"Angel
ha risposto di no, e lei ha chiesto se poteva fare una telefonata. L'hanno
lasciata sola, e lei ha chiamato una certa Tara, dicendole che neanche lui era
quello che si era beccato l'effetto collaterale."
"Allora?"
disse uscendo con addosso un abito rosso e scollato.
"Effetto
collaterale di un incantesimo. Tu che ritorni sana di mente. Ti dice
qualcosa?"
"Darla…il
vestito."
"Oh.
Ti sta una favola."
Ora
toccava a Drusilla aspettare, e ricominciarono a parlare dell'incantesimo.
"Cioè,
sarei io quella che si è beccata l'effetto collaterale?"
"È
quello che penso."
"Ma
a rigor di logica dovrei essere una pazza con un gran mal di testa."
"Segui
il mio ragionamento. Il mal di testa è una malattia della testa. La pazzia
pure. Un incantesimo ha fatto svanire la malattia dalla testa di uno, e l'ha in
un certo senso reso magico…Signore, che stretto questo abito, devo mettermi a
dieta…insomma, l'ha reso magico e quando è arrivato a te penso che le due
malattie abbiano…come dire, lottato, e si sono dissolte a vicenda. Mi
segui?"
"Credo
di sì."
"Allora
non ti resta che scoprire se la faccenda è temporanea o no, e se lo è
minacciare di morte Tara e Willow affinché non lo sia più" disse uscendo
con un abito da sera nero.
"Fantastico."
"Grazie.
Valentino mi è sempre piaciuto."
"Quanto
farebbe?"
"Duemila
dollari almeno. A testa."
"Sai,
non credo che a qualcuno dispiacerà se ce li portiamo via…di sicuro non alla
commessa. Andiamo a vedere un paio di scarpe?"
"Perché
no? Ho ancora un languorino."
Drusilla
si vergognò di sé stessa. Con Darla aveva “comprato” mezza Los Angeles.
Dato che lei aveva problemi di trasporto, l’altra le aveva promesso che le
avrebbe spedito le sue cose entro qualche giorno.
Era
tornata che mancavano un paio d’ore all’alba, e stava morendo di sonno.
Vicino a casa sua c’era una caffetteria sempre aperta, e andò a prendersi un
caffè. Moriva dalla voglia di chiedere al proprietario se teneva sempre aperto
per via dell’assenza di una vita familiare o perché sapeva che tra demoni e
mortali che entravano per un caffè lì poteva fare i miliardi, ma lasciò
perdere. Non era una cosa carina da chiedere a bruciapelo.
Uscì
sbadigliando con il suo caffè in mano, pregando di non stramazzare per terra
mentre il sole stava sorgendo. Improvvisamente si trovò a terra. Ma cos’era
l’uomo con cui aveva sbattuto, una montagna? Poi si accorse di un paio
d’occhi e di un sorriso che le erano familiari.
“Riley?”
"Dobbiamo
smetterla d'incontrarci così, Drusilla!" esclamò ridendo Riley mentre
aiutava Drusilla a rialzarsi.
"Sono
d'accordo. Va a finire che uno dei due è sempre dolorante per causa dell'altro.
A proposito…non ti sei ustionato vero?"
"Non
hai fatto danni permanenti."
"Neanche
tu a me, tranquillo. Zoppicherò solo per il prossimo secolo."
Riley
sorrise, e Drusilla inconsapevolmente ricambiò il gesto. Quel ragazzo le
piaceva, contro ogni legge della logica, della natura e dell'uomo.
"Beh,
Dru, credo che ci dobbiamo far perdonare a vicenda. Conosco un caffè qui
vicino…ti va?"
"Perché
no?"
In
mezzora, davanti ad un paio di caffè espresso italiani si erano raccontati
abbastanza di loro per capire di essere nella stessa barca.
"E
così l'hai piantato per un altro? Poveraccio, spero abbia incassato bene il
colpo."
"Continuava
ad avere in testa quell'altra, e più negava più mi
faceva imbestialire."
"Ma
come facevi a saperlo?"
"Ho
un sesto senso per queste cose."
"Sai,
anch'io e la mia ragazza…lei ha avuto nella sua testa il suo ex per parecchio,
ma ora finalmente è acqua passata."
"Non
è bello competere con un riflesso di un amore passato…o che sarebbe potuto
accadere. So per certo che per il mio ex era semplice ossessione."
"Buon
per te. Lei ci ha passato tre anni insieme, tra alti e bassi. Il grande amore
della sua vita, così mi hanno detto."
"Ma
ora sei tu che la stringi tra le braccia, alla faccia del suo grande
amore."
"Grazie."
"Prego."
"Ma
c'è una cosa che temo."
"Quale,
Riley?"
"Che
lei non mi ami."
Istintivamente,
Drusilla gli aveva stretto la mano "Non dire così."
“È
solo che…certe volte mi sembra che abbia un bisogno disperato di me, altre mi
pare d’essere solo una palla al piede. Non so che fare.”
“Capisco
come ti senti. Col mio ragazzo ero messa uguale. Tempo fa io…diciamo che avevo
parecchi problemi. Ad un certo punto non sapevo più se stava con me perché mi
amava o perché pensava che non avrei saputo cavarmela da sola.”
“Un
gentiluomo d’altri tempi.”
“Io
lo pensavo…ma mi avrebbe strozzato se glielo avessi detto. Tiene molto alla
sua reputazione di duro. Comunque la definizione vale anche per te.”
“Ah,
davvero?”
“Sì
davvero. Prova a dirmi il nome di un altro ragazzo che si comporta così con la
ragazza che l’aveva mezzo ustionato…”
“E
che lui avrebbe quasi azzoppato qualche sera più tardi…”
“Già.
Sai, a me viene in mente solo un nome. Il tuo.”
Ora
era Riley a stringere la mano di Drusilla. Lei gli sorrideva, sentendosi ad
almeno dieci metri da terra. Ma dov’era questo ragazzo quando era viva,
accidenti a lui? Le cose forse sarebbero andate un po’ diversamente.
Aveva
insistito per riaccompagnarla a casa, e dimenticandosi dell’alba imminente
Drusilla aveva acconsentito. Era stata una bella serata, lui le aveva dato il
suo numero di telefono così, se voleva qualcuno con cui parlare poteva
chiamarlo. Lo aveva preso, e tenuto in mano. In quell’istante un raggio di
sole le colpì bruciandola leggermente sul braccio. Drusilla urlò di dolore,
facendo apparire la sua vera natura. Riley non voleva credere ai suoi occhi.
Possibile che la ragazza con cui aveva parlato, riso e scherzato fosse una
vampira?
“Riley,
non aver paura di me” disse la ragazza dall’angolo in penombra dove si era
nascosta per fuggire la luce del sole.
“Tu
sei una vampira…e mi dici che non dovrei aver paura?”
“Non
ti farei del male. Sei un mio amico. L’unico che ho.”
Riley
la fissava incredulo, scuotendo la testa.
“Davvero,
non ti volevo ingannare.”
“Ma
lo hai fatto. Io invece sono stato sincero con te.”
“Se
te lo avessi detto, mi sarei ritrovata un paletto nel cuore senza avere il tempo
di dire una parola.”
“Probabilmente.”
“Ti
prego, Riley. Mi hai ascoltato, ti ho ascoltato. Non puoi dire che questo non
significa niente.”
“Ho
bisogno di tempo.”
“Lo
capisco. Spero però che la bionda Cacciatrice non mi trovi prima, altrimenti
parlerai ad un mucchietto di cenere.”
“Non
ti cercherà.”
“E
come lo sai? Neanche la conoscessi di persona…Oh…mio…Dio. È lei?”
“Sì.”
Oh
Signore. Ma proprio col ragazzo della Cacciatrice dovevo cozzare?
“Allora
forse conoscerai il mio ex. Si chiama Spike.”
“Spike…”
“Credo
sia meglio non vederci più.”
“Anch’io.”
“Beh,
buona fortuna” disse entrando. Era arrivata come in coma nella sua casa,
davanti al suo letto. Poi era caduta sulle ginocchia. E aveva iniziato a
piangere.
Erano
passati un paio di giorni da quando Riley aveva scoperto la verità, e Drusilla
ci stava male più di quanto volesse. A che pro nascondere l'evidenza? Si era
presa una bella cotta per quel mortale. Un mortale che ammazzava i vampiri ed
era il ragazzo della cacciatrice.
"Quanto
sono stupida. E m'illudevo che avrebbe capito. Ora se sopravvivrò alle ire di
Buffy per averci provato con lui sarò davvero una miracolata…"
Sentì
bussare alla porta. Tre colpi, che a lei suonarono nelle orecchie come il
martellare di un gong.
Non
osò neanche alzarsi dal pavimento dov'era seduta. "Chi è?"
"Sono
io."
Riley?
Che ci faceva lì?
"Se
hai cose appuntite in mano, scordati l'invito ad entrare."
"Non
sono qui per quello. Posso?"
"E
va bene" disse alzandosi e levando il catenaccio alla porta. Però si mise
appoggiata allo stipite, impedendogli di entrare.
"Sei
arrabbiata? Dovrei esserlo io, sei tu quella che mi ha ingannato."
"Scusa
se non volevo morire. Che vuoi? Buffy ordina che tu mi faccia lasciare la città?"
"Ti
ho detto che non sono qui per quello."
"E
allora per cosa sei qui?"
"Per
dirti una cosa."
"Cosa?"
"Ti
amo."
Drusilla
a quel punto se non fosse stata appoggiata saldamente allo stipite avrebbe fatto
una sonora caduta a terra "Scusa puoi ripetere?"
"Io
ti amo, Drusilla. Ecco, l'ho detto."
"Ti
devo ricordare che ce l'hai già una ragazza?"
"Non
sono più riuscito a guardarla allo stesso modo dopo aver cozzato contro di te
la prima volta ed essermi semi ustionato con il caffè. Ti prego, fammi
entrare."
Drusilla
lo lasciò passare, e quando si voltò verso di lui aveva in mano una scatola di
cartone legata con un nastro rosso.
"Oh…ma
non dovevi."
"Sì,
invece. Dovevo farmi perdonare. Seconda parte della mia infallibile
tattica."
"Uhm…rose?"
"No,
ma è sempre qualcosa di rosso."
Lei
aprì la scatola, e a momenti si strozzò dalle risate. Sacche di sangue zero
negativo.
"Credo
che ad una vampira siano più gradite dei cioccolatini. Giusto?"
Drusilla
gli si era avvicinata, ancora ridendo. Poi aveva fatto un respiro profondo e gli
aveva gettato le braccia intorno al collo, baciandolo dolcemente.
"La
cosa più carina che un uomo, vivo o morto, abbia mai fatto per me."
Incastrare
Riley per farsi dare una mano a sistemare le sue cose così fu estremamente
facile.
Ma
se lui se n’era accorto non aveva comunque detto niente, neanche dopo il terzo
scatolone che gli era toccato portare dentro. Poi si era seduto sul letto, e le
aveva detto di fare lo stesso.
“E
ora, che ne dici di raccontarmi la tua storia dall’inizio?”
“Guarda
che è lunga.”
“Abbiamo
il resto di questa giornata e tutta la notte.”
“Te
la sei cercata. Titanic al confronto è un racconto breve.”
Lui
invece le aveva sorriso come al solito, e le aveva detto di raccontare tutto.
Le
ultime battute della sua storia avevano coinciso con lo scoccare delle dieci e
mezza, e non aveva tralasciato il minimo dettaglio.
“Ecco,
ho detto proprio tutto.”
“Avevi
ragione, ma più che a Titanic io avrei pensato a Via col vento.”
Drusilla
gli aveva tirato un pugno sul braccio “Ma sentitelo! Portami un po’ di
rispetto ragazzino, ho almeno un paio di secoli più di te!
“Già.
Secoli. Dru, non pensi sia una pazzia? Insomma, siamo due tipi diversi.”
“Già.
Io demone, tu mortale. Io ho visto tante di quelle cose da far drizzare i
capelli, tu non ancora ma sei sulla buona strada. Io sono europea, tu…com’è
che hai detto?, americano doc dell’Iowa. Siamo due tipi diversi…ma sai una
cosa? Non m’interessa niente. E diamocela una possibilità!”
“D’accordo.
In lista però c’è un problema. E neanche tanto piccolo.”
“Dirlo
a Buffy.”
“Esatto.
Lei non crede al colpo di fulmine, in altre parole potrebbe ammazzarmi. E
incenerire te.”
“E
siamo obbligati a dirglielo stanotte?”
“Perché,
che vuoi fare?”
Buffy
era riuscita a liberarsi dai suoi impegni di studentessa e di Cacciatrice, e
finalmente aveva l’occasione di passare una serata fuori con i suoi amici.
L’unico neo era che non sapeva dove fosse Riley. Cellulare spento, molto
strano. Chissà dov’era. Buffy scosse le spalle, e rise ad una battuta che
Xander aveva appena detto. Di sicuro sarebbe arrivato anche lui tra poco,
insomma non è che a Sunnydale ci fossero tanti locali notturni.
“Buffy,
vedrai che arriverà nel momento in cui la smetterai di puntare la porta.”
“Willow,
non prendermi in giro!”
“Ma
non ti ha detto dove andava?” domandò Xander.
“Mi
ha detto solo che doveva sbrigare una cosa e che non ci avrebbe messo tanto.”
“E
questo te l’ha detto stamattina.”
“Io
non so che pensare, Anya. E se Spike avesse qualche amico su cui fare
affidamento? Insomma, lui più di chiunque altro porta rancore all’Iniziativa
e ai suoi membri…”
“Stasera sei più nervosa del solito. Che c’è? Dawn?”
“No,
stavolta no. Mai capitato che una mattina ti svegli e sai che deve succedere
qualcosa, probabilmente una cosa non molto piacevole, ma non sai esattamente
cosa?”
“Povera
Buffy. Stavolta sei proprio cotta. Cotta senza rimedio. Mi dispiace.”
“E
perché Anya?”
“Perché
sei ormai entrata in quella fase. Sai, sorridi quando sorride lui, eccetera. Poi
arrivano sempre grossi casini. E se avessi i miei poteri immancabilmente
arriverei io.”
“Anya!”
“Ma
che hai, Xander? Sono solo realista.”
“E
noi in quale fase saremmo?”
“In
nessuna. Sei troppo anormale per i miei canoni di giudizio.”
“Spero
fosse un complimento.”
“Non
lo so. Devo pensarci.”
Buffy
e Willow si guardarono e trattennero una risata, poi videro arrivare Tara e le
fecero cenno di venire.
“Hai
visto Riley in giro?”
“No,
Buffy, mi dispiace. Strano non ti abbia detto dove andava.”
“Strano
che io non glielo abbia chiesto. È solo per quel presentimento…vorrei solo
che fosse qui con me. E su questa nota felice tolgo il disturbo. O rischio di
farvi deprimere.”
“Dai,
resta…”
“No,
è meglio che faccia due passi. Ci vediamo domani, Ok?”
Buffy
così lascio il tavolo dei suoi amici e si diresse verso la porta. Fu lì che
realizzò di aver dimenticato la giacca. Tornò a riprenderla, e nell’istante
in cui alzò gli occhi lo vide. Stava ballando con una ragazza. Buffy salutò di
nuovo gli altri e si avvicinò confondendosi nella folla, fin quando riuscì a
riconoscere la ragazza abbracciata a lui.
“Drusilla…”
Riley.
Tra le braccia della vampira pazza. Buffy non credeva ai suoi occhi, e non
riusciva a spiccicare parola. Spike, anche lui al Bronze e a debita distanza
dalla più rompiballe delle Cacciatrici, dal bancone vide la scena e trovandola
un'occasione perfetta per stuzzicarla andò da lei con il suo solito sorrisetto.
"Salve,
cacciatrice. Serata fiacca?"
Buffy
non rispose. Quasi non si era accorta che gli era venuto vicino Spike, e questo
a significare quanto la cosa l'avesse sconvolta.
Spike
non demorse, e finse di notare solo in quel momento Riley che ballava
appiccicato ad una moretta.
"Ah,
l'amour…un momento ce l'hai, il momento dopo non più. Te ne do atto,
dolcezza, una con la tua scalogna in fatto di uomini non l'ho mai conosciuta in
tutta la mia esistenza."
"Ma
senti da che pulpito viene la predica. Non sei messo meglio di me."
"Tu
dici? Non sono io quello che fissa sconvolto il proprio ex che balla con una
moretta con delle gambe da urlo."
"Errato,
mio caro. Sei nella mia stessa barca."
In
quel momento Riley fece fare a Drusilla una piccola giravolta, sufficiente perché
Spike riconoscesse il viso della donna che gli aveva spezzato il cuore. Buffy lo
guardò divertita: ora era il suo turno di stare a guardarli sconvolto e con la
bocca aperta. Lo stupore passò dopo tre secondi, lasciando il posto alla
rabbia, e Spike si diresse a passo di carica verso l'uscita del Bronze.
Una
volta alla cripta, il vampiro accese la televisione per vedersi la puntata di
Passioni che si era registrato, cercando inutilmente di calmarsi.
"Come…dove
ha trovato il coraggio di tornare qui?!" urlò frantumando contro il muro
una bottiglia di birra.
"Spike,
calmati" disse Buffy, che gli era venuta dietro con molta più calma.
"Calmarmi?!
Quella vuole rendermi lo zimbello di tutta la popolazione demoniaca della città,
ma comprendo come la cosa non te ne freghi. Anzi, scommetto che ne sei pure
felice!"
Buffy
allora si era messa davanti al televisore, e l'aveva spento, beccandosi
un'occhiata omicida da Spike.
"Sta
ballando avvinghiata al mio ragazzo, nel caso non l'avessi notato. Sono
furibonda, non certo felice."
"Le
torcerò il collo prima che tramonti la luna!"
"Sicuro
di volerlo davvero?"
"Parla
chiaro, Summers."
"Io
rivoglio Riley. Non accetto di essere mollata un'altra volta, ne va del mio
orgoglio, o meglio di quel che ne resta, visto che sono qui a parlare con te. E
se ben ricordo, tu hai un certo odio per Drusilla, a causa di un demone del
Caos, e di un demone Fungo. Sicuro di non volerti…vendicare, di essere stato
mollato?"
"Continua,
hai la mia attenzione."
"Ti
propongo un patto. Facciamo fronte comune contro quei due. Alla fine, io mi
riprendo Riley, tu potrai far provare a Drusilla come ci si sente a finire
mollati, e noi due nemici come prima. Ok?"
"Interessante
proposta. Non ti credevo il tipo."
"Sono
buona e cara, ma se mi toccano il mio ragazzo divento una belva."
Una
stretta di mano, e il patto (o associazione a delinquere, dipende dai punti di
vista) fu suggellato. Un po’ più difficile fu comprendere cosa fare dopo.
Riley, con una pazienza degna di un santo, l’aveva ascoltata e di conseguenza
sapeva tutto di Drusilla, e di sicuro era vero anche il contrario. Mettere in
cattiva luce l’uno o l’altra sarebbe stato molto difficile. La prima
occasione di Spike di parlare con Drusilla gliela diede proprio la sua ex,
qualche sera più tardi. Spike era appena uscito dal bar di Willy, dove per un
puro caso era riuscito a non farsi pestare dal resto dei demoni del circondario,
e lei gli era apparsa davanti, in jeans e maglietta lilla. Il vampiro incolpò
subito i tre whisky on-the-rocks e il bourbon che si era bevuto, ma vedendo che
l’apparizione non svaniva, anzi, continuava a venire verso di lui dovette
ammettere che quella era proprio lei.
“Ciao
Spike.”
“Drusilla…Gira
voce che tu non sia più folle. Buon per te.”
“Vedo
che alla tua sbronza quotidiana non rinunci.”
“Le
buone abitudini non muoiono mai, e ho rincarato la dose quando mi hai più ho
meno gentilmente mollato da solo come un cane.”
“Non
ero felice e non lo eri neanche tu.”
“Spiacente
di deluderti. Io lo ero.”
“Ero
pazza quando ti ho visto, e lo ero quando sono diventata il tuo sire. Se le cose
fossero state diverse…”
“Cosa
mi vuoi dire? Che ero il tipo del tuo alter ego folle, e ora non lo sono più?”
“Ti
sto dicendo che mi dispiace di averti reso demone e infelice.”
“Tesoro
mio, guardami. Io ho vissuto, me la sono spassata, ho ucciso due Cacciatrici.
Non mi hai reso infelice facendomi demone, lo hai fatto in altri modi.”
“Non
dirmi balle. Da mortale non ti saresti mai sognato di fare una sola delle cose
di cui sei tanto fiero. Credi che non sappia cosa facevi oltre alle tue poesie?
Una notte, dopo averti vampirizzato, ti ho seguito. Sei tornato nello studio
legale dove lavoravi, e ti ho visto versare delle lacrime.”
“E
allora?”
“Ti
ho mollato perché sapevo che non mi avresti mai lasciato andare. In due parole,
stavo soffocando. Eri stramaledettamente convinto che non sapessi cavarmela!”
“Non
avevo ragione di farlo? Non è il motivo per cui io sono qui?”
“Volevo
qualcuno con cui dividere l’eternità, ma le cose cambiano, e io sono cambiata
nel caso non l’avessi notato.”
“Un
po’ difficile non notarlo. Dimmi un po’, tu e il soldatino che avete in
comune?”
“Due
ex rompiscatole, tanto per cominciare.”
“Allora
torna da lui, che cosa fai qui con me?”
“Infatti
stavo per andarmene. Non sai che gioia passare qualche ora a parlare di cose
perfettamente inutili, invece di ascoltare i tuoi discorsi su quella soap.”
“Solo
un’ultima cosa, Drusilla. Ricordati di Buffy e di Angel. Di solito quando un
demone e un mortale si incontrano è così che va a finire.”
“Dovrei
mandarti all’Inferno.”
“Già
fatto, tesoro” disse Spike girandole le spalle e andandosene “Già fatto.”
Spike
se aveva avuto dubbi su quello che Buffy gli aveva proposto ora non ne aveva più.
Drusilla gliel’avrebbe pagata. Stava andando a casa Summers per vedere la sua
complice, quando si accorse che non era da sola in casa. C’era anche Riley, e
l’atmosfera non era delle più felici.
Forse
se ne sarebbe dovuto andare, ma il buon senso non era una delle sue virtù, e
così entrò dalla porta della cucina e si mise ad origliare.
“…e
non hai la minima idea di come mi sono sentita!”
“Mi
dispiace. Non so che altro dirti.”
“Ti
dispiace. Grazie tante.”
“Di
sicuro è il momento sbagliato per parlare. Forse, tra qualche giorno, quando le
acque si saranno calmate…”
“Forse
hai ragione. Salutami Drusilla.”
Riley
la guardò, senza capire se l’ultima affermazione era sarcastica o sincera, e
presa la sua giacca uscì dalla porta.
Buffy
era livida di rabbia, e ringraziò di non aver niente sottomano da scagliare
contro di lui o contro il muro.
Spike
uscì dalla cucina, per dirle quanto gli era successo, ma non appena fece per
metterle una mano sulla spalla si ritrovò a terra con un piede sullo sterno.
“Non.
Arrivarmi. Alle. Spalle.”
“Ho.
Capito. Ti dispiace lasciare che mi alzi ora?”
“È
venuto a chiedermi scusa, se possiamo restare amici. Credo di aver dimostrato un
controllo ineguagliabile…volevo pestarlo.”
“E
io volevo strangolare Drusilla. Sarà tornata sana di mente, ma mi sta sui nervi
come e più di prima. È venuta a scusarsi di avermi rovinato la vita rendendomi
vampiro.”
“Oh
Signore.”
“Ce
l’hai una birra in casa o tua madre tiene sotto chiave il frigo?”
“Prova
a guardare.”
Spike
andò, e ritornò in soggiorno con due bottiglie. Una per lui e una per Buffy.
“Ai
nostri ex, dolcezza. Possano bruciare all’Inferno, o nel tuo caso
rinsavire.”
“Grazie.
Che facciamo però? Non mi è ancora venuta uno straccio d’idea.”
“Riley
e Dru credono di essere la coppia perfetta. Sanno tutto l’una dell’altro,
sanno chi sono i loro ex e come evitarli. Dimostriamogli quanto siamo
imprevedibili.”
“Credo
di aver capito, comunque va avanti.”
“Tu
odi Drusilla, e al momento odi Riley così tanto che sono vederlo bruciare tra
atroci sofferenze potrebbe renderti felice. Loro si aspettano questo. E se
invece tu ti presenti seppellendo l’ascia di guerra e disposta a diventare
amica di Drusilla?”
“Non
credo si fiderebbe di me.”
“Riley
vuole che almeno voi tre andiate d’accordo. Lo farà.”
“E
io potrei dopo un po’ seminare zizzania.”
“Poi
arriverei io e cercherei di far ragionare Drusilla, ricordandole che tra mortali
e demoni di solito non funziona.”
“E
così arriviamo alla rottura. È uno splendido piano.”
“No,
non è splendido. È un piano perfetto.”
Buffy
non perse tempo. La cosa era troppo grossa e interessante per farla aspettare.
Da quanto sapeva, Drusilla si era presa l’appartamento di Angel e gli aveva
fatto cambiare faccia in modo molto radicale. Non era certa che Drusilla non le
sbattesse la porta in faccia nel vedendola, ma dopotutto tentar non nuoce.
Appena
Drusilla la vide, rimase pietrificata dalla sorpresa e dalla paura.
“Ciao,
Drusilla. Mi fai entrare?”
“Prima
deponi ogni arma d’argento o legno che abbia una punta.”
“Sono
disarmata, e vengo in pace.”
Drusilla,
appoggiata allo stipite, alzò un sopracciglio, invitandola a fare di meglio.
“Ok,
volevo fare quattro chiacchiere a proposito di Riley. Avere la tua versione dei
fatti.”
“Neanche
fosse un crimine. Ci siamo scontrati, e zac!, colpo di fulmine. Lui ha scoperto
che io sono una vampira, io che era il tuo ragazzo e abbiamo deciso di non
vederci più. Poi lui ha deciso di provare a stare con me, e prima che trovasse
il coraggio di dirtelo è successo quello che sai.”
“Bene.
Perché Riley è venuto a casa mia a propormi di rimanere sua amica. Io ho detto
che ci avrei pensato, ma capirei se tu non volessi avermi attorno…”
“Riley
ti ha voluto bene, e ancora te ne vuole. Non vedo perché no.”
“Davvero?”
“Almeno
non lo odi. Spike se possibile mi caverebbe gli occhi.”
“Allora
verrete al Bronze domani sera? Così diremo a tutti le ultime novità.”
“A
tutti?” domandò Drusilla. “Tutti chi?”
“Ma
agli amici miei e di Riley. Willow,
Tara, Xander, Anya…”
“Ah...”
esclamò la vampira, cercando di non far vedere all’altra quanto la cosa non
le piacesse. Avrebbe preferito la fossa dei leoni sotto il sole di mezzogiorno.
“Davvero,
non puoi mancare.”
“Non
lo farò…Contaci.”
“Benissimo,
vado a dare la notizia a tutti.”
“Ciao”
disse Drusilla costringendosi a sorridere. Poi quando la vide abbastanza lontana
cominciò a prendere leggermente a testate la porta, dandosi della stupida.
L’avrebbero messa in croce, e Riley non avrebbe potuto fare niente per
salvarla.
Quando
era entrata nella cripta, aveva un sorriso splendido che contagiò anche Spike.
“Qualcosa
mi dice che ti è andata bene.”
“Avresti
dovuto vedere la sua faccia quando le ho detto che avrebbe dovuto incontrare
insieme a Riley i nostri amici. Terrore puro, anche se l’ha nascosto molto
bene. Questo glielo concedo.”
“Che
altro ha detto?”
“Ha
detto che se potessi, le caveresti gli occhi.”
“Mi
ha sempre letto nel pensiero.”
“Vieni
anche tu?”
“A
farmi mettere in croce da Xander e Riley? No, ho di meglio da fare.”
“Del
tipo evitare di farti pestare dai demoni della città?”
“Buffy,
ti prego ricordami perché sono obbligato a stare in tua compagnia.”
“Per
farla pagare a Dru e perché io mi riprenda Riley.”
“Allora
è davvero un buon motivo…peccato. Assicurami che nessuno di loro tenterà di
ammazzarmi e se ne può parlare.”
“Con
la scusa del chip non credo ne abbiano voglia.”
“Summers,
aria. Mi hai rotto le scatole abbastanza per oggi.”
“La
cosa è reciproca. Ciao, ci si vede domani per mettere a punto qualcosa.”
(continua)