PROLOGO

 

Ero in viaggio. Volevo andarmene il più lontano possibile da Sunnydale, dal mio destino, da tutto quello che mi era successo negli ultimi mesi. Non potevo restare a casa, con mia madre e quella sua espressione di silenzioso giudizio. Un po' potevo capirla, una figlia diciassettenne che aspetta un figlio è una bella batosta. Snyder aveva gongolato quando lo aveva saputo, anzi penso si sia stupito che non fosse successo prima. Avevo smesso di andare a scuola, ed avevo anche metodicamente tagliato i ponti con tutti i miei amici, arrivando a restarmene reclusa in casa. Mi madre non mi parlava più, sapevo si vergognava di me, e così una notte io e la mia bambina non ancora nata avevamo tolto il disturbo.

Non ero stupida, sapevo come andava il mondo. Avevo diciassette anni, ero senza un soldo, ed Angel, il padre della mia bambina ora pensava solo ad uccidermi. Quando mi accorsi di essere incinta, per prima cosa mi dissi che mi ero sbagliata. Poi la scoperta che la maledizione che aveva avuto Angel aveva cambiato le cose…al destino non mancava proprio il senso dell'ironia.

 L'unica soluzione che ora avevo era aspettare di entrare nell'ultima settimana, avere mia figlia, darla in adozione e cercare di tornare alla mia vita.

 

Ricordo la notte in cui Beth nacque. Pioveva. Appena la bambina venne al mondo, me la lasciarono tenere in braccio solo per un istante. Le misi al collo l'unica cosa che mi era rimasta di suo padre, la croce che non avevo mai tolto da quando era cambiato, e poi la diedi all'infermiera che la portò dalla sua nuova famiglia, in piedi in un angolo buio della stanza.

Mi girai dall'altro lato del letto, mi tappai le orecchie per non sentire quei due perfetti sconosciuti chiamare Beth "la nostra bambina", e piansi. Avevo appena sentito il mio cuore spezzarsi, e non importa il tempo, o cosa sarebbe successo. Sapevo che la ferita non si sarebbe mai rimarginata.

 

Tornai a casa tre giorni dopo, ripresi la mia vita, la caccia ai vampiri e tutto il resto. Tutti erano molto gentili, specialmente mia madre, ma ormai li sentivo tutti come estranei.

Ma la verità, era che tra loro l'estranea ero io.

 

 

Diciotto anni dopo

 

Beth Parker buttò con malagrazia il borsone che aveva con sé giù dall'autobus, e si levò gli occhiali da sole mettendoli sopra la testa. Sunnydale era proprio un buco, per qualcuno abituato alla Grande Mela. Messa la borsa a tracolla, prese dalla tasca un biglietto e cominciò a camminare.

Aveva sempre saputo che quelli non erano i suoi veri genitori, e loro avevano preferito non negare la verità, dandole quella croce d'argento e raccontandole quel poco che sapevano della sua vera madre. Quando si era ritenuta abbastanza forte, aveva preso in mano la cornetta ed aveva chiamato l'agenzia di adozioni che si era occupata di lei. Le avevano consegnato due mesi dopo il suo fascicolo.

La sua vera madre era stata una ragazzina incosciente che era rimasta incinta e sola, questo era quello che le carte dicevano, ma lei voleva conoscerla. Voleva gridarle in faccia quello che pensava di lei, e sapere perché l'aveva abbandonata.

Riguardò il biglietto con l'indirizzo, e dopo aver lasciato la borsa in albergo, si diresse a passo di carica a casa di sua madre. Il momento che aveva tanto atteso stava per arrivare, ma alla porta non arrivò la persona che si aspettava.

"Posso esserti utile?"

"Buffy Anne Summers?"

"No. Io sono Willow Rosemberg."

"Mi scusi, devo aver sbagliato indirizzo" e fece per andarsene, quando Willow la fermò, prendendola gentilmente per un braccio.

"Non hai sbagliato. Buffy viveva qui, eravamo amiche. Perché la cerchi?"

"Perché è mia madre."

Willow sbiancò in faccia "Entra, ti prego."

 

Willow non riusciva a credere a quanto Beth le aveva detto. Ma era anche l'unica spiegazione allo strano comportamento di Buffy, e poi il periodo coincideva alla notte in cui Buffy ed Angel erano stati insieme.

"Ora capisco molte cose…nessuno aveva mai sospettato che Buffy fosse incinta. Non usciva più di casa, e una notte era anche scappata. A conti fatti, se n'è andata per metterti al mondo, doveva essere al termine della gravidanza."

"Voleva proprio sbarazzarsi di me."

"Voleva solo metterti in salvo da Angelus…" sussurrò Willow senza che Beth la sentisse. 

"Dove vive ora?"

"Beth, vedi, tua madre…"

"Cos'è, se n'è andata? È sparita per l'ennesima volta, o…"

Willow si portò una mano alla bocca, stupefatta per quello che aveva fatto. Aveva appena rifilato uno schiaffo a Beth. Era stata una cosa d'impulso. Quella ragazzina non sapeva niente di Buffy, e pretendeva di giudicarla!

"Tua madre ha avuto una vita d'inferno dopo che ti ha lasciato, e tu sei stata l'unica cosa a cui ha pensato prima di…"

"Prima di…cosa? Ora deve dirmelo, signora Rosemberg!"

"Prima di morire."

Beth aveva iniziato a tremare, la notizia l'aveva sconvolta. Era sempre stata convinta che sua madre sarebbe sempre stata lì, quando l'avrebbe cercata. Che ci sarebbe stata, quando avrebbe sfogato su di lei il risentimento che aveva dentro. Chiese a Willow dove l'avessero seppellita, e la donna le disse che se voleva ce l'avrebbe accompagnata.

Alla domanda su come era morta, Willow però non rispose, le disse solo che era stato un incidente.

 

"Buffy Anne Summers, 1981 - 1999. È morta due anni dopo che ero nata."

"Già."

"Non mi ha ancora detto com'è successo."

"Un incidente."

"Questo me l'ha già detto. Ora voglio i dettagli, se non le dispiace."

Willow stava per parlare, quando le suonò il cellulare e si allontanò da Beth. Dall'espressione di Willow, Beth dedusse che la telefonata doveva essere molto importante. Da dov'era sentì solo il nome del suo interlocutore, Josh.

Quando finì di parlare, tornò da lei dicendole che era capitata un'emergenza e doveva scappare, ma che ci teneva ad averla come ospite a casa sua. Beth accettò, ma senza dirle quanto era sollevata che quell'amica di sua madre la volesse in casa. Se proprio non poteva incontrarla e scontrarsi con lei, almeno avrebbe avuto l'occasione di cercare di capirla.

 

Willow era corsa da Josh, che si trovava a casa di suo zio, il signor Giles.

"Ciao Josh. Allora, cos'è questa faccenda di vita o di morte?"

Il ragazzo le fece segno di parlar piano, e indicò lo zio che stava dormendo in poltrona. Sul tavolino, oltre alla teiera e a una tazza semi vuota, c'erano anche un sacco di medicine. Willow gli fece cenno di andare in cucina a parlare, e poi chiuse la porta.

"Sta peggiorando, vero?"

"Lo sai, tuo padre è morto alla stessa maniera. Quando si ammala il cuore…" le disse Josh porgendole una tazza di tè.

"Ha cominciato a star male quando Buffy è stata uccisa da Angelus. Povero Giles, le voleva bene come a una figlia, forse di più."

"Uccisa? Ricordati che c'ero anch'io. Mi è sembrato che neanche abbia provato a difendersi…"

"Pensi che si sia…no, Buffy non lo avrebbe mai fatto!"

"Ti rifiuti di crederlo da così tanto che ormai te ne sei convinta. Ma non ti avevo chiamato per questo. Sai cos'ha deciso il Consiglio riguardo noi due novellini?"

"Di sicuro non di mandarci in pensione. Josh, ho perso i miei figli e mio marito a causa di questo lavoro, non voglio…"

"Addestreremo la nuova slayer. Insieme. Hanno visto che siamo una buona squadra, così hanno cambiato idea sul fatto di chiamarmi a Londra."

"Chi è la sfortunata?" disse lei guardando la sua tazza di tè. Poi si accorse che Joshua la stava guardando male e si affrettò a scusarsi.

"Scusa per la battuta. Umorismo inglese, sai, dopo due anni a Londra..."

"Allora la prescelta si chiama Elisabeth Michelle Parker, ed è di New York. Volevo andarla a prendere domani, se sei d'accordo…Will, che hai?"

"Elisabeth Parker…Beth Parker. Ti puoi risparmiare il viaggio. È ospite a casa mia."

"E come…?"

"Lunga storia. Te la racconterò più tardi, ora devo andare da lei. Avvisami se cambia qualcosa" e uscì di corsa.

 

Cambiare qualcosa…la sua vita era cambiata fin troppo, e in troppo poco tempo. Si era diplomata, era andata all'università. Dopo la laurea, si era sposata con Oz, e la notizia di essere incinta arrivò in contemporanea con la lettera del Consiglio, che le annunciava di essere stata accettata come allieva. Oz non glielo aveva mai perdonato di aver preso quell'aereo per Londra e di essersi trasferita lì per due anni con i gemelli, Michael e Buffy. Al ritorno, le aveva imposto di scegliere tra l'essere un'Osservatrice e l'essere una moglie e una madre entro tre giorni, e quando era corsa da lui dicendogli che rinunciava al suo lavoro, aveva scoperto che se n'era già andato con i bambini. La notifica del divorzio le era arrivata quattro mesi dopo, insieme all'ingiunzione di presentarsi in tribunale per i bambini. I suoi erano appena morti, l'essere Osservatrice non era un lavoro che poteva essere riconosciuto, e per l'avvocato del marito portarle via i gemelli fu uno scherzo. Ora viveva da sola, nella casa che la madre di Buffy le aveva venduto quando se n'era andata da Sunnydale, ricordando quando ancora le cose andavano bene. Sentiva che qualcuno doveva farlo, bisognava ricordare il passato per quella persona di cui Buffy aveva parlato prima di morire, e che ora viveva con lei. Beth.

 

La ragazza stava guardando una foto di Willow con in braccio i bambini, quando entrò in casa.

"Sono i tuoi bambini?"

"Sì. Michael e Buffy. Vivono a Los Angeles con il padre."

"Perché non stanno con te?"

"Sono sola, non ho un lavoro prestigioso, e nessuno a cui appoggiarmi. Non esattamente il quadretto familiare che il mio ex ha dato loro. Cambiamo discorso. Allora, ti sei sistemata?"

"Sì, nella stanza sopra la veranda. Proprio bella."

"Era la stanza di tua madre, quando aveva la tua età. Sua madre non ha avuto il fegato di cambiare niente, e neanch'io. Se vuoi finire di disfare i bagagli, io comincio a preparare la cena."

Beth era tornata nella stanza. C'era qualcosa lì dentro…sembrava che la sua antica abitante fosse lì lì per tornare da un momento all'altro. Invece non l'avrebbe mai fatto.

Si era buttata di traverso sul letto, rannicchiandosi e stringendo forte un cuscino. Quasi riusciva a immaginarsi sua madre mentre si preparava per uscire con i ragazzi, mentre studiava sul letto…Basta, era troppo deprimente pensare a questo. Presa al volo una giacca dall'armadio, corse giù dalle scale e prese la porta. Non voleva che Willow la vedesse piangere.

Camminando camminando, era arrivata di fronte al Bronze. No, decisamente non era in vena di spassarsela. Proseguì la passeggiata fino a quando non si rese conto di essere arrivata al cimitero, vicino alla tomba della madre.

"Bello scherzo mi hai fatto. Hai lasciato la tua amica Willow a rispondere al posto tuo. Ma era te che volevo, te!" disse arrivata davanti alla lapide. Non era come averla di fronte, ma era sempre meglio di niente.

Poi sentì che qualcuno si stava avvicinando, e si nascose dietro il mausoleo. C'era qualcuno, un uomo, venuto anche lui sulla tomba di Buffy. Alto, bello, con capelli e occhi scuri, riusciva a vederlo chiaramente anche se era buio. Aveva la vista di un gatto, lo dicevano tutti…

Rimase in silenzio a fissare la lapide, poi se ne andò e Beth saltò fuori dal nascondiglio, guardandolo mentre spariva nella notte.

 

Nel frattempo, a casa, Willow si stava domandando cosa le fosse successo. Aveva sentito solo una corsa giù per le scale e il rumore della porta che si apriva, e non aveva fatto in tempo a fermarla. Da quel poco che aveva capito di Beth, e da quello che il Consiglio le aveva mandato, poteva dedurre che era la copia esatta di sua madre, quindi altrettanto impulsiva e fragile, ma anche forte nei momenti peggiori, come quando i genitori adottivi erano morti sei mesi prima.

Sentì scattare la serratura, e si alzò in piedi. Con Angelus in giro, girare di notte era diventato molto pericoloso, e la trascinò dentro chiudendo poi la porta a doppia mandata.

"Ma si può sapere dove diavolo eri andata? Mi hai scalato due anni di vita!"

"Scusami, io…dovevo pensare."

"Non farmi più uno scherzo del genere, Buffy…cioè Beth."

Beth l'aveva guardata in modo strano quando si era sbagliata, e allora Willow si ricordò di non averle mai fatto vedere una foto di sua madre. Da sotto il suo letto, tirò fuori una scatola piena di foto sue, di Buffy, Oz, Xander e Cordelia quando avevano la sua età, e le portò in salotto.

"Buffy è la biondina, tra me e questo ragazzo. Siete uguali, eccetto per gli occhi. I suoi erano verdi."

"È lui mio padre?" domandò Beth indicando Xander.

"No. Lui era suo amico, come lo ero io. Ha sposato Cordelia, la moretta di questa foto, e poi è partito alla volta di San Francisco. Questo invece è Oz, il mio ex marito."

"Sai chi può esserlo?"

Si che lo so, Beth, voleva gridarle Willow, ma non poteva. Non prima di averle detto chi era e cos'era chiamata a fare.

"Ho sempre avuto qualche sospetto su un ragazzo, ma non lo conoscevo bene" mentì lei.

"Hai qualche sua foto?"

"No."

"E così sono al punto di partenza. Cuore, frena la tua gioia…" replicò sarcasticamente Beth mentre saliva per le scale.

 

Nel frattempo, alla villa, Drusilla si stava comportando in modo strano, cioè, in modo più strano del solito. Continuava a cullare una bambola, e a canticchiare una canzoncina per bambini ormai da giorni. Per la prima volta da molto, per non dire da sempre, Spike e Angelus si trovarono d'accordo nel dire che stavolta era impazzita del tutto.

"Dru, non ci vuoi proprio dire cosa succede?"

"Shh, Spikey. Sveglierai la bambina. Deve dormire, e mai svegliarsi…"

"Drusilla, cosa vuoi dire?"

"È tornata per sapere chi è e da dove viene, ma non sa ancora di avere con sé le risposte…"

"Chi è tornata? Drusilla, la vedi?"

"Le piace la notte, come a noi. Si nasconde nelle tenebre, e ti cercherà, Angel. Tu sentirai lei e lei sentirà te…" e poi ricominciò a cullare la bambola e a cantare, fino a quando non scomparve dalla stanza.

"Grazie tante Angelus. Dovevi proprio farla impazzire?"

"Meglio che non ti risponda."

"Tu e le donne non si può dire abbiate una convivenza facile, su questo pianeta. L'ultima…"

Angel prese Spike per il bavero e lo scagliò contro il muro "Non nominarla!"

Il vampiro si rialzò lentamente, massaggiandosi la testa "Quindici."

"Quindici cosa?"

"Le volte in questo mese che mi hai scagliato contro il muro appena ho nominato Buffy. Dannazione, se ti ossessiona così tanto l'idea di averla uccisa, tanto valeva lasciarla vivere!"

"Lei è ovunque. Ogni passo che faccio, lei è lì. Sembra si stia divertendo a farmi impazzire!"

"Beh, amico mio, era ora che qualcuno ti rendesse pan per focaccia…" sussurrò Spike, mentre se ne andava. Ormai erano sedici anni che andava avanti questa storia.

 

Beth uscì anche la notte dopo, dicendo a Willow che andava al Bronze. Peccato che una volta uscita di casa si ricordò di esserci arrivata per caso la notte scorsa e di non sapere la strada.

La strada era deserta e silenziosa, e non riusciva a capire da dove venisse la musica che sentiva in lontananza. Stava per imboccare una strada a caso, quando avvertì una presenza familiare alle spalle e si voltò. Era l'uomo che aveva visto al cimitero la notte scorsa.

Angel vide la ragazza da sola, e poi guardò l'orologio. Ma sì, faceva in tempo a farsi uno spuntino prima di tornare a casa da Dru e da quell'altro.

"Ti sei persa?"

"Se promette di non ridere…Sì. Cielo, che vergogna, vivo in una città almeno dieci volte questa e guarda un po' dove vado a perdermi…"

Beth era in penombra, ed Angel non riusciva a scorgerla bene in faccia.

Quando il viso di Beth venne illuminato dalla luce di un lampione, ad Angel sembrò che il tempo si fermasse.

"Sa dov'è il Bronze?"

"S-Sì. Se vuoi ti accompagno."

"Grazie, molto gentile…come ti chiami?"

"Angel."

"Io sono Beth."

 

Rimase ad osservarla mentre entrava nel locale, si divertiva e ballava. Era ancora sconvolto. Ma chi diavolo era quella ragazzina che avrebbe potuto essere la gemella di Buffy? Nessun problema, l'avrebbe scoperto subito, quando lei sarebbe tornata a casa.

Infatti verso le due Beth uscì per tornare a casa di Willow, e cominciò a seguirla. Non aveva fatto neanche un isolato che si era voltata ridendo "Angel, mi stai seguendo o cosa?"

Ma come aveva fatto ad accorgersi di lui? Vabbè, la frittata ormai era fatta.

"Volevo assicurarmi che arrivassi a casa intera. Ci sono state delle morti misteriose ultimamente."

"A New York è la regola."

"E come mai sei finita qui?"

"Cerco il mio passato."

Prima che Angel potesse farle altre domande, Beth indicò una casa e gli disse di essere arrivata, e che quella signora con i capelli rossi che la stava aspettando in veranda l'avrebbe uccisa se non si fosse sbrigata.

"Conosci Willow?"

"Conosceva mia madre, e dato che io invece non l'ho mai conosciuta eccomi qui."

"C'è stato un tempo che avevamo un'amica in comune, che viveva in quella casa. Buffy Summers."

Willow aveva chiuso il libro che stava leggendo. Ma dov'era finita? Poi quando alzò lo sguardo iniziò a tremare. Beth stava parlando con Angelus a neanche dieci metri da dov'era lei. subito si alzò in piedi e corse a chiamarla.

"Beth! Beth! Ma ti pare l'ora di tornare?"

"Ciao Willow" la salutò Angel sorridendo "come stai?"

 

Willow era spaventata a morte, ma per il bene di Beth non doveva darlo a vedere.

"Pensavo te ne fossi andato."

"Che posso dire?" rispose lui indicando Beth con un cenno impercettibile della testa "Sentivo che la vita mi riservava ancora qualche sorpresa. Il tempo è galantuomo…" disse mentre si allontanava.

"…e da a ognuno ciò che merita" sussurrò Willow a denti stretti mentre tornava in casa con Beth.

Basta, non poteva più aspettare.

"Beth, ti devo dire qualcosa di molto importante."

"È perché parlavo con Angel? Guarda che io…"

"No. È qualcosa di più. Ora vado a chiamare un amico, io da sola proprio non ce la faccio."

"Josh?"

"Come sai il suo nome?"

"Ho sentito la telefonata al cimitero."

"Bene."

Dopo aver fatto la telefonata a Joshua, Willow fece sedere Beth sul divano. OK, era arrivato il momento.

"Ascoltami con attenzione. Credi all'esistenza di demoni e vampiri?"

"New York ci sono tanti casi di morti e sparizioni misteriose che credere alla loro esistenza è l'unica spiegazione possibile."

"Ma tu ci credi?"

"Sì."

Il campanello suonò, e Willow corse ad aprire "Puntuale come uno svizzero."

"Allora Will, hai già cominciato?"

"Appena adesso. Ti prego, continua tu, io…"

Josh arrivò davanti a Beth, salutandola e presentandosi.

"Io e te non ci conosciamo. Il mio nome è Joshua Giles, è sono un Osservatore. Come Willow."

"Credo di non capire…"

"Il lavoro mio e di Willow è quello di preparare una ragazza, una sola al mondo e per la sua generazione, che avrà la forza e il compito di combattere i vampiri, i demoni e le forze del male. Questa ragazza si chiama slayer, e dopo le ricerche dei nostri superiori siamo riusciti a trovarla. Sei tu."

Beth lo stava guardando come se fosse impazzito "È assurdo…"

"È vero" continuò Willow, sedendosi vicino a lei "Anche tua madre aveva reagito così, quando l'aveva scoperto."

"Mia madre…era una slayer?"

"Sì. E io, Cordelia, Xander e Oz l'aiutavamo."

"Mio zio Rupert era il suo Osservatore. A New York viveva l'ultima slayer, Nikki Graham. Hai mai sentito questo nome?"

"Al telegiornale…è stata vittima di un tentativo di rapina finito male."

"E da quando in qua un ladro per ucciderti ti morde sul collo? Non cercare una spiegazione logica a quanto ti abbiamo detto. Non esiste."

"E quindi devo accettare di cambiare la mia vita in modo radicale e basta?"

"Beth, non è un cambiamento radicale che ti stiamo chiedendo. Tu sei già una slayer, devi solo riscoprirla dentro di te. E io ti aiuterò a farlo" le disse Willow.

"L'incidente…l'incidente di cui parlavi…"

"Ora posso dirtelo. Buffy stava pattugliando il cimitero, ed Angelus, un vampiro molto pericoloso, l'ha sorpresa e uccisa. Io e Josh siamo arrivati troppo tardi per salvarla, ma in tempo perché riuscisse a parlarci di te. Avevo anche provato a cercarti, ma eri scomparsa nel nulla. E poi la mia vita si è complicata nel modo che sai…"

"Come mai non sapevi di me? Eri la sua migliore amica, dovevi aiutarla!"

"Buffy non me lo ha permesso, piccola. E quando è tornata, ha preso le distanze da me, dagli altri, perfino da sua madre."

"E mio padre?"

"Tuo padre lo hai incontrato stasera. È Angelus."

 

Appena Willow finì di dire quella frase, mi sentii mancare l'aria. Questo i miei due Osservatori l'avevano previsto. Quello che Willow e Josh non sapevano era che avevo sentito subito un legame con Angel, o Angelus che dir si voglia. Qualcosa che andava oltre essere padre e figlia. Io lo sentivo. Dalla prima volta che l'avevo visto, avevo avuto come visioni, e mi ci era voluto un po' per capire che erano ricordi. Ricordi suoi e di Buffy. Avevo visto il loro primo incontro, come era nata e cresciuta la loro storia d'amore, fino alla notte del diciassettesimo compleanno di mia madre, quando ero arrivata io, e in contemporanea se n'era andata l'anima di mio padre. Era la storia d'amore più triste che avessi mai visto.

Mi dispiaceva deludere Willow, ma dovevo assolutamente trovarlo. Avevo bisogno di vedere mio padre. Seguendo il mio sesto senso, arrivai fino ad una villa, dove lo vidi parlare con un vampiro biondo e una donna con i capelli scuri, che continuava a cullare una bambola.

"Sei stato cattivo, Angel. Ora tua figlia si è svegliata, e non smetterà più di gridare!" disse Drusilla con voce lamentosa, cullando la bambola come farebbe una madre che prova a far riaddormentare il figlio.

Angel e Spike si erano lanciati un'occhiata eloquente, e Spike allora si avvicinò alla sua fidanzata tentando di portarla via.

"È ancora nella tua testa. Come un demone aleggia dietro le tue spalle, e si prende gioco di me. Mandala via!"

"Chi, Dru?"

"Credo si riferisca a Buffy, Angel" disse Beth entrando in casa, attirando su di sé tutti gli sguardi dei presenti.

"Sapevo che saresti venuta" sussurrò Drusilla, girando intorno a Beth.

"Che cosa vuoi, Beth?"

"Risposte. So già come Buffy, mia madre, è vissuta. Ora voglio sapere come è morta."

"Ti dovrei uccidere seduta stante solo per esserti introdotta in casa mia, ragazzina."

"Ma non lo farai." Non puoi farlo, e lo sai benissimo.

Rimase a fissarmi per quello che mi sembrò un secolo, poi disse a Spike di prendere Dru e di farsi un giro.

Appena provò a controbattere, Angel ed io gli scoccammo un'occhiata fulminante che lo fece scomparire all'istante insieme alla sua pazza fidanzata.

Angel mi indicò una sedia, e io mi sedetti a cavalcioni, appoggiando i gomiti sullo schienale "Comincia, sono tutta orecchi."

"Quanti anni hai, ragazzina?"

"Diciotto."

"Diciotto. Quindi facendo un conticino rapido rapido…tua madre è morta che ne avevi due. Immagino ti abbia dato via alla nascita. Come ti sei sentita quando hai saputo che tua madre ti ha abbandonato a due perfetti estranei?"

Quanto sei furbo, papà, attento che però lo sono anch'io… "Più o meno come immagino ti sia sentito tu per sedici anni. Dopo che il tuo gioco preferito si è interrotto, immagino anche che la caccia non sia stata più la stessa, e che nessun altra slayer sia stata al suo livello. La risposta alla domanda, è "un gran vuoto dentro", ma non dovevo dirtelo io. È l'unica spiegazione al fatto che vai ancora sulla sua tomba…"

Angel mi sorrise, e io ricambiai il gesto. Lo studio era finito, e mi ero appena guadagnata il suo rispetto.

"Buffy era la mia ossessione, e per è amarla equivaleva a distruggerla. Ma c'era qualcosa che me lo impediva."

"Com'è che non ti credo molto?"

"Non mi aspetto tu comprenda."

"Posso provarci. Continua."

"Volevo distruggerla, ma volevo anche che il combattimento durasse per sempre. Era un'avversaria molto stimolante. Fino a quando un bel giorno scomparve."

"Sparì per diversi mesi, e poi tornò cambiata."

"Cambiata? Che eufemismo. Stava sempre da sola, cacciava tutta la notte, sembrava quasi che volesse dimenticare qualcosa che la tormentava insistentemente. Fino a quella notte, in cui io e lei ci affrontammo per l'ultima volta."

Non so perché, ma d'impulso presi la sua mano. Non avrei sopportato di sentirgli raccontare come l'aveva uccisa, volevo vederlo con i miei occhi.

Avevo visto mia madre uccidere un vampiro, e poi accorgersi di Angel che la fissava. Sentivo la sua paura, il nervosismo che le dava vedere l'uomo che aveva amato, poi una calma che mi diede i brividi. La vidi andare tranquillamente verso di Angel, e fermarsi a poca distanza da lui. Lo aveva guardato fisso negli occhi, e gli aveva detto quattro parole: fa quello che devi.

Angel ne era rimasto scioccato, ma non si tirò indietro. Dopotutto, era una cosa che voleva anche lui.

Le asciugò le lacrime, che avevano cominciato a scendere dai suoi occhi senza che se ne rendesse conto, e poi le diede un bacio sulla fronte. Una sorta di cerimonia d'addio. Poi ci fu la metamorfosi della faccia, Buffy che appoggiò la testa sulla sua spalla, ed Angelus che la morse sul collo. Sentivo una specie di gioia in  Angelus mentre uccideva Buffy, e i battiti del cuore di mia madre rallentare fino quasi a fermarsi, quando all'improvviso mio padre si accorse di non essere solo. Erano sopraggiunti prima Joshua e poi Willow, all'epoca ancora agli inizi della loro futura carriera di Osservatori, e lui si era visto costretto a lasciare Buffy a terra e a scappare. Meglio, a nascondersi. Da lontano osservò Willow cercare di soccorrere Buffy, e sentì qualche parola di quello che si stavano dicendo, la cui unica parola comprensibile era il mio nome.

Come l'avevo presa, così lasciai andare la mano allo stesso modo. Stavo tremando, sotto lo sguardo enigmatico di Angel.

"Hai avuto quello che volevi...figlia mia."

"Senza dubbio. Ho avuto tutte le mie risposte. Ora non vuoi avere la tua?"

Angel s'irrigidì, e io mi alzai in piedi, per mettermi esattamente a venti centimetri da dov'era seduto lui. Questo era il genere di cose che se le avessi fatte con qualcun altro sarei morta entro due minuti, ma sentivo che non poteva. Perlomeno non prima che avessi esposto la mia teoria.

"Che stai dicendo?"

"So perché non riesci a dimenticare, perché vai sempre sulla sua tomba, perché non puoi e non vuoi uccidere me. Non riesci a perdonarti di averla uccisa."

Ora Angelus era scattato in piedi davanti a me, furente, e io avevo riguadagnato la mia calma. Il gioco lo conducevo io, e non poteva sopportarlo.

"Non riesci a capacitarti di aver provato pietà per la tua più acerrima nemica, e questo ti da il tormento."

Mi voltai, e con passo misurato presi la porta e me ne andai da quella casa, anche se avevo voglia di correre il più lontano possibile da quella maledetta città.

Appena fuori dalla casa, mi accorsi di Willow, appoggiata ad un muro, che mi stava aspettando.

Il solo vederla mi fece scoppiare in lacrime. Non mi importava di essere forte, non mi importava più niente. Willow mi strinse forte, e poi mettendomi un braccio intorno alle spalle mi accompagnò a casa. Lo sa il cielo, mi disse lei, se non hai bisogno di riposare.

Il problema era riuscirci. Ogni volta che chiudevo gli occhi, rivedevo quella notte…

 

Era una settimana che Beth si aggirava per la casa come uno zombie. Voleva partire, ma allo stesso tempo non voleva. Willow le aveva suggerito di tornare a New York per un po', ma Beth aveva rifiutato. Si dedicava anima e corpo alla caccia, sotto lo sguardo apprensivo di Willow, che ormai la considerava quasi come una figlia. Anche Angelus osservava la figlia da lontano, con uno sguardo cupo negli occhi.

Dopo quello scontro che avevano avuto, non si erano più visti anche se continuavano a osservarsi da distanza quando pensavano che l'altro non se ne accorgesse. Dopo aver sistemato l'ultimo vampiro di quella lunga serata Beth si accorse di essere osservata, ma non era Angel stavolta. Chiuse gli occhi, cercò di capire dove si nascondesse, ma il vampiro era molto veloce negli spostamenti. Non riusciva a stargli dietro. Continuava a girare lentamente su se stessa, quando all'improvviso venne aggredita alle spalle. Subito lo scagliò contro una lapide, e poi lo buttò a terra, mettendosi sopra di lui con un paletto puntato sul cuore. Quando lo vide in faccia, a momenti scoppiò a ridere.

"Ma…Questa è senza ombra di dubbio la cosa più stupida e pericolosa che tu abbia mai fatto da quando ti conosco. Potevo ucciderti, Alex!"

Il vampiro rise, mentre Beth gli tendeva una mano per rialzarsi "Continui ad avere ottimi riflessi. Nikki è stata una buona maestra."

"Era la migliore. Che fine ha fatto Raines?"

"Quel rinnegato del suo Osservatore ha avuto quello che meritava, prima da me, poi dagli amici tuoi e di Nikki, e poi dal Consiglio."

"Ringraziando il cielo ero in viaggio, altrimenti il Consiglio non l'avrebbe trovato intero. Un Osservatore che vende la propria allieva ai suoi nemici in cambio di denaro…Il mondo va proprio a rotoli."

"Allora, come stai?"

"Ti faccio il riassunto. Arrivo qui, pronta ad affrontare mia madre, e scopro che è morta sedici anni fa. La sua migliore amica, che ora vive a casa sua, è l'unico appiglio che ho con il passato. Ah, dimenticavo, lei è la mia Osservatrice, e va da sé che sono la nuova Slayer. E sai qual è il punto più divertente? Ho incontrato mio padre. Piccolo dettaglio: è il vampiro che ha ucciso mia madre."

"Santo cielo!"

"L'hai detto."

"Ora capisco perché mi sei stata subito simpatica."

"E io che pensavo che stessi con me per il mio senso dell'humour. OK, cosa succede nella Grande Mela?"

"Buoni o cattivi?"

"Tutti e due."

"Allora cominciamo dai miei amici. Te la ricordi Faith?"

"Chi, la Dittatrice? Ma non era partita per il Medio Oriente?"

"No, è ancora qui. Ora però è diventata l'ex dittatrice della città. Indovina chi l'ha destituita?"

"Vediamo un po' un nome a caso…Solitaire?"

"La tua coinquilina si è presa già mezza città, partendo da Manhattan."

"Cara Solitaire…mi manca. Quando torni, dille che venga a trovarmi, se non è troppo occupata a conquistare il mondo con i suoi amici. Il resto della truppa?"

"I tuoi amichetti mortali hanno una fifa blu di restare da soli con noi, ora che non ci sei. Ma cosa dobbiamo fare noi poveri vampiri con l'anima e demoni buoni per fare in modo che i mortali si fidino di noi?"

Beth lo prese sottobraccio e lo guardò di sottecchi "Vuoi veramente saperlo?"

"No, non credo di volere. Non mi hai ancora detto se Nikki aveva ragione."

"Domani andrò a parlare con l'Osservatore di mia madre, e vedrò se i miei sospetti sono giusti."

 

Beth di buona mattina si recò a casa del signor Giles. Josh non c'era, era andato ad accompagnare Willow a Los Angeles per vedere i bambini. Entrata nel salotto, pieno di sole, si accorse dell'uomo in poltrona che sonnecchiava, e sorridendo gli si avvicinò piano.

"Signor Giles?"

L'uomo aprì gli occhi, fissando Beth. Lei sapeva a cosa stava pensando, e si affrettò a dirgli che non era Buffy.

"Sono Beth, Beth Parker. Ma lei il mio nome l'ha già sentito, vero?"

"Beth?"

"Proprio io. La figlia di Buffy."

Beth s'inginocchiò ai piedi della poltrona "Ho sempre pensato di essere una strana persona, e lo pensavano anche i miei genitori, ne sono certa. Ma mai una volta mi hanno detto qualcosa per i libri che leggevo, per le persone che frequentavo…Loro sapevano chi sarei diventata, non è così?"

"Quando ho intuito che Buffy voleva darti in adozione, ho mosso mari e monti per fare in modo di non perdere le tue tracce…"

"Erano due Osservatori, vero?"

"Annelise e Thomas avevano lasciato la sede centrale e i loro incarichi da tempo, e sapevo si sarebbero presi cura di te. Solo in seguito scoprii che saresti diventata una slayer, e ho continuato a tenerti d'occhio di lontano. Anche se avessero provato a tenerti a freno, se assomigliavi a Buffy anche solo la metà non ci sarebbero riusciti. Non pensare però che fossero ciechi, i tuoi segreti li conoscevano…come li conosco io."

"Davvero? E allora cosa sono?"

Giles si era riaddormentato, e nonostante Beth avesse tentato di svegliarlo dandogli dei colpetti fu tutto inutile. Sentì il fischio della teiera sul fuoco, e andò a preparare un po' di tè per l'anziano Osservatore.

Aveva provato a chiamarlo, ma non rispondeva.

No, non ora…ti prego Signore…

E tastandogli il polso, si rese conto che Giles era appena morto.

 

Quella sera, si trascinò nella sua stanza e si buttò sul letto vestita. Era troppo stanca per fare elaborati preparativi per andare a letto.

Aveva chiamato il dottore, che ne aveva constatato la morte, poi aveva dato la notizia a Josh e Willow, che erano corsi subito. Tempo un altro giorno, e anche gli altri sarebbero tornati tutti.

(continua)