"Willow, sta tranquilla, e anche tu Tara. È un amico di Angel che ha bisogno di una mano…"

E Buffy spiegò alle due ragazze chi fosse Jarod, quale fosse il suo problema e chi fossero i suoi nemici. A Willow s'illuminarono gli occhi appena sentì la parola simulatore.

"E così sei un vero simulatore? O mio Dio…avevo letto di un uomo che senza aver compiuto gli studi necessari sapeva esercitare perfettamente la professione di medico, ma…o mio Dio! Pensi che potrei farti qualche domanda?"

"Willow! Metti a riposo i tuoi istinti da scienziata, vuoi?"

"Se Angel l'ha mandato da noi vuol dire che il problema è grosso. E se l'ha fatto accompagnare da Cordelia e Wesley vuol dire che è molto grosso. Ora sono da Giles al negozio di magia a dargli una mano. Con l'influenza che si è presa Anya, ancora un po' e si sarebbe fatto prendere dal panico!"

"Influenza?"

"Regalo della mia adorata sorellina, Dawn."

"Tornando a Jarod…possiamo aiutarti?"

"Siete essenziali. Buffy mi ha accennato al fatto che siete streghe. Ci sono incantesimi tra i libri che avete che servono a far sparire una persona e a farla ricomparire lontano da qui?"

Willow scosse la testa, mentre Tara ci pensò su per un istante e poi disse che sì, le sembrava proprio che un testo simile ci fosse nella sua stanza alla Stevenson Hall. Solo, bisognava cercarlo in mezzo alla montagna di altri libri che aveva, ed erano veramente parecchi.

Mentre Buffy, Jarod e Willow controllavano i testi ammucchiati sul tavolo, Tara guardava quelli nello scaffale, quando si accorse che in cima ce n'erano altri due. Mettendosi in punta di piedi e allungandosi più che poteva riuscì a sfiorarli e a farli cadere a terra. Insieme ai libri, si accorse, era venuto giù anche un mazzo di carte che riconobbe come i tarocchi che aveva ricevuto da sua madre. Buffo il modo in cui erano disposti. Erano tutte cadute senza mostrare le figure, tranne una. La Morte.

Tara rimase a guardarla per qualche istante senza riuscire a muovere neanche un muscolo, poi con gesti rapidi raccolse le carte e fatto spazio sul tavolo a scapito di alcuni libri iniziò a disporre le carte sotto lo sguardo perplesso degli altri tre.

"Tara?"

"Tara, che succede? Che hai visto, me lo vuoi dire?"

"Solo un brutto presagio Willow. Può essere niente, e lo spero con tutto il cuore, ma se non lo fosse…" e cominciò a girare le quattro carte che aveva davanti.

"Non ho sbagliato. A qualcuno vicino a uno di noi succederà qualcosa di molto brutto. Forse è già successo. Chi indica questa carta?" domandò Tara all'amica.

"Non lo so. L'Angelo capovolto…una persona in cerca di riscatto. Chi conosciamo noi che…o santo cielo!"

"Angel…"

Tutti si voltarono a guardare Buffy, che era sbiancata di colpo, e che continuava a fissare quella carta.

"Buffy, vedrai che non è niente di così grave…" tentò di calmarla Willow, ma Buffy non la stava a sentire, e presa la giacca e controllati i soldi che aveva con sé prima che Jarod potesse fermarla corse via, diretta alla stazione degli autobus per prendere il primo in partenza per Los Angeles. Angel l'aveva sempre aiutata, nei momenti importanti c'era sempre stato. Il funerale di sua madre era l'ultimo della lista. Era arrivato il momento di ricambiare.

Una volta fatto il biglietto stava per montare al volo sull'autobus in partenza, quando si sentì afferrare saldamente alle spalle da qualcuno, perdendo la possibilità di salire. Furiosa, senza guardare chi fosse gli tirò una gomitata allo stomaco e lo scaraventò a terra. Povero Jarod, quando aveva a che fare con Buffy le prendeva sempre.

"Sei tu. Ti avverto, non torno indietro. Angel ha bisogno di me."

"Non sono qui per fermarti" disse indicando con un cenno l'auto di Wesley "Wesley e Cordelia rimangono qui per aiutare Giles col negozio, mi hanno lasciato la macchina che mi risulta essere più veloce di un autobus. Angel è anche amico mio, Buffy. Se è nei guai, io vengo con te."

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Miss Parker gongolava. Quando Raines era andato nella cella di Angel, e non trovandolo era piombato come una furia nell'ufficio del signor Parker, aveva avuto la brutta sorpresa di trovarci già Miss Parker, con una sua versione dei fatti che nessuno si sentì di ribattere, neanche Lyle e Brigitte. L'espressione di Raines era tutta un programma, ma stavolta era lui ad avere le mani legate. Inoltre Raines aveva avuto dalla Torre un incarico che lo avrebbe portato a Los Angeles per un po' di tempo, e si vide costretto a lasciare il suo nuovo giocattolo nelle mani di Miss Parker.

"Lassù qualcuno mi ama!" esclamò entrando felice e contenta nell'ufficio di Sydney.

"Ho sentito che l'incarico passa a te. Congratulazioni."

"Spero di non dovermene pentire. Raines è uno che se la lega al dito, ma francamente è meglio se Angel resta vivo, e per farlo è meglio che parli con me."

"Stai mantenendo la cosa sul piano professionale, vero?"

Miss Parker ci pensò un attimo, e poi gli disse di sì. Anche se sapeva di mentire. Aveva subito sentito una sorta di attrazione verso di lui, una forza che l'aveva subito spinta a parlargli e a vederlo. Era l'unico che sapeva il suo nome a cui aveva permesso di chiamarla così. Appena Raines fu fuori dal Centro e dalla zona di Blue Cove, Miss Parker fece trasferire Angel dall'infermeria ad un sottolivello dove erano ospitati altri soggetti del Centro. La motivazione ufficiale era quella di convincerlo a collaborare usando un diverso approccio.

"E quella ufficiosa, Jennifer?" domandò Angel divertito, seduto al lato opposto della tavola a cui era seduta anche Miss Parker.

"Mia madre si sarebbe rivoltata nella tomba se ti avessi lasciato a marcire nell'Ala Rinnovamento. Se possibile è peggio del museo degli orrori che Raines aveva quando era in vita lei, e per cui quel morto che cammina brucerà all'Inferno."

"Lo odi molto."

"Sono convinta sia responsabile della morte di mia madre."

L'espressione scura di Angel le fece capire che lui non lo sapeva "Scusami. Credevo lo sapessi."

"Ho saputo con certezza della sua morte solo nel 1996, da un amico comune, e ancora non mi pare vero. Mi avevano detto che si era suicidata."

"E tu ci credi?"

"Sinceramente? No."

"Mia madre amava la vita, la sua famiglia, e so che non l'avrebbe mai fatto. I conti non tornano."

"Catherine sapeva le sarebbe successo qualcosa prima o poi, ma non sapeva per mano di chi. Aveva anche altri nemici a causa del suo lavoro."

"Chi?"

"Non ti servirà a niente saperlo."

"Tu dimmelo. Deciderò io se mi serve o no."

"D'accordo. Tua madre lavorava per un'istituzione inglese antichissima, il Consiglio. Era un'Osservatrice molto in gamba, sapeva il fatto suo. E non era la donna fragile che tutti credevano."

"Osservatrice?"

"Tua madre sapeva molte cose sulle forze del male. Parte dei suoi studi che aveva condotto in Inghilterra vertevano su quello. Una volta laureata era tornata in America e aveva proseguito la sua vita come se nulla fosse, ma ogni anno prendeva e tornava in Inghilterra. Sbaglio?"

"Diceva che si trattava di una riunione con i vecchi compagni di scuola…"

"E invece andava a Cambridge da loro. Suo progetto era quello di salvare te e altri bambini da questo posto, se ricordo giusto, e di portarvi laggiù. Una volta ottenuta la protezione del Consiglio sareste stati al sicuro. Per sempre."

"È tanto influente questo Consiglio?"

"Influente e pericoloso."

"Sembri sapere di cosa si parla."

"Ho visto che succede a chi va contro di loro."

"Buffy?"

"No, un'altra ragazza che conoscevo."

"Non parli molto di lei."

"Neanche tu parli del padre di tuo figlio se è per quello."

"È morto tre mesi fa, e due mesi dopo ebbi questa bella sorpresa. C'est la vie" sospirò Jennifer sorridendo amaramente "Anche lei è…"

"No, ma è come se lo fosse, ed è meglio così."

"Come vuoi. Torniamo al motivo per cui sei qui. Che sai di Jarod?"

"Dimmelo tu."

"So che lavorava per uno studio legale chiamato Wolfram & Hart, che ha spedito in galera due di loro."

"Come lo sai?"

"Uno dei loro è venuto qui."

"Tiro a indovinare. Lindsey McDonald, vicedirettore della sezione Progetti Speciali di Wolfram & Hart?"

"Già…Progetti Speciali?"

"Sì, e io sono uno di quelli. Ti riporteranno Jarod?"

"Ci possono provare. Ma la caccia, quella è solo tra me e lui, e se non ritorna qui io non sarò mai libera. Voglio lasciarmi questo posto alle spalle e le persone che ci lavorano al più presto."

"Anche la tua famiglia?"

"La tua famiglia è morta da secoli, ma la mia purtroppo è ancora qui. Ho un padre debole e bugiardo, e un fratello psicopatico. Starò molto meglio senza di loro. Mia madre…era l'unica persona di cui potevo fidarmi. Ora non mi fido di nessuno."

"Puoi fidarti di me."

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"Willow dopo che sono uscita ha detto qualcos'altro al riguardo?" disse Buffy mentre insieme a Jarod entrava all'hotel Hyperion.

"Ha detto solo quello che sapevi già."

"Quindi può essere Drusilla, Darla, un nuovo nemico, o di nuovo un veleno mortale…qualsiasi cosa. Ma se Angel muore, troverò il responsabile e gliela farò pagare."

Una volta nell'ufficio di Angel, fu chiaro a tutti che erano arrivati troppo tardi, erano evidenti i segni di lotta e di effrazione.

"Santo cielo…"

"Dovevano essere in cinque, lo hanno preso alle spalle e immobilizzato. Almeno così pare."

"Chi può essere stato?"

"Wolfram & Hart. Uno studio legale con cui è meglio non avere a che fare."

Poi sentirono dei passi, di due persone che entravano nel palazzo e che presto si fecero vedere. Erano Lindsey e Lilah, e non sembravano felici di rivederlo.

"Jarod."

"Lindsey, Lilah, ma che sorpresa. Scommetto che state cercando Angel."

"Noi a differenza di te sappiamo dove si trova. E da quel posto non uscirà mai più, sono troppo interessati a studiare i demoni."

"The Initiative?" domandò Buffy all'uomo.

"Il governo non c'entra. Per rispondere alla vostra domanda, stiamo solo dando un'occhiata in giro. Questo palazzo diventerà di nostra proprietà tra non molto, è meglio essere informati."

"Se il proprietario non fa ritorno prima, Lindsey" rispose Jarod. E poi rivolgendosi alla sua amica "Sai Buffy, credo proprio di sapere dove sia. Quanto?"

"Cosa?"

"Quanto ti ha offerto Raines per farti cadere così in basso e vendere le persone, Lindsey?"

"Oh, non si tratta di denaro, ma di vendetta. Pura e semplice. E mi pare tu sia un esperto al riguardo" disse uscendo con la collega.

Erano appena saliti in macchina, che il cellulare di Lindsey cominciò a suonare. Dall'altro capo del filo, Raines, che i due avvocati sapevano li stava aspettando a Wolfram & Hart.

"Come è andata?"

"Il suo simulatore era lì, che cercava Angel. Credo che tra non molto sarà a Blue Cove per cercare di aiutare il vostro ospite…"

"È questo che mi piace sentire, però ho l'impressione che lei stesse per dire un ma."

"Infatti. C'è una variabile. Jarod non era solo, con lui c'era una ragazza bionda, che lui ha chiamato Buffy."

"Può essere solo una spettatrice, ma io voglio sapere lo stesso chi sia. Voglio sapere dove vive, con chi, se va in chiesa, se ha litigato con qualcuno prima di partire…tutto. Appena trovate qualcosa, vi voglio vedere. Tutti e due. Dobbiamo definire altre cosette."

 

E le notizie non tardarono ad arrivare. Lilah era stata estremamente precisa al riguardo, pur di dimostrare di essere meglio di McDonald.

"Ecco quanto sappiamo di questa ragazza. Elizabeth Anne Summers, nata nel gennaio dell'81 qui a Los Angeles, figlia unica. Studentessa modello fino a quattro, cinque anni fa quando inizia a essere coinvolta in casi oscuri e misteriosi, e viene cacciata dalla scuola per aver bruciato la palestra."

"Affascinante…"

"Dopo il divorzio dei suoi Buffy si trasferisce con la madre a Sunnydale, un posto veramente particolare perché molto popolato da demoni e simili. Angel è in città in quel periodo, e anche se c'è poco al riguardo, credo siano stati molto legati fino a quando due anni fa lui si trasferisce qui. Lei si diploma nel 1999, e ora frequenta il college. E continua a essere coinvolta in casi oscuri e misteriosi. Ha imprigionato di nuovo Acathla, ha impedito che il Maestro tornasse nel mondo reale. Ha evitato anche un'Ascensione. La ragazza è tutto fuorché innocua, se è sopravvissuta a questo."

"Esiste un termine per definirla, secondo i testi che ho letto. Slayer."

"Non credo di sapere di cosa stia parlando, signor Raines" esclamò la donna.

"Una ragazza, una per generazione, chiamata a combattere il male che voi difendete. Credo che lei abbia ragione, Lilah. È tutto fuorché innocua…"

"Devo avvertire i soci anziani?"

"Non credo sia necessario. Dopotutto, è solo una ragazzina, e noi abbiamo qualcosa che lei vuole. E Jarod la aiuterà…ma avranno una bella sorpresa. Crede che potrei avere un colloquio con la signorina Summers?"

"Lei è uno dei nostri migliori clienti, e per lei Wolfram & Hart farà questo ed altro."

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Nel frattempo, Buffy era da sola all'Hyperion, seduta sul pavimento. Jarod dopo aver guardato in giro nel palazzo non aveva trovato altri elementi utili a ricostruire cos'era successo, e dopo essersi accorto dell'ora era uscito per comprare qualcosa da mangiare al vicino ristorante cinese. Dopo che quei due avvocati se n'erano andati, Jarod le aveva fatto vedere cos'era il Centro che lui tanto odiava attraverso le immagini e i documenti che aveva rubato, e le aveva parlato di William Raines, dell'Ala Rinnovamento e del SL - 27. Abbastanza perché a Buffy venissero i brividi. Pensava che dopo aver visto di cos'era stata capace Maggie Walsh e The Initiative non fosse possibile trovare niente di peggio. Ora sapeva che era possibile.

E Angel era lì…Aveva una tale rabbia in corpo, odiava essere impotente. Uno scricchiolio del pavimento le fece voltare di scatto la testa, e si alzò lentamente cercando di non far rumore nascondendosi in un angolo buio.

Aveva visto giusto, non era Jarod. Assomigliava a uno di quelli che lui aveva chiamato spazzini, solo aveva un'aria diversa. Non sembrava il classico tipo del subalterno senza cervello. Trattenne il respiro quando lui iniziò a ispezionare con lo sguardo l'ufficio, e rimase immobile fino a quando non uscì dalla porta, dicendo agli altri con lui che non c'era nessuno.

"Come nessuno? La ragazza deve essere qui."

"Da quanto ho sentito non va sottovalutata."

"Non ha neanche vent'anni. Che cosa vuoi che ci fac…"

L'uomo non riuscì a terminare, Buffy lo aveva steso con una mazzata in testa. Gli altri prima guardarono lui, poi lei che dopo aver gettato la mazza da baseball stava sorridendo.

"Scusate. Stavate forse cercando me?"

Subito l'attaccarono, ma Buffy era abituata a ben altro e con un paio di calci ben assestati e qualche pugno li mandò a far compagnia al loro amico. Chinandosi un momento su di loro, si accorse che dalla tasca di uno sporgeva un biglietto da visita.

W&H. Wolfram & Hart.

"Perfetto…" disse sospirando, e si era appena rialzata quando qualcuno le piombò alle spalle tenendola stretta e premendole sul volto uno straccio imbevuto di etere. Prima di perdere conoscenza riuscì a liberarsi e a scagliarlo contro un muro, ma poi le pareti avevano cominciato a girarle intorno e dopo tre passi cadde per terra svenuta. Esattamente ai piedi di Lindsey, che la prese agilmente in braccio e la portò via, mentre altri uomini si occupavano di quelli che aveva steso. E tutto solo cinque minuti prima che Jarod tornasse con la cena.

 

Buffy si risvegliò seduta su una poltrona, dentro un ufficio molto elegante, circondata da persone che non conosceva. Due uomini e una donna, e uno dei due aveva una bombola d'ossigeno al seguito.

Scosse la testa un paio di volte per far andar via il caos che le annebbiava il cervello, e guardò con sguardo confuso le persone davanti a lei.

"Chi siete, e che volete da me?"

"Benvenuta a Wolfram & Hart, miss Summers."

Ad un più attento esame, si rese conto di conoscerli. Erano i due avvocati che erano venuti all'ufficio di Angel durante il giorno, Lindsey McDonald e Lilah. Mentre l'altro, ci avrebbe giurato, doveva essere William Raines.

"Grazie, signor McDonald, anche se ho molto da ridire sui metodi con cui sono stata condotta qui."

"Lei conosce il mio nome…"

"Abbiamo un amico in comune. Forse più di uno."

"Non sbaglia. E a noi piacerebbe sapere in che rapporti è con Angel e Jarod."

"E perché dovrei dirvelo?"

"Perché Angel è in mano dei miei uomini ora, e Jarod lo sarà presto. La loro vita è nelle sue mani."

"Se li conosceste sapreste che balla colossale avete appena detto."

"Potrebbero anche liberarsi, certo, e correre qui cercando vendetta. Ma a quel punto noi avremo in mano una carta vincente" disse fissandola in un modo che a Buffy fece venire i brividi lungo la schiena "che li costringerà a fare quello che vogliamo. Comprende?"

"Credo di sì. Ma sa una cosa, signore? Lei ci sta sottovalutando."

Raines si era avvicinato alla poltrona, poggiando le mani sui braccioli e costringendo Buffy a schiacciarsi contro lo schienale "il tempo dimostrerà chi dei due ha ragione, Miss Summers. Con permesso" e con un cenno chiamò fuori dall'ufficio anche i due avvocati.

"Drogatela e fate venire qui due dei vostri uomini più forti. Loro e i miei spazzini dovrebbero bastare a tenerla buona."

"Drogarla? Quello straccio aveva tanto cloroformio che avrebbe steso un uomo grosso il doppio per almeno sei ore. Lei è riuscita a stendere una persona, prima di perdere conoscenza. Ed è rimasta incosciente solo per un ora. Signor Raines…"

L'uomo tirò fuori dalla giacca una siringa e una fiala verde "Questa farà al caso vostro. La priverà delle sue forze per dodici, diciotto ore. Cortesia dei laboratori medici del distaccamento inglese del Centro. Fategli l'iniezione e fate in modo che arrivi al Centro. Una volta lì, Jarod arriverà di conseguenza, e allora sarà in trappola."

Buffy intanto si era alzata, e aveva iniziato a girare per la stanza come un animale in gabbia. Uscire dalla porta? No, sarà di sicuro sorvegliata. Dalla finestra? No, erano al ventesimo piano. Dal condotto dell'aria? No, c'erano le telecamere. Era in trappola, una cosa che odiava.

Sentì la porta aprirsi con violenza, e senza voltarsi vide nel riflesso della finestra una decina di uomini, tra spazzini e scagnozzi dello studio legale. Non particolarmente insidiosi, ad un primo esame. Dopotutto erano solo mortali. Solo quando si voltò verso di loro si rese conto che questa battaglia non l'avrebbe vinta. In mano a uno di loro - Willy - c'era la fiala verde e la siringa. Sapeva bene cosa c'era all'interno della fiala, lo aveva sperimentato due anni prima. E ricordava fin troppo bene l'effetto che aveva avuto. Per metterla alla prova le avevano iniettato quella sostanza, che l'aveva privata della sua forza, e poi lasciata alla mercé di un vampiro psicopatico che aveva rapito sua madre.

"Forza. Venite a prendermi."

Gli uomini non si fecero pregare, e l'attaccarono tutti insieme, e in quel momento Buffy si rese conto di averli sottovalutati. Rispondeva ai colpi dell'uno, cercando di riuscire a evitare i colpi degli altri quando ci riusciva, quando a un certo punto nella ressa sentì una puntura al braccio, e senza sapere come si ritrovò a terra in ginocchio. Ora che era inoffensiva, drogarla e portarla via fu una vera passeggiata.

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"Osservatrice?" esclamò confusa Miss Parker, sotto lo sguardo serio di Angel, seduto dall'altro lato del tavolo.

"Sì. Osservatrice. E anche una molto in gamba, sapeva il fatto suo. Non era la donna vulnerabile che tutti credevano."

"Mia madre sapeva di voi?"

"Ti avrebbe stupito quante cose sapeva. Ma veniamo al giorno in cui le nostre vite sono entrate in collisione."

"Sono tutta orecchi."

"1900. Arrivai in America in quel periodo più o meno, dopo la rivolta dei Boxer in Cina. Non potevo attaccare nessuno, il rimorso e il ricordo delle persone che avevo ucciso in 125 anni di scorrerie in tutta Europa me lo impedivano. Vivevo per le strade, mangiavo quando capitava, e soprattutto quel che capitava."

"Quel che capitava?"

Angel le lanciò un'occhiata eloquente, e la donna capì cosa intendeva.

"Qualsiasi cosa vivente con del sangue eccetto persone. Qualsiasi. Insomma, vissi così per non so quanto tempo, circa settant'anni. Poi una notte che i crampi della fame mi stavano facendo impazzire, decisi di attaccare la prima creatura indifesa che mi capitasse a tiro."

"Mia madre?"

"Stava tornando a casa da sola, con un libro stretto tra le mani. Mi era sembrata perfetta…Dio quanto sbagliavo. Appena tentai di aggredirla lei mi torse un braccio contro la schiena e mi spinse a terra, e quando tentai di alzarmi aveva già in mano una croce per tenermi lontano. Decisamente non era la donna indifesa che credevo. Lei poi mi guardò come se mi riconoscesse, e mi chiamò Angel. Io le risposi che sbagliava, ma lei mi rispose di no. Sapeva che ero Angelus, e che non ero il mostro sanguinario delle origini."

"Sapeva anche della maledizione, allora."

"Sapeva tutto di me. Mi confessò che aveva fatto la sua tesi su di me, quando era diventata Osservatrice, e che in un certo senso aveva sempre sperato di trovarmi. Donna curiosa, tua madre. Affascinata da quello che più avrebbe dovuto temere. Facemmo un patto: io le avrei parlato di me, e lei mi avrebbe aiutato a riemergere dall'abisso in cui ero piombato. Voleva farmi ritornare un uomo che cammina nel mondo reale, e non che si nasconde ai suoi margini."

"E c'era riuscita?"

"Non ero ancora pronto per farlo, mi serviva uno scopo che era ancora di là da venire. Aiutare una Cacciatrice che doveva ancora nascere. Buffy."

"Cacciatrice?"

"La naturale nemica dei vampiri e del resto dei demoni del mondo. Una sola per generazione."

"Ora capisco alcune cose."

"Quelle che io ho compreso dopo tre anni con lei, suppongo" rispose lui, e poi accennò un sorriso.

"Che c'è?"

"Niente, è solo che…le assomigli tanto. Mi pare di parlare ancora con Catherine, anche se so che non è possibile. Le dovevo molto, ma non ho mai avuto il tempo di dirle quanto. Un giorno l'aspettai per ore, ma lei non arrivò più. Pensai che il Consiglio avesse scoperto tutto e glielo avesse proibito, non immaginavo certo che fosse morta. Me lo disse con certezza un demone a New York, che lei aveva aiutato alla stessa maniera in cui aveva fatto con me. Lui completò l'opera e mi fece diventare quello che sono. Fine della storia."

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Raines era in viaggio sull'aereo che avrebbe riportato lui e Buffy al Centro, e dopo essersi assicurato che fosse sorvegliata attentamente si mise seduto e tirò fuori un diario di pelle. Mai avrebbe pensato che quelli che aveva sempre considerato come i vaneggiamenti di una povera pazza si potessero rivelare veri. Sulla prima pagina c'era il nome di Catherine Jameson, e più sotto un altro nome di donna, con vicino due date. Un periodo di 10 anni. Aveva confrontato a Los Angeles il profilo che aveva ottenuto da Lilah su Buffy con quello della ragazza, che si chiamava Laney Osborne, era giunto alla conclusione che fossero simili, per non dire uguali. Catherine usava i termini Slayer, Cacciatrice, o la Prescelta per riferirsi a lei, e non ci aveva messo molto a capire cosa c'era in ballo. Studiare la cacciatrice e la sua preda. Molto interessante. Non riusciva a chiarire però come la dolce defunta signora Parker fosse invischiata in storie tanto assurde e terrificanti. Peccato che fosse morta, non gli sarebbe dispiaciuto saperne di più dalla diretta interessata.

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Angel stava per tornare alla sua cella con Miss Parker, quando notò degli uomini che spingevano un lettino, con sopra una ragazza. Erano diretti verso l'Ala Rinnovamento, e non poté fare a meno di sentirsi dispiaciuto per lei. Chissà cosa le avrebbero fatto.

"Un'altra delle marionette di Raines" sussurrò Miss Parker arrivandogli alle spalle.

"Che le farà?"

"Esperimenti. Il solito. Anche lei viene da Los Angeles, quegli sono uomini di Wolfram & Hart."

Angel fissò il viso della ragazza per un istante, mentre stava facendo una smorfia come di dolore, e gli sembrò che il tempo si fermasse. Quella ragazza era Buffy.

"Buffy…"

"Che cosa?"

"Devo aiutarla!" esclamò cercando di correre verso di lei, prima che la facessero entrare nell'ascensore.

"No! Angel, ragiona, non puoi fare niente per lei a parte farti ammazzare…" gli disse lei trattenendolo, e osservando con lui quegli uomini portare via Buffy. Lo sguardo addolorato di Angel diventò subito furioso, e mostrata  la sua faccia demoniaca spinse Miss Parker contro il muro "Perché?" ringhiò lui, con uno sguardo che avrebbe fatto tremare molta gente. Miss Parker però non si lasciò intimidire.

"Non avresti ottenuto niente comportandoti in quel modo, a parte farti ammazzare, mettere in pericolo lei e nei guai me. Se scoprono quello che facciamo…"

"Cosa c'è, le parole qui possono uccidere?"

"Hanno ucciso mia madre, e scusa tanto se non voglio fare la sua stessa fine!"

"Jennifer, cerca di capire almeno perché è qui. Ti prego, solo questo."

"Cercherò di fare il possibile, Angel, ma ora che Signor Scienziato Pazzo è tornato tu torni sotto la sua giurisdizione."

"Motivo in più per fare in fretta."

"Ti faccio sapere. Ora ti devo riportare alla tua stanza…"

Angel si fermò, e sorprendendo Miss Parker la abbracciò "Grazie."

Miss Parker si ritrasse subito, un po' imbarazzata, e lo fece entrare nel suo alloggio chiudendo la porta. Non si accorse del pezzo di plastica tra la serratura e la porta che impedì a quest'ultima di chiudersi, e non si accorse neanche del fatto che Angel, durante l'abbraccio, le aveva sottratto la tessera per entrare all'Ala Rinnovamento.

 

Quando fu certo che non ci fosse nessuno in giro, uscì diretto per andare nel regno di Raines, a cercare Buffy. Ma come erano arrivati a lei? Che era successo?

Si accorse di una porta che si apriva, e prudentemente si nascose dietro un muro. Non poteva vedere chi stava parlando, ma sapeva di chi stavano parlando.

"Continuate a somministrarle…non so neanche come si chiamino quelle pillole verdi, comunque continuate a dargliele. E se ha di nuovo le crisi, rimettetela sotto sedativi. Se penso che era sotto l'effetto della droga e ha steso Hayes…ora sembra solo una gattina indifesa."

"Una gattina preziosa, se Raines spende tanto tempo per piegarne la volontà, dottore."

"Lei e quell'altro sono i nuovi soggetti di Raines, e credo di non sbagliare quando dico che questi il mondo là fuori non lo vedranno più…"

Sentì il rumore dei passi e le voci allontanarsi nel corridoio, e una volta solo s'introdusse nella stanza, usando il passe-partout di Miss Parker. Vedere Buffy ridotta all'ombra di sé stessa fu come ricevere una pugnalata al cuore. La ragazza era seduta sul letto, con il braccio attaccato ad una flebo, e lo guardava senza però riconoscerlo, effetto delle medicine che Raines le dava. Nella sua mente un uomo come lui, vestito di nero, era sinonimo di spazzino, come quelli che l'avevano condotta lì. E lei ne aveva paura.

"Che ti hanno fatto…"

Buffy subito si alzò dal letto terrorizzata, e più lui le si avvicinava più lei indietreggiava verso il muro in lacrime. Angel allora si fermò, e le tese una mano dicendole che non le avrebbe fatto niente, che poteva fidarsi di lui. E Buffy prese la mano, alzandosi in piedi e lasciandosi ricondurre a letto. Angel si sedette accanto a lei, finalmente riuscendo a comprendere l'odio profondo che Jennifer nutriva per Raines.

Mise un braccio intorno alle spalle della ragazza, e l'attirò contro di lui "Buffy, ascoltami. So che puoi farlo. Troverò il modo per portarti via da qui, te lo giuro, come giuro che Raines pagherà per quel che ti ha fatto. Smetti di prendere le pillole che ti danno. Ti stanno uccidendo…ti prego, lotta contro di loro."

Buffy non disse niente, ed Angel, triste come non lo era mai stato le diede un bacio sulla fronte e uscì silenziosamente com'era entrato.

 

Miss Parker, nel frattempo, si era accorta della mancanza della tessera, e seguendo il presentimento che aveva, tornò giù di corsa fino alla cella di Angel. Lo trovò seduto sul letto, con un'aria incredibilmente triste, che giocherellava distrattamente con la carta magnetica che aveva tra le mani.

"Credo tu abbia qualcosa che mi appartenga" esclamò fredda Miss Parker, e Angel, senza neanche alzare lo sguardo appoggiò l'oggetto sopra il tavolo.

"Che pensavi di fare? Portarla via?"

"Ne sono stato tentato. Tu non l'hai vista…"

"Permettimi di ricordarti che qui tu vali un po' più di lei perché sei un demone, e per questo dovresti ritenerti estremamente fortunato. Non riuscireste a muovere neanche un passo fuori da qui, che avreste Wolfram & Hart e il Centro alle calcagna!"

"Non continueranno a farle del male. Io glielo impedirò, con o senza il tuo aiuto."

(continua)