BellatriX

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"C'è una stella, in Orione, una gigante blu distante 360 anni luce, la terza più brillante della costellazione. Si chiama Bellatrix, è una parola latina e significa la Guerriera. Ed è questo che lei era: una grande guerriera."

(M.M.CASTIGLIONI,

"La Vera Storia del Dittatore")

Dedicato a Kitty Scully in Cat Mulder detta Micia (Ciccia), Quasar (GattoSferico), DOSedit (DOS), Kurtzweil (Svanzen), Fluffy (The Best), Mitzy (Gatta Cangiante), Juve & Maniglia, Spooky & Starbuck, Crazy, Muezza (Gullitt), e a tutti i gatti che hanno riempito la montagna e scacciato i topi.

 

***

Per ogni stella esiste un uomo che la osserva.

(C.D.PAGANI & S.SALSA,

nel libro "Analisi Matematica 1")

Bellatrix, campagna bielorussa

13 febbraio 1972

"-Oh Signore...-" La prima reazione estranea. "-E'...-"

"-Non è fantastico, Valentina?-"

"-E'... E' orribile..-" La donna si mise una mano sulla bocca, sopprimendo a stento un urlo.

"-Ma? Valentina, come puoi dire questo?-"

"-Lo dico. Non ho mai visto niente di più tremendo.-"

"-Io invece credo che sia fantastico.-"

Valentina rabbrividì. "-Sei un mostro.-" disse. Si girò e se ne andò.

Lui sospirò. Prese un piccolo boccone di carne cruda e lo fece oscillare sopra la cassetta di legno, il cui fondo era ricoperto di trucioli. Occhi neri osservarono il boccone di carne. "-Avrai di meglio, tra poco, cucciolo mio.-" sogghignò. Quindi si diresse verso altre cassette. Estrasse da un sacchetto una manciata di fragole di bosco e le fece scivolare in una piccola mano tesa verso di lui. "-Per te, mia piccola Oci Ciornie.-" Si girò, notando un bambino porgergli un foglio di carta. Lesse il messaggio, annuì al piccolo e disse: "-Arrivederci, Alexandr.-"

 

***

Dio non gioca a dadi con l'Universo.

(A.Einstein)

 

Rose Pub, New York City

13 ottobre 1998, 5:25 pm

Il vento era piuttosto freddo, Walter Skinner si abbottonò il paletot, cercando di conservare il meglio possibile il calore corporeo. La giornata non poteva essere stata peggiore.

Quattro ore prima stava riprendendo due dei suoi migliori agenti per aver fatto finire l'ennesima macchina del Bureau dallo sfasciacarrozze, sceso nei garage aveva trovato un graffio lungo tutta la fiancata della propria vettura, si era fatto una litigata con un vicino di casa, infine l'aereo da Washington aveva avuto un ritardo. Ora, lì, a New York, stava per piovere e lui non aveva l'ombrello.

Si infilò velocemente nel pub e tirò dritto verso il fondo, dove un altro uomo si alzò, con un mezzo sorriso sulle labbra. Si strinsero la mano, poi si scambiarono un mezzo abbraccio, prima di risedersi al tavolo.

"Scusa il ritardo, Oliver."

"Di niente. So che a Washington c'è sempre un sacco da fare."

Skinner annuì. Ordinarono caffè, mentre nella mente del vicedirettore continuava a fluttuare il caso che i suoi due agenti avevano appena concluso. Cercò di sviare il pensiero con qualche domanda di convenienza all'amico. "Qui nella Grande Mela come va?"

"Tranquillamente, per quel che può essere. Tranne... un paio di morti, ultimamente."

Skinner sorseggiò il caffè bollente. "E per questo che mi hai chiamato?"

"Walter, non vorrei darti una brutta gatta da pelare, ma..." Oliver gli porse una cartelletta. "Questo... non ho mai visto niente del genere."

Skinner aprì il fascicolo, trovandovi fotografia di due corpi martoriati. Non riuscì a reprimere una smorfia.

"Erano due uomini implicati nel traffico di droga del Bronx. Quello che ha stupito il nostro dipartimento di New York è come sono ridotti i cadaveri."

"Sono stati sbranati da qualcosa come... una tigre..." azzardò Skinner.

"Una pantera, a quanto sembra dai morsi."

"Altri indizi?"

"Ci sono dei segni, interpretati come strisciate di una coda. Oltre alle impronte umane, è stata trovata saliva e mancano più o meno quattro chili di carne dai corpi."

"Saliva?"

"Sì, sul corpo, intorno e dentro alle ferite."

"Saliva felina."

"No. Saliva umana." Oliver annuì. "Lo so, il solo pensiero è disgustoso. Ed è questo è quello che ha stupito."

Skinner osservò le foto per qualche istante ancora: "E' quello che lo classifica un X-File."

"X-File?"

"Ho proprio due agenti a cui affidare il caso, Oliver." concluse Skinner, chiudendo il fascicolo.

Oliver strizzò un altro dei suoi mezzi sorrisi: "Due da mettere in punizione?"

Skinner non alzò lo sguardo dal grigio uniforme della copertina: "Qualcosa del genere."

 

***

A New York c'è una violenza pazzesca. Sul giornale di oggi c'era la notizia di un leone che si è liberato dallo zoo di Central Park ed è stato seriamente malmenato.

(B.NEWHART)

FBI Quartier Generale, Washington

Ufficio degli X-Files

15 ottobre 1998, 8:07 am

"...Quindi ho detto a Frohike che stava barando. Lui ha detto che me l'ero inventato e proprio mentre alzava le mani in segno di innocenza, gli è caduto un asse dalla manica." Mulder stava descrivendo la a poker della sera precedente.

Scully stava sorridendo, osservando indolentemente il rapporto uscire dalla stampante. Cambiò discorso: "Se questa volta un albero non ci tagliava la strada, il caso lo risolvevamo lo stesso."

"Ah-ha." fece lui, senza ascoltarla seriamente. "Sai una cosa?"

"Che c'è?"

"Per giocare coi Lone Gunmen a poker ci voglio sei occhi."

Dana lo guardò, leggermente stupita, quindi riportò il suo sguardo sul rapporto.

"Ehi! Dico sul serio."

"Lo so, Mulder, è questo che mi preoccupa."

"Oh, dottore, sono grave?"

"Sì, e molto."

Fox scoppiò a ridere, tirando giù i piedi dalla scrivania, per alzarsi. Nel momento in cui stava per ribattere, la porta si aprì e Walter Skinner entrò.

"Signore." fece Dana, sfilando l'ultimo foglio. "Ho appena finito di stampare il rapporto, era mia intenzione portarglielo..."

"Non sono venuto per l'ultimo caso. Ma per uno nuovo." Porse la cartelletta a Dana. "Dovrete mettervi in comunicazione con un agente di New York. Troverete tutto scritto nel fascicolo. A supervisionare il caso ci sarà il vicedirettore Oliver Svanzen. E ben inteso, questa volta voglio un lavoro nelle regole." L'ultima frase, assieme allo sguardo, era nettamente rivolta a Mulder.

Scully stava già guardando il fascicolo quando Skinner uscì dalla porta. Fox si alzò e si mise accanto a lei.

"Wow." sussurrò sopra la spalla di lei. "Caso punizione?" chiese. "Una tigre evasa dallo zoo?"

"Mulder... è tremendo..." sussurrò Scully, leggendo i particolari che due giorni prima erano stati elencati da Oliver.

"E chi sarebbe questo agente?"

"Un certo Joe Carter, lavora al dipartimento scientifico della sede di New York."

"Ah, grande." borbottò Mulder. "Abbiamo pure un pupo da portare in giro."

Scully sospirò. "Andiamo, Mulder, o faremo tardi."

 

***

Quegli occhi ormai da sempre abituati ad ascoltare.

(L.CARBONI, nella canzone "Persone Silenziose")

FBI, sede di New York

Dipartimento dei Laboratori Scientifici

15 ottobre 1998, 12:30 pm

Nel corridoio che potava all'ufficio che stavano cercando, trovarono un nebbia di fumo che aleggiava untuosa. Scully sentì i suoi occhi lacrimare, mentre Mulder scosse la mano davanti al proprio volto.

"Cominciamo bene." Indicò la porta in fondo a quella specie di tunnel. "Raggiungiamo l'ufficio al più presto."

Appena aprirono la porta, un urlo li assalì: "Chiudete subito!"

Dopo aver fatto come gli veniva comandato, i due agenti osservarono per qualche istante il caos più totale nel quale era immerso l'ufficio. C'erano quattro scrivanie, tutte occupate e tutte sommerse, quattro persone che si stavano assolutamente disinteressando di tutto.

"Stiamo cercando l'agente Joe Carter." disse Scully.

"Non c'è nessun Joe qui dentro." fece il tizio che aveva detto di chiudere la porta.

"Sapete dirci dove possiamo trovarlo?" riprese lei, che cominciava a stancarsi dell'atmosfera.

"Si chiama Carter, avete detto?" chiese un altro.

Mulder e Scully si scambiarono uno sguardo si insofferenza. "Questo tipo ci dà già del filo da torcere adesso..." sussurrò lui.

"Non è che per caso intendente Joy Carter?"

"*Joy*?" fece Fox.

"Già, quella è qui." Seguendo gli sguardi dei tre, notarono una scrivania poco meno in disordine rispetto a quella degli altri. Uno dei tre lanciò un libretto verso la donna, che se ne stava seduta su una sedia in bilico su due gambe, in una rientranza accanto alla porta, dando le spalle agli agenti, immersa nella lettura di un libro e nella musica di un walkman. Il libro lanciato centrò in pieno quello letto e la ragazza, alzato lo sguardo di colpo, perse l'equilibrio e cadde indietro, tra uno svolazzare di fogli e penne.

"*Joy*." sussurrò Mulder.

Dana sospirò, pensando al racconto che il collega aveva finito poche ore prima. Si incamminò verso l'angolo e guardò per terra da sopra la scrivania. Carter stava tentando disperatamente di rimettersi in piedi.

"Hai bisogno di una mano, agente Carter?"

La donna si tolse le cuffie del walkman. "No, grazie." disse, non troppo caldamente. Si mise a sedere, quindi riuscì a districarsi e a tirarsi in piedi. Solo allora si accorse della presenza dei due agenti. "Ah... Fatemi un po' indovinare... il Dinamico Duo?"

"Come?" replicò Scully.

"Il Dinamico Duo, Fox Mulder e Dana Scully, direttamente dagli X-Files."

I due si lanciarono un'ennesima occhiata.

"Sono Carter." Strinse loro la mano, mentre si scostava dagli occhi un ciuffo di capelli scuri.

"Pensavamo fosse un Joe Carter." fece Mulder.

"Sì, lo so, succede sempre. Se poi fate conto che il mio secondo nome è Melody... Sembra che Joy sia troppo dolce per un'agente dell'FBI. Comunque tutti mi chiamano Mel o Carter, siete pregati di fare lo stesso." Carter uscì dalla nicchia. "Delusi?" Senza aspettare una risposta, si diresse verso l'uscita: "Vi aspettavo. Il corridoio va fatto di corsa." disse.

 

***

Se la vita ti sorride, ha una paresi.

(P.D'ALCATRAZ)

FBI, sede di New York

Ufficio di Oliver Svanzen

15 ottobre 1998, 12:43 pm

"Svanzen mi ha parlato del caso della pantera scappata. A chi avete pestato i piedi per finire così in basso? Un caso del genere..."

"E' un caso che riguarda la nostra sezione." disse Scully.

"Nah-ha, a mio parere è una delle tante cacce alle lucciole che vi affibbiano." Carter bussò due volte sulla porta dell'ufficio, girandosi verso i due: "O forse dovrei dire, caccia di polli?"

"Come...?" La domanda di Mulder fu interrotta dal permesso di entrare.

Mel entrò quasi di corsa nell'ufficio del vicedirettore. "Salve, capo." disse, ricevendo un cenno della mano come risposta.

L'uomo si scomodò maggiormente per salutare Mulder e Scully e, una volta che furono seduti, spostò l'argomento direttamente sul caso. "Ho parlato con il vicedirettore Walter Skinner."

"Uh, è implicato anche Super Walt?" fece Mel, che era in piedi dietro i due agenti.

"Carter, non cominciare." Intimò lui, poi proseguì. "So che siete specializzati in casi come questi."

"Pantere?" fece Mel, appoggiandosi a un tavolino.

"Carter." replicò Svanzen, indicandola. "Voglio che ne veniate a capo al più presto. Vi richiedo la massima discrezione, visto che ci troviamo in una grande città, non vorrei che la notizia si diffondesse assieme al panico."

Il "Dinamico Duo" annuì.

"Ok, potete andare." Fecero per uscire, quando Oliver richiamò la propria agente. "In quanto a te Carter, spero che non farai casini come al solito."

La donna strizzò un sorrisetto. "Conta su di me. Per qualsiasi cosa..."

"Vai fuori dai piedi, Carter!" urlò, ridendo.

La donna uscì. "L'unica cosa non divertente dell'FBI sono le armi."

"In che senso?" chiese Scully.

"In questo." tirò fuori la sua pistola. "Sono piccole. Sarebbe meglio potersene andare in giro con un Uzi o meglio un kalashnikov." Vista l'espressione di disappunto di Dana, Mel scosse la testa. "Stavo scherzando."

Salirono sulla macchina a noleggio dei due agenti, Mulder alla guida, Carter si prese il sedile posteriore - tutto. "Vediamo un po'..." iniziò, scorrendo le pagine. "Un bello schifo. Certo che chi fa questa cosa deve essere più pazzo di quelli che vanno in giro con una Smith and Wesson 1056."

Dana mise una mano sul proprio fianco per controllare che la propria calibro 9 fosse a posto.

"Ok, ok, altro scherzo deficiente." fece lei, senza distogliere lo sguardo dal fascicolo.

"Hai occhio sulle armi, Carter."

"Ah-ha." convenne lei.

"Sai rimontarla ad occhi chiusi una Smith and Wesson?" riprese lui.

"Mhm." Alzò lo sguardo dal fascicolo per qualche secondo: "Scommetto che lo sapresti fare anche tu."

"Non lo so, non ci ho mai provato." Il quel momento Fox sentì una sorta di vento caldo sul fianco. Si girò appena per vedere Mel con in mano una Smith and Wesson. La sua Smith and Wesson. "Come diavolo...?"

Carter scosse la testa. "Non farci caso." disse. "E' un gioco stupido della mia sezione. Si fa a gara a chi riesce a strappare la pistola all'altro nella maniera migliore." Aprì il caricatore e fece un fischio: "Ma a Washington si va in giro con le armi mezze scariche?"

Scully lanciò uno sguardo di disappunto al collega.

"Mi... mi sono dimenticato..." si giustificò lui.

"Scusa, Fox, non volevo metterti nei guai."

Dana alzò gli occhi al cielo. --Ci mancava solo una psicotica maniaca delle armi che chiama Mulder per nome...-- I suoi pensieri furono interrotti dall'indicazione di Carter di prendere una trasversale, alla fine della quale arrivarono al giardino dove i due corpi erano stati ritrovati. Le strisce gialle della polizia evidenziavano il luogo. Carter le oltrepassò velocemente, scivolando al di sotto delle strisce. Si accovacciò davanti al luogo del ritrovamento e osservò le impronte, finché il "Dinamico Duo" la raggiunse.

"Credo di aver scoperto una cosa: i corpi sono stati portati qui. Questo parco è malfrequentato di notte, hanno potuto trasportare i corpi senza che nessuno se ne accorgesse."

"Portati qui da una pantera?"

"No, non credo. Le impronte sono tante, questa è una delle nicchie del buco... I tossicodipendenti vengono qui." Si alzò. "Mentre quelle della presunta pantera sono state sovrapposte solo successivamente." indicò il terreno e concluse: "Qui non sembra che una pantera abbia assaltato i due uomini... i due esseri... Ma che una pantera zoppa, ubriaca e dissenterica si sia messa a passeggiare intorno ai corpi."

Scully proseguì: "E una pantera di una tonnellata, a dirsi dalla profondità delle impronte."

"In fin dei conti, io non credo che ci sia una pantera libera in giro per New York. Bisogna solo trovare chi invita boss della mafia a cena con le pantere. Un po' come diceva Hannibal Cannibal, no? "Ho a cena un amico"."

Scully si chiese se avrebbe potuto sopportare di risolvere un caso insieme a Joy Melody Carter senza uscirne con un mal di testa colossale.

"Il caso è risolto, possiamo passarlo alla polizia di New York." fece lei, uscendo dal recinto. "Quando scriverò il rapporto ne farò una copia da spedire a Bocho."

"Se la polizia ha chiesto l'aiuto dell'FBI, forse è perché non sono in grado di fronteggiare l'evenienza di bande di gangster opposte, non credi?" fece Mulder.

"Agente Mulder, se hai voglia di fare un safari, perché non vai in Africa?" ribatté Mel.

"Perché il viaggio in Africa non sarebbe spesato dal Governo, come invece lo è in questo caso."

Carter annuì. "D'accordo, non so se ti ho mai detto che sono associata a Green Peace, quindi sono contro la caccia."

"Bella battuta, Carter, se non vuoi risolvere questo caso veditela con il tuo superiore, noi abbiamo un compito da svolgere." concluse Fox. Si girò verso Scully, facendole un cenno: "Andiamo."

I due agenti si incamminarono verso l'automobile, quando il cellulare di Carter squillò. La donna rimase un minuto al telefono poi raggiunse i due colleghi. "Hanno trovato altri due corpi. Modus Operandi identico." li informò.

"Dove?" chiese Scully.

"A Miraville. E' un paesino che si trova appena fuori dalla metropoli." Attese una proposta da parte loro.

"Dovremo andarci." fece Scully, infine.

Fox annuì. Poi guardò Mel, mentre Dana saliva in macchina.

Lei sospirò e guardò il cielo dall'altra parte. "Porgo le mie scuse."

Mulder sorrise impercettibilmente: "Scuse accettate." Poi, mentre stava per entrare in macchina disse: "Comunque anch'io sono contro la caccia."

Mel alzò gli occhi al cielo e scivolò sul sedile posteriore.

 

***

Non so che cosa preferire, la bellezza delle inflessioni o la bellezza delle allusioni, il fischio del merlo o quello che viene dopo.

(W.STEVENS, citato ne "Il Canto di Acchiappacoda di T.Williams)

1243 Gilligan Island

Flowers Place, New York

Residenza di Mel Carter

15 ottobre 1998, 5:25 pm

Salì le scale quasi di corsa, come suo solito, camminò nel corridoio del quarto piano finché non arrivò alla porta numero 43. Lasciò il plico di posta sul tavolo, quindi si mise a preparare la valigia. Non che avesse una gran voglia di andare a Miraville, ma le era stato affidato un caso e dopo i casini che aveva sollevato negli ultimi due anni, doveva rigare dritto. E poi, in fondo, doveva quel piacere ad Svanzen.

 

***

I pazzi precipitano là dove gli angeli non oserebbero osare piede.

(M.GIBSON)

Motel Stardust, Miraville

Stanza 213

15 ottobre 1998, 10:13 pm

Mel sbadigliò, buttandosi sul letto. Più lo conosceva e più le voci che aveva sentito su Fox Mulder si facevano vere. Si mise a sedere, sfilando dalla piccola valigia, che non aveva ancora aperto, la posta. Appena erano arrivati in quel paesino, erano andati a vedere il campo dove erano stati trovati i due corpi. Scully aveva ordinato le analisi, Mulder aveva sparato un paio di teorie su come gli alieni potessero mutilare meglio di così le persone, poi la loro attenzione si era spostata sull'identità dei due cadaveri. Risalirono a un piccolo traffico di armi che alimentava bande di guerriglieri di New York.

Carter era sempre più convinta che il caso non facesse per loro - per due agenti speciali di nome Mulder e Scully. Lei stessa, invece, sapeva di meritarsi completamente quella caccia alle pantere.

Guardò tra la posta, sussurrando al nulla quello che trovava: "Pubblicità, pubblicità, bolletta, pubblicità, pubblicità..." Sbadigliò di nuovo. --Ah, che palle di vita... Ma dove sono finiti tutti i miei corrispondenti?-- Rinunciando a guardare tra le ultime lettere, si mise a gambe incrociate e aprì il proprio computer portatile. Si collegò in rete per scaricare la posta elettronica. Attese pochi istanti per sapere solo che una delle sue e-mail era tornata a destinazione causa indirizzo sconosciuto. Sbuffò. Spense il computer e rimase ad osservare il muro per qualche istante, pensando a cosa stessero facendo in quel momento i due agenti. --Indubbiamente non cercando gente che scriva loro.-- pensò.

Riflesse sull'opportunità di chiamare il proprio vicedirettore con quale scusa per poter parlare un po', oppure di chiamare "Super Walter" e farsi dare qualche informazione sul Dinamico Duo. Qualcosa che non fosse un pettegolezzo. Pensò di fare un mix delle due idee e chiamare Svanzen per farsi dire qualcosa, ma infine rinunciò e si infilò a letto.

 

***

Chissà, chissà perché qualcuno chiese dietro al buio cosa c'è.

(A.OXA, nella canzone "Eclissi totale")

Motel Stardust, Miraville

Stanza 211

16 ottobre 1998, 12:30 am

Il telefono squillò destandolo da un sonno appena acquisito. Si svegliò di malavoglia e rispose al telefono. Ascoltò per qualche istante, poi biascicò un "arriviamo" e si alzò.

Bussò sulla porta della stanza di Scully e le riferì l'accaduto. "Chiamo Carter." disse lei, allacciandosi la vestaglia. Bussò sulla porta, attendendo qualche secondo, poi replicò il gesto, chiamandola. "Carter, abbiamo ricevuto una chiamata."

Ancora silenzio.

"Carter?" Provò la maniglia, trovando la porta aperta. Avanzò lentamente, cercando di capire che stesse succedendo. La donna era a letto, probabilmente stava dormendo talmente profondamente che non l'aveva sentita. Fece per scuoterla fuori dal suo sonno, quando si accorse che Carter stava tremando. "Mel..." sussurrò. "Mel?"

Carter aprì gli occhi lentamente. "Scully?" sussurrò lei.

"Stai bene?"

Mel si diede una scossa e si mise a sedere. "Sì... sto bene..."

"Stavi tremando, forse hai un po' di febbre. Sono un medico, se vuoi..."

Mel scosse la testa. "Non è niente, Dana. Solo un attacco di freddo, a volte mi capita." Lanciò un'occhiata all'orologio. "Che succede?"

"Mulder ha ricevuto una telefonata dal dipartimento di polizia locale, hanno detto che hanno avvistato la nostra presunta pantera qua vicino. Pensavamo di andarci, ma se non te la senti..."

"Non ti preoccupare, sarò anche più piccola di voi, ma non sono una novellina."

 

***

Non sei mai un perdente se non smetti di tentare.

(M.DIKTAL)

Campi Flegrei, Miraville

16 ottobre 1998, 1:12 am

Mulder fece spaziare il fascio di luce della torcia sul campo.

"Le impronte sembrano un po' più veritiere, non vi pare?" fece Carter. "Anche se la grandezza dell'impronta della zampa... Sembra più quella di una tigre che non una pantera."

"Come mai ti intendi così tanto di impronte di animali? Era una girlscout?" chiese Mulder.

"Non prendere in giro." fece lei. "Sono diplomata in veterinaria."

"Non prendo in giro." ribatté lui. "Figurati... Io ero un boyscout."

Mel alzò lo sguardo su di lui, scrutandolo da capo a piedi: "E te ne vanti?"

Fox sospirò nell'aria fredda e umida della campagna. "A caccia di polli..." sussurrò.

"Be'," fece Carter, alzandosi. "A questo punto credo che la cosa migliore sia istituire una sorveglianza."

I due poliziotti che li avevano accompagnati sul luogo, si girarono facendo finta di niente.

"Io faccio il primo turno, se vi va bene." si offrì Carter.

"Resterò io con te." disse Scully.

"Ah... siete sicure di voler rimare qui da sole?"

Mel lanciò uno sguardo stranito a Mulder. "Perché, credi che due donne non se la sappiano cavare?"

"No, io non volevo dire questo..."

"Va a dormire, Mulder." sorrise Scully. "Darai il cambio a Carter tra quattro ore, ok? E poi faremo mandare altri agenti, se necessario. Da quel che posso vedere, ora non potremo avere molta collaborazione."

 

***

Uletan na kroljah vetra

Tov kraj rodnoj rodnaja pesnja nasha

Tuda gde mne tebja svobodno peli

Teper otvok nevolno nad sobojo.

[Volato su farfalle di vento

paese natio, il nostro canto natio,

Lì dove mi cantarono liberamente di te

Ora spontaneamente sopra di sé.]

(RAPSODY, nella canzone "Prince Igor")

Campi Flegrei, Miraville

16 ottobre 1998, 2:13 am

Scully stava sorseggiando una tazza di caffè bollente, quando Carter riprese a parlare per la prima volta dopo che Mulder aveva levato le tende. "Non ti dà fastidio?"

"Cosa?"

"Che Mulder ti tratti come se fossi un suo subordinato. Insomma, siete entrambi agenti speciali, non vedo perché debba farlo."

Scully sorrise. "Be'... Mulder ha qualche anno di esperienza in più di me."

"Che cosa vuol dire? Potrebbe almeno..."

"Sì." la interruppe lei. "Sì, potrebbe. Ma va bene anche così."

"Contenta te..." Mel soppresse uno sbadiglio. "Scusa."

"Ah, di niente. Gli appostamenti stancano anche me."

"Abbiamo la fortuna della luna. L'illuminazione che c'è in queste zone farebbe piacere a un astronomo."

"Caffè?"

"No, grazie. Più che altro, su questa macchina non c'è l'autoradio?"

Scully scosse la testa. "Temo di no. L'ultima volta che Mulder ha preso una macchina con l'autoradio mi voleva costringere ad ascoltare hard rock."

Carter le rivolse uno sguardo interrogativo. "Non ti piacciono i Megadeth?"

"Li adoro." fece Dana, bevendo un altro sorso di caffè.

"Non mi dire! Non l'avrei mai detto! Ti vedevo di più come una che ascoltava... che so, Mozart."

Scully sorrise. "Sul serio?"

"Già. Oppure... gli Eagles... Sai in stile "Welcome to the Hotel California... such a lovely place... such a lovely face..."" canticchiò Mel.

Scully sospirò e abbassò lo sguardo per qualche istante sul caffè. "Già, anche. E a te, che musica piace?"

"A me? Ah... be', tipi sconosciuti, James... "Got to tell the world we've all been dreaming / This is not the end, a new beginning / I no longer feel my God is watching over me...." "Ring the Bells". La conosci?"

"Non mi è nuova."

"O anche i Platters... "Twilight Time" l'adoro... Oppure... i Catatonia... Quelli fanno canzoni atroci... "Things are getting strange, I'm starting to worry..." Ah, questa sembra una canzone fatta per i casi che seguite tu e Mulder."

Scully sorrise.

"Sto parlando troppo?"

"No, figurati. Sei talmente vivace che mi aiuti a tenermi sveglia."

"Grazie del complimento. "Like a rolling stone..."" Mel si buttò indietro sul sedile, stirandosi. "In fondo, qualsiasi cosa va bene, basta che sia musica."

"Melodia." disse Scully.

"Già."

Il silenzio calò di colpo nella automobile e per diversi minuti nessuna delle due parlò. Tutto sembrava troppo calmo.

"Come mai i tuoi genitori ti hanno chiamato Joy Melody? Intendo, sono dei bei nomi ma..." Scully lasciò la frase in sospeso. --Ma Mulder mi ha fatto una domanda del genere, qualche mese fa, in Oregon...--

"Ah... Be', non sono stati i miei genitori."

Dana le lanciò uno sguardo interrogativo.

"Mi chiamo Melody... perché amo la musica." rispose lei. Poi scosse la testa. "Be', insomma, me ne andavo in giro canticchiando una canzone... la-la la-la la-la lalala-lallalala..." Carter rise, fermando la dolce melodia. "E visto che era una canzone allegra, volemavo chiamarmi Joyful Melody... Poi rimase solo Joy Melody."

"Andavi in giro?"

"Andavo in giro." replicò Carter. "Avevo più o meno sedici anni, mi hanno ritrovato che camminavo per New York, cantando, con una radicale perdita di memoria. Non sapevo nemmeno parlare."

"Non ricordavi niente del tuo passato?"

"Non lo ricordo tuttora." sussurrò lei.

"E'... tremendo, scusa io non..."

"Non sapevi? Pensavo, paranoico com'è Mulder, che foste andati a cercare negli archivi qualcosa su di me."

Scully scosse la testa. "Sono cose che non facciamo."

Mel annuì.

"E... non hai più ricordato nulla?"

"No. Ogni tanto ho... come delle visioni... ma passano subito e non rimane che un vuoto... Ma... insomma, mi sono rifatta una vita, sono passata da analfabeta ad agente dell'FBI... Ora sto bene, più o meno."

"Più o meno?"

Carter sorrise, imbarazzata. "L'unica cosa che mi manca, è una decente vita sociale."

Scully si trattenne a stento dal risponderle: "A chi lo dici".

 

***

Ci vuole lo stesso coraggio a provare e a non riuscire di quanto ce ne voglia a provare e a riuscire.

(A.MORROW LINDBERG)

Motel Stardust, Miraville

Stanza 213

16 ottobre 1998, 5:25 am

Mulder aveva dato il cambio a Carter e lei era rientrata in hotel da pochi minuti. Il sonno le era passato del tutto. Stava pensando che Scully era decisamente una persona grandiosa, mentre a Fox non poteva far altro che trovare plichi di difetti. Sospirò e si sedette sul letto. Pensò di riprendere l'idea della telefonata.

"Pronto?" rispose una voce assonnata dall'altra parte.

"Ehilà, sai chi sono?" disse al telefono.

"Carter. Chi se no? Come mai in piedi a quest'ora?"

"Sono appena rientrata dal mio turno di appostamento, sembrerebbe che siamo sulla via della tua tigre."

"Tigre?"

"Tigre/pantera/leone... vedila come vuoi tu. I morsi sono di pantera, le zampe di tigre..."

"Ah-a, Carter, piantala, sono le cinque e mezza di mattina, che cavolo è successo? Hai già fatto casini con i due?" disse lui, prendendola in giro benevolmente.

"No, no... Si è messo piovere, avremo qualche problema con la sorveglianza in questi posti... Ma più che altro mi sembrano tutti e due un po' strani. Mulder, poi, ha già l'aria del vicedirettore..."

"Perché?" fece l'altro divertito.

"Perché impartisce ordini a Scully come se fosse un suo superiore. Se fossi lei, Mulder si prenderebbe un calcio negli stinchi ogni cinque minuti."

"Avevi bisogno di dirlo a qualcuno?"

"Già... Poi, Ev..." Sorrise. "Senti... avrei bisogno di una informazione... cioè i due..." Lo sguardo di Mel cadde sulla posta sparsa sul pavimento. "Ah... Devo lasciarti, Ev, ci sentiamo in seguito."

"Ok. Stammi bene."

"Altrettanto." disse lei, ormai assente, spegnendo il telefono. Si abbassò a terra, prendendo in mano una busta. Osservò per qualche istante la grafia con cui era stato scritto l'indirizzo. Poi l'aprì freneticamente, trovandoci una fotografia. Era vecchia, rovinata, ritraeva tre figure. Mel non restò molto ad osservare i tre volti, e guardò se nella busta ci fosse qualcos'altro, ma era vuota. Quindi riprese in mano la foto, il suo sguardo cadde sul primo volto. Era il viso serio di un ragazzo e Mel spontaneamente sorrise e sussurrò: "Alex." Poi si spostò sul secondo viso. Le assomigliava. Ma non ci fu tempo per lei per pensare, perché subito spostò la sua attenzione sul terzo volto, seminascosto dalle fronde scarne di un albero. Cercò di guardarlo attentamente, poi, non avendo successo, guardò attraverso una lente di ingrandimento. "Ma... che diavolo è, questo?" Guardò ancora. --Impossibile... Cazzo, è impossibile...-- si disse. Eppure quegli occhi erano così umani... Si rimise in piedi e uscì di corsa dal motel.

 

***

E' difficile riconoscere un gatto nero in una stanza nera, soprattutto quando il gatto non c'è.

(PROVERBIO CINESE)

Campi Flegrei, Miraville

16 ottobre 1998, 6:07 am

Mel corse fino alla macchina, pensando a cosa dire ai due agenti. Non era sicura di quello che avrebbero pensato, perché in fondo anche lei si stava dando della pazza. Fece per battere sul vetro dalla parte del guidatore, quando si accorse che la portiera non era chiusa e che non c'era nessuno nella vettura. Spostò lo sguardo sul sedile posteriore, ma anche quello era vuoto. Quindi si decise ad aprire la portiera entrando nell'abitacolo. C'erano uno strano odore nell'aria, si stava alzando la nebbia intorno a lei. Guardò sui sedili, sui tappetini ma a parte qualche guscio di seme di girasole non trovò niente.

Raggiunse la portiera opposta e, aprendola, guardò all'esterno. C'erano impronte. Impronte umane. Erano state in parte cancellate dalla pioggia e dall'umidità del terreno, ma si potevano ancora riconoscere scarpe da uomo di un numero oltre il 40.

Mel sbuffò. --Forse hanno visto la pantera e sono andati a caccia.-- pensò. Si sedette sul sedile passeggero, guardandosi intorno. Con quella nebbia non avrebbero potuto far molto. --Forse si sono portati a dietro le torce.-- pensò. Scese dalla macchina, estraendo le chiavi dal cruscotto e andò ad aprire il bagagliaio. Era più o meno tutto come l'aveva visto quando erano arrivati lì all'una di notte. Le due torce c'erano ancora. E non si ricordava che il Dinamico Duo si fosse scomodato a portarne anche una per lei. Ne prese una, puntandola intorno alla macchina, si chiese dove diavolo fossero andati.

Il cerchio di luce cadde sul terreno morbido davanti alla portiera sinistra. Guardò in terra. C'erano varie impronte. Mel avanzò fino al limite, notando diverse paia in una fila che andava e una che veniva che erano state evidentemente lasciate dalle sue scarpe da tennis. C'era lo stesso tipo di impronte che aveva visto sull'altro lato. Ma non si vedevano impronte di scarpe a tacco a spillo. Il tipo che quella notte indossava Scully. Mel tirò fuori dalla tasca della giacca la fotografia e la osservò per qualche istante. Poi riportò il suo sguardo sul terreno. Le impronte svanivano cancellate dalla pioggia, ma quella che poteva chiaramente vedere lì, era l'impronta di una tigre.

"Merda..."

 

***

Non è vero che la vita è una dannata cosa dietro l'altra: è la stessa dannata cosa ancora e ancora e ancora.

(E. ST.VINCENT MILLAY)

Luogo sconosciuto

16 ottobre 1998, 7:07 am

Scully si svegliò con un atroce mal di testa. Cercò di girarsi, senza riuscirci. Come diavolo aveva fatto a legarsi in quel modo nelle coperte? Aprì gli occhi, ma intorno era troppo buio per vedere. Cercò di districarsi per accendere la luce, ma i suoi sforzi non venivano ripagati.

"Lascia stare."

"Mulder?" chiese lei, cercando di girarsi verso la voce.

"Sì, sono qui."

"Dove... dove siamo?"

"Non lo so. So solo che io sono legato talmente stretto che faccio fatica a respirare. E immagino che sia la stessa cosa per te."

Scully realizzò solo in quel momento di essere seduta contro a un muro. "Sì, infatti..." Cercò di guardarsi intorno, nella vana speranza di vedere uno spiraglio di luce.

"Cosa ti ricordi di... qual è l'ultima cosa che ti ricordi, Scully?"

Dana si girò verso di lui, nonostante non lo potesse vedere sentiva che era molto vicino a lei. "Ah... Non so... eravamo in macchina e Carter era appena andata via... Ricordo... uno strano odore nell'aria."

"Sì, questo lo ricordo anch'io. Poi?"

"Poi? Poi... io ricordo... ah, niente Mulder, non ricordo più niente..."

"Ne sei convinta?"

"Come? Ma... Sì, Mulder... ricordo qualcosa, ma è troppo assurdo..."

"Scully, cosa ricordi?"

Dana sospirò. Chiuse gli occhi. Infine cedette: "Ricordo di aver sentito un verso animale."

Fox annuì, poi disse: "Sì... che animale?"

"Mulder, è... assurdo. Lascia perdere..."

"Scully..."

"Un gatto!" urlò lei, spazientita. "Ok, lo ammetto, devo essere diventata pazza, ho sentito un "miao"!"

"Allora siamo pazzi in due." replicò lui.

 

***

And if you'll only hold me tight

We'll be holding on forever

And we'll only be making it right

Cause we'll never be wrong

Together we can take it to the end of the line

(B.TYLER, nella canzone "Total Eclypse of the Heart")

Campi Flegrei, Miraville

16 ottobre 1998, 7:11 am

"Carter, ti rendi conto di quello che mi stai dicendo?"

"Sì, certo, lo so che è assurdo. Ma spiegherebbe almeno la metà delle vaccate di questo caso."

Svanzen, al cellulare con lei, sospirò. "Temo che tu abbia lavorato già troppo a lungo con Fox Mulder."

"Il problema di adesso è che i due sono scomparsi. Non credo che siano stati portati molto lontani da qui. Se potessi avere una piccola squadra a disposizione potrei setacciare in breve la zona, prima che facciano la fine di quattro malviventi. Ev, la polizia locale non ha intenzione di darmi una mano."

"Conta su di me."

"Grazie."

 

***

Il terrore è solo una taglio di luce, la curva che spunta in fondo al rettilineo proprio sull'orlo del colpo di sonno; può arrivare oggi, domani, tra un milione di anni. O mai.

(T.SCLAVI)

Luogo sconosciuto

16 ottobre 1998, 8:07 am

"Quanto tempo sarà passato, Scully?"

"Dal torpore che sento direi tre, quattro ore... ma non posso esserne sicura. Se Carter non ci troverà sul luogo, avrà dei sospetti."

"Sempre che non ci sia lei dietro a tutto questo."

"Perché lo pensi?"

Mulder sospirò. "Primo, perché non sarebbe la prima volta. Secondo perché è strano che ci abbiano affidato un aiuto."

"Sì, questo è vero, Mulder, però... Mi sembra una persona fidata. E, in questo momento, preferisco crederla tale."

Un raggio di luce filtrò da una porta aperta poco distante da loro. I loro occhi impiegarono alcuni istanti per riuscire a vedere. E quando questo avvenne, Scully soppresse un urlo, impiegando le sue energie per tenere di avvicinarsi a Mulder. I suoi sforzi furono nuovamente inutili, ma Mulder riuscì a prenderle la mano.

E la Bestia iniziò ad avvicinarsi a loro.

 

***

Il rispetto verso ogni forma di vita è quello che mi fa asciugare le ali agli insetti, per permetter loro di volare ancora, di salvare le falene dai secchi d'acqua dei giardini, di permettere ad un ragno di uscire vivo dalla mia stanza. Il rispetto, che credo di dover ad ogni piccola e considerata insignificante forma di vita, è la mia religione. E rispettare i piccoli animali mi aiuta a rispettare gli altri esseri umani e a rispettare meglio me stessa.

(M.ANDERSON, nel racconto "T'Incontrai in un Cimitero" di M.M.Castiglioni)

Campi Flegrei, Miraville

16 ottobre 1998, 7:11 am

"Tu mi stai prendendo per il culo." disse Svanzen, rendendo la fotografia a Mel.

"Puoi vedere tu stesso." fece lei, infilando la fotografia nella tasca interna.

"Allora, aspetta un attimo, fammi capire. Tu mi stai dicendo che ieri hai ricevuto una fotografia, sfuocata, rovinata e vecchia, che secondo te ritrae l'assassino quando aveva dieci anni, imboscato dietro ad un albero... E mi vuoi far crede che questo sia un incrocio tra un felino e un uomo?!"

Mel sospirò. "Come te li spiegheresti i morsi di pantera e la saliva umana?"

"Credo che qualunque altro modo sia meno disgustoso." disse lui, voltandosi per seguire le operazioni di organizzazione della squadra. "E poi, come fai a sapere che quella foto è legata al caso?"

"Perché... eh..."

"Come? Non ho capito!" esclamò rigirandosi verso di lei.

"Ho ragione di credere che sia una fonte..."

"Chi, ancora quello stronzo di Alex?!" esclamò lui.

Mel sospirò, lanciandogli uno sguardo assatanato.

Svanzen scosse la testa e si avvicinò a lei. "Mel, dopo tutto quello che ti ha fatto, tu ancora ti fidi di lui."

"Lui non mi ha fatto niente, poi non ho ragione di non credere che non mi stia aiutando. L'ha fatto altre volte ed ho concluso alcuni casi grazie a lui." Indicò la piana che si stendeva davanti a loro. "I morsi sulle vittime, ricordi come li aveva classificati il patologo dell'FBI? Aveva detto che sembravano quelli di un gatto con una mandibola di otto centimetri. Cioè, la grandezza di una mandibola umana... più o meno."

"Già... sì. Ok, Carter, ok."

"Non darmi il contentino tanto per togliermi dalle scatole, Svanzen."

"Carter, questa storia è assurda!"

Lei estrasse di nuovo la foto. "Questi tre... Guardali. So che questa specie di incrocio di uomo e gatto non la riconosci come possibile, ma gli altri due... Cazzo, Svanzen, fammi il favore, guardali, almeno!"

Oliver prese in mano la fotografia e la guardò da vicino.

"Non li riconosci?"

"No."

"Alex e io. Siamo noi due!"

"Ma come fai ad esserne così sicura?!"

"Non lo so! Io... Io non mi ricordo niente, ma..."

"Ma allora perché Alex non viene a raccontarti tutto? Non è quello che vuoi? Perché non lo fa?" Vista che nessuna risposta arrivava, Svanzen continuò. "E come può essere che questo caso sia collegato a te?"

"Da chi ti è venuto l'ordine di assegnare me al caso?"

"Da Washington, ovviamente."

Mel gli lanciò uno sguardo.

"Ok, come ti spieghi tutto questo? E dove sono Mulder e Scully?"

 

***

E' un miracolo che non avrebbe dovuto avverarsi.

(F.MULDER, "Emily")

Luogo sconosciuto

16 ottobre 1998, 8:09 am

Scully strinse convulsamente la mano del collega. "Mulder... Mulder, cos'è? Mulder..."

"Non lo so, Scully... stai calma... stai calma..."

La Bestia avanzò verso di loro con il passo elegante di un gatto. La coda, sottile, ricoperta da lucida pelliccia tigrata, si muoveva dietro di lei in sinuose onde soffici. Ma i suoi occhi e il suo corpo erano umani. Tremendamente umani. I suoi fianchi erano fasciati in uno strano indumento di pelle, che risaliva sopra le spalle, scoprendo solo le zampe. Lunghe, eleganti zampe bianche e tigrate.

Si sedette davanti a loro osservandoli per qualche istante entrambi, poi il suo sguardo si abbassò sulle loro mani intrecciate. Rimase lì, fisso per diversi secondi, abbastanza perché Scully ritrovasse la forza di sussurrare: "Mulder... che cosa sta facendo?"

La Bestia alzò lo sguardo su di lei. Avanzò lentamente, finché non fu con il suo elegante muso a pochi centimetri da lei. Scully stava tremando e Mulder non poté fare altro che stringerle ancora più forte la mano. Poi la Bestia iniziò ad annusarla.

"Lasciala stare!" urlò Mulder.

La Bestia fece uno scatto indietro, camminando poi fino ad incontrare il volto di lui. Lo guardò per qualche istante, senza fare nient'altro, poi si girò e si allontanò esattamente come era arrivata.

"Forse non siamo di suo gradimento..." sussurrò Mulder, una volta che tra loro ci fu una discreta distanza.

La Bestia si sedette sulle anche, quindi si mise a miagolare. Sembrava quasi un segnale morse.

Le mani dei due agenti, ancora intrecciate, erano ora sudate e dolenti.

Pochi istanti dopo un uomo apparve sulla porta e diede una carezza sul capo della Bestia. "Mangiato bene?" chiese. Accese una seconda luce, che però non illuminò maggiormente la stanza. Si incamminò verso il fondo, mentre la Bestia si girò verso di lui, la sua coda si muoveva ora in onde nervose.

L'uomo guardò i due agenti a terra. "Ma che diavolo..." Si girò verso di lei e urlò: "Lara! Perché diavolo non hai mangiato?!"

La Bestia lo osservò per qualche istante.

"Allora, Lara, come giustifichi il tuo comportamento?"

"Non mi va di farlo." disse la "donna-gatto", mentre Scully sentiva che il suo cervello stava prendendo il volo.

L'uomo avanzò verso la Bestia. "Che significa? Io ti procuro del cibo ottimo e tu lo rifiuti?"

Lara lo stava fissando ancora: "No, questi sono buoni. A me non va di mangiare gente come loro. E tu lo sai."

"Tu come sai cos'è il bene e cos'è il male?!" urlò lui. "Non sei altro che una bestia cannibale, un errore della scienza, un esperimento venuto male..." La fila di insulti fu interrotta dall'attacco di Lara, che, con un colpo per preciso gli aprì la gola, quindi gli spezzò il collo come fosse un topo.

Quindi si allontanò dal cadavere, per bere. Quand'ebbe finito di lavarsi, tornò dai due agenti, più shockati che terrorizzati.

"Tu... tu chi sei?" sussurrò Mulder.

"L'ha detto lui: un errore." Si sedette sulle anche, osservandoli. "Se io vi lascio andare... voi dovrete dire a tutti che sono qui, vero?"

Scully lanciò un'occhiata a Mulder.

"Ho capito..." si rispose da sola Lara. "Il fatto è che... Non voglio diventare una cavia da laboratorio. Avanzò verso di loro di nuovo."

"Lara... Lara è il tuo nome?" fece Mulder.

"Sì. E' il mio nome."

"Da dove vieni?" le chiese Scully

"Da Bellatrix. Un paesino nella Bielorussia. Io sono stata creata là, assieme ad altri..."

"Altri come te?" la incitò Mulder.

"No... Non tutti. Alcuni erano normali... più o meno..."

"Cosa vi ha portato negli Stati Uniti? La fine della guerra fredda?"

"Io credo di sì... Ma molti di noi... dei miei fratelli di laboratorio... furono portati qui prima..."

"E' assurdo..." sussurrò Scully.

"Voi... voi mi dovete un favore. Io non voglio diventare una cavia."

"Cosa vuoi che facciamo?"

"Ci sono dei deserti qui? Io... vorrei solo essere lasciata in pace... Non assalirò più le persone."

Scully sospirò, guardando il collega: "Come... possiamo farti.. uscire?" disse, indecisa.

"So che c'è un tunnel sotterraneo. L'hanno costruito per conto di uomini che mi volevano come cavia... Forse si riesce a uscire... Potete credermi, io non ucciderò più nessuno! Ho realizzato solo ora cosa vuol dire..." Lara avanzò verso di lei. Istintivamente Dana si schiacciò contro il muro, ma la donna-gatto riuscì a raggiungere facilmente un punto sul braccio dell'agente. Con un riflesso incondizionato, Scully stava per urlare, quando si accorse di essere libera. Lara aveva morsicato le corde che la tenevano legata fino a spezzarle. Ora stava facendo la stessa cosa con Mulder.

"Che cosa ti ha fermato, Lara?" chiese Fox, togliendosi da solo gli ultimi pezzi di corda.

"C'è qualcosa in voi che non avevo mai trovato negli altri." fece lei, allontanandosi. "Forse qualcosa di... umano. O di felino?" Lara chiuse gli occhi, ritrovandosi davanti l'immagine delle loro mani intrecciate.

"Fermo dove sei!" urlò una voce di donna dalla soglia. "Fermo o sparo!"

Lara riaprì gli occhi e guardò verso la porta d'ingresso.

Carter guardò verso il fondo della stanza: "State bene?"

"Sì, Mel, non sparare!" esclamò Scully.

"Mel?" fece la bestia.

"Merda!" urlò Carter. "Parla anche?"

Qualcosa di simile a uno sorriso attraversò il volto di Lara: "Anche tu parli, ma io non me ne meraviglio."

Mel strinse la pistola. "Che diavolo sei?"

"Che diavolo sono? Ma come, non ricordi niente?"

"Ricordare cosa?"

"Siamo sorelle!"

La pistola scivolò via dalle mani di Mel. "No... aspetta, è impossibile..." Fece un passo indietro, scontrandosi con la porta.

"Certo che è possibile, siamo sorelle di madre... Guardaci, abbiamo gli stessi occhi neri!"

Carter si inginocchiò per cercare la pistola. "Piantala!" urlò.

"Non ricordi Alex?"

Mel spalancò gli occhi: "Tu come sai di Alex?"

"Eravamo assieme a Bellatrix, in Bielorussia."

Mel scosse la testa. "Merda, non è possibile..."

"Io posso aiutarti a ricordare, Sve..." Un forte colpo bloccò le parole di Lara. La donna-gatto spalancò gli occhi, quindi cadde, trafitta da un preciso colpo in fronte.

"No!" urlò Carter, correndo verso il corpo deforme, ma allo stesso tempo perfettamente equilibrato. I suoi occhi erano identici a quelli di Mel. Una squadra senza contrassegni fece irruzione nella stanza, spingendo via Carter dal corpo esanime della bestia. I tre agenti dell'FBI rimasero a guardare passivi le operazioni della squadra che portava via i due cadaveri, impossibilitati a muoversi da una dozzina di mitragliette che impedivano loro di muoversi. Quando il penultimo uomo se ne fu andato, il rimanente si mise in piedi davanti a Mel: "Tu non hai visto niente, agente Carter."

Lei alzò lo sguardo. "Come sempre."

L'uomo non fece una piega, solo rivolgendosi ai due agenti speciali replicò: "E neppure voi." Quindi se ne andò.

 

***

La differenza tra animale e uomo è che il primo non si fa paranoie sulla differenza tra se stesso e l'uomo.

(M.M.CASTIGLIONI)

FBI Quartier Generale, Washington

Ufficio degli X-Files

18 ottobre 1998, 10:13 am

"Non so se abbiamo mai trattato un caso più deludente." disse Mulder, seduto davanti alla scrivania di Skinner.

"Il vostro rapporto lascia molti punti in sospeso... Come è stata creata questa donna-gatto di cui esistono solo tre testimoni e niente di più?"

"Signore, posso capire che il fatto sia difficile da accettare..." prese parola Scully. "E tuttora io stessa non so se credere a quello che ho visto. Sappiamo che io e l'agente Mulder siamo stati drogati, la presenza di una testimonianza identica alla nostra mi indurrebbe a pensare che forse parte di verità c'è."

"Ma come ben saprete, l'agente Carter è stata sospesa momentaneamente per essere sottoposta a perizia psichiatrica da parte del nostro dipartimento di New York."

"Sì." rispose Scully. "Ed è proprio questo che mette in dubbio le nostre tre testimonianze."

"I fatti però la dicono certamente più lunga." intervenne Mulder. "Sono stati ritrovati quattro cadaveri con ferite feline e saliva umana. Per non parlare dell'uomo che Lara ha ucciso davanti ai nostri occhi. E quella pantera apparsa nei laboratori di Quantico in sostituzione al corpo trafugato mi sembra sospetta... Infine, va bene, si parli pure di allucinazioni collettive, ma questa mi sembra un po' eccessiva..."

"Agente Mulder, non avete prove a sostegno delle teorie. E neppure quella che l'agente Carter sia sorella di madre di quell'essere che si presume abbiate visto."

"Avendo il corpo," disse Scully. "si potrebbero eseguire esami che potrebbero spiegare questo ed altro."

Skinner sospirò. "Avendo il corpo, non sareste qui a rispondere alle mie domande."

 

***

Sei veramente bella come il sole, non a tutti piace, ad alcuni da fastidio, altri ancora preferiscono la pioggia, ma chi ne comprende il suo significato profondo sa che il sole è una delle cose più belle del mondo.

1230 Gilligan Island

Flower Place, New York

Appartamento 43

21 ottobre 1998, 10:13 pm

Entrando in casa, Mel spulciò la posta, lasciando cadere ciò che non le interessava sul tavolo, passò direttamente alla cartolina. Era una veduta della Casa Bianca, il lungo obelisco bianco divideva a metà l'azzurro cielo estivo. "Un simbolo fallico importato dall'Egitto." sosteneva lei.

Il messaggio era breve e conciso: "Se vieni a Washington, fai un salto nei sotterranei." Firmato da Mulder e Scully. Mel sorrise. Stava per raccogliere il resto della corrispondenza, quando si accorse che al centro della tavola stazionava un cestino di fragole di bosco. Sorrise, correndo verso la camera da letto. Fece per accendere la luce, ma si accorse che l'interruttore era stato bloccato.

"Alex?!" esclamò ridendo.

"Presente." venne un sussurrò dalla sua destra.

Mel si girò, abbracciando alla cieca l'uomo che la stava aspettando. "Quanto mi sei mancato..."

"Ho saputo che Lara è morta." La sua voce era appena udibile per Mel.

"Sì... stava per dirmi qualcosa... su di me..."

"Vedrai che prima o poi riusciremo a sapere la verità, Joy."

"Dev'essere pericolosa, se me la tengono nascosta così bene, non credi?"

Alex annuì nella penombra. "Sono venuto solo per dirti che mi dispiace."

"Non ti fermi un po'?"

"Non posso." Le accarezzò la guancia, spingendola poi dolcemente indietro.

"Alex, tu cosa sai di me?"

"Non molto, Joy. Sono venuto qui quando tu eri ancora in quella cassetta di legno. Non so cosa sia successo dopo. Ma credo... credo che ti abbiano cancellato la memoria apposta, per non farti ricordare quel periodo."

"Perché?! In previsione della fine della guerra fredda?"

"Forse."

Mel annuì.

"Ho saputo che hai lavorato con Mulder."

"Sì, infatti."

"E' un miracolo che tu sia ancora viva."

"Lo psichiatra ha detto anche che sono sana di mente."

"Hai finto di concordare con il rapporto ufficiale?"

"Già." Carter riabbracciò l'uomo. "Quando potremo stare ancora assieme?"

"Perché?"

"Perché? Alex... io..."

"Come puoi, dopo tutto quello che ho fatto?"

Mel chiuse gli occhi. "Tu non hai fatto niente a me..."

"Non vorrei che ti succedesse davvero qualcosa, Joy." Si chinò per baciarla sulla fronte, quindi si girò e aprì la porta.

Mel raggiunse la soglia della camera e lo salutò: "Dasfidagna, Tavarish Arntzen."

"Dasfidagna, Oci Ciornie." le sorrise Alex Krycek.

FINE

 

Joy Melody Carter è un mio personaggio, copyright mio, se volete usarlo, fatemi sapere come e perché, e fatemi leggere la storia (ricattatrice). Joy come Joy ;), Melody come melodia, Carter come Chris (non credo che ci vogliano spiegazioni). Valentina (la prima donna che compare), come Valentina Tereskova, prima donna astronauta. Oliver Svanzen, Oliver come il gatto del Cartone animato Disney, Svanzen come... Kurtzweil secondo mia madre!