Il vampiro balzò letteralmente contro il demone, costringendolo contro la parete, impedendogli di usare al meglio gli arti superiori, lunghi e possenti, ma che necessitavano di uno spazio maggiore. Spike invece si muoveva come un gatto selvatico che lotta contro un orso, colpiva e si spostava muovendosi ad una velocità accecante. Non c' era nulla di preordinato, raffinato e tecnico nel suo modo di combattere, solo furia e violenza. Lo stile era approssimativo, anche se efficace, nato da oltre un secolo di risse e scontri per la vita. Ancora una volta il mostro si trovò in difficoltà, letteralmente sommerso dall' impeto del suo avvertsario.

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Sofferenza. Dolore. Se lo meritava. Una parte di lui agognava il dolore che ora stava provando, ma soprattutto la pace che sarebbe venuta dopo. Lasciarsi andare, morire, terminare la sua lunga, inutile caccia. Riusciva a sentire le emozioni dell' uomo che lo stava attaccando. Rabbia, dolore, ansia. Così simili alle sue, eppure così diverse. Mentre Spike lo massacrava una parte di Karl Withrop riusciva solo a pensare a quanto fosse giusto morire ora per mano sua, prima che potesse fare del male a qualcun altro. Ma un' altra parte di Karl, il demone, un demone non generato da forze sovvranaturali ma creato dalla malvagità degli uomini, ancora lottava per riemergere, per continuare la sua folle caccia a sua madre. Ma questa volta non ce l' avrebbe fatta. Dopo anni di segregazione nei recessi bui, ora l' anima umana, consapevole, aveva rialzato la testa, legando con le catene della colpa il suo alter-ego demoniaco, tenedolo fermo, imprigionato nelle profondità oscure in cui lei stessa era rimasta rinchiusa. La strana affinità che provava per Spike le aveva permesso di riemergere come era già accaduto nel loro primo scontro, ma ora la furia del vampiro era ancora maggiore, cosi come anche la confusione del mostro. Poi si udì un suono che cambiò tutto.

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"Bambino mio"

Una frase. Poche sillabe. Eppure l' effetto che produssero fu enorme. Attraversarono il cervello di Karl Withrop come una lama di ghiaccio, tanto fredda da bruciare, che non lasciò spazio a nient' altro oltre la sua rinnovata sete di distruzione, e di rivincita. Perchè quella voce apparteneva alla madre. Buffy sentì, ed i capelli le si rizzarono in testa. Spike, invece, non avvertì alcun suono, o quantomeno non mostrò alcun segno di aver udito quelle parole, ma non potè non accorgersi della subitanea reazione del suo nemico. Karl riprese forza e cercò invano di scrollarsi di dosso il vampiro. Non riuscendovi  si fece strada attraverso il muro, mostrando di possedere ancora una notevole riserva di energie. Sorpassato un' attonito Spike, il mostro si slanciò fuori dal vicolo, ignorando i suoi due avversari, all' inseguimento di una madre che lo aveva eluso per decenni.

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Finalmente. Aveva atteso così a lungo, sofferto così tanto, ma ora tutto sarebbe cambiato. Si sarebbe mondato, purificato da tutto l' odio che aveva provato, dal dolore e dalla colpa. Le sue due anime erano nuovamente riunite in una sola, tese verso un unico obiettivo, pur chiamandolo in modi diversi. L' una considera la sua caccia decennale giustizia (crociata), l' altra la chiama vendetta (ossessione). Il mondo gli sembra muoversi al rallentatore, mentre lui schizza a velocità folle. Acquisce una nuova consapevolezza, mentre le sue percezioni si fondono e il mondo gli mostra un' altra faccia. Vede l' eco della frase spegnersi e ne segue la scia all' interno di un vicolo mentre lo spazio si ripiega su se stesso e, per effetto dell' adrenalina che pompa nella sue vene, perde la visione laterale. Ode la luce spargersi fiocamente dai lampioni e percepisce attraverso la pelle i movimenti dei suoi due avversari rimasti indietro. Senza rendersene conto è arrivato. Davanti a lui c' è una donna. La cerca (aspetta) da buona parte della sua vita. Deve punirla per quello che ha fatto (per quello che è), per la morte di suo padre (perchè l' ha abbandonato). Si avvicina.

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La cacciatrice dimenticò il dolore, concentrandosi unicamente sulla situazione che le stava sfuggendo di mano. Seguì il mostro affiancata da uno Spike incredulo. Perchè la scena a cui stavano assistendo era davvero incredibile. Karl Withrop si stava trasformando sotto i loro occhi mentre si allontanava ad una velocità folle, apparentemente inconsapevole dei massicci cambiamenti che stava subendo. Il suo corpo ribolliva senza uno schema preciso, come se non avesse mai avuto una forma propria. Dove prima c' era un braccio si allungava un attimo dopo una bocca, ed un istante dopo ancora c' era nuovamente un arto. Ma non era la trasformazione fisica in sè a sconvolgere la cacciatrice ed il suo compagno. Avvertivano chiaramente che quella mutazione non era che lo specchio esteriore, assolutamente inadeguato, di una trasformazione psichica che stava sconvolgendo l' anima di quell' essere. Non era semplicemente una lotta interiore, era molto di più. Il mostro aveva a portata di mano la cosa che più odiava, e temeva. Sentivano la sua paura di affrantorla, ma anche e soprattutto, di vincerla. La paura di una vita vuota, priva di significato, di perdere il comodo capro espiatorio grazie al quale aveva sempre anestetizzato la sua coscienza. Buffy e Spike non sapevano perchè avvertivano con tanta forza le emozioni di Karl, ma non potevano farne a meno, trascinati in avanti dal suo stesso bisogno.

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Enya rise vedendo la forma finale che il demone aveva assunto. Molto simile a quella che aveva ipotizzato, tanto da potersi ritenere almeno parzialmente soddisfatta, anche se aveva fallito la missione che gli aveva affidato. Dietro di lui comparvero i suoi inseguitori, arrestandosi incerti alcuni passi più indietro. Poteva rimediare agli sbagli di suo figlio, ma prima doveva occuparsi di lui. La grottesca creatura che un tempo era stata Karl Withrop si avvicnò lentamente con un ghigno infernale dipinto sul viso, preparandosi a balzare. Enya fece qualche passo indietro continuando però a sorridere. I fatti le avevano dato ragione. Era riuscita a controllare in gran parte lo sviluppo fisico del figlio influenzando la sua psiche, come aveva cercato di fare più volte nel corso dei secoli. Non era stato facile per lei soffocare i suoi istinti e recitare la parte delle madre affettuosa, ma era necessario per rendere più repentino e forte lo shock dell' abbandono. Aveva scelto con cura il padre, una persona in grado di dare sicurezza e amore ad un bambino, con una famiglia che però avrebbe assicurato una disciplina fortemente repressiva e causato forti traumi emotivi. Certo c' erano stati momenti difficili, come l' incidente imprevisto di Douglas, che l' aveva costretta ad affrettare i tempi, abbandonando il bambino prima del previsto. Il piano originale prevedeva che entrambi i genitori abbandonassero il piccolo, ma l' incidente aveva cambiato le cose, spingendo il bambino ad idealizzare il padre ed odiare la madre sotto la spinta della famiglia di lui. Non era quello che aveva voluto, ed infatti il piccolo aveva sviluppato una personalità più contorta ancora, rendendolo inaffidabile come arma. Tuttavia si sentiva soddisfatta, il suo prossimo tentativo avrebbe probabilmete avuto successo grazie ai dati raccolti. Il mostro balzò, ma cadde scompotasmente ad un paio di metri da lei, disturbato nel momento del salto da un' apparazione improvvisa.

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Buffy vide l' alta figura emergere dalle ombre e rimanere lì in attesa. Era un uomo alto, di età compresa tra i 30 e i 40 anni, ma dall' apparenza giovanile. Emanava un certo carisma, ed il suo volto attraente lo rendeva chiaramente una calamita per le donne. In un certo senso le ricordava un Angel di dieci anni più vecchio, e meno tormentato. Forse era più accostabile ad Angelus, privo però della sua sadica grandezza. La sua attenzione passò dal vampiro alla figura raggomitolata sul selciato in posizione fetale. Per avere un tale effetto su uno come Karl non poteva che essere una certa persona.

Douglas fece un passo verso suo figlio, che aveva ripreso a cambiare. Attese che la trasformazione fosse ultimata, rivelando un bimbo deforme, dal cranio enorme e gli arti scheletrici. Piangeva disperato. Il padre allungò una mano per accarezzare la povera creatura, poi all' ultimo secondo fece scattare anche l' altra. Una rapida torsione e quel collo sottile si spezzò. Karl Withrop era morto prima di toccare terra, dopo aver compreso che tutta la sua vita era stata costruita sopra una bugia.

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Spike si accorse dei vampiri che si accalcavano attorno a loro solo dopo aver assistito a quella scena agghiacciante. Si maledisse per essersi lasciato distrarre. Guardò Buffy, ancora al suo fianco, e considerò la possibilità di confessarle nuovamente il suo amore, ma poi ci ripensò. Non era il caso di afliggerla in un momento come quello, non dopo quello che avevano appena visto. Istintivamente valutò le loro possibilità. Non avevano chance. Erano semplicemente troppi e troppo ben organizzati. Douglas si avvicinò a loro, seguito dai suoi seguaci, mentre altri vampiri li incalzavano da dietro. Sorrideva in modo naturale. Ma il sorriso peggiore era quello di Enya, così dolce, ben costruito, terrificante per lui che sapeva di quali crudeltà era capace.

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Douglas continuava ad avvicinarsi con calma. Poi si fermò, improvvisamente scosso nel profondo. Tremò per un istante, voltandosi con una smorfia di dolore verso la sua signora. Poi finì in cenere.

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Lo sciamano ritrae la mano, felice. Il suo intervento sarebbe stato decisivo, dando a Buffy e Spike l' occasione per ribaltare la situazione. Dal canto suo era soddisfatto di come era riuscito a prevedere, e provocare, gli eventi. Non era un burattinaio, un tessitore di trame, uno che manovra nell' ombra. Fondamentalmente era un uomo d' azione. Eppure capiva l' importanza di comprendere gli eventi, indirizzarli, far compiere all' avversario le mosse che lui non solo aveva previsto, ma anche scelto. Era riuscito a svelare i retroscena di quella vicenda, aveva trovato il momento opportuno per fare il suo intervento, ed ora, dinnanzi a lui, si profilava una nuova sfida. Vide Enya mentre lo individuava, lo osservava. Vide la paura nei suoi occhi e capì di aver vinto quella battaglia.

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Ormai sono giorni che scappa. La stanchezza, più mentale che fisica, si impadronisce pian piano di lei, offuscandole la mente, sommergendola, opprimendola. Sà di non potersi fermare, perchè ogni volta lui la ritrova. E' rimasta incredula di fronte alle energie, apparentemente inesauribili, da lui dimostrate. E' solo umano dopotutto, e come tale dovrebbe stancarsi e riposare. Invece è lei, l' inseguita, a non avere riposo nè pace. Enya si alza dal letto del motel. Dormire ora le sarà impossibile per le prossime ore, incapace di scacciare la sensazione di pericolo incombente. E' arrivata solo tre ore prima, ma ormai non ha più senso rimanere. Esce dalla stanza, incrociando un gruppo di ubriachi. I commenti sul suo conto si sprecano. Un tempo avrebbe ucciso per molto meno, ma ora reprime l' istinto con un moto di terrore. Non può permettersi di lasciare indizi sul suo passaggio, nulla che possa rendere più agevole la caccia al suo nemico. Raggiunge la macchina e per un attimo indugia nell' ossevare la sua immagine riflessa dal finestrino. E' ancora bella, certo. Nè la fatica, nè la sofferenza possono offuscare la sua avvenenza ultratterrena, pure non è la donna di sempre. La sua espressione è cambiata. Non è più la creatura delle tenebre sicura di sè, nè la donna dolce e forte che alle volte fingeva di essere. Sembra più un' animaletto spaventato, a suo modo più giovane ed innociente. Naturalamente non è nessuna della due cose. E lo sciamano lo sà bene.

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FINE