“Avevi dubbi?”

“Se ben ricordo li avevi tu.”

“Beh, ora non più. Tieni lontana Drusilla da Riley ancora per un po’, ho un’idea che potrebbe dare loro il colpo di grazia.”

“E poi riprenderemo ad odiarci.”

“Certo.”

Per un istante i loro sguardi si incrociarono, e quando distolsero gli occhi erano nervosi e imbarazzati.

Buffy si scostò da lui e raggiunse Riley, e lo convinse a ballare con lei.

Spike trovò un tavolo per Dru “accidentalmente” quasi in linea retta con la coppia, e andò da lei che nel frattempo era andata a sedersi al bancone.

“Dru, vieni. Ho una cosa per te.”

“Una sorpresa?”

“Diciamo di sì.”

“La tua macchina con le tue valigie dentro? Riferirò a Buffy.”

“Spiacente. Non me ne vado ancora.”

“E allora cosa?”

Spike la fece sedere, e le indicò dove guardare. Non vederli era impossibile.

“E con ciò?”

Non aveva quasi finito di parlare che Buffy aveva messo le braccia introno al collo di Riley e l’aveva baciato. La vampira prima spalancò gli occhi, poi si alzò in piedi e strappando Riley dalle braccia di Buffy lo trascinò (o strascicò per terra, dipende sempre dal punto di vista…) fino all’uscita e poi fuori in strada.

“Che diavolo stai facendo?”

“Drusilla, credo di amarla ancora.”

“E?”

“E cosa?”

“Vuoi che non ci vediamo più? Perché mi pare tanto tu mi abbia raccontato balle.”

“Non sei da meno neanche tu. Dici che con Spike hai chiuso, ma è sempre con lui che ti vedo! Credevo avessi capito che non è l’uomo della tua vita.”

“E neanche tu lo sei. Va all’Inferno Riley.”

E con questa frase Drusilla lo lasciò nella strada solo come un cane, mentre all’interno, sul soppalco, Buffy e spike gongolavano nel vedere la scena. Buffy aveva sceso le scale a precipizio per andare da lui, rischiando di rompersi l’osso del collo, e Spike era uscito per andare da Drusilla, ma quando era arrivato lei non c’era già più. In lontananza si sentiva il rombo del motore della sua moto.

 

Ormai i giochi erano fatti. La vampira, più tardi quella notte, era andata alla cripta di Spike. Il vampiro se l’era vista comparire sull’entrata, con una lacrima che le rigava la guancia. Se aveva del rancore verso di lei, nel vederla con gli occhi umidi gli venne come un nodo allo stomaco. Non disse niente quando la vide venire verso di lui, o quando lei gli gettò le braccia intorno. Anzi, ricambiò l’abbraccio. L’aveva amata per così tanto…farla soffrire era l’ultima cosa che avrebbe voluto. Un po’ si sentiva in colpa, ma d’altro canto aveva sofferto anche lui e per colpa sua.

L’aveva abbracciata, aveva cercato di consolarla, ed era stato a sentirla. Nello stesso momento, Buffy stava recitando la parte dell’innamorata tradita che però vuole concedere un’altra chance al fidanzato. Riley aveva recitato il mea culpa, e lei lo aveva perdonato.

 

Tutto come prima? Pareva proprio di sì. Buffy aveva riottenuto il suo fidanzato, e Spike riaveva la sua Drusilla, e poteva decidere con calma quando e come fargliela pagare. Ma Buffy, ogni volta che abbracciava il suo compagno, ricordava un momento, tempo prima, in quando altre braccia l’avevano stretta, e anche Spike non poteva far a meno di rammentare la notte quando le sue braccia avevano stretto una figura snella e forte, così diversa da quella di Drusilla…

 

Erano andati al Bronze, lui e Drusilla. Avevano iniziato a ballare, l’atmosfera era perfetta per una coppia innamorata. E perfetta anche per piantare la donna che ho davanti agli occhi, pensava Spike nascondendo dietro un sorriso la sua rabbia.

“Spike, che ne dici di raccontarmi tutta la verità?”

“Drusilla, ma cosa vuoi dire?”

“Ora le mie visioni non sono più precise come una volta, e mi provocano delle emicranie che farebbero venire i cinque minuti a chiunque, ma qualcosa vedo ancora. Dimmi solo se è vero.”

“Tu dimmi cos’hai visto.”

“Hai aiutato Buffy a riprendersi Riley, e tu in cambio volevi farmela pagare per come ti avevo fatto soffrire.”

Spike abbassò gli occhi. Che stupido, e pensava pure di farla franca. Doveva ricordarsi che Drusilla non era una donna comune.

“Non vedo a che scopo nasconderti la verità. Buffy era furiosa, vi aveva visti insieme, e anch’io.”

“Buffy non lo ama. Crede di amarlo, lo sento piuttosto chiaramente. C’è un altro nella sua vita, ma non lo ammetterebbe neanche davanti allo specchio.”

“Anche nella tua vita c’è un altro. Gli dirai tutto?”

“Non credo lo farò. Contrariamente a quanto sembra, io e Riley Finn non stiamo insieme.”

“Io pensavo…”

“Ci eravamo dati una possibilità. Io volevo un uomo normale, e lui una ragazza che non passasse la vita ad ammazzare vampiri e a dimostrare di essere più forte di lui. Abbiamo capito dopo poco che non avrebbe potuto funzionare, e siamo rimasti molto amici. Lui però ha creduto che volessi tornare con te, io l’ho visto con Buffy, e ci siamo espressi piuttosto chiaramente i nostri rispettivi punti di vista, alla pari di due fidanzati gelosi. Io l’ho mandato a quel paese…tanto il giorno dopo eravamo già al telefono a chiederci scusa a vicenda.”

“E che cosa vi ha fatto cambiare idea sul vostro rapporto?”

“La mia moto. Morirei prima di venderla, e lui dopo un giro insieme mi ha detto che ci tiene ad arrivare vivo e senza capelli bianchi fino a trent’anni. E poi era sempre difficile decidere che musica volevamo ascoltare. Io sono un nuovo acquisto tra le schiere del rock e del metal, lui adora il country e il gospel.”

“Capisco. E ora…beh, che succederà?”

“Dipenderà da Buffy, da quanto sarà sincera nei suoi confronti e con sé stessa. E a proposito di essere sinceri, ora ti prego di starmi a sentire. Dicevo sul serio quella sera. Mi dispiace di averti reso un vampiro, e anche di essere stata la causa delle tue innumerevoli sbronze. Se fossi stata pienamente in me quella sera di centoventi anni fa avrei mandato al diavolo Darla e Angelus e me la sarei spassata da sola in giro per l’Europa, come mia zia Edith. Non sarei andata in cerca di qualcuno, non ne avrei sentito il bisogno.”

“Piantala di recitare il mea culpa, che non ti si addice. A me non dispiace di essere quello che sono e cerca di ficcartelo in quella testa dura una volta per tutte. Mi dispiace invece di non aver saputo capirti, e diciamocelo pure, quando mi hai lasciato era perché me l’ero voluta.”

Drusilla gli sorrise “Beh, ci abbiamo messo solo quasi due secoli per ammettere le nostre colpe e chiederci scusa a vicenda…quale altra coppia può dire tanto?”

“Torniamo al discorso di prima. Credi si molleranno?”

“Credo sì, ma non so chi dei due farà il primo passo. Ad ogni modo, ho fatto una cosa, e ora voglio il tuo parere perché sono indecisa” disse con aria molto seria e convinta. “Non so se è stato un atto buono, o semplicemente una gran cretinata.”

“Cosa?”

“Ho dato a Riley il numero di Darla…”

 

Buffy era entrata nel locale. Da sola. Non riusciva a credere di aver fatto quel che aveva fatto. Aveva confessato a Riley tutto quello che aveva fatto per riprenderlo. Inutile dire come l’aveva presa il ragazzo, soprattutto quando aveva saputo che aveva fatto fronte comune con Spike. La discussione sfociò in una litigata, e così la loro storia finì per la seconda volta, ma questa volta in modo definitivo.

Non sapeva bene perché lo aveva fatto, ma quella vocina che aveva nella testa che le impediva di dimenticare quella notte alla cripta di Spike sembrava saperlo benissimo. Ora voleva sapere se anche l’altro interessato sentiva quel ritornello nella sua testa. Vederlo ridere di cuore con Drusilla però gliene fece passare la voglia, e quel macigno sullo stomaco riprese a farsi sentire. Senza aspettare che Spike la notasse si voltò e se ne andò via.

Ma qualcun altro si era accorto di lei. Drusilla l’aveva vista di sfuggita mentre prendeva la porta, e lo disse subito a Spike.

“Valle dietro. Di corsa.”

“A chi?”

“Alla tua bella. Temo che la mia profezia si sia appena avverata.”

Spike abbassò gli occhi, pareva tentennante. Drusilla allora gli diede un bello scossone e lo guardò con uno sguardo che non ammetteva repliche.

“Bello mio, con i ma e con i se non si conclude niente, figurarsi instaurare una storia. E ora fila da Buffy prima che decida di spedirti io da lei a calci. Chiaro?”

Anche se la curiosità di vedere se Drusilla fosse realmente in grado di mettere in atto la sua minaccia era tanta, Spike decise di andarsene e di non sfidare la sorte.

 

La cacciatrice era tornata a casa, aveva salito le scale e una volta nella sua stanza aveva messo nell’impianto di musica il primo CD che le era capitato in mano. Poi si era seduta presso la finestra, guardando fuori senza però realmente vedere il mondo esterno. Ascoltando le prime note, si rese conto di aver messo dentro proprio quella canzone romantica che le piaceva tanto. Ora però non era proprio dell’umore per essere romantica.

 

Whenever I'm weary from the battles that rage in my head

You make sense of madness when my sanity hangs by a thread

I lose my way but still you seem to understand

Now and forever I will be your man...

 

Spike entrò in casa, meravigliandosi di aver trovato la porta aperta, quasi spalancata. In casa sembrava non esserci proprio nessuno, poi si ricordò che Dawn gli aveva accennato al fatto che quella sera lei e sua madre erano partite per una specie di campeggio organizzato dalla scuola. Salì le scale seguendo la musica, e aprì silenziosamente la porta della stanza di Buffy. La vide seduta vicino alla finestra, che si abbracciava le ginocchia con le braccia, e sembrava non essersi accorta di lui. Una lacrima rigò lentamente la sua guancia, e appoggiò la testa al vetro, sospirando.

“Se entro, rischio di rovinare l’atmosfera depressiva?”

Buffy mosse solo gli occhi verso di lui, e non disse una parola.

Spike lo prese come un no, e afferrata una sedia si sedette vicino a lei.

“Cos’hai?”

“Stavolta è definitivo, non ci rimetteremo insieme. Amen.”

“Smettila di raccontare bugie. Lo sai tu e lo so io che non si tratta di questo.”

“Non voglio parlare con te.”

“Spiacente, ma sono l’unico con cui parlerai.  Sono anche l’unico con cui ne puoi parlare, a dire il vero.”

Buffy era ritornata a guardare fuori, ma Spike allungando una mano l’aveva costretta a girare il viso verso di lui.

“Non sei l’unica ad essere confusa. Quello che è successo…”

“Non voglio parlarne.”

“Allora mi ascolterai. Buffy, quella sera tutto immaginavo meno che il nostro incontro prendesse quella direzione. Ma non ne sono pentito. Forse tu sì.”

“Non doveva succedere. Punto.”

“Ma è successo. Mi sono chiesto se non ero arrivato a sognarmi tutto quando ho riaperto gli occhi. Poi ti ho visto seduta sul letto. Mi davi le spalle, e anche se avevi una mano sulla bocca ti sentivo singhiozzare lo stesso. Stavo per allungare un braccio per farti sapere che ero sveglio anch’io, volevo…Dio, non lo so neanch’io cosa volevo fare o dirti, ma tu ti sei alzata di scatto e sei scappata via.”

“Eri sveglio…”

“Sì. E ho passato il resto della notte a farmi domande.”

“Mi sentivo troppo in imbarazzo per affrontare te e il tuo sarcasmo al risveglio.”

“Non avrei fatto del sarcasmo.”

“Questo non potevo saperlo. Ho ripreso a pensare con coerenza solo nella tarda mattinata…quando poi sono venuta a parlare con te. Ringrazio il cielo che mi hai dato solo un’occhiata distratta, o ti saresti accorto dei miei occhi rossi.”

“Abbiamo fatto a gara a chi sparava la balla più grossa, quando la verità era lampante. Pensa che pure Drusilla l’aveva capito da un po’.”

“Ti ha convinto lei a venire?”

“Mi ha giurato che se non mi muovevo a venire da te mi ci avrebbe spedito lei a calci.”

Buffy finalmente sorrise, e Spike fece lo stesso. Finalmente non c’erano più bugie o malintesi di mezzo.

“Ricordami di ringraziarla.”

“Lo farò. Nel frattempo, vuoi ballare?”

“Qui? Adesso?”

“Perché no? Abbiamo tutto quello che ci serve: poca luce, musica, spazio…” e mentre parlava le aveva preso le mani facendola alzare da dov’era seduta e prendendola tra le braccia.

 

… Now I can rest my worries and always be sure

That I won't be alone anymore

If I'd only known you were there all the time

All this time...

 

Buffy lo aveva fissato negli occhi, forse per la prima volta in vita sua. Non avrebbe mai sospettato avesse degli occhi così belli, di un blu luminoso, che le facevano venir voglia di naufragarvi dentro…

Appoggiò la testa sulla sua spalla, e chiuse gli occhi. Se il mondo fosse crollato in quell’istante a lei non sarebbe importato. Le uniche cose che desiderava erano che quell’abbraccio e quel momento non finissero mai.

 

Until the day the ocean doesn't touch the sand

Now and forever I will be your man

Now and forever I will be your man...

 

Sorrise. Ora quella canzone non le sembrava più malinconica. Specialmente perché Spike aveva deciso di sussurrargliela piano all’orecchio…

 

“Hai proprio deciso di andartene?” domandò Drusilla a Riley, mentre osservava il ragazzo fare con calma i suoi bagagli.

“Non credo che Sunnydale sia la città che fa per me.”

“Capisco bene. Ha qualcosa a che fare anche con Buffy?”

“Soprattutto con Buffy…ma non ti sto a raccontare tutto, lo sai già cos’ha fatto.”

“Non ti voleva perdere, ma ha capito solo nel momento in cui ti aveva ripreso che era un altro quello che voleva.”

“Ma voi donne non dite mai chiaramente quello che volete?”

“L’hai detto tu, Riley. Siamo donne. Noi non diciamo quello che vogliamo…ma ci riserviamo il diritto di romperci le palle se non lo otteniamo. È questo che ci rende affascinanti, e un pelino pericolose.”

“Messaggio ricevuto. Ora che lo so, forse dovrebbe andarmi meglio.”

Forse, pensò Drusilla sorridendo e dandogli in mano l’altra borsa che doveva portare via. Da quanto aveva capito voleva andare a Los Angeles, e da lì poi tornare a casa nell’Iowa. Ma appena lo vide sparire a bordo dell’autobus che lo avrebbe portato via, fu colta da una delle sue emicranie e sentì improvvisamente il bisogno di dirgli qualcosa, ma prima che ne avesse in tempo l’autobus era già partito. Pazienza…

 

Buffy e Spike stavano recuperando il tempo perduto a farsi la guerra e a farla a Riley e Drusilla. Alla fine dovette quasi spingerlo via, boccheggiando.

"Ehi, vacci piano. Io devo ancora respirare …"

"Allora se ne hai bisogno potrei farti la respirazione artificiale. Che ne dici?"

"Ottima idea…"

Stavolta la guardava fisso negli occhi, e lei faceva lo stesso. Dopo averle tolto la maglia aveva iniziato a baciarle la gola, continuando a scendere sempre più in basso…

Una suoneria ruppe il silenzio della cripta. Il cellulare di Buffy - nuova trovata di Giles per sapere sempre dov'era – stava squillando.

"E adesso che vuole?"

"Ma quell'uomo non ha una vita privata?"

Buffy si mise a sedere, e afferrò la borsa dov'era il telefonino "Sentiamo un po' quale grande minaccia incombe stavolta. Pronto?"

Subito la sua faccia cambiò espressione. "Ciao…che posso fare per te, Angel?"

Nel sentire quel nome, a Spike balenò un lampo negli occhi, e si avvicinò a Buffy. Iniziò a baciarle il collo, scendendo fino alla spalla, e lasciando cadere la spallina del reggiseno.

"Sì…ci sono ancora. Va tutto bene…molto bene. Come, mi senti strana? No, è solo…"

A stento trattenne una risatina. Le mani aperte di Spike, lentamente, le sfioravano il ventre, facendole il solletico e dandole i brividi.

"Smettila!" gli sussurrò ridendo prima di riprendere la telefonata, anche se sapeva che Spike avrebbe fatto orecchie da mercante. Cosa su cui sperava…

"Scusa Angel, è solo che…che sono molto nervosa in questi giorni, e Tara mi sta facendo un massaggio alle spalle. Sapessi come ci sa fare con le mani…"

"Sei scusata. Ti ho telefonato per sapere se Willow ha risolto il suo problema."

"Quale?"

"Voleva sapere se avevo mal di testa…"

"È venuta anche da te?" esclamò, poi coprendo il telefono con la mano chiese a Spike se aveva ricevuto una visita da Tara o Willow. Il vampiro annuì, e ricominciò la sua "tortura".

"Sì, ha fatto domande anche a Wesley, Cordelia e Gunn. Francamente mi sembra strano."

"La conosci…Sempre un po' matta" quasi sussurrò Buffy mentre Spike ricominciava a baciarla sull'altro lato del collo, abbassando anche l’altra spallina e facendole venire brividi lungo la schiena.

"Fammi sapere se ci sono novità."

"Non mancherò…contaci…"

Spike le strappò di mano il cellulare appena finita la telefonata e lo spense, ricacciandolo in borsa e facendo fare all’oggetto un volo lungo tutta la cripta contro un muro.

"Giles domani mi farà passare un brutto quarto d'ora per questo" osservò lei.

"Preferisci forse che te lo faccia passare io ora?"

"Non lo so…che avresti in mente?"

Spike sogghignò, e la baciò con una sorta di ferocia che le risucchiò tutte le forze, facendola adagiare sul letto.

 

Il mattino dopo pareva un’altra. Sorrideva continuamente, e non c’era verso di farle dire cosa le era successo. Di comune accordo con Spike aveva deciso di dirlo a tutti quella sera. Così se fosse venuto a qualcuno un attacco di cuore avrebbe potuto chiamare subito un paio di ambulanze e sarebbe andato subito in ospedale.

Ma c’era una persona che non poteva aspettare per vedere, e marinò l’ultima ora che aveva di lezione per andare da lei.

Drusilla stavolta neanche tolse la catenella dalla porta. Non aveva la minima intenzione di semplificarle le cose.

“OK, spero tu sappia perché sono qui.”

“No, non lo so.”

“Hai deciso di non semplificarmi niente?”

“È proprio così evidente?”

“Appena un po’.”

“Senti, so che l’idea è stata tua. Non sarò io a venirti a dire che hai sbagliato, insomma, ho cercato anch’io di riprendermi Spike tempo fa, ma non ho usato sotterfugi del genere. Solo la verità.”

“E io ho preferito la strada più complicata. Mi conosci, adoro farmi del male. Se sono qui, però, è perché ti voglio ringraziare. Spike mi ha detto che avevi minacciato di…”

“Con lui bisogna essere espliciti. Tienilo a mente.”

“Lo farò. Ci siamo chiariti, e…beh, non te lo devo dire io com’è andata.”

“No, ci arrivo.”

“E volevo dirti che mi dispiace per quel brutto tiro che ti ho fatto, quando ti ho invitato al Bronze. Ero arrabbiata, e mi sono comportata da vera str…”

“Non dire altro, sei stata chiara. Signore, mai avrei pensato di sentirti dire una cosa del genere su di te.”

“Neanch’io, ma mi ci voleva.”

“Non sarò io a contraddirti” e chiuse la porta. Buffy rimase un po’ stupita dal gesto. Credeva che Drusilla…D’accordo, se non voleva parlare non poteva costringerla. Stava per andare via, quando Drusilla riaprì la porta.

“Ehi, dove vai? Non mi vuoi dare neanche il tempo di togliere quell’infame catenella dalla porta?”

Buffy si era voltata, e aveva visto Drusilla nel corridoio, che con il braccio le faceva segno di entrare.

 

“Allora, che cos’è che ci vuole dire Buffy?”

“Non lo so, Willow” rispose Tara “Ma a questo punto io mi aspetto di tutto.”

“Parli di…quello?”

“E di che altro parliamo da quella sera?”

“Sai che penso? Che l’effetto collaterale di questo incantesimo sia che non ci sia un effetto collaterale.”

“E invece l’ha avuto” disse Drusilla sedendosi al loro tavolo.

Le due ragazze la guardarono un po’ storto, ma Drusilla continuò a parlare, spiegando loro come era tornata sana di mente, il ragionamento che Darla aveva fatto.

“Ah…”

“C-Così, l’effetto collaterale saresti tu?”

“A meno che…”

“A meno che cosa?”

“Niente. Gli altri?”

“Stanno arrivando.”

“Bene, li aspetto.”

Non aspettò a lungo. Anya e Xander arrivarono dopo qualche minuto, e sotto lo sguardo vigile di Drusilla Tara e Willow spiegarono quel che avevano combinato.

“Allora quelle domande avevano un senso…”

“Non volevamo farlo. È successo per caso.”

“Almeno non ha fatto danni gravi.”

“A meno che l’effetto non fosse un altro” esclamò Drusilla guardando per un istante una coppia che danzava alle sue spalle.

“Un altro?” domandò Xander fissando la coppia. Buffy e Spike. Che danzavano insieme, come se il mondo potesse passar loro accanto e loro non se ne sarebbero accorti. Sbiancò in faccia, e gli altri fecero lo stesso mentre Drusilla sorrideva e finiva di bere il suo drink.

“Ancora convinti che l’effetto collaterale non sia…come dire, rilevante?”

 

 

Dopo quella sera le cose cominciarono a tornare al loro equilibrio. Drusilla si godeva la sua meritata vita da single, e complici i suoi abiti stravaganti e certe sue minigonne aveva fatto girare la testa a molti compagni di college di Buffy, Parker compreso. Il dongiovanni del college di Sunnydale aveva sfoderato tutto il suo repertorio, ma anche se erano finiti a letto insieme era lui che inseguiva lei, non il contrario. Buffy guardava il ragazzo, e non poteva fare a meno di provare una sorta di piacere nel vederlo così. Finalmente era arrivata la donna che gliel’aveva fatta pagare. Giles era dovuto tornare in Inghilterra per qualche mese, e Anya non aveva perso tempo a chiedere alla collega demone di darle una mano. Con la scusa di tentare di rimorchiarla, i ragazzi entravano e compravano. Anya guadagnava e Drusilla si divertiva. Meglio di così…

Certe volte capitava nella galleria di Joyce. Ora che la donna sapeva tutto non c’era volta che non le chiedesse aiuto con i pezzi d’epoca da catalogare, e cercava sempre di convincerla a farle esporre delle tele che aveva fatto. Drusilla rispondeva sempre picche, ma Joyce non demordeva.

Ormai era definitivamente  entrata nel gruppo al posto di Riley, che dopo essere stato mollato da Buffy aveva preso e aveva lasciato Sunnydale. Di lui si seppe qualcosa un paio di mesi dopo. Non era andato troppo lontano, si era fermato a Los Angeles. Aveva incontrato una certa vampira di nome Darla ed era diventato il suo schiavo d’amore o qualcosa del genere, e pareva che Angel lo sapesse e che se la ridesse senza ritegno…ma questa è un’altra storia.

 

Fine