La mano del fato di Lorenzo Trenti New York, martedì 8, ore 10.34 L'atmosfera nella banca era piuttosto calma e rilassata. "Strano", pensò Mary Jane Walters, la cassiera dietro al bancone, "in genere alla mattina questo posto pullula di pensionati e clientela varia, invece oggi c'è così poca gente..." Osservò in particolare il signore che era appena entrato; spiccava in mezzo al resto della folla non tanto per la camminata, o il volto, né per il vestire - che pure era tutto nero, come i becchini dei fumetti; no, era qualcosa di diverso... quel tizio sulla sessantina, con la bombetta nera e gli occhiali neri, sembrava irradiare un alone di rispetto, forse anche di timore; tant'è che le persone attorno a lui si scostavano leggermente al suo passaggio. Mary Jane notò che un paio di vecchie signore si erano spostate pur senza averlo veduto. Dal suo punto di vista, le sembrava come se la folla si stesse aprendo per far passare questo individuo. Ritornò a eseguire le operazioni di cassa, e quando rialzò il capo se lo ritrovò davanti al suo sportello. "Buona giornata. Dovrei fare un versamento di 1000 dollari sul conto 771317", disse, e allungò una cospicua mazzetta sul bancone. Ora Mary Jane poteva vedere il volto scavato dell'uomo, i profondi solchi che aveva sulle guance, l'assenza apparente di una qualsiasi emozione. Prese meccanicamente la mazzetta e fece per infilarla nel contabanconote. "Non si fida?", chiese all'improvviso l'individuo. "Certo, è solo una normale prassi della banca, non si preoccupi..." "Forse farebbe meglio a contarle a mano, sa. Questi aggeggi in genere sono così inaffidabili." Mary Jane sorrise educatamente, poi sentì uno scatto di fianco a lei: la macchina si era inceppata. "Mi scusi un attimo...", disse, e si chinò per estrarre la banconota che aveva causato l'inceppamento. Non sembrava troppo malridotta. La ragazza scrollò le spalle. "Bene, credo che mi toccherà contarle a mano...", disse, e prese a scorrere la mazzetta con dita esperte. Fu in quell'istante che accadde. Da quando era entrata a lavorare in banca, quasi un anno prima, Mary Jane aveva sempre saputo che prima o poi sarebbe successo. Ma vivere una rapina di persona, scoprì, era molto diverso dall'immaginarsela nella propria testa. L'auto sterzò violentemente ed attraversò la vetrata, con un assordante rumore di vetri infranti. Tutti i presenti sobbalzarono; qualcuno urlò. Dal mezzo scesero tre tizi incappucciati. Due di essi imbracciavano una mitraglietta, il terzo una pistola automatica. "Tutti contro il muro! Faccia a terra! Faccia a terra, ho detto! I cassieri con le mani bene alzate, o apriamo il fuoco!" Il tono era quello di chi è abituato a comandare. Facile, se si ha un mitra in mano, pensò Mary Jane mentre alzava meccanicamente le braccia. Aveva sempre pensato che in situazioni del genere avrebbe potuto premere il pulsante di allarme durante un attimo di distrazione dei rapinatori; oppure, addirittura, se uno di essi si fosse avvicinato troppo a lei, l'avrebbe colpito e gli avrebbe preso l'arma, minacciando gli altri. Mary Jane sollevò le mani e rimase immobile. Poi notò che l'individuo tutto vestito di nero era rimasto esattamente come si trovava prima, e la stava osservando. Si aspettò che da un minuto all'altro se ne uscisse con una frase del tipo "allora, signorina, vuole continuare a contare i miei 1000 dollari, per cortesia?"; invece quello non aprì bocca. I banditi intanto si davano da fare; uno teneva a bada i presenti, mentre gli altri due si facevano consegnare il denaro dai cassieri. Uno di essi, col mitra spianato, si avvicinò alla sua cassa e puntò l'arma contro l'individuo vestito di nero. "Ehi, nonno, sei sordo?! Faccia a terra, come tutti gli altri!", gli ringhiò contro. L'altro si limitò a girarsi e a guardarlo. "Voi ragazzi dovreste stare attenti con quelle cose, rischiate di farvi del male un giorno o l'altro." Il bandito esitò un attimo. Probabilmente credeva che un mitra avrebbe posto fine a qualunque discussione, pensò Mary Jane. "Oh, l'hai voluto tu!", disse, e premette il grilletto. Si udì un debolissimo "clic". Il bandito diede alcune manate all'arma, ma questa non accennava a disincepparsi. Allora provò a rovesciarla e a controllare il caricatore. Fu in quel momento che partì una raffica di proiettili, che colpirono il bandito dalla coscia alla spalla. Il sangue esplose sui vestiti consunti e il malvivente crollò a terra. Gli altri due si girarono, allibiti. "Ma che diavolo...", prese a dire quello con la pistola, e corse subito verso il compagno. Gli toccò la base del collo: era morto. "Con te faremo i conti dopo", disse in tono minaccioso all'individuo in nero. Poi si rivolse verso Mary Jane: "Avanti, fuori i soldi! Sbrigati, dannazione!". La ragazza prese meccanicamente tutto il denaro che le competeva e lo mise in un sacco di iuta. "Anche quelli", disse il bandito, indicando i 1000 dollari dell'uomo vestito di nero. "Dovreste sbrigarvi", proferì quello, guardando distrattamente l'orologio. "La Polizia sarà qui a momenti". In quello stesso istante si sentirono le prime sirene delle volanti che accorrevano sul posto. I due banditi si guardarono e risalirono in macchina in tutta fretta, infilando i sacchi di denaro nel baule, alla meno peggio. Quello col mitra disse "Prima voglio far fuori quel vecchio": gli puntò contro l'arma, ma si udì solo un 'clic'. I rapinatori rinunciarono ai loro propositi ed uscirono dalla banca in un confuso stridore di gomme, poi si incanalarono nel traffico della strada a gran velocità. Il baule del veicolo, a causa dell'accelerazione, si aprì e caddero a terra alcuni sacchi di denaro. Nell'urto col terreno, da uno di essi rotolò fuori una mazzetta di banconote. L'individuo in nero raggiunse la strada, raccolse la mazzetta e la riconsegnò a Mary Jane. "In effetti quel bagagliaio mi sembrava chiuso male. Dicevo, dovrei fare un versamento di 1000 dollari sul conto 771317..." (sigla!) New York, mercoledì 9, ore 12.14 "Ti dico che qui non c'è!", disse Tony. Mike continuò ad armeggiare con la serratura, incurante delle proteste del compagno, finché la porta non si aprì con un secco 'clac'. I due controllarono un'ultima volta che nel corridoio non ci fosse nessuno, si infilarono pesanti passamontagna neri, ed entrarono, richiudendosi la porta alle spalle. L'appartamento era piuttosto piccolo, arredato in maniera spartana. I mobili erano tutti tra il vecchio e l'antico, e non sembravano tenuti con cura particolare. Mike estrasse una pistola dalla logora giacca di jeans ed entrò in quella che probabilmente era la camera da letto. "L'hai trovato?" "Macché. Tu hai provato a guardare in giro?" "Sicuro. Ma qui non ci sono nascondigli. Il bastardo deve avere capito che l'avremmo cercato. E' scappato. Ma qui, da qualche parte, c'è sicuramente qualcosa che può aiutarci. Io guardo nei cassetti, tu prova nell'armadio in camera. Cerca qualsiasi cosa: foto, lettere, atti di proprietà..." I due si divisero. Tony iniziò ad estrarre con violenza i cassetti dal mobile nel salotto, gettando a terra tutto il loro contenuto, senza alcun ritegno. L'ultimo sembrava incastrato, così tirò più forte. Dopo un ultimo strattone quello cedette, ma il contraccolpo fece ondeggiare pericolosamente un vaso di ceramica verde che si trovava sul mobile. Tony se ne accorse e fece per afferrarlo. Ci sarebbe riuscito se non avesse inciampato improvvisamente nell'orlo del tappeto. Tony e il vaso finirono sul pavimento contemporaneamente, il primo sbattendo dolorosamente la mascella, il secondo infrangendosi in mille pezzi. Il rumore attirò Mike nella stanza. "Cosa diavolo stai combinando?!? Con questo fracasso ci avrà sentito tutto il palazzo!" "Oh, fottiti. Mi sono anche fatto male, sai? E comunque..." "Sshh!" "Che c'è?" Mike fece cenno di tacere, mentre udiva i passi al di là della porta. Qualcuno, una donna, aveva detto "Guarda qui, è stata scassinata!". La maniglia girò a vuoto, poi si sentì bussare con un certo impeto. "FBI! Aprite immediatamente!" Tony si rialzò in fretta ed estrasse la pistola, tenendola puntata contro chiunque sarebbe entrato; Mike si acquattò dietro a una credenza, stringendo spasmodicamente la pistola. Un calcio fece saltare la porta dai cardini. Due agenti, un uomo e una donna coi capelli rossi, fecero appena in tempo a vedere i due malviventi all'interno dell'appartamento, per poi ripararsi dietro gli stipiti della porta, come veniva insegnato all'accademia. Subito dopo, i proiettili iniziarono a fischiare all'indirizzo di Mulder e Scully. ore 11.44 (mezz'ora prima) "Sì, insomma, questo tizio mi si avvicina, mi allunga questa mazzetta da 1000 dollari, e sembra come se - cascasse il mondo - lui debba fare questo versamento a qualunque costo." Mary Jane accompagnò la descrizione con un ampio gesticolare di mani; gli eventi del giorno prima l'avevano comprensibilmente agitata. "Sì, sì", annuì Mulder, "questa parte l'ha già detta. Venga alla rapina". "Oh, sì. La rapina. A un certo punto - saranno state le 11, credo - arrivano questi tre tizi. Sfondano la vetrata con l'auto e cominciano a rubare tutto. Avevano delle armi, mitra e pistole. Poi uno ha minacciato il tizio vestito di nero, che gli ha risposto qualcosa del tipo 'quelle armi sono pericolose', ed è in quel momento che è partita la raffica che lo ha..." la ragazza deglutì. "...che lo ha steso". "I suoi compagni non hanno fatto niente?", domandò Scully, sollevando un sopracciglio. "I compagni del bandito morto, intende? Hanno provato a sparare al tizio in nero, ma le armi si sono inceppate. Allora sono scappati, ma nella fretta hanno perso il sacco che conteneva i soldi del nostro amico. Che così ha potuto fare il versamento. Una serie di coincidenze davvero sorprendenti, non trovate?" Mulder si girò verso Scully, con un largo sogghigno, come a significare "che ti avevo detto?"; Scully si limitò a ignorarlo. "Signorina Walters, può dirci qualcosa di più su questi banditi? Che aspetto avevano, se ha notato qualche particolare di rilievo...?" "Be', mi è sembrato che avessero un leggero accento italiano. Non che abbiano parlato molto, in effetti. Comunque il quartiere italiano è a due passi da qui, non sarebbe tanto strano... ma non avete visionato il video della telecamera a circuito chiuso?" "Ci abbiamo provato, ma per un qualche motivo ha cessato di funzionare poco prima che accadesse quel che lei ci ha descritto...", fece Scully, con una smorfia. "Grazie, signorina Walters. Le faremo sapere." Mulder le strinse la mano e la congedò. "In effetti - notò Scully, mentre uscivano dalla banca - il rapinatore ucciso si chiamava Albert De Mello. L'ipotesi della testimone mi sembra plausibile." Fece una pausa, mentre salivano in auto. "Ma...?", la incalzò Mulder, avviando il motore. "...ma continuo a non capire cosa ci facciamo qui", disse Scully. E pensò: "adesso tira fuori qualche idea strampalata; ci scommetto il distintivo". "Vedi Scully - attaccò Mulder, sfoderando il suo miglior tono didattico - questo tizio vestito di nero, come si chiama..." "Donald Belisario", disse Scully, ricordandosi del rapporto del NYPD. "Esatto. Questo Belisario è al centro di una serie di coincidenze impressionanti, se ci pensi un attimo. Rileggiti le testimonianze: il contabanconote, il malvivente che gli ha sparato, i banditi che perdono il denaro rubato... anche la telecamera che si guasta... Viene un po' difficile pensare che si tratti di semplici coincidenze, o del caso. E' come se il destino fosse stato forzato a..." "Eh no, Mulder. Questa volta non mi incanti. Vuoi che facciamo il solito gioco? Tu esponi la tua stramba teoria, io do l'interpretazione plausibile - e, aggiungo, *scientifica* - dei fatti, dopodiché tu mi dai della scettica, mi fai sentire una specie di persona dalle vedute ristrette, e..." "Ma è così!", sbottò Mulder. Poi corresse il tiro. "Intendo dire: pensaci un attimo, Scully. Questo coincidenze sembrano un po' troppe! E' come se le avesse *volute* così intensamente che alla fine si sono realizzate..." "Senti, per certe cose penso di averti assecondato parecchie volte; in diverse occasioni quello che proponevi tu si è dimostrato contenere almeno un fondo di verità, lo ammetto. Ma quello che mi dici adesso è assurdo! Le coincidenze non esistono! Sei tu che..." "Lo vedi che sei scettica?" "Mulder, possibile che tu continui a considerarmi..." Non terminò la frase. Si erano resi conto entrambi che avevano fatto il solito gioco. Rimasero così, in silenzio, per qualche minuto. "Comunque Belisario è scomparso. E' anche per questo che lo stiamo cercando", disse poi Mulder, senza togliere gli occhi dalla strada. Scully si sentì sollevata. Avere un compito preciso da realizzare le permetteva di focalizzare la mente su qualcosa di concreto, alla sua portata. "Perché non andiamo a casa sua?" "Infatti ci stiamo andando. Abita in quel condominio laggiù, in angolo", ribatté pronto Mulder, sorridendo. ore 12.20 Scully estrasse la pistola dall'ampio soprabito. Lo stesso fece Mulder, che intanto con l'altra mano contava silenziosamente i colpi sparati; i suoi gesti erano ampi, e guardava Scully fisso negli occhi per assicurarsi che tra loro ci fosse perfetta coordinazione. Giunto a otto colpi, le fece un cenno di intesa. I due si affacciarono contemporaneamente sulla soglia e iniziarono a sparare. Tony si buttò dietro al divano, mentre i proiettili fischiavano verso di lui. Mike si alzò dal suo nascondiglio e prese a sparare a sua volta. "Sono in due! Torna indietro, Scully!" Mentre gli agenti dell'FBI indietreggiavano, un proiettile colpì Scully in pieno petto, e questa si accasciò a terra. Mulder, già nel corridoio, smise di sparare e la trascinò lontano dalla zona di fuoco. "Sei pazzo? Hai fatto secca un'agente dell'FBI!", disse Tony. "Che mi frega? Sono loro che si sono messi in mezzo. Dai, ho visto una scala d'emergenza qua fuori, vedi di sbrigarti..." Mulder sentì solo, confusamente, un rumore di vetri infranti e dei passi concitati sulla scala di ferro arrugginito. Ma tutti i suoi sensi erano ovattati: adesso la sua attenzione era completamente rivolta a Scully, accasciata a terra in maniera scomposta, il volto girato di lato. "Scully! Rispondimi! Scully!" ore 13.58 Accarezzò la mano di lei, senza riceverne risposta. Né d'altronde, dopo così tanto tempo, si aspettava che ci fossero dei cambiamenti o dei segni di vita, magari che lei si alzasse in piedi e dicesse "eccomi qua! non mi è successo niente! non dovevi preoccuparti!" Donald Belisario lasciò la mano della anziana signora, immobile sulla sedia a rotelle, e si rialzò in piedi, con un sospiro. Oramai non aveva più nemmeno lacrime da versare. Da tanto, tanto tempo. Diede un bacio sulla guancia della donna, e si girò, tornandosene indietro lungo il corridoio dell'ospizio. Stava per infilarsi la consueta bombetta nera, quando avvertì le voci concitate nella hall. Sbirciò da dietro il corridoio e vide due tizi - gli stessi della rapina, ne era certo! - che stavano strattonando un'infermiera, chiedendole qualcosa. Probabilmente se l'avevano visto in giro. Ma che ragazzi vendicativi, pensò. Belisario riprese il suo solito cipiglio inespressivo e si infilò nella prima porta alla sua destra, trovandosi in una stanza con tre letti, due dei quali occupati da anziani addormentati. La finestra, ovviamente sbarrata, impediva la fuga. Si limitò a guardare al di fuori, dove un'auto stava parcheggiando. "Certo, sarebbe una bella sfortuna per quei due se quel tizio là in macchina fosse un poliziotto in borghese. O magari un agente dell'FBI", mormorò. Fox Mulder scese dall'automobile e guardò l'ospizio da dietro le lenti degli occhiali da sole. "Dovrebbe essere questo", disse. ore 12.58 (un'ora prima) "Come sarebbe a dire 'che fortuna che hai avuto?'" "Poteva andarti peggio." "Poteva anche andarmi meglio. Guarda qui." Scully estrasse dal soprabito il suo cellulare. O meglio, quel che ne rimaneva, in un groviglio di fili, chip e frammenti di plastica, dopo che il proiettile si era conficcato al suo interno. "Be'", fece Mulder, mentre si versava del vino nel bicchiere, "se non ci fosse stato il cellulare, il proiettile ti avrebbe come minimo perforato un polmone. E se così fosse stato, in questo momento non saresti certo qui, nella pizzeria di questo centro commerciale, a pranzare con me." "*Se*... *se*... *se*... Mulder, la storia non si fa con i se e con i ma. Le cose accadono e basta." "Vuoi dire che non credi nelle coincidenze?" "Certo che no. Le coincidenze sono una proiezione del nostro io sui fatti che ci circondano. Pensa per esempio a quando incontri una persona che conosci, e magari non vedevi da anni, all'aeroporto. Subito pensi 'ehi, questa sì che è una bella coincidenza'. Ed etimologicamente lo è: due eventi che vengono a collimare, nello spazio e nel tempo. Però è la nostra mente a dare straordinarietà alla cosa! E' quello che chiamiamo un *bias* verso la positività, una tendenza ad accorgerci solo dei fatti che accadono, tralasciando quelli che *non* accadono. Per continuare con l'esempio di prima, quante persone, di quelle che conosci, *non* hai incontrato all'aeroporto? E quante volte sei stato all'aeroporto senza incrociare tuoi conoscenti?" "Non le ho mai contate. Dovevo?" "Ah-ah. Spiritoso. Comunque è lo stesso meccanismo degli oroscopi. Sono così vaghi che la gente può adattarne il contenuto al proprio vissuto. Poi magari capita la volta che ci azzecca: in quel caso ci ricordiamo proprio di quella volta, scordandoci invece di tutte le occasioni in cui l'oroscopo *non* ha predetto il nostro destino." Mulder fece spallucce. "Ottima lezione, Scully. Davvero. Ti spiace se ordiniamo, poi continuiamo con il nostro solito giochino?" La donna annuì, sorridendo. Mulder chiamò un ragazzo che stava uscendo dalla pizzeria. Teneva sei cartoni di pizza uno sopra l'altro, che gli coprivano la faccia. Sul bicipite, in tensione per lo sforzo di reggere tutte quelle scatole, spiccava un tatuaggio a forma di ancora. "Ehi, Braccio di Ferro! Vorremmo ordinare! Dico a lei!". L'altro però uscì dalla pizzeria. "Sarà il pizza-express. Prova con quell'altro, là in fondo", lo incoraggiò Scully. "Ehi, cameriere! Vorremmo ordinare! Qui, al tavolo sette!" Mulder si sbracciò verso un altro cameriere, ma senza successo. "Aspetta, provo io". Scully fece un cenno di sopracciglia a un ragazzo dall'altra parte del locale, tutto vestito di bianco, che accorse subito. "Cosa vi porto?" Mulder era senza parole. "Per me una margherita e una Diet Coke", disse Scully. "E per lei, agente?", chiese il ragazzo, mordendosi subito dopo il labbro. Mulder inarcò le sopracciglia. "Oddio, si vede così tanto, eh? Comunque portami una quattro stagioni e una birra." Il ragazzo annotò diligentemente le richieste sul taccuino e corse a portarlo al di là del bancone. "Adesso sta a te. La tua teoria, *spettrale* Mulder..." "Va bene. Senti, Scully, gli antichi immaginavano la Fortuna, o il fato, come una dea bendata che distribuiva i suoi abbondanti doni con la cornucopia, cioè il 'corno dell'abbondanza'. Era bendata, perché oggi poteva toccare a te, domani a qualcun altro. Da sempre le popolazioni di ogni dove hanno tradizioni sulla buona e sulla cattiva sorte." "Quelle primitive, indubbiamente. Credevo fossimo alle soglie del 2000." "...e hanno anche i loro metodi per attirare la fortuna, e scacciare la sfortuna. La maggior parte di questi... amuleti, rituali, e via dicendo... sono superstizioni. Ma forse qualcosa di vero c'è. Perché anche tu conoscerai di certo persone che sono più fortunate di altre. Immagina che qualcuno abbia la facoltà di essere un catalizzatore di destini negativi... una specie di gabbia di Faraday per la sfortuna, immune ai suoi effetti nefasti ma capace di attirarne gli effetti su quelli che gli stanno intorno..." "Mulder, dimmi che non è quello che temo. Che non mi stai dicendo di pensare seriamente a uno iettatore!" L'altro sorrise sornione. "Io posso anche non pensarlo, ma di certo quei due banditi la vedono così, se lo stanno cercando per vendicarsi, non credi?" Scully quasi urlò. "Ma Mulder, stiamo parlando di persone presumibilmente ignoranti! Nessuno con un minimo di cultura darebbe il minimo credito a una superstizione del genere!" L'uomo al tavolo dietro al loro si girò. Era un signore tra i cinquanta e i sessanta, il volto incorniciato da una folta barba biondo-rossiccia. "Mi permetto di contraddirla, signorina. Scusatemi ma non ho potuto fare a meno di ascoltare alcuni brani della vostra interessante conversazione... Mi chiamo Vince De Gennaro, sono un insegnante di lettere in pensione. Vorrei farle notare che sul tema dello "iettatore" hanno scritto autori di massimo calibro. Pensi per esempio a 'La patente' di Pirandello (della quale esiste anche un eccellente adattamento cinematografico con Totò), o al racconto 'I fatali' di Igino Ugo Tarchetti. Questa è una figura che trova ampio riscontro nel panorama culturale italiano!" Scully sgranò gli occhi, ma si astenne da qualsiasi commento. Fortunatamente De Gennaro si girò per pagare il conto della sua pizza. "Mulder, vedo che hai degli ammiratori nei posti più impensabili. Questo comunque non ci aiuta a ritrovare Belisario." "Già. Nessun parente in vita, nessuna seconda casa, apparentemente nessun amico. Proprio non sappiamo dove cercare. Ovviamente il NYPD è già stato allertato." "Oggi pomeriggio farò l'autopsia al bandito ucciso alla banca, ma so già che non troveremo niente di interessante. Però..." Scully stava osservando, trasognata, il conto del professor De Gennaro, e i soldi che stava estraendo dal portafoglio. "Mulder, mi presti il telefono, un attimo?" Scully compose un numero e disse: "Pronto, è la banca? Qui è l'agente speciale Dana Scully, dell'FBI. Vorrei sapere a chi è intestato il conto 771317. Sì, attendo in linea, grazie." Dopo un po', si mise a scrivere con una penna sulla tovaglietta della pizzeria, quindi rispose "La ringrazio", e spense il cellulare. Scully impugnò il pezzo di carta con aria trionfale. "Il conto a cui Belisario ha intestato migliaia di dollari nel corso degli ultimi venti anni non appartiene a lui, ma a un ospizio in periferia. Forse là troveremo qualcosa." "Sarà bene sbrigarci", fece Mulder, alzandosi, "quei due banditi forse hanno sottratto alcune carte dalla casa, potrebbero essere arrivati alle nostre stesse conclusioni." Il ragazzo vestito di bianco appoggiò il vassoio con la Diet Coke e la birra sopra al tavolo sette; solo dopo si rese conto che i suoi occupanti erano scomparsi. "Mi scusi, lei ha visto dove sono andati i signori che erano qui?" "Incontro al loro destino, suppongo", disse Vince De Gennaro accendendosi la pipa. "Come tutti, del resto." ore 13.59 Anche Scully scese dall'automobile e si avviò verso l'ospizio, seguita da Mulder. Si avvicinarono al bancone per gli ospiti, ma non si vedeva nessuna inserviente nelle vicinanze. Mulder si affacciò oltre il bancone. "Scully... guarda!" Una giovane donna in abito bianco era stesa a terra, svenuta. Scully si chinò e si accertò che fosse solo priva di sensi; non riuscendo a svegliarla la lasciò lì, ripromettendosi di prestarle soccorso appena avesse catturato i suoi aggressori. I due agenti dell'FBI corsero verso la porta più vicina, ma si trattava di una stanza vuota. Mulder premette il pulsante di soccorso sopra i letti, e nel giro di un minuto comparve una corpulenta inserviente di mezza età. "E voi chi diavolo siete?" "Fox Mulder e Dana Scully, FBI", disse lui, mostrando il tesserino. "Abbiamo motivo di ritenere che due banditi, ricercati per rapina, siano all'interno di questo stabile. Non le voglio dire mezze verità, sono armati e pericolosi; l'infermiera all'ingresso è svenuta. Chi altri c'è qui dentro?" "S-solo io e un paio di altre inservienti, in infermeria. Gli ospiti a quest'ora dormono, sono nelle loro stanze..." "E' venuto per caso un certo Donald Belisario? Un tizio sulla sessantina, magro, vestito di nero. Lo conosce? Forse lo stanno cercando." "Uh... sì, è venuto qui un'ora fa... dev'essere ancora qui dentro. Va sempre da sua moglie, nella stanza 38". "...sua moglie?". Scully guardò Mulder con sguardo interrogativo. "Sua moglie, sì", disse l'inserviente, mentre portava i due agenti verso la stanza 38. Poi sospirò. "Suppongo che sia giunto il momento di dirvelo, tanto lo scoprireste da soli. Ventidue anni fa, Donald e Anna fecero un tremendo incidente d'auto. La cosa strana fu che Donald ne uscì completamente illeso, e mai il detto "senza un graffio" fu meglio applicato, perché davvero non ebbe nemmeno un livido, o una contusione, niente di niente. Sua moglie invece ricevette un forte shock cerebrale. Da allora è così, in uno stato che definirei tra il sonno e il coma." Mulder intuì. "E' registrata qui sotto falso nome, vero? Belisario vi manda alcune sovvenzioni extra - quelle dell'assicurazione probabilmente - senza le quali avreste già chiuso, e voi in cambio vi prendete cura di Anna senza fare troppe domande. E' così?" "Sì, è così. Ma dovete capire che noi lo facciamo per lui. E anche per dare una vecchiaia serena a questi anziani." "...per lui?" Scully non capiva. "In che senso lo avete fatto per lui?" "Il signor Belisario si è sempre ritenuto responsabile della morte della moglie. Avete mai sentito parlare della "sindrome da sensi di colpa" dei sopravvissuti? Be', da allora lui ha tagliato i ponti con tutti. Credo che si consideri una specie di magnete naturale di cose negative, e così vuole che meno persone possibile siano coinvolte nella sua vita. L'unico legame affettivo che ha è con la moglie: quando è con lei depone la sua maschera di impassibilità e torna un uomo vero." La donna sembrava molto coinvolta nelle vicende di Belisario. "Ha finto che fosse morta perché nessuno potesse ritenerlo responsabile di quello che considera un fato ben peggiore della morte." "E magari anche per incassare i soldi dell'assicurazione", pensò la parte più razionale di Scully, mentre il suo lato più sensibile e comprensivo provò inaspettatamente pietà per quell'uomo. Si chiese come sarebbe stata lei fra cinquant'anni, e si trovò a sperare di poter camminare ancora sulle proprie gambe. "Ecco, là in fondo c'è la stanza 38." "Va bene - disse Scully - lei stia pure qui e si chiuda da qualche parte. Magari porti la sua collega svenuta in infermeria. Noi andiamo avanti." ore 14.04 La porta si spalancò all'improvviso. "Va bene, nonno, basta giocare a nascondino. Questa è l'ultima stanza, quindi evidentemente sei qui dentro. Stai zitto e non fare scherzi. Chiaro?" Tony e Mike entrarono nella stanza 01, ignorando i due anziani a letto, che si nascosero sotto le coperte. Ora indossavano i passamontagna, e si muovevano con molta circospezione. Tony entrò nel bagno, e trovò Belisario appiattito contro la parete. Il suo volto era inespressivo. "E' qui, Mike!" "Non la passerete liscia, ragazzi. Ho il presentimento che..." Thud. Tony lo stese con un violento pugno alla mascella. "Gliel'avevo detto di stare zitto." "Dai, cerchiamo di uscire da qui, e in fretta, anche." ore 14.05 "Qui niente. A parte Anna." Scully doveva farsi forza per guardare verso l'anziana donna immobilizzata. Chissà cosa si provava in quello stato? Mulder sentì sbattere una porta all'inizio del corridoio e si affacciò. Vide due figure in passamontagna che ne trascinavano una terza vestita di nero. "Scully, sono loro! L'hanno trovato!" I due agenti corsero lungo il corridoio, mentre i malviventi estraevano le pistole. Si udì nettamente un 'clic' dalle armi dei malviventi. Inceppate. "Siamo fortunati", azzardò Scully. Mulder la guardò un istante, poi entrambi iniziarono a correre. Sparare non si poteva: c'era il rischio di colpire Belisario. I due banditi e i due agenti dell'FBI corsero a più non posso verso l'uscita; all'altezza della porta, Mulder era già addosso al più lento dei due, e riuscì ad afferrarlo per la manica; quello però si strattonò e spinse il suo inseguitore all'indietro, facendogli perdere l'equilibrio; nell'atto, la manica del bandito si strappò, rivelando per un istante un tatuaggio a forma di ancora. Mulder rotolò all'indietro e finì addosso a Scully, rovinandole sopra. I due banditi si infilarono velocemente in automobile e scapparono. Dopo un silenzio di un minuto buono, Scully si limitò a commentare "Dannazione, che sfortuna!", e a sollevarsi da quell'intrico con Mulder prima che qualcuno si facesse delle strane idee. Quello, stringendo ancora in mano il pezzo di stoffa strappata, si limitò a mormorare "Braccio di Ferro..." ore 14.34 Scully si mise a correre nell'istante stesso in cui scese dall'automobile; Mulder la imitò subito dopo. Entrarono e sfoderarono subito i tesserini. "FBI, che nessuno si muova", disse Scully. I pochi clienti e il personale della pizzeria rimasero un attimo allibiti, mentre i due agenti dell'FBI scrutavano i presenti in cerca dei banditi. Tutto a un tratto, un pizza-express piuttosto muscoloso si mise a correre in direzione dell'uscita; aveva un tatuaggio a forma di ancora sul bicipite. "Fermo!", gli gridò Scully, ben sapendo che quello avrebbe continuato a scappare. I due si infilarono subito dietro di lui e lo rincorsero su per una rampa di scale, fino all'ultimo piano; finalmente riuscirono ad agguantarlo, poco prima che si infilasse in una porta, probabilmente di un ufficio. Tra molti strattoni riuscirono a mettergli le manette. Quello però gridò. "Tony, sono qui! L'FBI! Scappa!". Mulder tentò di zittirlo mettendogli una mano sulla bocca, ma troppo tardi. Dopo qualche istante, la porta dell'ufficio si aprì e ne uscì quello che doveva essere Tony; aveva una pistola e la puntava alla tempia di Belisario, tenendolo stretto davanti a sé. "Giù le pistole, o affresco il corridoio con il cervello del nonno", disse il bandito con rabbia. "Mike, fottiti. Se tu non avessi urlato non mi avrebbero mai scoperto!", e gli tirò un violento calcio sulla mascella. Mulder, con cautela, pose a terra la pistola. "Va bene, hai in pugno la situazione. Cerca di non fare idiozie, però". Scully invece continuava a tenere la pistola puntata. "Scully, mettila giù, per favore", disse Mulder. Tony arretrò verso l'ascensore, sempre tenendo d'occhio i due agenti. "Col cavolo", disse Scully. "Quello se siamo disarmati ci spara!" "Non ce l'ho con voi, ma col nonno, qui. E' colpa sua se siamo finiti in questo pasticcio!" "Io proprio non riesco a capire come possiate pensare che il signor Belisario sia uno iettatore. E assurdo!", sbottò Scully. Tony avvampò. "Assurdo? Assurdo?!? Santo cielo, ma dopo tutto quello che ha visto, pensa ancora che siano tutte coincidenze? Cosa le serve ancora per credere?!? Siete addirittura venuti a pranzo nella pizzeria in cui lavora Mike!" Intanto spinse col gomito il pulsante per richiamare l'ascensore. Belisario si limitava a rimanere in silenzio, con un'espressione impassibile sul volto, come se ormai non gli importasse più di nulla. "Allora, adesso vi spiego quello che succede. Io e il nonno entriamo nell'ascensore, scendiamo al piano terra e ce ne andiamo con calma. Voi butterete i telefonini nell'ascensore, così non potrete chiamate rinforzi. Dopodiché non sentirete più parlare né di lui né di me." Sogghignò malignamente. "Ovviamente per motivi diversi". L'ascensore stava arrivando. Scully esitava. "Fate come vi dice", disse pacatamente Belisario, "la situazione potrebbe precipitare". Tony annuì soddisfatto. Gli agenti dell'FBI obbedirono. Le porte dell'ascensore si aprirono. Tony fece un passo indietro. Mentre arretrava, notò troppo tardi l'espressione stupita dei due agenti dell'FBI, che fissavano qualcosa dietro di lui. La consapevolezza di non avere un punto di appoggio arrivò contemporaneamente a quella dell'assenza dell'ascensore. Mulder si gettò a trattenere Belisario, mentre Tony precipitava giù nella tromba dell'ascensore urlando. Lo schianto non fu piacevole. Belisario aveva un'espressione indecifrabile sul volto. Vendetta o tristezza, si chiese Scully? ore 14.42 "Immagino che adesso mi arresterete" "E per cosa, scusi, signor Belisario?", chiese Scully, mentre premeva il pulsante del piano terra. L'ascensore (quell'altro, ovviamente) iniziò la sua discesa. Mulder fissò distrattamente il display con il numero del piano. "Per omicidio...?" "Signor Belisario, premesso che anche se lei fosse minimamente responsabile di quanto accaduto a questi mafiosi si sarebbe trattato semplicemente di legittima difesa... resta il fatto che non si può attribuirle alcuna responsabilità!" "Lei dice, signorina?" "Certo! Cosa le fa pensare di essere autore della morte di quei due banditi?" Belisario sospirò. "Lo so e basta. Mi affido all'evidenza. Io non posso portare che sventura a chi mi sta intorno." Una lacrima solcò il suo volto scavato. "A volte mi chiedo se non sia meglio per me e per tutti farla finita, qui e ora". "Signor Belisario, non credo che..." In quel momento l'ascensore ebbe un sussulto. Le luci tremolarono un attimo. La cabina si bloccò improvvisamente, poi iniziò a precipitare. Il display iniziò a decrescere a un ritmo folle. 29... 28... Mulder quasi gridò. "Gli dica di fermarsi!" Scully premeva con disperazione il pulsante di allarme e quello di stop, ma senza risultati apprezzabili. 27... 26... "Lo faccia fermare! ", insistette Mulder. "Non posso...", disse Belisario. 25... 24... "Come sarebbe a dire che non può? Fermi questo maledetto ascensore!" "Io porto solo il fato negativo. Quello benevolo non è di mia competenza." 23... 22... Mulder sgranò gli occhi. Scully non disse nulla, ma la sua espressione era qualcosa del tipo "anche se non è scientifico, lo faccia, per l'amor di Dio!" 21... 20... Scully gli prese il braccio. "Signor Belisario, senta, il fato non è una cosa già scritta! E' lei che lo rende avverso o benevolo con le sue azioni! Come tutti!" 19... 18... "C'è una componente casuale che non si può eliminare", disse Belisario, con sguardo quasi paterno. 17... "Ma sì... cosa dovrei dire io, allora? Mia sorella è morta per sbaglio, al posto mio!" Scully era allo stremo. 16... "Sua... sorella?" 15... "Sì. Un assassino. Doveva uccidere me. Invece ha trovato Melissa." 14... "E cosa ha fatto... dopo?" 13... "Ho trovato l'assassino ed ha avuto quello che si meritava." 12... Belisario rimase in silenzio. 11... "Non mi sono seduta a piangere, ma ho lottato finché non vendicato la morte di Melissa!" 10... 9... "Io... non so. Anna è in quello stato pietoso. Per colpa mia. Credo." 8... 7... "Belisario, se non vuole farlo per lei o per me e Mulder, lo faccia per Anna!" 6... 5... 4... Scully era disperata. "Cosa accadrebbe se un giorno si risvegliasse e scoprisse che lei non è più al suo fianco?" 3... 2... L'ascensore rallentò impercettibilmente. 1.. "Andiamo ancora troppo veloci, dannazione! Non riusciremo a frenare!", gridò Mulder. La cabina sbatté, ma non troppo forte. I tre passeggeri riuscirono a rimanere in piedi. Le porte si aprirono su un corridoio buio. Mulder guardò il display e ridacchiò; segnava '-3'. " Per fortuna che c'erano i sotterranei, vero?", disse ammiccando verso Scully. New York, sabato 12, ore 11.56 L'oscurità della camera fu violata, per un istante, dalla luce del corridoio. Belisario entrò e richiuse subito la porta. Tenne la bombetta con entrambe le mani, quasi scusandosi per la propria presenza. "Sai, Anna, ho parlato con quei due agenti dell'FBI. Sono due tipi in gamba. Hanno chiuso un occhio sulle irregolarità burocratiche che ti riguardano. La rossa, Scully, ha anche convinto il suo collega a lasciarmi in pace; credo volesse studiarmi, facendo esperimenti di qualche tipo. Va be'." "Ti volevo anche dire che..." si sforzò di andare avanti e di sorridere "...che cercherò di portare fortuna d'ora in poi." Si girò e si rimise la bombetta, ma rimase sul posto. "Sarebbe un bellissimo lieto fine se tu ti risvegliassi, Anna". Attese ancora qualche istante. Poi girò la maniglia. Un sussurro dietro di sé lo fece rimanere. "Donald? Ho... ho dormito tanto. E' bello rivederti." E Donald Belisario, dopo ventidue anni, sorrise. F I N E