Non sapeva
dov'era, o quanto tempo fosse passato da quando aveva perso conoscenza al
cimitero. Aveva ogni tanto sprazzi di quello che le era successo: il
combattimento, il momento in cui era stata ferita, e quando era caduta a terra,
ma non abbastanza per capire cos'era successo. Subito portò istintivamente una
mano all'addome, e sfiorò la ferita trasalendo di dolore. E quando guardò la
mano, si accorse che era rossa di sangue. Sollevando la testa, vide che tutta la
maglietta era insanguinata. Ora ricordava, durante il combattimento era arrivato
un altro vampiro con una spada, prendendola di sorpresa. Si sentiva troppo
stanca e debole per fare qualsiasi cosa a parte stare distesa su quel freddo
pavimento di pietra, guardando le strisce di luce che la luna proiettava su una
parete. Ormai non riusciva più a tenere gli occhi aperti, non ne aveva la
forza. Era stanca di lottare, e lasciarsi andare sembrava tanto facile…
"Non
farlo."
Ma chi aveva
parlato? Buffy non riusciva a vederlo, era completamente nel lato oscuro della
stanza.
"Chi
sei?"
La persona che
aveva parlato uscì dall'oscurità. Buffy non riusciva a vederlo bene, fino a
quando non si chinò su di lei.
Angelus.
Anche lui però
non era nel pieno delle forze, e ogni tanto la sua faccia si contraeva in una
smorfia di dolore. Buffy riuscì a scorgere il frammento di una freccia stretto
nel suo pugno.
"Dove
siamo?"
"Lo vorrei
sapere anch'io. Quello che mi ha fatto questo scherzo deve pregare che io non lo
trovi mai, altrimenti…" e si accasciò a terra stringendosi il petto
prima di riuscire a finire la frase.
"Credo che
qualcuno ci volesse sistemare in maniera definitiva. E c'è
quasi…riuscito…"
Angelus aveva
cominciato a scuoterla "Non ti azzardare a perdere conoscenza!"
Buffy aveva
riaperto gli occhi "Lasciami…stare."
"No, amore.
Non ho la minima intenzione di farlo, né tantomeno di morire qui con te."
"Peccato
che non abbiamo scelta. Tu sei stato avvelenato, e io…"
Angel la sollevò
da terra e le fece appoggiare la testa sulla sua spalla. Nonostante il fatto di
avere Buffy così vicino lo disgustasse, era l'unica cosa da fare. Se i suoi
amici l'avessero trovata morta, e con lui nella stessa cella, non sarebbe
riuscito a uscire vivo da lì. Se la Slayer sopravviveva invece…
"Devi stare
sveglia. Ascoltami, ti racconterò una storia."
"Quando ero
ancora uno di voi, abitavo a Galway con la mia numerosa famigliola: i miei
genitori, le mie sorelle Sarah, Catherine, e Gale, e i loro mariti e i loro
figli. La vita se possibile era anche più noiosa di come è qui a Sunnydale.
L'unica che condivideva questa mia idea era una giovane donna, Meredith Warren.
La donna più anticonformista che avessi mai conosciuto. Aveva avuto una figlia
senza essere sposata, e invece di abbandonarla davanti ad un convento com'era
consuetudine aveva mandato tutto al Diavolo e l'aveva tenuta con sé. Tutti la
additavano, e la ritenevano causa di tutte le sciagure. L'avevano tacciata
addirittura di stregoneria."
"Come tutte
le belle donne del popolo, a quei tempi."
"Su di lei
avevano ragione però. Lo era davvero, ma era una strega buona. Dal giorno che
mi aveva trovato sbronzo nella sua stalla, mi aveva offerto la sua amicizia e
ospitalità nella stalla ogni qualvolta fossi stato così ubriaco da non
riuscire a imbroccare la strada di casa, il che succedeva piuttosto spesso. Le
mattine dopo, mi invitava a far colazione con lei e sua figlia Camille, e un
giorno mi disse che sua cugina Elizabeth sarebbe venuta in Irlanda da lei. Da
quel che avevo capito, era l'ultima parente viva che le restava. Era vissuta a
Londra per anni, e ora inspiegabilmente mollava tutto per venire a Galway
insieme ad un certo signor Raines. Elizabeth arrivò tre settimane più tardi, a
bordo di una nave partita da Bristol. Era uscita a fare una passeggiata quel
pomeriggio, e fu così che ci incontrammo. Lei si era fatta sorprendere dal
buio, e non riusciva a ricordare la strada di casa. Io ero a cavallo, la feci
montare dietro di me, e la riportai da Meredith. Era la ragazza più carina dopo
sua cugina in tutta la città. Potrei dire che eravate simili."
"E in
cosa?"
"Di
carattere, un po' anche di aspetto. Ma soprattutto per una cosa. I vampiri.
Elizabeth era una slayer esattamente come te."
"Come lo
sapevi?"
"L'ho
scoperto solo molto tempo dopo. Ma non avrebbe cambiato le cose, anzi. Elizabeth
era in giro tutte le notti, e questo le aveva dato una brutta fama.
Rappresentava tutto quello che una ragazza di buona famiglia poteva essere e non
era. Raines, il suo Osservatore, di lei non si curava minimamente. In quel
periodo era molto facile che nevicasse, e di solito il vento dall'oceano
soffiava forte e freddo, e ti si insinuava sotto i vestiti, fin dentro le ossa.
L'unica cosa che bisognava fare era starsene a casa, vicino al fuoco, con un
boccale di vin brulé in mano. Invece, lei era lì. Cercava Darla."
"Erano i
giorni precedenti alla tua…cioè, alla fine dei tuoi giorni da mortali."
"Esatto.
Elizabeth aveva avuto l'ordine di eliminarla, ma senza molto successo. Darla si
divertiva a giocare con lei, faceva allusioni a Meredith e a Camille…la voleva
rendere inoffensiva. Tornava a casa sempre sconvolta, e terrorizzata al pensiero
che ogni volta che apriva la porta avrebbe potuto trovare dei cadaveri, questo
lo so perché a volte se ero sobrio si fermava a parlare con me."
"Non avevi
detto che ti fermavi…che ti fermavi solo quando eri sbronzo?"
"Meglio la
stalla di un'amica, che la mia stanza nella casa di mio padre. Lo odiavo,
trattava male mia madre, aveva costretto al matrimonio le mie sorelle maggiori e
voleva sistemare Catherine al più presto. Ero stata la sua grande delusione, la
pecora nera della famiglia, quindi con me, testimoni gli altri membri della
famiglia, aveva perso le speranze. "
"Mi
dispiace."
"A me no,
amore. Aver liberato l'umanità da lui è stata l'unica cosa buona che ho
fatto."
"Tu e
lei…eravate molto legati?"
"Dopo due
settimane, mi sembrava di conoscerla da una vita, e per lei era lo stesso.
Meredith aveva spesso bisogno di aiuto per riparare il tetto, gli steccati,
quindi ero sempre nei dintorni. Era una sorta di patto: io le facevo quei
lavori, e Meredith mi aiutava quando mio padre si dimenticava quello che aveva
detto e alzava le mani. Faceva sparire i lividi, onde evitare domande. E poi non
volevo che Elizabeth si preoccupasse per me. Mi ero accorto di essermi preso una
cotta pazzesca per lei. Elizabeth subito aveva cercato di allontanarmi,
alludendo a degli oscuri motivi, all'uomo con cui era venuta e che alloggiava
alla locanda, e ad altro che non ricordo. Ma io ero irremovibile. Le chiedevo di
sposarmi a intervalli regolari di tre giorni, fino al giorno in cui mi disse di
sì. Una settimana prima della notte di San Patrizio."
"Che cosa
successe?"
"Meredith e
Elizabeth stavano preparando tutto. Sarebbe dovuto essere un matrimonio segreto,
perché nessuno avrebbe approvato. Avevamo deciso di sposarci il giorno dopo San
Patrizio, quindi quella sera io sarei andato con gli amici alla taverna per una
sorta di addio al celibato, e lei sarebbe rimasta a casa. Perlomeno così aveva
detto. Ero appena uscito di casa, che la incontrai. Era sconvolta. Mi raccontò
di un sogno che aveva fatto, una visione della mia morte per mano di una vampira
bionda."
"Darla…"
"Io sorrisi
delle sue paure, e le dissi di non preoccuparsi. Non credevo all'esistenza dei
vampiri, quindi pensavo che fosse solo un brutto sogno. Le suggerii di pensare
al giorno dopo, al nostro matrimonio, e la mandai a casa. Non volevo le
succedesse niente. Andai alla taverna. Tutti i miei amici tra un bicchiere e
l'altro mi facevano sottovoce i discorsi di rito: non farlo, sei ancora in
tempo, eccetera. Quando finirono i soldi, ce ne tornammo a casa. Stavo per farlo
anch'io, quando vidi una donna, molto elegante e molto bella, aggirarsi nei
dintorni. Le dame non si aggiravano a quell'ora di notte per i quartieri del
porto, a meno che non fossero prostitute. E io avevo voglia di divertirmi. Mi
avvicinai, cominciammo a parlare. E quella notte Darla mi fece una proposta che
io non potei rifiutare."
"In quella
notte ti rese un vampiro."
"In quella
notte mi diede la libertà. Non mi aspetto tu capisca, ma tenterò di spiegarti.
In 18 anni non ero mai uscito dalla contea. Non avevo mai visto la capitale
dell'Irlanda, figuriamoci città come Londra, o Parigi! Darla mi ha offerto su
un piatto d'argento quello che cercavo da una vita, e l'accettai. Mi disse di
chiudere gli occhi, e poi mi morse. In un paio di minuti fu tutto finito, io
stavo morendo e Darla, ferendosi sul petto, mi aveva fatto ingoiare il suo
sangue completando la trasformazione. Mi sentivo come ti senti tu adesso, credo,
quando mi lasciò moribondo per la strada."
"Avevi
paura?"
"Ero solo,
spaventato, e cominciavo a pensare di essere entrato in un gioco più grande di
me, e di aver fatto un grosso sbaglio. Sentii Darla ridere, stava parlando con
qualcuno che chiamava Aelis. Forse fai in tempo a salutarlo per sempre, le disse
scomparendo nella notte. Quando si avvicinò, mi accorsi che era Elizabeth e
subito mi venne in mente la sua visione. Non potei far altro che dirle addio, e
così terminarono i miei giorni da mortale."
"Diventasti
Angelus…"
"Come posso
definire il momento in cui risorsi? Fu l'inizio di ogni cosa, e la fine di
tutto. Darla era lì davanti a me, e mi disse di dimenticare il mio nome
mortale, Liam. Avrei avuto un nuovo nome per una nuova vita, e così diventai
Angelus. Mi spedì alla ricerca di Elizabeth, e al momento non avevo chiaro
perché la odiasse tanto, ma non feci domande. Darla aveva detto di avere una
cosa molto importante da fare, e così andai da solo. Trovai Liz che mi
aspettava davanti al cimitero, con un paletto in mano. L'amore che avevo provato
per lei diventò odio nel giro di un secondo. Era la cosa che più mi aveva reso
felice in vita. Ero curioso di scoprire se la sua morte mi avrebbe dato
altrettanta gioia."
"Come…?"
"Prima
giocai con lei, come aveva fatto Darla, e poi passai al contrattacco. Il mio
sire pensava che Elizabeth, o Aelis come la chiamava lei, non fosse tanto forte
in un lungo combattimento, gracile com'era. Sbagliava di grosso. Era veloce, e
picchiava duro. Riuscì a fuggire, e io la inseguii fino a casa di Meredith.
Voleva chiedere l'aiuto della cugina strega, ma una volta arrivata a casa trovò
Darla, china sui corpi esanimi di Meredith e Camille. Quello che Darla aveva
promesso, si era avverato."
"Sapevi che
era quello che Darla aveva in mente?"
"No, ma lo
sospettavo. La guardai mentre si voltava verso di me, e non vidi niente nei suoi
occhi. Nessuna emozione. Darla si era messa in disparte, e osservava la scena.
Elizabeth aveva iniziato a combattere con tutta la rabbia e la disperazione che
aveva in corpo, e questo fu l'unico motivo per cui perse. Occupata com'era a
colpirmi, non si accorse che Darla l’aveva afferrata, e così la morsi. Lei fu
la mia prima vittima. Dopo che constatai la sua morte, Darla mi venne vicino, e
mi disse che la ragazza che avevo ucciso era la sua più grande nemica,
Elizabeth Aelis McGrath. La slayer. Le dava la caccia da quando Darla aveva
ucciso i suoi genitori adottivi, e non era riuscita a vendicarli. Poi andammo in
città, alla locanda, e io uccisi il suo Osservatore. Il resto di quanto accadde
quella notte lo sai già."
"Uccidesti
a tua famiglia…i loro amici…i figli dei loro amici…"sussurrò Buffy
sempre più debole.
"Anni dopo
tornai a vedere la sua tomba, e lì ebbi una bella sorpresa. Non c'era. Mi sono
sempre chiesto se fosse sopravvissuta, o se…"
"Se
cosa?"
"Mi ero
ferito ad una mano. Quando mi sono chinata a vedere se era morta potrei sempre
avergliene fatta bere una goccia per errore. Questo spiegherebbe perché mi è
sembrato di vederla a Budapest, poi a New York. Oppure Buffy, il suo fantasma mi
perseguitava prima ancora che fossi maledetto…Buffy?"
Buffy non
riusciva più a sentirlo, e non riprese più conoscenza nonostante i tentativi
di Angel. Aveva perso troppo sangue, ormai non c'era più niente da fare. Angel
trattenne a stento un grido di dolore. La fitta lancinante al petto era
cresciuta d'intensità man mano che procedeva con il racconto, ma aveva cercato
di non darla a vedere. Voleva darle almeno in quel momento la pace che non aveva
mai avuto.
Il vampiro
accarezzò la testa di Buffy. Era completamente abbandonata tra le sue braccia.
Qualunque vampiro avrebbe approfittato della
situazione, invece lui non avrebbe fatto niente, e non solo perché anche lui
era arrivato alla fine. Reprimere quello che aveva dentro di sé era inutile, da
quando si era ritrovato Dio solo sa come a baciarla nell'aula di musica della
scuola non aveva più smesso di pensarci. La amava, questa era la nuda verità.
La strinse a sé cercando di non farle più male di quello che già stava
soffrendo, e chiuse gli occhi.
Buffy si
risvegliò in una stanza di ospedale, completamente intontita. La stanza
continuava a girarle intorno, e non riusciva a capire dove si trovasse. Sentì
un rumore, e lentamente voltò la testa.
"Ti sei
svegliata. Meno male, avevo paura che avessi perduto troppo sangue."
"Ma che
succede? Chi sei?"
"Mi chiamo
Liz McGrath, e sono il chirurgo che ti ha operato. Avevi una bruttissima ferita
all'addome, ma sono riuscita a richiuderla. È andato tutto benissimo."
"Mi sento
tanto debole…"
"Non ti
preoccupare" disse la donna avvicinandosi a controllare la flebo di sangue
collegata al braccio di Buffy "dopo di questa e una bella settimana a letto
dovresti cominciare a sentirti meglio. Riposa ora, devo terminare il mio giro di
visite."
Buffy le rivolse
un sorriso stanco, e chiuse gli occhi. Elizabeth riguardò la cartella medica di
Buffy, e modificò le prescrizioni scritte dal dottore che l'aveva visitata in
precedenza. Con quel che aveva scritto ora, Buffy sarebbe riuscita davvero ad
alzarsi dopo una settimana, come le aveva promesso.
Uscì dalla
stanza senza far rumore, e una volta fuori dall'ospedale gettò camice e
tesserina di riconoscimento in un bidone, e raggiunse i suoi amici.
"Allora,
Aelis, sei soddisfatta di te? La slayer è salva" le disse la sua amica
Sarah sorridendo.
"Beh,
almeno la mia laurea in medicina è servita a qualcosa."
"Riguardo
Angelus…mi dispiace, ci è sfuggito prima che potessimo prenderlo."
"Ho tutta
l'eternità per vendicarmi, Patrick. Ma ho come l'impressione che la mia collega
potrebbe precedermi. Guardate, è già in piedi" disse indicando la
finestra.
I loro sguardi
si incrociarono, e poi Buffy notò i due giovani accanto a lei, e si disse che
stava sognando. Erano uguali a Angel e Drusilla. Come aveva detto di chiamarsi
il chirurgo? Liz McGrath.
Liz…Elizabeth? Possibile che quella biondina fosse…?
"Forza,
Aelis. Abbiamo un aereo per Boston che ci attende."
"Devo fare
un'ultima cosa. Vi raggiungo all'aeroporto, OK ragazzi?"
I due ragazzi
guardarono allontanarsi l'amica e si guardarono negli occhi con un occhiata
eloquente.
"Va da lui,
Sarah?"
"Sa sempre
dove trovarlo, lo ha sempre saputo, amore. L'aspetterò io, tu va pure"
disse la donna alzandosi in punta di piedi a baciare il fidanzato.
Angelus era a
letto, indebolito dal veleno. Ringraziando il cielo era uno dei pochi per cui
l'antidoto non era il sangue di una slayer. Neanche si accorse della visitatrice
che era entrata silenziosamente nella sua stanza, e che stava immobile ai piedi
del letto.
"Ciao
amore."
"Elizabeth…"
"Già,
proprio io. Felice di sapere che ancora ti ricordi di me. Beh, dopotutto sono
stata la tua prima vittima, sarebbe strano il contrario."
"È
giorno…allora non sei…?"
"Un
vampiro? No Angelus, mi dispiace."
"Devo
ringraziare te per questo?"
"No, anche
se farei un monumento a chi ha avuto questa bella pensata. Ah, un appunto per il
futuro" disse prima di uscire "Non chiamarmi mai più Elizabeth.
Elizabeth è morta 244 anni fa. L'hai uccisa tu."
"Elizabeth
Aelis McGrath, tu devi essere pazza!"
La donna le
scoccò un'occhiata rovente "Odio quel nome, lo sai. Ho troppi ricordi
legati ad esso. Ricordi brutti."
"È per
questo che ora ti fai chiamare Aelis?"
"Era il
modo in cui mi chiamavano sempre i miei genitori. Quando sono diventata una
slayer tutti mi hanno sempre e solo chiamato con il mio primo nome, a parte
Darla, per ovvi motivi. E ora che ho bisogno di un nome nuovo, per la mia vita
di immortale, voglio che sia Aelis."
"Lis, a
proposito. Come lo sapevi dove trovarli?"
"Era un po'
che li tenevo d'occhio. E poi sai che sbaglio raramente a leggere i
tarocchi!"
Già, raramente.
Non lo sapevano né Sarah né Patrick, ma l'ultima volta che aveva letto le
carte ci aveva visto qualcosa di non molto buono, per nessuno. Scosse la testa,
e raggiunse Sarah che la stava chiamando, dicendosi che poteva benissimo essersi
sbagliata. Se invece aveva ragione, la sua strada si sarebbe ancora incrociata
con Buffy e Angel…
FINE