LOS
ANGELES - UN MESE PRIMA
Faith
era fuori dalla sua cella, percorrendo con la mano la recinzione che la separava
dal mondo esterno durante la sua ora d'aria. Era una degli ultimi acquisti, e la
sua qualifica di omicida l'aveva preceduta. Non aveva problemi a farsi
rispettare dalle altre, eccetto per un gruppo che l'aveva presa di mira. Le Tre
sorelle. Una sorta di Triumvirato che governava le altre carcerate, e che mal
vedeva quella ragazzina, anche se Faith non ne aveva mai voluto l'intenzione di
sfidarle. A meno che non considerassero l'essere un'eremita una sorta di
provocazione.
"Ehi
bellezza, che fai qui da sola? Ci snobbi?"
"Andate
all'Inferno."
"Oh,
ma sentitela questa pulce. Ci vuole mandare all'Inferno. Forse non si è accorta
di esserci già…"
Faith
non era dell'umore di sentire del sarcasmo, e aveva torto un braccio a quella
che stava parlando, spingendola contro la rete metallica "No, l'Inferno è
da dove vengo io, tesoro. E tu non ci dureresti due secondi."
Le
altre due liberarono la compagna da Faith, e la gettarono a terra.
"Ragazzina, grazie di averci dato un motivo per pestarti. Lo aspettavamo da
tanto."
Erano
in tre, e anche se Faith rimaneva pur sempre una Cacciatrice e quindi una
ragazza fin troppo abile nell'arte di menare le mani, contro quelle tre
energumene e le altre loro amiche quella volta non riuscì a vincere. La guardia
riuscì ad arrivare appena in tempo per interrompere il combattimento. Una delle
tre era sopra di Faith, e continuava a prenderla a pugni. La ragazza però era
svenuta, e tutta sanguinante. La donna chiamò subito rinforzi, e si chinò a
vedere se Faith respirava ancora. Sì, era ancora viva, e la trasportarono
d'urgenza all'ospedale. Aveva lesioni interne, un trauma cranico, un polso
slogato e una gamba rotta. Oltre al resto delle botte. Sembrava che tutto stesse
andando per il meglio, quando il cuore di Faith si fermò. Subito intervennero
con il massaggio cardiaco e il defibrillatore, e riuscirono a farla tornare in
vita. Ma non riaprì gli occhi uscita dalla sala operatoria, una volta svanita
l'anestesia. Era entrata in coma.
SUNNYDALE
- UN MESE DOPO LA MORTE DI BUFFY
Sunnydale,
California. Ad una prima vista non sembrava tanto male, pensò Eve disfacendo la
sua valigia nell'anonima stanza di un anonimo motel. Forse quello dove aveva
alloggiato la sua precedente collega in ordine di tempo, Faith. Boh. Cominciò a
camminare avanti e indietro, provando mille frasi. Salve, sono Evelyn Capshaw,
la nuova cacciatrice. Felice di conoscerla…o conoscerti…o meglio conoscervi,
visto che andava ad assumere il ruolo di quell'altra Cacciatrice e che andava a
conoscere i suoi amici, oltre che l'Osservatore?
Voglio
tornarmene a Londra, pensò sconsolata, lì almeno so come funzionano le cose.
Ma il Consiglio rimaneva il Consiglio, e poi lo aveva promesso al suo
Osservatore.
Basta,
temporeggiare non serviva ad un accidenti di niente, e così prese la sua giacca
di pelle e andò al negozio di magia, dove le avevano detto era facile trovare
tutti i diretti interessati.
La
campanella alla porta, che annunciò la sua entrata, fece rizzare subito la
testa di Anya, per vedere se si trattava di una cliente. No, decisamente no, non
sembrava il tipo.
"Scusami,
sto cercando Rupert Giles. È qui?"
"È
nel retrobottega. Sei inglese anche tu?"
"Si
sente, eh?"
Anya
andò a chiamare Giles, e quest'ultimo fece un sobbalzo nel vedere Eve.
"Signorina
Capshaw, immagino. Lieto di conoscerla."
"Il
piacere è mio, signor Giles."
"Chi
è questa ragazza, Giles?" domandò Anya un po' seccata.
"Anya,
ti presento la nuova Cacciatrice."
Fulmine
a ciel sereno. Anya rimase un tantino sconvolta quando sentì Giles pronunciare
le parole "nuova" e "Cacciatrice" insieme.
"Allora
tu sai. Bene, io sono Evelyn Capshaw, ma tutti mi hanno sempre chiamato Eve.
Piacere di…"
Anya
lasciò precipitosamente il bancone e uscì di corsa dal negozio. Eve rimase con
il braccio a mezz'aria.
"…conoscerti,
Anya."
Anya
corse fino al college da Willow, era sicura di trovarci anche Tara e Xander, e
comunicò loro la notizia.
"Ne
hanno mandato un'altra. 'Ciao mi chiamo Eve'…sono venuta subito a
dirvelo."
"Eve?"
"Strano
diminutivo. Il suo nome per intero è Evelyn. Inglese, alta più o meno come me,
capelli castano chiaro, occhi verdi. È al negozio."
"No,
sono dietro di te" disse Eve apparendo alle spalle della ex demone. Anya
aveva spalancato gli occhi, e lei sorridendo le disse che a momenti non ce la
faceva, a starle dietro. E domandò se poteva entrare.
Anya
si tolse dalla porta, e Eve si presentò a Tara, Willow e Xander.
"Piacere
di conoscervi."
"Sei
inglese?"
"Gallese,
Xander, ma sono vissuta a Londra durante gli ultimi cinque anni."
"Che
sai di questo posto?"
"Bocca
dell'Inferno, punto di convergenza mistica, bla, bla, bla. Quello che c'è
scritto sui libri. Dei punti mistici europei so vita, morte e miracoli, ma
riguardo quelli americani sono carente. Spero di poter contare sul vostro
aiuto."
Tara
annuì e le sorrise, Willow e Xander abbassarono gli occhi, e Anya continuava a
guardarla con ostilità.
Cominciamo
bene, si disse Eve.
Nei
giorni a seguire, Eve e Tara legarono parecchio. Per una strana coincidenza
frequentavano gli stessi posti, piacevano loro le stesse cose, e ormai era
diventata una consuetudine vederle entrare insieme e ridendo. Willow sapeva che
Tara la amava, ma non poteva fare a meno di sentirsi depressa nel vedere quanto
fossero diventate unite dopo neanche una settimana. Ma con qualcuno doveva pur
fare amicizia Eve, loro l'avevano sistematicamente esclusa dalla loro vita. La
vedevano come un'estranea, , e anche se a livello razionale non pensavano fosse
un'usurpatrice del ruolo di Buffy era di fatto quello che sentivano. E che
sentiva anche lei. Aveva letto di Buffy Summers i rapporti che Giles inviava al
Consiglio, aveva fatto ricerche per conto suo, era arrivata a fare domande anche
a quei due esseri viscidi di Quentin e Nigel, e di una cosa era certa. Era una
leggenda. E chi diavolo era lei per arrampicarsi al suo livello? Forse
l'avrebbero accettata, ma ci sarebbe voluto molto tempo e molta pazienza. Nel
frattempo aveva Tara.
Quando
erano certe che non ci fossero, andavano nella palestra dietro il negozio, e
Tara osservava Eve allenarsi. Giles le aveva dato la disponibilità del locale,
ma Anya non aveva perso tempo a farle sapere che era stato creato appositamente
per Buffy. E non per me, completò mentalmente
la frase Eve.
Prese
a pugni e calci il sacco per almeno un'ora filata, sfogandosi di tutta
l'amarezza che aveva dentro. Era veramente una buona cura, secondo lei, meglio
degli zuccheri e di un fidanzato. Poi Tara la vide salire sull'asse
d'equilibrio. Era un attrezzo che Buffy non aveva mai usato, e che Giles aveva
rinunciato a farle apprendere anche se sosteneva che doveva migliorare nei
salti, e che non poteva mai sapere se un giorno avrebbe affrontato un
combattimento in quelle condizioni. Eve invece si divertiva da matti. Tara aveva
paura ogni volta che staccava i piedi o le mani dall'attrezzo, e tirava un
sospiro di sollievo quando ce li rimetteva. Stava terminando l'esercizio con un
salto, quando Anya fece la sua comparsa.
"Ehi!"
Eve
perse la concentrazione e l'equilibrio, cadendo rovinosamente a terra di
schiena. Tara subito corse da Eve, che non si era ancora rialzata, e arrivò
anche Anya.
"Eve,
stai bene?"
"Sì,
tutto OK. Cavolo che volo…"
"Anya,
hai visto che stava saltando, perché non sei stata zitta?"
"Che
ci fa lei qui?"
"Giles
mi ha dato il permesso."
"A
me non l'ha detto."
"Io
sono testimone" esclamò Tara.
"Se
lo dite voi…scusa per l'urlo" disse Anya andando via senza neanche
voltarsi.
Tara
aiutò Eve a rialzarsi, e si accorse della sua smorfia di dolore quando le sfiorò
la schiena.
"Eve?"
"Ho
solo preso una brutta botta, tutto qui."
Ma
a questa balla non credeva né lei né Tara.
Eve
aveva cercato di autoconvincersi che stava bene per tutto il tragitto fino al
motel. Poi si lasciò pure andare alle lacrime di dolore. Si sfilò la
maglietta, e la esaminò vicino ad una lampada. Era stata fortunata, stavolta la
ferita non si era riaperta. Sarebbe stato difficile spiegare a Tara perché
c'era una macchia di sangue sul pavimento e sulla sua maglietta. Poi con qualche
contorsione cercò di vedere allo specchio come stava la sua schiena.
"Non
stai peggio del solito, eh vecchia mia?"
Il
riguardare quelle cicatrici ancora non rimarginate era un tormento. Ma non
poteva dimenticare quello che era successo, non voleva dimenticare Josh.
Contravvenendo a tutte le regole del Consiglio, più che un Osservatore e una
Cacciatrice erano stati l'uno per l'altra rispettivamente il padre e la figlia
che non avevano avuto. Josh l'aveva sempre protetta da loro, non voleva che le
facessero soffrire più di quanto fosse necessario, voleva darle una vita
normale... Il senso di colpa per non essere riuscita a salvarlo le attanagliava
il cuore e la mente. Da quell'incendio si era salvata a malapena lei, non poteva
continuare a pensare a cosa poteva essere se fosse ritornata a casa cinque
minuti prima…avevano continuato a ripeterglielo per giorni, mesi. Ma non si
cancella il dolore per la perdita di una persona cara. Ci puoi convivere, lo
puoi far diventare parte di te, ma ti rimane dentro. Per sempre.
Forse
era per questo che avevano scelto lei. Era la più indicata a capire quello che
stavano passando. Questo da quei vecchi baroni freddi e conservatori non se lo
sarebbe aspettato. Che avessero un cuore anche loro?
Beh,
non era il momento di starci a pensare, era di ronda quella sera e voleva
sbrigare l'incarico nel più breve tempo possibile.
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"Come
sta? Si risveglierà dal coma?" domandò Angel, mentre dai piedi del letto
guardava Faith, priva di conoscenza.
"Non
saprei dire. Dalle lastre abbiamo visto un vecchio trauma cranico, e nella sua
storia clinica c'è stato un lungo periodo di coma. Stavolta potrebbe davvero
non svegliarsi mai più."
Angel
riguardò il viso di Faith, ancora pieno di lividi, e non poté fare a meno di
aver paura che il dottore avesse ragione.
Disse
al dottore di tenerlo informato e gli diede il suo numero di telefono. L'uomo
riguardò un attimo il biglietto da visita, e poi si decise a fare la domanda
che gli girava in testa da quando se l'era visto nel suo studio.
"Ma
lei chi diavolo è?"
"La
sola persona a cui importi realmente di lei."
Povera
Faith. Ci mancava anche questa. Il medico aveva detto che era un vero miracolo
che il suo cuore avesse ripreso a battere…un momento. Allora era rimasta morta
per qualche istante. Che a Sunnydale ci fosse una nuova cacciatrice?
Voleva
scoprirlo, anche se questo comportava tornare sulla Bocca dell'Inferno, rivedere
quei luoghi, lasciarsi sommergere da ricordi dolorosi. Erano passate due
settimane da quando aveva saputo di Buffy, della sua morte, e gli sembrava
ancora fosse successo ieri. E prima che avesse il tempo di pensarci troppo, era
già in viaggio.
Camminava
per una strada che costeggiava il cimitero, immersa nel silenzio. Poi sentì la
voce di una ragazza.
"Senti
tesoro, finiamola qui. Primo, sono stanca di venirti dietro…"
Angel
entrò nel cimitero, alla ricerca della ragazza che stava parlando. Solo allora
si accorse di una moretta che stava combattendo con un vampiro. La ragazza gli
aveva appena ficcato il paletto nel cuore.
"…secondo,
non esco con chi è già morto. Sai com'è, io cacciatrice, tu vampiro…non
funzionerebbe."
La
ragazza si scrollò di dosso la polvere del vampiro e si voltò per uscire dal
cimitero. Fu allora che si trovò faccia a faccia con Angel.
"E
tu chi sei?"
"Non
mordo, non preoccuparti. Bel colpo."
"Grazie,
normale routine. Chi sei?"
"Mi
chiamo Angel."
"Piacere,
Eve. Un momento…hai detto Angel? Angel come l'ex di Buffy?"
"Sei
informata."
"Dio,
scusami, non volevo…"
"Non
fa niente, davvero. Così sei la nuova Cacciatrice?"
"Pare.
Anche se non sono stata accolta entusiasticamente."
"Hanno
perso un'amica preziosa, oltre alla Cacciatrice. Da' loro un po' di tempo."
"Se
servisse a qualcosa lo ruberei anche, ma ci vorrebbe un miracolo per sciogliere
il gelo tra me e loro. Perché sei qui, Angel?"
"Volevo
conoscerti. Tutto qui."
"Perché?"
Angel
si trovò a fissare i suoi occhi, e comprese che non avrebbe accettato una
risposta diversa dalla verità. Le chiese se aveva un posto dove parlare, e Eve
lo portò al motel.
"È
carino, qui…"
"È
una fogna, vorrai dire, ma non credo di potermi permettere molto di più. Ho dei
soldi da parte e con quelli mi pago il college, ma con quello che mi danno come
barista è già tanto se sono qui."
"Faith
non viveva in una stanza tanto diversa da questa, sai?"
"Faith?
Cioè la cacciatrice che ha tradito il Consiglio? Io ero nei dintorni quando è
arrivata la notizia, non hai idea del polverone. Ma mi sono sempre chiesta cosa
aveva portato una ragazza in gamba come lei a comportarsi così."
"Tante
cose, successe troppo in fretta e nel momento sbagliato."
"So
che è in carcere a Los Angeles…o meglio, che era in carcere a Los Angeles. Se
io sono qui significa che lei non c'è più, vero?"
"No.
Faith è in coma, e i medici non sono ottimisti. È stata morta per un due
minuti, per questo sei arrivata tu."
"Santo
cielo, povera Faith…"
"Una
volta abbiamo parlato di questa eventualità, e lei mi ha fatto avere questa
busta. Io non l'ho aperta, è destinata come mi ha detto "Alla cacciatrice
che viene dopo di me". Quindi a te."
"Sai
cosa c'è dentro?"
"Non
me l'ha voluto dire. Ha detto solo "Qualcosa che potrà esserle
utile".
Angel
se n'era andato da un'ora, e Eve guardava la busta appoggiata sul letto. La
apro, non la apro…aveva paura del contenuto, ma voleva anche sapere cosa le
aveva lasciato Faith. E così l'afferrò e la svuotò.
C'era
una lettera, e una specie di pacco.
'
Io non ti conosco, e sinceramente non credo tu mi conoscerai o avrai voglia di
farlo. Il mio nome è Faith, ed ero una Cacciatrice come te. Non ero cattiva, ma
dopo che per errore uccisi un uomo, il mondo per me è cambiato. Diventai la
nemesi di colei che prima era mia amica, il suo nome è Buffy, e rinnegai quella
che ero. Ora sono in carcere, a pagare per il male fatto, e Dio solo sa se e
come ne uscirò. Ma l'importante è che qualcuno, là fuori, continui a fare
quello che va fatto. Io non sono più in grado di farlo. Ma ho fiducia in te.
L'arma che troverai con questa lettera è mia. Direi che può servirti da
ammonimento, a ricordare come si finisce quando ci si dimentica chi si è in
realtà. Spero che a te non succeda mai. Buona fortuna. '
Arma?
Eve riprese in mano il pacchetto e cominciò a scartarlo. In mano le rimase il
pugnale più strano che avesse mai visto. Qualcosa le diceva che se si fosse
presentata al negozio di magia con quello in mano avrebbero fatto un colpo. Loro
odiavano Faith. Lei invece…non sapeva spiegarselo, ma quelle poche righe le
avevano dato l'impressione di conoscerla da una vita. Se si risvegliava dal
coma, non le sarebbe dispiaciuto andare da lei con Angel.
Al
momento però aveva da pensare alle sue lezioni, se voleva diventare un avvocato
entro i trent'anni. Doveva finire una relazione per la lezione del giorno dopo,
e pregava di non addormentarsi come al solito.
La
sveglia suonò cinque ore dopo, svegliandola di soprassalto. Nel panico, riguardò
la relazione, e tirò un sospiro di sollievo quando si accorse che l'aveva
finita. Oggi devo correre, si disse, e aveva ragione. College, allenamenti, il
dottore, i compiti, l'ostilità degli altri…
Non
ricordava di aver avuto giornate tanto piene quando ancora stava a Londra. Forse
doveva ancora abituarsi all'America, ai suoi ritmi. Anche Giles glielo aveva
detto. Era quello più depresso per la morte di Buffy, ma era sempre così. Un
Osservatore che perde la sua Cacciatrice si sente come se avesse fallito in
qualcosa. È stata colpa mia? Potevo evitarlo? Cosa poteva essere se…? Certe
volte andava da lui, e si sedeva sul divano ad ascoltarlo. Sentiva che ne aveva
bisogno, e in questo modo riuscì anche a comprendere meglio gli altri. Tutti
gli altri, a parte uno. Ripensando a quella persona scoppiò a ridere,
attirandosi un'occhiata incuriosita da Giles, e poi gli disse che doveva tornare
a casa sua a prendere qualche arma. Doveva andare di pattuglia.
Invece
passò al negozio di liquori sulla Terza strada a prendere una bottiglia di
Whisky scozzese, e al Bronze per farsi dare due porzioni di ali di pollo in
salsa agrodolce. Poi andò al cimitero, e rimase appoggiata allo stipite della
porta di quella cripta fino a quando Spike non si accorse di lei.
"Eve."
"Ciao.
Come ti è andata oggi?"
Il
vampiro la guardò di sottecchi, poi notò quel che aveva in mano e abbozzò un
sorriso "Meglio di come è andata a te, se ti trovi qui con una bottiglia
di whisky. Forza, entra."
Eve
si sedette sul bracciolo della poltrona, mentre Spike ammirava il liquore
controluce.
"Lo
vuoi bere o mettere in cornice?"
Spike
le lanciò la bottiglia, e lei ne bevve un sorso per poi appoggiarsi allo
schienale della poltrona.
"Evelyn,
sputa il rospo."
"Non
ho rospi da sputare, e tantomeno altri anfibi. Solo il solito complesso
d'inferiorità" disse lei rilanciandogli la bottiglia. Lui riempì due
bicchieri, e avvicinandosi gliene porse uno.
"Credo
di sapere come ti senti" le rispose sedendosi in poltrona.
"Ah,
davvero?"
"Ho
vissuto con Angelus, e lui era considerato una pietra di paragone. Tu che
dici?"
"Dio,
che situazione…speravo le cose potessero cambiare, ma mi sto rendendo conto
che rimarranno così. Lei su un piedistallo, e io a sfogarmi con te."
"Sei
gelosa?"
"No,
sapevo cos'ha fatto e perché è morta. Sono onorata di prendere il suo posto.
Ma quello che nessuno ha ancora capito è che non voglio gareggiare con lei, o
dimostrare di essere migliore…non ci riuscirei, punto e basta."
"Chi
è che bastona più forte?"
"Anya,
seguita da Xander. Poi viene Willow, e per ultimo Giles. Tara è l'unica che mi
abbia dimostrato da subito amicizia."
"Passi
Xander, aveva un debole per lei fin dal liceo, Willow, che era la sua migliore
amica, e Giles, il suo Osservatore. Anya perché ce l'ha con te?"
"E
lo vieni a chiedere a me? Forse non le piacciono le mie scarpe, i miei capelli,
come mi pettino, forse teme che le possa portare via Xander. Credi che dovrei
dirle che mai al mondo mi interesserei a lui?"
"Forse,
ma occhio all'effetto contrario. Potrebbe odiarti perché ritieni non attraente
il suo uomo."
"Ammazzami,
ti prego, e poni fine alle mie sofferenze!"
"Ti
farei volentieri anche diventare un vampiro, ma sai com'è…chip nella
testa."
"La
vita fa proprio schifo…" mormorò lei bevendo un altro sorso di liquore.
"Quanti
anni hai, Eve? Ventidue? E sei ancora convinta che il mondo sia perfetto?"
"Ehi,
tu hai almeno un secolo più di me, hai avuto solo più tempo per pensarci, non
darti arie da filosofo."
(continua)