Humana Species 4:

Waiting for the Rain

X-2MC09130999

"E il diluvio venne sopra la terra per quaranta giorni; e le acque crebbero e sollevarono l'arca, che si alzò in alto sopra la terra. Le acque ingrossarono e crebbero grandemente sopra la terra e l'arca galleggiava sulla superficie delle acque. E le acque ingrossarono con grande forza sopra la terra; e tutte le alte montagne che erano sotto tutto il cielo furono coperte. Le acque si alzarono quindici cubiti al di sopra di esse; e le montagne furono coperte. Così perì ogni carne che si muoveva sulla terra: uccelli, bestiame, fiere, rettili di ogni sorta striscianti sulla terra e tutti gli uomini. Tutto quello che era sulla terra asciutta ed aveva alito di vita nelle sue narici morì. E tutti gli esseri viventi che erano sulla faccia della terra furono sterminati: dall'uomo fino al bestiame ai rettili e agli uccelli del cielo; essi furono sterminati dalla terra e non scampò che Noè con quelli che erano con lui nell'arca. E le acque copersero la terra per centocinquanta giorni."

(Genesi 7,17-24)

Dedicato a Joy...

...per due motivi...

I'm waiting for the rain

I'm waiting for you

I'm waiting for the rain

To clean my soul

(Sto aspettando la pioggia / sto aspettando te /

sto aspettando la pioggia / perché pulisca la mia anima.)

Delaware, New Mexico

28 maggio 1999, 2:12 am

Altri tre forti colpi e la spessa tavola di legno fu inchiodata al suo posto. Un altro paio di chiodi e sarebbe stata assicurata per bene. Ma ancor prima di battere, tre colpi consecutivi risuonarono nel capannone.

L’uomo sbuffò e li ignorò. Riprese ad inchiodare, ma il bussare si ripeté. Subito seguito da una serie di imprecazioni.

"Menny, vecchio arteriosclerotico, apri la porta!"

"Che diavolo vuoi, Frank?!" rispose, andando ad aprire.

"Ma ti rendi conto che sono le due di notte?"

"Be’, e allora? Ho da fare un lavoro importante."

"Alle due di notte?! Accidenti Menny, piantala!" L’uomo sbatté la porta e se ne tornò a dormire nella casa accanto.

Ma Menny riprese ad inchiodare tavole. Era un lavoro lungo. Lunghissimo. Ma per luglio lo doveva finire. Doveva farcela.

 

I'm waiting for the rain

Nothing's gonna be better

Without you.

(Sto aspettando la pioggia /

Niente migliorerà / senza di te)

Appartamento di Melody Carter

Annapolis, Virginia

7 giugno 1999, 11:29 pm

Krycek si girò su un fianco lentamente, liberando il braccio da sotto la donna. Si mise a sedere, cercando di non svegliarla. Ma appena si fu messo a sedere, il telefono squillò. Alex sobbalzò, quindi si girò per vedere le Melody si era svegliata. Naturalmente no. Dormiva ancora beatamente. Il telefono squillò di nuovo. Alex alzò il ricevitore, sperando che non fosse Fox Mulder o Dana Scully.

"Pronto?" disse a voce bassa.

"Ah, scusi, devo aver sbagliato numero." disse una voce non nota. "Non è casa Carter?"

"Mhm... sì..." fece lui, un po’ incerto.

"Allora... aspetta! Tu devi essere Alex!" esclamò la voce allegra.

--Mer...-- pensò lui. "Come?"

"Alex, il misterioso fidanzato di Melody."

"Ah, hm... sì, sono io." --Allora? Tagliamo corto, pirla...-- pensò lui.

"E’ un piacere sentirti!"

--Sapessi chi sono...--

"Sai, Mel tiene un gran segreto su di te..."

Alex si girò a guardare la ragazza, ancora addormentata.

"Mi sa che è una tipa un po’ gelosa, vero?"

"Hm... sì, direi di sì..." Krycek era sulle spine, decise di tagliare corto lui. "Senti, vuoi lasciarle un messaggio?"

"Ah, non è in casa?"

"Sì, ma sta dormendo."

"Come, alle sette di sera dorme?"

"Non sono le sette di sera, sono le undici..." fece lui, nettamente annoiato.

"Oh caz... Ho sbagliato ancora fare il calcolo... hm... senti... puoi dirle che Charlie Demian ha chiamato? Sono in New Mexico."

"Sì, d’accordo." disse Alex, sopprimendo un sorriso. Charles Christopher Demian Jr.. Proprio lui.

"Ah, Alex."

"Sì?..."

"Sei un ragazzo fortunato."

Krycek sorrise. "Lo so." Quindi appoggiò la cornetta prima che l’altro potesse riprendere a parlare.

 

The day you left me

The day you came

I'll never forget you

Feel you in my pain

(Il giorno in cui mi hai lasciata / il giorno in cui sei arrivato /

Non ti dimenticherò mai / ti sento nel mio dolore)

Appartamento di Melody Carter

Annapolis, Virginia

8 giugno 1999, 1:12 am

Carter si girò nel letto, andando a cercare con un braccio Krycek. Quando sentì il letto vuoto aprì gli occhi. Sospirò, ma poi si accorse che dalla fessura della porta filtrava la luce della sala. Si alzò in piedi e si diresse verso Alex, seduto sul divano leggere un libro.

"Insonnia?"

"Mhm..." fece lui.

"Che leggi?"

"Eschilo." rispose Krycek.

"Anche nel sonno, il dolore che non si dimentica cade goccia a goccia sul nostro cuore, finché nella nostra solitaria disperazione contraria alla volontà divina non giunge la saggezza, attraverso la maestosa grazia di Dio." citò lei.

Alex la guardò stupito. "L’ho letta in un paio di pagine fa. Come fai a sapere a memoria una tale citazione?"

"Non lo so." Lei scrollò le spalle.

"Più o meno due ore fa ha chiamato Demian." disse lui, chiudendo il libro.

La donna si stiracchiò, appoggiandosi poi alla sua spalla. "Era in Nebraska?"

"No, ma stesso fuso orario: New Mexico."

"Fuso è lui. Avrà calcolato male l’ora, come al solito. Non ha detto cosa... oh, Bog... Alex, hai risposto al telefono."

"Sì, lo so. Ho sperato non fosse Mulder."

"Avresti dovuto chiamarmi, lo sai." Gli diede un bacio quindi si alzò.

"Che fai, Joy?"

"Lo richiamo." fece lei dalla camera da letto.

Krycek sospirò, raccolse il libro e la seguì nella stanza, prendendo la sua giacca.

"Che fai, Alex?" fece Joy, prima di comporre il numero.

"Devo andare. Ho un paio di miliardi di cose da fare entro l’alba."

Mel annuì. "Mon Bog... quando finirà tutto questo, Alex?"

Lui le sorrise tristemente. "Presto, Ochi-Chornie. Spero presto." Le diede un bacio, quindi uscì dalla finestra sulla scala antincendio. Melody lo guardò infilarsi il libro in tasca e quindi sparire nel buio.

 

The time stood still

The time was flying

I wonder why

I'm not dying

(Il tempo restò fermo / il tempo stava volando /

Mi chiedo perché / non sto morendo)

Ufficio degli X-Files

FBI, Washington DC

9 giugno 1999, 10:13 am

Fox Mulder prese in mano l’ennesimo fascicolo, lo sfogliò velocemente, quindi lo ripose in uno dei cassetti dietro di sé. Scully stava facendo la stessa cosa, con i file dalla M alla Z, ma mettendoci il doppio del tempo e il triplo dell’impegno.

"Mi chiedo perché ci si metta sempre così poco a tirar fuori i fascicoli e così tanto a metterli via." borbottò lui.

"E’ la dura legge dell’entropia, Mulder."

Fox le sorrise, ma lei era voltata verso la cassettiera e non lo vide.

"Si può?" chiese una voce sulla soglia della porta.

I due agenti si girarono per trovare Joy Melody Carter con un fascicolo in mano.

"Dio mio, non dirmi che quello è da sistemare qui dentro." fece Mulder.

La giovane sorrise. "State riordinando? Buona fortuna."

"Dimmi che hai qualcosa per portarci fuori di qui." esclamò Fox.

"E tu cosa mi dai in cambio?"

Lui la squadrò per un istante da capo a piedi, quindi disse: "Un bacio."

"Ok, allora non ho niente che vi possa portar fuori di qui." replicò Melody. "Scherzi a parte, un amico ha chiesto aiuto a me per un caso... e io vorrei sapere cosa ne pensate voi."

I tre agenti abbandonarono le rispettive postazioni per radunarsi pressappoco in centro all’ufficio. "Conoscete Delaware, in New Mexico?"

"Se non sbaglio è un centro rurale di poca importanza ma che detiene il record di siccità." rispose Mulder.

"Infatti." Mel era leggermente sorpresa dalla risposta precisa e immediata di lui.

Mulder scrollò le spalle. "E’ a una trentina di chilometri da Roswell."

"Ora si spiega tutto." sussurrò Scully.

"Be’, se voi avete capito, cercate di illuminare anche me, su questo caso." Aprì la cartellina e mostrò loro una fotografia.

"Una barca." disse Mulder.

"Il termine corretto è "arca"." disse lei. "O almeno così la definisce il suo costruttore, Menny Vabe."

"Un’arca come quella di Noè?" chiese Scully.

"Questa almeno sembra l’intenzione."

"E qual è il reato?"

"Il vicino del signor Vabe, oltre che essere tenuto sveglio tutta la notte dai lavori, dice che il Noè qui sta distruggendo una delle poche aree con alberi che c’è nella zona."

Mulder lanciò un’occhiata divertita alla collega.

"Sì, lo so che pare strano." fece Carter. "Apparentemente nessuno potrebbe toccare Vabe, visto che il cipresseto è suo."

"Sta costruendo l’arca in legno di cipresso?" chiese Scully. "E magari anche delle giuste dimensioni?"

"Se quella era la sua intenzione, non ci ha preso." replicò Carter. "Comunque, visto che Frank Demian, il vicino, ha un nipote che è nell’FBI, ha chiesto il suo intervento. Questi ha cercato di dissuadere Vabe, ma sapete cose ne è venuto fuori? Menny Vabe ha indovinato tutte le previsioni del tempo dal 28 maggio ad oggi."

"Previsioni del tempo?" Mulder e Scully si scambiarono un’altra occhiata.

"Sì, quelle del New Mexico. Ci ha preso di più che le sonde meteorologiche, nonostante il New Mexico sia famoso... soprattutto per quelle che cadono a Roswell."

"Carter, non cominciare..." l’avvertì Mulder.

"Come è arrivato a te, questo caso?" chiese Scully.

"Il nipote di Frank Demian è un mio ex-collega. Facevamo entrambi parte della squadra anti-papavero." spiegò Mel. "E io sono arrivata a voi dopo aver chiesto l’autorizzazione a procedere a Skinner."

"Che tipo è questo Vabe?" riprese Mulder.

"Era un tipo socievole, pacato, tranquillo. Coltivava il suo campetto, allevava animali, subiva la siccità... tutto come un tipico contadino di Delaware."

"E questo cambiamento?"

"Non si sa. Iniziato proprio il 28 maggio, quando ha cominciato a fare queste previsioni del tempo. Nessun riesce a parlargli più da allora. Semplicemente esce di sera e dice che tempo farà il giorno dopo, temperatura, grado di umidità, e poi rientra nel fienile a costruire l’arca."

Mulder lanciò uno sguardo a Dana, la quale soppresse un sospiro.

 

I'm waiting for the sun

I'm waiting for a new day

I'm waiting for the night

To close my eyes

(Sto aspettando il Sole / Sto aspettando il nuovo giorno /

Sto aspettando la notte / perché chiuda i miei occhi.)

Delaware, New Mexico

10 giugno 1999, 11:21 am

"Agenti Mulder e Scully." li salutò subito Demian, appena arrivarono. "Ehi Mel."

Dana rispose alla stretta di mano sicura dell’uomo, pensando che per un certo periodo di tempo aveva pensato che quell’uomo fosse il misterioso Alex, visto che ogni tanto aveva visto Carter con lui.

"Grazie per essere venuti. Venite, spero che il caso non richieda più di una giornata... in caso contrario, visto che non ci sono motel nella zona, mio zio ha offerto posto in casa per tutti. Intanto venite, vi faccio un caffè."

Entrati in casa Charles chiamò: "Zio Frank!"

L’uomo uscì dalla porta della cucina e andò dritto verso Melody. "Ciao tesoro!" esclamò, abbracciandola.

"Ciao zio." replicò lei, sorridendo.

"E voi dovete essere gli specialisti." fece l’anziano uomo. I due agenti gli strinsero la mano. "Accomodatevi." Li fece sedere al rustico tavolo di legno, versando loro caffè appena fatto. "Sapete, Menny non è un cattivo ragazzo... be’, in realtà non è nemmeno un ragazzo, comunque... è che sta disboscando e non è il caso di farlo in questa zona. Ma quello che mi ha sorpreso di più è la precisione delle sue previsione del tempo. Avesse sbagliato una sola volta."

"Adesso dov’è?" chiese Melody.

"Sarà ancora là a passare bitume. Se non fosse un’idiozia fare una barca dove non c’è nemmeno una goccia di pioggia, potrei anche dirti che è molto bella."

Un gatto balzò di colpo sul tavolo, mettendosi tra Melody e Dana. "Ehi." fece la prima, accarezzandolo. "Come si chiama?"

"Come vuoi che si chiami... Music, me l’avevi regalata tu, non ricordi?"

Melody sgranò gli occhi. "Era grande un quinto. Ehi, i gatti in campagna vivono bene..." Rimase però in silenzio quando si ritrovò la mano piena di peli. "Uhm... dì un po’, perde peli dal 28 maggio?"

"Esatto." fece Frank. "Prima che quell’idiota si mettesse a fare quella barca, Music cacciava i topi anche nel suo fienile."

Melody prese la gatta in braccio ed andò alla finestra. "Vorrei andare a parlargli."

Frank scoppiò a ridere. Charlie si girò verso la ragazza: "Finché rompono le balle ai cristiani passi, ma non tocchiamoti i gatti, eh Melody?"

"Tu che ne sai che anche i gatti non siano cristiani, Charlie?"

"Sono poligami." fece lui.

"Cara," riprese Frank. "quello non parla da persona decente con nessun da così tanto tempo..."

"Ci tentiamo?" Melody, con ancora in braccio la grassa gatta, lanciò uno sguardo ai due agenti speciali.

Senza dire altro, i tre uscirono, ben presto seguito da zio e nipote.

Melody aprì il portone leggermente. "Signor Vabe? Signor Vabe, posso entrare?"

"Chi sei?!"

"Melody Carter. Si ricorda di me? Sono un’amica di Charlie Demian, il nipote di Frank."

"E che cosa vuoi?"

"Hm... be’, sono venuta con due persone che..."

"Io non sono pazzo." Le puntò contro il pennello incatramato. "Io non sono pazzo, ragazzina."

"Non sto dicendo che è pazzo..."

Lui rise. "Certo, non potresti venirmelo a dirmelo tu, che parli coi gatti. O quel tuo amico, che è entrato nell’FBI. Ah! Lui se ne va in giro a dire FBI!" Mentre Menny Vabe borbottava sottovoce insulti sull’FBI, Mel si girò verso Charlie. Lui scrollò le spalle.

"E voi due?" chiese ad un tratto, osservando Mulder e Scully.

"Siamo... siamo agenti dell’FBI specializzati in casi come il suo, signor Vabe." spiegò Mulder.

"Psichiatria?! Sentite, non..."

"No, si sbaglia. Intendiamo... persone che sanno predire il tempo..." replicò Mulder.

"Fuori tutti!" urlò ad un tratto Menny. "Uscite tutti di qui! Siete solo quattro stupidi mortali!"

"Ehi, Menny, siamo in cinque!" esclamò Frank, con le mani sui fianchi.

"Lei!" esclamò Vabe, indicando Scully. "Lei non è una stupida mortale. Lei può rimanere, se vuole."

I quattro "stupidi mortali" si girarono verso di lei. Poi Charlie le disse: "Se hai voglia di stare qui, buona fortuna." Quindi uscirono.

Scully si avvicinò lentamente all’uomo. L’aria era quasi irrespirabile. "Questa è... un’arca?"

Menny non distolse lo sguardo dal suo lavoro. "Certo, perché, cosa le sembra?"

Scully non rispose. "Signor Vabe..."

Lui alzò lo sguardo, finalmente. "Menny." disse, con voce più dolce.

"Come mai sta costruendo un’arca, Menny?"

"Lei lo dovrebbe sapere, Agente Scully." L’uomo sorrise appena. "Lei lo sa."

"Un diluvio?"

"Già." Menny sorrise compiaciuto. "Sta per arrivare il diluvio universale di nuovo. Lei ricorda le parole della Biabbia, vero? "Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male. E il Signore si pentì di aver fatto l'uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo. Il Signore disse: ‘Sterminerò dalla terra l'uomo che ho creato: con l'uomo anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito d'averli fatti.’""

"E Dio è adirato di nuovo con gli uomini?"

"Guardi quanta corruzione c’è, agente Scully... Lei è dell’FBI, i crimini li vede ogni giorno..."

"Menny... come ha avuto questa "chiamata"?"

"Nel senso come ho saputo che dovevo costruire l’arca? Be’... è un po’ strana ‘sta cosa, signorina Scully... Vede, non mi considero il novello Noè... tutt’altro... solo che visto che non c’era nessuno che costruiva l’arca, allora mi sono dovuto ingegnare io..."

"Come ha cominciato a sapere predire il tempo, Menny?"

Lui alzò lo sguardo. "Io... io non ho idea, agente Scully... non lo so."

 

I'm waiting for the dark

Oh it's gonna be harder

Without you.

(Sto aspettando il buio /

Oh, sarà ancora più duro / senza di te)

Delaware, New Mexico

10 giugno 1999, 12:30 pm

Mulder aveva lasciato la porta socchiusa, in modo da poter controllare la situazione. Mentre Charlie e suo zio stavano gironzolando intorno, Melody e Fox rimasero seduti presso una staccionata.

"Dana Scully, l’eletta." disse Carter, sorridendo apertamente e prendendo un po’ in giro Mulder.

Lui si girò con uno sguardo interrogativo.

"Invidioso?"

"Chi, io?" fece lui.

"Oh già. Non sia mai detto che un uomo è invidioso di una donna."

"No, non è vero. Invidio Scully per alcune cose, indubbiamente."

"Maaaaa?"

Mulder sorrise. "Non certo per dover parlare con Menny Vabe."

"Un po’ psicotico, eh?"

"Già. Tu sei piuttosto esperta della zona, mi pare."

"Nah." Melody fece un gesto con la mano che mise in pericolo il suo equilibrio sulla staccionata. "Una volta Charlie mi ha invitato qui per una settimana in vacanza. Sono stata per un po’ a gironzolare, poi una volta ero nei paraggi per indagini scientifiche per la VCS e ne ho approfittato per passare e regalare una gatta a zio Frank."

"Lo chiami addirittura zio."

"Quando non hai una famiglia tendi a fartene una." Melody scrollò le spalle. "Frank è un tipo simpatico, allegro."

"E Charles?"

"Praticamente facevamo i tre moschettieri. Io, lui e David Knight. Eravamo sempre in giro assieme." Con la sua mossa che Mulder aveva imparato ad odiare fin dai primi momenti in cui aveva conosciuto Carter, la ragazza gli sottrasse la pistola e disse, con aria enfatica: "In guardia marrano!"

Fox scosse la testa, alzando gli occhi al cielo. Fece per riprendere la pistola, ma Melody allontanò la mano di colpo, tanto che perse definitivamente l’equilibrio e cadde dall’altra parte della staccionata.

"Tutto bene?" chiese Mulder, che non voleva perdere di vista Scully.

Ma Carter era più interessata a vedere quanti proiettili aveva Mulder nel caricatore che a sentire il dolore della caduta. Si rimise in piedi, reinfilando la pistola nella fondina al fianco di lui. "L’hai caricata perché dovevi incontrarmi?"

Fox fece un sorrisetto compiaciuto, mentre Melody si risedeva sulla staccionata.

"E tu chi eri, dei tre moschettieri?"

"Athos, perché mi piace come suona il nome." rispose lei. "David era Porthos... per ovvi motivi."

"Il playboy della situazione?"

"Già." Mel sospirò. "Chissà di cosa stanno parlando."

Mulder scrollò le spalle.

"Credo che non sia un caso degno di voi due, eh?" replicò lei.

"Se è Skinner che ci ha assegnati, non può essere altro."

Carter sorrise.

In quel momento Scully uscì dalla baracca. "Credo che Vabe sia solo vittima della vecchiaia, della stanchezza e della solitudine." Ma non fece in tempo a finire quello che voleva dire, perché un rumore di bidoni vuoti che cadevano invase l’aria. I cinque si precipitarono all’interno. Menny Vabe era disteso tra i bidoni, sembra inconscio. Scully si precipitò in avanti, entrando subito nella parte del medico. "Ha un attaccò cardiaco. Bisogna subito portarlo all’ospedale."

Mentre Melody digitava il 911 sul cellulare e i tre uomini liberavano la zona dai bidoni, Scully prestava il primo soccorso all’anziano.

Menny aprì gli occhi leggermente e sorrise al volto di Dana. "Pioverà... stai attenta, il primo giorno d’estate pioverà. Prendi l’ombrello, altrimenti ti bagnerai."

 

The way we danced

I'll always miss

I'll never forget

The way we kissed

(Il modo il cui ballavamo / mi mancherà per sempre /

non dimenticherò mai / il modo in cui ci baciavamo)

Ufficio degli X-Files

FBI, Washington DC

21 giugno 1999, 10:13 am

Melody bussò sulla porta socchiusa dell’ufficio ed entrò. Mulder era solo in ufficio. "Buongiorno, Mulder."

"Ehi Carter." fece lui, abbandonando il fascicolo che stava leggendo. "Qual buon vento ti porta quaggiù?"

"Charlie mi ha telefonato dieci minuti fa." riprese seria. "Menny Vabe è morto."

Fox annuì. "Mi dispiace."

"In fondo era un buon uomo." replicò lei. "Certo... la storia del diluvio era un po’ fantasiosa..."

"Non credi che stia per arrivare un altro diluvio universale?"

Melody scosse la testa. "No. Ricordi cosa dice Dio nella Bibbia, dopo il Diluvio? "Ecco io stabilisco la mia alleanza coni vostri discendenti dopo di voi; con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e bestie selvatiche, con tutti gli animali che sono usciti dall'arca. Io stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà più distrutto nessun vivente dalle acque del diluvio, né più il diluvio devasterà la terra.""

"Lo sai a memoria?"

"E’ uno dei miei passi preferiti." spiegò lei. "So alcuni passi dei libri a memoria... ma non ho idea di quando io li abbi imparati."

Scully entrò in ufficio in quel momento. Gli altri due si voltarono subito a guardarla: era grondante. "Piove." rispose Scully ai loro sguardi. "Si è messo a piovere proprio mentre ero in lavanderia a ritirare i vestiti. Che disastro..."

Mulder e Carter si scambiarono un’occhiata. Poi Fox chiese: "Non è proprio quello che ti ha detto Menny Vabe?"

Dana si scostò alcuni ciuffi di capelli bagnati dal viso. "Sì. E con questo?"

"Menny Vabe è morto oggi." spiegò Carter.

"Oh." fece lei.

"Qui piove... chissà che sta succedendo a Delaware."

"E’ una zona troppo desertica per avere un’alluvione." ribatté subito Dana.

"Sì." disse Melody, uscendo. "E’ vero."

 

The time stood still

The time was flying

I wonder why

I'm not dying

(Il tempo restò fermo / il tempo stava volando /

Mi chiedo perché / non sto morendo)

Delaware, New Mexico

21 giugno 1999, 8:07 am

L’estate iniziava quel giorno. La terra di Menny Vabe era lasciata a seccare sotto il sole cocente del giugno del New Mexico. L’arca stazionava ancora dentro il fienile, pronta all’uso come Menny Vabe l’aveva intesa e finita giorni prima.

Il sole stava già formando crepe nella terra gialla, quando venne coperto da una nuvola. Poi da un’altra ancora. E le nuvole diventarono dieci e cento e mille, fondendosi poi in un’unica massa bianca e grigia.

E le nuvole iniziarono a far piovere sopra l’arida terra, e la terra s’impregnò di acqua, finché non ne poté più assorbire e venne allagata. Piovve tanto che l’arca nel fienile di Menny Vabe iniziò a galleggiare. E le porte del fienile si spalancarono per la forza dell’acqua e l’arca uscì dal fienile.

Dentro l’arca, sentendo il movimento strano, Music si svegliò da suo sonnellino mattutino. Si stirò, quindi percorse andò a guardar fuori dalla finestrella sul tetto dell’arca.

--Quant’acqua!-- pensò. --Ed ora, che diavolo hanno combinato questi umani?--

FINE

 

Note: l’idea per questo racconto, nacque leggendo le idee sul diluvio universale esposte in "Antichi Astronauti" di W.H.Stiebing, una sorta di manuale dello scettico. Inutile dire che la Genesi è la mia parte preferita della Bibbia. La canzone che dà il titolo al racconto e che viene citata interamente nelle epigrafi, è "Waiting for the Rain" dei Roxette, ma l’ho conosciuta solo dopo aver scritto questo racconto. In fine, dal mio punto di vista, l’argomento e lo svolgimento di questo racconto sono più appropriati per un episodio di "Millennium", ma... be’, continuo a preferire "X-Files", "Jarod" e adesso pure "Due South"... Grazie per aver letto, grazie di cuore.