Monica M. Castiglioni "In Alto i Cuori" X-1MC11020597 Tribunale di Washington Lunedì, 1.12 p.m. "Complimenti, avvocato." Un grosso uomo si girò, stringendo la mano al proprio patrono. "Una causa così, non l'avrebbe vinta proprio nessuno!" sussurrò sorridendo, mentre si avviava verso l'uscita dell'aula. "Complimenti Robert." disse una donna, dai radi capelli di un colore indefinito, tra il rosso e il marrone, a causa di troppe tinte. Lui sorrise. "Vado a farmi un caffè." Uscì dall'aula e si diresse verso il bar del tribunale. Salutò un paio di colleghi e si sedette al banco, ordinando un espresso. Vicino a lui si sedette un uomo, alto e magro, grigio di capelli, senza barba né baffi, con un'aria solenne e dignitosa. "Avvocato Blanck?" "Sono io." disse lui. "Avrei bisogno di un suo consulto." "Ho appena finito una causa, signore." "Lo so. Ho seguito. E' per questo che sono qui da lei." disse lui. Aprendo una borsa gli mostrò diverse centinaia di bigliettoni verdi. "Ah, sì. Dica." fece l'avvocato. "Dovrebbe vedere una cosa." L'avvocato lasciò il caffè e una banconota sul tavolo, quindi seguì l'uomo. Entrarono in una macchina nera e lunga. "Lei ha mai mentito, avvocato?" L'uomo rimase un attimo in silenzio. Poi rispose: "Per difendere le mie cause." "Quello che ha fatto uscire questa sera di prigione, è un pluriomicida." "Già." sorrise lui, convinto che questo giovasse alla sua fama. "Già." "In Alto i Cuori Sono Rivolti al Signore." Flowers Beach, Maryland, Domenica, 10.13 a.m. "E così mi sono detta: perché‚ non cambiare un po' ed andare alle spiagge? Insomma, allora perché‚ non invitare anche te?" Dana Scully si stava spalmando dell'olio solare sulle braccia, tenendo gli occhi chiusi, il volto verso il cielo. "Hai avuto una bella idea." disse. "Solo che non sapevo se tu lavoravi o no, di domenica." "A volte." Dana sorrise. "Come va, a proposito?" L'agente sorrise: Hellen, la sua migliore amica era sempre molto gentile con lei, talvolta un po' curiosa. "Sta andando bene. E' un periodo tranquillo. Piuttosto, l'allergia di Trent?" "Oh, i medici mi hanno assicurato che basta aspettare che passi il periodo del polline." Hellen si alzò e inforcò gli occhiali da sole. Guardò verso la riva e urlò: "Non entrare in acqua, Trent!" Dana sorrise e si aggiustò il prendisole giallo sotto le gambe. "Eh, non è ancora la stagione, per bagnarsi nell'oceano. Fa freddo." specificò Hellen. "E poi..." "Mamma!" si sentì. "Non posso proprio?" "No!" esclamò Hellen. "E poi come va a fronte di uomini?" Dana scoppiò a ridere. "Dico sul serio, Dana!" "Lo so, lo so. E' proprio questo che mi fa ridere." "Insomma, come va?" Il monologo di Hellen fu di nuovo interrotto da Trent: "Mamma!" "No, tesoro, ti ho detto che non puoi bagnarti!" Ma il bambino arrivò di corsa dalle due donne: "Mamma, Dana! C'è un cadavere!" La prima a scattare in piedi fu Scully. "Un cadavere?!" Il bambino le condusse fino di un'insenatura coperta da un ponte di legno. "E' là." Hellen prese tra le braccia il figlio. Scully scivolò sotto il ponte e trovò lì il corpo steso, con il volto affondato nella sabbia. Con la punta delle dita tirò fuori il portafoglio dalla tasca dei pantaloni dell'uomo. Quindi uscì alla luce: "E' un uomo." disse, aprendo il portafogli. "Oh Dio." sussurrò poi. "Cosa c'è, Dana?" "E' Robert Blanck." disse lei. "Quell'avvocato che ha fatto scagionare quel killer che poi è stato ucciso?" Scully annuì: "Sì, proprio lui. Era scomparso appena dopo la vittoria." Aprì la carta d'identità e lesse. Ma subito la lasciò cadere. "Che cosa c'è?" "Ancora... Non è possibile." Raccolse il documento, mentre il posto cominciava ad affollarsi di curiosi, poliziotti e giornalisti. "Andate a casa." "Tu come farai a ritornare?" le chiese Hellen, stringendo la mano al figlio. "Vado a chiamare Mulder." disse lei, avviandosi verso una cabina telefonica. Flowers Beach, Maryland, Domenica, 10.43 a.m. Scully, seduta su uno scoglio, osservava le operazioni dei poliziotti, mentre attendeva l'arrivo del collega. Indossava ancora il prendisole e le scarpe da ginnastica, ma in quel momento i suoi pensieri erano concentrati sulla carta d'identità di Robert Blanck. Su questa, una scritta in caratteri indelebili violacei diceva: "COLPEVOLE". "Agente Scully?" sentì ad un tratto qualcuno che la chiamava dal dietro. _Una voce nota_. Dana si girò: "Mulder, mi dispiace averti rotto il weekend..." iniziò lei, vedendolo in jeans e T-shirt. "Oh, di niente." sorrise lui. "Anche il tuo deve essere stato rovinato." fece, riferendosi all'abbigliamento di lei. "Quasi non ti riconoscevo." Scully indicò il corpo che stavano portando via. "Allora, un altro 'colpevole'?" chiese lui. "Già. Pensavo fosse un fatto isolato, invece..." Scully prese un profondo respiro. "Chi l'ha trovato?" chiese Mulder, mentre, allontanandosi dal porto, si avviavano verso le auto della polizia. "Trent." rispose Scully. "Il tuo figlioccio?" "Già. Stava giocando con un gruppetto di amici. Voglio farmi dare il caso, Mulder." Lui annuì. "Che fai, vieni con me?" gli chiese. "Ovviamente." sorrise Fox. "Ah, prima di andare al Bureau, puoi lasciarmi a casa? Devo cambiarmi." "Perché? Il giallo ti dona." scherzò lui, beccandosi uno sguardo di sussiego dalla collega. FBI, Quartier generale di Washington Sala delle autopsie Domenica, 2.13 p.m. Il cadavere di Robert Blanck giaceva sotto la lampada bianchissima, adagiato sul lettino metallico. Dana Scully stava guardando i risultati dell'esame tossicologico del corpo che aveva sotto gli occhi. Fare gli straordinari, proprio in una bellissima domenica, quando avrebbe potuto starsene sdraiata al sole, in compagnia della sua migliore amica, non era nella sua filosofia di vita, ma, probabilmente, la dottrina di Mulder aveva cominciato a corromperla. Stava per uscire dalla sala, quando Fox arrivò da lei. "Trovato qualcosa?" "Sì. Nel sangue c'è un alto tasso di adrenalina e di alcool." "Come nel primo caso." ricordò Fox. "Gli hanno sparato?" "No. All'inizio ho pensato ad avvelenamento, ma poi ho notato questi." Dana indicò due segni rossi sulle tempie. "Folgorazione?" chiese lui. "Già. Sembra quasi che sia stato ucciso su una sedia elettrica. Ce ne sono tutti gli indizi." Il collega annuì. "Tu pensi che sia ancora lo stesso?" le chiese. "Mulder, John B. Samuels, l'omicida che ha fatto la prima vittima di questo caso, è stato ucciso dalla polizia quattro mesi fa." gli ricordò lei. Poi lo guardò in viso ed esclamò: "Ah, no, non dirlo!" "Che cosa?" sorrise lui con aria innocente. "E' un emulo. Ne sono convinta. Quel tale è morto e sepolto, Mulder. E' morto!" Fox continuava a sorridere, divertito dalla presa di posizione della collega. "Lo so, Scully. Lo so che è morto." Scully ricoprì il cadavere con il lenzuolo azzurrognolo e uscì dalla stanza. "E' morto. E John B. Samuels non è tornato dall'oltretomba per continuare il suo operato." Scully si tolse il camice e si avviò con lui verso l'ufficio degli X-Files. "Sono d'accordo con te." disse lui. "E nessuno si è messo in comunicazione medianica con lui." "Ok." concordò. Scully sospirò di sollievo. "Meno male. Almeno le teorie più strane credo di averle esaurite. Non penso che ti rimangano molte idee strampalate." Mulder sorrise: "Scully, com'è che allora il particolare della scritta 'colpevole' non era stato reso noto e ora è saltato fuori?" Dana si lasciò cadere scoraggiata sulla sedia. "Mi sembrava strano..." sussurrò. "Mettiamola così: qualche giorno prima di venire ucciso, Samuels ha parlato di questo fatto a qualcuno." Scully scosse la testa. "Samuels è stato ucciso il giorno dopo l'omicidio. E poi la vittima era 'colpevole' di avergli fracassato il cofano della macchina con una mazza da baseball." "Già." convenne Mulder, mentre si fermava a pensare. "E invece Blanck era un avvocato di grande fama." "Un atto sociale: ha fatto uscire di galera un pluriomicida." "Allora, o il nuovo killer è un poliziotto che era nel caso oppure..." "Ah no!" Dana alzò una mano. "No! Non dirlo nemmeno per scherzo, Mulder!" "Volevo solo dire che magari è riuscito ad infiltrarsi nelle banche dati." finse lui. "Sei ipertesa, Scully. Oltre che prevenuta." "Io voglio vedere i reperti di Samuels." si avviò verso la porta, ma prima di uscire volle prendersi la sua piccola rivincita. "Ehi, Mulder, non ti ho mai detto che quando ti metti a parlare di alieni sei da taglio delle vene?" Gli lanciò un sorrisetto e uscì, chiudendo la porta dietro di sé. Fox sorrise: "Questa me la devo segnare." Appartamento di Dana Scully Domenica, 11.29 p.m. Un plico di fotografie e di fascicoli erano riposti ordinatamente sul tavolo, vicino alla finestra. Tra di essi, uscivano vari foglietti usati da segno. Il computer era acceso e lo schermo spandeva una fievole luce azzurrognola per la stanza. Scully stava dormendo, appisolatasi sul divano durante una pausa. Ma il telefono la destò: "Pronto?" disse con tono assonnato. "Ciao Scully, sono io." Lei strizzò un sorrisetto: Mulder. "Stavi dormendo? Ti ho svegliata?" "No, no." mentì lei. "Che c'è?" "Ho riguardato nel fascicolo che avevo fatto sul caso Samuels. Hai sotto mano il plico?" le chiese. "Sì, certo." Si alzò. "Perché?" "In una foto dell'appartamento, lo vedi?" "Aspetta, non trovo la foto." Tenendo il telefono tra l'orecchio e la spalla, Scully aprì un paio di fascicoli. Ma in quel preciso istante, tutte le cartelline decisero che era ora di fare il bungee jumping, ma senza elastici. Tutte assieme e tutte di colpo finirono ai piedi di Dana, che, sospirando e sbuffando, si chinò a frugarle per trovare quella foto. "Mulder, non la trovo, ce ne sono venti qui, di foto." "Quella con Samuels in primo piano, davanti al divano." "Ah, trovata." disse in fine lei. "Cosa dovrei vederci?" "Lo vedi quel riflesso nella finestra?" "Sì, lo vedo." Scully era seduta per terra, osservava la foto, con un po' troppa voglia di dormire per riuscire a seguire quello che Mulder diceva. "C'è qualcuno lì dietro Scully. Ne sono convinto. Lo vedi?" "Sì, Mulder, sì. Lo vedo." "Scully, stai bene?" "Sì, Mulder, lo vedo." "Ah." fece lui, un po' divertito e un po' dispiaciuto per averla svegliata. "Ok, allora la vediamo meglio domani in ufficio. Va bene?" "Perfetto." sorrise lei, già per metà nel mondo dei sogni. "Allora, buona notte, Scully." "'Notte Mulder." Dana spense telefono, computer e luci, si buttò sul letto e si addormentò di colpo. Ufficio degli X-Files Lunedì, 7.59 a.m. Scully corse giù per le scale e appena prima di entrare si passò una mano tra i capelli. Prese il respiro ed entrò. "Buongiorno, Mulder." lo salutò. "Ciao, Scully." rispose lui, con fare assente. Era seduto - come suo solito - con i piedi appoggiati al tavolo e tra le mani teneva aperto il fascicolo su Samuels. "Sempre puntualissima, come al solito." commentò, senza sarcasmo. Quella mattina, in realtà, Scully si era svegliata con mezz'ora di ritardo, e aveva dovuto fare tutto di corsa, per riuscire a non dare l'impressione di aver avuto quel piccolo problema a Mulder, che in quel periodo le dava la netta sensazione di doverla prendere in giro per ogni minima idiozia. E Scully sapeva che, se Mulder iniziava, poi non la finiva più. Fox fece scivolare sulla scrivania una foto. Quindi indicò un punto preciso: "Chi è?" Scully guardò bene sulla stampa. "L'immagine riflessa di un poliziotto?" propose, pentendosene subito: Mulder l'avrebbe presa in giro almeno per due ore. "Così pensavo anch'io." disse invece lui. "Ma guarda bene. Non è un'immagine riflessa." Le passò una lente d'ingrandimento. "Sì, hai ragione." sussurrò lei. "E chi è 'sto tizio che guarda dentro dalla finestra di un appartamento in cui la polizia ha fatto un'irruzione, per di più senza che nessuno se ne accorga?" "Ah, non lo so." disse lui, tirandosi in piedi. "La porti tu alla scientifica?" "Sì, ma tu dove vai?" "A casa di Samuels." 14 Clair Street ex residenza di John B. Samuels Lunedì, 8.27 a.m. La catapecchia nella quale Samuels aveva vissuto i suoi ultimi momenti di vita era circondata da altre catapecchie. Ma quella dell'omicida si riconosceva per la sua inconfondibile decadenza, non certo verlainiana. Le strisce gialle messe dalla polizia svolazzavano ancora attaccate agli stipiti, sbiadite e strappate. La porta era aperta, nel vero senso della parola: aveva una grossa breccia nel centro, proprio come se qualcuno vi avesse tirato calci finché non aveva ceduto. Mulder entrò senza difficoltà, perché la serratura era stata presa di mira allo stesso modo del pannello centrale. L'appartamento di Samuels era stato messo sottosopra completamente. Probabilmente i vicini avevano saccheggiato la casa, non appena la polizia l'aveva lasciata. Camminò fino alla sala. Il divano sul quale era steso il cadavere di Samuels nella foto che aveva mostrato a Scully, era stato completamente tagliato dalla polizia. Mulder allungò le dita tra la stoffa e toccò la polvere bianca che vi era sparsa: eroina. Forse i vicini non avevano ancora finito di fare le pulizie. Fox scavalcò i cumuli di ciarpame che era ammassato nella sala ed arrivò alla finestra. Era passato troppo tempo, pensò. L'aprì a fatica. Le cerniere erano completamente arrugginite. Un cumulo di polvere era stata fermata sotto il serramento. Mulder raccolse tutte le schifezze in un sacchetto, quindi ci guardò dentro. C'era qualcosa, nettamente diverso da tutto il resto. Capelli grigi. FBI, Sezione scientifica ore 9.16 a.m. "Perfetto." disse Scully. "Non lo vedi anche tu un volto qui?" Indicò una parte dell'ingrandimento della fotografia. Fritz, un giovane agente della sezione scientifica esperto in fotografia, osservò lo schermo. "Sì, mi sembra." "Puoi cercarlo negli schedari per me?" "Non c'è problema." "Grazie." concluse Scully. Quando Dana rientrò nell'ufficio degli X-Files, Mulder era già arrivato. "Scoperto qualcosa?" gli chiese. "Non molto, oltre al fatto che la casa di Samuels è stata quasi demolita dai vicini. Tu?" Gli passò alcuni fogli e riprese: "Questi sono i miglior ingrandimenti che siamo riusciti a fare. Questo tale, chiunque sia, non è schedato. Non è un poliziotto né un agente federale." Mulder annuì: "Siamo a cavallo, insomma." "Non abbiamo in mano niente, Mulder." concluse lei. Ma proprio in quel momento il telefono squillò. FBI, Quartier generale di Washington Lunedì, 7.07 p.m. Scully era seduta appena fuori dalla sala delle autopsie, con ancora indosso il camice verde. Non si accorse quando Mulder arrivò. "Ho preso gli esami, Scully." Lei trasalì. "Ehi, tutto bene?" "Ah... Sì, sì, tutto bene. Allora" riprese lei. "che c'è scritto?" "Era completamente fatta. Ma questo credo che questo l'avrai notato anche tu." "Già. Sai Mulder, è strano... E' quasi impressionante vedere una ragazza così giovane, già drogarsi ed essere... condannata alla sedia elettrica." Scully trasse un profondo respiro. "Sedici anni..." "Ho cercato parenti o amici..." Mulder lasciò in sospeso la frase. "E non ne hai trovati." concluse Scully. "Già... Poveretta. Ma chi l'avrebbe potuta volere morta?" "Non lo so. Ed è quello che voglio scoprire." Mulder appoggiò la mano sulla spalla della collega e fece per allontanarsi. Ma lei lo richiamò: "Aspettami, vengo anch'io." Henries Street Maryland Martedì, 5.05 a.m. "Signore! E' qui!" Un agente risalì la collinetta che portava verso le villette. Walter Skinner si avviò a passi lunghi verso il bordo della strada. Le prime luci dell'alba avevano già inondato la fredda radura di un chiarore di ghiaccio. L'uomo osservò per alcuni istanti un corpo, steso di traverso sul bordo della strada. Inspirò e concluse: "Sì, è lui." Un agente si infilò un paio di guanti di lattice bianchi ed estrasse il distintivo dalla tasca interna della giacca del cadavere. Lo aprì e lo mostrò a Skinner: "Un altro." Lui prese in mano il documento: "COLPEVOLE". "Signore, ha già istituito una squadra investigativa sul caso?" chiese l'agente. Skinner tardò alcuni attimi a rispondere. "Sì, se ne stanno occupando gli agenti Mulder e Scully." "I due degli X-Files?!" esclamò un altro. "Sì, proprio loro." tagliò corto Skinner. "Anzi, chiamateli." FBI, Quartier Generale di Washington Sala delle autopsie Martedì, 6.07 a.m. "Grazie per essere venuta così presto, agente." riprese Skinner. "E' la terza morte di questo genere. Ho bisogno di tutte le vostre forze per risolvere il caso." Quindi uscì. Scully si tolse la giacca e l'appese. "Mi spieghi tu qualcosa di più?" Si infilò il camice. Stava per allacciarselo, quando Mulder si alzò e l'aiutò a chiudere i lacci sulla schiena. "Hanno trovato il cadavere di un agente dell'FBI, questa mattina." Scully annuì, mentre si legava i capelli. "Era un amico di Skinner. Aveva risolto da un paio di giorni un caso decennale. Forse ne hai sentito parlare, era quello dei rapimenti multipli." Dana annuì. "Sì, ricordo qualcosa." Sollevò il lenzuolo azzurro. "Non credo che ci sia molto da fare." sussurrò. Anche quel cadavere presentava i segni di una folgorazione elettrica. Scully lo ricoprì dopo pochi istanti e si tolse i guanti. "Qualcosa che non va, Scully?" La donna scosse leggermente la testa. "Arretrati di sonno?" "Sì, forse. E'... E' che mi sembra che questo caso ci stia scappando di mano..." Si sedette di fronte al collega. "Si trova un cadavere via l'altro." commentò Mulder. Ci fu un attimo di silenzio. Quindi Mulder allungò un braccio ed alzò il lenzuolo. "Guarda qui, Scully." "Cosa?" "Li vedi questi segni?" Scully si rinfilò i guanti e ripulì il polso dell'uomo dal fango. "Già... C'erano anche sugli altri cadaveri... Non ci avevo fatto caso, mi viene in mente solo ora. Pensavo fossero schizzi di penna." Scully li guardò bene. "Ma che cosa potrebbero essere?" "4 e 6." Scully alzò lo sguardo verso il collega: "Come?" "4 e 6. Sono scritti in caratteri ebraici." spiegò lui. "E cosa ci fanno un 4 e un 6 ebraici sul polso di un uomo assassinato?" Mulder si alzò. "E' quello che vorrei sapere anch'io, Scully. Hai fatto delle foto dei cadaveri precedenti?" "Sì, sono nei fascicoli. Ma dove vuoi arrivare, Mulder?" "Non lo so ancora di preciso... Fammi vedere quelle foto." Uscirono dalla sala e si diressero verso l'ufficio degli X-Files. Scully sfogliò un paio di fascicoli, quindi ne estrasse alcune foto. "Eccole." "Scully, perché non vai a dormire un po', intanto che io cerco di tirarci fuori qualcosa?" La donna annuì. "Sarà meglio. Comincio a vedere i frattali per la stanza." "I frattali?" chiese lui. "Annebbiamento della vista." Spiegò lei, mentre si infilava il soprabito. "Non è un termine medico. " Mulder sorrise: "Sì, hai proprio bisogno di un bel sonno." Dana salutò il collega con un cenno della mano ed uscì. Luogo sconosciuto Data sconosciuta Ora sconosciuta "No! Non ho fatto niente!!! Io non ho fatto niente!" Era una voce dispersa nel buio. Dispersa come un segnale lanciato nello spazio e mai più recuperato. "2." Un'altra rauca e solenne... come una condanna. FBI, Quartier generale di Washington Martedì, 12.30 p.m. Scully stava di nuovo correndo verso l'ufficio di Mulder. Quando se ne rese conto si diede della pazza. Nonostante ciò, continuò nel suo incedere spedito, tanto che scivolò sugli ultimi gradini. Non riuscì ad alzarsi subito. Mulder aprì la porta dell'ufficio: "Scully, che è successo?" L'aiutò a rialzarsi. "Sono scivolata." rispose lei semplicemente. "Stai bene?" "Sì, sì. Allora, che cos'hai scoperto?" "1, 5, 7, 8, 9." le rispose. "Sono i numeri scritti sui polsi delle vittime?" "Sì." Mulder si sedette e le passò la foto che lei aveva fatto analizzare da Fritz. "Non hanno trovato nessun indizio. Né vi sono prove che questo tale esista davvero o che sia..." "No, aspetta un momento, Mulder. Che esista davvero?" "No?" Scully sospirò: "Ok, ok. Vai avanti." "Abbia qualcosa a che fare con questo caso." "E la storia dei numeri?" "E' una teoria un po' stravagante, ma..." Scully rise. "Ormai da te mi aspetto di tutto, Mulder." Mulder si unì a lei: "Già. Allora..." Il suo discorso fu interrotto dallo squillo del telefono. "Sì?" chiese rispondendo. Ascoltò per qualcosa istante, quindi riagganciò. "Ne hanno trovato un altro." Ditta GWAGMIA 28 White Street, Maryland Martedì, 2.13 p.m. "Le morti si stanno susseguendo un po' troppo in fretta per i miei gusti." esclamò Skinner non appena vide arrivare i due agenti. "Considerate da ora in poi di avere tutte le risorse del Bureau a disposizione delle vostre indagini." Mulder e Scully si avviarono verso l'uomo che aveva trovato il cadavere di Robert "Bobbie" Richt. "Cosa mi stavi dicendo a proposito dei numeri?" riprese Scully. "Tu li sai i dieci Comandamenti, vero?" Scully annuì. "Perché?" "Ho visto una correlazione tra tutti i cadaveri e la violazione di uno o più Comandamenti." "Ah." fece Scully non troppo convinta. Ma ormai erano arrivati e Mulder non volle continuare. "Agenti Mulder e Scully." si presentarono. "Vorrebbe dirci come sono andate le cose?" "Ecco..." L'uomo che aveva ritrovato il cadavere era un operaio della ditta GWAGMIA, un uomo alla buona. "Io dovevo sistemare un tubo, quando l'ho visto... Dio mio... Poveraccio." Il cadavere si intravedeva rinchiuso tra due lamiere di recinzione. "Sembrerebbe sia stato messo lì dall'esterno." costatò Scully, mentre Skinner li aveva raggiunti. "Sembra quasi una punizione divina. Bobbie... non era cattivo... davvero." continuò l'operaio. Mulder si infilò un paio di guanti di lattice e si abbassò accanto alla collega, mentre lasciava silenziosamente a Skinner il compito di ascoltare l'uomo. "Bobbie, sì, era un brav'uomo. Qualche volta bestemmiava un po', però..." "Scully... Guarda qui." Mulder indicò il polso della vittima. Un segno blu di penna. Skinner congedò l'operaio, quindi si rivolse ai suoi agenti: "Avete trovato qualcosa?" "Forse." rispose Fox. "Forse?" chiese Dana. " Mulder?" "Quello è un 2, Scully." La donna riflesse per un instante. Non ci voleva credere. Ma alla fine dovette cedere: "Non nominare il nome di Dio invano." "Più ovvio di così." riprese lui. "Mulder, ma è letteralmente assurdo!" esclamò Scully. Skinner si intromise nel discorso: "Qualunque cosa sia, vedete di venirne a capo. Anche se doveste tirare in ballo Dio." Detto questo, si allontanò da loro. Fox guardò la collega. "Dài, spara." concluse lei con un sospiro. "Non c'è molto da spiegare, Scully. I fanatici religiosi sono molti. E anche i megalomani. Non è difficile trovare qualcuno che si crede Dio." "Questo lo so, ma arrivare a giustiziare perché siano rispettati i comandamenti mi sembra fin troppo assurdo per essere vero." "Abbiamo anche incontrato di peggio." "Agenti Scully e Mulder, immagino." Una voce alle loro spalle li distolse dal discorso. L'uomo che li aveva appena chiamati era alto e magro, con capelli grigi ben tenuti e un'aria solenne e dignitosa. "Siete qui per la morte di Bobbie, immagino." "Sì." rispose Scully, facendosi avanti. "Lei è il signor?" "Vigas Siles. Sono il proprietario dell'azienda. Bobbie era un mio dipendente. Posso esservi d'aiuto?" "Conosceva bene Robert Richt?" riprese Scully. "Certo. Per me i miei operai sono come la mia famiglia. Ho una scheda su ognuno di loro, ma non saprei trovarvela. Devo aspettare la mia segretaria. Non appena la signorina Barbara arriverà, le pregherò di farmela avere." Scully annuì. "Grazie." Quindi passò un biglietto all'uomo. "Può trovarmi a questi numeri." "Se aveste bisogno di qualunque cosa, la mia ditta è a vostra disposizione." Come per magia lasciò scivolare nelle mani dei due agenti due volantini pubblicitari della GWAGMIA, quindi si allontanò da loro. Gli stessi volantini furono fatti sparire dai due agenti alla stessa velocità con cui erano apparsi, in una tasca del soprabito. Avevano di più importante a cui pensare. FBI, Quartier Generale di Washington Ufficio degli X-Files Martedì, 7.01 p.m. L'autopsia di Bobbie aveva rilevato esattamente le stesse condizioni dei cadaveri precedenti. Ma Scully non era convinta del caso. "Mulder, facciamola finita. Dimmi cosa stai pensando." disse, irrompendo nell'ufficio del collega. "Oppure...?" replicò lui. "Oppure?!" Fox si mise a ridere. "Ti sembra il momento di scherzare?!" esclamò lei. "No, proprio no." ammise lui. "Appunto." Fox si sedette dietro la propria scrivania e attese che anche la collega si accomodasse prima di iniziare. "Allora: il primo cadavere che abbiamo trovato è quello di un avvocato: il numero sul suo polso era..." Prese in mano un fascicolo e sfogliò qualche pagina. "8." "Non dire falsa testimonianza contro il tuo prossimo." concluse Scully. "Quindi abbiamo ritrovato una ragazza tossicodipendente. 1 e 7." "Non avrai altro Dio davanti a me e non rubare. Immagino che mi verrai a dire che la droga è come un dio e che quella ragazza rubava per procurarsela." "Ho controllato. Ha due precedenti penali per furto e uno per detenzione di droga." "Aveva..." lo corresse inconsciamente Dana, sottovoce. "L'agente Phil Michealson aveva sul polso i numeri 5 e 9." Scully alzò lo sguardo verso il collega. "Non uccidere e non desiderare la donna d'altri." "Siamo tutti sotto tiro, insomma." "Vuoi piantarla, Mulder?!" "Scusami. Non credevo di averti esasperato." Fox si tirò in avanti. "Questo tale doveva saperne molto di quelli che ha ucciso. Insomma, come faceva a sapere che Michealson aveva una relazione con una donna sposata?" "E' sicura questa notizia?" replicò Scully. "Be', me l'ha detto Skinner, temeva che ci fosse di mezzo qualche vendetta dal marito di lei." le spiegò. "Ma?" "Ma è innocente, nonché all'estero." Scully prese in mano le foto. "Ok. Stiamo cercando un tale che si crede Dio, e che è riuscito a costruirsi una sedia elettrica per giustiziare chi non gli va. Ma il problema è anche un altro: come fa, 'sto tale, a sapere tutto quello che sa della gente? Hai qualche idea?" Mulder scosse lievemente il capo. "Anche se te lo dicessi, non mi crederesti." "Sì, forse hai ragione." Dana annuì. "Ma tu prova a dirmelo lo stesso." "Quel tale, che secondo me è lo stesso della foto di Samuels, riesce in qualche modo a leggere..." Mulder stava già per rinunciare. Ma visto che Scully non dava ancora segni di insofferenza, proseguì. "A leggere nel pensiero degli altri, riuscendo così a sottrargli i loro più intimi segreti." Dana annuì. "Ok. Poniamo che sia così. Come lo troviamo?" Il telefono squillò, interrompendo di nuovo il loro discorso. Era il cellulare di Scully. "Pronto?" Dall'altra parte, la gentilissima voce di Vigas Siles: "Buona sera, agente Scully, mi dispiace disturbarla, ma Barbara mi ha fatto avere il fascicolo." "Ah, va bene, grazie." disse lei. "Vengo a prenderlo." Dana spense il cellulare e si alzò. "Vado a prendere quel fascicolo su Bobbie. Spero che possa portarci da qualche parte." "Ok. Vengo con te?" "No. Stai pure a cercare la teoria più pazza qui nel tuo regno." lo prese benevolmente in giro. "Io ho bisogno di fare quattro passi." Mulder sorrise e la salutò: "Ci vediamo domani, allora." Ditta GWAGMIA 28 White Street, Maryland Martedì, 8.07 p.m. Scully parcheggiò di traverso, infilando la propria vettura tra due alberi, non proprio vicino all'entrata della GWAGMIA. Strano nome, pensò, mentre si avviava ad oltrepassare la soglia. Forse, se fosse stata in vena, alla fine avrebbe chiesto al proprietario cosa significava. Arrivata alla porta, fu accolta calorosamente da Barbara: questa era una bella donna, non troppo giovane, non bionda, non magra né grassa... non era la tipica segretaria. La donna la fece accomodare nell'ufficio di Siles, che poco dopo si presentò con uno splendido sorriso davanti all'agente. "Mi perdoni per l'attesa." disse lui. "Si figuri." rispose lei. Appartamento di Fox Mulder Martedì, 8.09 p.m. Mulder si frugò nelle tasche della giacca. Voleva dare un'occhiata al volantino che aveva ricevuto e inabissato quel giorno. Ma poi si ricordò di averlo tolto e messo da qualche parte. Lo cercò per qualche istante, poi, finalmente, lo ritrovò appoggiato sotto ad un bicchiere. Distorta da questo, la foto di Vigas Siles, capeggiava in mezzo alla parte posteriore del volantino. Per una frazione di secondo, Mulder sembrò ricordare qualcosa di importante, ma quell'idea svanì subito. Non ci fece caso, pensò che forse era solo qualche volto strano che emergeva dai suoi ricordi d'infanzia. Sollevò il bicchiere e fece scivolare fuori il volantino. "Ditta GWAGMIA ", diceva una ridondante intestazione, che fece passare subito a Mulder la voglia di leggerlo. Fatto sta che vi riappoggiò sopra il bicchiere ed andò a sdraiarsi sul divano. "GWAGMIA. Che diavolo potrebbe voler dire?" si chiese. "GWA-GMIA." Cominciò a giocherellare mentalmente con quella parola. "GWA-GM-IA". Ditta GWAGMIA 28 White Street, Maryland Martedì, 8.12 p.m. "Eccole il fascicolo." disse Vigas Siles, passando una sottile cartelletta a Scully. "Potrebbe controllare se è tutto a posto?" Scully sorrise. "Non vedo cosa non dovrebbe andar bene." Prese in mano il fascicolo che l'uomo le stava porgendo. "La prego, controlli." sorrise lui. "Ok." Scully aprì la copertina. Davanti ai suoi occhi apparvero sette incomprensibili segni. Appartamento di Fox Mulder Martedì, 8.13 p.m. "G-W-A-G-M-I-A." Mulder stava rigirando questa parola da alcuni minuti, quando - neppure sapendo come - ne trasse l'acrostico. "God, What A Good Man I Am.", "Signore, che buon uomo sono". Mulder sospirò. "Dio mio, che megalomane..." Di nuovo quella sensazione. Un nuovo baratro. E ad un tratto una domanda: "Che cosa produce la GWAGMIA?" Fox prese in mano il volantino. Ditta GWAGMIA impianti elettrici - per ogni necessità - Ditta GWAGMIA 28 White Street, Maryland Martedì, 8.13 p.m. "Che significa questo?" sussurrò Scully, con un presentimento che non le prometteva nulla di buono."Allora, Dana, è tutto giusto? Non manca niente?"Scully si alzò in piedi di scatto, cercando la pistola sul suo fianco."E' inutile che cerchi di scappare al giudizio divino. Dio ti vede, ovunque tu vada. E l'infrazione di sette comandamenti su dieci è quasi un record, lo sai?" L'agente indietreggiò, mentre l'uomo avanzava con la di lei pistola in mano. "Nessuno può sottrarsi al giudizio divino!" esclamò con un tono solenne e deciso. A Scully non rimaneva molto da fare. Scattò verso la porta, ma la trovò serrata. "E' tutto inutile. Il giudizio ti seguirà ovunque tu andrai. Ma io ti libererò, ti darò l'occasione di redimerti dai tuoi peccati, Dana. Andiamo, non opporre resistenza, e vieni con me. Signore, io sono un uomo buono. E voglio aiutarti." Scully si girò e diede un calcio alla porta. Ma sembrava fatta di ferro. "Barbara!" urlò. "Chiami la polizia, Barbara!" Vigas rise. "Barbara è la _mia_ segretaria." "Non se la caverà così, gran figlio di puttana!" "Non mi dire!" esclamò Vigas, con un sorriso satanico stampato sulle labbra. "Devo aggiungere anche turpiloquio all'elenco dei tuoi peccati?"Dana stringeva ancora in mano quel fascicolo. "Aprilo." le ordinò. "Aprilo!" Scully socchiuse la cartelletta. "Ormai dovresti aver imparato a leggerli. Coraggio, allora." Scully scosse leggermente la testa. In quel momento la porta si aprì. "Ha bisogno, signor Siles?" Era Barbara. "Sì, figliola. Prepariamoci per un processo." Barbara scomparve dietro la porta, e con lei ogni speranza di Scully. 43a strada Washington Martedì, 8.27 p.m. "Ne è convinto, agente Mulder?" Skinner aveva sempre dei problemi a credere all'agente. Fox, nella disperata corsa contro il tempo e verso la GWAGMIA, non aveva voglia di implorarlo. "Veda lei." disse, mentre prendeva una curva con una manovra non proprio ortodossa. Un tale gli imprecò contro, ma lui non ci fece caso. "L'agente Scully è là da mezz'ora. Cosa crede che stia facendo? Che l'abbia invitata a una cena che non sia l'ultima?!" "Agente Mulder le sue sono accuse molto gravi." "Senta, faccia quello che vuole!" urlò ad un tratto Fox. "Io comunque, Scully non la lascio da sola." Spense il cellulare e lo buttò sul sedile di fianco.Il Bureau era più vicino alla GWAGMIA di quanto non lo fosse lui. Sperò che Skinner si decidesse a mandare tutta la cavalleria, che, forse, per una volta avrebbe potuto essere veramente utile. Sotterranei della ditta GWAGMIA 8.28 p.m. Scully si chiese se non fossero abbastanza vicini all'inferno per andarci direttamente. Le sembrava di essere scesa sottoterra per centinaia di chilometri, quando in realtà erano solo pochi metri. Davanti a lei, a distanza di sicurezza, Barbara, che portava in mano un drappo nero. Non volle pensare a cosa potesse servire. Preferiva non saperlo. Dietro di lei, con la pistola puntata tra le sue scapole, Vigas Siles.Arrivarono ad una porta. Lei fu spinta dentro. Esaminò velocemente la situazione. A parte l'assoluta mancanza di vie d'uscita, al centro era posta una sedia di metallo che dava tutta l'impressione di essere una sedia elettrica. Su un lato c'era una grande scrivania di legno, sulla quale sostavano grossi libri scuri. Dall'altra parte un'ordinatissima libreria. Barbara accese la lampada proprio sopra la sedia e Vigas ci spinse Scully. "Forse non sarà molto comoda..." iniziò lui. "Mi lasci andare, gran figlio di puttana." sibilò lei. "... Ma non ci dovrà stare per molto." riprese lui. "Figliola, aiutami, te ne prego." Barbara si avvicinò alla sedia ed aiutò l'uomo a stringere i lacci intorno a Dana. "Molto bene." sussurrò Vigas. Si sedette alla grande scrivania davanti all'agente e quindi iniziò. "Ci siamo riuniti questa sera per giudicare e liberare dai peccati Dana Katherine Scully. La mia discepola Barbara sia da testimone davanti agli uomini e davanti a Dio della liberazione della nostra amica Dana." "Sono presente." disse la donna, sedendosi accanto a Scully. "Dana," riprese Siles, parlando ora direttamente con l'agente. "riconosci i tuoi peccati contro il primo comandamento?" "Ma che diavolo sta dicendo?!" esclamò lei. "Non ho mai adorato altri dei." "Oh, no. Ti sbagli. Il tuo idolo è la scienza." Scully rimase in silenzio. Questo le sembrava proprio assurdo. "L'imputata è recidiva." sospirò lui, facendo un gesto alla segretaria. Questa, scoperto l'avambraccio sinistro di Scully, vi scrisse un 1 ebraico. "Dana, riconosci i tuoi peccati contro il secondo comandamento, tirando Dio dove non centrava?" Scully non rispose. Capì che ora non c'era più niente da fare. Forse, solo pregare. "Due." disse Barbara mentre scriveva quel numero. "Dana, riconosci i tuoi peccati contro il terzo comandamento, lavorando la domenica e i giorni di festa?" "Questo è vero." sussurrò lei. "Tre." concluse Barbara. "Dana, riconosci i tuoi peccati contro il quarto comandamento?" Scully alzò lo sguardo di colpo. "No!" "No? E tutte quelle discussioni con tuo padre? E le delusioni che hai dato ai tuoi genitori?" "Mio padre era orgoglioso di me." affermò Scully, mentre le lacrime cominciavano a scorrere sul suo volto spaventato. "Non sono colpevole contro questo comandamento." "Oh sì che lo sei." sospirò lui. "Proseguiamo. Dana, riconosci i tuoi peccati contro il quinto comandamento?" "Ho ucciso per legittima difesa." Dana stava piangendo, sentiva di non riuscire a smettere, non riusciva a far forza sulla propria volontà. Piangere era tutto quello che poteva fare. "Non imparerai mai, dunque, Dana?!" esclamò Vigas. "Riconosci i tuoi peccati contro il sesto comandamento?" Scully cercò di liberarsi gli occhi dalle lacrime, non vedeva più nulla. "Perché contro il sesto? Perché?" "Non vorrai dire davanti a Dio e ai suoi testimoni che la tua relazione con Jack Willis era stata consacrata?!" La donna scosse il capo. Barbara segnò il numero. "Dana, riconosci i tuoi peccati contro l'ottavo comandamento?" "Non dire falsa testimonianza contro il tuo prossimo... Non ho mai mentito per ferire o raggirare." cercò di difendersi lei. Ma le sue lacrime tradivano la certezza che una volta almeno aveva peccato. "Luther Boggs." dichiarò l'uomo. "Era condannato a morte e tu gli hai mentito per estorcergli un'informazione. Che cosa c'è di peggio dell'ingannare una persona che ripone la sua unica e ultima speranza di vita nelle tue mani?!" urlò. "Otto." disse Barbara. "Colpevole." proseguì la segretaria, timbrando in viola il distintivo di Scully. "Colpevole di sette reati contro la legge divina." Quindi si alzò e scomparve dalla vista di Scully. "Che la grazia di Dio abbia pietà di te, Dana Katherine Scully. Oggi, nel nome di Dio, io ti condanno ad espiare i tuoi peccati con la morte." Dana vide il suo giudice prepararsi ad abbassare una grossa leva della corrente. Chiuse gli occhi. Respirò profondamente. Ed attese la fine. Un fortissimo colpo. Un tonfo. Quindi la luce che tremava davanti ai suoi occhi. E' finita, si disse. E' finita. Ora rivedrò mio padre e mia sorella. Potrò capire tutto ora. "Dana." Era una bella voce. La stava chiamando, la stava liberando da quella prigionia. _Un voce nota_. Socchiuse gli occhi. Lo vide. Lui. Mulder. Fox Mulder. Stava slacciando i numerosi nastri che la tenevano legata alla sedia. Riserrò gli occhi. Non aveva voglia di guardare. "Dana, stai bene?" Lei non rispose. Non ne aveva voglia. Si sentì un brusio venire dal fuori. Stava arrivando la squadra di Skinner. "Scully." la chiamò di nuovo lui, accovacciato accanto a lei. "Scully!" Appena fu liberata, Scully si alzò in piedi, senza guardarsi in giro, né dire nulla, uscì quasi di corsa dalla stanzetta. Mulder si tirò in piedi e si guardò in giro. "Che incubo." A metà del corridoio che riportava in superficie, Scully incrociò la squadra di Skinner. "Agente Scully, è stata..." Il vicedirettore non concluse nemmeno. Dana stava camminando velocemente verso l'uscita e sembrava non averlo neppure sentito. Pochi istanti dopo arrivò da lui Mulder. "Come sta l'agente Scully?" "Non sono ancora riuscito a chiederglielo." disse lui, facendo capire che non aveva la minima voglia di stare lì a parlare con un tale che gli aveva appena dato del pazzo al telefono, ma che gli importava molto di più seguire la collega. Mentre si allontanava proseguì: "Sarà il caso di setacciare la zona." Mulder uscì sulla strada. Scully era seduta poco distante, sul bordo del marciapiede. Fox si avvicinò lentamente a lei e le appoggiò sulle spalle il proprio soprabito. Si sedette per terra, accanto a lei e le porse un fazzoletto. "Grazie." disse lei, prendendolo e continuando a piangere, silenziosamente e senza singhiozzi. "Di tutto." Mulder sapeva che non era per la "condanna a morte" che lei stava piangendo. Le mise un braccio intorno alle spalle e l'avvicinò a sé. "Io... Io non so come sapesse tutte quelle cose, Mulder. Ma sapeva cose che nessuno poteva sapere oltre me... O a persone che mi conoscono da quando sono nata, insomma. Non poteva sapere certe cose, Mulder." Fox annuì. "Come... questi..." Scully alzò leggermente il polso sinistro. Ma subito Mulder vi pose sopra una mano. "A volte i peccati del passato possono essere cancellati con le buone azioni del presente." le disse, stringendola ancora più forte a sé. Appartamento di Dana Scully Venerdì, 11.29 a.m. "Come ti senti?" chiese Mulder, sedendosi davanti alla collega. "Oggi va bene, grazie. Per quanto riguarda le ricerche?" Mulder sospirò. "No, non hanno trovato la segretaria. E' svanita nel nulla." Dana annuì. "Chissà dov'è finita." Alzò lo sguardo verso il collega. "Stavo pensando... Be'..." "A cosa?" la incitò cautamente lui. "Be', una cosa che mi hai detto tu, ieri." Dana prese un profondo respiro. "Le azioni di oggi possono cancellare i peccati di ieri. Mi chiedo quali buone azioni io abbia fatto per essere ancora viva." Fox sorrise: "Lavori da cinque anni con me." rispose lui. "Non è da tutti riuscire a sopportarmi per così tanto tempo." "Parlavo seriamente." "Anch'io. In fondo, a chi darei la mia fiducia se non ci fossi tu?" Luogo sconosciuto Data sconosciuta Ora sconosciuta "Il nostro Giudice Supremo Terrestre è stato ucciso da un agente dell'FBI. Prima di vendicarlo, giudicando quell'uomo, dovremo ricostituire la nostra Corte ed eleggere un nuovo Comandante, secondo la legge divina. Quindi, potremo riprendere a giudicare gli uomini e portarli alla Redenzione. Ma non qui. Non sul territorio degli Stati Uniti." Dall'assemblea, un centinaio di persone, si alzò una voce. "E dove andremo?" "In Europa. La nostra missione proseguirà là." "Siamo d'accordo con te, Barbara!" FINE