Qualche
mese prima che me ne andassi, a Sunnydale successe qualcosa che influì sulla
mia condotta successiva.
Allora
non me ne resi conto, benché la cosa mi colpì pesantemente, ma ripensandoci
ora, dopo così tanto tempo, con la mente lucida e in pace, capisco che fu un
evento decisivo per me e, di conseguenza, per tutti coloro le cui esistenze si
sono intrecciate, in un modo o nell’altro, alla mia.
Non
fu il motivo per cui fuggii, assolutamente no. Anzi, se fosse successo in un
altro momento, credo che mi sarei limitata a registrare il fatto come uno dei
tanti orrori del mio assolato inferno quotidiano. Ma accadde mentre mi trovavo
in un periodo molto critico della mia vita.
Le
cose stavano cambiando, e l’elastico era teso al massimo. Sarebbe bastata una
piccola, piccolissima trazione per spezzarlo. E questa avvenne, naturalmente.
Per puro caso fu quell’episodio. Se non fosse avvenuto, sarebbe stato
qualcos’altro.
Una
cosa irrilevante…
Chiamatela
goccia che fa traboccare il vaso, se volete. Non ha importanza.
Ricordo
come se fossero passate solo poche ore, e non molti anni.
Ero
entrata in biblioteca come tutte le mattine…
…
“E’ scomparsa una ragazzina.” disse Giles “Denise Shaw, undici anni.
Sembra che ieri non sia rientrata a casa. La madre ha chiamato subito la polizia
ma…”
“Ma
sappiamo bene tutti quanto vale la polizia di Sunnydale, se si va oltre alle
multe per divieto di sosta.” lo interruppe Xander in tono sarcastico.
“Che
ci faceva in giro di notte?” chiese Buffy.
“Non
era notte.” rispose Giles “Doveva rientrare subito dopo la scuola, nel
pomeriggio. Ma con il cielo nuvoloso come ieri, è comunque possibile che
qualche vampiro abbia deciso di agire di giorno.”
Buffy
non replicò. Non le sembrava molto probabile. Vero che potevano uscire con il
Sole coperto, ma il giorno restava sgradevole per i vampiri. Ci vedevano male,
ed era anche una questione d’abitudine. Comunque non si poteva mai dire. Gli
anticonformisti si trovavano fra chiunque.
“Denise
Shaw… Ho già sentito il nome.”
“E’
la figlia di Rachel Shaw, una delle assistenti del laboratorio di chimica qui al
liceo. Devi averla anche vista. Qualche volta la madre la portava a scuola. Una
biondina, con gli occhi azzurri, carina.”
Buffy
la ricordava vagamente. Di solito non faceva molto caso ai bambini. Ma ricordava
la madre, una donna gentile che le aveva alleggerito spesso le difficili ore in
laboratorio. Il marito, medico all’ospedale cittadino, era morto alcuni anni
prima, una delle tante vittime inspiegabili di Sunnydale. Denise era la loro
unica figlia.
“Va
bene. Farò di tutto per ritrovarla. Ma Giles, sai bene che…”
“Lo
so. Non c’è da sperarci troppo. Comunque dobbiamo tentare. Qualche volte le
persone catturate non vengono uccise subito.”
Buffy
annuì prima di andarsene. Era solo una vaga speranza, ma si accorse di
aggrapparsi ad essa con forza. Forse perché questa volta la vittima aveva un
volto, o aveva un volto sua madre. Forse perché sentiva che la speranza era
l’ultimo filo che la teneva unita alla sua sanità mentale. Dopo di che,
sarebbe rimasto solo il fango viscido della follia.
Andò
a parlare con Rachel Shaw, senza impegnarsi troppo a fingere d’essere solo
un’ex studentessa preoccupata. Molti, per non dire tutti gli abitanti adulti
di Sunnydale sapevano bene dove vivevano. Sapevano di essere posseduti dal
potere abissale di quella città che sembrava far risuonare le corde più oscure
dell’animo umano e ricompensare con un qualche ignoto salario la fedeltà
della sua popolazione.
La
madre piangeva, ma Buffy sentiva qualcosa di rancido nella sua disperazione.
(Se
proprio non volevi che succedesse una cosa simile, dovevi portarla via di qui. O
non dovevi metterla al mondo)
Ad
un certo punto, prese una scusa frettolosa e se n’andò. Aveva saputo quel che
le serviva e non tollerava più la presenza della donna.
Cercò
Denise per tutto il giorno, e la notte, e il giorno dopo, ma da nessuna parte
trovò traccia della ragazzina. Viva o morta che fosse, sembrava essersi
dissolta nel nulla.
La
seconda notte aveva quasi perso ogni speranza di ritrovarla. Stava pensando a
quale sarebbe stata la sua prossima destinazione, quando si sentì chiamare.
“Buffy…”
La
voce sommessa la fece trasalire. Angel. Si voltò aspettandosi il peggio, ma lui
la stava guardando senza muoversi.
“Che
vuoi?”
“Vieni.”
rispose lui “Devo farti vedere una cosa.”
Buffy
esitò. Era da folli seguirlo, ma non sentiva nessuna minaccia nel suo
atteggiamento, così si decise e gli fece cenno di avviarsi.
Camminarono
a lungo nella boscaglia che circondava Sunnydale, tanto che la ragazza cominciò
a preoccuparsi e a chiedersi se non si fosse cacciata in trappola. Ma finalmente
Angel si fermò fra la bassa vegetazione ai bordi di una strada sterrata.
Buffy
lo raggiunse e si lasciò cadere pesantemente a terra, appoggiando la fronte
sulle ginocchia.
Un
corpo livido giaceva scomposto nelle sterpaglie, osservando il cielo con i suoi
occhi fissi e vuoti, attraversati da file d’insetti. Era Denise, nuda e morta.
Quando
finalmente Buffy riuscì a riprendere il respiro, alzò lo sguardo su Angel, in
piedi a braccia conserte.
“Chi
è stato?”
“Non
lo so.” rispose lui “L’ho trovata per caso e sapevo che la stavi
cercando.”
“Dovevo
immaginarlo che aveva fatto questa fine. Anche se speravo che per una volta non
sarebbe andata così. Ma all’inferno la speranza è inutile.”
“Non
siamo stati noi.” mormorò Angel. S’inginocchiò, sfiorando il cadavere e
fiutandosi le dita “E’ stata violentata da parecchi uomini, picchiata e
lasciata qui a morire.”
“Ne
sei sicuro?”
Il
vampiro la fissò con sguardo inespressivo.
(Che
domanda, certo che ne è sicuro, non ha bisogno di referti necroscopici per
capire certe cose)
Il
cadavere era coperto da ematomi, la posizione contorta indicava ossa spezzate e
c’erano sangue e vomito disseccati intorno alla bocca e al naso. Non era stata
una fine facile.
Buffy
si sentiva svuotata d’ogni emozione. Solo una grande stanchezza che le
intorpidiva la mente “Perché hanno fatto una cosa simile?”
Angel
alzò le spalle “Magari si annoiavano, o non sapevano come passare la serata.
Ha importanza?”
Lei
si coprì la bocca con le mani. Non riusciva a smettere di guardare il corpo.
“Non
farti ossessionare.” disse il vampiro, rialzandosi e scrollando le foglie
secche dai pantaloni “Ne muoiono tanti, che vuoi che sia una più o una
meno… Forse non sarebbe sopravvissuta in ogni caso. Forse l'avrei uccisa io se
l'avessi incontrata per strada.”
La
ragazza sollevò gli occhi su di lui, ma era già rimasta sola.
Si
alzò anche lei, avviandosi lentamente verso il paese. Doveva avvertire che
Denise stava per tornare a casa.
Aveva
chiamato Giles dicendo che sarebbe passata da lui per dargli notizie. Quando
arrivò, c’era anche Xander con l’Osservatore.
“So
dov’è Denise Shaw. Nel bosco
a nord-est, circa tre miglia fuori della città. Ho già avvertito la polizia di
andare a recuperare il cadavere.”
“Morta?”
chiese Xander
“Che
altro ti aspettavi?” mormorò lei sedendosi.
“L’hanno
portata lontano…”
“Ah
no, niente demoni stavolta. E’ stata stuprata e massacrata di botte. Da più
di un uomo.”
“Come
lo sai?”
“Me
lo ha detto Angel. E’ stato lui a trovarla e a portarmi da lei.”
“Perché
lo ha fatto?”
“Forse
pensava di farmi un favore. Ma che vuoi che ne sappia, Xander? Chiediglielo la
prossima volta che lo vedi. Sentite, io vado a casa a farmi una doccia e dormire
qualche ora. Sono tre giorni che non chiudo occhio, e non riesco più a
connettere.”
“Va
bene, fa pure.” le disse Giles “Io mi terrò in contatto con l’obitorio.
Non metto in discussione l’esperienza del tuo amico, ma preferisco aspettare
l’opinione del patologo.”
Buffy
annuì noncurante prima di andarsene. Giles poteva anche aspettare l’opinione
del presidente. Non sarebbe cambiato nulla.
Si
sentiva la testa vuota, mentre tornava al suo appartamento. Continuava a vedere
due occhi dilavati di tutto l’azzurro fissare le stelle. Non era certa su come
agire in questo caso. Ebbe la risposta due giorni dopo.
“Abbiamo
il risultato dell’autopsia di Denise Shaw. Sembra che Angel non si sia
sbagliato. C’è stata violenza carnale. Sul corpo hanno trovato peli,
epidermide e sperma di sei uomini diversi. L’hanno picchiata a sangue. Aveva
quattro costole, un polso e uno zigomo rotti. Tutti e due i reni e la milza
spappolati. Quando l’hanno gettata in quel bosco era ancora viva. C’è stato
il tempo perché si formasse una congestione polmonare.”
Buffy
lo guardò con indifferenza. I particolari erano agghiaccianti, ma non erano una
sorpresa. Aveva visto in che stato era il cadavere e sapeva che Angel non le
aveva mentito.
“OK,
adesso che sei soddisfatto, posso cominciare a cercare gli assassini.” disse
alzandosi.
“Buffy…”
la fermò Giles.
“Che
c’è?”
“Buffy,
non è compito nostro cercarli.”
“Che
vuoi dire? Che non posso dargli la caccia?”
“Noi
non siamo investigatori.” Giles non riusciva a guardarla in faccia “Abbiamo
un altro dovere da svolgere.”
“Intendi
dire che quella disgraziata è meno morta perché non sono stati dei vampiri a
macellarla? Adesso devo mettermi a fare differenze fra i cadaveri buoni che
meritano vendetta e quelli cattivi che possono essere buttati nella
spazzatura?”
“Non
puoi andare dietro a comuni criminali. Ci penserà la polizia.”
La
ragazza trattenne un commento e si lasciò ricadere sulla sedia. Inutile
discutere, lo sapeva bene.
Avrebbero
pianto in tanti sulla tomba di Denise, avrebbero portato fiori e detto belle
parole. La polizia avrebbe rassicurato la cittadinanza dicendo che i colpevoli
sarebbero stati presi e giustizia fatta.
Beato
chi ci credeva.
“Non
puoi salvare tutti, Buffy. Per quanto tu ti dia da fare, ci saranno sempre
vittime innocenti da qualche parte. Non devi lasciarti sviare da quello che è
il tuo dovere.”
“Davvero?”
mormorò lei con voce incolore “Ma allora, se è così, tutto quello che
faccio è inutile. Sto solo sprecando la mia vita. Non è vero, Osservatore?”
Giles
non rispose e per molto tempo nessuno parlò in biblioteca.