Rientrando
a casa dal liceo dove insegnava storia, Buffy sentì dei rumori di lotta venire
dalla stanza dove lei si allenava. Al solito, pensò lei affacciandosi sulla
porta. Cathy e Angel stavano lottando insieme. Il vederli combattere le faceva
ricordare un tempo lontano, quindici anni prima, quando al suo posto c'era lei.
Il rumore di Cathy messa violentemente a terra da Angel la riscosse dai suoi
pensieri.
"Catherine,
quante volte ti ho ripetuto di rimanere concentrata!"
"Lo
ero papà, accidenti! Tu sei troppo forte per me, lo sei per chiunque."
"Non
per me" disse Buffy avvicinandosi.
"Mamma!"
esclamò Cathy alzandosi dal pavimento e andando a salutarla.
"Ciao
Buffy."
"Angel.
Cosa c'è, vi stavate divertendo senza di me?"
"Sì,
proprio divertendo. Papà mi ha massacrato come al solito."
"Angel,
sbaglio o ti avevo detto di non andarci pesante?"
Ma
Angel non la stava a sentire. "Cosa avevi detto prima di entrare?"
Buffy
aggrottò le sopracciglia.
"Hai
detto di potermi mettere al tappeto."
"Se
non ricordo male ci sono anche riuscita un paio di volte, amore."
"Vediamo
se ti ricordi come si fa. Sai, il tempo passa per tutti…"
Ci
risiamo, pensò Catherine asciugandosi il sudore, mentre guardava sua madre
levarsi la giacca e avvicinarsi ad Angel. Ogni volta che si allenavano tra loro,
sembrava che il fatto di avere una figlia o anche quello di vivere insieme da
quindici anni sparisse. Ritornavano ad essere Buffy e Angelus, la slayer e il
vampiro.
Ormai
Catherine sapeva ogni cosa sul passato dei loro genitori. Sapeva chi era sua
madre, cos'aveva fatto suo padre, e cosa fondamentale sapeva cosa sarebbe
diventata. Era per questo che aveva domandato ai suoi genitori di addestrarla.
Ricordava ancora l'occhiata perplessa che si erano scambiati, ma non si erano
tirati indietro. Buffy si occupava della teoria, e di insegnarle le arti
marziali, Angel di allenarla a combattere contro un vampiro, e si era dimostrato
un maestro severo e intransigente. A volte forse anche troppo, ma Cathy aveva
una tale adorazione per il padre che deluderlo era l'ultima cosa che voleva.
Buffy
con un calcio aveva spedito Angel contro la parete, e il colpo lo aveva lasciato
intontito per qualche secondo.
"Sì,
tesoro, passa proprio per tutti."
Angel
si era subito rialzato, e le aveva tirato un pugno allo stomaco e uno alla
schiena, lasciandola a terra. Stava per chinarsi su di lei, quando lei gli fece
lo sgambetto e si mise sopra di lui. Lui agilmente la imprigionò a terra,
schiacciandola col proprio peso, e cercando di morderla. Perlomeno era la paura
che aveva Buffy ogni volta che lui si avvicinava al suo collo. Non sapeva cosa
poteva girargli in testa, e quel gioco era sempre come una sorta di roulette
russa.
Angel
sogghignò, e le mordicchiò il collo con i denti. Gli piaceva spaventarla ogni
tanto, e stava ancora sorridendo quando l'aiutò ad alzarsi e la prese poi tra
le braccia per darle un bacio.
"Ehi,
voi due! Volete che me ne vada?"
"No"
disse Buffy staccandosi da Angel un po' a malincuore "Cathy, sbaglierò, ma
credo che tu mi debba dare qualcosa."
"Cosa?"
"Non
lo so…ad esempio la tua pagella?"
"Ecco
il guaio di avere mia madre nel mio stesso liceo. Sa troppe cose…e non
guardatemi così! Se non vi piace posso almeno avere cento metri di
vantaggio?" disse consegnandola nelle mani della madre.
Ma
lo sapevano tutti e tre che quello era solo una specie di rito. Cathy non aveva
mai portato a casa un voto più basso di una B, e Buffy a volte pensava che più
che figlia sua pareva figlia di Willow.
Già,
Willow. Non aveva più visto e sentito lei, sua madre e gli altri da quella
notte di quindici anni prima, quando aveva fatto i bagagli e aveva lasciato
Sunnydale. Le erano mancati da impazzire le prime settimane, e si era buttata a
capofitto nello studio, nell'allenamento, e nella caccia, fino a quando si era
accorta che non faceva più male pensare a loro. Angel non le aveva mai detto
niente, ma c'era sempre stato. Ormai non ricordava neanche più quante volte nei
momenti di malinconia l'aveva sentito vicino a lei, in quel perfetto silenzio
che nel loro caso diceva quello che le parole non sarebbero mai riuscite ad
esprimere appieno.
Buffy
stava riguardando nel suo studio i compiti in classe di suoi studenti, ma aveva
la testa altrove e non riusciva a concentrarsi. La mente le tornava sempre
all'incontro che aveva avuto col preside, alcuni giorni prima, e alle parole che
le aveva detto. Sembrava che il professore del liceo di Sunnydale fosse rimasto
ucciso "a seguito di un attacco di cani e al loro morso sul collo", e
che lei essendo anche della città era stata scelta come supplente per tutto il
semestre successivo. Era subito stato chiaro che non voleva un no come risposta,
e lei per prendere tempo aveva risposto che doveva rifletterci un po' con la sua
famiglia, altrimenti detto con Angel.
Dimostrando
un cinismo che gli aveva visto solo in rarissime occasioni, le aveva detto che
si sarebbe rimesso alla sua decisione. Odiava quando faceva così. Buffy si alzò
con uno scatto rabbioso dalla scrivania, e andò diretta alla sala dedicata agli
allenamenti per sfogarsi prendendo a pugni e calci il suo sacco, ormai al limite
dell'utilizzabile.
Lo
faceva con tanta forza che Angel riusciva a sentirla dalla sua biblioteca, nel
seminterrato, e chiudendo il libro che stava leggendo decise di andare a vedere
chi delle due donne della famiglia fosse furiosa con il mondo intero.
Non
si stupì affatto di trovarci Buffy, e quando smise di tirare pugni le domandò
se ora si sentisse meglio.
"Tu
che dici?" rispose lei senza neanche voltarsi.
"Ancora
quella faccenda di Sunnydale, vero?"
"Sì.
Ancora quella. Mi dispiace di non essere algida come te, e di non saper
nascondere quanto la cosa non mi piaccia."
"Buff,
mi permetti di dire quello che ne penso ora?"
"Tanto
lo faresti anche se ti dicessi di non farlo, quindi…"
"Ce
ne siamo andati per Cathy, perché i tuoi amichetti, Giles, e tua madre non
interferissero con la nostra vita. Sono passati quindici anni. Non ti sembra ora
di chiudere definitivamente i conti?"
"Loro
ti odiano, e odiano me perché ho preferito te a loro. Non voglio che Cathy
abbia a soffrire, e venga messa in mezzo ad una lotta che riguarda solo
noi."
"Deve
sapere da dove viene, e deve sapere anche da dove verranno tutte le possibili
minacce alla sua vita. La Bocca dell'Inferno non scherza, come tu sai piuttosto
bene."
"Come
pensi la prenderà?"
Domanda
stupida. Di nuovo Buffy e Angel si scambiarono quell'occhiata perplessa, quando
videro la reazione di Catherine alla notizia.
"Sunnydale?
Ci trasferiamo sulla Bocca dell'Inferno? Grande! Ho sempre sognato farci un
giro…cioè, non prendetemi per matta, è solo che sono molto curiosa al
riguardo. È un centro di convergenza mistica così potente, merita uno studio.
Se poi sarò veramente io la slayer di questa generazione è meglio che ne
sappia di più…"
"Sa
parlare amore. Glielo hai insegnato tu" sussurrò divertito Angel a Buffy,
che guardava la figlia entusiasta di quella novità.
"C'eri
anche tu a darmi una mano, sai?"
E
alla fine dovette capitolare. Buffy Summers e Angelus di nuovo a Sunnydale.
Chissà che sarebbe successo quando i loro ex amici lo avrebbero saputo.
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Cathy
come al solito era arrivata tardi alla lezione della prima ora, ed era
preoccupata da morire. La professoressa d'Informatica aveva fama di essere una
tosta, e anche di essere una che prendeva come affronto personale il ritardo dei
suoi studenti. Entrò in laboratorio silenziosa come un gatto, e ringraziando il
cielo la donna, che stava scrivendo alla lavagna, non si accorse di niente. Una
volta tornata alla cattedra, prese i fogli del precedente compito in classe e
cominciò a distribuirli. Pioggia scrosciante di insufficienze, tranne
Cathy e altri cinque. Passando accanto a Cathy, la donna
si complimentò per l'ottimo lavoro.
"Certo,
signorina Summers, se si degnasse di essere più puntuale credo che la sua media
non potrebbe che trarne beneficio."
Catherine
desiderò sprofondare, ma sapeva che sarebbe riuscita a farsi amica quella
donna. Aveva un modo di fare che le ricordava quello di suo padre, e riuscire a
far breccia in quella corazza era stata la cosa più difficile e soddisfacente
di tutta la sua vita. Ci sarebbe riuscita un'altra volta, ne era certa.
Camminare
per il corridoio di quel liceo le sembrava una cosa stranissima. Era come
tornare indietro nel tempo, pensò mentre varcava le porte della biblioteca.
Proprio come l'aveva sempre vista, niente di più, niente di meno…
"Posso
aiutarti?"
Cathy
sobbalzò, e si voltò verso l'uomo che aveva parlato "Lei è Rupert Giles?
Il bibliotecario?"
Giles
rimase imbambolato a fissare la ragazza, domandandosi come facesse a sapere il
suo nome. Poteva contare sulle dita di una mano le persone che sapevano come si
chiamava, e di sicuro nessuno studente.
"Sì.
Ti serve qualcosa?"
"Una
monografia. Su Leonardo. Dove…?"
"Terzo
scaffale a destra, la in fondo."
Cathy
sparì tra gli scaffali, alla ricerca, e le capitò di sentire una conversazione
tra Giles e un altro uomo.
"Ne
sei certo?"
"Li
ho visti. Insieme. Lei che dice, Osservatore?"
"Santo
cielo, non ci voleva. Non riesco a crederci, e non ci crederanno neanche
loro."
"Non
credo che per loro sia questa grande sorpresa. Li conoscono."
"Quei
due sono imprevedibili, hai ragione."
"Non
ti trattengo. Non è esattamente l'ora del giorno a te più congeniale,
vero?"
"Sono
le nove del mattino, praticamente ancora notte fonda per me" ridacchiò
l'altro.
Cathy
a quel punto fece la sua comparsa sulle scale col libro in mano, per vedere chi
fosse l'interlocutore di Giles, ma l'uomo era già sparito.
"Ho
trovato il libro."
"Bene,
ma se non sbaglio è la prima volta che vieni. Dovrai dirmi il tuo nome e il
resto."
"Catherine
Anne Summers. 16, Madison street. Sono al primo anno."
"Summers?"
Furono
interrotti dall'arrivo di una professoressa, così Cathy poté svignarsela prima
che potesse fare qualche collegamento. La donna si avvicinò "Giles, sta
bene? Sembra abbia visto un fantasma!"
"No,
Willow. È solo la ragazza che è appena uscita. Mi sembrava così familiare, ma
sono sicuro di non averla mai conosciuta."
"Ora
che mi ci fa pensare, anch'io ho avuto questa impressione a lezione. Come si
chiama?"
"Summers.
Cathy Summers."
"Coincidenze,
Giles. Coincidenze. Non possiamo sobbalzare ogni volta che sentiamo il cognome
Summers. Buffy se n'è fregata di noi. Perché a noi dovrebbe fregare ancora
qualcosa di lei?"
"Perché
lei e suo marito sono di nuovo in città."
"Maledizione,
l'equilibrio andrà a farsi benedire. Dobbiamo impedire loro di creare il casino
di 15 anni fa."
"Willow,
ricordati chi sono."
"Certo
che lo ricordo" disse la ragazza uscendo. "Sono due traditori."
"Ecco
fatto" disse Buffy sedendosi sulle ginocchia di Angel, seduto in poltrona.
"Ora abitiamo di nuovo qui. Non capisco perché hai lasciato che Cathy
andasse a vivere al pensionato. È ancora una bambina…"
"Meno
legami ha con noi meglio è. Ricordati che se la trovano Spike e Dru…"
"O
Giles e gli altri…Sì, forse hai ragione. E poi se la sa cavare, è più forte
di quanto sembra."
"Tale
e quale a sua madre. Sono quindici anni che devo sopportare due come
voi…"
Buffy
sorrise e gli diede un bacio, poi sentirono la serratura scattare. Era Cathy.
"Ma
non posso lasciarvi due secondi che subito vi mettete a pomiciare?"
"Si
sente che è tornata…" mormorò Buffy ad Angel, facendolo ridacchiare
"Forza, com'è andata?"
"Bene.
Bella scuola, bella biblioteca. Bibliotecario disponibile. Avevate ragione, è
ancora Giles."
"Certe
cose non cambiano mai."
"Lo
conoscete vero? Sapete il suo nome…"
"Era
il mio Osservatore, prima che io prendessi il volo."
"Ora
capisco perché ha strabuzzato gli occhi quando ha sentito il mio cognome."
"Avrà
pensato ad una coincidenza. Non sa di te."
"È
per me che ve ne siete andati?"
"Lo
avremmo fatto comunque, Cathy, non ti sentire in colpa. Chi altro hai
visto?"
"Un'altra
persona, ma per modo di dire. Parlava con Giles mentre cercavo i libri. Parlava
di qualcuno che è tornato in città, ed era preoccupato. Si rivolgeva a lui
chiamandolo Osservatore, magari parlavano di qualche demone. Chi può dirlo,
magari inizio la mia vita qui facendo secco quel qualcuno. Oh, che tardi, devo
correre al convitto per studiare. Ciao, non divertitevi troppo!" esclamò
prendendo la porta.
Buffy
e Angelus però non erano affatto contenti di quel che avevano saputo. Sapevano
a chi si riferiva Giles.
"E
bravo il tuo Osservatore. Si è svegliato quando pregavo che non lo
facesse!"
"Speriamo
non capitino altre complicazioni. Angel, loro sono il mio passato. Il mio futuro
è con te e Cathy. Non voglio altro…"
"Buffy
e Angelus sono di nuovo qui" sussurrò Willow al telefono di casa sua.
"Buffy
la cacciatrice e quel Angelus? Le
alleanze e l'equilibrio…"
"Già,
e non voglio che vada tutto all'aria. Pensi di poterti occupare di lui?"
"Occuparmi
di lui?"
"Sì,
proprio in quel senso Faith. Non voglio sia più neanche una minaccia."
"Sai
bene che lo farò, Willow. Ma Buffy era la tua migliore amica. Perché vuoi
farla soffrire a quel modo?"
"Proprio
perché è Buffy. Ti saluto, aspetterò tue notizie."
Willow
a quel punto si rilassò sul divano, e riprese in mano il calice di vino che
aveva poggiato sul tavolino. Improvvisamente qualcuno bussò alla porta, e
ricordandosi di non aspettare nessuno prima di aprire prese in mano un paletto.
Fu quasi tentata di usarlo quando vide Buffy davanti a lei, invece lo mise giù
e la abbracciò stretta.
"Mio
Dio! Sei tornata!"
"Quanto
mi sei mancata Will…"
Le
due ragazze uscirono a fare due passi, parlando un po' dei vecchi tempi. A
Willow tremavano le mani a sentire quanto Buffy era stata felice, ma si impose
di dominarsi.
Buffy
aveva omesso volontariamente di parlare di Cathy, aveva come un sentore di
pericolo nel profondo. Un brutto presentimento, che però ricacciò subito
indietro. A furia di vivere con Angel, era diventata sospettosa di tutto e di
tutti anche lei. Ad un certo punto Willow però si era fermata, e si era voltata
a guardarla con uno sguardo di ghiaccio.
"Buffy,
era ora che ci onorassi della tua presenza. Sono passati quindici anni dal
giorno in cui ci hai mollati, lo sai?"
"Mi
avete cacciato voi, e lo sai benissimo."
"E
tu hai preferito il tuo amante a noi. E lo accetto. Angel dev'essere davvero
l'essere più perfetto al mondo, e l'unico in grado di darti quello che vuoi, ma
quello che non accetto, tesoro, è il fatto che mi hai lasciato qui, sola, a
combattere una battaglia che invece era la tua."
"Non
ho mai smesso di cacciare i vampiri."
"Il
tuo posto era qui."
"Chi
diavolo ti credi di essere per venirmi a dire di aver sbagliato tutto?"
"La
persona che finalmente ti farà scontare tutto il male che hai fatto" e
Buffy dovette piegarsi in due a causa del pugno che la donna le aveva appena
tirato allo stomaco.
"Questo
era per le lacrime di tua madre il giorno che hai preferito lui a noi."
"Willow,
non voglio farti del male…"disse Buffy rialzandosi, e tossendo un po'.
Willow allora le tirò un pugno in faccia
"Questo
è per aver ridotto Giles al fantasma di sé stesso."
E
continuò a colpirla, ogni volta adducendo una motivazione: la morte di Joyce,
il coma di Cordelia, la partenza di Xander...
Buffy non aveva accennato a difendersi perché non voleva alzare le mani contro
di lei, perché ancora le voleva bene, ma cominciò a cambiare idea quando le
vide in mano un pugnale.
"E
ora veniamo a me."
Buffy
a quel punto si era scagliata contro Willow, cercando di toglierle di mano
l'arma, ma dovette riconoscere che i colpi che le sferrava erano frutto di un
lungo allenamento. Si domandava se fosse veramente colpa sua, ma quello non era
il momento e tantomeno il luogo adatto. Aveva appena cominciato a reagire,
quando qualcuno alle spalle l'afferrò con forza alla vita, minacciando di
toglierle il respiro.
"Era
ora che arrivassi" sbottò Willow, alzandosi e levando la terra dal
vestito.
"Scusa
amore" esclamò Spike "Problemi con Drusilla."
Poi
si rivolse a Buffy "Ma guarda chi abbiamo qui. Buffy Summers. Tu non sai da
quanto tempo aspettavo questo momento…" disse stringendo la presa, e
strappandole un gemito di dolore.
"Ti
dispiace se resto?"
"Davvero
vuoi, Willow? Dio, è colpa mia, ti ho fatto diventare quella che sei…e mi
piaci ancora di più" e piantò le sue zanne nel collo di Buffy. La
lasciarono in fin di vita a terra, con il pugnale nell'addome per confondere le
acque. Idea di Willow, che poi le si avvicinò per dirle qualcosa.
"Questo
in verità era un ringraziamento. Mi ha fatto diventare quella che sono, devo
ringraziare solo te per questo. Ma ora non mi servi più."
Angel
era nell'ala rianimazione dell'ospedale, cercando qualcuno che potesse andargli
bene come cena, quando si accorse che due medici stavano correndo giù.
Parlavano di una ragazza brutalmente aggredita e in fin di vita al Pronto
Soccorso. Non sapeva perché si sentisse tanto agitato e spaventato, o perché
corse giù anche lui, ma trovò la risposta appena vide Buffy sul lettino,
attorniata da medici urlanti che stavano cercando di salvarle la vita. Lo
sguardo di Angel continuava ad andare dall'ECG al viso di Buffy, e viceversa,
fino a quando non vide che il tracciato era diventato piatto. E allora sembrò
che il tempo si fermasse. Osservò come pietrificato i medici determinare l'ora
del decesso, e uscire arrabbiati con sé stessi per non essere riusciti a
salvare quella giovane donna. Quando non ci fu più nessuno, entrò.
Sembrava
dormisse, non sembrava diversa da tutte le volte che l'aveva vista al mattino,
prima che lei si svegliasse e gli facesse un sorriso. Ma stavolta quel sonno di
morte era eterno, e i suoi occhi verdi non avrebbero mai più incrociato i suoi.
"Mi
scusi, non può stare qui" disse un'infermiera entrando. "Solo la
famiglia…"
"Sono
io la sua famiglia, maledizione!" urlò lui furioso, facendo
scappare la donna.
Poi
lo sguardo tornò a guardare il viso di Buffy, e si addolcì all'istante
"Sono io la tua famiglia, ora e per l'eternità."
Le
carezzò i capelli, e depose un bacio sulla sua fronte. Poi uscì dall'ospedale.
Doveva
dirlo a Cathy, e preferì non usare mezzi termini o inutili giri di parole.
Cathy,
tua madre è morta, ecco quanto le aveva detto, e le parole avevano attraversato
la mente della ragazza come una lama, facendola crollare in lacrime tra le
braccia del padre, e poi scappando via.
Angel
allora si era seduto in poltrona, la stessa dove quella mattina Buffy gli aveva
detto che il suo futuro era con lei e Cathy, che non voleva altro dalla vita…
Fu
in quell'istante che realizzò di stare piangendo.
Quando
Cathy aveva fatto ritorno a casa del padre per vedere come stava, aveva trovato
la casa vuota. Angelus era uscito a caccia, ma ogni volta che cercava di
attaccare una donna era il viso di Buffy che vedeva. Più cercava di levarsi
dalla testa la visione di lei morente, più questa ritornava, sempre più forte
e vivida. E fu in quello stato che incontrò l'ultima persona che si sarebbe
sognato di incontrare. Drusilla.
Era
cambiata, non aveva più lo stesso sguardo che aveva un tempo, e il suo sorriso
aveva lasciato il posto ad una espressione malinconica che Angelus non ricordava
di averle mai visto.
"Il
mio angelo…quanto ho aspettato il tuo ritorno."
"Salve
anche a te, Drusilla."
La
vampira gli si avvicinò, e gli mise una mano sul cuore chiudendo gli occhi
"Lo sentivo, hai perso una parte di te. La Cacciatrice non cammina più in
questo mondo, è così?"
"Le
tue visioni non hanno mai sbagliato."
"Vattene
finché sei in tempo, Angelus. Questa città non è il posto che ricordi."
"Che
è successo?"
(continua)