Angelus era irrequieto più del solito, e continuava ad andare avanti e indietro per la sua enorme dimora. Aspettava qualcuno, ma né Spike né Drusilla sapevano chi. E tantomeno osavano chiedere, se non volevano che la sua ira si abbattesse su di loro. Il misterioso visitatore era infatti in ritardo di almeno due ore.

"Cacciatori. Che razza inutile e ingrata" sbuffò alla fine.

"Potrei dire lo stesso di voi vampiri" disse un ragazzo entrando nella dimora.

A vederlo, non si poteva credere che quel ragazzo dal sorriso così dolce fosse la più grande disfatta del Consiglio. Loro, che addestravano le cacciatrici di vampiri, e i cacciatori di demoni, non erano riusciti a impedire che diventasse un grande cacciatore e neanche che per vendicarsi della vita che aveva avuto rinnegasse il suo destino per diventare un sicario al soldo dei demoni che aveva giurato di annientare.

"Gisburn, immagino."

"Immagini giusto, Angelus. Bella dimora…forse un po' troppo grande e silenziosa per i miei gusti, ma bella. Complimenti."

"I proprietari morivano dalla voglia di darmela."

"Stammi a sentire, ho da fare e sono impegnato. Chi è la vittima?"

"Non chiamarla vittima. Il suo nome è Buffy. Buffy Anne Summers."

"Summers…cioè, la cacciatrice?"

"Precisamente. Suppongo tu abbia già avuto occasione di sentirne parlare."

"È una celebrità. Perché la vuoi morta? Insomma, si sa che tu e lei avete avuto una storia, ma ho sempre pensato che il colpo di grazia glielo avresti voluto dare tu…Dovrai dirmi delle cose su di lei."

"Non è necessario. Uccidila e basta."

"Se vuoi che il lavoro venga fatto bene, devi giocare alle mie regole. O così, o l'accordo salta. Chiaro?"

 

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Quella mattina Buffy non era andata a scuola, e aveva vagabondato per la città senza una meta precisa. Si era trovata al cimitero, e la cosa non l'aveva sorpresa più di tanto. Come si dice, tutte le strade portano a Roma? Nel suo caso tutte le strade di Sunnydale portano al cimitero. Ci passava ultimamente più tempo di quanto volesse, e sempre da un po' di tempo a quella parte aveva l'impressione che la vita, le cose che le succedevano belle o brutte che fossero, le scivolassero addosso senza colpirla. Xander avrebbe detto che aveva innestato il pilota automatico. Era bello, in fin dei conti. Se non sentiva niente, non soffriva. Se non soffriva, lui non avrebbe potuto ferirla di più. Ma la storia non è fatta di se. Riguardò l'orologio. Sua madre era a lavoro, poteva benissimo tornare a casa e uscire a caccia prima che lei tornasse. Le avrebbe lasciato un laconico biglietto, come sempre.

Non era una bella serata, la luna aveva una sorta di colorazione rossastra che non le piaceva affatto. Giles avrebbe detto che era un segno di sventura, se glielo fosse andata a chiedere, ne era certa.

Non aveva neanche fatto in tempo a scorgerlo nettamente, che subito si era trovata a terra piegata su sé stessa per un pugno violentissimo allo stomaco. La scarica di colpi che le pioveva addosso non le dava il tempo di ricambiarli, riusciva a schivarli a malapena. Poi con un calcio la gettò a terra. Gisburn aspettò che si rialzasse, ma Buffy aveva sbattuto la testa ed aveva perso conoscenza.

"La famosa Buffy. E io che pensavo sarebbe stato difficile" disse chinandosi verso di lei. Estrasse un coltello, e la pugnalò all'addome. In quel frammento di secondo, si accorse di un dolore lancinante allo stomaco, e del paletto che Buffy gli aveva conficcato.

"Se proprio devo morire…tu…vieni con me" aveva mormorato prima di perdere definitivamente conoscenza. Gisburn allora si era alzato, e barcollando aveva fatto per andarsene, ma la ferita era grave e collassò a terra dopo pochi passi.

 

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Non capiva cosa stava sognando, ma quelli non erano ricordi che appartenevano a lei. Sapeva solo che le attanagliavano lo stomaco e le impedivano di dormire da ormai due settimane. Sentiva gli sguardi di tutti puntati addosso, quando pensavano che non se ne accorgesse, anche quelli di Giles, Xander e Willow. A seguito di una di quelle visioni aveva reagito molto bruscamente ad una provocazione, e il malcapitato se l'era cavata con una distorsione al polso. Snyder doveva aver goduto un sacco nel chiamare sua madre e riferire tutto, aggiungendo che la prossima volta l'avrebbe buttata fuori a calci.

Nervosismo dovuto a insonnia? Forse. Ma sentiva che qualcosa era cambiato, o meglio che qualcosa di molto precario si era appena spezzato. Ma non aveva idea di cosa.

 

Neanche il suo assalitore stava meglio. In testa gli erano esplosi ricordi sfocati di una vita ormai passata, e visioni nitide di un inferno che per Buffy durava dal giorno del suo compleanno. Era al bancone del bar di Willy, davanti a una birra, cercando di riprendere il controllo. Nessuno osava avvicinarsi. I demoni gli stavano tutti alla larga, sapevano chi era, e sapevano anche che ogni tanto tornava alle vecchie abitudini e che in quel caso era peggio di Angelus.

Perché aveva nella sua testa i ricordi di quella biondina? Cos'era successo quella notte?

Basta, così non poteva continuare. Sentiva che se non andava a cercarla sarebbe impazzito. E così tornò da Angelus in cerca di altro su di lei.

"E tu saresti un professionista? Bel lavoro davvero!"

"Io ci sono andato molto vicino, a differenza di te. Ma non me ne faccio un problema. Non so abbastanza di lei, vedi di essere più preciso."

"Ti ho già detto anche troppo."

"Non mi hai detto dove vive."

"Robello drive. Che hai in mente?"

Gisburn non rispose, e voltate le spalle ad Angelus se ne andò.

Camminò per le strade di Sunnydale fino a quando non arrivò alla sua casa, e rimase fermo nella strada, aspettando di vederla. Buffy non lo fece attendere, come da programma anche quella notte l'avrebbe passata sveglia davanti alla televisione. Stava scendendo le scale, quando avvertì chiaramente che c'era qualcuno fuori che la guardava, e incrociò il suo sguardo con quello di Gisburn. Rimasero immobili a fissarsi, senza che nessuno dei due facesse il minimo gesto, poi Buffy si smosse, e uscì di casa andandogli incontro con solo il pigiama addosso.

"Che diavolo mi è successo?"

"Ti volevo fare la stessa domanda."

"Ma te ne voglio fare anche un'altra. Chi sei?"

"Gisburn. Non credo che il mio nome ti dirà qualcosa."

"Sei il sicario mandato ad uccidermi. Angelus a quanto pare non ha il coraggio di guardarmi negli occhi mentre lo fa."

"Mi stupisce che tu…"

"Ho i tuoi ricordi in testa, di che vuoi stupirti…Daniel…"

Lui la guardò come se volesse incenerirla, e le disse senza mezzi termini che mai per nessuna ragione al mondo avrebbe voluto sentire di nuovo il suo nome sulle sue labbra.

"La senti anche tu questa strana sensazione? Come se qualcosa fosse mutato? È dal giorno che mi hai quasi ucciso che mi sento così, e sono cominciate le visioni."

"Ci avrei scommesso" disse ridendo amaramente.

Prese Buffy per un polso, e la riportò dentro casa.

"Vuoi proprio sapere che succede? Succede che io e te ora siamo legati, per sempre. Succede che grazie a te io sono finito!"

Buffy si era seduta, ma continuava a guardarlo senza capire. Lui scosse la testa, in preda alla collera e si sedette davanti a lei.

"Ne avevo il sospetto, ma ora ne sono certo. Il nostro sangue. C'era del tuo sangue sul paletto che hai usato per colpirmi, e il mio è entrato poi in contatto con la tua ferita. E io che pensavo che il patto di sangue fosse solo una gran cretinata."

"Patto di sangue?"

"Una cosa che riguarda i Cacciatori e le Cacciatrici e che il tuo Consiglio non ha mai reputato vera. Se i due Predestinati decidono di unire il loro sangue, creano un legame indissolubile. Esistono solo due o tre casi in tutta la storia, ma sufficienti a testimoniare quanto dico. Un legame con te…esattamente la cosa di cui avevo meno bisogno!"

"Ne avrei fatto volentieri a meno anch'io. Come si spezza?"

"Se mi fossi stata a sentire sapresti che non si spezza."

"Un modo si trova sempre."

"Stavolta no."

 

Buffy e Gisburn stavano nella stessa casa ormai da due giorni, e il loro comportamento ricordava quello di due animali in gabbia, si osservavano, studiavano le loro mosse reciproche…Dopo quella notte non avevano scambiato più di una parola per volta, e comunque non avrebbero saputo che dirsi. La stessa strana energia che li aveva spinti a restare insieme in quella casa era anche la stessa che li teneva lontani.

Buffy era accoccolata sul dondolo fuori nel patio, con la mente totalmente sgombra da pensieri. Doveva avere un sorriso idiota stampato in faccia, perché l'altro abitante della casa glielo fece notare. E mandò in frantumi il suo bel sogno.

"Grazie di avermi riportato a questo mondo, ne sentivo la mancanza."

"Il tuo sarcasmo è fuori luogo. Non credo tu abbia vissuto l'inferno che credi. Credo invece tu ti diverta a fare la vittima."

"E perché mai?"

"Perché ti piace. Vorresti che gli altri ti venissero intorno a consolarti, a dirti che non è stata colpa tua."

"Sta tranquillo, non lo fanno da molto. Hanno smesso nel preciso istante in cui ho deciso di tagliarli fuori dalla mia vita. Anche mia madre."

"Complimenti, bel discorso. Ma dimmi, sei pronta a vivere così?"

"Sto già vivendo così, e comunque non m'importa di quello che pensi tu. Della mia vita faccio quello che voglio e non starò ad aspettare i giudizi o i consigli di uno come te."

Era andata con passo misurato nella sua stanza anche se il primo istinto era stato quello di correre, e richiuse la porta con calma anziché sbatterla e far tremare i muri. Poi si era appoggiata, e si era lasciata scivolare a terra. Dagli occhi sgorgavano lacrime che non riusciva a frenare. Non sapeva cosa le aveva fatto più male, se le parole di Gisburn o quelle che aveva detto lei. Entrambe erano la pura verità. Aveva sguazzato fin troppo nell'autocommiserazione, quando ancora aveva amici pronti a convincerla che non poteva sapere quel che sarebbe potuto succedere. Lo aveva sentito invece, una sorta di brutto presentimento quando lui l'aveva baciata quella notte. Aveva preferito credere di essersi sbagliata, e così era rimasta tra le sue braccia per quella che sarebbe stata l'ultima volta. Era veramente solo colpa sua.  Finalmente l'aveva ammesso anche con sé stessa.

Gli incubi la perseguitavano ancora, e non la consolava il fatto che se lei non dormiva neanche lui poteva. Sperava solo che diminuissero col tempo, perché stava diventando pazza, cominciava a non distinguere più tra i suoi ricordi e quelli di Daniel…quelli di Gisburn. Per lui doveva essere lo stesso, ma erano bravi entrambi a non darlo a vedere. Non volevano dimostrare segni di debolezza.

Sua madre ormai era fuori da una settimana, e dopo averla sentita al telefono le aveva fatto sapere che aveva intenzione di prolungare la ricerca di pezzi per la galleria. Almeno non avrebbe dovuto sostenere il suo sguardo mentre le domandava spiegazioni che non poteva darle. Non lo sapeva neanche lei perché aveva accettato di vivere con lui sotto lo stesso tetto. Ringraziando il cielo Angelus non aveva saputo niente di quanto era accaduto.

Basta, ora stava per passare il limite. Vedeva un massacro dietro l'altro e non riusciva a capire se erano provocati da lui, o se era stato solo un testimone passivo. Era andata nella stanza che occupava, piena di risentimento. Lui era seduto sul letto, le dava le spalle. Era come rapito da quello che guardava fuori. Buffy guardò anche lei e non poté trattenere un'esclamazione sorpresa. Nevicava. In California.

"Volevi qualcosa?"

Subito l'attenzione di Buffy tornò a lui. Continuava a guardare fuori, e Buffy avvicinandosi in silenzio si era accorta di tutte le cicatrici che portava. Era rimasta immobile in piedi vicino a lui, poi si era seduta dal lato opposto del letto.

"Quando sono morti i tuoi, Daniel?"

"Molto tempo fa, in Croazia. Ma credo che tu mi volessi chiedere se li ho uccisi io."

"Perché, è così?"

"Spiacente di deluderti, Buffy. No."

"Però ora ti pagano per farlo."

"È un lavoro come un altro. Non è diverso da quello che facevo, e neanche da quello che fai tu. Solo che ricevo qualcosa in cambio."

"Hai ancora intenzione di fare quello che Angelus ti ha ordinato?"

"Mi sei entrata dentro, Cacciatrice. Se ti uccidessi, ucciderei anche una parte di me."

"Ma se non lo fai Angelus potrebbe decidere di staccarti la testa."

"Il tuo ex ha solo da provarci, e se ha un po' di cervello né lui né l'ossigenato faranno niente."

"Non lo conosci."

"Neanche lui ti conosce così bene. Non immagina neanche cosa stavi per fare prima che tutto questo cominciasse."

Buffy rabbrividì. Allora lui sapeva…

"La cosa che mi incuriosisce, o meglio le cose dato che sono due, sono perché sei andata su quella torre, e perché non ti sei lasciata cadere come avevi deciso."

Buffy sorrise, un sorriso amaro nel ricordare quanto era stata vicina a toccare il fondo. E nell'oscurità della stanza, che sembrava essere diventato un confessionale, iniziò a parlare con l'ultima persona che si sarebbe aspettata.

"Perché ci sono salita? Senso di colpa, frustrazione per non aver salvato Jenny, per non riuscire a vedere il mostro che aveva preso il posto del mio grande amore. Sentivo che senza di me sarebbe andato tutto meglio. Kendra sarebbe diventata la cacciatrice in carica, e lei non si sarebbe fatta scrupoli di ammazzare lui, e poi Spike e Drusilla."

Ricordava il senso di vuoto dentro di lei, quando aveva raggiunto la balaustra e ci era salita in equilibrio. Non aveva paura, era la liberazione che voleva da tutta quella vita che non sentiva di volere, o di meritare. Quando, ad un certo punto…

"Ad un certo punto, le mie gambe…incredibile, ma era come se qualcuno me le bloccasse, e mi sussurrasse di non farlo. Che non importava che avessi toccato il fondo o solo pensato di volerla fare finita. C'era ancora luce alla fine del tunnel. Mi sono aggrappata a quella frase. Credo sia l'unico motivo per cui io sono ancora qui."

"Non hai riconosciuto la voce? Era il tuo grande amore, quello che ti ha impedito di saltare."

"Non capisco."

"È il tuo angelo custode, lo è sempre stato. Non sembra accettare di essere separato da te."

"Non lo accetto ancora neanch'io."

"Angelus ti ama, lo avevi capito?"

"Che il cielo mi aiuti, sì. Credo che la morte di Jenny fosse una sorta di dichiarazione d'amore per me. Ma Angel se n'è andato, per sempre, e dato che vuole che io stia qui, il minimo che possa fare è compiere il mio lavoro."

"Credi di essere pronta, Buffy?"

"Non lo so. Lo capirò quando mi troverò di fronte a lui, e a quel punto o vincerò o morirò. Ma in ogni caso questa storia sarà finita."

 

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Dopo almeno un secolo, Buffy quel giorno varcò di nuovo le porte della biblioteca. Vuota. Cominciò a guardarsi intorno, e Giles sentendo rumore di passi emerse subito dall'archivio.

"Posso aiut…? Buffy."

"Già. Io."

"Che posso fare per te?"

"Niente. Come al solito. Andiamo, Giles, non sono esattamente una cacciatrice modello. Sono tremendamente instabile e decisa a fare tutto a modo mio. Sarei curiosa di sapere cosa scrive ai suoi colleghi oltreoceano."

"E che cosa devo scrivere? Fai il tuo lavoro, lo fai bene. Non ti renderò la vita difficile solo perché non ha funzionato il nostro rapporto di lavoro."

"Grazie. Non vuole sapere perché solo qui?"

"Parla."

"Le volevo dire solamente che forse è meglio che Kendra ritorni. Una semplice precauzione."

"Perché?"

"Angelus ha mandato un sicario ad uccidermi, ma è successo un pasticcio chiamato patto di sangue tra me e lui, quindi l'onore in breve toccherà ad Angelus. Volevo solo avvisarla, noi due non si parla molto ultimamente."

La calma di Buffy faceva rabbrividire l'Osservatore. Buffy parlava della sua morte come se si trattasse di un compito in classe, e non sapeva che dirle.

"Willow e Xander?"

"Stanno bene. Sai, continuiamo a vederci qui in biblioteca."

"Bene. Me li saluti. Mi saluti anche Kendra, quando e se viene. Io ho da fare."

"Buffy, da cosa ti viene questa certezza che Angelus…?"

"Non ha fatto altro dal primo giorno, Giles! L'unico modo che conosce per starmi vicino è cercare di distruggermi."

"Che succederà ora?"

"Bella domanda.  Lei e Gisburn mi sembrate specializzati a farmi domande a cui non so dare una risposta secca. È deprimente."

"G-Gisburn? Daniel Gisburn?" Era diventato pallido come un cadavere. Evidente che il nome gli risvegliava qualche ricordo.

"Il sicario, esatto."

"E tu sei legata a lui?"

"Già. Si direbbe quasi divertente. Il mio ex diventa un assassino e io finisco legata a livello mentale ad un altro assassino che per di più doveva anche uccidermi. Ora dice che gli è impossibile."

"E tu ti fidi?"

"Non so più cosa o a chi credere. Ma suppongo che la vita della Cacciatrice non sia costellata di certezze. Faccia quello che le ho detto."

"Solo un momento, Buffy. Ti prego. Non ti sono stato di nessun aiuto quando…quando è successo, permettimi di esserlo ora. Lascia che faccia ricerche su questo Gisburn, e su questo patto che avete fatto, prima di fare qualsiasi cosa.."

"E cosa vuole scoprire di più di quello che so io? Ho in testa tutta la sua vita, lo conosco meglio di me stessa."

"Dimmi, cosa hai visto?"

"Ho visto i suoi morti durante la guerra, i massacri fatti dall'esercito, quelli dei demoni dei dintorni che se ne approfittavano del casino…e poi i suoi lavori."

"Della sfera personale che mi dici?"

"Poco. È un iceberg."

"E di te cosa sa?"

Buffy sbiancò. Non voleva dire all'uomo che aveva tentato il suicidio. "Abbastanza."

"Questo legame può risultare pericoloso."

"Anch'io posso essere pericolosa se voglio. Ora ho lezione, devo andare."

Appena uscita volse la testa verso la porta d'entrata e ci vide lui.

"Ciao. A che devo la visita?"

"Te ne devo dare atto, sai? La tua idea, forse, si può attuare."

"Che idea? Non mi ricordo."

"Come disfare quel che è successo."

"Sentiamo."

"Prima dobbiamo andare in un posto."

 

Il posto in questione era la vecchia fabbrica abbandonata, una volta covo di Spike. Buffy si domandava che ci erano venuti a fare, ma al solito la faccia del suo compagno non esprimeva niente. Morsa allo stomaco, precisa identica a quella che aveva voluto ignorare mesi prima. Questa volta decise di stare in guardia, ma aveva appena iniziato a guardarsi intorno che ricevette un colpo alla testa con una sbarra di ferro. Rinvenne alla casa di Angelus, con un gran mal di testa, e le bastò un colpo d'occhio per vedere che alle pareti erano incatenati Giles, sua madre, Xander e Willow. Subito richiuse gli occhi quando sentì sopraggiungere Angelus. Non era da solo, c'era anche la sua corte.

"La bella addormentata dorme ancora?"

"Lasciala stare Spike. È tanto bella quando dorme."

Buffy a quel punto spalancò gli occhi e si alzò in piedi. Non l'avevano legata.

"Ciao, Buff."

"Angelus. Bella casa. Non ci sono un po' troppe finestre? Non pensavo aspirassi al suicidio."

"Neanch'io lo pensavo di te. E invece…Povera Buffy, ti ho mandato sull'orlo del crollo."

Buffy si sentì disorientata nel sentirlo parlare così, ma poi iniziò a ridere. Sua madre e i suoi amici la guardavano allibiti, Spike la guardava come se fosse impazzita. "Ma bravo, come se Drusilla non fosse già difficile da gestire!"

"Tranquillo, Spike," disse Buffy riprendendo il controllo "sono ancora sana di mente. Anzi, sono ritornata sana di mente. Complimenti, davvero. A te e al tuo amico. Bell'idea. Ma loro cosa centrano?"

"Cosa centrano? Amore, mi deludi. Cos'è che ti ho sempre promesso? Le loro morti. E sai che mantengo le promesse."

"È me che vuoi. E sai che non scapperò."

"Devo dartene atto, vecchio mio, hai fatto un buon lavoro. Combattere con quella caricatura di Cacciatrice non era assolutamente divertente" disse rivolgendosi a Gisburn, che si trovava vicino alla parete opposta.

"Spiacente, Buffy, ma nonostante tutto a me piace quello che sono. Sei tu quella che ha i complessi. Avrei potuto dirti tutto quello che volevo, mi avresti creduto."

"Tu dici? Quello che ho visto era reale."

"Eh sì. Ma comunque hai visto quello che volevo. Tu invece per me sei un libro aperto, come Angelus ha potuto constatare..."

 

Spike intanto si era avvicinato a Willow, con un sorriso sornione. "Ciao, rossa."

"Stammi lontano!"

"Altrimenti che fai? Mi picchi? Mi fai uccidere dalla tua amica? Se vivrà per assistere alla tua morte sarà già tanto."

Joyce era vicina a Giles, ed era terrorizzata a morte. Non riusciva a capire cosa stesse succedendo, e non faceva altro che guardarsi intorno. Vicino a Spike c'era una ragazza dai lunghi capelli corvini, con uno sguardo folle negli occhi. Iniziò a tremare quando Drusilla iniziò ad avvicinarsi. La vampira alzò una mano, e Joyce chiuse gli occhi. Lo sguardo di Drusilla invece si addolcì all'istante, e si limitò ad accarezzarle una guancia e ad asciugarle le lacrime, lasciandola veramente sorpresa.

"Shhh. Mamma, non piangere…"

Sembrava veramente convinta di aver di fronte sue madre, e neanche Spike riuscì a convincerla del contrario.

"Piccola, è la madre di quella dannata cacciatrice. Farà la sua fine."

"Stai mentendo."

Spike la portò via, alzando gli occhi al cielo. Quando cominciava a fare la bambina capricciosa non si sapeva mai cosa aspettarsi.

 Una volta in compagnia della sua adorata Miss Edith, sembrò dimenticarsi di chi le stava intorno.

 

Gisburn, finalmente senza maschera, si era avvicinato e ora fronteggiava Buffy. Non poteva negare di essersi sempre chiesta se quel momento sarebbe mai arrivato. E così Gisburn pensava di poterla uccidere, di conoscerla tanto bene da poter capire come pensava?

"Eh no, non crederlo caro mio. Due chiacchiere non hanno mai significato un legame…e nel mio caso ho avuto un buon maestro di ragionamenti contorti. Mi hai spinto a parlare, e allora? Credi che ora mi strapperò i capelli per qualcosa che grazie a te mi sto buttando alle spalle?"

"Buttati alle spalle questo" disse il ragazzo brandendo un coltello. Prima che lei potesse impedirglielo, aveva già tagliato le gole di Giles e Xander. E per Buffy era stato come se fosse stata lei a farlo. Aveva sentito la fredda determinazione quando lui si era avvicinato, una sorta di soddisfazione nel vedere il terrore negli occhi dell'Osservatore e del ragazzo e poi il modo deciso in cui aveva sferrato il colpo. D'un tratto sentì le ginocchia cederle, e cadde a terra. Rialzò gli occhi, e quando vide i corpi esanimi dei due si riempirono di lacrime.

"Ecco altre due morti per allietare il tuo senso di colpa e il tuo rimorso, amore mio."

Buffy non accennava ad alzarsi. Aveva iniziato a piangere, e nascosto il viso tra le mani. Angelus la sollevò come fosse stata una piuma, e in quell'istante Buffy lo colpì con tutta la sua forza con un paletto.

La stava ancora tenendo per il braccio, ma era tanto sconvolto dal suo gesto che neanche se n'era accorto. Lo sguardo andava dal paletto conficcato nel suo cuore a Buffy.

"Mi hai ucciso."

"Ti avevo detto di darmi tempo" disse lei con un mezzo sorriso. I suoi occhi scintillavano freddi come quelli di un serpente.

 

"Devo dire che mi hai sorpreso. Bella finta."

"Grazie, Daniel, ho imparato dal migliore."

Spike intanto continuava a puntare Willow "Oh, la tua amica è sopravvissuta. Implica il fatto che ora ti uccido e ti faccio diventare una vampira. Sarà divertente vederti mandare all'altro mondo quei pochi di amici che ancora ti restano."

A Willow tremavano le labbra dalla voglia di ricoprire d'insulti il vampiro. Alcuni dovevano essere sconosciuti perfino a lui. D'un tratto, sorrise. Un sorriso divertito, che Spike non sapeva spiegarsi.

"Morirai prima tu, Spike, e io starò a guardare."

"Ma davvero? E come fai a…?"

Troppo tardi. Il paletto che aveva in mano Joyce aveva già compiuto il suo lavoro. La donna, ancora stupefatta per quel che era successo, e ancora di più dal fatto che quella vampira, Drusilla, l'avesse liberata, approfittò del fatto che Buffy e l'altro erano troppo presi per notarla, e liberò Willow. Non avevano tempo di pensare anche a Giles e Xander, e Drusilla con il braccio aveva indicato dove andare per uscire. Willow non se lo fece ripetere, e Joyce la seguì. Drusilla la fermò prendendola per un braccio.

"Stai bene?"

La donna annuì, e questo bastò alla vampira per calmarsi e lasciarla raggiungere Willow. Poi si sedette, e aspettò. Quel combattimento sarebbe finito presto, lo aveva sognato.

 

Daniel e Buffy erano più o meno allo stesso livello di abilità e forza. Avrebbero potuto andare avanti per ore. Avevano solo un'altra arma di offesa, e Buffy fu la prima a usarla.

"Sai, credo che Lara non sarebbe felice di vederti così."

"Non nominarla!"

"La tua sorellina. Molto carina. Com'è morta…una granata nella vostra casa? Sai, non che veda molto. Difese abbassate, non me lo sarei mai aspettato da te."

Daniel allora iniziò a ricordarle tutto l'incubo che aveva passato con Angelus, ma purtroppo per lui Buffy era diventata insensibile a quelle provocazioni.

"Sai, è frustrante vedere quanto poco mi consideriate sveglia. Dovrai fare di meglio, questo giochetto con me non funziona più."

"Vediamo se questo funziona. Sai, Angelus mi aveva dato carta bianca…"

Buffy trasalì nel vedergli una pistola in pugno. Previdente, aveva anche il silenziatore. Contro di quella, Buffy non aveva molte possibilità.

"Coraggio, spara. Ma se io ho vissuto il momento in cui hai ucciso i miei amici, non credo sarà molto piacevole per te vivere la mia morte. "

"Bel tentativo. Peccato che non servirà. "

Buffy non aveva la minima intenzione di supplicarlo di lasciarla vivere, o di scappare. Era rimasta immobile davanti a lui, mentre Daniel stava stingendo sempre di più il grilletto.

"Peccato averti conosciuto in simili circostanze. Ci saremmo potuti divertire. "

 

Ma chi l’aveva detto che il divertimento era finito? Quell’esecuzione stava per prendere una piega imprevista.

Drusilla, silenziosa come uno spirito, si era avvicinata a Daniel, e quando lui la fissò negli occhi si perse nella sua magia ipnotica.

"Perché vuoi farle del male, e così far soffrire mia madre? No, non farai più del male a nessuno. "

Detto questo, gli spezzò il collo e lo morse. Era stata una morte improvvisa e indolore, e Buffy ringraziava il cielo di non averne avuto a soffrire. Ci sarebbe mancato solo questo, soffrire per la morte del proprio quasi assassino.

Drusilla lo lasciò cadere, e lo guardò per qualche istante. Poi alzò la testa per rivolgersi a Buffy. Non disse niente, ma le fece un sorriso. Buffy rimase sorpresa del gesto, ma sorrise anche lei. Aveva vinto, dopotutto.

Quel sorriso però era l’ultimo rimasuglio di umanità che le era rimasto.

Non era lei ad aver vinto. Era stato Angelus, che finalmente aveva raggiunto il suo scopo. La dolce Buffy era morta, e quella ragazza che aveva fissato negli occhi mentre si dissolveva, quella sconosciuta, era il suo capolavoro.

 

Fine