E’
sera, ormai, e sono seduta per terra, vicino al corpo di Michael,
accarezzandogli i capelli. Sono così stanca, e appagata. Lo amo per quello che
mi ha dato, per quello che mi ha fatto provare. Non avrei mai immaginato che le
emozioni potessero essere così forti, e pure. Capisco ora perché Angel ha
definito lo stato umano “offuscato”. Tutto quello che avevo sperimentato
prima di oggi era talmente debole, e scolorito, abbozzato. E’ questo che prova
una farfalla quando lascia il suo stato di bruco?
C’è
qualcuno.
Mi
giro, e vedo una figura stagliarsi sulla porta.
“Ciao,
Jade.” disse la voce dall’ingresso “Sei cambiata, dall’ultima volta che
ci siamo visti.”
Angel
entrò in casa. Sembrava calmissimo,
ma la sua voce fece venire i brividi a Jade “Fammi indovinare. Il mio sangue,
quello che hai voluto per le tue analisi. Direi che ne hai fatto un uso
diverso.”
Le
si fermò davanti, guardandola attentamente
“Affascinante. La scienza apre nuove frontiere all’evoluzione.”
Senza
il minimo preavviso la colpì pesantemente con il dorso della mano, scagliandola
a terra “Adesso sai che succede? E’ ora di scuola.”
La
raggiunse, tirandola in piedi e colpendola di nuovo. Jade cercava di scappare,
ma Angel riusciva a raggiungerla con facilità. Avanzava verso di lei,
proiettando ondate di una collera nera e fredda, la picchiava, non tanto forte
da ferirla seriamente, ma abbastanza da causarle dolore e un panico sempre più
accecante, poi aspettava che si rialzasse e fuggisse per ricominciare da capo.
Sembrava intenzionato a proseguire il gioco a lungo, e Jade era talmente
terrorizzata da non riuscire a pensare. Fino a quel momento la sola paura che
aveva creduto di poter provare erano quei timori limitati e astratti che
assillano tutti gli uomini. Paura di fallire, paura dell’opinione altrui,
paura di un superiore, un insegnante, un’autorità… Ma questa era una paura
elementare e travolgente, paura per la propria vita. E fece crescere rabbia e
furia, e l’impulso di colpire il suo tormentatore.
Questa
volta, quando vide Angel avvicinarsi, gli si lanciò contro. L’uomo le afferrò
i polsi, tenendola lontana da se, e la fece retrocedere fino a rovesciarla su un
tavolo, poi le si mise a cavalcioni, schiacciandole lo sterno con un ginocchio.
Jade tentò disperatamente di divincolarsi, ma sua nuova forza, quella forza che
l’aveva tanto meravigliata, era inutile. Angel sembrava non accorgersi neanche
dei suoi sforzi. Vide gli occhi sopra di lei cangiare dal castano all’oro e
l’attraente volto umano fluttuare più volte in qualcosa di ripugnante, come
se Angel stesso non sapesse quale forma assumere.
“Stai
ferma.” le ringhiò “Non azzardarti a muoverti.”
Jade
capì che le avrebbe spezzato i polsi se avesse continuato a stringere e alla
fine smise di lottare. Appena la vide immobile Angel la lasciò andare e andò a
sedersi all’estremità opposta della sala, continuando a fissarla.
“Come
hai osato? Come hai potuto anche solo pensare di farlo?”
Jade
non capiva il motivo di tanta furia, ma non aveva il coraggio di parlare o
muoversi.
“Allora?”
chiese Angel “Vuoi rispondere?”
“Scusami…
ti prego, scusami… “ era la sola cosa che le venne in mente di dire, anche
se non sapeva perché e di cosa scusarsi, ma avrebbe detto di tutto per non
essere colpita ancora.
“Non
scusarti. Non farlo mai. Quando fai qualcosa è perché lo vuoi, quindi non
cercare di tornare sui tuoi passi. Non ti chiedo scuse. Voglio sapere perché mi
hai fatto una cosa simile.”
“Non…
non capisco. Io non ti ho fatto niente… “ mormorò lei.
“Mi
hai usato. Hai usato me per ottenere quello che volevi. La scelta deve essere
solo mia, ma tu l’hai forzata facendo questa… cosa oscena.”
“Io
non volevo fare del male a nessuno. Solo… volevo solo sapere. Ma nessuno
doveva andarci di mezzo. Solo io. Per questo l’ho fatto su di me… Solo la
mia vita…“
“La
tua vita? Non mi interessa la tua vita, quello che decidi di fare di te stessa
sono affari tuoi. Ma qui non si tratta più solo di te. Quello che hai fatto
riguarda me, credi di riuscire a capirlo? Il vincolo che hai creato fra noi non
è una cosa che posso ignorare.”
“Io…
non ci ho pensato… “
“No?
Peccato, perché adesso dovrai imparare a valutare le tue azioni nel modo
peggiore.”
“Cosa…
cosa vuoi farmi?”
“Ucciderti
mi era sembrata una buona idea.”
Quasi
senza rendersene conto Jade si era lanciata contro Angel tentando di aggredirlo,
ma prima di poterlo toccare lui, senza alzarsi dalla sedia, le diede una
violenta spinta con un piede, scagliandola contro un muro.
Le
si avvicinò e le sferrò un calcio nell’addome, facendola rannicchiarsi su se
stessa piangendo.
Lui
le si accovacciò vicino, guardandola spassionatamente.
“Prima
regola di buon comportamento. Quando ti parla uno più anziano, a meno di non
essere assolutamente sicura di riuscire a far valere il tuo punto di vista,
fa quello che ti dice. Soprattutto se il più anziano sono io. Ti avevo
dato il permesso di alzarti? Allora?”
Jade
scosse la testa.
“Bene.
L’educazione è sempre apprezzabile. Credevi che una volta cambiata le cose
finissero e come per magia avresti saputo cosa fare e come gestire la tua nuova
vita? Sbagliavi. Tu non sai niente. Non come comportarti con gli altri né con
te stessa. Ora hai solo due istinti. Quello di nutrirti, ma questo già lo sai,
e quello di attaccare ogni cosa ti si avvicini. Tutto il resto lo devi imparare.
Dovrei essere io ad insegnarti, ma mi rifiuto di prendermi la tua responsabilità.
Non ti ho voluta. Hai fatto tutto da sola, quindi continuerai così.” guardò
il cadavere riverso sul tappeto “Sei già a buon punto, vedo. Hai perso in
fretta la verginità. E senza neanche muoverti da casa.”
Per
un attimo, nella voce di Angel sembrò vibrare un riluttante rispetto e una
disperata nostalgia.
“Non
mi ucciderai allora?” chiese Jade sollevandosi con cautela.
“Nemmeno
io sono caduto così in basso da uccidere tanto facilmente una mia figlia. Se lo
avessi fatto per l’immortalità o per essere sempre giovane… Però non è
così. Credi che non sappia quello che provavi? Sempre fuori fase rispetto al
mondo, sempre sbagliata. Cercavi di capire cosa non andava in te e trovare
qualcosa che avesse significato, però ogni strada presa non ti portava a
niente, se non una nuova delusione. E alla fine hai solo cercato di annullarti e
non sentire più niente. Tu usavi il lavoro, vero? Un sistema come un altro. Per
alcuni è la droga, o il pericolo, qualche volta il suicidio. Per me era
l’alcol e il sesso. Ma non funzionavano. Non funziona mai niente. E’ sempre
così per tutti noi. Osservi quelli intorno a te, affaccendati come formiche,
con un loro posto e un loro scopo e a un certo punto li odi per questo e ti
viene voglia di calpestare il formicaio solo per vedere cosa faranno allora gli
insetti, solo per vederli dibattersi in preda al panico, quello che tu provi da
una vita. Ti fa paura questo pensiero? E’ solo perché ti hanno insegnato ad
avere paura di te stessa. Sei una tigre nata in mezzo alle pecore, non è
nascondendo le strisce che puoi cambiare. Sapevo che avresti fatto di tutto pur
di uscire dal tuo inferno privato. Eri disposta a giocarti la vita, ma perché
no? La tua vita non ha mai avuto alcun valore per te, non avresti perso molto.
”
“Ma
allora, perché mi fai questo?”
“Ho
detto che sapevo, e che ti capivo. Questo non mi toglie la voglia di strapparti
il cuore.”
Jade
si rese conto che stava ancora pensando come un essere umano. A porta a B che
porta a C… in una bella sequenza lineare, e tutto infarcito di giustificazioni
e tentativi di coerenza. Ma il comportamento è determinato in buona parte dalle
proprie esperienze, e da come ci si rapporta al mondo e la sola cosa che lei
avesse erano venticinque anni di vita umana, ancora il suo solo termine di
paragone. Per lui non era così, e presto non sarebbe stato così neanche per
lei.
“Se
mi fossi accorto di essere usato per la tua vanità, saresti morta in un modo
che non puoi neanche immaginare. Invece preferisco vedere come te la caverai
senza nessuno.” continuò Angel, alzandosi e dirigendosi alla porta “Ma non
credere che sia un favore. Ricordati che sei come una bambina di cinque anni
sola in una foresta, nessuno avrà comprensione dei tuoi errori infantili,
qualsiasi sbaglio sarà probabilmente l’ultimo. E’ molto difficile che trovi
ancora qualcuno paziente come me. Ma credo che tu abbia una possibilità. Se
riuscirai a controllarti e ad evitare di finire tra i piedi di gente con la luna
storta, forse ce la farai, e forse riuscirai a fare anche qualcosa di buono. Ma
tutto dipende da te. Ti do solo due consigli. Sta lontana dalle grandi città e
spostati spesso. Ora vattene da qui. Se fra un paio di giorni sei ancora a
Sunnydale , mi limiterò a dire a Buffy dove trovarti. Fra qualche secolo, se
sei ancora viva, forse potremmo riparlarne. Fino ad allora stammi lontana.”
L’attimo
dopo, Jade era sola.
Oggi
è il mio compleanno, in un certo senso.
Un
anno esatto da quando sono cambiata. Ci sono stati momenti in cui proprio non
credevo che sarei riuscita ad arrivarci. Per mesi non ho fatto altro che
fuggire, di città in città, con il terrore di quel che avrei potuto trovare.
Poi la paura è sparita, non so nemmeno io come. Ad un certo punto non c’era
più. Adesso vivo in questa città del Maine, sulle rive dell’Atlantico, e da
mesi non sento il desiderio di andarmene.
…
oltre la finestra il mare riflette le ultime luci del giorno che muore alle sue
spalle…
Dopo
essere stata cacciata da Sunnydale, avrei voluto tornare a Vancouver, dai miei
genitori e dalle mie sorelle, ma poi ho preferito evitarlo. So quello che
sarebbe successo. Non sono mai stata molto legata alla mia famiglia e non credo
si stupiranno di non avere più mie notizie. Meglio così. Finchè siamo
lontani, non c’è niente che mi spinge a fargli del male. Ma se dovessi
trovarmi là…
In
realtà non so neanche se devo ancora considerali miei parenti. A volte ho dei
dubbi su cosa sono diventata.
Giles
e i suoi libri dicono che sono un demone subentrato in questo corpo, Angel mi ha
detto che è solo una favola. Io non mi sento un’altra. Ricordo ogni cosa
della mia vita. So che il primo giorno di scuola ho picchiato un mio compagno
che mi tirava i capelli, so che a otto anni mi avevano regalato un gattino
bianco e nero, che andavo in campeggio con mio padre… So che ero io, non
un’altra. Però è anche vero che se questo nuovo io ha ereditato i ricordi
del precedente inquilino di questo corpo, non potrei accorgermi di essere
diversa, perché i ricordi solo la sola cosa che mi rende possibile credere nel
mio passato, quindi valuto anche questa possibilità. Non mi preoccupo più di
tanto. Prima o poi lo scoprirò, solo che ora non devo più affrettarmi per
timore di non avere tempo.
La
sensazione di rincorrere qualcosa che mi sfuggiva sempre appena prima di essere
afferrata, un soffio oltre il limite delle mie dita, quella sensazione non c’è
più. Ora sono finalmente libera dall’assillo dei termini.
…
il cielo ha il colore delle viole…
Ogni
tanto penso alla gente di Sunnydale. Le nostre vite si sono incrociate per poco,
abbastanza per farle diventare le persone più importanti della mia vita.
Mi
chiedo che fanno ora, dopo un anno. Dal primo momento che li ho visti, ho
pensato che nascondevano troppe cose, non solo al mondo, ma soprattutto a se
stessi. Credo che a furia di mentirsi, ormai si vedevano come l’immagine
artificiale che avevano inventato, e avevano dimenticato il loro vero io. Il
giorno che se lo troveranno davanti forse non sapranno riconoscersi. So che
significa.
Per
tanto tempo mi sono illusa di essere qualcosa che in realtà esisteva solo nella
mia immaginazione. Più importante di quello nello specchio, ho perso il
riflesso che mostravo a tutti per nascondermi. Ora non ho più illusioni…
…
all’est si accendono le prime stelle…
Il
primo anno. Ce l’ho fatta. Dovrei essere soddisfatta, ma mi ci è voluto un
po’ troppo per cominciare a vivere e non solo a sopravvivere. Non basta. Posso
migliorare.
Continuo
a sentire l’ultima cosa che mi ha detto, prima di andarsene. Una sfida, un
appuntamento, una promessa… qualunque cosa fosse, io ci sarò, tra qualche
secolo, non temere.
…
il Sole si immerge dietro l’orizzonte e pensieri e oziose riflessioni lasciano
posto all’esaltante senso di libertà che si risveglia ogni notte,
irresistibile come il bisogno d’ossigeno. E’ ora di uscire…
FINE