati di quelle che un tempo erano state bellissime piante di rose.

Tutti si chiedevano come avrebbero fatto a sostenere l'economia del paese quell'anno.

Le scorte di rose delle fabbriche di cosmetici non potevano sopperire al bisogno di piante vive. Nonostante la fertilità della nuova terra, le piante avrebbero impiegato del tempo a crescere.

"Ho trovato una cosa!" Un urlo ruppe il silenzio angosciato della cittadina.

Tutti accorsero al fiume, le cui sponde estese erano cosparse di piccole strisce rosa. Strisce che, da vicino si rivelarono piccoli animali dalla forma di lucertola.

"Questo è vivo!" esclamò uno dei uomini.

"Ma che razza di animali sono?" chiese un altro.

I cittadini si guardarono tra loro, cercando inutilmente una risposta.

"Sono dei cuccioli." disse infine un anziano, appena giunto sul posto. "Sono piccoli di drago. Il Drago del Vulcano."

 

HUMANA SPECIES 6

Draco Sit Mihi Dux

X-2MC13060700

 

 

***

Roseville - Negozio "Acquari e Compagnia"

6:43 p.m.

Il "piccolo di drago" nuotava in circolo nell'acquario dove era stato riposto. Unico superstite di una dozzina di fratelli morti sulle rive.

Mulder osservò l'animale arrivare verso la superficie per succhiare latte da un biberon che era stato posto nella vasca. Il biberon perdeva e così l'acqua era diventata di uno strano colore biancastro.

"Scully?"

La collega si abbassò accanto a lui per guardare lo strano animaletto mentre si attaccava con le zampine all'anello di plastica.

"Hai mai visto animali del genere?"

"No. Mulder..."

Lui la interruppe: "E' una mia impressione o questo cucciolo non ha gli occhi?"

Scully annuì e punto la torcia elettrica sull'animale. "Pare che abbia una sorta di palpebra sigillata."

"Che ne pensi?"

Dana si girò verso di lui: "Che ne penso?"

Il draghetto scese sul fondo dell'acquario e si adagiò. Se avesse potuto chiudere gli occhi, oltre che aprirli, si sarebbe potuto dire che stava per fare il "sonnellino post-pappa". Attorcigliò la sottile coda rosa intorno al corpo e per la prima volta Scully notò che la punta terminava con un triangolo.

"Singolare, eh?" fece Mulder.

"Mulder..."

"Potrebbe essere ancora a uno stato semiembrionale. Forse i draghi mettono al mondo prole inetta come i marsupiali. Gli occhi potrebbero aprirsi tra un po', che ne pensi?"

"Draghi?" fece Scully, scettica.

Fox annuì. "Criptozoologia. Agiografia. Mitologia. Tutte parlano di draghi."

"Mulder... questi non possono essere draghi."

"Perché no?"

"Perché... non esistono?"

Fox sorrise. "Hai sentito la versione di questa gente? Loro non hanno molto da scherzarci. Stanno perdendo tutta l'industria su cui vivono, quella delle rose. La moria è cominciata qualche mese fa. Le piante di rose hanno cominciato ad ammalarsi. Poi ha cominciato a piovere e l'altro ieri mattina il vulcano è esploso."

Scully annuì. "Vulcani, draghi... non dirmi che-"

"Sono collegati." la interruppe ancora Mulder.

Dana sospirò. "Forse questi animali sono esistiti in natura. Non i draghi. Questi... animaletti rosa con le branchie..." Alzò lo sguardo sul collega. "Le branchie, Mulder."

Lui annuì. "E allora."

"Ti concedo che siano cuccioli."

Il piccolo animaletto rosa si svegliò dal suo sonnellino e ricominciò a vagare per l'acquario.

"In breve perderanno le branchie per avere polmoni. Ma sono anfibi. I draghi non sarebbero rettili?"

Mulder scrollò le spalle. "Non lo so. Per questo ho chiesto l'intervento di un'esperta."

"Hola, ragazzi!"

Fox sorrise continuando a guardare l'acquario ormai totalmente bianco.

Dana si girò, vedendo Joy Melody Carter sulla porta. Sorrise. "Mel. Sei venuta a toglierci ogni dubbio sui draghi?"

La ragazza entrò camminando verso di loro. "Io sono veterinaria, non criptozoologa. So pochissimo sui draghi." Lanciò un'occhiata all'acquario. "Poveri pesci, non è il caso di cambiargli l'acqua?"

"Non sono pesci." disse Mulder.

"E' il nostro cosiddetto "cucciolo di drago"." disse Scully.

L'acqua ormai era diventata torbida di bianco e il draghetto che si era adagiato sul fondo, era invisibile.

Carter si sedette vicino a Scully e estrasse una piletta. "Ah... carino. Mi piace con quelle antenne fuxia e la pelle a squame verdi fluorescenti. E' alieno, Mulder?"

"Neanche lo vedi, Carter, come fai a dire com'è?"

"Appunto. Come mai l'acqua è così bianca?"

"Latte." disse Scully.

"Ah. Già, ai cuccioli si dà il latte."

Il proprietario del negozio di acquari che aveva ospitato il draghetto riapparve dal retro bottega.

"Questo posto mi ricorda il Pet Shop dove lavoravo io." disse Mel. "Carino."

Mulder indicò Melody con un gesto della mano: "Questa è l'agente Carter, è veterinario."

L'uomo le strinse la mano. "Allora? E' un drago, vero?"

"Ho qualche problema a vederlo, per ora, per il latte. Potremmo trasferirlo?"

"Subito." L'uomo portò una vasca e mentre la riempiva di acqua pulita iniziò a raccontare: "Credo che l'alluvione abbia ucciso alcuni dei cuccioli del drago, che si è adirato e ha scatenato l'eruzione vulcanica."

Mel annuì. Quando l'uomo liberò l'animaletto nel nuovo acquario, finalmente Carter lo vide: "Incredibile!" esclamò.

Scully sospirò e si lasciò andare indietro contro le schienale. Mulder sorrise.

"E' un drago, vero?" disse soddisfatto il proprietario del negozio.

"No." rispose Carter. "E' un proteo. Incredibile, non ne avevo mai visto uno dal vivo."

"Cos'è un proteo?" fece Mulder.

"Sono anfibi delle zone carsiche che stanno tra l'Italia e l'Ex-Jugoslavia. Non sono conosciuti altrove. Ma questo è incredibile. Una serie di protei rosa negli Stati Uniti! Bella scoperta!"

"Niente draghi, allora?" disse Scully.

"No, direi proprio di no."

"Quando aprirà gli occhi?" chiese Mulder.

"Il proteo rosa non ha occhi. Vivendo in caverne profonde dove la luce non arriva praticamente mai, ha risparmiato su un senso per lui inutile. Il proteo nero ha un abbozzo di sistema visivo, ma niente di molto evoluto." Alzò lo sguardo dall'acquario e disse: "Mi hai detto che ne sono stati trovati altri, erano tutti così?"

"Sì, quelli che ho visto sì."

Melody sorrise: "Mi sembri deluso, Mulder. Speravi in un drago, eh?"

"Be'..."

"Che cavolo sta facendo?!" esclamò Carter, vedendo che il proteo era uscito dall'acqua attaccandosi con le zampine al bordo del biberon.

"Ah... sta evolvendosi?" propose Mulder.

"No, i protei rimangono con le branchie per tutta la vita, non..." Melody non finì la frase e prese la pila, puntando la luce sul muso dell'animale. Spostò la torcia, notando che il proteo seguiva i suoi movimenti. "E' pazzesco. Pare che sia sensibile alla luce e per di più che riesca pure a respirare fuori dall'acqua."

"Vuoi dire che ha sia branchie che polmoni?" fece Scully.

"Solo i dipnoi hanno entrambi gli apparati..."

"C'è un modo per saperlo." disse Mulder. "Hai mai fatto un'autopsia su un animale, Carter?"

La donna alzò lo sguardo su di lui: "Mulder..."

"Scommetto che a veterinaria ha dovuto vivisezionare un sacco di rane."

"Mulder..." replicò Carter. "Se ho lasciato la professione di veterinaria per entrare nell'FBI ci sarà un motivo, no?"

 

***

Roseville - Negozio "Acquari e Compagnia" (retrobottega)

h. 7:07 p.m.

"Ma come fa questo paesino a stare in piedi senza un veterinario?" chiese Melody, mentre cercava di stare più lontana possibile dal tavolino sul quale era appoggiato uno dei protei ritrovati morti. Sia lei che Scully indossavano due camici bianchi e guanti di lattice. Carter si chiese se Scully avrebbe accettato volentieri se le avesse ceduto il "piacere" dell'autopsia dell'animaletto. Mulder, il fortunato mortale (o immortale?), se ne stava ancora in divisa da bacchettone a guardare quella specie di anguilla con le zampe.

"Pensa che non hanno nemmeno una videoteca." disse Mulder.

"OK..." Scully osservò l'animaletto morto, steso a pancia all'aria. "Melody?"

"Mhm... ragazzi... seriamente, quanto è importante aprire quel proteo?"

"Posso farlo io, se non te la senti." disse Scully.

"No, chi io? Ma figurati. E' che..." Carter prese in mano il bisturi. --E' che sono deficiente... perché non le ho detto di sì?! Perché c'è Mulder che fa lo stronzo, ecco perché.-- Melody si ordinò di piantarla di dare tutte le colpe a Mulder e iniziò a tagliare il proteo. --In fondo questa procedura l'ho fatta decine di volte, non c'è nulla di nuovo...--

Ma di nuovo ce n'era. Abbandonò il bisturi sul tavolino e disse: "Ragazzi, io non ci capisco niente."

Scully osservò l'animaletto e disse: "Polmoni."

"Polmoni e branchie che sembrano in perfetta sincronia." disse Melody, quindi riprese ad incidere. "Una sostanza bianca nello stomaco."

"Latte?" chiese Mulder.

"Non ti saprei... ahi!" Carter urlò, lasciando cadere il bisturi. Si era tagliata. "Mer..."

"Vai a disinfettarti." disse Scully. "Qui finisco io."

Questa volta Melody non se lo fece ripetere due volte ed uscì dalla stanzetta.

Mulder e Scully si scambiarono uno sguardo.

"Ci sarà un motivo, se è entrata nell'FBI." disse Mulder.

Scully sorrise.

Melody era seduta appena fuori dalla porta, quando i due colleghi uscirono. "Tutto bene?" le chiese Scully.

Carter annuì.

"Il taglio è profondo?" fece Mulder.

"No, è un graffio."

"Andiamo a mangiare." disse lui. "Anguille per tutti?"

Melody fece una smorfia. "Fai schifo. Io passo. Voglio solo andare a dormire."

 

***

Roseville - Motel "White Wolf"

10:13 p.m.

Melody aprì la porta per far entrare Dana. La donna le porse un panino alla marmellata. "L'ho preso dal buffet per te."

"Grazie." Melody le sorrise e si sedette ai piedi del letto a mangiarlo. "Mhm... fragole..." Alzò lo sguardo. "Mi spiace per oggi."

Dana sorrise e scosse la testa. "Non c'è problema."

"Sai perché sono entrata nell'FBI? Avevo paura che se fossi rimasta a fare la veterinaria avrei dovuto continuare a fare vivisezioni, oppure a sopprimere animali malati." Guardò l'amica e disse: "OK, non solo per quello, ma... Tu? Perché hai lasciato la professione di medico? E' cento volte meglio di quella del veterinario."

Scully sospirò. "Be', Mel..." Fu interrotta da tre colpi sulla porta.

Mel scrollò le spalle. "Se non è Steven Spielberg non apro."

Dana sorrise.

"Carter..." la voce di Mulder pareva quasi minacciosa.

"Non apro, Mulder! Non posso aprire una porta già aperta..."

Fox entrò: "Ah-ah. Bella battuta." Alzò una cartelletta. "Ho i risultati dell'analisi sulla sostanza bianca trovata nello stomaco del proteo morto."

Mel inghiottì l'ultimo boccone di pane. "Latte."

"Sei acuta, Carter." fece Mulder passando la stampa a Scully.

"Mulder, come hai fatto a farti fare le analisi così in fretta all'ufficio di Seattle?" chiese Carter. "Conoscenze?"

"Forse." le sorrise. "Allora, che idea ti sei fatta sul proteo?"

"Non sono così sicura che sia un proteo. All'apparenza, con branchie e polmoni assomiglia di più a una specie di dipnoo. Il latte nello stomaco fa pensare a un mammifero."

"Che cosa sai sui draghi?" fece Mulder.

"Non sono una grande esperta. In fondo non sono animali con cui i veterinari hanno a che fare tutti i giorni. Tralasciando il fatto che non faccio più la veterinaria dai tempi del caso su Lara. So però che nella mitologia tradizionale i draghi dovrebbero essere dei rettili, anche se... essendo animali più o meno immaginari, penso che potrebbero essere anche mammiferi, anfibi o uccelli. O un'altra famiglia."

"E di questi? Che ne pensi?"

"Dei protei in questione? Non credo siano draghi."

Scully fece un sorriso verso Mulder. Lui la ignorò.

"Però..." riprese Mel. "Una volta... quando ero all'orfanotrofio, una suora mi raccontò una storia. Riguarda l'agiografia, collegata a una delle più famose leggende sui draghi."

"San Giorgio." disse Scully.

"Già. Ma Suor Magda raccontava che al ritorno, San Giorgio incontrò un piccolo villaggio sulla riva di un fiume. Conficcò la lancia sporca del sangue del drago nel terreno e si addormentò. La mattina successiva la lancia era diventata un bellissimo roseto di rose rosse."

Mulder annuì. "Fiumi, rose... draghi. Pare che ci troviamo nel posto giusto."

"Andiamo, Mulder, San Giorgio è comunque vissuto prima della scoperta dell'America."

Melody sorrise: "Cristoforo Colombo. Comunque, era uno che aveva sbagliato strada."

Fox rise. Lanciò il fascicolo a Melody e disse: "Pensaci. Ci vediamo domani."

Carter si rivolse di nuovo a Scully, una volta che Mulder fu uscito. "Dunque, perché hai lasciato medicina?"

Dana scrollò le spalle: "Ho studiato da patologa. Ero più utile all'FBI che in ospedale. E tu perché hai scelto veterinaria e non medicina?"

Mel sorrise. Scully aveva un ottimo modo per evitare che il discorso rimanesse su di lei per troppo tempo. "Vado più d'accordo con gli animali che con gli uomini." rispose. "E poi... non so, pensare di avere nelle mie mani la vita degli uomini è qualcosa di troppo grosso. Da veterinaria... avevo tra le mani solo la loro felicità."

 

***

Roseville - Motel "White Wolf"

4:04 a.m.

"Chi sono quelli?"

"Quelli che ti vengono a prendere e ti portano a casa con loro." Robert lanciò la palla e fece canestro. "Sono i nuovi genitori di Jamie. Gli vorranno bene come ad un figlio loro... sai come quando prima eri con mamma e papà? La stessa cosa."

"Io non ricordo quando prima ero con mamma e papà." Cercò di prendere la palla, ma Robert gliela rubò con facilità.

"Lo so. Tu sei ritardata, per quello che nessuno ti verrà mai a prendere."

"Non è vero!" Joy Mel si avvicinò a lui.

Robert la spinse indietro: "Sì che è vero! Hai quindici anni e non sai parlare!"

Joy Mel lo prese per la maglietta tirandolo in mezzo al fango del piccolo campetto di basket dell'orfanotrofio. Il bambino attaccò a sua volta.

"Tberdyjkal!" urlò Joy Mel, ma senza sapere cosa avesse detto andò avanti a combattere.

"Sei troppo grande! E sei stupida!" urlava Robert, tra i pugni e i graffi.

"Non è vero! Non è vero!"

"Nessuno ti vuole per quello!"

I due ragazzi caddero stanchi a un metro uno dall'altra, ansimanti e feriti.

Robert prese un profondo respiro e disse: "Tu non avrai mai una famiglia, invece i miei nuovi genitori verranno a prendermi domani! Loro sono ricchi e mi vorranno bene!"

Joy Mel si alzò in piedi e si mise a correre, coprendosi le orecchie con le mani, per non sentire quello che Robert le stava urlando. --Non lo voglio sentire, non lo voglio sentire, non lo voglio sentire... non è vero, non è vero, non è vero...-- Scavalcò il recinto dell'orfanotrofio, cadendo a terra tra la ghiaia, rimettendosi poi a correre, e quando ancora cadeva si rialzava, senza curarsi delle ferite che la lotta e le cadute le avevano procurato. Corse nella foresta, si inoltrò e si perse nel bosco, ma continuò a correre, lontana dalle grida di Robert, lontana dai genitori adottivi che non sarebbero mai arrivati per lei.

Voleva ricordare sua madre e suo padre. Voleva che andassero a prenderla. E che tutti bambini che la prendevano in giro la vedessero uscire allegra, per mano ai suoi fantastici genitori, quelli naturali, non adottivi. Erano scienziati, forse. Lui un astronauta, lei un medico. Era figlia unica, così non avrebbe dovuto dividere l'amore dei suoi genitori con nessuno. Oppure aveva un fratello più grande che le voleva bene. Non la prendeva mai in giro, non le bruciava i capelli, l'aiutava nei compiti di inglese e le diceva sempre che era bravissima in quelli di matematica. E poi aveva un gatto e forse anche un cane, che andavano d'accordo. E soprattutto i suoi genitori l'amavano. La stavano cercando intensamente da un anno, quando lei si era persa per chissà che motivo.

Ma l'unico ricordo che in realtà le rimase alla fine del suo fantasticare e correre, era un vago odore di sigarette.

Carter si svegliò di soprassalto, ritrovandosi in un motel di Roseville. Cos'era che le aveva fatto ritornare in mente Robert e le sue prese in giro, il dolore di essere un'orfana senza memoria e senza speranza?

Era stata ritrovata da un agente dell'FBI, in preda ad una delle sue crisi. Avevano pensato che fosse una ragazza scappata di casa con qualche amichetto, che avesse folleggiato nella notte e fosse in preda a una crisi da overdose. Quella diagnosi tanto umana quanto errata, le aveva permesso di rimanere in ospedale per un settimana, scampandosi l'addio a Robert, che se ne andava allegro e pimpante assieme alla sua nuova famiglia. Ma la fuga e la lite non era passata inosservata e Joy Mel ne aveva prese così tante dalla madre superiora che, se non fosse intervenuta Suor Romana, sarebbe ritornata in ospedale quello stesso giorno.

Era stata quella volta, mentre Carter era distesa sul suo lettino sul fianco sinistro, perché ogni altra posizione era dolorosa, quando suor Romana le aveva raccontato la leggenda della rosa di San Giorgio. Suor Romana, che ancora camminava sulle proprie gambe, si era seduta accanto a lei sul letto e le aveva raccontato la leggenda. Se una lancia si può trasformare in roseto, il brutto anatroccolo Joy Mel poteva trasformarsi in cigno.

Mel si mise a sedere sul letto del motel e accese la luce. Nessuno era arrivato ad adottarla. I suoi veri genitori non si erano mai fatti vivi. Probabilmente non erano nemmeno scienziati. Forse erano solo poveri disgraziati come tanti altri genitori dei bambini del Froebel. Forse lei non aveva più i genitori da molto più tempo. Non lo ricordava e non c'era nulla da fare.

Carter aprì il laptop e si connesse a Internet. Forse avrebbe potuto trovare qualcosa di più concreto sui draghi. Mentre digitava assentemente sulla tastiera le parole chiave per il motore di ricerca, i suoi occhi caddero su una pubblicità nella pagina.

"Vuoi smettere di fumare?"

Mel osservò per qualche istante lo sbuffo di fumo dell'immagine animata.

Un vago odore di sigarette invase la sua memoria per un istante, quindi il ricordo scivolò via.

Diede l'invio e stette ad aspettare i risultati. Con la punta della dita sfiorò una cicatrice che le percorreva il braccio destro: non ricordava di essersi tagliata, ma dopo essere uscita dall'infermeria del Froebel, quella cicatrice, era lì.

Un'ora dopo, non aveva trovato nulla in rete che le potesse servire per il caso. Spense il computer, si vestì e uscì.

 

***

Argine del fiume - Roseville

5:25 a.m.

"I protei sono anfibi che mantengono le branchie per tutta la vita, vivono nelle zone carsiche tra l'Italia e la Jugoslavia."

Era più o meno così che recitava uno dei suoi primi libri degli animali. Uno dei primi che lei ricordava. Risaliva dunque al 1982, circa. La Jugoslavia era ancora una nazione unica.

"Zone carsiche..." sussurrò Mel, quando si trovò ai piedi del vulcano che sovrastava Roseville. "Quindi dovrebbero esserci delle caverne sotterranee, perché esistano dei protei..."

Salì per il pendio, arrivando ai piedi di un dirupo scosceso che probabilmente si era formato con l'ultima eruzione.

C'era una spaccatura sul bordo inferiore. Carter si sedette a terra, la luce dell'alba non illuminava l'interno, per cui la donna accese la pila. Sembrava abbastanza grande da poterci entrare, ma poco profondo per poter fare una caduta controllata.

Mel si girò e scivolò nella buca. Atterrata, si guardò intorno puntando la pila attorno a sé. Non c'era molto spazio, ma avrebbe potuto infilarsi nella fessura che vedeva in fondo. Forse portava da qualche parte. Se fosse stata fortunata, sarebbe riuscita a vedere i protei nel loro ambiente naturale. Mentre si infilava nella stretta apertura, ricordò che questo era un dei motivi per cui aveva deciso di diventare veterinaria: andare in capo al mondo per osservare gli animali e studiarli senza disturbare.

Quando dovette inginocchiarsi per procedere a carponi, sussurrò: "Forse l'idea di entrare nell'FBI non è stata così malvagia..." Sospirò. "Lara Croft, da oggi in poi ho un'altra ragione per odiarti... La prima che è sei alta e hai la quinta di reggiseno... la seconda è che tu non ti trovi mai a strisciare in postacci come questi... la terza è..." sbuffò e si pulì una mano nella maglietta. "Dove cacchio sto andando?"

Quella situazione le ricordava troppo il giorno della sua prima fuga dal Froebel. La prima, ma non l'ultima. Aveva perso il conto delle volte in cui, negli anni successivi, era scappata. E delle volte che le aveva prese. Poi la madre superiora era morta e il giorno del funerale, Joy Mel aveva fatto la sua ultima fuga dall'orfanotrofio. Aveva detto a Suor Romana che non voleva assistere alla funzione, perché non sentiva dispiacere. Suor Romana le aveva tirato uno schiaffo da farla cadere a terra. Ma nulla era cambiato tra loro. In fondo la donna l'aveva protetta talmente tante volte che quello se lo meritava.

Joy riuscì finalmente a mettersi in piedi. "Deo gratias." Si alzò e fece qualche passo in avanti. La terra sotto i suoi piedi franò all'improvviso. Mel cercò di aggrapparsi alla terra, mentre cadeva, riscivolò a quella prima notte passata nella foresta.... inciampando in ogni radice, affondando le dita nel terreno, strappandosi i vestiti poveri ereditati, ferendosi coi rami, coi sassi... con una memoria persa per sempre. Raggiunse il suolo, sbattendo la testa a terra. L'odore di sigarette si dissolse in fretta e Carter vide sopra di sé un paio di occhi che la osservavano preoccupati. Nel 1983 erano quelli di un agente dell'FBI. Ora... non riusciva a capirlo.

 

***

Roseville - Motel "White Wolf"

8:00 a.m.

Scully bussò alla porta della camera del collega. Mulder aprì, non aveva il suo solito completo, e la camera era ancora in disordine. "Mulder, non vorrai restare qui ancora, vero?"

"Perché no? Né tu né Carter avete saputo dirmi che cos'è quell'animaletto perché dovremmo andarcene?"

"Mulder..."

"Un giorno ancora, Scully. Se non salta fuori niente di interessante entro sera, voliamo a Washington domani mattina sul presto."

Scully sospirò.

"Non dirmi che hai già fatto le valigie..." le sorrise.

"Conoscendoti, naturalmente, no." Scully si girò. "Vado ad avvertire Mel." Bussò sulla porta della sua camera ma nessuno rispose. Pensò che probabilmente era già andata a fare colazione, visto che la sera prima aveva mangiato solo un panino. Ma entrata al bar dell'hotel, non la vide. Si sedette per ordinare un cappuccino e venne raggiunta subito da Mulder. "Hai avvertito Carter?"

"Non era in camera." disse Scully. "Probabilmente ha fatto colazione presto e poi è uscita."

"Magari è già tornata a Washington." fece Mulder.

"Mi avrebbe avvertito."

 

***

Roseville - Motel "White Wolf"

8:15 a.m.

"Melody non risponde al cellulare, non ha lasciato le chiavi in portineria e non risponde in camera." Scully inserì il passe-partout nella serratura.

"Magari ha ospiti." disse Mulder, che stava per rientrare nella propria stanza.

Scully gli lanciò uno sguardo di sussiego. La porta scattò aperta. "Melody? Posso entrare?" La stanza sembrava una copia di quella di Mulder, nemmeno si poteva dire che era la versione al femminile. Dana avanzò lentamente nella stanza, finché non arrivò al letto. Il laptop di Carter era aperto ma spento. La porta del bagno era socchiusa, nessuna luce era accesa. La valigia di Mel era aperta sul comò, come lei era solita fare, senza estrarre i vestiti. C'erano delle macchie di sangue sulle lenzuola scombinate. Le macchie erano prevalentemente in alto, anche il cuscino era macchiato.

 

***

Roseville - Luogo imprecisato

<<I draghi sono leggende. Vorrei sapere da dove sono nate. Forse i rettili hanno sempre attirato l'attenzione dell'uomo e le fantasie si sono moltiplicate. Come i giganti sono grandi uomini, così i draghi sono grandi rettili. I giganti sono leggenda, e anche i draghi lo sono.

O meglio... dovrebbero.>>

 

***

Roseville - Motel "White Wolf"

8:43 a.m.

Mulder arrivò sulla soglia. "Posso entrare?"

"Vieni." disse Scully.

"Dov'è Carter?" chiese Mulder.

Dana scosse la testa. "C'è del sangue, sul letto."

Fox arrivò velocemente accanto alla collega. "Il taglio di ieri?"

"No, ce n'è troppo. Ho chiamato il medico del paese per sapere se per caso si era presentata da lui. Risposta negativa."

"Con te a disposizione, non l'avrebbe fatto." disse Mulder. "Cosa credi che sia successo?"

"Non lo so. Proviamo a chiedere in portineria."

 

***

Roseville - Luogo imprecisato

<<Mi sento cullata come non ricordo di esserlo mai stata. Intorno a me è caldo e soffice, sento un ruscello scorrere e sono quasi sicura che se aprissi gli occhi mi ritroverei tra le braccia di una grande gatta che acciambellandosi mi fa da cuccia, immersa a un magnifico paesaggio verde con tanti fiori e frutti tutt'intorno. Ci sono anche farfalle, probabilmente, e api che raccolgono nettare per fare miele dolce e caldo... Il problema è che non posso verificare le mie ipotesi, visto che non ho assolutamente voglia di aprire gli occhi. Mi chiedo solo se la zampa morbida che spinge contro il mio fianco è quella di uno dei cuccioli della gatta.>>

 

***

Roseville - Motel "White Wolf"

9:09 a.m.

"Nessuna traccia di Carter, non l'hanno più vista da ieri sera, quando è entrata in camera." le riferì Mulder. "Trovato qualcosa qui?"

"No. Non ci sono segni di scasso, né di lotta. C'è solo quel sangue sul letto e ne ho trovate piccole tracce anche sul laptop, sulla presa del telefono e sulla maniglia della porta."

"Pensi che sia suo?"

"Non lo so." disse lei. "Temo di sì. Per fare un'analisi del DNA ci vuole troppo tempo, ma manderò dei campioni a Seattle per vedere se il gruppo sanguigno è lo stesso."

"Che si sia cacciata nei guai?"

"Di nuovo, Mulder? Spero proprio di no." Scully accese il laptop. "Comunque il sangue sul computer e sul telefono mi fanno pensare che quando è stata o si è ferita era in rete."

Il computer chiese la password per l'accesso. "Ah, fantastico. Qualche idea?"

"Ha un ragazzo, Mel... Come si chiama il suo ragazzo?"

"Alex." Scully digitò la password. "Accesso negato".

 

***

Roseville - Luogo imprecisato

<<I miei comportamenti sono stati sempre fraintesi. I medici dissero che il mio dondolarmi avanti e indietro era segno di un grave ritardo mentale. Che la perdita di parola sarebbe stata difficilmente recuperabile. Che era già tanto se avessi imparato a dire sì e no quando ne avevo intenzione. Dopo che avevo ripreso a parlare correntemente, iniziarono le crisi. Mi diagnosticarono un'epilessia che non era tale. Solo perché non mi ascoltavano. Non mi capivano. Non comprendevano perché dovessi cadere in trans. Era un modo per sfuggire il dolore. Per ritornare in contatto con ciò che avevo lasciato in quella vita che non ricordo. Non lo capivo nemmeno io, è stato Alex a spiegarmelo. Forse l'abbiamo imparato assieme a staccarci dal nostro corpo e fluttuare in un'altra dimensione, dove potevo incontrare Ricky... mi chiedo, se ora aprissi gli occhi, davanti a cosa mi troverei: forse soffice pelo di gatto invece delle nuvole e Lara invece di Ricky?

Non lo so. Non mi interessa. Per ora mi importa solo di starmene accoccolata qui, al caldo, sentire l'odore di latte caldo e il tepore di una mano che mi accarezza il volto.

Un madre che mi ama. Che non mi abbandona. Che viene a cercarmi quando mi sono persa. Che mi coccola e mi difende contro i cattivi...>>

 

***

Roseville - Motel "White Wolf"

9:16 a.m.

"Altre idee?"

"Svazen?"

"Già provato." fece Scully.

"Skinner?"

"Skinner?!"

Mulder scrollò le spalle: "Sono amici."

Dana scosse la testa e scrisse il nome del vicedirettore. "'Accesso negato'." lesse.

"Sbaglio o sei sollevata?"

Lei lo ignorò. "Svet. Svetlana. Il suo presunto vero nome... 'Accesso negato'."

"Sto perdendo le speranze." Mulder si sedette ai piedi del letto e guardò tra la posta che Mel era solita portarsi a dietro da leggere in viaggio. "New York." disse.

Scully gli lanciò uno sguardo da sopra la spalla. "'Accesso negato'." Poi digitò. "'Lara'. Niente da fare."

"Hai provato con 'Mi fido di chiunque'?""

Scully sorrise leggermente. "Il suo motto... Ma nemmeno questo va bene."

"Bella cosa: si viene qui per un drago e ci perdiamo una collega per strada... Grazie al cielo il nostro superiore non è Oliver Svanzen." disse Mulder. "Prova con 'Ricky'."

Il computer si aprì sul desktop. "Eureka." fece Scully

Mulder accantonò la posta e le andò accanto. "C'è qualcosa?"

Dana aprì la directory dei file temporanei di Internet. "Pare che abbia fatto una scorribanda in rete alla ricerca di informazioni sui draghi."

"Qualcosa di utile?"

Scully scorse velocemente alcune pagine. "Leggende... disegni... foto di rettili... no, non mi pare..."

 

***

Roseville - Luogo imprecisato

<<Ho sempre sognato di svegliarmi col il profumo di latte e miele. Così ho aperto gli occhi. C'è un grande fuoco che arde nel ventre del vulcano e riscalda decine di piccoli animaletti che se ne stanno intorno al focolaio a bere latte e miele. Sembrano gattini usciti da un film della Disney, se solo non avessero un triangolo alla fine della coda. I cuscini di pelo su cui sono sdraiata devono appartenere a qualcosa di vivo, perché si muovono leggermente. La botta in testa che ho preso quando sono caduta mi deve aver fatto davvero male, perché alzando gli occhi, vedo un grande gatto che mi sta osservando con occhi incuriositi e una strana espressione che classificherei come un sorriso gentile. La botta mi ha fatto male perché non reagisco in alcun modo. Sono tranquilla. Il gatto avvolge la coda, che termina rigorosamente con un triangolo, intorno alle zampe posteriori e inizia a leccarmi la faccia. Rido come una pazza, perché mi fa il solletico e questo non mi permette di fare caso al bruciore che la saliva mi provoca sulle ferite. E' strano. Non pensavo di essermi ferita alla schiena e alle braccia. Sembrano i tagli che le bastonate della madre superiora mi provoca. Forse, per questa volta, la madre superiora non scoprirà che sono scappata. E se mi picchierà, non fa niente. Come al solito, non piangerò. Non urlerò. Non chiederò aiuto. Non so dove abbia imparato a stare in silenzio, ma è una capacità che nemmeno la perdita di memoria s'è porta via. Sono tanto stanca che mi riaddormento...>>

 

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Roseville - Motel "White Wolf"

h. 9:43 p.m.

"Quello cos'è?" chiese Mulder, indicando un file.

"Preferirei non mettermi a frugare troppo tra i file di Melody."

Mulder prese possesso del mouse. "Fammi solo vedere questa." Era l'immagine di un pacchetto di Morley. "Carter fuma?"

"No." Dana scosse la testa. "Mulder, era andata in rete è ovvio che il suo computer sia infestato da file che..."

"Con la semplice differenza che questa immagine è sul desktop." la interruppe. "Fammi vedere questa pagina..."

"Protei." disse Scully.

"'I protei vivono nelle grotte carsiche...'" lesse Mulder. "Che potrebbero esserci anche in prossimità di vulcani?"

"Poco probabile."

"OK, ma se i terremoti sono provocati da qualche vulcano..."

I due agenti si scambiarono un'occhiata. "Caverne sotterranee."

"Carter ha lo spirito esploratore..." Mulder si alzò e uscì dalla camera. Scully lo seguì dopo aver spento il computer.

 

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Roseville - Luogo imprecisato

<<Ho sete. Ho tanta sete e il latte è finito. C'è acqua ristagnante e terrosa che scorre sulle mie labbra. Sa di acido cloridrico e foglie marce, ma io ho sete e devo bere.

Dov'è mia madre?

Perché non è qui a darmi da bere? Ho già quindici anni, è vero. Ma ho ancora bisogno di lei. Vorrei tanto che venisse a prendermi, qui in orfanotrofio, e mi portasse via, dicendomi che mi ha cercato a lungo e che era tanto preoccupata per me.

Ma ho passato ore all'FBI, dopo il lavoro, a scorrere le fotografie di ragazze scomparse degli anni Ottanta e nessuna di loro coincide con me.

Ha deciso di lasciarmi dov'ero. Forse le percosse della superiora erano meglio di qualsiasi cosa mi facevano prima.

Forse non gliene importava niente di me.>>

 

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Roseville - ai piedi del vulcano

10:13 a.m.

Il ragazzo indicò una delle spaccature che solcavano il pendio. "Da lì esce acqua, quando piove molto." disse. "E' da lì che sono anche usciti i cuccioli di drago."

Scully si accovacciò dove la crepa si allargava. "Fantastico..." disse.

Mulder notò i segni di mani e scarpe. "Carter, naturalmente."

"Immagino che chiedere una squadra per i soccorsi qui sia troppo."

Il giovane scrollò le spalle.

"Quella ragazza è un genio a cacciarsi nei guai."

"Sono state esplorare queste caverne?"

"No." disse il ragazzo. "Anche perché ad ogni eruzione o terremoto se ne formano di diverse." Sorrise impacciato: "Ora devo andare... mia madre ha bisogno." Così dicendo sgattaiolò via.

"Mai visto un ragazzo con così tanta voglia di aiutare in casa."

"Dove vuoi arrivare?"

"Hanno tutti paura di avvicinarsi troppo al vulcano. O di entrare in queste grotte. Hanno paura da svegliare il drago."

Scully alzò un sopracciglio. "D'accordo." Si infilò la pila in tasca.

"Che hai intenzione di fare?"

"Entrare qui dentro e cercare Melody."

"Aspetta, non è meglio chiamare una squadra?"

"E lasciare Melody qua sotto?"

"Non puoi andare là sotto da sola."

"Mulder, senza offesa, ma tu non ci passi."

Scully si infilò nel buco e si guardò attorno, puntando la torcia nel buio.

"La vedi?" esclamò Fox, da fuori.

"No, non ancora, ma ci sono impronte."

"Scully... ripensandoci, se è lì sotto da due ore, potrebbe anche resisterne un altro paio, ora che arrivano i soccorsi da Seattle."

"Potrebbe essere ferita..."

Mulder sospirò. "E senza cellulare..."

"Cosa hai detto? Non ti sento!"

"Niente! Scully, non inoltrarti troppo!" Fox si guardò intorno. Forse se tratteneva il fiato poteva passarci. L'entrata della caverna era abbastanza grande perché anche lui riuscisse a stare in piedi. Accese la torcia: "Scully?"

"Mulder! Che ci fai qui dentro?"

"Sto cercando un drago..." La raggiunse seguendo la sua voce. "E lei? Che ci fa una signorina come lei in un posto del genere?"

Scully lo ignorò. --Bravo, Mulder, fai queste battute sceme quando Carter potrebbe sentirle...-- Sospirò. "E' stretto qui."

"E le impronte ci si infilano."

"Già."

"Scully... mi permetti di sparare a Carter appena la ritroviamo?"

"No." Dana si infilò nello stretto buco.

"Non ci pensi nemmeno un attimo?"

"No."

Mulder si avvicinò alla fessura. "Vedi qualcosa... qualcuno?"

"Non ancora..."

"Pensavo fossimo venuti per cercare draghi..." borbottò Mulder. "Non gatti."

"Mulder..."

"Cosa?"

"L'ho trovata."

"E' viva?"

"Non lo so... è caduta... è alcuni metri sotto di me..."

"Chiamo un'ambulanza." Mulder fece per prendere il cellulare. "Come faremo a raggiungerla?"

La voce di Scully gli giunse da più lontano. "C'è una altra apertura, poco lontana da qui. Usciremo da lì."

"Provo a raggiungervi!"

Scully finalmente arrivò da Carter. Le tastò il polso e, sentendo il battito, tirò un sospirò di sollievo. "Mel?" la chiamò. "Melody, mi senti?" Non ricevendo alcuna risposta, Dana passò a controllare che non avesse fratture.

Mulder entrò dall'altra fessura. "Come sta?"

"Priva di sensi, ma senza fratture."

"Per ora..." disse Mulder.

"Smettila."

Fox sorrise leggermente. Melody, pur essendo svenuta, aveva un'espressione serena e tranquilla. Mulder si chiese se stesse sognando e cosa.

 

***

Ospedale di Circolo - Seattle

1:12 a.m.

"Dove cavolo..." Melody si mise di scatto a sedere, lanciando un urlo di dolore quando la sua testa protestò.

"Ehi." Dana le sorrise entrando nella camera. "Come ti senti?"

Melody aprì gli occhi: "Dove sono?"

"All'ospedale di Circolo di Seattle." disse Mulder, entrando dietro Dana. "Anche se Scully non mi ha permesso di spararti."

"Che ho fatto 'sta volta?" chiese lei, mentre cercava di capire dove iniziasse la benda che aveva sul capo.

"Lasciala stare." disse Scully, prendendole la mano. "Sei entrata nelle caverne sotto al vulcano, sei scivolata e hai battuta la testa. Ti abbiamo ritrovato lì dentro." le spiegò.

"Ero col drago." disse Melody, mettendosi a sedere lentamente.

"No, eri sola." disse Scully, sedendosi sul bordo del letto.

"No, ero lì col drago... davvero. L'ho visto, doveva essere una femmina, perché era circondata da una ventina di cuccioli di diverse età."

"E com'era questo drago?" fece Mulder sedendosi sulla sedia. "Verde fluorescente con le antenne fuxia?"

Mel gli lanciò uno sguardo di sussiego. "Mulder, sai perché non mi faccio scrupoli a esporre le mie teorie? Perché le tue sono peggio."

"E quale sarebbe questa volta?"

Carter si pentì istantaneamente di aver fatto quella affermazione. "Oh be'... ecco... il drago è... grande..."

Mulder la fissò annuendo, incitandola a continuare.

"E... peloso..."

"Peloso." fece lui.

"Con... un naso triangolare... e... orecchie a... punta..."

"Come Spock?" sorrise Fox.

Mel emise un lamento. "D'accordo, lasciamo perdere."

Mulder riprese parola: "Comunque, il cucciolo di drago, o proteo che sia, è morto stanotte."

La donna sospirò. "Mi spiace. Povero cucciolo. Si sa per cosa?"

"Non ancora: l'autopsia deve essere ancora fatta... sempre che qualcuno la possa fare."

Carter giocherellò con il lembo del lenzuolo. "Credo che i casi possano essere due: o è morto di indigestione da latte... oppure per l'acqua."

"L'acqua?" chiese Scully.

"L'acqua è pessima." spiegò Carter. "Credo che sia dovuto all'inquinamento. Questo spiegherebbe la moria di rose che è venuta prima dell'eruzione vulcanica e tutti quei... draghetti morti."

"Faremo un controllo."

"Se non erro c'è un'azienda di pesticidi a nord di Roseville. L'ho incontrata per caso arrivando."

"Per caso?" puntualizzò Mulder. "Hai sbagliato strada?"

Mel sospirò esasperata. "Caccialo fuori, Dana."

Scully rise.

"Party tra donne." Fox si alzò. "D'accordo, levo le tende, ma non sperate di potervi liberare di me così facilmente." Mulder strinse leggermente la mano di Mel. "Ci vediamo dopo."

Quando l'uomo fu uscito, Carter riprese: "Credi che sia stata tutta una fantasia?"

"Mel, se cadevi da un metro più in alto, avresti avuto un grave trauma cranico."

"Wow. Cosa mi sono persa. E' il mio sogno diventare come Mulder." Inspirò profondamente e disse: "Sai, Dana... quel drago... assomigliava parecchio a un gatto."

Scully rimase in silenzio per qualche istante, quindi disse: "Sai, spesso proiettiamo le nostre speranze. Forse, Mulder avrebbe visto un drago dalla pelle grigia e gli occhi neri e sporgenti."

"Quel drago è quello che ho visto su Marte."

Le due agenti risero.

"Mi spiace, avrei dovuto chiamarvi." riprese Mel. "Ma sono uscita presto e... non pensavo di rimane via a lungo."

"Non importa. Ma non rifarlo."

Carter sorrise e annuì.

"Ho... trovato delle macchie di sangue, nel tuo letto. Hai delle ferite sulle braccia e sulle spalle." spiegò Scully. "Che ti è successo?"

La giovane si portò una mano sulla spalla. "E' stato... tempo fa. Al Froebel. Non ero esattamente una bambina modello."

Dana le prese dolcemente l'altra mano. "Mel..."

Lei sorrise. "E' stato una quindicina di anni fa, la madre superiora è morta da tempo. Ci ho vissuto bene da allora. A volte vorrei tornarci." Sospirò. "Ma bisogna sempre staccarsi dal nido, per crescere."

 

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Luogo sconosciuto

<<Le ali danno una sensazione strana. Mi gratto dietro l'orecchio intanto che la mamma non mi vede. Sbircio fuori dal bordo del vulcano e guardo il cielo stellato. La mamma dice che siamo gli unici superstiti e ora dobbiamo riempire gli altri vulcani del mondo. Ma ce ne sono tanti? Io però non vorrei volare via di qui... Ci ho sempre vissuto bene. E' bello e so già che la mamma mi mancherà. Stendo le ali e mi preparo al volo. Bisogna lasciare il nido, per crescere. Lo lascio, e volo nella notte stellata. Ma lo so: io tornerò qui. Ci tornerò per accoccolarmi accanto fuoco, per arricciare la coda attorno alle zampe e dormire mentre la mamma mi sorride e canta.>>

FINE