Lo
aveva fatto. Gliel’aveva detto. Ancora non ci credeva. E qual era stata la sua
reazione? Lo aveva sbattuto fuori di casa. Sapeva che non l’avrebbe presa bene
ma non si aspettava una simile umiliazione.
Pensieri
su pensieri martellavano la mente di Spike. Chi l’avrebbe mai detto..lui,
William il Sanguinario, terrore dei cinque continenti, messaggero di morte,
buttato lì, su quello straccio di letto aggiustato alla buona in quella buia
cripta, tormentato, angosciato, innamorato della cacciatrice.
Della
sua cacciatrice.
“Forse
non mi sono spiegato bene con lei, forse non sono sembrato abbastanza
serio…” continuava a ripetersi il vampiro in un lento processo di
autoconvinzione.
“Andiamo..ma
chi voglio prendere in giro, lei mi odia ecco tutto, non mi apprezzerà mai”.
In
fondo anche lui sapeva che ci sarebbe stato solo un vampiro nella vita di Buffy.
E quello non era lui.
“Prima
di deprimermi del tutto sarebbe meglio distrarmi un po’”, penso Spike
accendendo la TV e sprofondando nella sua poltrona. “Ecco, sentiamo che ha da
dire quel manichino imbottito di trucco!” ridacchiò Spike sintonizzandosi sul
TG della sera. Subito la bella conduttrice tutta in ghingheri riversò fiumi di
notizie davanti alla telecamera: incidenti aerei, sparatorie, fino a quella
notizia.
“Liberata
finalmente la figlia dell’avvocato Burts che era stata rapita tre settimane
fa. Passiamo subito ad intervistare il poliziotto che scoperto il covo dei
sequestratori”. Mentre quel giovane bell’imbusto si pavoneggiava davanti
all’obiettivo a Spike tornarono in mente le parole della giornalista…
”la
figlia dell’avvocato che era stata rapita”.
“Rapita”
No,non
poteva farlo….o forse si.
E
se fosse stato quello l’unico modo per convincerla ad ascoltare ciò che
provava?
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“Dawn,
piccola, come ti senti ora?”
Buffy
accarezzò la testa di sua sorella scostandole dolcemente i capelli dal viso.
Era
di nuovo tristezza in casa Summers.
Avevano
appena trovato una loro foto con Joyce, tutte e tre insieme sdraiate su un bel
praticello verde, il sole che illuminava i loro volti già splendenti di felicità.
Buffy ricordava bene quel giorno, forse uno dei pochi che le aveva regalato
un’illusione di quella vita normale tanto sognata.
Tornando
alla realtà si rivolse di nuovo a Dawn:
”Ho
chiamato Wendy, ha detto che verrà qui a farti un po’ di compagnia..Sono
certa che riuscirà a tirarti su il morale..”. Si sedette accanto a lei. “Mi
dispiace lasciarti sola proprio ora, ma Giles ha scoperto nuove informazioni su
Glory e ha organizzato una riunione del gruppo…sai com’è fatto…”.
“Non
preoccuparti. So che devi impegnarti al massimo per sconfiggere quella
strega”, ironizzò Dawn. “Non deludermi!”. Buffy la salutò con un sorriso
carico d’affetto e uscì richiudendosi la porta alle spalle.
Il
sole era ormai tramontato e l’oscurità avvolgeva Sunnydale con le sue soffici
braccia. Buffy si dirigeva con passo svelto al Magic Box, immersa nelle sue
preoccupazioni.
Avrebbe
voluto cedere, almeno per una volta, piangere fiumi di lacrime…ma non poeva.
Doveva essere forte. La cacciatrice non poteva perdersi in sciocche crisi di
nervi.
Un
rumore sinistro distolse Buffy dai suoi pensieri.
“Vi
avverto vampiri, non è il caso di attaccarmi stasera. Ho tanta rabbia da
sfogare che potreste beccarvi tanti di quei calci e pugni quanti mai ne abbiate
ricevuti nella vostra non-vita”. Quella battutina la fece sentire meglio..ma
sapeva di essere osservata.
Non
fece nemmeno in tempo a voltarsi per fronteggiare il suo presunto aggressore.
Una
mano le chiuse sulla bocca un fazzoletto in una solida presa. La cacciatrice si
dimenò con tutte le sue forze ma non riuscì a liberarsi.
Il
cloroformio di cui era imbevuto il fazzoletto compì in breve il suo dovere.
Buffy
svenne.
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Un
intenso odore di muffa le solleticò il naso.
L’umidità
era tanta che sembrava mancare l’ossigeno.
Fu
questa la prima sensazione che Buffy provò non appena sveglia. Sollevò e sbatté
le palpebre quasi fossero pesantissime.
“Finalmente!”.
Quella
parola la costrinse ad accelerare il risveglio.
Conosceva
quella voce,.
Profonda,
sensuale, suadente, un tono ironico di rimprovero.
Spike.
Si
guardò intorno: non era nella cripta e nemmeno nella vecchia fabbrica…ma dove
diavolo l’aveva portata? Casse distrutte e impolverate sembravano costituire
l’unico arredamento della stanza.
In
pochi secondi il vampiro fu davanti a lei.
“Credevo
di aver esagerato col cloroformio!”
Buffy
fece per alzarsi, decisa ad assestargli un bel pugno in pieno viso come
ricompensa dello scherzetto che le stava giocando, ma si accorse di avere
braccia e gambe saldamente legate alla sedia.
“Lasciami
andare o stavolta ti facci fuori sul serio”
“Cos’è..vuoi
farmi paura?Ebbene si. Cacciatrice, ti lascerò andare, ma soltanto dopo averti
detto ciò che veramente provo per te”.
Era
questo che voleva fare. Chiarire con lei una volta per sempre.
Buffy
alzò gli occhi al cielo:
“Oh
mio Dio, ci risiamo! Mi sembrava di essermi spiegata bene a riguardo! Spike
io…”
“No,
così è fin troppo facile. Spike ti odio, ti detesto, sei un assassino, bla bla
bla…sputi la tua sentenza e ti togli un peso dallo stomaco…non funziona così,
Buffy. Lasciami almeno…”
“Smettila!
–lei stessa si stupì di aver gridato tanto- tu non capisci. Non è una
questione di insensibilità. Un sentimento lo devi sentire crescere dentro di
te, deve offuscare i tuoi pensieri di giorno, cullare i tuoi sogni di notte,
deve avvolgerti in un turbinio di struggenti sensazioni se solo guardi la
persona che ami negli occhi. Forse non ti piacerà sentirlo, ma quando guardo
nei tuoi non vedo amore, non vedo affetto….non vedo un’anima.”
“In
quale altro modo posso provarti che ti amo davvero? Ho protetto la tua famiglia,
ho combattuto Glory al tuo fianco e come se non bastasse quando mi hanno tolto
quel maledetto chip dalla testa non ho nemmeno pensato di poter fare del male a
te, ai tuoi amici o a qualsiasi essere umano, cosa significa questo per te?”.
Lo
sguardo di Buffy era quasi agghiacciante.
“Va
bene, ho capito, potrei parlare all’infinito ma non ascolteresti nemmeno una
mia parola, vero?! Tanto vale…” non finì la frase.
Il
vampiro afferrò un coltello affilato e si diresse verso di lei.
Buffy
trasalì.
Con
un colpo Spike tagliò di netto le corde.
“Ecco,
sei libera..libera di prendermi a pugni, di torturarmi..non mi faresti più male
di quanto non me ne fai con le tue parole”.
Buffy
si spolverò i pantaloni e si avviò verso l’uscita di quella strana cantina.
Ma
poteva davvero andare via così?
Voltargli
le spalle chiuderlo fuori dalla sua vita?
No,
non ci riusciva….ma perché?
Quel
breve attimo d’esitazione le costò caro.
Si
sentì afferrare bruscamente il braccio.
Spike
la costrinse a voltarsi, a guardarlo.
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“Sono
seriamente preoccupata”,
disse
Willow guardando per l’ennesima volta l’orologio.
“Ma
dove si sarà cacciata?”.
“Vedrai
che avrà avuto dei problemi con Dawn..deve starle vicina in questo momento così
difficile”, le disse Tara con fare rassicurante.
“Non
vorrei si fosse imbattuta in chissà quale mostro assassino…”.
“Tranquilla
Will! –intervenne Xander con naturalezza- se anche dovesse fronteggiare
qualche nemico credo proprio che se la caverà a meraviglia!
Insomma…..lei
è la cacciatrice!”
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Ora
erano occhi negli occhi.
Il
vampiro e la cacciatrice.
Si
fissarono per un lungo momento.
Poi
Spike si chinò su di lei e le sfiorò le labbra con le sue.
Era
fatta. Forse con un dolcissimo bacio le avrebbe dimostrato il suo amore.
Ma
lei non la pensava così.
Con
un destro Buffy allontanò Spike da sé.
“Ho
capito, è questo l’unico modo per parlare con te!”,
le
disse ironicamente prima di colpirla a sua volta.
Lottarono.
Lottarono
senza sosta.
L’avevano
già fatto altre, molte volte, ma ora era diverso.
Buffy
sembrava quasi combattere contro se stessa, come per convincersi che veramente
lui non contava niente per lei.
Con
uno di quei potenti calci alla supereroe scaraventò Spike su uno dei cumuli di
casse rotte agli angoli della stanza.
“Beh,
spero che ora ti sia bast….”
Buffy
non finì la frase.
Spike
si irrigidì.
La
cacciatrice aveva tralasciato un piccolo particolare:
quelle
erano casse di legno.
Casse
di legno rotte.
Uno
spuntone di quelle maledettissime casse si era conficcato nel cuore del vampiro.
E
ci fu un attimo.
Un
attimo per guardare ancora negli occhi la sua cacciatrice.
Poi
ci fu solo polvere.
Una
nuvola di polvere che si sparse elegantemente sul pavimento.
L’aveva
ucciso.
Era
stata lei.
Senza
che nemmeno se ne accorgesse due lacrime le rigarono il viso bruciandole la
pelle quasi fossero state lingue di fuoco.
Le
gambe le cedettero e le ginocchia colpirono il terreno con un tonfo sordo.
L’aveva
ucciso.
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Notte
tarda.
Tre
flebili richiami del campanello svegliarono Giles.
Si
rese conto di essersi addormentato sui libri mentre cercava ancora notizie su
quella dea maledetta.
Ma
chi poteva fargli visita a quell’ora della notte?
Giles
impugnò un’arma e si diresse prudentemente ad aprire la porta.
Quasi
non credette ai suoi stessi occhi.
Buffy.
Sconvolta,
gli occhi fissi e pieni di lacrime.
“ma
che diavolo è successo?”si tratta di Dawn?”ecco perché non sei venuta alla
riunione..dovevo immaginarlo!”entra, svelta e raccontami tutto.
Buffy
sedette sul divano, il suo osservatore accanto a lei.
“ti
prego buffy..devi dirmi cos'è successo altrimenti non posso aiutarti..”
“signor
Giles….io…è morto!e sono stata io..io…” continuava a ripetere con voce
sempre più debole.
“oh
mio Dio..ma di chi parli?chi è morto?”
“Spike”.
”Hai
ucciso Spike?io non capisco..credevo che avessi rinunciato ad eliminarlo visto
il suo spontaneo slancio di bontà!perché hai cambiato idea?”
”Ecco…vede…lui
mi aveva rapita e…”
”rapita?oh
Santo Cielo..voleva farti del male, ha cercato di...”
”Signor
Giles basta con l’interrogatorio!non voleva farmi del male…aveva
ricominciato con la storia della sua cotta per me e non riusciva proprio a
capire che io non…cioè forse….”
“cosa
stai cercando di dire?”
Quell’uomo
che le aveva praticamente fatto da padre cominciava a capire che qualcosa era
cambiato. La Buffy di una volta avrebbe già cominciato ad inveire ed a lanciare
insulti contro Spike.
“Lasciamo
stare, non importa…insomma, volevo solo dargli una lezione…come sempre,
qualche pugno ma niente di più..non volevo ucciderlo”
Il
povero osservatore faceva quasi fatica a capire il discorso della cacciatrice, a
distinguere le parole tra i singhiozzi che la scuotevano.
(continua)