Guardava il soffitto ormai da ore. Di dormire pareva non se ne parlasse anche per quella notte.

Buffy si rigirava nel letto da ore, si era alzata a bere un bicchiere d'acqua, aveva anche cominciato a leggere il libro più noioso che avesse sottomano. Niente. Sentiva una morsa allo stomaco quasi dolorosa, il cuore le batteva forte, ed era in preda al nervosismo più assoluto. Ma per cosa poi non lo sapeva. Non aveva trovato Angelus a caccia, e lui non sarebbe potuto entrare in casa mai più grazie all'incantesimo che Willow aveva fatto. La sua vita era un inferno, grazie a lui, ma ora cominciava a diventare sopportabile. Andò alla finestra, e lasciò che l'aria fresca le sfiorasse il viso e le scompigliasse un poco i capelli. Quando riaprì gli occhi, si accorse che Angelus era seduto sul tetto, a neanche dieci centimetri da lei. La fissava dritto negli occhi in silenzio, e poi stese la mano simulando il gesto di farle una carezza sulla guancia. Buffy chiuse gli occhi, immaginando di sentirla davvero attraverso quella barriera magica, e poi a fior di labbra mormorò le parole fatidiche: ti invito ad entrare.

La magia era spezzata, ed Angelus lentamente entrò nella stanza di Buffy. La percorse a lungo con lo sguardo, poi le sfilò la maglietta di quattro taglie più grandi che usava come camicia da notte e iniziò a baciarla sul collo, scendendo verso la spalla. Ora il nervosismo di Buffy era passato, aveva capito chi ne era la causa, e mentre Angelus la adagiava sul letto si chiese se sapesse quello che stava facendo, ma poi si rese conto che niente le importava, eccetto il suo amante. Lo guardò mentre mutava faccia, indeciso se morderla o no e si strinse a lui quando le affondò le zanne nel collo. Quando poi la lasciò andare la baciò, le labbra ancora sporche di sangue.

 

Angelus se n'era andato prima dell'alba, lasciando Buffy che dormiva profondamente. Quando si era svegliata, le era dispiaciuto non trovarlo lì, ma sapeva sarebbe tornato. E infatti così fu per le tre notti successive. Il mattino dopo l'ultima visita del vampiro, quando Joyce andò a svegliare sua figlia trovò gli armadi vuoti e un biglietto.

Addio. Non cercarmi. Buffy.

La madre di Buffy teneva il biglietto con mano tremante, rifiutandosi di credere a quello che stava succedendo. No, non era possibile. Era quasi in lacrime quando corse a scuola da Giles. Lo aveva trovato che discuteva con gli amici di sua figlia, e mostrò loro il biglietto. Subito cercarono di consolarla, Buffy ritornerà, non si preoccupi, sa badare a se stessa, non le succederà niente. Ma cinque mesi dopo queste certezze iniziavano a vacillare.

 

Fu solo per caso che la incontrarono. Cordelia aveva trascinato Xander a fare spese al centro commerciale, e quando uscirono dal terzo negozio di scarpe l'attenzione di Xander fu catturata da una biondina vestita di verde. Era rimasto letteralmente a bocca spalancata, e Cordelia tirandolo per un braccio gli domandò cosa mai avesse visto. Lui le indicò la ragazza. Buffy. Senza perdere tempo, Cordelia chiamò al cellulare Willow, che poi chiamò Giles e Joyce dicendogli di correre, che avevano visto Buffy. Poi le si avvicinarono.

"Buffy…allora stai bene!"

"Certo che sto bene Xander. Perché non dovrei?"

"Sei scomparsa nel nulla…temevamo che Angel ti avesse ammazzato!"

"Angel? Tu non lo conosci. Mi ama, non ha mai smesso, e neanch'io. Mi ci è solo voluto un po' di tempo per capirlo. Vivo con lui ora."

 

Buffy aveva fatto ritorno al vecchio appartamento di Angel qualche ora prima del tramonto, e lo aveva trovato già sveglio che leggeva un libro. Era così attento alla lettura che non si era accorto del suo rientro, e Buffy ne aveva approfittato per avvicinarglisi in silenzio. Angel però stava solo facendo finta, e sfruttò l'occasione per afferrarla fulmineamente alla vita e attirarla verso di sé, strappandole un gridolino di sorpresa misto a divertimento. Si era ritrovata con la testa appoggiata ad un bracciolo, mentre Angel chino su di lei continuava a baciarla, e con la mano libera si era insinuato sotto la sua maglietta a carezzarle il seno.

"Ma non devi uscire tra poco?"

"Manca ancora abbastanza al tramonto."

"Allora, in questo caso…"

Il passo dalla poltrona al letto fu estremamente breve.

Buffy, con la testa appoggiata sul petto del suo amante, si sentiva sicura e protetta. Una sensazione così intensa non l'aveva mai provata neanche da piccola, quando i suoi genitori ancora si amavano. Sua madre non aveva preso per niente bene il fatto che lei vivesse con Angel, e le aveva imposto di scegliere tra lui e la sua famiglia. L'espressione che aveva quando le aveva risposto che sceglieva lui le aveva dato un nodo allo stomaco. Sapeva di averle spezzato il cuore, ma non poteva farci niente.

"Buffy, cosa c'è?" le chiese il vampiro, chinandosi a guardarla.

"Niente. Perché questa domanda?"

"Questo" le disse mettendole una mano sul cuore, che aveva cominciato a batterle forte "non mente mai. Che succede?"

"Forse sei tu a farmi questo effetto…" tentò di svicolare lei, ma lo sguardo indagatore di Angel le fece capire al volo che non se l'era bevuta.

"D'accordo, ho incontrato mia madre, Giles, e il resto della banda. Mi hanno imposto di scegliere, e io ho scelto te. Lo sguardo che aveva mia madre negli occhi…non riesco a dimenticarlo. Volevo essere per lei una figlia perfetta, invece eccomi qui."

"Pentita?"

"No. Mi dispiace solo che non riesca a capire quanto ti amo."

"Prima o poi se ne farà una ragione, Buff" le disse sciogliendosi dal suo abbraccio e alzandosi dal letto per rivestirsi.

"Dove vai?"

"Lo sai bene dove vado."

Certo che lo sapeva. Andava al Bronze, insieme con Spike. Andava a nutrirsi, e quindi a uccidere qualunque ragazzo o ragazza gli fosse capitato a tiro. Poteva anche aver mandato al diavolo la sua vita di prima, ma il suo istinto di cacciatrice no, l'avrebbe seguita fino alla morte, e non poteva negare che quello che faceva Angel le dava un po' fastidio. Decise di alzarsi anche lei, e questa volta fu Angel a domandarle sorpreso dove voleva andare.

"Lo sai bene anche tu dove vado."

A caccia, era sottinteso. In molti non vedevano di buon occhio il fatto che la compagna di Angel fosse anche l'angelo vendicatore di tutte le persone che morivano, e lui lo sapeva benissimo anche se nessuno aveva mai avuto il fegato di venire a lagnarsi da lui. Che strana coppia erano. Si amavano alla follia, ma non avrebbero mai rinunciato per l'altro a quello che erano. La osservò prepararsi in silenzio, prendere i paletti da un baule che si era portata con lei. Gli passò accanto per uscire, e lui l'afferrò alle spalle, attirandola verso di se, e dandole un bacio sui capelli.

"Non farti male. Capito?"

Lei sorrise senza guardarlo, e dolcemente si liberò della sua stretta per uscire di casa.

 

Calma piatta. Buffy camminava per il cimitero, avvolto in una leggera nebbia, aspettando che qualcuno risorgesse, ma forse avrebbe fatto meglio ad andarsene a dormire. Doveva studiare, avrebbe dato gli esami come privatista tra poco e aveva il cocente desiderio di non ripetere l'anno. Un rumore improvviso le fece voltare la testa, e si accorse di non essere sola. C'erano anche Willow, Cordelia, Xander e Giles, e parevano alquanto sorpresi di vederla lì con un paletto in mano.

"Ma guarda, cinque mesi da quando me ne sono andata ed è la prima volta che vi trovo. Volete darmi una mano o semplicemente farvi ammazzare?"

"Per quello basterebbe Angelus e cinque minuti a testa, se non meno."

"Non vi torcerà un capello."

"E come diavolo lo sai?"

"Gliel'ho fatto giurare, e lui mantiene le promesse. Quindi rilassatevi e tornatevene a casa. Qui basto io."

"Certo, perché immagino che una Slayer amante di un vampiro sia ancora più spietata verso gli amici del suo uomo!" aveva commentato sarcasticamente Xander facendo venire voglia a Buffy di prenderlo a pugni. Lui più degli altri non sopportava la sua scelta, ed era facile intuire anche il perché. Si era preso una cotta per Buffy da subito, e lei non l'aveva neanche mai preso in considerazione.

"Va all'Inferno Xander" disse voltandosi e andando in un altro degli undici cimiteri di Sunnydale. Quelli erano i suoi amici, con loro aveva condiviso gioie e dolori. Credeva che ormai ognuno riuscisse a comprendere l'altro, ma il fatto che le avessero imposto quell'ultimatum le aveva fatto capire quanto fosse diversa da loro.

Loro vivevano nella luce. Lei era stata sedotta dalle tenebre.

 

Due settimane più tardi si decise ad ammettere con se stessa che non stava bene. Nausea, vertigini, Angel l'aveva presa al volo un paio di volte prima che cadesse svenuta e, pareva incredibile, era più preoccupato di lei.

"Non insistere, sto bene. O almeno quasi bene."

"Piantala di raccontarmi bugie, lo sai che non lo sopporto. Ho trovato il nome della tua dottoressa, e ti ho preso appuntamento per domani mattina. Ora non hai scuse."

Già, ora non ne aveva proprio, e la dottoressa dopo gli esami del caso confermò quello che Buffy sospettava con terrore.

Era incinta.

Tornò a casa ore dopo sconvolta, con la sensazione che se si fosse messa a dormire il mattino dopo le sarebbe sembrato un brutto incubo. Non poteva essere incinta, come diavolo era potuto accadere? Angel non poteva avere figli, era stato chiaro al riguardo…Buffy si era seduta sul letto tenendosi la testa tra le mani, con una gran voglia di piangere, ma si accorse che Angel si stava svegliando e si costrinse a sorridere.

"Ciao amore" la salutò Angel carezzandole la schiena.

"Ciao. Avevo ragione io, niente di grave. Ho solo bisogno di riposo."

"Quindi ora ti metti a letto senza discutere e non vai a caccia fino a quando non starai meglio."

"Non avrei la forza di oppormi, quindi d'accordo."

Buffy si lasciò spogliare e mettere a letto da Angel come fosse stata una bambina, e lo salutò con un sorriso quando al calar del sole uscì di casa. Una volta sola si abbandonò alle lacrime, che ben presto inzupparono il cuscino. Doveva dirglielo, ma come?

Aspettando il momento propizio, una settimana passò, e un'altra, e un'altra ancora. Fu solo per caso che Angel lo scoprì, ascoltando un messaggio sulla segreteria per Buffy. Era il suo medico, che le consigliava una collega per i controlli prenatali che avrebbe dovuto fare. A quel punto era certo di aver capito male, o che il medico avesse sbagliato numero, ma poi collegò tra loro tutti i malesseri che Buffy aveva da quasi due mesi, e si rese conto di non essersi sbagliato. Buffy era incinta, e avrebbe dovuto dargli una spiegazione molto convincente.

Uscì di casa, e ritornò quando fu sicuro di trovarci anche lei. Il solo vederla gli fece ribollire il sangue di rabbia, ma si impose di mostrarsi calmo.

"Come è andata?"

"Bene."

"Hai già sentito la segreteria?"

"No. Perché?"

Angel allora la prese per mano e la portò vicino all'apparecchio, dicendole di azionarlo. Buffy lo guardò in modo strano, chiedendosi cosa volesse davvero, ma fece quel che le chiedeva. Il sangue le gelò nelle vene quando sentì la voce del suo medico. Al termine del messaggio, si voltò lentamente verso Angel. Il vampiro la fissò per un istante lunghissimo, e poi le assestò un ceffone che la fece finire a terra.

"Quanto pensavi di tenermelo nascosto?"

"Io…io non sapevo come dirtelo…"

"Chi è il padre?"

"Io non ti ho tradito, Angel, te lo giuro."

Angel la afferrò per le spalle e cominciò a scuoterla "Dimmi chi è!"

Buffy ora iniziava ad avere paura sul serio "Io non ho mai avuto nessun altro a parte te, e lo sai. Sono rimasta sconvolta anch'io quando…"

Angel le diede un altro schiaffo, e se ne andò come una furia lasciandola a terra in lacrime.

 

Quando rientrò la trovò dove l'aveva lasciata. Era seduta a terra, con la schiena contro il muro, e si abbracciava le ginocchia. Gli occhi erano umidi, segno che doveva aver pianto molto. Le si avvicinò in silenzio, e Buffy senza alzare lo sguardo mormorò di nuovo che lei non l'aveva tradito, che poteva anche non crederle ma che era la verità. Angel aveva steso una mano, ma rimase a mezz'aria come se fosse indeciso se colpire di nuovo la ragazza ai suoi piedi o mostrarsi clemente e consolarla. Incapace di comprendere il suo stato d'animo, se ne andò nella camera da letto lasciandola sola.

 

Al mattino Angel la trovò ancora nella stessa posizione, mezzo addormentata. Nel dormiveglia Buffy si sentì sollevare, e poi avvertì qualcosa di caldo che le veniva messo addosso, e una cosa gelata sulla guancia in fiamme. Quando poi si svegliò del tutto, si accorse che Angel non c'era. Dando un rapido sguardo fuori, si rese conto che era pieno giorno. Si alzò lentamente dal letto tenendosi la pezza fredda sul viso, e si accorse di alcuni oggetti sul tavolo, sembravano origami, e saranno stati almeno una trentina. Una volta aperti, su tutti c'era la stessa parola: perdonami. Il fatto che Angelus, seppur indirettamente, le stesse chiedendo scusa, era di sicuro una cosa che nessuno si sarebbe mai aspettata da un demone. Ma Buffy aveva smesso da tempo di considerarlo un demone come gli altri. Era lui, punto e basta.

Ad ogni modo doveva sbrigarsi, aveva un appuntamento con quella dottoressa, Kate Erickson, entro trenta minuti.

 

Una volta arrivata davanti alla porta dello studio, sentì dalla porta socchiusa due voci che parlavano piano, un uomo e una donna, ma non riusciva a capire cosa si stessero dicendo. Quando poi bussò alla porta ed entrò, si accorse con sorpresa che a parte la donna lì non c'era nessuno.

"Buongiorno" disse sedendosi, e quasi all'istante avvertì una presenza familiare nella stanza, o almeno c'era stata fino a poco fa. Qualcosa di molto familiare.

La dottoressa Erickson era simpatica, sapeva mettere a proprio agio le persone, ma aveva una sorta di nervosismo che Buffy non riusciva a capire, ma che poi tutt'a un tratto le fu chiaro.

"Lei sa già tutto vero?"

La donna la guardò imbarazzata per qualche istante, e poi rispose che sì, un uomo di nome Angel era venuto da lei appena arrivata nel suo studio e che se n'era andato qualche istante prima che lei arrivasse.

"Angel mi ha dato la sua versione. Ora voglio la tua."

"Lo so anch'io che è impossibile, ma è successo."

"Questo non è poi così impossibile. Qualche volta ai vampiri capita…" disse Kate, fermandosi ad osservare la reazione di Buffy. Era impallidita tutta su un colpo.

"Vampiri? Ma no, lui…"

"Si è presentato da me con una coperta in testa e mi ha fatto chiudere tutte le tende prima di levarsela di dosso. In un'altra città avrei pensato ad una malattia chiamata Xeroderma Pigmentoso, ma qui a Sunnydale…"

"Capisco."

"Mia sorella è una di loro, e quando durante il tirocinio scendevo al Pronto soccorso ho visto parecchie persone con segni sul collo. Non pensare che la gente di qui sia stupida, sanno che c'è qualcosa che non va e perché la gente sparisce, ma è come una di quelle cose tabù di cui è meglio non parlare in giro."

"Sei una del Consiglio."

"Raramente e non per mia volontà, ma non tradirei mai il mio segreto professionale per gente della loro specie."

"Non hai una gran opinione di loro."

"Neanche tu ed Angel se è per questo."

"Tornando a lui…cos'altro ha detto?"

"Mi ha raccontato quanto è successo. E io ho cercato di dare una spiegazione a lui, la stessa che ora do a te. L'unica cosa buona che ho ricavato dall'avere a che fare con quelli è la possibilità di accedere alle loro banche dati, veramente interessanti. A volte succede che un vampiro possa avere figli, si chiamano dampyr, e sono creature sostanzialmente umane che prendono le caratteristiche migliori da entrambe le razze e nessun punto debole. Spesso il Consiglio li sceglie come Cacciatori di demoni o Slayer, sono i candidati ideali."

In altre parole mio figlio non è ancora nato, ma so già che vita lo aspetta, pensò Buffy tristemente.

 

Se ne tornò subito a casa. Doveva parlare con Angel, ma lui non c'era. Di nuovo.

"Ma dove va in pieno giorno?"

Lo aspettò andando avanti e indietro per tutto l'appartamento, chiedendosi dove fosse finito, e quando fece ritorno al calar del sole non le disse niente nonostante le proteste di lei. Alla fine, prima di uscire di nuovo, le mise in mano una scatolina bianca.

Appena la porta si chiuse Buffy esasperata dal comportamento di Angel si lasciò cadere sulla poltrona, con in mano quella scatola. La curiosità infine ebbe la meglio, e la aprì. Subito si lasciò andare ad una risata, e ringraziò il cielo che nessuno la stava ascoltando perché l'avrebbero presa per matta. Quasi non voleva credere a quel che c'era dentro.

Un paio di scarpine da neonato bianche e così piccole che stavano nel palmo di una mano.

 

Avevano lasciato Sunnydale una settimana dopo, prima che il loro segreto diventasse di dominio pubblico, con la tacita benedizione di Kate che era diventata loro amica.

Appena arrivati, Angel fece a Buffy la sorpresa di avere già una casa per loro due. Monumentale, era l'unico aggettivo con cui Buffy si sentiva di definirla, ma a giudicare da che casa aveva scelto a Sunnydale per vivere con Dru e Spike, non poteva certo dire che non se lo aspettava.

I mesi passavano, e le cose andavano sempre meglio. Buffy era ancora più bella di come Angel l'aveva mai vista, costantemente di un buon umore così contagioso che a volte riusciva perfino a farlo sorridere, e cominciava a prenderla in giro.

"Sei sicura di riuscire a passare da quella porta, amore?"

"Rifammi la domanda quando sarò al nono mese e sembrerò l'omino Michelin, vuoi?" gli rispose lei sedendosi accanto a lui e appoggiandogli la testa sulla spalla.

"Come mai tanto sarcastica oggi?"

"Kate mi ha fatto vedere nostra figlia."

"Figlia? È una bambina?"

"Sì. Una bambina…una futura slayer."

"Che hai?"

"Mi sento come se l'avessi già condannata a morte."

"Questo solo lei e il tempo lo potranno dire" le disse mettendole una mano sul pancione per sentir muovere la bambina.

 

Il giorno che Catherine venne al mondo Angel andò sull'orlo di una crisi nervosa. Le doglie avevano colto Buffy di sorpresa ed era parso chiaro che bisognava chiamare Kate, e subito. Vederla soffrire a quel modo lo faceva impazzire e prima di lasciarle salire le scale per andare da Buffy, un Angel molto poco in sé aveva spinto Kate contro una parete e le aveva promesso una morte lenta e dolorosa se fosse successo qualcosa alla donna che amava.

Neanche sapeva da quanto tempo era seduto in quel corridoio, con lo sguardo fisso sulla maniglia aspettando che si muovesse. Quando finalmente la porta si aprì, vide la dottoressa uscire, e pareva molto stanca.

"Come sta?"

"Angel, penso sia meglio che tu non la veda ora."

"Come sta?" ripeté Angel avvicinandosi a Kate, che stava rabbrividendo.

"Angel…"

Il vampiro la scansò bruscamente dalla porta ed entrò. Buffy giaceva immobile, la testa abbandonata sui cuscini, e nessun cenno di vita.

Era questo che cercava di dirgli Kate? Che se ne sarebbe andata lasciandogli una figlia che avrebbe odiato per questo?

Lo sguardo di Angel si distolse a fatica dal viso di Buffy, e si avvicinò alla culla dove invece era Catherine.

Si era avvicinato a guardarla colmo di risentimento nei suoi riguardi, e in quell'istante la bambina aveva spalancato gli occhi, due laghi ambra uguali a quelli del padre, e aveva cominciato a fissarlo.

"Angel?"

Angel si era voltato di scatto, e aveva visto Buffy aprire gli occhi e rivolgergli un sorriso stanco.

"Stai bene?" le domandò lui.

"Tutto considerato sì…e Cathy?"

Angel annuì, continuando a fissare Catherine, e sorrise. Ormai lo aveva stregato, se ne rendeva conto, come solo Buffy era riuscita a fare.

(continua)