Era stanca. Stanca e scoraggiata.
Da troppo tempo continuava a vagare in quel bianco immenso e vuoto.
Era così, essere morti?
Essere sospesi nel nulla, senza far niente, senza che nulla accadesse….
Non sapeva dove andare, cosa fare.
Ovunque era uguale, ovunque era il nulla.
Perché era lì?
Cosa doveva fare?
Lei voleva andarsene…
“Davvero? E dove vorresti andare?” Una voce calda, gentile, dolce…preoccupata, quasi. La prima che sentiva in tutto quel bianco nulla.
“Dove sei? Chi sei?”
“Voltati, Buffy, sono qui.”
Si girò di scatto, temendo uno scherzo. Invece, dietro di lei, all’apparenza seduta nel nulla lattescente, c’era una ragazza che doveva avere all’incirca la sua età o forse qualche anno di più, a giudicare dall’espressione dei suoi occhi color ambra.
“Ciao, Buffy. Come ti senti? Sei pronta?”
“Pronta a far che, scusa? Se non sbaglio, io sono morta…che dovrei fare? E poi chi diavolo sei, tu? Perché non ti ho mai vista prima?”
“Io mi chiamo Lenore, piacere. Finora non potevo venire da te, perché non avevi capito di dover andartene di qui, ma adesso posso aiutarti.”
“Scusa se mi ripeto, ma aiutarmi a fare che?”
“A decidere dove vuoi andare, mi sembra chiaro. Non vorrai restare qui per sempre, vero?”
“Certo che no, è ovvio. Solo, dove vuoi che vada? Che scelta ho?”
“La scelta che hanno tutte le cacciatrici. Vedi, quando voi morite trascorrete in questo luogo, che potresti definire una specie di anticamera, un determinato periodo di tempo, che termina quando vi rendete conto di dover andare altrove. Quando ciò avviene, interviene qualcuno come me, incaricato di aiutarvi a decidere che direzione prendere.”
“Perché, ce n’è più di una?”
“Ce ne sono due, una che va avanti e una che torna indietro. A te decidere quale prendere.”
“E cosa intendi per avanti e indietro?”
“Avanti è il luogo a cui è destinata la tua anima, indietro il luogo da cui è partita.”
A Buffy sembrò che il cuore che non aveva più le si fermasse nel petto.
Tornare indietro…
Non voleva forse dire…rivivere?
“Tu vuoi dire che basta che io lo voglia e torno viva come niente fosse? Credi davvero che possa credere a questa bella storiella? Se così fosse non ci sarebbero morti!”
“Esagerata! Qui si parla solo di cacciatrici, non di persone qualunque. E, ammesso che tu decida di tornare indietro, non tornerai in vita come se niente fosse, occorrerà un preciso rito che verrà rivelato a chi di dovere. Ma adesso è meglio andare.”
“Ok…andare dove?”
“Ti devo mostrare le due scelte che hai, no? Avanti, vieni.”
Si incamminarono nel nulla sempre uguale, finché l’aria, o qualunque cosa ci fosse attorno a loro, sembrò vibrare e aprirsi, facendole passare in un’altra zona di nulla bianco, ma assai più brillante di quella che avevano lasciato.
“Adesso guarda: questa è la prima possibilità che hai.”
Fece un gesto semicircolare con un braccio e davanti a loro si aprì come un varco ricolmo di luce accecante. In quel bianco, Buffy distinse sua madre, sua nonna, sua cugina Celia…Jenny Calendar, Kendra…tutte le persone che aveva conosciuto e amato, e che erano morte…Comprese che la stavano aspettando e desiderò raggiungerle, disperatamente. Stava quasi per slanciarsi verso di loro, quando Lenore la trattenne: “Ecco, se lo desideri puoi andare da loro. Ma prima devo mostrarti qualcos’altro. Seguimi, per favore.” Così dicendo chiuse il portale.
Prima che Buffy potesse rendersene conto si ritrovò in mezzo ad una strada, una strada che conosceva bene.
Sunnydale. Era tornata a casa.
“E adesso? Che si fa?”
“Adesso ti mostrerò qualcosa, e poi tu potrai fare la tua scelta. Ricordati che la decisione è solo tua, nessuno potrà farla al posto tuo o rimproverarti nulla, è chiaro? Tutto ciò che devi fare è essere sincera con te stessa, nient’altro.”
Entrarono in una casa che lei riconobbe per quella di Xander: lo trovarono nello scantinato dove abitava, in uno stato spaventoso, intento a sfogliare, probabilmente per la millesima volta, il loro annuario del liceo, continuando a ripetersi di essere un fallito buono a niente.
Willow, da cui passarono dopo, non era in condizioni migliori. Stava studiando, o almeno tentava svogliatamente di farlo, ma poi si alzò di scatto per scaraventare a terra tutti i suoi libri di magia, maledicendoli per non essere serviti a salvare la sua migliore amica.
Al Magic Shop trovarono solo Anya e Tara, che cercavano eroicamente di tirare avanti, anche con gli occhi gonfi e le occhiaie scure. Tuttavia sembravano spente, esauste, come se andassero avanti solo per forza d’inerzia.
Dawn entrò poco dopo, accompagnata da un Giles irriconoscibile, pallido e con la barba lunga, gli abiti sporchi e stazzonati. La affidò alle ragazze e se ne andò mesto, incurante dei loro richiami, affermando che non avevano bisogno di un inetto come lui.
Per tutto il tempo, Dawn non aveva detto una sola parola, limitandosi a piangere silenziosamente, rifugiata in un angolo.
L’ultima visita fu alla cripta di Spike: la trovarono devastata come dopo il passaggio di un uragano, mentre il suo abitante giaceva in mezzo ai detriti in stato comatoso, l’odore del whisky di cui si era ubriacato che gli aleggiava attorno.
Uscirono alla svelta.
Dopo un poco, Lenore ruppe il silenzio: “Bene, Buffy. Questo era ciò che dovevo mostrarti. Adesso puoi fare la tua scelta. Vuoi andare o restare?”
“Io….io voglio andare.”
“Ne sei certa?…. Non
voglio darti consigli, solo sapere se sei sicura.”
“Sì, sono sicura. Lo so che i miei amici stanno soffrendo, e mi dispiace,
ma…loro prima o poi se ne faranno una ragione, andranno avanti, ne sono certa.
Io invece mi fermo qui, voglio andare, rivedere mia madre, smettere di
lottare…”
“Se è questo che vuoi, è
questo che avrai. Del resto, è stata la scelta di tutte le cacciatrici che sono
venute prima di te…Andiamo.”
“Un momento, Lenore!”
Entrambe le ragazze si voltarono a quella esclamazione, scorgendo un uomo che camminava verso di loro. A Buffy sembrò vagamente familiare.
“Doyle…che ci fai qui?”
Doyle…Doyle…anche il nome le era noto, ma non ricordava come l’avesse conosciuto.
“Mi sembra chiaro, Leno, voglio solo verificare che tu svolga bene il tuo compito, tutto qui.”
“Perché, secondo te io ho fatto degli errori?”
“No…ti sei solo scordata di qualcuno. Ma anche Buffy, se è per questo.”
“Ci conosciamo? Mi sembra di sì, ma..”
“Oh, non preoccuparti, so di non essere un tipo che si nota molto, e l’unica volta in cui ci siamo visti tu eri…come dire…presa da qualcun altro, oltre che leggermente alterata.”
“Ah…davvero?”
“Davvero. Sei sicura di
voler andare?”
“Sì, certo. Non mi hai sentito?”
“E non c’è nessuno che possa farti cambiare idea?”
“Credo proprio di no.”
“Allora non avrai niente in contrario a fare un altro viaggetto, no?”
“E dove?”
“Da un comune amico.”
“Vuoi dire da…”
“Esatto, Leno, proprio lui. Vogliamo andare?”
“Aspetta un secondo, che c’entra lui? Ormai le loro vite sono divise, che senso ha?”
“Non sono affatto divise, sono loro ad essere convinti che lo siano. Ma io e te sappiamo benissimo che Buffy deve vederlo, prima di fare la sua scelta. O forse credi che valga meno degli altri?”
“Se la metti così…Ok, andiamo pure.”
Ancora una volta, prima che potesse dire una parola, Buffy si ritrovò improvvisamente in un altro luogo.
“Scusate, ma che ci facciamo qui?”
All’apparenza si trovavano in una stanza da letto ampia e buia, con il letto intatto e parzialmente coperta di polvere.
“Dove siamo?”
“Non lo immagini, Buffy? Siamo a casa di qualcuno che entrambi abbiamo conosciuto e amato, e a cui credo tu debba un’ultima visita, prima di andartene, se sei tanto convinta di farlo.”
Passarono attraverso la porta, entrando in una sala dove all’apparenza non si trovava nessuno, ma Buffy cominciò a provare una spiacevole sensazione di ansia e timore. Avrebbe dato qualsiasi cosa per fuggire e andarsene di là, ma una voce dentro di lei le imponeva di restare, come fosse suo dovere. Sentì di stare per assistere a qualcosa che l’avrebbe fatta soffrire e si preparò. Ma niente sarebbe riuscito a proteggerla dalla mazzata che si abbatté su di lei.
Contrariamente a quel che sembrava ad uno sguardo iniziale, la stanza era abitata. In una poltrona era seduto un uomo dai capelli scuri, che voltava le larghe spalle ai visitatori. Il suo passare inosservato era dovuto all’assoluta immobilità che aveva, quasi fosse scolpito nel marmo.
Doyle gli si avvicinò: “Ehi, uomo, visto chi ti ho portato? E tu neanche mi puoi ringraziare…peccato, perché credo che questo mi farebbe perdonare tutte le rotture di scatole che ti ho fatto passare.”
Buffy si avvicinò a sua volta, ma quando riuscì a vedere in viso l’uomo seduto desiderò disperatamente non averlo fatto.
“Angel…..”
Sì, era Angel, ma in che stato! Infinitamente peggio di come l’avesse mai visto.
Annientato, vuoto, con gli occhi freddi e opachi.
Malgrado fosse solo spirito, Buffy sentì un brivido correrle addosso…nemmeno quando era Angelus le aveva fatto così paura……almeno allora nei suoi occhi brillava ancora la fiamma che l’aveva conquistata…contaminata, trasfigurata dalla crudeltà e dall’odio, ma c’era…
Adesso invece aveva l’impressione di avere davanti solo un guscio vuoto, una crisalide che si era spaccata per mettere alla luce una farfalla dalle ali spezzate
“Angel…Oh mio Dio….”
“Ha passato momenti migliori, lo ammetto.”
“Perché…cosa…”
“Non lo indovini? E’ in questo stato più o meno da quando la tua amica Willow è venuta a dargli la notizia della tua morte. Gli altri piangono, gridano, si disperano…lui si chiude, smette di esistere. Non so quante volte mi sono rotto la testa per cercare di tirarlo fuori dai suoi pensieri…tutto inutile. In fondo non è tanto diverso da quello che fa il tuo amico Spike: lui si ubriaca con l’alcool, Angel col pensare…difficile dire quale sia la cosa peggiore. Beh, in fin dei conti dovrei essere contento che puoi ancora star qui a rimuginare, vero, uomo? Pensi, quindi sei. E’ già qualcosa. Anche a me mancano le nostre chiacchierate, ma non ci tengo a riprenderle nell’aldilà.”
“Che vuoi dire? Cos’ ha
fatto Angel?”
“Ha avuto una mezza idea di fare un bel bagno di sole, ma poi ci ha ripensato.
Probabilmente per poterti piangere ancora un po’.”
In quel momento bussarono alla porta: “Angel…posso entrare?”
“Avanti, principessa, avanti. Tanto lo sai che lui non ti risponderà…”
Quasi avesse sentito le parole di Doyle, la porta si aprì per far entrare una Cordelia sconvolta e impaurita.
“Tranquilla, principessa, niente cenere, il nostro uomo è ancora qui.”
Cordelia si avvicinò lentamente ad Angel, il più silenziosamente possibile. Quando gli fu vicina si sedette per terra accanto a lui, la testa appoggiata alle sue ginocchia.
“Angel..ascoltami..” Poco
più di un mormorio, lento, preoccupato, con in sottofondo una disperazione resa
amara dall’impotenza “Non puoi continuare così..devi reagire…So quanto la
amavi, ma lei per prima non vorrebbe vederti così..”
“Lei non mi può vedere, Cordelia. E’ morta.”
Non un’emozione. Non un accenno di vita in quelle parole.
“Lo so, e anch’io soffro per questo. Ma mi fa ancora più male vederti ridotto così. Per favore, Angel, vieni su, esci di qui, ti prego…Abbiamo bisogno di te, tutti noi, lo sai…e non parlo solo per salvare gli innocenti o cose simili: abbiamo bisogno di te perché ti vogliamo bene, e non vogliamo perderti un’altra volta come quando è tornata Darla. Io…io non voglio più passare le mie giornate a temere di venire qui e trovare solo cenere…io voglio andare avanti, ma se non ci sei tu non so proprio come fare, io…ti prego, Angel, aiutami, io..ho paura.”
“Non avete bisogno di me, Cordelia, nessuno di voi. Siete più forti di quel che credete. Nessuno ha bisogno di me, nemmeno io.”
“Non dirlo! Non provare a dirlo un’altra volta!”
“Tranquilla, Cordelia, non mi ucciderò, almeno per ora. Adesso vai, per favore. Voglio restare solo, e non c’è niente che tu possa fare.”
“Sei sicuro? Davvero, Angel, se hai bisogno…Per favore vieni via…anche Kate è preoccupata..”
“Davvero? Ha qualche grana
che non riesce a risolvere?”
“Non fare il cinico, lo sai che ci tiene a te…come me, Wesley, Gunn…come
tutti…per favore, Angel…”
“Và pure, Cordelia. Non preoccuparti…”
“Ok, come vuoi…”
Era arrivata alla porta, quando si voltò di nuovo: “Angel..? Ti voglio bene. Non fare sciocchezze, d’accordo? Almeno per me…”
“Ciao, Cordelia. E grazie.”
La porta si richiuse.
“Scusa, Buffy, permetti…?”
Seguirono Cordelia. Era seduta a terra, la testa sulle ginocchia, scossa dai singhiozzi: “Maledizione a te, Doyle…tutte quelle visioni e niente su Buffy..se solo avessi visto qualcosa..adesso Angel non sarebbe in questo stato..Ti prego, aiutami…io..non so che fare. Tu sapresti cosa dirgli..ti ascolterebbe..”
“Magari, principessa! Ma lo sai che non ha mai ascoltato nessuno, quel testone. E sai anche che le visioni non vengono a comando…una bella disgrazia, è vero.”
“Doyle, ma lei..ti vede?”
“No, Buffy, ogni tanto mi parla così, quando le cose vanno male..”
“Senti, io..torno da Angel.”
“Vengo anch’io. Posso?”
Buffy si limitò ad annuire.
A casa di Angel nulla era cambiato, o quasi.
Angel stava parlando, da solo, rivolto a qualcuno con cui troppo spesso era rimasto in silenzio.
“..Mi dispiace, Buffy, è colpa mia..sarei dovuto restare con te..ti avrei impedito di saltare..e tu saresti ancora viva, la vita stessa…e invece non c’ero e tu sei morta…Perché? Perché tu? Perché non io? Tu non meritavi di morire…tu dovevi vivere…a che è servito che me ne andassi, allora?
… Mi senti, Joyce? Sei contenta che tua figlia ti abbia raggiunta? Era questo che volevi per lei? Per questo mi hai chiesto di lasciarla?….”
“La mamma…..E’ stata la mamma a …no, non ci credo..Come ha potuto? Lo sapeva quanto lo amavo..Come ha potuto chiedergli una cosa simile? Perché lo ha fatto?”
“Beh, pur con tutto l’affetto che si può avere per il proprio migliore amico, devo ammettere che Angel, nonostante tutte le sue qualità, non è certo il ragazzo-tipo che ogni madre sogna per la propria figlia…Tua madre non ha fatto eccezione alla regola.”
“Allora è per questo che mi ha lasciata?”
“Esatto. Tua madre gli ha detto un paio di cose che aveva già cominciato a pensare anche lui e…il resto lo sai. E’ un bravo ragazzo, ma anche la persona con meno fiducia nella propria capacità di far felice il prossimo che abbia mai conosciuto. Pensava, a torto o ragione non lo so, che saresti stata più felice senza di lui.”
“Perdonami, Buffy…ti ho fatto del male, ti ho fatto soffrire, ma non l’ ho mai voluto, credimi…se potessi farti tornare darei anche la mia vita…A cosa è servito tornare ad essere un vampiro, far tornare indietro il tempo, rinunciare ad essere umano, rinunciare a stare con te?…..A niente!”
“Oh-oh, stavolta mi sa che hai parlato troppo, uomo.”
“Che vuol dire? Che cosa altro non so?”
“Beh, ecco…”
“Vuoi che glielo dica io, Doyle? Non credo che farà a meno di una spiegazione.”
“No, grazie, Leno. Me la cavo da solo. Ricordi quando Angel venne a Sunnydale per proteggerti ma non si fece vedere da te, Buffy? Ricordi quando venisti a LA per discuterne? E’ stato allora che ci siamo incontrati. In quell’occasione Angel tornò umano in seguito al contatto col sangue di un particolare demone, e voi due passaste insieme quel giorno. Io non c’ero, ma…credo che entrambi abbiamo delle idee su come l’abbiate passato. Purtroppo Angel venne messo di fronte al fatto che la sua mortalità costituiva un pericolo per te e chiese di tornare ad essere un vampiro per continuare a proteggerti, rinunciando così a ciò che desiderava di più al mondo. Tu non ricordi nulla perché il tempo è stato mandato indietro e quindi quel giorno non è mai esistito, tranne che per Angel. Io me ne ricordo perché me ne ha parlato lui, prima che morissi.”
Silenzio agghiacciante.
“Buffy…E’ così bello, il tuo nome…la cosa più preziosa che ho..Perché, Buffy? Perché non mi hai detto di Glory? Sarei venuto..ti avrei aiutato..sarei morto anche al tuo posto…Io meritavo di morire, non tu…non tu, amore mio..non tu…E’ forse questo il prezzo che devo pagare per i miei peccati? Se è così, allora non è giustizia, perché avrei dovuto essere punito io solo, non tu…Mi senti, Buffy?…Perdonami..perdonami, ti prego…per averti nascosto tante cose, per non aver parlato con te quando avrei potuto, per averti lasciata sola, per averti sbattuto in faccia i miei silenzi, perché avevo paura di perderti…per non averti detto che ti amavo più della mia vita quando avrei dovuto…Ti amo, Buffy, ti amo…darei anche la mia anima per averti di nuovo con me…”
“Angel…Angel..razza di…Dovevo morire perché mi dicessi queste cose? Avrei dato tutto quello che avevo per sentirtele dire e devo farlo da fantasma?….Stupido..stupido idiota…e più stupida io che ti amo da impazzire nonostante tutto…Ti amo, Angel, ti amo anch’io…e ti giuro che ti farò ripetere quello che hai detto parola per parola, appena ci rivedremo, anche di fronte a tutti!! Mi hai lasciata? Beh, io non ho intenzione di farlo! Non ti libererai nuovamente di me così facilmente! Tornerò, amore mio, hai la mia parola. E ti garantisco che, allora, ci vorrà ben più che qualche paranoia per staccarmi da te!”
“Che vuoi dire, Buffy? Vuoi tornare?”
“Sì, Lenore, ho cambiato idea. Un giorno rivedrò mia madre e gli altri, un giorno smetterò di lottare, ma non ora, non ancora. Adesso devo restare qui e vivere la mia vita, ora che so di avere una persona con cui viverla, una persona che mi ama, anche se io non ho sempre capito quanto, e che io amo, anche se ho cercato di negarlo. Il mio posto è qui e io devo tornare. Adesso, subito.”
“Ciao, Dawn, io vado! Non combinare casini mentre sono via, e non invitare nessun vampiro a entrare!”
“Ok, a che ora pensi di tornare? Presto, tardi o per niente?”
“Non lo so, ma guai a te se ne approfitti per svignartela da Spike! Fra cinque minuti arriva Tara a tenerti d’occhio, chiaro? Vedi di esserci!”
“D’accordo, ciao…Salutami Angel!”
Corsa, corsa, corsa….al cimitero ci sarà già movimento…e arrivare in ritardo non è consigliabile, in certi casi…
“Ciao, scusa il ritardo!”
“Fa niente, è appena l’inizio!”
Calci, pugni e paletti: qualche livido e dieci mucchietti di polvere sul terreno.
“Ok, il lavoro è fatto…e adesso che si fa?”
“Mmmm…hai qualche idea?”
“Oh sì che ne ho, mio caro…la stessa che ho da quando Will ha trovato il modo di spezzare una certa clausola a una certa maledizione…E’ in gamba, quella strega: prima mi riporta in vita, anche se con un piccolo aiuto, e poi questo…dovremo farle un bel regalo, per il suo compleanno…Tu che ne dici?”
“Che ne diresti di un codice di incantesimi del XII secolo? Ne ho visto uno nel negozio di Giles…”
“Spiritoso…Parlavo della mia idea…”
“Io non ho problemi, ma tu domani non hai lezione?”
“Vuol dire che la salterò.”
“Di nuovo? Finiranno col dire che ho una cattiva influenza su di te…”
“Dicano pure, se gli và. Io me ne infischio. Tu?”
“Io ti amo. E tu?”
“Da morire. E anche da rivivere…”