Believers di Stefania Murazio Clarksville, Tennessee. Residenza Corrinnel. 10.03.98, Ore 09:30 a.m. La doccia era stata rigenerante ed ora, con ancora indosso il suo accappatoio di spugna bianco, Caroline stava preparando la colazione in cucina. Il suo sorriso era di una luminosità disarmante e pensò che, se il marito l'avesse vista così, avrebbe smesso di preoccuparsi tanto per la sua salute. Era stata una bellissima donna fino a tre anni prima. Poi aveva iniziato a lasciarsi andare ed i suoi quarant'anni erano diventati presto molti di più. Ma quella mattina si sentiva come rinata, con una forza interiore che aveva dato luminosità alla sua pelle ed aveva ridonato una bellezza che pensava fosse svanita nel nulla. Presto, avrebbe potuto dire addio alla persona che più aveva amato in tutta la sua vita e che aveva perso tanto in fretta da non poterle dichiarare tutto il suo affetto. Appena ebbe finito di fare colazione, andò in camera da letto per vestirsi. Decise che quella mattina avrebbe dovuto apparire al meglio. Se avesse incontrato sua figlia, voleva che lei sapesse che tutto era andato bene per i suoi genitori, in quegli ultimi tre anni. Certo avrebbe voluto che suo marito, lo sceriffo Joshua Corrinnel, fosse con lei in un momento così importante, ma era troppo impegnato nel lavoro, ultimamente. E a parte ciò, aveva anche sostenuto che la medium che lei voleva contattare non era credibile, come non lo erano tutti gli altri che svolgevano quella professione solo per guadagnare soldi facili. Il sole era caldo, la primavera non avrebbe tardato ancora ad arrivare. Tutto sembrava più bello e Caroline, come una ragazzina al suo primo giorno di scuola, era esuberante. Uscì da casa, si chiuse la porta alle spalle e salì in macchina. Durante il percorso che fece per arrivare al White Shine's Room, più volte aveva rivolto lo sguardo ai tanti depliants che si potevano vedere attaccati sui pali della luce, sulle vetrine dei negozi. Proprio in un negozio, un paio di giorni prima, qualcuno le aveva porto uno di quei fogli su cui era semplicemente scritto: "Per ritrovare la luce che, mancando, ha oscurato la tua vita, una fiammella può riaccendersi. L'aldilà è più vicino di quanto tu stesso possa immaginare. Non importa il tuo denaro ma la luce che trasparirà dai tuoi occhi al riscoprire la gioia della vita ritrovata. Contatta White Shine e non portare denaro con te. Ciò che conta è il desiderio di credere. Ufficio segreteria: 555-8025461". Quel volantino l'aveva impresso nella memoria. Ma leggerlo ancora una volta le dava la forza necessaria per percorrere il sentiero che l'avrebbe condotta, forse, dalla sua amata bambina. White Shine's Room. Ore 10: 00 a.m. Caroline scese dalla macchina dopo aver percorso, in appena un quarto d'ora, la strada che da casa sua conduceva al luogo dove White Shine incontrava i suoi clienti. Quando entrò nello studio, non vi era nessuno ad attendere di essere ricevuto. Stava per accomodarsi ad una delle sedie sistemate nella sala d'aspetto quando un uomo, basso abbastanza per arrivarle a non oltre l'altezza dello stomaco, le chiese di entrare per incontrare la medium. La donna parlava con White Shine del modo in cui si era sentita il giorno in cui sua figlia Meredith era morta tre anni prima, quando, tutt'intorno, fu silenzio. Un silenzio rotto dalle parole di Caroline che, in stato di trance, comunicava con sua figlia. Parole che potevano sembrare vaneggiamenti, ma che in realtà formavano frasi connesse se ascoltate nella prospettiva di un dialogo a due. "Meredith... non capisco... perché... va bene. Sono felice di averti rivisto piccola". "Staremo di nuovo insieme, te lo prometto. Ma voglio che tu non dica a nessuno di tutto questo a parte papà. Capirai. Ti voglio bene mamma". "Anch'io...". Caroline Corrinnel era felice per quell'incontro. La figlia era morta tre anni prima troppo in fretta per poterle dire addio e White Shine aveva reso possibile l'ultimo abbraccio fra una figlia e sua madre. Caroline aveva sperato in quell'incontro, ma in cuor suo non lo credeva possibile. Ed ora, doveva ripagare quel gesto per lei cosi importante attraverso una donazione che sentiva dovuta. Lasciò l'artefice di quel miracolo e nella sala d'aspetto, il gentile segretario di White Shine, le offrì un bicchiere d'acqua fresca. "Mi sembra un po' pallida signora. Le prendo un po' d'acqua, la aiuterà a riprendersi". "La ringrazio". Dopo essersi rilassata, uscì dallo studio. Mentre si accingeva ad entrare in macchina, telefonò al marito per raccontargli della sua gioia ed in quel momento si accorse di essere in preda ad uno strano affaticamento fisico che l'aveva colta, probabilmente, per lo stress psicologico cui era stata sottoposta. Dopo avergli descritto della magnifica sensazione provata al vedere la loro bambina così vicina, disse al marito Joshua che avrebbe fatto delle commissioni quella mattina prima di tornare a casa. Tolse la comunicazione e si recò in banca. Con gesti meccanici, quasi senza pensare a ciò che faceva, ritirò ogni cosa fosse intestata a lei e al marito. Chiese all'impiegato di poter ricevere la somma in contanti ed uscì. Nessuno la rivide più da quel momento. Le indagini che si svolsero a Clarksville, furono approfondite ma la donna sembrava svanita nel nulla. Lo sceriffo Corinnel temeva ci fossero dei punti in comune con gli altri decessi che c'erano stati nella zona nell'ultimo mese. Non riuscendo a trovarla, due giorni dopo la sua scomparsa, il caso di Caroline Corinnel, fu inviato all'ufficio X-Files di Washington. Era la potenziale ottava vittima di un gioco di forze non a portata di uomini comuni. Federal Headquarters, Washington D.C. 12.03.98 Ore 08: 20 a.m. "Collega, siamo in ritardo, eh?". Dana Scully era appena entrata nell'ufficio e mentre posava il cappotto sulla spalliera della sedia, rispose, con voce assonnata, al collega. "Fai meno lo spiritoso Mulder. Non ho sentito la sveglia stamattina. Ho un sacco di sonno arretrato per colpa di quel caso di rapimento a Houston. Dopo tutti quegli appostamenti, avrei proprio bisogno di un bel periodo di vacanza". "Tu lontana dal lavoro? Non ci credo finché non lo vedo. Mettiti comunque l'anima in pace, Scully. Quello che vedi qui tra le mie mani è un nuovo caso, arrivato appena quindici minuti fa". Scully si era seduta pesantemente sulla sedia di fronte a Mulder. Non aveva neanche voglia di chiederglielo ma l'abitudine, si sa, è dura a morire. "Di quale mostro si tratta stavolta?". "Hm... nessun mostro, piuttosto direi si tratti di persone... come dire... non contente della loro situazione attuale". "Di che parli?". Scully era rassegnata. Prima di pensare ad una qualsiasi ipotesi, era meglio ascoltare il suo collega. Avvicinatosi alla sedia della collega e appoggiandosi di spalle alla sua scrivania, Mulder riprese a presentarle il caso. "Clarksville è una piccola, graziosa cittadina del Tennessee dove l'insolito non è, appunto, all'ordine del giorno. L'unico problema dei suoi abitanti è inventarsi come trascorrere il tempo libero. L'occupazione locale è spettegolare su quello che succede in giro. Ultimamente, però, la città è in preda al panico. In meno di un mese ci sono stati sette strani decessi ed una persona scomparsa che si teme farà la stessa fine. E sembra che la causa sia dovuta all'attività che si tiene in un locale dove una... hm... donna dotata di poteri particolari, sostiene di ricevere ospiti di riguardo...". " ... ospiti di riguardo... ". "... anime con dei conti in sospeso... forse". Sul volto di Scully, l'accenno di un sorriso scettico e divertito aveva fatto capolino appena il suo compagno aveva pronunciato le parole 'poteri particolari'. "Vedi Scully, quello che mi porta a voler indagare su questo caso non è l'ipotetica presenza di fantasmi, quanto il fatto che ci siano voci in giro che sostengono si tratti di omicidi su commissione addossati a questi". "Aspetta. Mi stai dicendo che qualcuno ordina a queste anime di uccidere qualcun altro?". "Il caso non è così chiaro. L'ho appena aperto". Dopo aver dato una rapida occhiata al fascicolo che Mulder un attimo prima le aveva consegnato, Scully fece quella domanda: "Vuoi sapere come la penso io? Che si tratti di morti strane non ci sono dubbi; in fondo di mezzo c'è una medium... una certa White Shine, che tutte le vittime hanno consultato prima di morire. Ma che sia opera di anime dannate mi sembra piuttosto improbabile. Secondo me, per una ragione molto terrena, forse denaro o vendetta, la donna di cui mi parli compie il suo misfatto e per essere sollevata da ogni sospetto, addossa la colpa a chi, per la sua ovvia condizione, non può essere incriminato. Credo sia un caso piuttosto semplice per le forze locali. Io non penso abbiano bisogno del nostro aiuto". "La faccenda è più complicata di così. E' stato lo sceriffo a chiedere il nostro intervento. Ormai sostiene che il caso gli sia scivolato via dalle mani; la moglie sembra essersi volatilizzata nel nulla dopo aver incontrato la medium. Dopo due giorni di indagini, nessuno è riuscito a trovarla ed il marito è sicuro che non sia fuggita da casa. Scully, partiamo questo pomeriggio. Prepara i bagagli". Quando Mulder si comportava così, avrebbe voluto sparire dalla circolazione e non incontrarlo più. Mai che la avvisasse con un po' d'anticipo. Ad ogni modo, i giochi erano fatti. Scosse la testa e, dopo aver lanciato uno sguardo rassegnato al collega, uscì dalla porta e ritornò a casa a prendere qualcosa per il viaggio. Alle tre di quello stesso pomeriggio, erano sulla strada che li avrebbe portati in Tennessee. Mulder era alla guida. Per un viaggio di appena due ore era inutile perdere tempo all'aeroporto. Ad un certo punto, il silenzio fu rotto da Mulder. "Sai, avevo pensato che sarebbe meglio non ci presentassimo dalla nostra medium come agenti federali, potremmo ritrovarci a mani vuote. Se si tratta di omicidi compiuti da questa donna dobbiamo fingere di essere lì per lo stesso motivo per cui c'erano i suoi clienti". Scully, nel frattempo, stava leggendo il fascicolo del caso aperto dalla polizia locale di Clarksville. Non fece molto caso a ciò che il collega le aveva appena detto, di conseguenza, cambiò discorso. "Qui c'è scritto che i soggetti erano stati colpiti da lutti violenti. Si sono rivolti alla donna per ottenere sollievo e poter magari incontrare i loro cari. Tutti erano riusciti ad entrare in contatto con gli estinti e tutti hanno ricevuto dei messaggi in seguito ai quali... Mulder ma qui si parla di suicidio, non di omicidio". "Io penso sia il contrario. Ma lo scopriremo presto". Arrivati a Clarksville, dopo aver avvisato lo sceriffo del loro arrivo ed avergli detto che avrebbero preferito condurre le indagini sotto copertura, i due agenti si sistemarono al R'W Motel, e iniziarono a lavorare sul serio. Mentre Scully, dopo un paio di telefonate, scoprì che White Shine era il nome d'arte di una certa Lara Brown, 38 anni, laureata in psicologia senza precedenti penali, Mulder chiamò l'ufficio segreteria del White Shine's Room e registrò se e Scully per un consulto il pomeriggio seguente, a nome Grandle. White Shine's Room, 13.03.98 Ore .3:00 p.m. La folla fuori dall'edificio in cui si trovava lo studio della medium non era quella di chi aspettava per essere ricevuto, ma dei curiosi che erano lì a sbirciare le facce di chi aveva avuto il coraggio di sfidare l'ignoto. Mulder e Scully entrarono subito. Non c'era nessuno prima di loro. Forse a causa dello spavento che le morti degli ultimi tempi avevano suscitato, nessuno se la sentiva più di rischiare. Superata la sala d'aspetto, si trovarono di fronte una stanza certo non ordinaria. L'illuminazione era scarsa: tutt'intorno candele accese che emanavano un odore troppo forte per essere solo incenso. Appena furono entrati, un omino poco più alto di un tavolo, li invitò ad accomodarsi nelle due poltroncine che si trovavano di fronte ad una poltrona più ampia di velluto rosso. Lo strano di quel posto era la mancanza di tavoli o palle di cristallo o carte o amuleti. Solo candele accese. Mulder e Scully, non aspettarono molto. Da una stanza attigua entrò una donna vestita in modo semplice, senza fronzoli 'Non come al solito sono quelli del mestiere' pensò Mulder fra se e se. Scully sembrava più annoiata che altro. Era convinta che la loro presenza lì fosse inutile ed era certa che, nonostante Mulder fosse -anche se più in passato che allora- propenso a credere a tutto fino a prova contraria, se ne sarebbe convinto anche lui. " Dalle vostre espressioni, non mi è difficile comprendere che siete qui non solo per curiosità. Sbaglio? Benvenuti, il mio nome è White Shine". Prese Mulder la parola. "Buongiorno. Io sono Barry Grandle e lei è mia sorella Lisa. Siamo qui di passaggio. Dobbiamo andare a trovare un nostro caro zio a Knoxville, ma abbiamo deciso di fermarci un po' qui da lei perché in giro c'è una grossa campagna pubblicitaria che la descrive come una medium di grandi capacità. Così, data la nostra curiosità...". "Anche se 'loro' sono qui, non mi piace il termine medium. Io non parlo con i defunti e loro non comunicano con me, né attraverso di me. Semplicemente, è più probabile che qui la gente sia più aperta a volerli incontrare. Siamo tutti in grado di vedere ed ascoltare se solo volessimo aprire le nostre menti. E quelli che vengono qui sono aperti ad ogni teoria". Mulder era stato zittito con un monologo che sembrava preparato e imparato a memoria. "Posso porle una domanda White Shine?". "Siete qui per questo..." la donna diede un'occhiata ad una Scully piuttosto distaccata da quel dialogo "... almeno lei signor Grandle". "Si... Hm, quando mi sono prenotato per questa seduta, mi è stato detto che lei non accetta denaro. Come mai, voglio dire, di qualcosa dovrà vivere. Svolge anche un'altra attività?". "Me lo chiedono in molti. Vede, mi affido alla bontà delle persone che vengono qui. Se rimangono soddisfatte del loro incontro, spontaneamente lasciano un'offerta, altrimenti vanno via senza dar nulla. Liberamente, senza costrizioni". "Scusi White Shine, ma delle voci in città sostengono che molti dei suoi clienti, tornati a casa siano rimasti così soddisfatti dall'averle fatto visita che si siano tolti la vita. Non lo trova strano?". Scully si era finalmente svegliata dal dormiveglia che la teneva prigioniera dall'inizio del caso. "Ho saputo di quelle disgrazie dallo sceriffo Corinnel. Anche sua moglie è mia cliente e anche lei... sembra sia scomparsa. Spero che la ritrovino presto ed in buona salute. Penso che il fatto che siano venuti da me prima di morire sia solo una coincidenza. La signora Corinnel, ad esempio, aveva lasciato il mio studio con l'animo sollevato per aver incontrato sua figlia morta prematuramente, ad appena 19 anni, in uno spaventoso incidente ferroviario avvenuto nel Maryland. Riguardo gli altri, non so perché abbiano compiuto un gesto così definitivo. Forse non sono suicidi come qualcuno vuol far credere o magari qualcuno non è contento di questa mia innocua attività e tenta di screditarmi in ogni modo. Ma le indagini non spettano a noi, quanto alle forze dell'ordine. Quindi, ditemi cosa posso fare per voi?". " Siamo qui per curiosità. Lei legge anche il futuro, White Shine?". "Leggere il futuro! Per favore, ho sempre detestato quella frase per creduloni. Io interpreto il presente per poterlo comprendere. E su voi due, posso dirvi che non siete...". "Signora, di là c'è lo sceriffo che vuole parlarle. E' urgente". "Arrivo Willie". La donna era stata interrotta dal tipo non più alto di un tavolo che in un attimo, com'era entrato, si stava portando via White Shine. "Ci vediamo domani. Tornate, vi prego". Ed uscì. Ore 06:30 p.m. Appena un'ora dopo aver lasciato White Shine, Mulder ricevette una chiamata dall'ufficio dello sceriffo Corinnel che richiedeva la loro presenza per aggiornare i due agenti di nuovi fatti accaduti. Mentre, in macchina, si dirigevano da lui, Dana non aprì bocca. "Scully, ti vedo annoiata. Se non vuoi aiutarmi a risolvere questo caso dimmelo subito. Detesto vederti così disinteressata". "Mulder, non è disinteresse. E' che mi scoccia perdere tempo dietro storie che non ci riguardano. Figurati se quella donna riesce a tirare avanti con la donazione di qualche dollaro! C'è dietro qualcos'altro, non spiriti o forze occulte. Sono sicura che ti renderai conto che avremo perso tempo, quando scoprirai che è solo un'incantatrice". "Non credi che in quella stanza si riesca ad oltrepassare la barriera dell'aldilà vero? Lo so, ma che ne dici se le chiedessimo...". Dana sapeva che il collega era tentato di chiedere a White Shine di poter 'incontrare' qualcuno, così lo precedette. "... se devo ritornare lì, vorrei non dovermi confrontare con risvegli di spiriti o cose del genere Mulder. Sono cose che mi fanno perdere la pazienza e in cui non credo affatto. Non credo, comunque, a quella donna". E si, Dana non sembrava affatto disponibile a cedere stavolta. Lei aveva già oltrepassato quella che il suo collega definiva barriera dell'ignoto almeno tre volte, con suo padre e sua sorella. Esperienze uniche e sconvolgenti, forse bellissime per alcuni, cui ancora non sapeva dare una risposta e che non avrebbe voluto affrontare ancora. Appena Mulder e Scully furono arrivati dallo sceriffo, seppero che White Shine era stata portata lì per rispondere ad alcune domande. I due agenti federali, chiesero di parlare con lo sceriffo Corinnel il quale certo non stava bene. "Sceriffo, qualcosa non va?". A Scully era sembrato un po' pallido. "Mia moglie. E' morta. E' stata ritrovata nella sua auto con i polsi recisi all'entrata del cimitero di Clarksville". Consegnò a Scully dei fogli. "Questo l'ho ricevuto stamattina. E' il saldo del nostro conto in banca. Non c'è più niente. Di ottantamila dollari, non c'è più niente. Agente Mulder, non ho prove, non posso arrestare quella donna perché non ho prove. E forse mi sbaglio a giudicarla colpevole. Mia moglie è morta e probabilmente ci saranno altri omicidi. Se di questo si tratta". Joshua Corinnel aveva entrambe le mani appoggiate alle tempie e i gomiti sulla sua scrivania. Sembrava stesse per piangere. "Uccidere? Si calmi sceriffo e si spieghi meglio. Per parlare di omicidio, bisogna che ci siano delle prove. Ed il medico legale, se ci riferiamo ai precedenti sette decessi, è convinto si tratti di suicidi". L'uomo raccontò che dalle indagini iniziate subito dopo la scomparsa di sua moglie, aveva scoperto che lei non solo aveva chiuso il loro conto in banca, ma aveva anche incassato in anticipo i soldi dell'assicurazione dopo avere incontrato la medium. Per questo sospettava si trattasse di omicidi. Quei soldi devono essere finiti per forza nelle mani di qualcuno che era sicuramente il colpevole. Ad un tratto, si alzò, prese la giacca e disse ai due agenti che si sarebbe preso una lunga pausa dal lavoro. Tanto niente avrebbe potuto ridargli sua moglie o sua figlia, doveva tentare di recuperare almeno la sua sanità mentale visto che comunque non era in grado di condurre le indagini nello stato pietoso in cui si trovava. Quindi, avrebbe lasciato il vicesceriffo Andy McQuire a loro disposizione per avere un appoggio nella loro indagine. R'W Motel Ore 09:00 p.m. "Non vorrei dirlo, ma te l'avevo detto...". "Scully, forse stavolta hai ragione. Sicuramente, tutto quel denaro, è andato a finire nelle tasche di quella che tu definisci un'incantatrice. Sono la bellezza di ottantamila dollari... Però sai, Corinnel aveva visto sua figlia. Magari è stata lei a convincerla a donare quei soldi". "Beh Mulder, chi ci assicura che veramente Caroline Corinnel l'abbia vista e sentita? Era solo un suo racconto al marito. Magari era un gioco di luci e suoni orchestrato da White Shine. E riguardo la donazione, io non credo sia stata poi così 'libera'". I due agenti si scambiarono un lungo sguardo. Era chiaro che sarebbero ritornati da quella donna. White Shine's Room, 14.03.97 Ore 09:00 a.m. "Siete di nuovo qui! Ad essere sincera con voi, non me l'aspettavo". Mulder e Scully erano ritornati in quello che per Dana era un posto assolutamente da non frequentare mai più. Erano lì sempre sotto copertura. "Strano. Se abbiamo trovato il coraggio di venire qui da lei la prima volta per dare un'occhiata al nostro futuro, perché non saremmo dovuto tornare?". Dana iniziava ad interessarsi a quel caso, probabilmente perché sapeva che il collega non si sarebbe mosso di lì se prima non avesse compreso qualcosa. "Credevo che le voci messe in giro su una mia implicazione nel caso dei decessi degli ultimi tempi, vi avrebbero fatto desistere dal tornare. Mi sbagliavo". "Vuole spaventarci?". Chiese Scully. "No, voi non avete paura della conoscenza. In nessun caso. Ed io sono qui a porgervela. E' quello che stavo per dirvi la volta scorsa prima che fossimo interrotti". Mulder era incuriosito dall'ultima affermazione della donna. "Che tipo di conoscenza può offrirci lei?". "Di sicuro non quella che voi cercate nel 'buio' del giorno". Nella stanza era calata una strana atmosfera. Mulder si guardò intorno. Come quando sta per avvicinarsi un tornado, l'elettricità era nell'aria. D'un tratto si sentì un fruscio simile a foglie mosse dal vento. L'espressione sul volto di Dana era a metà tra lo spaventato e l'incredulo quando, in un sussurro, disse: "...no..." . "Scully...che c'è?" la domanda di Mulder non fu raccolta e Dana come in stato di trance, stava sostenendo un dialogo che somigliava più ad un monologo dalle parole spezzate. Mulder era lì, lo sguardo fisso sul volto pallido di Dana che aveva le lacrime agli occhi e tutto quello che riusciva a dire era solo un monosillabo sussurrato: "...no...". Mentre nella stanza anche il tempo sembrò essersi fermato come ad attendere una sciagura, Scully, seduta davanti a se, non vedeva più White Shine... ma suo padre. Che le parlava. "Stella del mattino...lo so che sei spaventata, ma non c'è ragione. Non posso farti del male, io sono tuo padre. Quello che sta succedendo qui non è quello che avrebbe dovuto essere. Nessuno avrebbe dovuto morire, Dana. Noi siamo qui per ricucire dei legami spezzati troppo in fretta. Ma c'è qualcosa che si oppone. Una forza maligna. Dovete andare via di qui, prima che vi trovi. Dana ascoltami. Non devi in nessun caso abbassarti...Capisci Dana?". "...no...". "Non devi fare niente di ciò che ti dirà". "...papà. Non andare. Non so. Papà, voglio sapere...". "Dimmi, stella del mattino". "...niente... ti voglio bene capitano Achab". "Anch'io ti voglio bene". Un attimo dopo che lo strano dialogo cessò, Scully si scosse da quello che era stato un minuto di torpore. Si alzò e disse a Mulder che voleva uscire fuori a respirare aria pura. Mulder la accompagnò dopo aver salutato White Shine e, fuori della stanza, incontrarono Willie, il suo assistente. Questi sembrava preoccupato dello stato di Dana. Anche Mulder lo era. "Signorina Grandle, vuole accomodarsi un attimo? Le prendo un bicchiere d'acqua" e si allontanò mentre Scully si sedette su una delle sedie che erano all'entrata del locale. "Scully, che è successo lì dentro?". "Non lo so Mulder, credo d'aver visto mio padre. Mi ha detto che... quello che succede qui non era nei piani... è tutto confuso. Non so spiegarti, è stato come non essere lì con voi". "Ma White Shine ed io eravamo lì e abbiamo assistito al tuo... stato, Scully". "Ecco l'acqua". Lo strano, piccolo individuo era tornato. Offrì il bicchiere d'acqua a Dana che, un attimo dopo aver bevuto, si sentì come stranita. Si alzò in piedi uscì dal locale e chiese a Mulder di riaccompagnarla al motel. "Probabilmente, ho bisogno di più riposo di quanto io stessa non credessi" disse a Mulder mentre salivano in macchina. R'W Motel, Ore 10:00 a.m. Quando Mulder accompagnò la collega nella sua stanza si raccomandò che si riposasse, convinto che il suo malore dipendesse dalla stanchezza e dall'esperienza appena vissuta da White Shine. Così la lasciò sola. Ma Scully, appena lui se ne fu andato, prese la macchina e si recò in banca dove, grazie ad un paio d'operazioni, riuscì a trasferire tutti i suoi risparmi da Washington a Clarksville, ovviamente a suo nome. Ritirato tutto il suo denaro tornò al motel, si sedette ad aspettare sul letto finché qualcuno bussò alla porta. Era l'omino che lei e Mulder avevano incontrato da White Shine. Senza dirgli una parola, Dana gli consegnò tutto il suo denaro come se fosse in uno stato ipnotico che le proibisse di pensare. L'uomo andò via. Senza dir nulla. Scully chiuse la porta e andò a sedersi sul lato del letto, con le spalle verso la porta e con in grembo la sua pistola d'ordinanza. Intanto alla Morgue, l'autopsia su Caroline Corinnel eseguita dal dottor Kenneth Druith, stabilì che la donna era morta lo stesso giorno della sua scomparsa. Non aveva assunto cibi o liquidi o sostanze tossiche prima della sua morte. L'esame tossicologico aveva rivelato una piccola quantità di bromuro di potassio che la donna, evidentemente, assumeva come calmante per lenire il dolore psicologico che le teneva compagnia dal giorno della morte della figlia Meredith. Unici segni sul corpo, tagli netti su entrambi i polsi, come se fosse stata ferma nell'intento di compiere un gesto che il rapporto finale stabilì fosse suicidio: com'era stato per gli altri sette casi. Il dottor Druith, prima di stendere il rapporto sull'autopsia, doveva controllare se il bromuro di potassio trovato nel sangue della donna fosse stato prescritto da un dottore. Scoprì che il medico personale di Caroline Corinnel, era Adam Lency. Stranamente, lo stesso che curava, dai loro stati ansiosi, gli ultimi cadaveri che avevano subito un'autopsia negli ultimi trenta giorni. "Dovrò ricordarmi di aggiungere anche questo nel rapporto che presenterò all'FBI", pensò il dottor Druith mentre richiudeva lo sportello della cella frigorifera contenente il cadavere della signora Corinnel. R'W Motel, Ore 01:12 p.m. Mulder, dopo aver lasciato la sua collega convinto che in quel momento stesse riposando in un sonno tranquillo, ripensò a quello che le era accaduto e che probabilmente non avrebbe dovuto rimanere troppo tempo da sola. Sarebbe passato nel pomeriggio per informarsi delle sue condizioni. Intanto, entrò nella sua stanza e, per scrollarsi di dosso le strane sensazioni vissute in quell'inizio di giornata, decise di fare una doccia. A ppena uscì dal bagno, si sdraiò sul letto a tentare di fare il punto della situazione alla luce degli ultimi avvenimenti. Ripensò al fatto che probabilmente gli esami sul corpo di Caroline Corinnel erano già stati eseguiti e che il giorno dopo, magari non ufficialmente, avrebbero potuto chiedere conferma se gli esiti fossero gli stessi degli altri casi, quando si rese conto di ciò che gli stava passando per la testa. "Forse anche gli altri hanno vissuto la stessa sensazione di gioia per poi cadere in uno stato depressivo... Dio, Scully...!". Si vestì in fretta, mentre sperava che non stesse per succedere sul serio quello che la sua mente era sicura di aver già intuito. Si precipitò verso la stanza di Dana, bussò alla sua porta ma nessuno rispose. Provò ad aprirla ma era chiusa dall'interno. In un turbine di pensieri sconvolti da ciò che avrebbe potuto essere, la scardinò con un paio di spallate forti abbastanza perché guidato dalla disperazione. Ciò che vide quasi lo paralizzò. Scully era di spalle, seduta sul letto, con la pistola puntata alla tempia destra. Mulder si avvicinò piano. "Scully... non farlo!". Era più vicino, lei non poteva vederlo e sembrava anche non sentirlo. Ancora un altro passo e avrebbe potuto afferrarle il braccio e la pistola. Un piccolo sforzo. Le prese la mano. Poteva guardarla negli occhi ora. Erano fissi, lontani. La pistola era al sicuro. Quando Scully si accorse che Mulder era lì, erano passati buoni due minuti. Lui le era seduto accanto e aspettava che lei dicesse qualcosa. Poi d'un tratto, come se si fosse svegliata da un sonno vissuto ad occhi aperti, Scully si girò verso di lui. "Mulder, che ci fai qui? E perché hai tu la mia pistola?". "Non te lo ricordi, Scully?". "... io credo d'aver fatto qualcosa di... non riesco a focalizzare il punto Mulder". Mulder volle accompagnare Scully in ospedale per alcuni controlli che evidenziarono solo uno stato d'ipotensione e, sulla strada del ritorno al motel, Dana ebbe un'esclamazione: "Oddio!!! Mulder. Ricordi quell'uomo? L'assistente della medium? E' stato in camera mia e credo di avergli dato tutti i miei soldi". " Com'è possibile? Scully sei sicura? ". "...no, è solo una sensazione. Ma credo sia stato al motel, Mulder". Una telefonata alla sua banca di Washington bastò a confermare a Scully che i suoi timori erano fondati. Si recarono all'ufficio dello sceriffo e in meno di un'ora ottennero dal giudice della contea, sulla base dei ricordi di Scully e dei loro sospetti, un mandato di perquisizione dell'appartamento di Willie Fellor -l'assistente di White Shine- e del suo luogo di lavoro. Bastarono poche ore a scoprire che nella toilette del White Shine's Room, sotto lo scarico, erano nascoste decine di ricevute di versamenti in conti correnti bancari di diverse banche del Tennessee, per un totale di due milioni di dollari. Trovarono anche il nome di un certo dottor Adam Lency al quale erano abbinate, come in un libro paga, delle somme di denaro piuttosto consistenti, dovute per servizi non meglio specificati. Federal Headquarters, Washington D.C. 21.03.97 Nel suo ufficio, Fox Mulder stava finendo di redigere il suo rapporto sull'arresto di Willie Fellor, e sul video del terminale si poteva leggere: '... per il suo modo di operare nell'ombra, Fellor non sarebbe mai stato sospettato per i decessi avvenuti a Clarksville, Tennessee. Le indagini condotte dall'FBI hanno evidenziato il passato di Willy Fellor quale uomo a servizio di persone senza scrupoli che sottraevano, indebitamene, molto denaro a soggetti la cui unica colpa era quella di non aver trovato nessun conforto per i loro drammi se non nella magia, nell'occultismo. Dopo anni di lavoro come assistente di tanti ladri della buona fede di chi era disperato, mai era riuscito a guadagnare abbastanza per rifarsi una vita normale e abbandonare quel mondo finto. Aveva compreso che quella di Lara Brown o White Shine fosse un'attività diversa, forse più sincera di tante altre e sicuro di poter per questo sfuggire alla legge, aveva deciso di sfruttare le sue conoscenze derivategli dall'aver assistito tanti millantatori e finti maghi per dar vita a strane pozioni ed ottenere la sua parte di denaro. Nel suo libro paga figurava il nome del dottor Adam Lency che somministrava, dietro ordine di Fellor, il bromuro nei suoi pazienti. In questo modo, l'autopsia l'avrebbe rivelata quale sostanza volta a cura medica. In piccole dosi, infatti, può far pensare ad una cura lenitiva, calmante di stati ansiosi. Ma tali piccole dosi erano rese fatali da Fellor il quale le associava a sostanze vegetali dai poteri allucinatori non verificabili con l'autopsia e che, in aggiunta allo stato mentale in cui si ritrovano i soggetti frequentatori del White Shine's Room, dopo aver vissuto un'esperienza di contatto con l'aldilà, possono portare ad uno stato di depressione temporaneo si ma tanto profondo da indurre al suicidio anche un soggetto mentalmente sano. Quanto al fatto che convincesse le sue vittime a consegnargli tutti i loro risparmi, sembra ci riuscisse attraverso una pratica di suggestione utilizzata di frequente per compiere anche rapine. Dall'interrogatorio si è appurato che Fellor riscuoteva la sua parcella presentandosi direttamente alle sue vittime e, per non essere riconosciuto e quindi incriminato, le conduceva per mano al suicidio...', quando ad un tratto entrò Scully, ritornata al lavoro dopo un paio di giorni trascorsi in ospedale per degli accurati accertamenti da cui non si rilevò alcuna anomalia nel sangue. Ma Dana non era ritornata così in fretta a lavoro solo perché si sentiva bene. Infatti, una domanda le bruciava le labbra. Una domanda per Mulder e che da tempo non riusciva a formulare, perché da tempo si chiedeva se ciò cui aveva assistito fosse vero o no. "Sapevo che saresti ritornata presto al lavoro. Bentornata! Come ti senti?". Fox si era alzato dalla sua postazione di lavoro per andare incontro alla sua collega. "Sto bene Mulder. Almeno fisicamente. Sembra che qualsiasi cosa Fellor mi abbia somministrato, sia scomparsa dall'organismo". Dana entrò nell'ufficio e a testa bassa, sembrò cercare la forza o le parole per dire qualcosa. "Scully, qualcosa non va?". Mulder si era seduto alla scrivania, mentre Dana si era fermata di fronte a lui. Lo guardò dritto negli occhi e iniziò a parlare. "C'è qualcosa che devo chiederti e che nessun dottore può spiegare. Ma penso che tu possa aiutarmi". "So a cosa ti riferisci. Ma io non ho la risposta che tu vuoi, Scully. Le indagini sul caso hanno rilevato che White Shine non aveva niente a che vedere con le operazioni che Fellor compiva alle sue spalle". "Questo significa che ciò che ho vissuto in quella stanza era sul serio... Mulder, io ho visto mio padre. E lui mi ha avvertito di ciò che stava per succedere ma io non ho capito. Quando siamo usciti dal White Shine's Room, a parte uno stato confusionale dovuto... alla mia condizione emotiva, io stavo bene. Era il piccolo uomo quello cui non dovevamo piegarci. L'ho capito solo ora nonostante fossi stata messa in guardia da... mio padre. Il bicchiere d'acqua, ricordi? E' lì che Fellor aggiungeva le sue sostanze. E anche nelle candele. Se quelle sostanze hanno avuto effetto nell'acqua, facendomi entrare in stato ipnotico al motel, forse anche quello che ho visto, a causa delle candele, potrebbe non essere vero. Ma io ho ricevuto quel messaggio. Non avrei mai potuto sapere ciò che stava succedendo se fosse stata una messa in scena". "Si, Scully. Ma tu dimentichi qualcosa. White Shine ci ha detto che solo chi vuole credere, alla fine crede". "Ma io, Mulder, non sono disposta a credere. Non così ciecamente". "Neanche ora che hai incontrato tuo padre?". Scully guardò Mulder negli occhi, poi abbassò i suoi. Si chiese se il giorno in cui fosse stata disposta a credere in tutto ciò che vedeva sarebbe mai arrivato. Si ricordò a quel punto che, durante lo strano e fulmineo momento di trance da White Shine, era stata chiamata 'stella del mattino'. Solo suo padre la chiamava così. Avrebbe potuto, un'alterazione mentale, prenderci in pieno? Ovviamente, no. E allora? Mulder era diverso da lei. Lui riusciva a guardare le stelle vedendoci più di quanto altri riuscissero solo ad immaginare. Ma non aveva visto. Lei si. Forse, perché, nonostante ciò che si ostinava a dichiarare al suo collega, in realtà credeva più di lui? Mai lo avrebbe ammesso. Si diresse verso il solito schedario accanto alla scrivania e archiviò il suo rapporto su ciò che aveva visto. O ciò che aveva creduto e voluto vedere. F I N E ---------------------------------------------------------------------------- The X-Files trademark and characters are copyright of 20thFox. La riproduzione in qualsiasi forma è consentita solo previo consenso dell'autore.