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Pisodeuorrior
Il mio esiguo spazio vitale

A parte le melanzane, la cannella, le zanzare, la pioggerellina in novembre, l’odore di treno, Maurizio Costanzo, la sabbia nel costume, gli Oasis, i gatti, le cimici, le zucchine, i lapilli sui sedili, il pacchetto morbido che pensi ce ne sia ancora una poi invece non c’è, le boyband, le campane al mattino, la neve nel collo, la domenica pomeriggio, le cartine che si incollano, la montagna in generale, i revival anni 80, il grana sulla pasta se non ce l’ho messo io, le ditate degli altri sul mio monitor, la frase “potremmo rimanere buoni amici”, Panariello, il ritardo, le ragazze che dicono “sai io sono un po’ matta”, i tipi in mezzo alla strada “hai qualcosa contro gli ex-tossicodipendenti”, la trippa con patate, il caldo, i foruncoli, i numeri arbitrariamente piccoli, il calcio, le pieghe nelle pagine, la mostarda, i mostri lanciati da Vega, gli incubi, la pubblicità in mezzo al film, le bretelle, il do diesis, la discoteca, i cappelli e la frase “questo programma ha eseguito un operazione non valida e sarà terminato” ci sono poche altre cose che mi fanno favvero incazzare.
Poche , davvero. Ma tra queste poche ce n’è una che proprio stimola la mia aggressività, mi istiga alla violenza gratuita, mi ispira scene di distruzione di massa tipo i flash di Arancia Meccanica.
C’è un capo nuovo in ufficio, bravo ragazzo eh, intelligente, educato, simpatico, gli manca solo la parola… però gli ha preso la mania di mettersi di fianco a me in piedi con le braccia incrociate ad osservarmi tutta la mattina. E’ questa la cosa che odio, non la tollero davvero. E ogni tanto fa commenti. “Ma tu sai usare Uìndes? Questo cos’è, Pornosciòp? ahahaha”. Ma che stracazzo vorrà tutta la mattina bruttodio, non può andare a navigare in siti porno? Sarà mica frocio? E se si, non può essere un frocio discreto e mandarmi dei fiori? O un aumento, non è che stia lì a fare il precisino.
Davvero, quell’uomo mi rende peggiore, deve essere questione di chimica, ormoni dell’omicidio, sailcazzo.
Così oggi non ce l’ho fatta.
“Senti, ma perché stare così scomodi in due? Tu siediti qua, al massimo io mi siedo in braccio no?”
“Oh scusa – e con tono scontroso – sono nel tuo spazio vitale?”
“Nono, è che sei così vicino che il mio spazio vitale se n’è andato, ora siamo tutti e due nel tuo…”
“Madonna che scontroso”. Sisi, penso, questa è una frase da frocio. Tanto quanto “carine quelle tende”.
Stringo i glutei istintivamente.
Lui mi fissa, io lo fisso. Primi piani intensi, sugli occhi. Solo rumore di vento e qualcuno che sputa saliva per terra. Poi il telefono, che spezza la tensione. E alla fine se ne va, piccola vittoria, ma piuttosto che cedere mi sarei piantato una katana nello stomaco.
Ed ora ci metto il filo spinato qua attorno porcammerda.
Almeno fino a quando non mi licenziano.