E-mail me di Alessio L. Sanguineti 3170 Annapolis, Maryland Day 1 8:42 p.m. Quella sera era morbida e stellata, il cielo di un caldo blu scuro, le luci ambra illuminavano piacevolmente i palazzi e le vie. Dana scese dalla propria auto: aveva appena terminato una lunga giornata di lavoro. Non si era occupata di nulla in particolare, solo controlli di routine. Ma si sentiva ugualmente stanca e desiderava tanto rilassarsi. Fece scattare la chiusura della portiere tramite il telecomando, e salì nel suo appartamento. Dopo un doccia calda ed una cena leggera preparata in casa, musica di Bach in sottofondo, si sentì finalmente lontana dalla giornata appena trascorsa, riconquistando una propria dimensione: il Bureau, Skinner, e anche Mulder, gli sembravano ormai così lontani... in fondo non era un male godersi la tranquillità delle pareti domestiche. Si soffermò alla finestra, era una sera così bella che non riuscì a staccarsene per diversi minuti, osservando in lontananza il profilo delle costruzioni con i loro splendidi colori regalati dalla sera. Pensò che, anche solo per questo, per un momento di serenità, era valso sconfiggere la sua malattia ed essere viva. Poi il suo sguardo si rivolse al soggiorno, quasi a voler trovare uno specchio concreto della propria condizione interiore: la sua casa. Fu così che lo sguardo si posò anche sul personal computer: "Dovrebbero essermi arrivati i links dai quali scaricare nuovi brani musicali" si disse, e così avviò il sistema. Dopo il boot-strap lanciò il programma di posta elettronica e si collegò ad AOL: in pochi istanti il suono predefinito le annunciò l'arrivo di nuova posta elettronica. "Bene... controlliamo..." disse a bassa voce. "Vediamo... la dottoressa Willington, uno spam, perfetto... un messaggio dall'Università e... questo? Chi è questa M.S.?" Dana aprì quell'ultimo messaggio, lesse le prime righe e aprì l'attachment. L'espressione sul suo volto cambiò in un istante, passando allo stupore e al dolore: "Non è possibile... mio Dio, ma chi ha preparato una cosa simile?". Scully restò immobile fissando lo schermo, con le mani giunte a coprirle la labbra. Il corso della serata era ormai cambiato. (Sigla) Scully continuò a fissare la fotografia sullo schermo del suo computer. Ritraeva la scena di un compleanno, il festeggiato era un bambino che compiva un anno, tenuto in braccio dalla mamma, seduta dietro una tavola imbandita e di fronte ad una torta con la candelina accesa. Una scena classica, che aveva vissuto molte volte come protagonista, e che in alcune occasioni si era sorpresa a desiderare rivivere, questa volta con gli occhi di una madre. Accanto c'era un giovane uomo, alto, sorridente, capelli corti castani. Certamente il padre: il bimbo gli somigliava anche. Sullo sfondo, una terrazza fiorita e, più dietro, una casa beige dalle finiture rosse. Una di queste persone, però, Scully la conosceva bene: la giovane donna era identica alla sorella scomparsa, Melissa. Dana rilesse sottovoce il testo della e-mail: ''Ciao Dana, come stai? Da noi il tempo è favoloso, la primavera sta iniziando a farsi sentire e non sai che giri in barca ci facciamo io, Roger e Stevie. Il tuo nipotino ti riconosce nella foto e prova a chiamarti! Ci è dispiaciuto molto che non tu non sia potuta venire al suo primo compleanno, ma in fondo lo sentivo: non avresti lasciato l'impegno al congresso. Prometti però che zia Dana verrà presto a trovarci. Potresti fare un salto per un week-end, o magari per una settimana intera, cara signorina tutto lavoro... Ne riparliamo per telefono, d'accordo? Chiamami. E adesso, tieniti forte, perché sto per mandarti proprio una fotografia del compleanno di Stevie: non perché è mio figlio, ma è un tesoro! Spero ti arrivi senza problemi, perché sai che non ho molta dimestichezza con questi mezzi tecnologici. Roger mi ha insegnato e spero di non sbagliare. Ti voglio bene, Missy,, Dana non riusciva a capire il perché di un simile scherzo, se così era mai possibile definirlo. Senza pensare, quasi di riflesso, provò ad inviare una risposta a quel messaggio. Non scrisse nulla ed eliminò il testo quotato, non avrebbe saputo cosa scrivere e non voleva manipolare neanche una sola parola di quel messaggio. Le dava i brividi. Premette il tasto di inoltro e si collegò nuovamente al provider quindi, dopo alcuni istanti, il suono di arrivo di posta in arrivo la fece saltare sulla sedia. La sua risposta era tornata indietro, ma come respinta. Riprovò ansiosamente ancora un paio di volte, ma era ovvio che quell'indirizzo non esisteva o, per lo meno, era stato cancellato. F.B.I. Headquarters Washington, D.C. Day 2 9:18 a.m. La riunione con Skinner era appena terminata. Scully si alzò e camminò lungo il corridoio quasi senza far caso a Mulder che la seguiva: l'uomo non proferì parola ma si era già accorto di quanto fosse distratta la collega durante la riunione. Quasi sembrava lontana e spettrale come era lui in certi periodi. La raggiunse e la affiancò, senza rallentare il passo: "Scully? Dove stai andando?" "Scusami Mulder, ho fretta, ho un impegno..." rispose lei, evasiva. "Aspetta Scully. C'è qualcosa che non va?" "No, Mulder..." rispose lei laconicamente, ma con aria poco convinta. Mulder la fermò sulla soglia dell'ascensore, prima che entrasse: "Coraggio... conosco quel tono." A Mulder tornò in mente la storia di Emily, il dolore che aveva procurato alla collega. Ora avvertiva nuovamente un dolore simile nella sua voce. "Mulder, io..." "Scully, se hai un problema, qualunque cosa sia, io sono a disposto ad aiutarti..." I due agenti si allontanarono dall'ascensore e si diressero verso le scale, fino al loro ufficio. "Mulder, non so se sia giusto parlartene, ma sei l'unica persona che possa in qualche modo capire quello che sto provando." Mulder sorrise e si accomodò su una sedia. Scully, quasi istintivamente, si avvicinò al personal, sulla scrivania, ed estrasse dalla tasca della giacca del tailleur grigio un floppy disk. "Ecco Mulder... ho ricevuto una e-mail ieri sera. Non ho fatto caso al nome del mittente... anzi si, ma erano solo iniziali... Insomma, leggi tu stesso." Inserì il floppy nel drive e visualizzò la copia del testo dell'e-mail autografata col nome di Melissa. Mulder si avvicinò e si sedette di fronte allo schermo. "Melissa?!" si meravigliò l'agente, leggendo e rileggendo il testo. "Per come è stato scritto, l'intento sembra quello di riprodurre un messaggio che avrebbe potuto mandarti Melissa in un qualunque momento, se..." "Lo so, Mulder. Ma non voglio pensarci, non voglio più leggerla, mi fa tornare indietro allo scorso Natale, alle angosce che ho provato." Il dolore per la perdita della sorella, che mai realmente l'abbandonava, era facile a riaffiorare, proprio perché Dana si sforzava di non pensarci e di andare avanti. Ma non pensarci non significa dimenticare. "Scully, posso vedere la foto?" "È sul dischetto anche quella." L'immagine apparve: Mulder la osservò silenzioso, sembrava studiarla; osservò il primo piano di Melissa, accanto a quello che avrebbe dovuto essere il compagno, anzi il marito, dal momento che entrambi avevano l'anello nunziale al dito. Osservò il bimbo dai capelli biondi, osservò i dettagli, come forse Scully non aveva, almeno questa volta, ancora fatto. "È una cosa veramente crudele... non sono un esperto di fotografia ma, in base a quanto mi ha insegnato Frohike, a giudicare dalle luci e dalle ombre, dai contorni e sfumature, la fotografia potrebbe sembrare autentica: non ci sono incongruenze, nessun errore nella rappresentazione grafica." "Lo immaginavo, perché non ricordo una simile posa fotografica di Melissa, quindi devono averci lavorato su molto bene; tutto ciò, comunque, non implica nulla: è sicuramente un falso!" concluse Scully. "Dev'essere così! Hai controllato l'indirizzo e-mail del mittente?" "No, ma ieri sera ho provato più volte ad inviargli una replica, che mi è puntualmente tornata indietro. Può essere un problema di rete, oppure quell'indirizzo non è valido, è falso, o è stato cancellato." "Se non sbaglio, dall'header del messaggio si può risalire al provider..." suggerì Mulder. "Beh, sì, secondo il protocollo internet c'è un'intestazione che contiene tra l'altro l'indirizzo I.P. Per dirla tutta, ero indecisa se denunciare o meno il fatto al provider. E non ho potuto fare a meno di pensarci anche durante la riunione. Solo, ho paura." "Per quanto è successo a Natale, dopo una telefonata con la voce di Melissa? Ti capisco, Scully, ma hai fatto molto bene a parlarmene subito." sorrise Mulder. "Non so, Mulder... Missy non c'è più e tutto questo è soltanto infinitamente crudele, è diabolico. Forse lo scopo di questa e-mail è di farmi abbassare la guardia, di provarmi emotivamente. Oppure di sottrarre tempo a ciò su cui stiamo lavorando da tanti anni. Quindi, non so a chi gioverebbe se indagassimo..." "L'esperienza mi porta a pensare che i sospetti vadano sempre e comunque chiariti alla luce dalla verità. Non aspettiamo, Scully." concluse Mulder pacato ma deciso, dirigendosi verso la porta, dopo avere spento il computer ed estratto il dischetto. "Andiamo alla sede di AOL? È il provider dal quale sembrava essersi connesso l'autore del messaggio, a giudicare dall'indirizzo I.P." AOL offices Washington, D.C. 10:13 a.m. Gli agenti esibirono i tesserini all'impiegato che li ricevette, dopodiché si presentarono. L'uomo, un signore di mezza età, li condusse dal sistemista disponibile al momento, un ragazzo, un certo Lockwood. Mulder lo salutò, quindi gli introdusse il loro problema: "In seguito ad un episodio di molestia via e-mail, avremmo bisogno di verificare l'identità del mittente di un messaggio." Il ragazzo calzò meglio gli occhiali sul naso e rispose dopo un attimo di silenzio: "Trattandosi di un caso di violazione delle norme di contratto, sono autorizzato a concedervi tale informazione. Avete l'intestazione dell'e-mail in questione?" "Eccone la stampa", disse Scully porgendo al ragazzo un foglio con la stampa dei dati dell'intestazione: ==== Received: from imo-d02.mx.aol.com (205.188.157.61) with SMTP Received: from s.missy@aol.com by imo-d02.mx.aol.com From: s.missy@aol.com "from imo-d02.mx.aol.com (205.188.157.61) with SMTP 17:44:56 -0600 Received: from s.missy@aol.com by imo-d02.mx.aol.com ==== Lockwood richiamò il registro delle connessioni nazionali effettuate alla data del giorno precedente, dal quale estrasse i dati relativi all'I.P. indicato da Mulder e Scully. "Come la maggior parte dei providers assegniamo, a chi si connette ad Internet tramite noi, un indirizzo I.P. tra quelli disponibili in quel momento. Con l'indirizzo ed all'ora indicatimi da voi, era connesso questo abbonato..." Il ragazzo lanciò la stampa di un record contenente tutti i dati relativi all'abbonato dal cui computer era partita l'e-mail firmata Melissa Scully. "È a Wilmington, North Carolina... Mi scusi, è sicuro che siano i dati giusti? L'indirizzo e-mail non corrisponde!" Lockwood ricontrollò e si accorse che non vi era nessun errore. Mulder chiese di verificare se l'indirizzo e-mail, s.missy@aol.com, corrispondesse per caso ad un altro utente, ma risultò che quell'indirizzo non solo non apparteneva a nessun abbonato, ma non era mai stato attivato. "L'aiuto che possiamo darvi è tutto qui...", disse il ragazzo salutando frettolosamente, con un sorriso, gli agenti. Fuori dal palazzo degli uffici del provider, Mulder e Scully poterono riflettere su quanto riscontrato: "Cosa ne pensi, Scully?" "Penso di denunciare il fatto alle autorità competenti, ora che conosciamo l'indirizzo fisico di chi ha spedito quell'e-mail." "Io aspetterei. Potremmo fare una visita di persona a questa Eileen Burmester." "Mulder, l'FBI non c'entra in casi come questo. È chiaro che si tratta di una persona che ci sa fare con i fotomontaggi. Quanto all'indirizzo inesistente, è molto semplice: il mittente ha inserito nel programma un indirizzo inventato." "E se ancora una volta fosse un modo per avvisarti di un fatto importante che ti riguarda, per fare luce sul tuo rapimento, per esempio? Preferiresti continuare a covare questo dubbio?" "Non so, Mulder: ti confesso di avere paura. Anche con Emily era iniziata in un modo simile... una telefonata con la voce di Missy..." "Preferiresti forse non avere mai saputo?" Gli sguardi dei due agenti si incontrarono solo per un attimo, quindi un leggero soffio di vento spostò una ciocca di capelli sugli occhi di Scully. "Va bene Mulder, ma se è tutto OK desidero fare rientro in ufficio entro oggi." Wilmington, North Carolina Day 2 2:37 p.m. Mulder e Scully giunsero, a piedi, nei pressi della strada segnata nell'indirizzo. Si trattava di un viale piuttosto tranquillo, incorniciato da alberi in fiore e da palazzine a non più di tre piani. "Ecco, Scully, dovrebbe essere il prossimo cancello..." Tra i due regnò per un attimo il silenzio, finché l'immagine della casa si fece più vicina. "Mulder, la terrazza al secondo piano... è la casa della fotografia!" "Già, Scully. Non trovi quantomeno ingenuo il fatto che il mittente di quel messaggio abbia utilizzato come sfondo l'immagine della propria abitazione?" Scully assunse un'aria dubbiosa, ma non rispose e seguì il collega il quale, in un attimo, aveva varcato il cancello e si era precipitato fino all'ingresso. Giunto al secondo piano, Mulder suonò il campanello e osservò che il nome sulla targhetta corrispondeva. Scully lo raggiunse. "Forse voleva essere trovata..." Dopo alcuni istanti Mulder suonò nuovamente, ma nessuno rispose. "Aspettiamo che torni." disse Scully. Mulder uscì nuovamente e girò attorno alla casa, notando una debole luce azzurrina trapelare tra le tende di una finestra dell'appartamento. Chiamò il custode e chiese che l'appartamento venisse aperto per accertarsi che fosse tutto a posto. "Qualcuno potrebbe avere bisogno d'aiuto..." Fatto ingresso nell'appartamento, trovarono le luci spente ed i pesanti tendaggi di velluto che non lasciavano quasi entrare luce. Le torce tascabili illuminarono l'ambiente: si trovavano nell'ingresso dal quale, sulla sinistra, un arco divideva l'ambiente dal soggiorno. "Signora Burmester?" chiamò Mulder. "Signora Burmester, è in casa?" Ai ripetuti appelli non seguì alcuna risposta. Tutto appariva come se fosse stato lasciato un attimo prima. Decisero di percorrere il corridoio per dirigersi verso le camere. Da una di queste porte, socchiusa, filtrava la luce azzurrina, sembrava quella di un apparecchio televisivo acceso. "Signora Burmester, è là dentro? Siamo dell'FBI, ha qualche problema?" domandò Scully ad alta voce. "Scully, entriamo!" Gli agenti schiusero la porta secondo la procedura di sicurezza, quindi entrarono illuminando il vano. "Mio Dio, Mulder!" gridò Scully. Di colpo l'immagine della scena si mise a fuoco sulle loro retine: una donna dai lunghi capelli rossi era seduta di fronte ad un computer, ancora acceso, con lo screen-saver attivo. La donna si trovava col capo riverso sul tavolo, sembrava essere priva di sensi. Scully si avvicinò per verificare se fosse ancora in vita. Purtroppo, non lo era più. Quindi, estrasse il telefonino dalla tasca della giacca ed avvertì le autorità locali. Nel frattempo Mulder scostò le tende facendo sì che entrasse la luce attraverso la finestra, si avvicinò al corpo, osservandolo senza toccarlo. "Mulder, devo confessarti che, per un istante, forse a causa della suggestione dovuta al contenuto di quell'e-mail, proveniente da questa stanza, ho creduto di rivedere Melissa..." disse Scully con aria sensibilmente scossa. La donna morta era di età apparente intorno ai 40 anni, e alla luce del giorno si capì non avere assolutamente le sembianze di Melissa Scully. Ma si notò anche qualcosa d'altro. "Scully, guarda qui!" Tra i capelli della donna spuntavano due coppie di fili elettrici, sottili, bianchi, che si andavano a collegare al pannello posteriore dell'elaboratore digitale, un po' come avviene per le casse acustiche. Scully indossò un paio di guanti in lattice e scostò delicatamente i capelli dal viso della vittima: i fili elettrici terminavano poco al di sopra delle tempie, nascosti tra la capigliatura, per sparire entro quelli che apparivano come impianti sottocutanei. "Sembrano rimovibili tramite un minuscolo connettore..." osservò Scully. "Hai idea a cosa possano servire?" "Non saprei... potrebbero essere degli elettrodi, ma di solito non vengono 'inseriti'. Ho visto qualcosa di simile in alcune pubblicazioni a carattere divulgativo che trattavano di esperimenti di stimolazione di alcune zone del cervello, per sopperire a deficit di vario tipo." "Ad esempio?" "Deficit visivi, o auditivi. Oppure motorii." "In qualche modo potrebbe essere un'interfaccia uomo-macchina, quindi..." ipotizzò Mulder. "Potrebbe... anche se in questa zona del cervello non ne ho mai viste. Sarà necessario stabilire se ciò ha a che fare con il decesso che, da un esame preliminare, si direbbe essere avvenuto da diverse ore." Mulder, nel frattempo, stava cercando tracce di qualsiasi genere un po' dovunque per la stanza, più che altro era alla ricerca di riferimenti verso l'attività e le persone legate alla vita della donna deceduta. In uno scomparto della libreria trovò vari trattati e rapporti scritti da famosi medium, in particolare trattati di fotografia medianica. Estrasse uno di questi testi dalla libreria e ne sfogliò rapidamente alcune pagine. "Guarda, Scully: a quanto pare nutriva degli interessi per il mondo dell'aldilà: questi sono testi che conosco... trattano di registrazioni e fotografie medianiche." "Testi che tu considererai sacri, immagino..." commentò Scully facendo ondeggiare lievemente il capo. "Non dovresti disprezzarli a priori: le registrazioni e le fotografie medianiche hanno fondamenti scientifici!" "Fino a che punto?" chiese Scully stavolta, sollevando un sopracciglio. "Beh, sono in molti ad avere sperimentato l'utilizzo di apparecchiature elettroniche per captare messaggi provenienti dal mondo dell'aldilà." "Ad esempio la registrazione di voci lasciando il registratore acceso nel silenzio assoluto?" "Qualcosa del genere. Solo che, trattandosi di fotografia, utilizzano un televisore sintonizzato su un canale privo di segnale, e lo videoregistrano." "Ottenendo... cosa?" "Beh, stando ai resoconti che ho letto, alle raccolte di esperienze, si riosserva la registrazione fotogramma per fotogramma, e talvolta si riesce ad isolare qualche fotogramma che ritrae la persona con la quale si desidera mettersi in contatto. Sembra che gli apparecchi elettronici siano in grado di captare le perturbazioni elettromagnetiche interdimensionali. Ci lavorano degli specialisti..." "Santo cielo, Mulder... sono fenomeni spiegabilissimi con interferenze, segnali casualmente sovrapposti... Non penserai che questa donna, o chi per essa, cercasse di mettersi in contatto con Melissa, e le abbia scattato delle fotografie?!" "E se fosse? Certo, a giudicare dalle fotografie che si ottengono di solito, le immagini non sono mai così nitide e realistiche." Mulder mostrò alla collega diverse foto contenute nella raccolta, per la verità di aspetto abbastanza sinistro, scattate da schermi televisivi: sembravano effettivamente volti, ma si presentavano molto confusi, in bianco e nero, nascosti dietro il classico 'effetto neve'. "Mulder, quei volti sono appena abbozzati e ciascuno di noi potrebbe vederci chiunque volesse. Inoltre, tali esperimenti non sono stati mai validati." Il suono della sirena della polizia interruppe la conversazione tra i due agenti: Mulder si sporse dalla finestra segnalando agli agenti in arrivo di salire al secondo piano. In breve tempo la squadra di patologia legale prelevò il corpo senza vita della donna. Mulder dispose che il computer, dalla scrivania, venisse trasferito in laboratorio per essere esaminato. Dopodiché, gli ingressi all'abitazione vennero sigillati. Wilmington City Morgue 6:28 p.m. L'ispettore Montgomery fece la conoscenza di Mulder e Scully. Era un uomo di mezza età, di carnagione rosea, piuttosto stempiato, dal fare disponibile. Mulder e Scully si presentarono, quindi sedettero di fronte alla scrivania, nel piccolo ufficio dalle pareti beige e un po' disordinato. Mulder avanzò la proposta che Scully eseguisse l'esame autoptico. "Beh, non ho nulla in contrario, dal momento che l'agente Scully è un patologo legale." rispose l'ispettore. Continuando: "Ho solo una curiosità. Come mai, in base ad un semplice messaggio di posta elettronica, siete partiti alla ricerca della vittima?" "Volevamo conoscere l'origine di quel messaggio a carattere strettamente personale..." rispose Scully. "Ci si poteva attendere, in base ad esso, la morte della vittima?" "No... non ci aspettavamo di trovare una situazione del genere." "OK... mi affido a voi. A domani mattina!" rispose l'ispettore porgendo la mano. Day 3 9:37 a.m. L'esame di svolse sotto la direzione di Scully. Nel frattempo, Mulder decise di assistere alle verifiche eseguite sul personal computer dal quale, con ogni probabilità, era partita quella e-mail. In laboratorio iniziò l'esame della parte hardware, a partire proprio dalla scheda alla quale erano collegati i cavi elettrici, quando squillò il suo cellulare. "Mulder, sono io. Abbiamo appena terminato l'autopsia e avrei necessità di parlarti." Scully lo attendeva nel corridoio antistante la sala, ancora con il camice addosso, la mascherina verde chiaro calata sul collo e i capelli leggermente scompigliati dalla cuffia appena smessa. "Scully... quali sono le cause del decesso?" "Si è trattato di emorragia cerebrale. Ne avevamo il sospetto ed è stato il primo esame che abbiamo eseguito. Il resto ci ha confermato questa ipotesi." Scully esitò un istante, poi aggiunse: "L'emorragia ha interessato una vasta zona dell'encefalo, molti vasi sanguigni erano compromessi. Raramente ho visto incidenti vascolari così gravi che non fossero provocati da un trauma esterno." "Cosa mi dici di quegli impianti?" "Dalla cicatrizzazione dei tessuti circostanti devono essere stati eseguiti almeno un anno fa e non hanno provocato alcun trauma. Almeno non per la loro presenza a contatto con la corteccia cerebrale." "La corteccia cerebrale?" "Sì, Mulder. È un impianto, come supponevo, simile in tutto e per tutto a quelli atti ad interfacciare apparati artificiali con il cervello. Solo che..." "Solo che?" "...in questo caso si affacciano sulla zona silente, quella dove sembrano risiedere le facoltà intellettive!" "Quindi quella donna si interfacciava ad un computer per..." disse Mulder guardando lontano. "Mulder, se stai pensando di avere incontrato un'altra Invisigoth, ti prego di frenare. Certo, ammetto che l'esperimento potrebbe aver avuto un intento simile..." "L'emorragia non potrebbe essere il risultato dall'applicazione di una tensione troppo elevata?" "No. Un incidente del genere avrebbe provocato danni simili a quelli di una folgorazione, cosa che non abbiamo rilevato. Diciamo che potrebbe esserci stata tutta una serie di reazioni che potrebbero aver portato ad una grave emorragia, ma quel che sarebbe stato più logico trovare sarebbe stata una morte a causa della compromissione delle funzioni elettriche del cervello." "Quando è avvenuto il decesso?" "Da circa 24 ore, intorno alle 6 di sera di due giorni fa." Stando alla stampa dei dati relativi all'e-mail, l'invio era avvenuto alle 5:44 p.m. dello stesso giorno: praticamente l'ora del decesso. "Pensi che esista un collegamento non casuale tra la morte di Eileen Burmester e l'inoltro di quella e-mail dal suo computer?" chiese Scully incuriosita. Mulder non sembrò, questa volta, molto felice di dover rispondere, tanto che filtrò le parole che avrebbe voluto dire. Per lui era così: bastava un elemento a scatenare una serie di associazioni che per molti altri sarebbero state illogiche, per giungere ad una conclusione, e formulare una tesi. Solo che questa era una di quelle volte in cui era coinvolta in prima persona la collega e amica Dana Scully. "Scully, se non ne valesse la pena, non te lo direi mai, però credo che, in qualche modo, quella donna potesse entrare in contatto con Melissa." "Mulder... non penserai davvero che quella donna utilizzasse il computer per... per fare la medium!?" "Ascolta, Scully, non voglio crearti inutili preoccupazioni. Il computer sta per essere esaminato a fondo sia nell'hardware che nel software, e praticamente non sappiamo ancora nulla della Burmester, di quel che realmente facesse, della sua vita privata." I due agenti scesero in laboratorio dove erano attesi dalla squadra addetta alle indagini informatiche, a capo della quale era un uomo attorno ai 40 anni in camice bianco, non molto alto, con una grossa voglia rossa sul mento. "Vi aspettavamo. Abbiamo esaminato il personal. Nessuna elaborazione particolare sull'hardware di base. La scheda di interfaccia, invece, non sappiamo come possa essere entrata in possesso della vittima: siamo risaliti al produttore, è un'industria del Tennessee che fabbrica apparecchiature tecnologicamente avanzate dietro commissione di laboratori di ricerca. Applicazioni sperimentali, spesso coperte da segreto." "A cosa serve?" domandò curiosa Scully. "Acquisisce ed elabora segnali a tensione molto bassa. Viene utilizzata negli impianti cerebrali." "Questo lo supponevamo." rispose Mulder. Scully chiese ancora: "È possibile che da quella scheda vengano generate elevate tensioni in uscita, anche per via di un guasto?" "La scheda sembra integra ed è fornita di dispositivi di sicurezza, data la destinazione d'uso. Tuttavia, sono pur sempre attrezzature sperimentali, per di più utilizzate in modo non controllato. Non sappiamo cosa potrebbe essere successo." "Cosa è stato trovato sull'hard disk?" domandò questa volta Mulder. "A parte i pochi appunti e le e-mail, che vi abbiamo stampato, il software di gestione della scheda e quello per la connessione ad internet. Inutile dire che non abbiamo trovato, nella posta in uscita o recuperando i files cancellati, l'e-mail o la fotografia che ci avete consegnato." "Almeno per adesso può essere sufficiente. Vorremmo conoscere l'indirizzo della società produttrice della scheda." L'uomo consegnò un appunto agli agenti i quali si congedarono dal personale del laboratorio. 11:47 a.m. Mulder e Scully salirono agli uffici della sezione investigativa ove fu messa a loro disposizione una piccola stanza utilizzata in genere per riunioni occasionali. "Cosa ne pensi?" esordì Mulder dopo il silenzio dell'ascensore. "Ci sono molti aspetti che non hanno trovato risposta. La causa della morte è chiara, ma non quella primaria. In casa non sono state rilevate tracce o impronte di estranei, il che farebbe escludere una concausa esterna, ad opera di chicchessia." "Cosa ne pensi del fatto che non abbiamo trovato alcuna traccia della e-mail?" "Avrà saputo come cancellarla senza che fosse recuperabile da un esperto." "Scully, io credo che quella e-mail in qualche modo sia autentica. E se la Burmester stesse facendo un nuovo genere di esperimenti atti a potenziare le facoltà percettive della mente, in modo da estenderle in qualche modo ad un'altra dimensione?" "Forse era quel che credeva di poter fare, e fin qui ci credo anch'io, ma dubito fortemente che ci sia riuscita..." "Pensaci: le immagini ottenute dall'etere sono imprecise perché analogiche, soggette a disturbi. Se si riuscisse a digitalizzare quanto ricevuto, in connessione guidata con una mente già di per sé percettiva e ulteriormente stimolata, il risultato potrebbe essere sorprendente!" "Potrebbe, ma è solo una teoria e non abbiamo nessun appunto, nessuna prova. Non sappiamo se ha funzionato e poi, Mulder, quella fotografia è molto, come dire... terrena. L'hai detto anche tu che è stata fatta come se Missy fosse ancora viva!" "Potresti aver ragione... sarai d'accordo con me, però, sul fatto che ci siano elementi più che sufficienti per continuare ad indagare." "Sì Mulder. Penso che il prossimo passo sarà andare a fare visita alla società produttrice di quella scheda. È probabile che la Burmester conoscesse qualcuno, lá." "Partenza per il Tennessee, allora!" Jackson, Tennessee Biotek Industries Inc. Labs 3:39 p.m. Mulder e Scully furono ricevuti dal direttore del reparto ricerca e sviluppo, il dottor Bode, un tipo oltre la cinquantina, capelli brizzolati e occhi scuri. Indossava un camice bianco dal quale spuntava solo il pantalone grigio ed una cravatta rossa. "Siamo dell'FBI, agenti Mulder e Scully. Volevamo restituirvi qualcosa che probabilmente vi appartiene, magari in cambio di alcune informazioni che voleste fornirci." "Sono a vostra disposizione. Questa è la scheda? Sì, è nostra naturalmente. Come l'avete avuta?" "Era installata sul computer di una donna che è morta mentre vi era, per così dire, collegata. Si chiamava Eileen Burmester. La conosceva?" Avviò così il discorso Scully. "Eileen Burmester... non mi dice nulla. Collegata, dite? In che maniera?" "Con il cervello... aveva degli impianti sulla corteccia cerebrale, in corrispondenza della zona temporale." "Sì, ecco, questo genere di interventi vengono realmente eseguiti nella clinica afferente alla nostra società. Siamo una delle poche in tutto il paese e trattiamo pazienti che abbiano riportato delle lesioni di tipo neurologico. Spesso si tratta di esperimenti eseguiti dietro loro stessa autorizzazione. Ma non facciamo impianti nella zona temporale, non abbiamo in mente di eseguire la lettura del pensiero e non ne saremmo capaci." Disse il professore ridendo quasi tra sé e sé, quasi fosse una risata a proprio uso e consumo. "Può essere più preciso circa quali sono i casi in cui operate?" "Moltissimi casi: ogni qualvolta è necessario restituire una funzione perduta. L'impianto consiste in una miriade di microconduttori posti a contatto della corteccia cerebrale, con il compito di raccogliere i segnali dal cervello. Questi vengono elaborati da microchips, veri e propri microcomputers, in modo da far funzionare un apparato artificiale. Può trattarsi di un arto, una mano, od organi sensoriali. Attualmente stiamo lavorando per restituire una buona sensibilità tattile alle vittime di amputazioni, con risultati incoraggianti, già divulgati." "Davvero interessante: io sono un medico ed ho letto alcune pubblicazioni a riguardo. Ne deduco che l'elettronica che utilizzate sui pazienti non sia esattamente del tipo di questa scheda, che è da collegare esclusivamente ad un personal computer..." "Infatti. Queste schede sono in genere dei prototipi e vengono utilizzate in fase di studio, oppure per la calibrazione dei dispositivi artificiali, per sviluppare il software adatto, subito dopo o anche durante gli interventi." Scully mostrò le foto delle radiografie degli impianti della Burmester e i risultati dell'autopsia." "È possibile che qualcuno abbia eseguito l'intervento qui da voi, senza autorizzazione?" "È possibile, ma altamente improbabile. Conosco tutti i miei collaboratori e sono persone di estrema fiducia. I nostri scopi non prevedono impianti nella zona temporale: è troppo rischioso e, come vi ripeto, non ne avremmo l'interesse. Cerchiamo soltanto di aiutare le persone a riconquistare una vita normale, non ci spingiamo nello studio delle loro facoltà mentali. Forse, chissà, in qualche altra clinica hanno realizzato gli impianti e poi hanno utilizzato una nostra scheda. Abbiamo subìto diversi furti, qualche tempo fa." "Se è così... per il momento può essere sufficiente." Il professor Bode sembrò abbastanza ansioso di congedare Mulder e Scully, quindi li accompagnò fino al corridoio principale e tornò indietro camminando a passo spedito. "Non hai avuto anche tu l'impressione che fosse un tantino... spiazzato, Scully?" "Forse, un po'..." Nel frattempo il dottor Bode compose un numero interno al telefono portatile: "Pronto, Michael? Assicurati che lui non incontri i due agenti dell'FBI venuti a farci visita." Girato l'angolo, prima di passare nuovamente dinanzi alla portineria: "Scully, torniamo indietro." "Hai dimenticato qualcosa?" "Vorrei verificare un sospetto." "Mulder, che fai? Non è questa la strada, o te ne sei dimenticato?" "Quando vuoi conoscere la verità, non devi porre le domande!" sentenziò. Di scatto Mulder trascinò anche Scully dietro la porta che dava sulle scale, una serie di piani che scendeva giù fino al seminterrato. "Dove stiamo andando?" chiese Scully ansante. "Non lo so, da qualche parte. Mi sto facendo guidare dall'intuito." "Ah, siamo a posto!" Dopo aver sceso tre piani, Mulder aprì uno spiraglio della porta corrispondente a quella da dove erano entrati: "Non ancora, Scully!" Quindi percorsero ancora due piani, per controllare allo stesso modo la nuova porta. Questa volta Mulder la varcò: dava su un lungo corridoio, sufficientemente illuminato, mentre la luce esterna era praticamente assente. Non sembrava circolare anima viva ed i loro passi rimbombavano sordi sul linoleum verde screziato di grigio. "Mulder, non so fino a quando reggerò questa tensione: cosa stiamo cercando esattamente?" "Un archivio Scully, un archivio dei pazienti che sono stati ricoverati qui. E dei dipendenti che vi hanno lavorato." "Avremmo potuto cercare un terminale..." "No, i dati su computer spesso servono come 'facciata'." Prima che Scully replicasse, Mulder vide una porta in fondo al corridoio che stavano percorrendo. "Cosa ti fa pensare che là dietro ci sia quello che stiamo cercando?" "Il dispositivo di sicurezza!" A lato della pesante porta tagliafuoco in acciaio grigio, era posizionato un lettore di impronte digitali. "Fine della corsa, Mulder: quello è un lettore di impronte, non riusciremo mai ad entrare senza permesso." Mulder girò in tondo attorno a Scully, la quale lo seguì con lo sguardo. Ad un certo punto schioccò le dita e, con un briciolo di follia nello sguardo, esclamò: "Ci sono!" "Scully, il nostro equipaggiamento è rimasto in macchina, vero?" "Perchè?" "Lascia perdere, hai almeno con te un guanto di lattice?" "S-si, ma..." Mulder impugnò la chiave della macchina e una banconota, quindi raschiò una piccola quantità di calce dal muro, raccogliendo la polvere nella banconota. "Mulder... ho capito cosa vuoi fare... non funzionerà e ci scopriranno." Mulder continuò finché non ottenne una piccola manciata di polvere, quindi la sparse sul lettore d'impronte e la distribuì uniformemente sul vetro; fatto questo, la soffiò via. Una piccola parte di polvere restò attaccata al vetro del lettore, formando un'impronta che, probabilmente, apparteneva al d ito di una persona autorizzata. Così almeno sperava Mulder. "Mulder, ti prego, non farlo!" "Abbi fede, Scully..." Indossò il piccolo guanto in lattice e pose il dito indice esattamente sull'impronta, avendo cura di non cancellarla. Spinse il pulsante per l'avvio della lettura: il fascio di luce della scansione passò sotto il suo dito, quindi ci fu un attimo di silenzio. Dalla fronte di Scully scese una perla di sudore, poi la porta emise un ronzio, ed uno scatto ovattato. "Ce l'abbiamo fatta, Scully!" I due agenti spinsero la porta ed entrarono nella stanza buia, dopo aver eliminato le loro tracce. Si trovavano dinanzi ad un archivio metallico che occupava tutta la parete. Le torce illuminavano avidamente ogni cassetto per individuare la lettera B. Scully trovò il primo cassetto con quella lettera, lo aprì mentre Mulder controllava il successivo. "Mulder, guarda qui: James Burmester, Livello 8 - MU Lab. È una scheda personale, non una cartella clinica. Deve aver lavorato qui... anzi, lavora qui! Il suo nome non è stato cancellato!" "Volta pagina: c'è dell'altro." "Eileen Burmester era sua moglie!?" "Già: hanno divorziato da poco, stando a quanto scritto qui. I miei sospetti stanno trovando conferma: l'origine di quegli impianti, la funzione di quella scheda che abbiamo ritrovato... Scully, dobbiamo trovare Burmester e parlare con lui, subito!" Scully fece un sospiro quasi a voler trovare nuova forza. "Va bene, Mulder, voglio scoprire come e perché gli esperimenti che vengono condotti qui dentro hanno portato a quella fotografia, che forse è costata la vita di quella donna." Mulder e Scully riuscirono ad abbandonare la stanza e ad allontanarsi seguendo lo stesso percorso silenzioso che li aveva condotti lì. Risalirono i cinque piani e ne salirono altri tre, fino ad arrivare all'ultimo livello. "Coraggio, possiamo uscire, non avverto rumori all'esterno." Mulder e Scully uscirono nuovamente dal vano scale, seguendo i percorsi dei corridoi, in cerca di un laboratorio. Burmester doveva essere necessariamente in uno di quelli. Ad un tratto un uomo corrispondente alla sua descrizione uscì da uno stanzino: Mulder e Scully lo avvicinarono con atteggiamento apparentemente tranquillo. "Professor Burmester? Siamo due agenti dell'FBI, vorremmo parlarle personalmente. In privato, se possibile." L'uomo acconsentì, indicando di seguirli in un piccolo ufficio-ripostiglio. "Siamo molto contenti di averla trovata, professore." "Il piacere è mio... agenti?" "Mulder e Scully." "Scully..." "Siamo qui per via di sua moglie, professore." spiegò Dana. "Eileen... l'avete incontrata?" "In un certo senso... purtroppo non in tempo." "Cosa volete dire?" "Siamo spiacenti di comunicarle questa triste notizia. Abbiamo ritrovato Eileen priva di vita nel suo appartamento." "Oh mio Dio... Come... come è successo?" "Era di fronte al computer. Abbiamo ragione di credere che, in qualche modo, la sua morte abbia a che fare con i suoi impianti cerebrali." L'uomo si voltò di spalle e poggiò entrambe le mani sul tavolo, quindi lasciò il capo cadere tra le braccia, come se le forze lo abbandonassero. "Eileen, Eileen... Lo sapevo che le sue ossessioni l'avrebbero portata ad autodistruggersi, maledizione!" disse con voce rotta, scuotendo il capo. "Sapete, la causa del nostro divorzio fu proprio questa: da qualche anno a questa parte non faceva altro che pensare alla morte e ad altre possibili dimensioni di vita." "Abbiamo avuto modo di farci un'idea circa i suoi interessi..." "Già: da quando un fatto di cronaca nera la colpì in modo particolare, lei decise di... aspetti, Scully, ha detto? È strano, si chiamava Scully quella ragazza uccisa a Washington più di due anni fa." Dana rispose con un filo di voce: "Era mia sorella, ed è anche per questo che siamo arrivati fino a lei. Tutto ha avuto inizio da un impossibile messaggio e da una fotografia di mia sorella." "Non so se faccio bene a dirglielo, signorina Scully: mia moglie rimase molto turbata dalla morte di sua sorella. L'aveva conosciuta frequentando un seminario, ed il pensiero che una vita così giovane e positiva sia stata stroncata per una tragica fatalità, una coincidenza errata di eventi... si: l'ha incoraggiata a riprendere le sue ricerche nel campo medianico." "Professore, all'inizio pensammo anche noi a qualcosa del genere, ma siamo convinti che ci sia in gioco qualcosa di più." puntualizzò Mulder. "Sì, quegli impianti... non sarei autorizzato a parlarne e non so fino a che punto possa avere senso." "Potrebbe essere importante, professore." L'uomo esitò, poi decise di continuare la conversazione, facendo cenno di seguirlo fuori della stanza. Lungo il corridoio, la conversazione continuò: "Sarete già stati messi al corrente del tipo di ricerche che vengono svolte presso di noi: Eileen era rimasta, per così dire, accecata da alcuni trattati che aveva letto circa la possibilità di amplificare artificialmente le capacità percettive della mente umana. In me trovò un detrattore, ma con Bode sembrava andare d'accordo: fu lui ad operarla. Un intervento delicato che ebbe luogo a mia insaputa. Quando si riprese completamente, capii che tra noi non avrebbe potuto più esserci la fiducia di un tempo, e divorziammo." "Qual è il vero scopo di quegli impianti?" "Agente Mulder, conosce la teoria dei molti universi?" "Sì, ma la mia collega in particolare ha svolto studi approfonditi, con la sua tesi di laurea in Fisica." "Professore, premetto che allora avevo solo 23 anni..." sorrise sommessamente Scully. "Che cosa hanno a che fare queste teorie con gli esperimenti condotti su sua moglie?" "Come voi sapete, l'interpretazione dei molti universi secondo la meccanica quantistica fornisce una possibile localizzazione per i sogni oltre questa terra, ma ancora in un certo senso nello stesso spazio. Questa interpretazione, proposta da Hugh Everett nel 1957, stabilisce che ci sono molti, o forse infiniti, numeri di mondi paralleli coesistenti, oltre il nostro. Molti di questi universi sono quasi identici al nostro, ma altri sono piuttosto diversi. I nuovi universi sono costantemente creati in quantità incredibili. Ogni volta che un evento 'quantum' avviene, l'universo si divide, tale che tutto il possibile accade, ma in universi differenti." Mulder era letteralmente affascinato, e interruppe il passo, mentre in Scully si leggeva un vago senso di fastidio dipinto sul volto. "Quindi, professore, prima della suddivisione IO sono una persona, e dopo la suddivisione IO sono ancora una persona, ma in più di un universo. È dopo questa suddivisione che le differenze iniziano a succedere, pur essendoci un passato identico." concluse Mulder. Scully non nascose il suo profondo scetticismo: "Ma a quale scopo effettuare degli studi? La teoria dei molti universi ci dice che non può esserci contatto fisico tra i mondi separati: i nostri doppi, che abitassero quegli altri mondi, non avrebbero bisogno di contatto fisico perché, in un certo senso, noi saremmo già là." "Ha ragione, agente Scully. La convivenza di universi paralleli non è osservabile e dimostrabile, a meno che qualcuno di questi universi non interagisca in qualche modo con il nostro. Questo era il folle progetto di Eileen: comunicare con altri universi." Il professore fece cenno di seguirlo all'interno del laboratorio al quale erano giunti. Un laboratorio in cui il colore dominante era il beige, essendo arredato per lo più da calcolatori di vario tipo. "Ecco, vedete?" Disse sommessamente, mostrando loro delle stampe di dossier relativi ad alcuni soggetti. "Questi sono risultati di simulazioni tramite internet: noi effettuiamo soltanto simulazioni al calcolatore, niente più. Se mai fosse possibile, questi dati proverrebbero da diverse realtà virtuali, da universi tra loro paralleli." "Solo simulazioni virtuali?" commentò Mulder. "Mi spiace deluderla, ma questo è tutto. Ora scusatemi, avrei bisogno di restare solo." Mulder e Scully uscirono dal reparto dopo essere stati rapidamente congedati da Burmester. "Se devo essere sincera, le possibili origini di quel messaggio si stanno moltiplicando a dismisura, e non so più cosa pensare." "Una cosa è certa: Burmester non sa che la ex moglie interfacciava il proprio cervello ad internet per tentare di spingersi oltre nella comunicazione con altri universi!" "Questa è una tua supposizione, Mulder: perché mai proprio internet?" "Scully, sai meglio di me quale sia la struttura della Rete: una selva di connessioni ramificate, ove un pacchetto di dati può potenzialmente seguire più di un percorso prima di giungere a destinazione. Potrebbe riprodurre la selva di infinite possibilità che si presentano a ciascuno di noi ogni giorno, la dipendenza da variabili legate alla nostra esistenza..." "Mi spiace, ma non riesco a seguirti: ogni pacchetto di dati, alla fine, segue una ed una sola strada per giungere alla dovuta destinazione. E se così non avviene è perché viene perso!" "E se la rete, o una parte di essa, venisse utilizzata in modo da produrre tutte le situazioni possibili, duplicando il pacchetto in corrispondenza di ogni diramazione, di ogni gateway?" "Dove vorresti arrivare?" "Al messaggio di Melissa. Credo sia autentico e provenga da una realtà parallela alla nostra, in cui Melissa è ancora viva!" "M-Mulder... ti sei lasciato fuorviare da quanto hai recepito in un ambiente che ha molto di suggestivo. Quella fotografia è frutto della follia di Eileen Burmester, è evidente che si tratta di un suo fotomontaggio. Conosceva Melissa ed era addolorata per quel che le è successo, come tutti noi. Solo che la sua fragile psiche ha prodotto un'ossessione, che l'ha spinta ad immaginare, ad illudersi, che perfino a seguito di una tragica fatalità lei, come qualunque altra persona vittima di un destino avverso, potesse vivere ancora. Capisci? Lei aveva bisogno di credere in tutto questo!" "Perché avrebbe avuto bisogno di quegli impianti? In questi laboratori ci sono tutti gli ingredienti per tentare un esperimento del genere. La mancanza di etica di Bode e la determinazione ossessiva della Burmester hanno fatto sì che venisse compiuto il salto nel buio. Scully: hai ricevuto qualcosa da Melissa, e probabilmente non lo riceverai mai più, ma sai che in una dimensione affine alla nostra lei continua a vivere, è realizzata, è amata." "Mulder, la casa della fotografia era quella di Eileen: era un messaggio proveniente da lei, dalla sua mente. Come potrebbe essere proprio quella la stessa casa della famiglia di Missy?" "Forse Eileen l'aveva acquistata in seguito, di proposito... in fondo vi si era trasferita da circa un anno e tua sorella si sarebbe sposata da... circa due?" Scully scosse la testa, cercando di trattenere le lacrime che l'avrebbero fatta cadere vittima di tutto ciò che stava provando in quel momento. Così non rispose e proseguì in direzione dell'ingresso principale. "Scully... Scully?! Ascolta, so di averti turbato ma volevo chiarire l'origine che ci ha portati comunque a scoprire una serie di esperimenti illeciti, che avvengono senza il controllo delle autorità sanitarie ed i cui esiti, o scopi, non sono spiegabili con gli attuali mezzi della scienza. E resta da far luce sulla vera causa del decesso della vittima." In quell'istante una porta si aprì di scatto a pochi passi dietro di loro: "Difficilmente riuscirete a porre queste questioni ai vostri superiori!" Mulder e Scully si voltarono trovandosi dinanzi a Burmester: era armato e li teneva sotto tiro. "Vi siete spinti troppo oltre, agenti dell'FBI. Adesso vi farò io da guida!" "Ci siete riusciti, vero? Riuscite davvero a viaggiare attraverso mondi paralleli al nostro!" L'uomo sorrise sarcasticamente: "Agente Mulder, voi avete violato le norme di sicurezza di questo istituto di ricerca... mi complimento per la sua brillante idea, sì... quella della polverina: si dà però il caso che gli accessi siano segnalati e, per vostra sfortuna, quel dipendente dal quale ha preso in prestito l'impronta, è in malattia..." "Non abbiamo semplicemente violato le norme: abbiamo scoperto le sue antietiche implicazioni col caso della moglie di Burmester, con gli esperimenti che stava conducendo su di lei." "Eileen era consenziente!" "Resta il fatto che quel genere di esperimenti non sono ammessi!" replicò Scully. Bode nel contempo aveva condotto i due agenti in una sala attigua a quella che avevano visitato precedentemente con Burmester: qui trovavano posto diversi tavoli operatori. "Bode, non aggravi ulteriormente la sua situazione: cosa ha intenzione di farci?" "State tranquilli, non cesserete di esistere, né in questa né in altre realtà. Ma, in qualche modo, la vostra volontà sarà controllata..." Al termine della frase, si udì il suono dell'allarme antincendio, ed immediatamente Bode fu avvertito tramite il cerca persone che al livello 8 era scoppiato un violento incendio. "Nooo!" Urlò correndo fuori dalla sala, lasciando liberi Mulder e Scully che, estratte le rivoltelle, si diressero verso il corridoio, che si stava riempiendo di fumo. La squadra antincendio comparve da lontano, dall'estremo opposto, ed in quell'attimo, in direzione dell'incendio, si udirono delle urla, poi uno sparo. Gli agenti vennero accompagnati verso l'uscita di sicurezza, quindi ridiscesero da quell'inferno, non solo di fuoco, attraverso la scala esterna di sicurezza. 9:21 p.m. La sera era ormai calata da un pezzo e Mulder e Scully si avviavano verso la loro vettura, diretti nuovamente a Washington D.C. A pochi passi da loro, un'autoambulanza portava via un corpo entro il solito involucro nero; un'auto della polizia passava invece accanto a loro, con il professor Burmester che li osservava, privo di espressione, dal finestrino posteriore. "Mi hanno appena riferito che l'incendio è stato spento senza mietere vittime, ma tutte le apparecchiature, i dati contenuti nei laboratori che abbiamo visitato, sono andati distrutti." disse Mulder. "È stato Burmester, vero?" chiese Scully. "Sì, ha distrutto ogni frutto del lavoro che Bode ha eseguito su Eileen. Quindi lo ha ucciso..." riportò Mulder con aria sconfitta. "Mulder... ho pensato a quello che hai detto... e in qualche modo mi ha aiutato a sentire un po' meno il distacco da mia sorella. Non perché io creda che quel messaggio provenisse realmente da Melissa, da quella che lei sarebbe se solo, per qualche altra evoluzione degli eventi, non si fosse trovata nel mio appartamento." Mulder sedette accanto alla collega, intenzionato a confortarla: "Sai, Scully, anche se non credi a quegli esperimenti, c'è chi sostiene esista una situazione in cui le nostre menti sono scollegate da questo mondo: è il sonno. In quel caso, la strada è aperta per sperimentare gli altri universi attraverso i nostri doppi, e la nostra coscienza è la stessa della loro. Quando nel sogno diventiamo incoscienti di questo mondo, abbiamo accesso a tutti gli altri noi stessi, e a tutte le persone dei mondi di cui fanno parte." Scully sorrise. "Grazie Mulder, non so cosa sognerò questa notte, ma vorrei soltanto riposare, adesso." 3170 Annapolis, Maryland 8:18 a.m. Scully era nuovamente seduta di fronte al suo notebook osservando con aria molto triste la mailbox vuota, dopo avere appena scaricato la posta. Aprì una finestra dell'editor di testo, iniziando a buttare giù qualche stralcio del rapporto che, in tutta verità, non sapeva bene come avrebbe redatto. "Alla luce dei fatti, la ricezione di un messaggio di posta elettronica di dubbia origine, ha condotto la sottoscritta e l'agente Mulder a scoprire il cadavere di Eileen Burmester. Il decesso è avvenuto nell'abitazione della vittima, in seguito a vasta emorragia cerebrale causata, probabilmente ma non certamente, dalla presenza di un impianto neuroelettrico sperimentale in corrispondenza delle zone temporali di entrambi gli emisferi cerebrali. I dati inerenti i risultati, e gli scopi, degli esperimenti in questione, sono andati distrutti in seguito ad un incendio divampato presso i laboratori ove si suppone venissero eseguiti. Ne segue che non è dimostrabile la relazione tra esperimenti e fotografia contenuta nel messaggio. Il caso resta irrisolto." Scully chiuse il file e riaprì la mailbox: aveva ancora quella fotografia nella posta ricevuta, la aprì e si mise ad osservarla in un modo che forse, per senso critico, non si era mai concessa di fare. "Missy: se in questo momento sono insieme a te, alla tua splendida famiglia, al piccolo Stevie, sappiate che vi sono vicina con il cuore." Tentò un'ultima volta di spedire un messaggio all'indirizzo che conosceva, scrivendoci soltanto: 'E-mail me. Dana' Questa volta, il messaggio non tornò indietro. F I N E