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Pisodeuorrior
Viaggio allucinante

Driiinnnn…
“Pronto? Ah, ciao mamma. Cosa? Sisi, me lo ricordavo, sabato devo portare quei sacchi alla zia…. cosa?
No, dai….. devo portare anche la nonna? Ma cazzo, sai che… Si, d’accordo….. si mamma ho capito, non…. va bene non c’è bisogno che me lo ripeti due volte, IO NON FARO’ GUIDARE LA NONNA…. va bene, sisi fidati di me va bene ciao baci”.
Le parole di mia madre mi riecheggiano in testa mentre mia nonna scende le scale e TLIN-TLIN le chiavi della sua macchina le tintinnano allegre tra le mani. Escono raramente, sono contente di muoversi un po’, pare.
Ammiccano sbrilluccicando, già troppo esuberanti per i miei gusti, e alla loro vista la muscolatura degli intestini mi si rilassa pericolosamente.
“AH nonna, lascia, prendiamo la mia stai tranq…”
“Nono, prendiamo la mia, ho anche fatto il pieno”.
“Ma no davver…”
“Dai non rompere, prendiamo la mia e basta”.
Testa china. “D’accordo nonna”…. Iffi, mezzo impiccato dal guinzaglio, mi lancia un’occhiata di rimprovero. Lo so, piccolo, sono senza palle, ma tu sai meglio di me che quando usa “IL TONO”….
Ci accomodiamo in macchina, nonna, uomo e cane. Ci vogliono cinque minuti perché i preparativi siano ultimati, cinture, specchietti (li regola ogni volta), sedile, portacenere aperto, i documenti ci sono, thermos assicurato tra i sedili davanti.
Mia nonna si porta sempre un thermos di qualcosa quando “parte”, anche se deve fare solo quei venti chilometri fino a casa di mia zia. Prudenza da chi ha visto la guerra, credo….
Ultimati tutti i check finalmente accende il motore, lo porta a circa 6000 giri\sec, molla la frizione senza cura di farlo con una certa morbidezza, e subito l’automobile schizza in mezzo al traffico con una partenza che non sfigurerebbe in un gran premio. La frizione di mia nonna è digitale: o è su o è giù. Niente vie di mezzo nella sua macchina.
Il guidatore del Doblò a cui tagliamo subito la strada si lamenta clacsonando, e mia nonna lo insulta agitando la mano sinistra.
Dovete sapere che è cresciuta tra sette fratelli tutti soldati, tre dei quali poi upgradati a camionisti, quindi il suo linguaggio si è evoluto di conseguenza.
Di mia nonna sono le frasi “tromba di culo sanità di corpo” – per giustificare chi “fa aria rumorosamente”, poi “davanti bello e liscio, di dietro merda e piscio”, riferito a chi si accontenta di pulire la facciata esteriore delle cose lasciando nel sudiciume quanto sta dietro, e “tutto dal culo tuo deve uscire?”, per ammonire gli egoisti che prelevano dal piatto senza pensare agli altri.
Il resto del vocabolario lo tiene da parte per quando guida, e ne attinge largamente insultando tutti coloro che hanno la sfortuna di condividere la strada con lei.
Un ricco vocabolario che ha avuto settantacinque anni per raggiungere la sua forma attuale, praticamente il meglio che possono produrre la saggezza dell’età e l’assenza di scrupoli nell’adoperarlo.
Istinti­vamente la mano mi si artiglia alla maniglia dell porta, mentre il piede sinistro pesta ossessivamente su un freno che dalla mia parte non c’è. Iffi si spiana sul sedile posteriore cercando di aumentare la superficie di appoggio, e continua guardarmi con tutta la disapprovazione di cui un vecchio cane è capace.
Senza nessun rispetto per la segnaletica o il codice stradale ci avventiamo quindi per gli incroci della città, riuscendo inspiegabilmente a rimanere vivi.
Sembra che per mia nonna i semafori siano solo una varietà un po’ più stravagante di illuminazione urbana, ma contro tutte le leggi della probabilità arriviamo in collina senza aver provocato stragi, e qui i rischi di collisione sono oggettivamente minori.
Sollievo.
Cerco di concentrarmi sul paesaggio, ma subito mi accorgo che i colli perdono gran parte del loro fascino se ti sfilano attorno ai finestrini a quella velocità smodata. Deve essera a causa dei particolari che si mischiano tra loro, azzardo.
Quando torno con gli occhi sulla strada mi si blocca il respiro quando, con mezza macchina nella corsia di sinistra, togliamo tre o quattro micron di vernice dalla fiancata di un camioncino che ha la sventura di incrociarci. Per mezzo minuto non ho abbastanza fiato per parlare……
“Non­na, aveva gli occhi azzurri…..”
“E come hai fatto a vederlo?”
“No, era per dire che eravamo un po’ vicini, non ti pare? Perché non stai un po’ più a destr….”
“NON VORRAI MICA INSEGNARMI A GUIDARE EH? Guarda che quando ti pulivo il culo già guidavo la macchina da vent’anni, hai capito?”
“Nonono, nonna, scusa, è che….”
“Ecco, vedi? Ridendo e scherzando siamo già arrivati”.
In realtà non avevo né riso né scherzato nemmeno una volta, ma in effetti siamo arrivati.
Non riesco davvero a crederci, e nemmeno Iffi, che schizza giù dalla macchina e si libera delle sue ansie contro il tronco di un albero.
Mia zia esce per salutarci, e il suo sguardo è a metà tra il severo rimprovero (un’esatta anteprima di quello che mi farà mia madre), e sincera solidarietà per quello che sa devo aver passato.
Il marito di mia zia, che con mia nonna una volta ci ha fatto circa mille chilometri filati e quindi mi capisce, senza una parola mi mette in mano un bicchiere della grappa che distilla lui, e brinda: “al viaggio di ritorno!”…
Quel maledetto a sto giro se l’è scampata…
Ma che ci volete fare, la nonna è la nonna…