Che
giornata d'Inferno.
Spike
ultimamente ripeteva quella frase un po' troppo spesso. Dopotutto, aveva
rischiato di finirci davvero, all'Inferno. E forse sarebbe stato meglio così.
Senza di lei la vita non era più la stessa. Lo aveva realizzato una notte,
uscendo dal Bronze. A quel punto di solito lei si faceva vedere, lo prendeva un
po' a male parole. Lui invece neanche la stava a sentire. Studiava il suo viso,
i suoi splendidi occhi verdi, la luce che vi era dentro quando era arrabbiata, e
per una frazione di secondo si fermava a pensare cosa avrebbe fatto se l'avesse
presa di sorpresa e baciata. Forse sarebbe stata zitta, forse si sarebbe
allontanata disgustata e l'avrebbe ucciso subito. Chissà. Di sicuro ora che si
trovava dieci metri sottoterra non l'avrebbe mai saputo. Dawn era partita, suo
padre si era risposato e voleva sua figlia con lui e la nuova signora Summers.
Spike non ricordava di essersi sentito tanto depresso per la partenza di
qualcuno che conosceva. Ma Dawn era speciale, e non solo per la sua origine così
poco ortodossa. Usando Giles come tramite aveva ricevuto sue lettere, che
l'avevano fatto sorridere. Odiava Los Angeles, odiava la sua nuova famigliola.
Voleva tornare a Sunnydale dagli amici di sua sorella, ma la cosa secondo suo
padre non valeva la pena neanche di essere discussa. Non gli sarebbe dispiaciuto
riavere intorno Briciola, ma la soluzione più logica e razionale era che Dawn
rimanesse con suo padre. Forse, fra un po' di tempo, quando le acque si fossero
calmate e suo padre avrebbe smesso di comportarsi da paranoico sarebbe potuta
tornare in visita. Los Angeles era solo a qualche ora di macchina da lì,
dopotutto, non era sull'altra faccia del pianeta. Così avrebbe potuto ancora
avere tempo per sé, per riflettere, o per andare a ubriacarsi se gli sembrava
di aver riflettuto troppo.
Non
immaginava di certo, al ritorno da una delle sue passeggiate notturne, di
trovare lei nella sua cripta. E invece era lì, in lacrime, che lo guardava.
Lui
rimase a guardarla come tramortito, e cercò la sua poltrona a tastoni per
sedersi. O Signore non può succedere davvero. O no, non a me.
Buffy
era davanti a lui, uguale a come l'aveva vista per l'ultima volta. Non poteva
credere che di tutte le persone che conosceva, solo Spike riuscisse a vederla.
Aveva provato con Giles, Anya e Xander. Niente. Aveva deciso di provare con
Spike, dopotutto che altro aveva da perdere?, e invece lui la vedeva.
Ringraziando il cielo.
"Spero
che tu mi voglia dire cosa diavolo sta succedendo."
"Speravo
tu lo dicessi a me."
"Mi
sono risvegliata da sola ai piedi di quella dannata torre, e voi non c'eravate.
Il mondo era ancora in piedi, quindi ce l'avevo fatta a fermare Glory, ma non vi
vedevo. Ho avuto paura che vi avesse uccisi tutti. Sono corsa da Giles, alla
ricerca di una spiegazione, ma mi è passato accanto senza vedermi. Anche Anya
hanno fatto così. Xander…Xander mi aveva fissato come se mi avesse
riconosciuto, ma poi mi sono accorta che guardava qualcun altro e non me. Cosa
mi è successo?"
"Io
ti vedo e ti sento, ma forse non faccio testo. Sono un vampiro. Ma, aspetta un
minuto…tu non ricordi cos'è successo dopo che ti sei buttata dalla
torre?"
"Ricordo
di essermi buttata nel vuoto, una bolla di luce abbagliante…e poi mi sono
svegliata a terra. Un momento, dov'è Dawn? Si è salvata vero?"
"Sì,
tranquilla. È viva e sta bene. È a Los Angeles con tuo padre."
Spike
l'aveva poi fatta sedere e lì si era assopita un istante, con la testa
appoggiata al muro. Non era possibile. Non era possibile.
Buffy,
o per lo meno la sua anima, non sapeva di essere morta. E toccava a lui
dirglielo. Che giornata d'Inferno.
Al
mattino, si accorse che era sparita. Forse era stata solo un'allucinazione.
"Basta
Bourbon prima di tornare a casa. Mi fa uno strano effetto."
Prese
una coperta, e mettendosela in testa uscì per andare al negozio a rompere le
scatole a Giles e a gli altri. Stava per aprire la porta, quando si accorse di
Buffy. Era là, davanti a Willow, che cercava disperatamente di farsi notare.
Willow si era alzata, e le era passata a neanche cinque centimetri di distanza.
Buffy era al centro del locale, che li chiamava per nome, e nessuno la vedeva.
Spike si sentiva stringere il cuore nel vedere la sua disperazione. E decise di
entrare.
"Salve
a voi, salvatori del mondo."
"Vattene
Spike."
"Che
c'è Xander? Ci siamo svegliati dalla parte sbagliata del letto sbagliato?"
Xander
non raccolse e si limitò ad un mugugno, Willow scosse la testa e riprese a
leggere. Nell'indifferenza totale, Spike si era avvicinato a Buffy e le aveva
fatto cenno di seguirlo con la testa.
"Capito…"
e uscì rimettendosi la coperta in testa. Buffy era uscita un secondo prima di
lui, ed era rimasta in silenzio durante tutto il tragitto fino alla cripta. Una
volta dentro nascose il viso tra le mani e cominciò a singhiozzare. Spike la
lasciò in pace e, dopo averla lasciata sfogare durante la giornata, le mise una
mano sulla spalla per consolarla, ma lei si scostò come se avesse preso la
scossa.
"Non
toccarmi!"
"Buffy,
io…credo di sapere come ti senti."
"Non
credo proprio. Cosa mi è successo per diventare così?"
"Non
lo ricordi proprio?"
"No."
"Ti
sei gettata dalla torre. Sei entrata in quella bolla di luce."
"Sì…"
"E
sei caduta a terra. Ma quando siamo corsi da te, tu eri immobile, non respiravi.
Eri morta. Sei morta."
"Stai
mentendo, stai mentendo…Tu non hai mai fatto altro in vita tua!"
"Buffy,
è l'unica spiegazione possibile. Io sono già morto, dev'essere per questo che
ti vedo."
"Non
è vero!"
"Ho
visto la tua tomba!" e afferrandola per un polso la trascinò fuori. Doveva
sembrare un matto, trascinava una persona che gli altri non vedevano, e ci
parlava anche. Ma al momento non gli interessava. Buffy doveva sapere la verità
e accettarla.
Buffy
rimase pietrificata a guardare la sua lapide per non ricordava quanto tempo.
Forse una mezzora buona. Ricordava solo che Spike le aveva messo un braccio
intorno alle spalle e l'aveva riportata alla sua cripta. Lì si era seduta, e
aveva cominciato a guardare il vuoto abbracciandosi le ginocchia.
Che
serata d'Inferno, povera Buff, pensò Spike, e cominciò a sentirsi in colpa per
come l'aveva presa e trascinata lì, ma quel suo modo di comportarsi, di negare
l'evidenza l'aveva mandato in bestia, e ultimamente ce ne voleva.
Rimase
così due giorni, poi all'alba del terzo uscì. Camminò un po' tra la gente,
fece un salto al negozio di magia. Lì si sedette, e rimase ad osservare Giles e
Anya lavorare. La fece ridere quando Anya appena uscito l'ultimo cliente si mise
a contare canticchiando i soldi guadagnati, mentre Giles scuoteva la testa. Poi
arrivarono mano nella mano anche Tara e Willow, e raccontarono ai due l'ultima
disavventura di Xander. Povero Xander, gliene capitavano di tutti i colori, e
Buffy non poté fare a meno di scoppiare a ridere con loro. A quel punto
successe una cosa stranissima. Tara si voltò nella direzione dove lei era
seduta.
"Avete
sentito?"
"Cosa?"
"Una
risata."
"Stavamo
tutti ridendo fino a cinque secondi fa."
"Un'altra
risata, Anya, oltre alle nostre. Non guardatemi così, non sono pazza, l'ho
sentita davvero."
Tara
mi ha sentito!, voleva gridare Buffy, ma non sarebbe stato il momento adatto.
Come non lo era per mettersi a ballare dalla gioia. Approfittando della
discussione, e della porta lasciata aperta, Buffy uscì dal negozio e tornò
alla cripta.
Buffy
non poteva saperlo, ma Spike quando si era accorto della sua assenza era andato
sull'orlo della crisi di nervi. Continuava a domandarsi dov'era, cosa poteva
esserle successo, e ormai aveva fatto un solco a furia di camminare avanti e
indietro.
Quando
finalmente Buffy fece capolino, a momenti Spike non la riconobbe. Sorrideva, era
felice. Che cosa le era successo?
"Non
indovineresti mai cosa mi è successo."
"Escludiamo
i saldi ai grandi magazzini. Allora, che c'è?"
"Tara.
Mi ha sentito!"
"Come?"
"Ero
al negozio, e li ho sentiti parlare di Xander. Mi sono messa a ridere…e Tara
mi ha sentito!"
"Meno
male…almeno saremo in due ad essere chiamati pazzi. Che vuoi fare?"
"Andrò
da lei, ma stasera. Voglio che tu venga con me."
"Willow
mi farà la pelle se entro in camera sua."
"Ma
Willow stasera è a cena dai suoi. E Tara è un pochino più bendisposta nei
tuoi riguardi."
"Benissimo,
hai pensato a tutto."
"Sì,
tranne a come far passare il tempo. Sono così nervosa!"
"A
questo si rimedia" disse Spike. "Ho un'idea."
"Di
solito le tue idee non mi piacciono."
"Questa
potrebbe."
Tara
era ritornata a casa. Tutti le avevano detto che forse era stata
un'allucinazione, anche a loro ogni tanto succedeva e avevano l'impressione di
vederla, ma non era vero. Buffy era morta, e non si poteva cambiare la realtà.
Tara però era certa di quello che aveva sentito. La risata di Buffy. Cominciò
a cercare tra i suoi libri se c'era qualcosa di simile a quello che le era
accaduto, e trovò degli appunti, scritti da sua madre. Anche lei aveva avuto la
stessa esperienza della figlia quando era morta sua madre, e aveva scritto tutto
quello che era successo perché se fosse capitato un'altra volta a qualche altro
membro della famiglia non si sarebbe convinto di essere pazzo.
E
man mano che continuava a leggere si convinceva di essere dalla parte del
giusto. E di sapere anche come aiutarla.
"Allora,
William, cos'hai?"
"Due
coppie, dolcezza. E tu?"
"Spiacente.
Full d'assi."
"Non
è possibile!" sbraitò Spike mentre Buffy, che era scoppiata a ridere nel
frattempo, prendeva le fiches che le spettavano.
"E
dato che ho già vinto tre volte di fila, possiamo dire che non è la classica
fortuna del principiante. Forza, i debiti di gioco si pagano."
Spike
mugugnò qualcosa di incomprensibile, ma obbedì. E si sfilò la maglietta. Chi
l'avrebbe mai immaginato che la piccola Buffy giocasse tanto bene a poker? Con
lei adesso era rimasto in brache di tela. Letteralmente. E lui non era riuscito
a farle levare altro che un paio di orecchini.
"Che
c'è, vuoi fare un altro giro?"
"Uhm…no"
disse lei ridendo e scuotendo la testa "Non credo di volerti conoscere così
a fondo."
"Grazie,
m'hai levato un peso dal cuore" disse alzandosi e cominciando a raccogliere
il resto degli abiti. Poi si accorse che Buffy continuava a fissarlo divertita.
"Ti
dispiace?"
"Cielo,
questo non me lo immaginavo di te" esclamò lei voltandosi.
"Hai
già visto abbastanza…Sono io che sono stupido o sei tu che sei una brava
attrice? Non immaginavo fossi una matta del genere."
"E
invece…no, a parte gli scherzi, erano cinque anni che non facevo una cosa così.
Da prima che diventassi la Cacciatrice. Poi sai com'è, sacrosanto dovere,
eccetera. In una parola, fa il tuo dovere e non fare pazzie. Poi ho scoperto che
potevo divertirmi lo stesso. Un po' meno di prima, ma lo stesso."
"E
ora che conti di fare?"
"Cercare
di spassarmela fin quando mi è possibile. Non avevi notato?"
Al
tramonto, come stabilito, uscirono dalla cripta, ma non andarono subito da Tara.
Buffy, passando davanti a casa sua, era voluta entrare. Che strano, non era
stato toccato niente.
"Tuo
padre ha comprato la casa, forse progetta di tornare qui con Dawn fra un po' di
tempo" rispose Spike alla domanda inespressa di Buffy, che continuava a
vagare per la casa. Poi arrivò fino alla porta di camera sua, e vide che niente
era stato toccato neanche là.
Rimase
a guardarla mentre prendeva una borsa e ci metteva dentro le sue cose. Non
voglio che Dawn le veda e abbia l'impressione che io sono ancora qui, così
aveva detto. Poi sempre insieme andarono al convitto da Tara.
"Se
non urla nei primi cinque secondi, forse ce la facciamo ad entrare e a spiegarle
tutto."
"Quanto
siamo pessimisti. È Tara. Se non le tiravi quel pugno la sua famiglia se la
sarebbe portata via senza tanti complimenti, diciamo che forse un pelino di
gratitudine verso di te ce l'ha."
"E
se non ci riesce?"
"Ti
prego, sono un fantasma o qualcosa di simile, divido una cripta con un vampiro,
vuoi deprimermi ancora di più?" disse Buffy bussando alla porta. Spike
entrò per primo, facendo segno a Tara di stare zitta.
"Ti
prego, so che è incredibile, ma…"
"Tara,
riesci a sentirmi?" disse Buffy una volta entrata.
"Sì
Buffy. Ti sento. Perché sei con Spike?"
"Perché
è l'unico che mi vede."
"Sì,
come da manuale…"
"Come
da manuale cosa?" domandò Spike "Mi sono trovato in casa un fantasma
o giù di lì, che io vedo e tu senti, e tu mi vieni a dire che è
normale?"
"No
che non lo è! Insomma, lo è per certe persone…persone speciali."
"Tara
parla chiaro. Che mi è successo?"
"Sei
morta, su questo non posso fare niente, ma se sei ancora qui è perché hai
ancora qualcosa da fare, che non sei riuscita a sbrigare in vita. Era successa
la stessa cosa a mia madre, per questo lo so."
"Faccende
in sospeso?"
"Sì,
ragazzi, faccende in sospeso. Rifletti, Buffy. C'è niente che rimpiangevi di
non aver fatto mentre precipitavi?"
Buffy
cercò di ritornare con la mente al momento in cui si era gettata dalla torre.
Quanti pensieri aveva in testa…tutte le cose che avrebbe voluto fare, le
persone che avrebbe voluto salutare…Sì, Tara aveva ragione.
"Rimpiangevo
di non aver detto a voi ragazzi quanto vi volessi bene, di non aver abbracciato
un'altra volta Dawn…"
"Queste
sono le tue faccende in sospeso."
"Sì,
ma come farò a sbrigarle se nessuno mi vede a parte lui?"
"A
questo penserò io. Ora l'importante è capire quanto tempo hai."
"Come
quanto tempo ha?"
"Se
rimani intrappolato nel mondo reale quando sei morto, è solo una situazione di
passaggio. Prima o poi le cose tornano a posto, che tu lo voglia o no."
"Quindi
mi devo sbrigare."
"Esattamente.
Comincio a fare un po' di ricerche tra i miei libri, forse trovo il modo di
renderti visibile anche al resto del mondo. Domani venite al negozio…avrò
bisogno del vostro aiuto per dimostrare di non essere impazzita del tutto."
Tara
era arrivata al negozio appena Giles aveva aperto, e gli aveva detto di far
venire tutti perché era successa una cosa molto importante e molto strana.
"Tara,
che significa?"
"Mi
creda, ha dell'incredibile."
La
stessa domanda gliela fecero anche Xander, Willow, e Anya, un po' sorpresi per
quella chiamata.
"Ragazzi,
ve la ricordate la nostra conversazione di ieri?"
"Quella
in cui tu dicevi di sentire le voci? Tara, pensavo che la faccenda fosse
chiusa…e che tu fossi in cura da uno psichiatra" disse Anya attirandosi
un'occhiataccia da Willow.
"Beh,
che ho detto? È quello che abbiamo pensato tutti."
"Io
no" disse Spike entrando nel negozio.
"Non
mi pare di averti chiamato, Spike."
"Frena,
Giles. Sono con la ragazza."
Tutti
si girarono a guardare Tara. "L'hai chiamato tu?" domandò Giles,
"Sì,
e c'è una ragione. A differenza di me, lui ha anche visto a chi appartiene la
risata."
"Ebbene?"
"Buffy."
Tutti
sbiancarono e rimasero a bocca aperta "Buffy? Ma sai quello che dici?"
"L'avevo
detto che era una cosa molto strana. Ma ieri sera sono venuti da me tutti e due,
e abbiamo parlato. A proposito, Spike, dov'è?"
Spike
si girò, e indicò la porta. Buffy era appoggiata contro la porta chiusa, e
aveva un sorrisetto divertito sulla faccia, che non mancò di far sorridere
anche Spike "Te lo già detto oggi che sei impossibile?"
"Solo
cinque volte. Facciamo sei?"
Anche
a Tara venne da sorridere "Vieni qui e piantala."
I
ragazzi guardarono nello spazio vuoto tra Tara e Spike.
Non riuscivano ancora a credere che lì ci fosse veramente Buffy…o
quello che ne rimaneva.
"Giles,
io ho trovato un incantesimo che potrebbe renderla visibile, ma ho bisogno
dell'aiuto di tutti per prepararlo. Ci vorrà un po' " disse poi
rivolgendosi a Buffy e Spike. Buffy sorrise "Io ce l'avrei un'idea su come
passare il tempo…"
Spike
si girò e l'ammonì con un dito "Non pensarci nemmeno. Una volta basta e
avanza."
"Una
volta di…cosa, Spike?" domandò Xander incuriosito
"Sapessi…"
Una
nuvola di fumo, qualche parola in latino, e tutti gli amici di Buffy in cerchio
a formare una catena d'energia. Buffy era seduta su uno sgabello dietro al
bancone, insieme a Spike, mentre osservava i sui amici recitare
quell'interminabile litania. Tamburellava nervosamente le dita di una mano sul
bancone, e Spike impulsivamente gliela afferrò stringendola forte.
"Andrà
bene, piantala di preoccuparti. Mi stai facendo venire mal di testa."
"Ho
solo paura di quanto ha detto Tara, tutto qui."
"Vedrai
che il tuo tempo sarà sempre più di quanto ti aspetti ora."
"Siamo
diventati ottimisti tutto d'un colpo?"
"Vado
a giornata. Non avevi notato?"
"Spike,
ora non montarti la testa per quanto sto per dire, perché se serve arriverò a
negare di averlo detto, ma…grazie. Grazie per non avermi lasciato da sola, e
non avermi buttato fuori. Devo esserti sembrata proprio patetica. Non facevo
altro che piangere."
"Non
è una cosa che capita tutti i giorni, eri spaventata. Non credo avrei fatto
qualcosa di diverso io stesso."
"Tu
avresti rubato una bottiglia di Bourbon e ti saresti sbronzato di brutto"
disse lei voltandosi a guardarlo con un mezzo sorriso.
"Probabilmente
sarebbe andata proprio così. E brava, leggiamo anche nel pensiero ora?"
"Non
credo ne avrò mai l'occasione. Sono morta, ricordi? Sono morta, e per la
seconda volta."
"E
hai avuto questa possibilità. Quanti possono dire altrettanto?"
"Non
ho le statistiche sottomano, non credo di poter rispondere."
"Complimenti.
Hai appena fatto una battuta nel bel mezzo del tuo turbolento stato
emotivo" ridacchiò lui, poi le indicò con un leggero movimento del viso i
suoi amici. Occhi chiusi, continuavano a formare la catena.
"Secondo
te cos'altro stanno facendo?"
"Se
ti dicessi che non lo so neanch'io?"
Nonostante il rito fosse finito già da dieci minuti, tutti
continuavano a tenere gli occhi chiusi, come per paura.
Fu
Willow la prima a sbirciare, aprendo l'occhio destro e guardando vicino a Spike.
Buffy
era lì, dietro al bancone, che parlava col vampiro. Poi, accorgendosi di essere
osservata si voltò verso di lei. Il sorriso di Willow, felice di vederla, fu la
cosa più bella che Buffy avesse mai visto.
"Mi
vedi…"
Willow
annuì, vicina alle lacrime, e diede uno strattone a Xander. Pian piano tutti
aprirono gli occhi, si alzarono, e le si avvicinarono. Tara in disparte
sorrideva compiaciuta, guardando la scena mentre rimetteva a posto tutti gli
oggetti usati.
"Ciao,
ragazzi."
"Buffy…come
al solito non ti ferma niente e nessuno, eh?" le disse Giles.
"Pare
proprio di no."
"Ma
come è possibile? Sei morta, e i morti
sono sottoterra. E gli spiriti di solito escono di notte."
"Anya,
di notte voi dormite o fate altro. Non credo mi sareste stati a sentire…non mi
vedevate neanche!"
"Vero."
"Grazie,
Willow."
Mentre
parlavano, Tara aveva ripreso la polvere rimasta delle erbe bruciate, e ne aveva
riempito una clessidra. Poi si era avvicinata e l'aveva messa con cautela tra le
mani di Buffy.
"Ascolta
con attenzione. Questa clessidra scandirà il tempo che ti resta qui in questo
mondo. Non so quanto sia, mi dispiace, ma dovrai portare a termine quello che ti
sei prefissa prima che la polvere finisca."
"Altrimenti,
che succederà?"
"Te
ne andrai, tu lo voglia o no."
Te
ne andrai, tu lo voglia o no. Tara era stata chiara ed esplicita, nel metterle
in mano la clessidra già voltata. E sapere che il tempo che aveva le stava
scivolando tra le dita non era esattamente la cosa più tranquillizzante del
mondo.
Si
era seduta con l'oggetto in mano, ed era rimasta immobile per ore persa in
pensieri lontani.
Aveva
fatto un sobbalzo quando Spike le aveva messo una mano sulla spalla, e si era
voltata verso di lui.
"Prima
che tu lo dica, parlo io. Sto bene. Sono solo nervosa."
"Troppo
nervosa. Dovresti posare quell'affare e riposare un po'."
"Non
riesco a lasciarla andare. Lo giuro."
Spike
si era inginocchiato, e aveva preso tra le mani la clessidra. Gentilmente la
prese dalle mani di Buffy, e la posò sul tavolino.
"Ora
tu hai bisogno di dormire. Vieni, ti cedo il letto."
"Non
è necessario."
"E
invece sì. Ora fili a letto senza discutere altrimenti…"
Aveva
fatto una faccia seria che non gli si addiceva, e Buffy era scoppiata a ridere.
Appoggiò la testa sul suo cuscino, e chiuse gli occhi. Un'ora dopo, era ancora
sveglia. Continuava a rigirarsi nel letto e non riusciva a calmarsi. Alla fine
decise di alzarsi, e mettendosi una coperta intorno alle spalle andò da Spike
che stava guardando la televisione.
"Che
fai ancora sveglia?"
"Non
riesco a dormire" disse lei appoggiandosi al muro.
"Pensi
ancora a quello che devi fare?"
"Almeno
ho deciso chi voglio salutare per prima. Dawn."
"Briciola
manca anche a me. Mi piaceva averla tra i piedi."
"Era
sempre in mezzo come il prezzemolo…non ho potuto dirle addio come avrei
voluto, l'ho capito solo quando stavo precipitando. Ho capito tante cose in quei
pochi secondi…"
Ora
ricordava tutto della caduta, nei minimi dettagli. Appena chiudeva gli occhi
rivedeva la scena, e cominciava a tremare…D'un tratto si accorse riaprendo gli
occhi che Spike era accanto a lei. Lasciò che la prendesse tra le braccia, la
stringesse forte. E finalmente quella sera riuscì a trovare un po' di pace.
(continua)