Lindsey era nervoso. Quel posto lo rendeva nervoso. L'uomo a cui lo avevano indirizzato lo aveva lasciato ad aspettare in uno di quegli ampi corridoi come se fosse uno dei loro uomini di fiducia, uno spazzino, come erano chiamati lì, e questo non gli andava a genio. Aveva attraversato mezza America per giungere lì, aveva lasciato Los Angeles e il lavoro allo studio legale, e Lilah. Soprattutto Lilah. Quella donna con cui divideva la sezione dei Progetti Speciali avrebbe certamente provato a farlo fuori mentre era via. Ma ora doveva preoccuparsi di altre cose. Riguardò il dossier che stringeva tra le mani. Sì, i pezzi grossi di quel posto lo avrebbero trovato molto interessante…sempre che fossero disposti a credergli. Glielo aveva consegnato personalmente il suo capo, Holland Manners, pregandolo di muoversi nella massima segretezza. Oltre a quello gli aveva consegnato un indirizzo: Il Centro, Blue Cove, Delaware. Sopra c'era scritto a matita un nome. Raines.

 

"La prego, si accomodi signor…?" disse Raines andando a sedersi alla sua scrivania.

"McDonald. Lindsey McDonald."

"Bene. Conoscevo Holland, mi è spiaciuto sapere della sua morte. Come è successo?"

"È una storia lunga" tagliò il giovane avvocato.

"Vorrei vedere quello che ha portato con sé."

"La avviso, ha dell'incredibile quello che c'è scritto."

"Lei non ha mai lavorato qui, allora" esclamò Miss Parker entrando senza preavviso nella stanza "l'incredibile al Centro è la regola."

"Miss Parker! Ma come si è permessa…?"

"Non credo di averla mai vista" disse rivolgendosi a Lindsey, e ignorando deliberatamente Raines.

"È un avvocato di Los Angeles. È qui per mia richiesta, a differenza di lei."

"Ero venuta a sincerarmi che fosse ancora vivo dopo il suo viaggio in Oriente, idea di mio padre se vuole saperlo. Adesso anche dalla città degli angeli fa venire gente. Non le basta di avere come scagnozzi metà del Centro?"

Raines stava fremendo di rabbia, quando il telefono squillò e lui e la sua cigolante bombola d'ossigeno sparirono subito dalla stessa porta dov'era entrata Miss Parker.

La donna camminò lentamente verso la scrivania, e si appoggiò al tavolo prendendo in mano il dossier.

"Wolfram & Hart, documenti riservati" lesse.

"Sono per Raines. Nessun altro deve vederli…". Stava per dire a parte lui, ma la donna aveva già cominciato a sfogliarli, e così velocemente che dubitava stesse capendo qualcosa di quanto era scritto. Se avesse conosciuto Miss Parker da un po' più di un minuto e venti secondi, si sarebbe accorto di quanto la sua considerazione fosse errata.

Cercò di scrutare sul suo viso segni di sorpresa, paura, o una qualsiasi altra reazione, ma gli occhi di ghiaccio rimasero tali fino a quando non li sollevò dal dossier per fissarlo dritto nei suoi.

"È tutto vero?"

"Dalla prima all'ultima parola."

"Ho detto che qui al Centro l'incredibile è la regola. Questo non è solo incredibile, è pura fantascienza."

"Lei non crede che esistano demoni?"

"Ho imparato a vederli nelle persone che mi circondano, e mi creda qui ce ne sono tanti, a partire da quello che è appena uscito, signor…?"

"Lindsey McDonald."

"Bene, Lindsey, venga con me."

"Ma…"

L'espressione degli occhi di Miss Parker gli fece morire in gola qualsiasi protesta, e quasi rassegnato si lasciò guidare dalla donna fino al sottolivello dove Broots e Sydney stavano lavorando.

"Sydney, il nome Wolfram & Hart risveglia qualcosa nei tuoi ricordi?"

"Wolfram & Hart? Ma Jarod non ha lavorato per loro circa due mesi fa?"

"Il nome Jarod le dice niente?" chiese a Lindsey.

"Jarod Hope…sì che lo conosco. Ha mandato in galera due miei colleghi, e neanche i migliori avvocati dello studio sono riusciti a tirarli fuori. Come mai lo conoscete?"

"È una lunga storia."

"Per caso è uno dei vostri?"

"In un certo senso lo era" rispose Miss Parker avvicinandosi al computer e battendo qualcosa alla tastiera, facendo poi cenno di avvicinarsi.

"Ecco, signor McDonald. Credo che sia il suo turno di mostrarsi sbalordito."

E non scherzava.

 

Simulatori. Ecco qualcosa che di sicuro non si vede tutti i giorni. Stava leggendo quello che Miss Parker, Sydney e Broots avevano raccolto, insieme a quel poco che Jarod aveva lasciato dietro di lui quando era scappato dal Centro. Lo aveva avuto sotto il naso per due mesi, e mai aveva sospettato che non fosse chi diceva di essere, o che non fosse un vero avvocato. Alzò un momento gli occhi dallo schermo, e fissò le persone nella stanza con lui. L'uomo che Miss Parker aveva chiamato Sydney stava sfogliando i documenti, con alle spalle l'altro uomo che aveva visto prima alla tastiera, calvo e magro come un'acciuga. Scrutando le loro facce, si accorse che erano a metà tra l'incredulità e lo sconvolgimento. Miss Parker invece camminava lentamente avanti e indietro, i pensieri che la preoccupavano accuratamente celati dalla sua corazza. Da una rapida analisi parevano tutti e tre menti molto razionali, avrebbero accettato di mettere in discussione le loro convinzioni per quei documenti che ora tenevano in mano?

"Signor McDonald, converrà con me che quanto è scritto è assurdo. Demoni, vampiri e creature del genere sono solo miti della cultura popolare, e che ora servono solo a spaventare i bambini."

Non è stato a LA di recente allora…"Mi dispiace, è tutto vero. E l'essere di cui parlo è una minaccia per lo studio che rappresento, e per voi se il vostro simulatore lo incontrasse."

"Lei cosa ci offrirebbe in caso del nostro aiuto?"

"La vostra ricerca continua a fallire, da quanto ho letto. Io vi offro l'appoggio incondizionato di Wolfram & Hart. Credo vi farà molto comodo una mano nel caso i vostri uomini si mettessero nei guai. Inoltre contiamo molti demoni che per noi farebbero qualsiasi cosa, nel caso fallissimo."

Sydney nel sentire questo chinò la testa, ma Miss Parker neanche se ne accorse, le brillavano gli occhi "E noi ci occuperemo di Angel. Ma voglio saperne di più."

______________

 

Cordelia Chase quella sera si stava ritoccando il trucco, pregustando il momento in cui avrebbe incontrato il ragazzo che vedeva da qualche sera a quella parte. Con lo specchio teneva d'occhio la porta, odiava che Wesley le arrivasse alle spalle facendo i suoi soliti commenti. Tutta invidia, secondo lei. Wes neanche sapeva cos'era, una vita privata. Dopo che il Consiglio degli Osservatori lo aveva cacciato per lui esisteva solo il suo lavoro di cacciatore di demoni. Ma prova a divertirti, gli aveva suggerito, e le era valso un'occhiata fulminante e il rischio di veder sfumare la sua unica serata libera dopo tanto tempo.

Angel dal canto suo aveva un ottimo motivo per fargliela sfumare. Cordelia aveva di nuovo archiviato gli ultimi casi secondo il suo personale modo di pensare. Che diavolo ci faceva il file della signor Emerson sotto la "R"? E perché mai la scheda di Kate Lochley era sotto la "P"?

Si alzò dalla sua scrivania, arrivato sulla porta del suo ufficio la vide farsi bella, e questo lo fece arrabbiare.

"CORDELIA!"

Cordelia fece un salto, sbavando così il segno del rossetto, e voltandosi subito. Che stupida, lo specchio poteva aiutarla per prevenire Wesley, ma per Angel non funzionava. I vampiri non si riflettono, accidenti a loro.

"Ringrazio il cielo di essere troppo giovane e spensierata per un infarto. Che ho fatto?"

"Potresti gentilmente spiegarmi perché il file Emerson è sotto la "R" e non la "E"?"

"L'ho messo sotto la "R" di rompiscatole. Te lo ricordi, che tipo?"

"Sì, era un vero rompiscatole…e Kate Lochley?"

"Sotto la "P" di polizia."

"Cordy, possiamo essere un po' meno giovani e spensierati per quanto riguarda l'archivio? Grazie di cuore. Come sei carina stasera. Dove vai?" le domandò, notando il suo vestito e la pettinatura.

"Esco con il mio vicino di casa. Tipo simpatico, ma anche tanto misterioso. Pensa che di lui a parte il nome non so altro."

"Potrebbe essere pericoloso."

"No, credimi. E poi anche Dennis lo trova a posto, e sai quanto è geloso nei miei riguardi."

"Chi? Il fantasma che infesta casa tua?" si intromise Wesley.

"Già, Wes, tu lo conosci bene. Credo ti abbia sc…" ma non riuscì a terminare la frase, perché cadde a terra tenendosi la testa tra le mani in preda ad una delle sue solite dolorosissime visioni.

Rimase a terra ansimante e continuando a reggersi la testa, ed Angel e Wesley dovettero aiutarla ad alzarsi. Mentre quest'ultimo andava a prenderle un bicchiere d'acqua, Angel si era seduto accanto a lei e le aveva chiesto di dirgli cosa aveva visto.

"Accidenti a te, Doyle…ma proprio ma me dovevi lasciarle in eredità, le tue visioni?"

"Cordelia, calmati. Che cosa hai visto?"

"Un uomo…Jarod…contro quell'avvocato di Wolfram & Hart…"

"McDonald?"

"Sì. E insieme a lui ci sono altre persone. Il primo sembra un cadavere che cammina, con una bombola d'ossigeno al seguito, poi c'è una donna sui trenta, mi pare una collega di McDonald, e un'altra, che sembra una statua di ghiaccio, mora, occhi azzurri. Ho ancora i brividi."

"Jarod come?" chiese Wesley portando a Cordelia un bicchiere d'acqua.

"Jarod e basta. Niente cognome."

"E così siamo di nuovo contro quel maledetto studio di avvocati. Dobbiamo trovarlo, e prima di loro."

 

Peccato che Jarod non avesse la minima intenzione di farsi trovare. Quando era entrato a Wolfram & Hart, lo aveva fatto per aiutare una povera donna che quei due avvocati avevano rovinato, ma solo alla fine si era reso conto che là dentro non solo lo sapevano tutti e tacevano, ma anche che lui ora si trovava nella loro lista nera. Doveva sparire, ma prima voleva salutare la ragazza con cui si sarebbe dovuto vedere quella sera. Era stata la sua vicina di casa, ma soprattutto una buona amica.

Era seduto al bancone del bar, davanti ad una birra, quando sentì una pacca sulla spalla "Scusa il ritardo Jarod."

"Sempre occupata, eh Cordy?"

"Come te del resto" rispose Cordelia sedendosi al suo fianco. Non voleva credere ai propri occhi. L'uomo che aveva visto era proprio lui!

"Lascio la città. Sono venuto qui per salutarti."

"Perché? Posso aiutarti?"

"Non ti voglio tirare in mezzo, meglio che tu non sappia niente. Addio" e fece per andarsene.

"Sei nei guai con Wolfram & Hart?"

Questa affermazione lo fece voltare all'istante. E lei come faceva a saperlo?

"Sto dalla tua parte, non preoccuparti. Ho un amico che forse può darti una mano."

Con sguardo confuso Jarod seguì Cordelia fino all'hotel abbandonato dove l'agenzia investigativa per cui lavorava aveva sede, l'Hyperion.

"È qui che lavori?"

"Lo so, è vecchiotto, ma dentro è meglio, te l'assicuro. I miei amici saranno ancora lì, almeno lo spero."

"Come sai dello studio legale?"

"Ho avuto una visione, e di solito quando succede è perché la persona che vedo ha bisogno di aiuto. Stavolta sei tu."

"Una visione?"

Cordelia gli disse di seguirla, e lo introdusse entro l'ufficio dove Angel e Wesley stavano parlando.

"Angel, Wes, vi presento Jarod. L'uomo della mia visione, nonché mio vicino di casa."

I due prima si guardarono l'un l'altro, e poi la fissarono sorpresi.

"Beh? Pensate di essere solo voi due bravi a trovare le persone?" sbottò lei.

"L'importante è che sia qui e non a Wolfram & Hart."

"Quello che mi piacerebbe sapere è cosa sapete esattamente su questo studio legale."

Angel allora si alzò dalla scrivania, e cominciò a spiegargli in breve cosa fosse quello studio legale in realtà.

"Ogni brutto affare che ti possa venire in mente, Jarod, loro ci sono invischiati. Sono due anni che li combattiamo."

"Una cosa del genere esiste anche a Blue Cove, nel Delaware. È un centro di ricerca che si chiama "Il Centro". E questi sono i miei cacciatori" disse loro mostrando delle foto di Sydney, Broots, Raines e Miss Parker.

"Angel, questi due! Erano nella mia visione!" esclamò Cordelia, indicando le immagini di Miss Parker e Raines.

"La cosa che però non mi spiego, Cordy, è come mai Wolfram & Hart e questo Centro siano legati."

"Lavoravo per quello studio legale fino a qualche mese fa. Ho spedito in galera due di loro, e ora cercano vendetta."

"O cercano altro. Che cosa sei?"

"Scusami?" disse Jarod sorpreso, fissando Angel.

"Se ti stanno cercando ci dev'essere una buona ragione. Che cosa sei?"

"Sono un simulatore."

Cordelia, Wesley e Angel lo fissarono senza capire.

"Simulatore?"

_______________

 

Una volta rientrato nel su ufficio, Raines era diventato furioso quando aveva visto che McDonald non era più lì, e neanche il dossier. Non ne poteva più di essere scavalcato da Miss Parker, ma gliel'avrebbe pagata, e cara stavolta.

Si sedette alla sua scrivania, e premendo un bottone sotto il tavolo, dal muro alla sua destra comparve uno schermo, da dove vedeva e sentiva quello che la Parker, Broots, Sydney e l'avvocato si stavano dicendo. Molto, molto interessante.

"Quindi, questo Angel era la creatura più crudele d'Europa fino a quando una maledizione l'ha reso inoffensivo?"

"Proprio così. Da quanto ho letto lui e il vostro "problema" sono simili. Entrambi aiutano i deboli e i derelitti, e si impicciano di cose che non li riguardano."

"Una volta qui smetteranno di farlo, glielo garantisco."

"Angel vive e lavora a Los Angeles, e posso dirvi dove trovarlo. Jarod?"

"È invisibile. Dopo aver lavorato a Wolfram & Hart non abbiamo più avuto indizi da lui."

"Indizi?"

"Vede, Lindsey, Jarod gioca con noi come fa il gatto col topo, ci dà tracce…" e Miss Parker si interruppe un istante per prendere un paio di pillole per la sua ulcera "…e poi sparisce appena arriviamo. Devo a lui tanti di quei problemi che ho perso il conto."

"Parker" s'intromise Broots prendendo in mano il flacone di pillole "prendi ancora questa roba? Tra non molto non avrai solo la tua ulcera a…"

"Sta zitto, Broots."

Miss Parker compose un numero al cellulare "Sam, sono io. Fa preparare l'aereo del Centro. Io, e l'avvocato McDonald partiamo per Los Angeles. Non dare nell'occhio, mi raccomando, e sbrigati."

_________________

 

A Hyperion intanto era calato il silenzio. Dopo le spiegazioni di Jarod, Angel si era sentito in obbligo di spiegare chi fosse. Sembrava che stessero facendo a gara per raccontare la verità più assurda.

"Ehm…così tu saresti un vampiro di 248 anni?"

" E tu…tu puoi diventare chiunque tu voglia? Medico, agente federale…"

"Sono stato anche un investigatore privato una volta, conosco il tuo lavoro."

"Spiacente di contraddirti, ma non credo proprio. Le persone che aiuto hanno a che fare con le forze del male, tu fino a cinque minuti fa neanche sapevi che esistevano."

"Il Centro mi ha sempre tenuto isolato dal resto del mondo. Ora sto recuperando."

"La cosa migliore per il momento è farti sparire."

"Angel, sono quattro anni che scappo. Sono esperto al riguardo."

"Dove ti mando è l'ultimo posto dove ti verrebbero a cercare. Sunnydale."

"Dov'è?"

"Poco distante da qui. Una nostra amica vive là, si chiama Buffy Summers, e cosa molto importante, Wolfram & Hart non sa della sua esistenza. "

"Ti fidi di lei?"

"Le affiderei la mia vita" rispose Angel con una nota di tristezza, quasi a ricordare qualcosa di lontano, e ormai irrimediabilmente perso. Solo amici? No, c'era qualcos'altro o almeno c'era stato, Jarod lo aveva capito. Era curioso di conoscere Buffy. Voleva vedere se anche lei provava le stesse cose per lui. Nel giro di dieci minuti partì per Sunnydale insieme a Cordelia e Wesley, ed Angel rimase a riordinare l'archivio secondo un ordine più logico, quello alfabetico.

A tende tirate, non si accorse che verso l'alba gli spazzini del Centro avevano cominciato a circondare l'edificio, armati con le loro armi e anche con croci e acqua santa.

D'improvviso alzò gli occhi, avvertendo una presenza estranea nell'edificio, e interruppe il suo lavoro. Rimase perfettamente fermo e in silenzio, e sentì dei passi che facevano scricchiolare il vecchio pavimento di legno. Almeno cinque persone. Angel silenziosamente si alzò dalla sua scrivania e si avvicinò alla porta, per sorprendere gli intrusi quando sarebbero entrati, ma invece furono loro a cogliere di sorpresa lui, sfondando le finestre e arrivandogli alle spalle. Sam e gli altri spazzini con lui spalancarono la porta, e il primo gettò in faccia al vampiro la fiala di acqua santa che aveva con sé, facendolo urlare di dolore. Approfittando dell'occasione, gli altri spazzini lo incatenarono stretto rendendolo inoffensivo. Angel non riusciva a distinguere chiaramente chi avesse davanti, vedeva solo ombre tremolanti, e ai danni provocati dall'acqua santa, per lui pericolosa come un acido, sentì aggiungersi una spossante stanchezza, causata dal forte sedativo che Sam gli aveva iniettato.

Lindsey fu l'ultimo ad entrare nell'ufficio, e guardò con estrema soddisfazione il suo nemico ridotto in quelle condizioni. Dopo che gli spazzini del Centro portarono via Angel incappucciato, il giovane avvocato chiamò Wolfram & Hart.

"Ho delle grandi notizie per voi."

_________________

 

Ignari di quanto stava succedendo, Wesley, Cordelia e Jarod erano ormai arrivati a Sunnydale. Mentre Wesley era andato dall'Osservatore di Buffy per sapere dov'era, Jarod aveva lasciato Cordy addormentata in albergo ed era uscito a fare due passi, capitando vicino al cimitero. Spalancò gli occhi da quanto era grande.

All'improvviso, senza sapere come, si ritrovò a terra con un piede di donna sul torace.

"Ho avuto veramente una brutta giornata, sai? Vediamo se ammazzandoti migliora..."

Jarod cercò di rialzarsi, ma quella ragazza lo spinse giù. Per essere così giovane, quella biondina era veramente molto forte. Da una tasca tirò fuori un paletto, e l'avrebbe conficcato nel cuore di Jarod se Cordelia non fosse corsa a fermarla.

"Buffy! È un amico di Angel ed è umano, lascialo andare!"

La mano di Buffy si fermò a due centimetri dal cuore dell'uomo "Umano?"

Buffy guardò sorpresa Jarod, che annuì velocemente con l'espressione più innocente che poteva. Cordelia nel frattempo era arrivata alle spalle dell'amica, e le aveva tolto l'arma dalle mani "Perdiamo colpi, Slayer?"

"Qui la gente non esce di casa a quest'ora, io e gli altri diamo per scontato di trovare solo gente pallida, o con corna e squame in giro. Scusa per lo spavento" si giustificò Buffy aiutando Jarod ad alzarsi.

"Buffy Summers?"

"In carne, ossa e paletti. Cordelia, ma che fai qui? Pensavo che tu ed Angel aveste da fare…non sarà successo qualcosa?"

"Tranquilla, sta meglio di me e te messe insieme. È lui ad avere bisogno del nostro aiuto. Si chiama Jarod."

"Piacere di conoscerti, ma non capisco come…?"

"Degli uomini gli stanno dando la caccia, deve sparire…"

"…letteralmente. Beh, Jarod, sei nel posto giusto. Ma non nel momento giusto."

"Che succede? Non ci sarà di nuovo la fine del mondo?"

"No, Cordy, è stata l'anno scorso. È solo che Willow e Tara sono a San Diego per un incontro tra streghe, e non so quando tornano. Dovrete aspettare, mi dispiace. Ma nessuno che ha un po' di sale in zucca viene qua sulla Bocca dell'Inferno, dopo quello che è successo il giorno che mi sono diplomata, quindi sta tranquillo…"

"Streghe? Bocca dell'Inferno?"

"Sì, Jarod, streghe. E Bocca dell'Inferno è l'altro nome di questo affascinante posticino…sbaglio o sei nuovo alla cosa?"

"Diciamo che in una sera ho scoperto più cose di quelle che avrei voluto. "

_______________

 

Dopo quella sua alzata di testa, Miss Parker era stata aspramente rimproverata dal padre e a niente erano valse le sue scuse. L'aveva fatta sentire una bambina di cinque anni, e oltre a quella umiliazione aveva anche dovuto sopportare la presenza di Raines, con quell'espressione di tronfia soddisfazione stampata in faccia.

Ne era uscita arrabbiata con il mondo intero, diretta verso l'ufficio di Sydney, ma una volta là aveva optato per l'Ala Rinnovamento. Grazie a Broots aveva ottenuto una carta d'accesso, così poteva scendere nella nuova versione della bottega degli orrori senza destare problemi. Una volta davanti alla cella di Angel si accorse che lo avevano incatenato ad una parete, e le ferite che aveva sul petto e in faccia indicavano che Raines aveva dato ordini ben precisi su come estorcergli informazioni su Jarod. Da quanto aveva sentito mentre scendeva, pareva invece che nonostante tutto non avesse detto una parola su quello che sapeva.

Già, perché Miss Parker, entrata dopo Lindsey nel palazzo, aveva trovato uno dei quadernetti rossi che Jarod aveva l'abitudine di usare, e non ci aveva messo molto a fare due più due. Purtroppo neanche questo era riuscito a migliorare la sua posizione agli occhi del padre.

Quando entrò nella cella, Angel sentì lo sguardo glaciale della donna percorrerlo dall'altro in basso, ma non riusciva a scorgerla. La sua vista era ancora molto annebbiata, e riusciva a vedere a malapena luci e ombre. Sentì il rumore dei suoi tacchi risuonare nella cella, e fermarsi poi vicino a lui.

"Miss Parker."

"Non vedi ad un palmo dal tuo naso, ma sei riuscito a riconoscermi. Sono impressionata."

"La tua presenza è difficile da dimenticare."

"Lo prenderò come un complimento, Angel. Dov'è Jarod?"

"Non lo so."

"Perché mi stai mentendo? So che lui era nel tuo ufficio, e comunque proteggerlo non servirà. Lo troveremo comunque."

"Allora buona fortuna. Anche se sapessi dove si trova ora, e non lo so, non lo direi certo a te."

"Angel, Raines non scherza. So di cosa è capace. Dì quello che sai se ci tieni ad uscire da qua con le tue gambe…"

"Non tradirò Jarod."

"Come vuoi. Allora preparati al peggio, perché non sai che ti aspetta."

Miss Parker uscendo sentì come un'ondata di dispiacere per l'uomo incatenato. Anche se era un nemico perché aiutava Jarod, non meritava di finire tra le mani di Raines. Era una cosa che non avrebbe augurato al suo peggior nemico.

 

Miss Parker rimase in disparte nei giorni a seguire, spiando il comportamento di Raines. Sembrava il gatto che era riuscito ad arrivare alla crema, e a giudicare dai libri che gli aveva visto in mano si stava documentando su come rendere la permanenza di Angel un vero inferno. Il dossier che McDonald aveva portato era tornato in suo possesso, e lei aveva le mani legate. Poteva solo assistere come spettatrice impotente.

Quando fu sicura che non si sarebbero accorti della sua presenza, utilizzò di nuovo la carta magnetica e andò a vedere come stava Angel. Non sembrava neanche più la stessa persona di due giorni prima, era pesta e sanguinante.

"Angel?"

"Buffy…"

"Buffy?" ripeté Miss Parker. Che strano nome. Angel continuava a ripeterlo, e avvicinandosi a lui si accorse che stava delirando. Quel pazzo di Raines lo avrebbe distrutto, bisognava impedirglielo! Preso in mano il cellulare, chiamò Sydney, e gli disse di far preparare una stanza nell'infermeria del SL - 5. Prendendo poi una forcina dai suoi capelli, cominciò a forzare la serratura delle catene che lo imprigionavano. Essere cresciuta al Centro dopotutto le era servita a qualcosa, aveva imparato cose che non si insegnano sui banchi di scuola.

 

Angel si svegliò qualche ora dopo nell'infermeria del SL - 5. Si guardò intorno per qualche istante, poi si alzò lentamente per vedere dove si trovasse, e dando un'occhiata alle sue ferite si rese conto che qualcuno aveva provveduto a curarlo. Chi?

Stava ancora riflettendo, quando Miss Parker entrò quasi di soppiatto nella stanza richiudendo la porta dietro di sé.

"Miss Parker, ma che sorpresa. Ti manda Raines per controllarmi?"

La donna gli fece cenno di fare silenzio, e gli si avvicinò "Smettila col sarcasmo. Come stai?"

"Sono stato meglio."

"Ti avevo avvertito."

"Perché sei qui?"

"Ho dei perché a cui mi piacerebbe dare una risposta."

"Ad esempio?"

"Ad esempio perché un demone protegge la gente invece di ucciderla, e perché hai al collo quella catenina."

L'aveva notata per caso, mentre lei e i suoi uomini lo stavano portando via. Quel ciondolo era stato un regalo per l'ultimo compleanno della madre, ricordava ancora il sorriso che aveva fatto nell'aprire il pacchetto, e quando lei gliela aveva messa al collo. Non riusciva a spiegarsi perché ce l'avesse lui.

Angel riguardò il ciondolo, una martire cristiana, e sorrise al ricordo della persona che gliela aveva donata, anni prima.

"Sei Jennifer?"

Miss Parker spalancò gli occhi, contrariata dall'uomo che aveva davanti, uno dei pochi che a quanto pareva sapeva il suo nome.

"Sì. Te lo ha detto Jarod?"

"No. Catherine. Tua madre."

"Che cosa ti lega a lei?"

"Diciamo che mi ha aiutato quando nessuno al mondo poteva, o voleva farlo. Tu conoscevi solo una sua faccia,  non sai chi era e cosa faceva."

"Tu me lo dirai?"

"Hai ricevuto molte brutte notizie, avverto la tua tristezza. E la tua paura. Non so se sei pronta ad accettarlo."

"Paura? Paura di che?"

"Paura del bambino che aspetti."

Miss Parker a quel punto cercò a tentoni una sedia, perché le ginocchia avevano iniziato a tremarle. Thomas era morto, e lei aveva scoperto tre mesi dopo di aspettare un bambino, suo figlio. Non lo sapeva nessuno a parte Sydney e Broots, neanche suo padre si era accorto dei suoi malesseri, e ora a questo demone bastava darle un'occhiata per comprendere tutto.

"Lo sento. I vampiri hanno dei sensi molto sviluppati…"

"Capisco…Quando con i miei colleghi ti ho portato qui, continuavi a ripetere un nome. Buffy."

"Era una persona che conoscevo bene, tempo fa."

"La amavi?"

"Sono tornato dall'Inferno per lei. Ora però è tardi."

________________

 

Tara e Willow tornarono tre giorni dopo l'arrivo di Jarod, letteralmente entusiaste di quella piccola vacanza. A causa dell'ora, avevano deciso di incontrare tutti a lezione il mattino dopo per salutarli. Il seminario di Psicologia era quello che avevano in comune con molti, ed era quello che Willow prediligeva. Dopo la morte della professoressa Walsh era cominciata una processione di supplenti, e si era divertita immensamente a mandarli in crisi con le sue acute osservazioni.

"Tara, so che tu non studi Psicologia, ma non è che sai qualcosa del nuovo supplente?"

"Dicono in giro che non sia male, simpatico, circa 37 anni, e che si chiami Jarod W. Hart."

"Bene signor Hart, vediamo quanto reggi."

"Willow, che cattiva!"

"Lo so, ma ora ci ho preso gusto, è più forte di me!" esclamò entrando in classe. L'aula però era deserta, eccezion fatta da Buffy e dal professore, che pareva proprio stesse aspettando le due ragazze.

"Will, Tara, bentornate!"

"Ciao Buffy. Salve anche a lei professor Hart. Non c'è lezione oggi?"

"No. Buffy è stata così gentile da farmi un piccolo riassunto delle vostre gesta eroiche qui sull'Hellmouth. Stava appunto terminando di raccontarmi L'Ascensione durante il vostro giorno dei diplomi, su come avete sistemato il Sindaco diventato demone."

"Ah…"

(continua)