Questa volta non c’era stato il
dolore della transizione. Quella sensazione di nascere nuovamente in un mondo
ostile e pauroso.
Questa volta era stato come
attraversare una porta, come se lo strato di nebbia che lo avvolgeva dal suo
ritorno si fosse dissipato al calore, rivelando la realtà che c’era sempre
stata, ma offuscata e distorta.
Forse perché questa volta la sua
anima si era ritirata senza combattere, silenziosamente, arrendendosi alla sua
precaria esistenza.
Scavò dentro se stesso, con
metodo e attenzione, alla ricerca di un frammento di coscienza, e non c’era più
nulla, niente più dolore, o rimorso. O paura. Solo la felicità che si
trasformava in gioia.
Nel profondo del suo essere crebbe
un’allegria sempre più incontenibile.
Aveva una gran voglia di ridere o
piangere. Aveva una gran voglia di cantare. Di godersi ogni istante della
situazione in cui si trovava.
Una situazione decisamente
piacevole, con la lingua della ragazza che solleticava il suo palato e le
piccole mani callose che gli accarezzavano il corpo.
La allontanò, leccandosi le
labbra.
Era uno sviluppo imprevisto della
situazione, qualcosa che nessuno aveva valutato.
Ma com’era possibile che questa
farsa da idioti si fosse trasformata in realtà? Che avesse potuto trovare il
tanto decantato attimo di felicità con quella ragazzina? Oh, beh, a volte basta
davvero poco a far felice un uomo ed era parecchio che nessuno lo faceva sentire
così… bene.
Gli venne in mente una canzone di
quel vecchio film musicale, ‘Mary Poppins’.
Aveva avuto il suo pizzico di
zucchero.
Una grande baciatrice.
Sarebbe stato divertente scoprire
fino a che punto era grande.
La brunetta si era avvicinata
all’altra ragazza incatenata alla parete, e aveva cominciato a parlare con
lei. Angel era a malapena consapevole di cosa stavano dicendosi. In effetti
aveva cose più importanti di cui preoccuparsi. Se stesso, ad esempio.
… “Mamma non aveva tempo per
me, era sempre ubriaca e ho capito che non avrei mai avuto quel che volevo.”
“Faith, ascolta. Angel è un
assassino. Quando mi avrà ucciso farà fuori anche te”…
Quasi distrattamente, lui prese
uno degli strumenti appoggiati sul tavolo, un coltello simile ad un bisturi
dalla lama ricurva.
… “Perché fai questo? Cosa ti
ho fatto?”
“Non lo sai? Arrivo a Sunnydale,
sono anch’io una cacciatrice, rischio la pelle come e più di te e chi sento
nominare da tutti? Buffy.”…
Buffy? Certo, Buffy lo amava, ma
non smetteva mai di ricordargli il passato, piccoli riferimenti, insinuazioni
nelle frasi, sottintesi… come una zanzara che ronza accanto al tuo orecchio, e
scompare appena cerchi di prenderla, e non ti permette di trovare pace. A volte
sembrava quasi che provasse piacere cercare di riportarlo con la mente ad un
tempo inimmaginabilmente atroce, quando tutto quello che lui voleva era
dimenticarsi del passato, quello che aveva fatto, e il ricordo di quello che
aveva subito in quei secoli nella dimensione nera, ricordi che sembravano
sepolti per la maggior parte del tempo, ma che erano sempre presenti sotto il
limite della coscienza, disordinati e scomposti, pronti a infrangere le difese,
e riemergere ogni qual volta abbassava la guardia, nel sonno, o al minimo
accenno.
… “Mi comporto bene, cerco di
diventare una brava ragazza e chi ringraziano? Buffy.”…
E lei era un continuo accennare
…
‘… non posso dimenticare
quello che ti ho fatto, non posso dimenticare di averti mandato
all’inferno…’ (Se non puoi dimenticarlo tu, immaginati quanto posso io,
che all’inferno ci sono finito. Ma se per favore eviti di ricordarmelo in
continuazione, potrei almeno tentare…)
… “E tutti mi chiedono…
Perché non cerchi di assomigliare a Buffy?”…
Il solo modo che aveva avuto per
mantenere la sanità mentale era stato dimenticare, almeno consapevolmente. Al
prezzo della sua realtà. Ora ricordava tutto, ma ora aveva anche la forza di
sopportare l’impatto devastante del passato.
Ricordi frammentari e incoerenti
stavano ricomponendosi rapidamente in un ordine cristallino.
Qualcosa di innocuo e senza
potere, pronto ad essere usato ma privo di minaccia.
… “L’Osservatore ti ama, la
tua mammina ti ama, i tuoi allegri compagni d’avventure ti amano… E a me?
Nessuno.”…
Giocherellava con il coltello,
osservando i riflessi del fuoco sulla lama d’acciaio.
… “Faith, devi ascoltarmi.”
“Perché? Per uno dei tuoi
preziosi consigli? Ti credi tanto migliore di me? Sei convinta di essere
migliore di me? Dimmelo!”
“Lo sono. Lo sono sempre
stata.”…
Si avvicinò alla ragazza
incatenata e le tagliò la gola.
Buffy lo guardò con occhi
increduli. Poi emise un gemito che si trasformò in un suono gorgogliante e
cadde lentamente sulle ginocchia, trattenuta solo dalle manette che non aveva la
forza di togliersi.
Faith retrocedette
stupefatta. Per un attimo non fece che aprire e chiudere la bocca, come se non
riuscisse a trovare il fiato per parlare.
“Perché l’hai
fatto?” gridò finalmente “Non così in fretta, bastardo. Non così. Volevo
essere io.”
“Credimi, è
meglio così.” rispose lui tranquillamente “Una cosa che ho imparato a mie
spese è non lasciar mai agli avversari il tempo di reagire. Buffy è una che sa
approfittare delle occasioni. L’ultima volta ho avuto un attimo di esitazione
e mi è costato caro. Ma di solito non ripeto mai lo stesso errore. Credo che
dovrò insegnarti tante cose.”
Faith sembrava
furente, ma la rabbia defluì dal suo volto. Doveva ammettere che Angel aveva
molti più diritti di lei sulla vita di Buffy. E poi, quale sofferenza poteva
provocarle che fosse superiore alla consapevolezza di essere uccisa dall’uomo
che amava?
Oh certo, una morte
veloce, ma quei minuti sarebbero stati un eterno inferno soggettivo.
“Non è che
temevi amarla ancora? E che aspettando non avresti avuto il coraggio di
farlo?”
“Anche questo. Ma
ora il problema è risolto.”
Angel si inginocchiò
accanto alla ragazza ferita. La liberò dalle manette e la sdraiò al suolo. Era
ancora viva, ma il taglio aveva reciso di netto trachea e carotidi. Si chiese se
sarebbe morta prima dissanguata o soffocata. Non era certo di quanto fosse
resistente una cacciatrice.
Le si sedette
vicino a gambe incrociate e le sorrise.
“Che c’è, Buff,
stupita? Si, devo ammettere che fa un certo effetto essere uccisi da qualcuno di
cui ci si fida. Ma tu con me non hai neppure avuto la decenza di farlo. Sapessi
le volte che mi sono chiesto perché non mi hai finito dopo avermi colpito. Ti
serviva il mio sangue per chiudere il vortice? Lo avevi. Avevi il tempo di
uccidermi, di non farmi cadere in quell’inferno. Lo avrebbe fatto chiunque. Ma
tu no, vero, sadica puttana? Vorrei proprio capire il perché. Sapevi dove sarei
finito. Eppure non hai mai fatto altro che dirmi quanto mi amavi… Volevi
lasciarmi una possibilità di tornare sulla Terra? Volevi riavermi con te?
Difficile da credere, visto che appena tornato mi hai scaricato per lo
studentello, quasi prima che capissi dove mi trovavo. Cos’è che mi hai detto?
‘Un bravo ragazzo, che mi fa stare bene?’ No, non è questo il motivo. E
allora? Forse la tua idea di giustizia ti diceva che era quello che meritavo?
Forse è vero… ma sai, mettiti al mio posto, non sono nella condizione
migliore per essere obiettivo. O forse in realtà non te ne fregava niente.”
Buffy lo guardò
come se volesse rispondergli e riuscì ad appoggiargli una mano sul ginocchio.
“Shhh, non
sforzarti.” continuò lui dolcemente “Tanto non puoi parlare! Volevo
dimenticare, sai? Seppellire il passato. E non puoi sapere quanto era difficile.
Non puoi sapere cosa è stato. E ci stavo riuscendo, ma tu eri sempre pronta a
ricordarmi tutto. Ti divertivi? Ti eccitava la cosa? Forse ti faceva sentire
nobile amare uno come me, un povero, infelice dannato? Ti sentivi superiore a
tutti gli altri? Ai tuoi amici che volevano invece vendicarsi? Strano, ma loro
riesco a capirli. O vedermi star male appagava un tuo qualche inconfessabile
bisogno?” Sfiorò il collo della ragazza, poi le passò un dito lungo il viso,
disegnando una traccia insanguinata che sembrava la parodia di una lacrima.
“Che devo dirti? Ora il disastro è fatto. Il principe azzurro è morto e io
ricordo tutto, ogni fottuto secondo, e onestamente non riesco a perdonarti.
Scusami, tesoro.”
Gli occhi di Buffy
divennero vitrei. Angel sentì il suo cuore che batteva freneticamente fermarsi
di colpo, come se fosse stato spento un interruttore.
Faith lo guardava
con gli occhi dilatati. A volte le capitava di sentire l’odio crescere a tali
livelli che tutta se stessa ne era sommersa. Quando succedeva, di Faith, la
ragazza, non restava nulla, e lei diventava solo odio puro, pensante, diretto
contro chiunque e qualunque cosa. Eppure persino lei era rimasta atterrita dalla
forza della rabbia e del rancore che aveva sentito sibilare nella voce di Angel,
sotto il tono falsamente amabile.
“Bella cosa,
l’amore.” disse in un soffio.
“Bellissima.”
mormorò Angel rialzandosi “dovresti provare.”
Faith lo avvicinò
con cautela. Lui continuava ad avere in mano quel maledetto bisturi.
“Aveva ragione?
Davvero mi ucciderai?” chiese la donna.
Angel non rispose
subito. Si guardò le dita macchiate di sangue, e alla fine posò il coltello.
“Non lo so.
Forse, un giorno, ma non oggi. E non mi preoccuperei se fossi in te. Sono certo
che sei in grado di difenderti.”
Bella risposta. Non
tanto rassicurante, ma chi la voleva una vita tranquilla?
“Certo che
quell’incantesimo ha funzionato meglio di quanto prevedessimo.” ridacchiò
lei.
Angel la guardò.
Faith non sapeva di essere la causa del suo cambiamento, e per ora era meglio
che non lo sapesse. Ci sarebbe stata l’occasione, prima o poi.
Poco tempo prima la
ragazza gli aveva chiesto cosa sarebbe successo fra loro se le cose fossero
state diverse, e quasi senza volerlo anche lui se lo era domandato. Faith era
molte cose, ma certo non una donna a cui era facile restare indifferenti. Ora
avevano entrambi la risposta.
“Adesso che
facciamo?” chiese la cacciatrice.
Lui sorrise e le
accarezzò il volto “Adesso andiamo a salutare i nostri amici e ad informarli
dei nuovi sviluppi della situazione.”
Guardò affascinato
la velocità con cui le diverse espressioni si sostituivano sul volto della
ragazza. Rabbia, perplessità, paura, gioia…
Si, le premesse
erano davvero… interessanti.
Faith rise “Hai
ragione. Immaginati la faccia di quello stronzo di Wesley. Aspetta solo che
prendo qualche regalino per loro.”
Corse via e cominciò
a cercare fra le diverse armi appese ai muri qualcosa che le piacesse.
Aspettandola, Angel
guardò la notte in attesa fuori della porta. Osservava il mondo ancora ignaro.
Il mondo che era un’immensa riserva. Da vivere, e giocare. E predare.
Sarebbe stata una
sorpresa per tutti.
FINE