Lindsey
era nervoso. Quel posto lo rendeva nervoso. L'uomo a cui lo avevano indirizzato
lo aveva lasciato ad aspettare in uno di quegli ampi corridoi come se fosse uno
dei loro uomini di fiducia, uno spazzino, come erano chiamati lì, e questo non
gli andava a genio. Aveva attraversato mezza America per giungere lì, aveva
lasciato Los Angeles e il lavoro allo studio legale, e Lilah. Soprattutto Lilah.
Quella donna con cui divideva la sezione dei Progetti Speciali avrebbe
certamente provato a farlo fuori mentre era via. Ma ora doveva preoccuparsi di
altre cose. Riguardò il dossier che stringeva tra le mani. Sì, i pezzi grossi
di quel posto lo avrebbero trovato molto interessante…sempre che fossero
disposti a credergli. Glielo aveva consegnato personalmente il suo capo, Holland
Manners, pregandolo di muoversi nella massima segretezza. Oltre a quello gli
aveva consegnato un indirizzo: Il Centro, Blue Cove, Delaware. Sopra c'era
scritto a matita un nome. Raines.
"La
prego, si accomodi signor…?" disse Raines andando a sedersi alla sua
scrivania.
"McDonald.
Lindsey McDonald."
"Bene.
Conoscevo Holland, mi è spiaciuto sapere della sua morte. Come è
successo?"
"È
una storia lunga" tagliò il giovane avvocato.
"Vorrei
vedere quello che ha portato con sé."
"La
avviso, ha dell'incredibile quello che c'è scritto."
"Lei
non ha mai lavorato qui, allora" esclamò Miss Parker entrando senza
preavviso nella stanza "l'incredibile al Centro è la regola."
"Miss
Parker! Ma come si è permessa…?"
"Non
credo di averla mai vista" disse rivolgendosi a Lindsey, e ignorando
deliberatamente Raines.
"È
un avvocato di Los Angeles. È qui per mia richiesta, a differenza di lei."
"Ero
venuta a sincerarmi che fosse ancora vivo dopo il suo viaggio in Oriente, idea
di mio padre se vuole saperlo. Adesso anche dalla città degli angeli fa venire
gente. Non le basta di avere come scagnozzi metà del Centro?"
Raines
stava fremendo di rabbia, quando il telefono squillò e lui e la sua cigolante
bombola d'ossigeno sparirono subito dalla stessa porta dov'era entrata Miss
Parker.
La
donna camminò lentamente verso la scrivania, e si appoggiò al tavolo prendendo
in mano il dossier.
"Wolfram
& Hart, documenti riservati" lesse.
"Sono
per Raines. Nessun altro deve vederli…". Stava per dire a
parte lui, ma la donna aveva già cominciato a sfogliarli, e così
velocemente che dubitava stesse capendo qualcosa di quanto era scritto. Se
avesse conosciuto Miss Parker da un po' più di un minuto e venti secondi, si
sarebbe accorto di quanto la sua considerazione fosse errata.
Cercò
di scrutare sul suo viso segni di sorpresa, paura, o una qualsiasi altra
reazione, ma gli occhi di ghiaccio rimasero tali fino a quando non li sollevò
dal dossier per fissarlo dritto nei suoi.
"È
tutto vero?"
"Dalla
prima all'ultima parola."
"Ho
detto che qui al Centro l'incredibile è la regola. Questo non è solo
incredibile, è pura fantascienza."
"Lei
non crede che esistano demoni?"
"Ho
imparato a vederli nelle persone che mi circondano, e mi creda qui ce ne sono
tanti, a partire da quello che è appena uscito, signor…?"
"Lindsey
McDonald."
"Bene,
Lindsey, venga con me."
"Ma…"
L'espressione
degli occhi di Miss Parker gli fece morire in gola qualsiasi protesta, e quasi
rassegnato si lasciò guidare dalla donna fino al sottolivello dove Broots e
Sydney stavano lavorando.
"Sydney,
il nome Wolfram & Hart risveglia qualcosa nei tuoi ricordi?"
"Wolfram
& Hart? Ma Jarod non ha lavorato per loro circa due mesi fa?"
"Il
nome Jarod le dice niente?" chiese a Lindsey.
"Jarod
Hope…sì che lo conosco. Ha mandato in galera due miei colleghi, e neanche i
migliori avvocati dello studio sono riusciti a tirarli fuori. Come mai lo
conoscete?"
"È
una lunga storia."
"Per
caso è uno dei vostri?"
"In
un certo senso lo era" rispose Miss Parker avvicinandosi al computer e
battendo qualcosa alla tastiera, facendo poi cenno di avvicinarsi.
"Ecco,
signor McDonald. Credo che sia il suo turno di mostrarsi sbalordito."
E
non scherzava.
Simulatori.
Ecco qualcosa che di sicuro non si vede tutti i giorni. Stava leggendo quello
che Miss Parker, Sydney e Broots avevano raccolto, insieme a quel poco che Jarod
aveva lasciato dietro di lui quando era scappato dal Centro. Lo aveva avuto
sotto il naso per due mesi, e mai aveva sospettato che non fosse chi diceva di
essere, o che non fosse un vero avvocato. Alzò un momento gli occhi dallo
schermo, e fissò le persone nella stanza con lui. L'uomo che Miss Parker aveva
chiamato Sydney stava sfogliando i documenti, con alle spalle l'altro uomo che
aveva visto prima alla tastiera, calvo e magro come un'acciuga. Scrutando le
loro facce, si accorse che erano a metà tra l'incredulità e lo sconvolgimento.
Miss Parker invece camminava lentamente avanti e indietro, i pensieri che la
preoccupavano accuratamente celati dalla sua corazza. Da una rapida analisi
parevano tutti e tre menti molto razionali, avrebbero accettato di mettere in
discussione le loro convinzioni per quei documenti che ora tenevano in mano?
"Signor
McDonald, converrà con me che quanto è scritto è assurdo. Demoni, vampiri e
creature del genere sono solo miti della cultura popolare, e che ora servono
solo a spaventare i bambini."
Non è stato a LA di recente
allora…"Mi dispiace,
è tutto vero. E l'essere di cui parlo è una minaccia per lo studio che
rappresento, e per voi se il vostro simulatore lo incontrasse."
"Lei
cosa ci offrirebbe in caso del nostro aiuto?"
"La
vostra ricerca continua a fallire, da quanto ho letto. Io vi offro l'appoggio
incondizionato di Wolfram & Hart. Credo vi farà molto comodo una mano nel
caso i vostri uomini si mettessero nei guai. Inoltre contiamo molti demoni che
per noi farebbero qualsiasi cosa, nel caso fallissimo."
Sydney
nel sentire questo chinò la testa, ma Miss Parker neanche se ne accorse, le
brillavano gli occhi "E noi ci occuperemo di Angel. Ma voglio saperne di più."
______________
Cordelia
Chase quella sera si stava ritoccando il trucco, pregustando il momento in cui
avrebbe incontrato il ragazzo che vedeva da qualche sera a quella parte. Con lo
specchio teneva d'occhio la porta, odiava che Wesley le arrivasse alle spalle
facendo i suoi soliti commenti. Tutta invidia, secondo lei. Wes neanche sapeva
cos'era, una vita privata. Dopo che il Consiglio degli Osservatori lo aveva
cacciato per lui esisteva solo il suo lavoro di cacciatore di demoni. Ma prova a
divertirti, gli aveva suggerito, e le era valso un'occhiata fulminante e il
rischio di veder sfumare la sua unica serata libera dopo tanto tempo.
Angel
dal canto suo aveva un ottimo motivo per fargliela sfumare. Cordelia aveva di
nuovo archiviato gli ultimi casi secondo il suo personale modo di pensare. Che
diavolo ci faceva il file della signor Emerson sotto la "R"? E perché
mai la scheda di Kate Lochley era sotto la "P"?
Si
alzò dalla sua scrivania, arrivato sulla porta del suo ufficio la vide farsi
bella, e questo lo fece arrabbiare.
"CORDELIA!"
Cordelia
fece un salto, sbavando così il segno del rossetto, e voltandosi subito. Che
stupida, lo specchio poteva aiutarla per prevenire Wesley, ma per Angel non
funzionava. I vampiri non si riflettono, accidenti a loro.
"Ringrazio
il cielo di essere troppo giovane e spensierata per un infarto. Che ho
fatto?"
"Potresti
gentilmente spiegarmi perché il file Emerson è sotto la "R" e non la
"E"?"
"L'ho
messo sotto la "R" di rompiscatole. Te lo ricordi, che tipo?"
"Sì,
era un vero rompiscatole…e Kate Lochley?"
"Sotto
la "P" di polizia."
"Cordy,
possiamo essere un po' meno giovani e spensierati per quanto riguarda
l'archivio? Grazie di cuore. Come sei carina stasera. Dove vai?" le domandò,
notando il suo vestito e la pettinatura.
"Esco
con il mio vicino di casa. Tipo simpatico, ma anche tanto misterioso. Pensa che
di lui a parte il nome non so altro."
"Potrebbe
essere pericoloso."
"No,
credimi. E poi anche Dennis lo trova a posto, e sai quanto è geloso nei miei
riguardi."
"Chi?
Il fantasma che infesta casa tua?" si intromise Wesley.
"Già,
Wes, tu lo conosci bene. Credo ti abbia sc…" ma non riuscì a terminare
la frase, perché cadde a terra tenendosi la testa tra le mani in preda ad una
delle sue solite dolorosissime visioni.
Rimase
a terra ansimante e continuando a reggersi la testa, ed Angel e Wesley dovettero
aiutarla ad alzarsi. Mentre quest'ultimo andava a prenderle un bicchiere
d'acqua, Angel si era seduto accanto a lei e le aveva chiesto di dirgli cosa
aveva visto.
"Accidenti
a te, Doyle…ma proprio ma me dovevi lasciarle in eredità, le tue
visioni?"
"Cordelia,
calmati. Che cosa hai visto?"
"Un
uomo…Jarod…contro quell'avvocato di Wolfram & Hart…"
"McDonald?"
"Sì.
E insieme a lui ci sono altre persone. Il primo sembra un cadavere che cammina,
con una bombola d'ossigeno al seguito, poi c'è una donna sui trenta, mi pare
una collega di McDonald, e un'altra, che sembra una statua di ghiaccio, mora,
occhi azzurri. Ho ancora i brividi."
"Jarod
come?" chiese Wesley portando a Cordelia un bicchiere d'acqua.
"Jarod
e basta. Niente cognome."
"E
così siamo di nuovo contro quel maledetto studio di avvocati. Dobbiamo
trovarlo, e prima di loro."
Peccato
che Jarod non avesse la minima intenzione di farsi trovare. Quando era entrato a
Wolfram & Hart, lo aveva fatto per aiutare una povera donna che quei due
avvocati avevano rovinato, ma solo alla fine si era reso conto che là dentro
non solo lo sapevano tutti e tacevano, ma anche che lui ora si trovava nella
loro lista nera. Doveva sparire, ma prima voleva salutare la ragazza con cui si
sarebbe dovuto vedere quella sera. Era stata la sua vicina di casa, ma
soprattutto una buona amica.
Era
seduto al bancone del bar, davanti ad una birra, quando sentì una pacca sulla
spalla "Scusa il ritardo Jarod."
"Sempre
occupata, eh Cordy?"
"Come
te del resto" rispose Cordelia sedendosi al suo fianco. Non voleva credere
ai propri occhi. L'uomo che aveva visto era proprio lui!
"Lascio
la città. Sono venuto qui per salutarti."
"Perché?
Posso aiutarti?"
"Non
ti voglio tirare in mezzo, meglio che tu non sappia niente. Addio" e fece
per andarsene.
"Sei
nei guai con Wolfram & Hart?"
Questa
affermazione lo fece voltare all'istante. E lei come faceva a saperlo?
"Sto
dalla tua parte, non preoccuparti. Ho un amico che forse può darti una
mano."
Con
sguardo confuso Jarod seguì Cordelia fino all'hotel abbandonato dove l'agenzia
investigativa per cui lavorava aveva sede, l'Hyperion.
"È
qui che lavori?"
"Lo
so, è vecchiotto, ma dentro è meglio, te l'assicuro. I miei amici saranno
ancora lì, almeno lo spero."
"Come
sai dello studio legale?"
"Ho
avuto una visione, e di solito quando succede è perché la persona che vedo ha
bisogno di aiuto. Stavolta sei tu."
"Una
visione?"
Cordelia
gli disse di seguirla, e lo introdusse entro l'ufficio dove Angel e Wesley
stavano parlando.
"Angel,
Wes, vi presento Jarod. L'uomo della mia visione, nonché mio vicino di
casa."
I
due prima si guardarono l'un l'altro, e poi la fissarono sorpresi.
"Beh?
Pensate di essere solo voi due bravi a trovare le persone?" sbottò lei.
"L'importante
è che sia qui e non a Wolfram & Hart."
"Quello
che mi piacerebbe sapere è cosa sapete esattamente su questo studio
legale."
Angel
allora si alzò dalla scrivania, e cominciò a spiegargli in breve cosa fosse
quello studio legale in realtà.
"Ogni
brutto affare che ti possa venire in mente, Jarod, loro ci sono invischiati.
Sono due anni che li combattiamo."
"Una
cosa del genere esiste anche a Blue Cove, nel Delaware. È un centro di ricerca
che si chiama "Il Centro". E questi sono i miei cacciatori" disse
loro mostrando delle foto di Sydney, Broots, Raines e Miss Parker.
"Angel,
questi due! Erano nella mia visione!" esclamò Cordelia, indicando le
immagini di Miss Parker e Raines.
"La
cosa che però non mi spiego, Cordy, è come mai Wolfram & Hart e questo
Centro siano legati."
"Lavoravo
per quello studio legale fino a qualche mese fa. Ho spedito in galera due di
loro, e ora cercano vendetta."
"O
cercano altro. Che cosa sei?"
"Scusami?"
disse Jarod sorpreso, fissando Angel.
"Se
ti stanno cercando ci dev'essere una buona ragione. Che cosa sei?"
"Sono
un simulatore."
Cordelia,
Wesley e Angel lo fissarono senza capire.
"Simulatore?"
_______________
Una
volta rientrato nel su ufficio, Raines era diventato furioso quando aveva visto
che McDonald non era più lì, e neanche il dossier. Non ne poteva più di
essere scavalcato da Miss Parker, ma gliel'avrebbe pagata, e cara stavolta.
Si
sedette alla sua scrivania, e premendo un bottone sotto il tavolo, dal muro alla
sua destra comparve uno schermo, da dove vedeva e sentiva quello che la Parker,
Broots, Sydney e l'avvocato si stavano dicendo. Molto, molto interessante.
"Quindi,
questo Angel era la creatura più crudele d'Europa fino a quando una maledizione
l'ha reso inoffensivo?"
"Proprio
così. Da quanto ho letto lui e il vostro "problema" sono simili.
Entrambi aiutano i deboli e i derelitti, e si impicciano di cose che non li
riguardano."
"Una
volta qui smetteranno di farlo, glielo garantisco."
"Angel
vive e lavora a Los Angeles, e posso dirvi dove trovarlo. Jarod?"
"È
invisibile. Dopo aver lavorato a Wolfram & Hart non abbiamo più avuto
indizi da lui."
"Indizi?"
"Vede,
Lindsey, Jarod gioca con noi come fa il gatto col topo, ci dà tracce…" e
Miss Parker si interruppe un istante per prendere un paio di pillole per la sua
ulcera "…e poi sparisce appena arriviamo. Devo a lui tanti di quei
problemi che ho perso il conto."
"Parker"
s'intromise Broots prendendo in mano il flacone di pillole "prendi ancora
questa roba? Tra non molto non avrai solo la tua ulcera a…"
"Sta
zitto, Broots."
Miss
Parker compose un numero al cellulare "Sam, sono io. Fa preparare l'aereo
del Centro. Io, e l'avvocato McDonald partiamo per Los Angeles. Non dare
nell'occhio, mi raccomando, e sbrigati."
_________________
A
Hyperion intanto era calato il silenzio. Dopo le spiegazioni di Jarod, Angel si
era sentito in obbligo di spiegare chi fosse. Sembrava che stessero facendo a
gara per raccontare la verità più assurda.
"Ehm…così
tu saresti un vampiro di 248 anni?"
"
E tu…tu puoi diventare chiunque tu voglia? Medico, agente federale…"
"Sono
stato anche un investigatore privato una volta, conosco il tuo lavoro."
"Spiacente
di contraddirti, ma non credo proprio. Le persone che aiuto hanno a che fare con
le forze del male, tu fino a cinque minuti fa neanche sapevi che
esistevano."
"Il
Centro mi ha sempre tenuto isolato dal resto del mondo. Ora sto
recuperando."
"La
cosa migliore per il momento è farti sparire."
"Angel,
sono quattro anni che scappo. Sono esperto al riguardo."
"Dove
ti mando è l'ultimo posto dove ti verrebbero a cercare. Sunnydale."
"Dov'è?"
"Poco
distante da qui. Una nostra amica vive là, si chiama Buffy Summers, e cosa
molto importante, Wolfram & Hart non sa della sua esistenza. "
"Ti
fidi di lei?"
"Le
affiderei la mia vita" rispose Angel con una nota di tristezza, quasi a
ricordare qualcosa di lontano, e ormai irrimediabilmente perso. Solo amici? No,
c'era qualcos'altro o almeno c'era stato, Jarod lo aveva capito. Era curioso di
conoscere Buffy. Voleva vedere se anche lei provava le stesse cose per lui. Nel
giro di dieci minuti partì per Sunnydale insieme a Cordelia e Wesley, ed Angel
rimase a riordinare l'archivio secondo un ordine più logico, quello alfabetico.
A
tende tirate, non si accorse che verso l'alba gli spazzini del Centro avevano
cominciato a circondare l'edificio, armati con le loro armi e anche con croci e
acqua santa.
D'improvviso
alzò gli occhi, avvertendo una presenza estranea nell'edificio, e interruppe il
suo lavoro. Rimase perfettamente fermo e in silenzio, e sentì dei passi che
facevano scricchiolare il vecchio pavimento di legno. Almeno cinque persone.
Angel silenziosamente si alzò dalla sua scrivania e si avvicinò alla porta,
per sorprendere gli intrusi quando sarebbero entrati, ma invece furono loro a
cogliere di sorpresa lui, sfondando le finestre e arrivandogli alle spalle. Sam
e gli altri spazzini con lui spalancarono la porta, e il primo gettò in faccia
al vampiro la fiala di acqua santa che aveva con sé, facendolo urlare di
dolore. Approfittando dell'occasione, gli altri spazzini lo incatenarono stretto
rendendolo inoffensivo. Angel non riusciva a distinguere chiaramente chi avesse
davanti, vedeva solo ombre tremolanti, e ai danni provocati dall'acqua santa,
per lui pericolosa come un acido, sentì aggiungersi una spossante stanchezza,
causata dal forte sedativo che Sam gli aveva iniettato.
Lindsey
fu l'ultimo ad entrare nell'ufficio, e guardò con estrema soddisfazione il suo
nemico ridotto in quelle condizioni. Dopo che gli spazzini del Centro portarono
via Angel incappucciato, il giovane avvocato chiamò Wolfram & Hart.
"Ho
delle grandi notizie per voi."
_________________
Ignari
di quanto stava succedendo, Wesley, Cordelia e Jarod erano ormai arrivati a
Sunnydale. Mentre Wesley era andato dall'Osservatore di Buffy per sapere
dov'era, Jarod aveva lasciato Cordy addormentata in albergo ed era uscito a fare
due passi, capitando vicino al cimitero. Spalancò gli occhi da quanto era
grande.
All'improvviso,
senza sapere come, si ritrovò a terra con un piede di donna sul torace.
"Ho
avuto veramente una brutta giornata, sai? Vediamo se ammazzandoti
migliora..."
Jarod
cercò di rialzarsi, ma quella ragazza lo spinse giù. Per essere così giovane,
quella biondina era veramente molto forte. Da una tasca tirò fuori un paletto,
e l'avrebbe conficcato nel cuore di Jarod se Cordelia non fosse corsa a
fermarla.
"Buffy!
È un amico di Angel ed è umano, lascialo andare!"
La
mano di Buffy si fermò a due centimetri dal cuore dell'uomo "Umano?"
Buffy
guardò sorpresa Jarod, che annuì velocemente con l'espressione più innocente
che poteva. Cordelia nel frattempo era arrivata alle spalle dell'amica, e le
aveva tolto l'arma dalle mani "Perdiamo colpi, Slayer?"
"Qui
la gente non esce di casa a quest'ora, io e gli altri diamo per scontato di
trovare solo gente pallida, o con corna e squame in giro. Scusa per lo
spavento" si giustificò Buffy aiutando Jarod ad alzarsi.
"Buffy
Summers?"
"In
carne, ossa e paletti. Cordelia, ma che fai qui? Pensavo che tu ed Angel aveste
da fare…non sarà successo qualcosa?"
"Tranquilla,
sta meglio di me e te messe insieme. È lui ad avere bisogno del nostro aiuto.
Si chiama Jarod."
"Piacere
di conoscerti, ma non capisco come…?"
"Degli
uomini gli stanno dando la caccia, deve sparire…"
"…letteralmente.
Beh, Jarod, sei nel posto giusto. Ma non nel momento giusto."
"Che
succede? Non ci sarà di nuovo la fine del mondo?"
"No,
Cordy, è stata l'anno scorso. È solo che Willow e Tara sono a San Diego per un
incontro tra streghe, e non so quando tornano. Dovrete aspettare, mi dispiace.
Ma nessuno che ha un po' di sale in zucca viene qua sulla Bocca dell'Inferno,
dopo quello che è successo il giorno che mi sono diplomata, quindi sta
tranquillo…"
"Streghe?
Bocca dell'Inferno?"
"Sì,
Jarod, streghe. E Bocca dell'Inferno è l'altro nome di questo affascinante
posticino…sbaglio o sei nuovo alla cosa?"
"Diciamo
che in una sera ho scoperto più cose di quelle che avrei voluto. "
_______________
Dopo
quella sua alzata di testa, Miss Parker era stata aspramente rimproverata dal
padre e a niente erano valse le sue scuse. L'aveva fatta sentire una bambina di
cinque anni, e oltre a quella umiliazione aveva anche dovuto sopportare la
presenza di Raines, con quell'espressione di tronfia soddisfazione stampata in
faccia.
Ne
era uscita arrabbiata con il mondo intero, diretta verso l'ufficio di Sydney, ma
una volta là aveva optato per l'Ala Rinnovamento. Grazie a Broots aveva
ottenuto una carta d'accesso, così poteva scendere nella nuova versione della
bottega degli orrori senza destare problemi. Una volta davanti alla cella di
Angel si accorse che lo avevano incatenato ad una parete, e le ferite che aveva
sul petto e in faccia indicavano che Raines aveva dato ordini ben precisi su
come estorcergli informazioni su Jarod. Da quanto aveva sentito mentre scendeva,
pareva invece che nonostante tutto non avesse detto una parola su quello che
sapeva.
Già,
perché Miss Parker, entrata dopo Lindsey nel palazzo, aveva trovato uno dei
quadernetti rossi che Jarod aveva l'abitudine di usare, e non ci aveva messo
molto a fare due più due. Purtroppo neanche questo era riuscito a migliorare la
sua posizione agli occhi del padre.
Quando
entrò nella cella, Angel sentì lo sguardo glaciale della donna percorrerlo
dall'altro in basso, ma non riusciva a scorgerla. La sua vista era ancora molto
annebbiata, e riusciva a vedere a malapena luci e ombre. Sentì il rumore dei
suoi tacchi risuonare nella cella, e fermarsi poi vicino a lui.
"Miss
Parker."
"Non
vedi ad un palmo dal tuo naso, ma sei riuscito a riconoscermi. Sono
impressionata."
"La
tua presenza è difficile da dimenticare."
"Lo
prenderò come un complimento, Angel. Dov'è Jarod?"
"Non
lo so."
"Perché
mi stai mentendo? So che lui era nel tuo ufficio, e comunque proteggerlo non
servirà. Lo troveremo comunque."
"Allora
buona fortuna. Anche se sapessi dove si trova ora, e non lo so, non lo direi
certo a te."
"Angel,
Raines non scherza. So di cosa è capace. Dì quello che sai se ci tieni ad
uscire da qua con le tue gambe…"
"Non
tradirò Jarod."
"Come
vuoi. Allora preparati al peggio, perché non sai che ti aspetta."
Miss
Parker uscendo sentì come un'ondata di dispiacere per l'uomo incatenato. Anche
se era un nemico perché aiutava Jarod, non meritava di finire tra le mani di
Raines. Era una cosa che non avrebbe augurato al suo peggior nemico.
Miss
Parker rimase in disparte nei giorni a seguire, spiando il comportamento di
Raines. Sembrava il gatto che era riuscito ad arrivare alla crema, e a giudicare
dai libri che gli aveva visto in mano si stava documentando su come rendere la
permanenza di Angel un vero inferno. Il dossier che McDonald aveva portato era
tornato in suo possesso, e lei aveva le mani legate. Poteva solo assistere come
spettatrice impotente.
Quando
fu sicura che non si sarebbero accorti della sua presenza, utilizzò di nuovo la
carta magnetica e andò a vedere come stava Angel. Non sembrava neanche più la
stessa persona di due giorni prima, era pesta e sanguinante.
"Angel?"
"Buffy…"
"Buffy?"
ripeté Miss Parker. Che strano
nome. Angel continuava a ripeterlo, e avvicinandosi a lui si accorse che stava
delirando. Quel pazzo di Raines lo avrebbe distrutto, bisognava impedirglielo!
Preso in mano il cellulare, chiamò Sydney, e gli disse di far preparare una
stanza nell'infermeria del SL - 5. Prendendo poi una forcina dai suoi capelli,
cominciò a forzare la serratura delle catene che lo imprigionavano. Essere
cresciuta al Centro dopotutto le era servita a qualcosa, aveva imparato cose che
non si insegnano sui banchi di scuola.
Angel
si svegliò qualche ora dopo nell'infermeria del SL - 5. Si guardò intorno per
qualche istante, poi si alzò lentamente per vedere dove si trovasse, e dando
un'occhiata alle sue ferite si rese conto che qualcuno aveva provveduto a
curarlo. Chi?
Stava
ancora riflettendo, quando Miss Parker entrò quasi di soppiatto nella stanza
richiudendo la porta dietro di sé.
"Miss
Parker, ma che sorpresa. Ti manda Raines per controllarmi?"
La
donna gli fece cenno di fare silenzio, e gli si avvicinò "Smettila col
sarcasmo. Come stai?"
"Sono
stato meglio."
"Ti
avevo avvertito."
"Perché
sei qui?"
"Ho
dei perché a cui mi piacerebbe dare una risposta."
"Ad
esempio?"
"Ad
esempio perché un demone protegge la gente invece di ucciderla, e perché hai
al collo quella catenina."
L'aveva
notata per caso, mentre lei e i suoi uomini lo stavano portando via. Quel
ciondolo era stato un regalo per l'ultimo compleanno della madre, ricordava
ancora il sorriso che aveva fatto nell'aprire il pacchetto, e quando lei gliela
aveva messa al collo. Non riusciva a spiegarsi perché ce l'avesse lui.
Angel
riguardò il ciondolo, una martire cristiana, e sorrise al ricordo della persona
che gliela aveva donata, anni prima.
"Sei
Jennifer?"
Miss
Parker spalancò gli occhi, contrariata dall'uomo che aveva davanti, uno dei
pochi che a quanto pareva sapeva il suo nome.
"Sì.
Te lo ha detto Jarod?"
"No.
Catherine. Tua madre."
"Che
cosa ti lega a lei?"
"Diciamo
che mi ha aiutato quando nessuno al mondo poteva, o voleva farlo. Tu conoscevi
solo una sua faccia, non sai chi
era e cosa faceva."
"Tu
me lo dirai?"
"Hai
ricevuto molte brutte notizie, avverto la tua tristezza. E la tua paura. Non so
se sei pronta ad accettarlo."
"Paura?
Paura di che?"
"Paura
del bambino che aspetti."
Miss
Parker a quel punto cercò a tentoni una sedia, perché le ginocchia avevano
iniziato a tremarle. Thomas era morto, e lei aveva scoperto tre mesi dopo di
aspettare un bambino, suo figlio. Non lo sapeva nessuno a parte Sydney e Broots,
neanche suo padre si era accorto dei suoi malesseri, e ora a questo demone
bastava darle un'occhiata per comprendere tutto.
"Lo
sento. I vampiri hanno dei sensi molto sviluppati…"
"Capisco…Quando
con i miei colleghi ti ho portato qui, continuavi a ripetere un nome.
Buffy."
"Era
una persona che conoscevo bene, tempo fa."
"La
amavi?"
"Sono
tornato dall'Inferno per lei. Ora però è tardi."
________________
Tara
e Willow tornarono tre giorni dopo l'arrivo di Jarod, letteralmente entusiaste
di quella piccola vacanza. A causa dell'ora, avevano deciso di incontrare tutti
a lezione il mattino dopo per salutarli. Il seminario di Psicologia era quello
che avevano in comune con molti, ed era quello che Willow prediligeva. Dopo la
morte della professoressa Walsh era cominciata una processione di supplenti, e
si era divertita immensamente a mandarli in crisi con le sue acute osservazioni.
"Tara,
so che tu non studi Psicologia, ma non è che sai qualcosa del nuovo
supplente?"
"Dicono
in giro che non sia male, simpatico, circa 37 anni, e che si chiami Jarod W.
Hart."
"Bene
signor Hart, vediamo quanto reggi."
"Willow,
che cattiva!"
"Lo
so, ma ora ci ho preso gusto, è più forte di me!" esclamò entrando in
classe. L'aula però era deserta, eccezion fatta da Buffy e dal professore, che
pareva proprio stesse aspettando le due ragazze.
"Will,
Tara, bentornate!"
"Ciao
Buffy. Salve anche a lei professor Hart. Non c'è lezione oggi?"
"No.
Buffy è stata così gentile da farmi un piccolo riassunto delle vostre gesta
eroiche qui sull'Hellmouth. Stava appunto terminando di raccontarmi L'Ascensione
durante il vostro giorno dei diplomi, su come avete sistemato il Sindaco
diventato demone."
(continua)