Hyperion era deserto. L'unica stanza da cui filtrava luce era quella di Angel. Sentiva dei passi nell'ufficio, segno che Angel se ne stava per andare.

Doveva muoversi.

 

Angel 'aveva guardata con una tale sorpresa che era rimasto a bocca aperta. Lei gli aveva sorriso, e si era seduta davanti a lui.

"Ciao Angel. Tanto che non ci si vede."

"Che fai qui?"

"Andiamo, è così che mi accogli? E io che pensavo mi avresti almeno abbracciato."

"Sono un po' sorpreso, ammetterai che…eravamo d'accordo di non vederci più."

"Mi conosci così poco da non sapere quanto odio rispettare le regole?"

Angel si era alzato per prenderle una tazza di caffè, e le aveva chiesto di nuovo che faceva lì, con un tono che non ammetteva altre esitazioni. Buffy subito cambiò espressione "Ho avuto paura. Paura che il gioco mi sfuggisse di mano."

"Che gioco? Raccontami. E non dimenticare niente."

"Mi ero innamorata, Angel. Ma a quanto pare attraggo solo demoni. Lui per primo mi ha fatto una corte spietata per mesi, e io sempre a rispondergli picche, poi quando ha smesso…l'ho inseguito. Si può dire che me la sono andata a cercare. È andata bene, per un po'…ma poi…"

Aveva iniziato a piangere, e l'aveva abbracciata cullandola contro il suo petto dicendole che sarebbe andato tutto bene, che nessuno le avrebbe più fatto del male. L'aveva portata a casa sua, e quando poi passò a vedere se stava dormendo, la trovò che abbracciava il cuscino e fissava il nulla.

"Buffy?"

Poi il suo sguardo si posò sul suo braccio, ora non più coperto dalla giacca. C'era un grosso livido bluastro, come se qualcuno l'avesse afferrata con forza. Angel le si era seduto accanto, carezzandole i capelli, ma non le chiese niente. Doveva parlargliene lei, e infatti non tardò a farlo.

"Non voleva che me ne andassi. Avevo un altro segno, sullo zigomo, ma sono riuscita a nasconderlo."

Bastardo, lo maledisse silenziosamente Angel. Le chiese chi fosse, ma Buffy non aveva voglia di parlarne. E tantomeno voglia di stare da sola. Lo aveva implorato di restare lì con lei, e lui non aveva avuto il coraggio di dirle di no, di ricordarle cos'era successo l'ultima volta che erano stati troppo vicini.

Era come quando aveva morso Kate. Poteva credere di esserne fuori, ma bastava solo un passo indietro per ricadere più a fondo di prima. Buffy aveva il potere di annullare la sua volontà, e il fatto di avere un'anima in questo caso lo faceva essere solo più debole. Tenerla tra le braccia, sentire di nuovo il suo profumo…la sua mente ritornò indietro a quel maledetto giorni di cui solo lui serbava ricordo. Gli sembrava d'impazzire.

E poi lei l'aveva baciato, e lui aveva sentito le sue resistenze cedere. No, non doveva succedere un'altra volta…

"Buffy…non dovremmo…"

"Sta zitto. Devi solo baciarmi."

Le stesse precise parole che aveva detto anche quella sera di tre anni prima.

 

Angelus si era svegliato improvvisamente, senza ricordare cosa fosse successo. Un momento fa era Angel il suo dannato e depresso alter ego, e ora lui era lì, ed era libero. Lo sguardo andò sulla biondina che dormiva accanto a lui dandogli le spalle, e gentilmente la fece voltare.

"Diamine, ancora tu."

Buffy. Sempre e solo lei. La sua vittima e carnefice, in una sola persona. Ma quella volta non le avrebbe dato il tempo. No, l'avrebbe uccisa prima.

Le sue mani stavano lentamente stringendo il suo collo sottile, quando improvvisamente si fermò. Non aveva sentito pulsazioni. E ora che guardava meglio, non stava neanche respirando. Iniziò a ridere scuotendo la testa, e questo svegliò Buffy.

"Ciao. Speravo di trovarti al mio risveglio, stavolta."

"Non è possibile. Tu sei…?"

"Nuovo acquisto. Non mi dire che ti dispiace."

Lui per tutta risposta l'aveva inchiodata al letto, schiacciandola sotto il suo peso "Vuoi che ti dimostri quanto mi dispiace?"

 

Darla stava guardando il panorama dal terrazzo della sua nuova casa che divideva con Drusilla. Erano appena tornate da un massacro ai grandi magazzini, di shopping e di persone, e si erano divertite un sacco. Poteva andare avanti così all'infinito. Certo, se ci fosse stato anche Angelus…Era stato uno dei momenti più brutti della sua non-vita, vedere quanto fosse innamorato di quella patetica ragazzina. L'altro era quando lui l'aveva uccisa. Per lei.

Sentì dei passi dietro di lei, e si voltò lentamente. Rimase a bocca aperta quando vide chi era.

"Scusa, Darla. Ti ho fatto aspettare?"

"Angelus. Finalmente sei tornato…ma come è successo?"

Poi si accorse di Buffy, dietro di lui, che le sorrideva con aria di sfida mentre abbracciava le spalle del vampiro.

"È andata come la prima volta. Che ti credevi? Ho fatto quello che tu non riuscivi a fare."

"Buffy è una di noi ora."

"Ma davvero? È chi è stato tanto imbecille da donarti la vita eterna, ragazzina?"

"Di sicuro non il Maestro. L'ho ucciso anni fa."

Darla fulminò la giovane con lo sguardo, e Buffy rise.

"Andiamo, non immaginavo l'avresti presa tanto male."

"Pensavi male, Buffy."

"Ragazze, vi prego, non litigate, facciamo parte di un'unica famiglia. Io, te, Drusilla, Buffy, e il cielo ci aiuti, Spike. A proposito, che mi dici di lui?"

"Non ti perdi niente, a parte il fatto che ora il chip è inattivo."

"Come inattivo?"

"Si è fuso. L'ho scoperto a mie spese."

"Il braccio e l'occhio?"

"E l'avermi cambiato."

"Credo lo ammazzerò per quello che ha osato fare."

"Ormai non ha più importanza. Sono qui, è questo che conta."

"Scusa, tesoro, fammi capire bene. Spike, William il Sanguinario, è il tuo sire? E io che pensavo che questa serata fosse pazzesca!"

"Vuoi darmi un altro motivo per ammazzarti? Continua così, bisnonna."

Darla a quel punto la sbatté contro un muro, tenendola per il collo "Non. Chiamarmi. Più. Bisnonna. Mi. Sono. Spiegata. Bene?"

Buffy si era limitata a ridacchiare, poi si era riavvicinata ad Angelus per sussurrargli qualcosa. Darla l'aveva visto reagire con divertimento e sorpresa, e poi le aveva detto di non fare tardi.

"Finalmente la strega se n'è andata!" esclamò Darla sedendosi sul divano.

"Darla, ti prego."

"E sai perché la odio? È riuscita in una notte dove io ho fallito per mesi. E mi fa imbestialire."

"Ha una cosa che a te manca."

"Cosa?"

"Lei non mi tradirà mai."

" La tradirai tu per tutti e due, mio caro. Ti conosco, sono un'intima."

"Tu credi?"

"Ho 150 anni d'esperienza. Se ti stufi di lei però vieni a cercarmi. Potrebbe durare molto di più questa volta. A proposito, la streghetta bionda dov'è andata?"

"Mi ha detto che voleva farsi un giro, rivedere i vecchi amici e farsi uno spuntino…"

"Allora la riavremo tra i piedi molto presto. Ma possiamo farcela."

"Possiamo farcela a fare…cosa?"

Darla si era alzata, con un lampo malizioso negli occhi, e gli aveva sfilato la giacca.

"A spassarcela prima che torni" aveva bisbigliato nel suo orecchio "Chissà, magari è quello che sta pensando anche lei."

Non si aspettava proprio che Angelus respingesse brutalmente le sue avances. Proprio per niente. L'aveva spinta via, furioso, e le aveva detto a chiare lettere di non provarci mai più se non voleva finire come l'ultima volta. Poi era uscito come una furia, lasciandola sola. E così preferiva la ragazzina a lei? Oh, ma gliela avrebbero pagata, giurò a sé stessa, Buffy e Angelus gliel'avrebbero pagata cara.

 

Darla era l'ultimo pensiero di Buffy al momento. Stava passeggiando nei dintorni della sua vecchia scuola, ricordando quella serata in cui per salvare gli studenti del suo corso era stata buttata fuori a calci e i suoi amici l'avevano evitata come la peste. I suoi amici avevano avuto quello che meritavano, e Buffy ora voleva divertirsi. Se ricordava bene, in casa di una delle sue vittime aveva visto il manifesto di un rave, in un palazzo abbandonato. Perfetto. Chissà, forse ci avrebbe trovato anche gli altri…no, Angelus non ci avrebbe mai messo piede, e Darla nemmeno. Drusilla forse, ma non aveva voglia di farle da balia. Non poteva immaginare che Angelus la stesse cercando, folle di gelosia per il veleno instillato da Darla. Dopo aver messo a soqquadro l'intera Los Angeles, decise di far ritorno a casa sua, ormai stava albeggiando. Buffy era lì che lo aspettava, con gli occhi che le brillavano. Sembrava felice.

"Non mi ricordavo che Los Angeles fosse…così. È stata proprio una bella serata, sai?"

"Ah sì?"

"Te li ricordi i miei amici di qui? Hanno smesso di rompere. Poi sono andata a un rave…" e non terminò la frase. Conosceva quello sguardo, e significava solo una cosa. Era furioso, e proprio con lei.

"Ho fatto qualcosa di sbagliato? Ti prego, parla."

"Dimmi solo una cosa."

"Hai così poca fiducia in me, amore? So cosa vuoi chiedermi, e la risposta è no. Sarei io a doverlo domandare a te. Sei tu quello che ha passato la serata in compagnia della sua ex amante, e mi ha confessato di aver avuto un numero imprecisato di donne nella sua lunga non-vita."

"Gelosa?"

"Non credere che non saprei ripagarti con la stessa moneta."

Angelus le sorrise, e poi le lanciò un'occhiata dall'alto in basso "Non mi pare tu sia uscita di casa così."

Buffy guardò i suoi vestiti, e facendo una giravolta gli chiese che ne pensava. Prima di andare a quella festa aveva sostituito i jeans scoloriti e la felpa con una gonna rosso fuoco, aderente e lunga fino alle caviglie, e un top in tinta praticamente inesistente sulla schiena. Angel divertito le chiese come faceva a starle addosso. Lei in risposta gli si era avvicinata, e aveva lasciato che l'abbracciasse e la baciasse. Le carezzava con le mani la schiena nuda, e lei gli chiese se lo voleva scoprire.

 

Angelus dormiva, quando Buffy decise di alzarsi. Chissà che ore erano. Non si era ancora abituata del tutto agli orari che ora doveva rispettare. Sollevò leggermente la tenda, per vedere se il sole era già alto, e la richiuse all'istante, accecata. Chiuse gli occhi, e si sedette su una poltrona in un angolo cercando di pensare. Non si sentiva diversa da quella che era sempre stata, forse l'unico cambiamento era la facilità con cui ora uccideva. Demoni o mortali non facevano nessuna differenza per lei, ma se loro lasciavano in pace lei, lei era dispostissima a lasciare in pace loro. Era l'unica cosa che la differenziava da Angelus, a pensarci bene. Si sfiorò la guancia. Non aveva bisogno dello specchio per sapere che il livido si stava gonfiando. Non avrebbe mai creduto possibile che Spike un bel giorno decidesse di renderla uguale a lui. Aveva da poco deciso di ammettere che qualcosa, in fondo al suo cuore, era cambiato quando lui per proteggere Dawn si era fatto pestare a sangue. Aveva deciso di dargli una possibilità. Poi il chip aveva smesso di funzionare…Anche se aveva giurato di amarla e di non farle del male, le cose erano irreversibilmente cambiate. Lui era cambiato. Così una bella sera di un mese prima l'aveva trasformata. La voleva con sé, a tutti i costi, e questo era il solo modo che aveva per essere certo di non perderla. E lei lo aveva odiato per questo. E più di lei, i suoi amici. Willow, che pur di cercare di salvarla da lui con la maledizione aveva finito col rimetterci le gambe, forse per sempre. E Xander, di cui ora grazie a Spike aveva solo il ricordo dentro di lei. Giles era lontano in Inghilterra, richiamato dal Consiglio visto che la cacciatrice non esisteva più. Aveva nascosto Dawn insieme ad Anya da qualche parte lontano da Los Angeles, avevano paura che la trovasse, ma non avrebbe potuto fargli del male. Strano demone era diventata. Un paio di settimane dopo, aveva deciso che voleva andarsene. Non aveva un solo punto saldo a cui aggrapparsi, tranne Angel. C'erano voluti due anni e tre storie finite male per capire che per quanto volesse illudersi la sua vita era con lui, nel bene e nel male. Ma c'era un'anima di troppo. Angel avrebbe avuto troppi rimorsi di coscienza per stare con lei lasciando perdere la sua santa missione. Angelus era diverso. E lei voleva lui. Spike era letteralmente uscito di testa nel vederla prendere le sue cose. E lei era rimasta sconvolta nel ricevere un pugno da lui. Era la prima volta che alzava le mani da quando era diventata una vampira, ma questo non la faceva stare meglio. Era ancora più decisa ad andare da Angel, e pur di far in modo che la lasciasse andare lo aveva tramortito con una bottiglia ed era scappata via. Le altre settimane le aveva passate osservando Angel. Doveva sapere se era ancora nel suo cuore. E secondo quanto era successo pareva proprio di sì.

 

Nei giorni a seguire, l'odio di Darla nei suoi confronti crebbe a dismisura. Quella ragazzina le aveva portato via dalle mani il suo giocattolo preferito, e il vederli insieme la faceva ribollire di rabbia. Drusilla si limitava a leggere le carte, e a dirle che niente poteva dividerli a parte loro stessi, come già era successo. Aveva sperato e pregato che non fosse all'altezza delle aspettative di Angelus, invece era crudele quasi quanto lui. La prima cosa che avevano fatto insieme era stata tornare all'agenzia, e distruggerla. Wesley aveva provato a fermarli. Angelus aveva riso dell'uomo, e aveva chiesto a Buffy se conosceva un modo molto doloroso per levarlo di mezzo. Non aveva bisogno di insinuarle nell'animo odio per l'Osservatore, si era trovata dentro un disprezzo per quella razza che solo distruggerla avrebbe potuto farla sentire meglio. Con l'aiuto di Angelus l'aveva torturato per ore, ricordandogli come lui e il resto dei suoi colleghi le avevano voltato le spalle quel giorno di due anni prima, di come voleva comandarla a bacchetta, o di quanto insulsa fosse la sua vita. Mordere il suo collo la riempì di una sorta di soddisfazione che non aveva mai provato prima, e guardare lo sguardo terrorizzato di Wesley lentamente diventare vitreo non fece che renderla più euforica. Si passò la lingua sulle labbra, assaporando le ultime gocce di sangue rimaste, e si voltò a guardare il suo compagno appoggiato ad una parete. Sembrava estremamente compiaciuto del suo lavoro.

"Bene bene. Estremamente dotata."

"Che intendi dire?"

"Che potrei insegnarti un paio di cosette."

"Pensavo fosse compito del sire."

"Appunto. Lo sa il cielo se non avrei voluto essere io, e l'essere indegno che ti ha fatto questo potrebbe rovinare quella che è già una splendida e letale creatura."

"Non sei obiettivo."

"Lo sono invece. Più di quanto pensi. Dimmi, chi hai in mente ora?"

"Nessuno in particolare."

"Io propongo Willow."

"Willow no. Mai" disse lei cambiando espressione. "Non ho motivo di vederla morta."

"Dopotutto è solo la strega che mi ha maledetto e che ha la magia Calderash per tentarci anche con te, perché averne paura? Buff, ti sei bevuta il cervello?"

Ora l'aveva proprio fatto arrabbiare. Angelus odiava essere contraddetto, ma anche lei non era da meno e se ne sarebbe accorto.

"Già, se non si fa alla tua maniera allora niente. Spiacente, amore, ci hanno già provato Giles, Wesley e Spike. Non mi faccio mettere i piedi in testa da qualcuno, neanche da te. Willow vivrà, e questo chiude la discussione!"

"Non la chiude affatto."

"Spike l'ha mezza uccisa, e ha bruciato la sua casa e i suoi libri. Non è un pericolo, non è più in grado di fare molto senza l'aiuto di qualcuno. Lasciala. Stare."

Angelus la squadrò, guardandola di traverso "Non fossi certo della tua malvagità, sarei tentato di dire che tu abbia una dannatissima anima."

"E invece ho ancora una parvenza di cuore. Dev'essere l'effetto collaterale di essere nata Cacciatrice."

"D'accordo. Willow non morirà, te lo prometto, ma tu in cambio non discuterai altri miei ordini."

"Se ne può parlare. Di Cordelia e Gunn che ne facciamo?"

Se li erano giocati a testa e croce. A Buffy era toccata Cordelia, ed era andata nel suo appartamento. La ragazza l'aveva fatta entrare senza problemi, segno che non era al corrente delle ultime novità. Willow era talmente depressa dalla sua condizione che non le era passata neanche per l'anticamera del cervello l'idea di avvisare l'ex compagna di scuola. Aveva chiacchierato con lei di futilità, le aveva raccontato le ultime cose e dell'incidente di Willow. Stranamente, Cordelia era parsa sinceramente dispiaciuta. Progettava di andare a Sunnydale a trovarla anche se era certa che le avrebbe sbattuto la porta in faccia. Ma mia cara, le aveva detto Buffy, non ne avrai il tempo. Cordelia si era voltata per chiederle cosa intendesse, e Buffy si era avventata contro di lei. Non ricordava di aver mai provato odio profondo per lei come per Wesley, ma aveva come dei flashback…lei che tentava di sedurre Angel al Bronze in più di un'occasione, le sue arie da regina, il modo in cui la veniva a cercare solo quando aveva bisogno…Ma era anche l'unica che le aveva sempre detto le cose come stavano, non importa quanto brutalmente lo faceva. Il minimo che poteva fare per la sua ex amica era ucciderla nel breve tempo possibile senza troppe sofferenze.

 

Appuntamento all'appartamento di Darla e Drusilla. Così aveva detto Angelus. E lei c'era andata, ignara di quello che l'aspettava. C'era Darla ad aspettarla, con un whisky in mano.

"Dov'è Angelus?"

"Angelus non c'è. Gli ho detto che uscivo, e lui mi ha chiesto di riferirti di andare a casa sua."

"In questo caso…ti lascio al tuo whisky. Ciao."

Con un movimento fulmineo Darla lasciò cadere il bicchiere e l'afferrò per il braccio. "Non così in fretta, dolcezza."

"Lascia andare il mio braccio" sibilò Buffy a denti stretti.

"Oh, che paura. Ma lascia che ti ricordi che ora tu non sei più la Cacciatrice."

"Ma non ho dimenticato come si eliminano i vampiri. E se mi liberi te lo dimostro."

Darla le tirò uno schiaffo che la fece barcollare "Portami rispetto ragazzina. Se non l'hai capito i vampiri giovani devono stare al loro posto. Siamo noi cosiddetti anziani a comandare."

"Non prendo ordini da una sgualdrina."

"Neanch'io ho questa aspirazione. "

"Non mi paragonare a te. Non sono mica al tuo livello."

"Sarà esaltante rovinarti sotto gli occhi di Angelus."

"E pensi che ti crederebbe? Darla, ma apri gli occhi. Lui non ti vede neanche. Ai suoi occhi sei il sire che l'ha cacciato quando aveva bisogno d'aiuto. Io sono la donna che l'ha salvato. La bilancia pende dalla mia parte, spiacente."

"Lasciami fare, Buffy. Vedremo chi avrà ragione."

Buffy la fissò con uno sguardo che avrebbe potuto tagliarla in due, ma decise che non era il caso di lasciar libero sfogo alla rabbia. Era quello che Darla voleva, e non voleva darle la minima possibilità di incrinare la sua storia con Angelus.

Appena sentì i suoi passi giù per le scale, ne sentì altri che si stavano avvicinando.

"Che ti è sembrata?"

"Quella che ricordavo."

"Io non ti capisco, Spike. Te ne sei liberato, ma perché diavolo le corri dietro? Ti ha preferito Angelus, come Drusilla prima di lei."

"Non metterti in cattedra, Darla. Sei nella mia stessa maledetta situazione. Se non mi sbaglio, anche il tuo ex ha preferito un'altra, e ti ha ammazzato quando hai tentato di ucciderla."

"Stavolta non farò lo stesso errore."

"Non riuscirai a farle niente. Angelus ti ammazzerebbe prima, e non sono del tutto sicuro che non lo aiuterei nel farlo."

"Dio, risparmiami."

"Rivogliamo tutti e due i nostri compagni, e io mi impegno a non lasciarla più sparire. Mi aspetto lo stesso per quanto riguarda il tuo per ora ex."

"Abbiamo paura?" lo prese in giro Darla.

"E tu?"

"Levami dalle scatole Buffy. Cosa farete o dove andrete non mi interessa."

"Come ve la passate tu e la mia ex?"

"Drusilla non l'ha digerita di essere stata quasi polverizzata come prova del tuo amore per Buffy. Oh, sei stato male ultimamente?"

"Qualche dolore alle ossa. Perché?"

"Niente. Chiedevo solo" mentì lei. Drusilla era tornata furente da Sunnydale, e aveva creato un piccolo fantoccio vagamente somigliante al suo ex. Darla dubitava che la maledizione che Drusilla gli aveva lanciato funzionasse, ma ora non ne era tanto sicura.

(Appunto per l'avvenire: mai far arrabbiare Drusilla, onde evitare problemi.)

 

Angelus era già in casa, quando Buffy era arrivata. Aveva uno strano sguardo, e Buffy notò che c'erano dei bagagli fatti vicino alla porta.

"Che succede?"

"Niente di preoccupante, amore. È solo che dobbiamo andare via per qualche giorno."

"Spiegati meglio. Dove andiamo?"

"Ti basti sapere che sarà un viaggio abbastanza lungo…" disse sfilandole lentamente dal collo il foulard che portava e usandolo per bendarle gli occhi "E voglio che sia una sorpresa."

L'aveva poi presa in braccio, mentre lei continuava a ridere chiedendogli inutilmente di metterla giù e di levarle quell'affare dagli occhi, e l'aveva portata di sotto. Lasciarono la casa giusto qualche istante prima che Spike e Darla vi entrassero.

"Avevi detto che erano qui!"

"Saranno usciti a prendersi un caffè. Aspettiamoli."

"Aspetteremo a lungo" disse Spike sollevando un foglio di carta "Ascolta: 'Siamo partiti. Torneremo quando ne avremo voglia.' Tipico di loro due."

Darla però non condivideva la rabbia di Spike. Ma sì, che si divertissero pure insieme. Sarebbe stata l'ultima volta.

 

Continuava a non voler dire a Buffy dove la stava portando, e lei a causa della benda sugli occhi aveva perso la cognizione del tempo. C'era stato un tragitto in auto, poi a piedi. Ricordava di essere salita con lui su un aereo, e poi di essersi addormentata. Quando si era risvegliata era ancora in viaggio, stavolta in macchina. Ormai aveva rinunciato a capire cosa avesse in mente, sperava solo che non mancasse molto.

La macchina si fermò, e il suo compagno scese dal posto di guida per aprirle la portiera. Le prese le mani per aiutarla ad alzarsi, e la condusse fino alla cima di una collina erbosa. Solo allora si decise a levarle la benda. Nel cielo c'erano ancora i rosa e gli arancio soffusi del tramonto appena trascorso, che si fondevano con il blu del cielo, già illuminato da qualche stella. Nella vallata sottostante sorgeva un palazzo di enormi dimensioni. Ad un primo esame sembrava una residenza di campagna, che ricordava nello stile Versailles.

"Magnifica, ma…che ci facciamo qui?"

"Ti volevo fare un regalo di compleanno."

"Il mio compleanno è in gennaio, e tu sei quello che lo dovrebbe sapere meglio di tutti."

"Non ho resistito all'idea di aspettare tanto per vedere la tua faccia" sussurrò lui, mettendole in mano un binocolo.

"Cosa devo guardare?"

"Terza finestra del secondo piano."

Buffy obbedì e mise a fuoco. Nella stanza non vedeva nessuno, fino a quando non vide un'ombra seduta lontano dalla finestra. Quasi obbedendo alla sua silenziosa preghiera l'uomo si alzò per chiudere la finestra. Buffy distese lentamente le sue labbra in un sorriso nel vedere di chi si trattava.

"Ti piace il tuo regalo?"

"Sì. Ma c'è solo lui?"

"Wesley parlava di questo posto come il paradiso in terra. Una seconda corte degli Osservatori, ottima per i periodi di crisi. Con la scusa che tu sei diventata demone abbiamo dato loro l'occasione di riunirsi tutti qui."

"Tutti, dici? Divertente."

"Oh, sì."

 

Quentin Travers era stato chiamato a dire quel che sapeva della cacciatrice davanti ai Cinque, i giudici supremi che si occupavano che tutto filasse liscio. Gli stessi che avevano deciso di deportare Faith, e di inviare la Delegazione a persuadere, o minacciare, dipende dai punti di vista, la cacciatrice per farla tornare a lavorare per loro.

Anche Giles aveva sostenuto gli stessi esami, nei giorni precedenti. Sembrava dispiaciuto per non aver saputo vedere quel che stava accadendo. Ma poi a che sarebbe servito? Lo avrebbe fatto comunque, era solo questione di tempo. Era una sorta di sua teoria: più una cacciatrice diventava potente, più diventava profonda la sua conoscenza del suo lato oscuro, e del nemico che combatteva. Di solito a quel punto morivano per mano di un vampiro o si suicidavano. Ma rimaneva sempre un'esigua parte che sopravviveva, e che diventava pericolosa. Buffy era tra queste. Domande a cui non si sapeva dare una risposta, incapacità di controllo, e a volte passaggio dall'altro lato della barricata erano le conseguenze che seguivano.

Che giornata estenuante. Gli interrogatori erano iniziati la mattina presto, ed erano appena terminati. Ora l'unica cosa che voleva era una tazza di the, e qualche ora di sonno.

Su un tavolo c'era già una tazza di the fumante, e l'uomo sorridendo ringraziò mentalmente Marianna, la sua domestica, per averci pensato. Si era seduto con calma, e aveva iniziato a sorseggiare la bevanda. Un po' troppo amara rispetto al solito, notò, e si ripromise di dirlo alla donna.

Poi si accorse di non essere solo nella stanza, e lentamente voltò lo sguardo. Buffy era appoggiata alla parete, e sorrideva.

"Signor Travers. Quanto tempo."

L'uomo rimase seduto al suo posto, mantenendo il suo distacco e continuando a bere il suo the "Come è arrivata fin qui?"

"Non ha importanza. Quello che voglio è giocare un po' con il mio regalo di compleanno."

"Che cosa sta dicendo?"

"Quello che ho detto."

"Lei è in un mare di guai, e mi lasci dire che si è messa in trappola da sola. Per ordine del Consiglio degli Osservatori io la dichiaro in stato di fermo."

"Ma davvero? Che maniere scortesi, arrestare una semplice visitatrice."

"Lei non è una semplice visitatrice, e lo sa bene."

Aveva fatto per alzarsi, ma una sorta di torpore si era impadronito delle sue gambe. E improvvisamente si sentiva gelare. Lo sguardo perso di Quentin non mancò di farla sorridere, mentre si avvicinava al suo tavolo e si versava una tazza di the.

Quentin iniziò a respirare affannosamente, portandosi una mano al petto.

Buffy si era seduta davanti a lui, sempre continuando a fissarlo "Scommetto che hai già capito cosa c'era nel tuo the. Si chiama aconitina. Si estrae da una pianta che si chiama Napello, oh, scusa, forse dovrei dire Aconitum Napellus. É molto efficace, ma anche molto cattiva, se l'assaggi la riconosci. Mi sorprende che tu non l'abbia fatto, Travers. Un Osservatore della tua esperienza… Te la volevi prendere con Marianna, per avermi fatto entrare? Mi dispiace, a lei ha già pensato Angelus."

"N-Non…uscirai vi-viva da…"

"Se uscirò viva da qui? Certamente. Se tu invece morirai qui? Altrettanto sicura. Sai come funziona? Inizia col torpore alle gambe, che diventa paralisi muscolare e si dirama velocemente a tutto il corpo. La vista e l'udito diventano più deboli. E infine si muore per paralisi cardiocircolatoria. O era per paralisi respiratoria? Beh, dipende dalla quantità, ma lo scopriremo presto. Chi di droga ferisce, amico mio, di droga perisce."

Quentin ormai era arrivato alla fine, alla ricerca dell'ultimo boccone fatto d'aria. Continuò a fissare il viso sereno di Buffy, fino a quando la sua vista lentamente non si offuscò del tutto.

 

Uscì lentamente dalla stanza dell'Osservatore, e proseguì per il corridoio. In un posto del genere, si sarebbe aspettata di trovarci armature e arazzi, invece non c'era niente a parte la scarsa illuminazione. Tutto era silenzio. Non un grido, non un lamento. Non sapeva dove fosse Angelus, o a che punto, ma cominciava ad avere il sospetto che nel tempo in cui aveva avvelenato Quentin lui avesse fatto una piccola strage. Scrollò le spalle, dopotutto non le importava più di tanto. Aveva avuto tutta la Delegazione, ma voleva ancora solo un'ultima persona, e si trovava esattamente in fondo a quel corridoio.

Bussò, e le fu detto di entrare. Giles le dava le spalle, guardava fuori la notte che aveva inghiottito la campagna circostante.

"Non è una meraviglia?" sussurrò.

"Sì. Splendida. Comincio a capire perché le mancasse questo posto. La California è solo una lunga striscia desertica che dà sul mare. La campagna inglese è un'altra cosa."

"Ho visto il cadavere della domestica di Quentin, e poco distante Angelus. Immaginavo che ci fossi anche tu. Eri l'unica in grado di liberarlo…e l'hai fatto."

"Odio la solitudine e non volevo passare l'eternità con il vampiro che mi ha fatto questo brutto scherzo. Mi biasima?"

L'uomo si era girato. Stava ridendo piano, e questo fece venire i brividi a Buffy. Aveva visto molte cose strane e inquietanti nella sua vita, ma Giles che rideva le superava tutte.

(continua)