Aveva
sempre pensato che si trattasse di ossessione e non d'amore, e ora tutte le sue
convinzioni erano crollate. Credeva di sapere tutto, ora invece si rendeva conto
di non aver capito niente.
Lo
trovò addormentato in poltrona, e cercando di non svegliarlo andò in punta di
piedi verso la porta per uscire.
"Dov'è
che vuoi andare tu?"
Beccata,
si disse lei voltandosi verso Spike. Ma che imbroglione, faceva solo finta di
dormire.
"Andavo
a vedere com'era il tempo. Perché?"
"Perché
con te non si sa mai, ecco tutto."
"Come
farò a trovarla? Non so dove abita…non so neanche se vive ancora a Los
Angeles."
"Lo
so io" disse il vampiro prendendo da un cassetto tutte le lettere che Dawn
gli aveva mandato e facendogliele vedere. "E le ho anche telefonato appena
ti sei addormentata, ieri sera. Le ho detto che sarei andato da lei a trovarla
stanotte, e che avevo una sorpresa per lei."
Non
era felice.
Odiava
Los Angeles, voleva tornare da Willow e Tara. E da Spike. E Xander e Giles. E
volendo anche Anya. Charlotte era simpatica, non voleva prendere nessun posto
nella sua vita a parte quello di matrigna, ma non era Joyce. E tantomeno Buffy.
A volte saltava la scuola, altre mentiva ai suoi su quello che faceva, e altre
volte ancora di notte sgattaiolava fuori e vagava per le strade.
I
suoi pensieri tornavano a quella sera. Le parole che Buffy le aveva detto le
risuonavano ancora nelle orecchie. Sii coraggiosa…vivi anche per me…
Io
non voglio vivere ANCHE per te, io voglio vivere CON te, continuava a pensare
con rabbia, maledicendo Glory e anche sé stessa. Sentiva che era colpa sua
quanto era successo, solo ed esclusivamente colpa sua. La tortura di Spike, la
pazzia di Tara, e per ultimo la morte di sua sorella.
Quella
sera i suoi genitori erano usciti per andare a teatro, e per farla sentire un
po' importante e grande le avevano concesso di passare la serata da sola. Dawn
ne era stata contenta. Sarebbe stato difficile spiegare ad una baby-sitter come
mai era tanto felice di vedere un ragazzo più grande di lei e dall'aria non
raccomandabile.
Spike
aveva detto che sarebbe arrivato alle dieci, con una sorpresa. Dawn era in
fibrillazione già dal momento che aveva riagganciato il telefono. Una sorpresa?
Proprio non immaginava cosa poteva essere. Forse avrebbe finito di raccontare la
storia della bambina nella carbonaia. Riflettendoci un po', non poteva essere
finita in un modo tanto stupido. Insomma, si trattava pur sempre di Spike!
Dalla
strada, Buffy e Spike osservavano Dawn, tutta eccitata, andare avanti e indietro
per il salotto.
"Ho
una paura folle."
"Non
ti sbranerà. Al massimo ti abbraccerà forte e non ti vorrà far andar
via."
"Ho
paura di farle ancora del male."
"Non
succederà. Buffy, lei ha bisogno che qualcuno le dica che non è colpa
sua."
"Non
è colpa sua."
"Lei
ne è convinta, però."
"Dio,
povera Dawn…"
"Andiamo?"
"Sì.
Facciamolo, prima che cambi idea e scappi."
Spike
era andato avanti per primo, bussando alla porta. S'era sentito un rumore di
passi di corsa, e subito si era ritrovato Dawn tra le braccia.
"Ciao
Briciola. Come te la passi?"
"Quanto
sono felice di vederti!"
Spike
gettò un'occhiata dentro la casa "Ma sei qui da sola?"
"Mio
padre e Charlotte sono a teatro, e hanno detto che ormai sono grande e non mi
serve una baby-sitter."
"Questo
è da dimostrare…" borbottò Buffy.
Dawn
subito si guardò intorno, domandandosi se l'aveva sentito davvero quel
commento.
"Spike,
hai sentito anche tu?"
"Cosa?"
"La
voce che ha parlato cinque secondi fa."
"Ah,
quella. Appartiene alla mia sorpresa, che dalla fifa si è nascosta dietro
l'albero."
"Non
può essere vero."
Buffy
si scostò dall'albero, e venne incontro a Dawn "E invece sì."
Dawn
subito li invitò in casa, e come da previsione di Spike abbracciò stretta la
sorella e iniziò a piangere.
"Ma
per tutti i diavoli dell'Inferno" esclamò Spike stralunando gli occhi
"voi donne Summers non fate altro che piangere?"
Ma
comunque non lo stavano a sentire.
"Sei
tornata. Ora non ti lascerò più andar via."
"Dawn…io
non sono tornata per sempre."
"Che…cosa?"
"Non
sono io. Sono solo una specie di spirito. Io sono stata seppellita a Sunnydale.
C'è una lapide col mio nome."
"Perché
mi stai dicendo questo?"
"Quando
mi sono ritrovata di nuovo qui, non sapevo cos'era successo. Pensavo di essere
diventata invisibile, perché nessuno poteva vedermi o sentirmi a parte Spike, e
non ricordavo di essere morta. Grazie a Tara poi tutti sono diventati capaci di
vedermi, e ho capito che non potevo andarmene senza prima aver fatto determinate
cose. E la prima era venire da te per abbracciarti un'ultima volta. E dirti che
non è stata colpa tua."
"È
colpa mia invece. Tu sei morta per salvare me!"
"Io
ero la Cacciatrice. Quando lo sono diventata, sapevo che prima o poi sarei
dovuta morire per salvare qualcun altro, o il mondo. Ero preparata a
questo."
"Io
sono la Chiave. Toccava a me."
"Tu
sei la mia sorellina, ed il mio compito era difenderti a tutti i costi da chi ti
voleva fare del male. Ce l'ho fatta."
"Non
mi sentirò meglio per questo."
"Lo
farai."
"No,
non lo farò."
"Lo
farai."
"Vuoi
litigare?"
"Sarà
la cosa che più mi mancherà."
"Anche
a me."
Aveva
aspettato di salutare Dawn, uscire da quella casa, e allontanarsi. Solo allora
Spike si era azzardato a metterle un braccio intorno alle spalle e ad attirarla
contro di sé. Lei non disse neanche una parola, ma gli era grata del gesto, e
di tutto quello che faceva per lei. Era diverso da quello che aveva sperimentato
con Angel e Riley. Angel l'aveva amava, avrebbe continuato a farlo per sempre,
come sempre aveva cercato di proteggerla. Ci aveva anche provato Riley, con
scarsi risultati. L'unico che aveva capito come prenderla era anche l'unica
persona che pensava di dover odiare con tutta sé stessa, o addirittura di
uccidere. Beh, meglio averlo capito tardi che mai, si disse Buffy appoggiando la
testa sulla spalla di Spike e lasciando che lui la riportasse a casa. Cercava di
scacciare dalla mente lo sguardo implorante di Dawn che la supplicava di
restare, e di non pensare al suo cuore che si stava strappando. Alla fine di
quel che doveva fare, avrebbe pregato di morire, non ce l'avrebbe fatta a
sopportare altro. Aveva chiuso gli occhi, e quando li aveva riaperti si era
ritrovata alla cripta, con Spike accanto.
Si
era tirata a sedere sul letto, e aveva chiesto di vedere la clessidra. Lui
l'aveva portata a lei, e aveva detto che ora si poteva quasi stimare il tempo
che mancava.
"Ad
occhio e croce, credo che tu abbia ancora…"
"Non
voglio saperlo. Non voglio sapere quando me ne andrò, quindi non dirmelo."
"Come
vuoi" disse Spike prendendo la clessidra e portandola dove l'aveva presa.
"Ora scommetto che sarà il turno dei tuoi amici…"
Spike
aggrottò le sopracciglia, e le si avvicinò di nuovo. Quando si era voltato per
parlarle, si era accorto che si fissava le mani. E sembrava spaventata a morte.
"Che
è successo?"
"Erano
scomparse. Non le ho più viste per un paio di secondi…"
Si
era seduto vicino a lei, e le aveva preso le mani tra le sue "Tara te
l'aveva accennato quando le abbiamo fatto visita. Vicino al momento della
partenza, avresti cominciato ad aver problemi del genere. E saresti diventata
invisibile anche a me."
"Ho
veramente così poco tempo?"
"Non
è molto, questo sì. Ma abbastanza per dire addio a quell'esercito d'amici che
ti ritrovi."
"Allora
facciamolo subito."
"Bene."
"Andrò
da sola."
"No,
ti accompagno…"
"Se
ti vedono un'altra volta, ti ammazzano. E dopo quello che hai fatto per me, non
potrei perdonarmelo."
A
quel punto gli aveva sorriso, e lui era andato via prima che si accorgesse che
era arrossito. Dopo una vita che lo prendeva a pugni, sentirle dire una cosa
carina su di lui era veramente la cosa più strana al mondo. Forse ancora più
strana di tutta quella situazione.
Buffy
era fuori dal negozio di magia, e osservava i suoi amici aiutare Giles.
Sembravano tornati quelli di sempre, l'espressione triste che avevano negli
occhi era sparita. Xander e Anya stavano pomiciando dietro il bancone, Giles
lanciava loro occhiate torve, Tara sorrideva mentre portava dei libri a Willow
che li guardava divertita.
Era
un equilibrio precario, e ora lei sarebbe entrata e lo avrebbe distrutto.
Nel
sentire la campanella della porta, Giles e Anya si voltarono e vedendo di chi si
trattava la salutarono.
"Dove
hai lasciato Spike?"
"Gli
ho chiesto di non venire, oggi. Dovevo fare una cosa da sola."
"Cosa?"
Buffy
sorrise amaramente e abbassò gli occhi "Dirvi addio."
Rivolgendosi
a Tara, le disse che era diventata completamente invisibile agli occhi di Spike
un paio di volte e che questo voleva dire che era quasi arrivato il momento.
"Sono
stata da Dawn ieri notte, e ora voglio dire addio a voi."
"Come
puoi chiederci di lasciarti andare una seconda volta? Ci dev'essere un modo, una
magia…"
"Anche
se ci fosse, io non vorrei usarlo."
"Sei
egoista" borbottò Anya.
"Forse
lo sono. Ma se sono tornata qui non è per restare e questo lo sapete tutti. Non
è facile neanche per me, ma se è così che deve andare io non mi opporrò. E
neanche voi."
Tara
era stata la prima.
"Grazie
di tutto."
"È
stato un piacere. Sono felice di averti conosciuta."
Poi
si era avvicinata a Willow, e l'aveva abbracciata stretta "Ti voglio bene,
Will."
"Mi
mancherai tanto. Se puoi fatti viva, ogni tanto….ops, scusa per il gioco di
parole."
"Ehi,
Willow, mi hai rubato la battuta!" disse Xander fingendo di essere
arrabbiato "E ora con cosa la saluto? Volevo mi ricordasse con una delle
mie battute sceme…"
Buffy
lo aveva abbracciato "Mi mancheranno. Mi mancano già, se è per
questo."
Xander
l'aveva tenuta tra le braccia un po' più del necessario, abbastanza per
meritarsi un'occhiataccia da Anya. Buffy se n'era accorta, e le si era
avvicinata.
"Anya,
non sarai gelosa di un fantasma o giù di lì?"
"Sono
gelosa di qualunque cosa si avvicini al mio Xander. Tu per prima, in qualunque
forma. E poi…e poi è colpa tua se sono qui."
"Colpa
mia?" esclamò Buffy sorpresa.
"Se
tu non fossi arrivata, Cordelia non avrebbe avuto modo di avvicinare Xander, e
di soffrire per quel bacio tra lui e Willow. Io non sarei venuta qui, e non
avrei perso la mia collana e i miei poteri…e non mi sarei innamorata di questo
qua e non starei per sposarlo. È tutta colpa tua, e pertanto grazie."
Alla
notizia delle nozze imminenti si erano voltati tutti a guardarli, e allora Anya
tutta felice aveva messo in mostra l'anello. Buffy sorrise, contenta per Anya, e
ricacciò indietro le lacrime che minacciavano di uscire da un momento
all'altro. A lei non sarebbe mai capitato di avere un anello di fidanzamento al
dito, o di indossare un abito bianco e di uscire da una chiesa al braccio
dell'uomo che amava…
Ora
era il turno di Giles, e Buffy non sapeva che parole usare. Era stato il punto
di riferimento nei momenti difficili, il padre che non aveva avuto vicino in
quegli anni.
Prima
che riuscisse a dire qualcosa, lui le aveva messo le mani sulle spalle "Un
padre non potrebbe essere più fiero di come mi senta io, Buffy."
Il
percorrere quei pochi passi verso la porta, senza voltarsi indietro, era stata
la cosa più difficile che avesse mai fatto. Doveva tornare alla cripta, di
sicuro Spike la stava aspettando torcendosi le mani, invece decise di andare
nella sua vecchia casa. Passò due ore buone a vagare per le stanze guardando le
fotografie, rievocando tutti i bei momenti passati con sua madre e Dawn.
Arrivata nella sua stanza, si sedette sul letto, poi si rialzò subito e si mise
davanti allo specchio. Non dovette aspettare a lungo. Stavolta scomparve per
intero, e per un po' più di quei due secondi.
Aveva
mentito ai suoi amici, era la prima volta che succedeva davvero. Ma come poteva
far capire loro che voleva tempo per dire addio anche a sé stessa e alla vita
che non avrebbe avuto? Loro si sarebbero sposati, sarebbero invecchiati,
avrebbero avuto figli e nipoti da veder crescere. La sua vita invece era finita
su una torre per salvare il mondo, e le sembrava una cosa molto ingiusta.
Nel
suo armadio aveva trovato il suo vecchio vestito bianco, lo stesso che indossava
la notte che era morta per mano del Maestro. Non l'aveva più indossato da
allora, nessuna occasione le sembrava adatta. Questa invece era perfetta.
Dopo
averlo messo, lisciò la gonna con le mani, intrecciò i capelli, e si truccò
con attenzione. Lo specchio le rimandava il riflesso di una ragazza ventenne,
vestita in modo elegante, pronta per andare ad una festa, o ad un incontro molto
importante. Dopotutto era quello che sentiva. Erano passate sei ore da quando
aveva lasciato il negozio, e tra non molto avrebbe fatto buio. Aveva deciso di
non tornare alla cripta, voleva andarsene da sola. Non voleva spezzare di nuovo
anche il cuore di Spike, lo aveva già fatto due volte: quando lo aveva
rifiutato, e quando era morta.
Fece
un respiro profondo, e uscì di casa. Ora cominciava a diventare invisibile a
intervalli regolari, ma che erano ancora distanti tra loro. Aveva tempo per
tornare al posto dove tutto era iniziato.
Spike
camminava per la cripta avanti e indietro come un'animale in gabbia. Riguardava
la clessidra, ormai non c'era più molto tempo, perché non tornava?
Afferrò
l'oggetto, e uscì di corsa diretto al negozio di arti magiche. Non era lì, e a
sentire quel che Tara diceva Buffy aveva mentito. Lasciò il negozio senza dire
una parola, lasciando a Tara la clessidra, e corse fuori alla ricerca di Buffy.
Pensa,
Spike, pensa. Sei morto, stai per andartene, che diavolo potresti fare? Dove
andresti prima di sparire per sempre?
Andò
subito al cimitero, e cercò Buffy con lo sguardo. Sì, aveva proprio visto
giusto. Lei era lì, esattamente davanti alla tomba di sua madre.
"Buffy,
perché ci hai voluto tener lontani?"
"Ciao
Spike. Come l'hai capito?"
"Ti
conosco meglio del tuo esercito d'amici. Li hai ingannati per bene."
"Volevo
del tempo da sola per dire addio alla mia vita. È così difficile da
capire?"
"No,
non lo è."
"Divento
invisibile sempre più spesso. Devo andare alla torre. Lasciami andare Spike,
devo farlo da sola."
"E
chi l'ha detto?" disse lui prendendole la mano.
"Ti
prego, ho spezzato troppi cuori in questi ultimi giorni. Non ci voglio mettere
anche il tuo nella lista."
"Sono
coriaceo riguardo questo genere di emozioni, quindi sta tranquilla. E
poi…"
"E
poi?"
"Nessuno
deve andarsene da solo."
Ormai
Buffy diventava invisibile agli occhi di Spike ad intervalli sempre più
frequenti. Dovevano sbrigarsi.
Buffy
camminò fino al punto dov'era caduta e morta. Spike non le aveva lasciato la
mano un solo istante.
"Bene,
ci siamo. Credo che questo sia il momento degli addii. Definitivi."
"Non
ti voglio lasciar andar via."
"Ma
non dipende da me o da te. È semplicemente arrivato il momento che vada. Sai,
Tara aveva detto che sono tornata indietro perché avevo una faccenda in
sospeso, ricordi? E io ho detto che volevo rivedere Dawn, o salutare i miei
amici…Invece la mia faccenda in sospeso era un'altra."
"Quale?"
"Tu."
Spike
rimase senza parole, e Buffy continuò. "L'ho capito solo ora che eri tu
l'unica cosa che non avevo sistemato. Non potevo andarmene senza fare
questo" disse carezzandogli la guancia con la mano, e poi baciandolo con
dolcezza. Spike chiuse gli occhi, cercando di fissare nella sua testa quel
momento, le sensazioni che provava tenendola vicino a sé, tra le sue braccia,
per l'ultima volta. A quel punto Buffy si era scostata un attimo, e gli aveva
messo una piccola scatola in mano.
"Aprila
quando io me ne sarò andata."
Ancora
continuava a tenerla per mano, e continuò a farlo fino a quando gli fu
possibile. Quando fu nel punto esatto, Buffy si voltò e gli sorrise. Poi un
lampo di luce lo accecò.
Era
scomparsa, stavolta per sempre. Spike continuava a fissare quel punto, e poi si
ricordò della cosa che Buffy gli aveva lasciato. Aprì la scatolina, e fu
sorpreso di trovarci il suo claddagh e un biglietto.
'
So quello che sai riguardo a questo anello e al modo in cui l'ho ricevuto, ma se
aveva un significato diverso o dei ricordi legati a quando ero in vita, ora non
ne ha più. Il suo significato è una promessa d'amore, lo stesso sentimento che
ho scoperto per te…solo che sono dovuta morire per capirlo. Voglio che l'abbia
tu, e vorrei tanto che andaste d'accordo, tu e gli altri. Non c'è motivo di
farsi la guerra, non più. '
Aveva
appena finito di leggere, quando Giles arrivò, insieme agli altri. Avevano
esaminato la clessidra, ed erano arrivati a capire che Buffy li aveva ingannati.
Spike mise in tasca il biglietto, infilò l'anello all'anulare della mano
sinistra, con il cuore verso di lui, e andò verso di loro.
"Dov'è?"
domandò Giles guardandosi intorno.
Spike
sorrise mestamente, e guardò il cielo. Una notte senza Luna, come la prima
volta che l'aveva incontrata. Strinse forte la mano dove c'era l'anello, e poi
fece per andarsene.
"Se n'è andata, Giles. Ha risolto le sue faccende in
sospeso."