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Pisodeuorrior
The Loneliness of the Long-distance Runner

Quando arrivi ad un certo punto la stanchezza è tale da aver saturato ogni muscolo, fibra, nervo, ghiandola sudoripara. Le ha invase come un’alluvione che non lascia intatto niente. Le gambe smettono quasi di fare male, le fitte ai vari organi scompaiono e il corpo intero entra in uno stato di semi-anestesia che non dimentico mai di ringraziare. Io quel punto lo chiamo il punto G, che vuol dire “il punto ggiusto”.
Dopo quel punto il problema che rimane è solo il fiato. Quello bisogna sempre gestirlo bene, la corsa non perdona un corridore sprecone.
Ho provato diversi metodi per amministrare il respiro in maniera competente. Il primo è sempre quello scientifico, tipo che ogni inspirazione-espirazione deve durare tre passi. E’ un modo che ha il pregio dell’estetica, obbliga alla regolarità ed alla costanza ed è bello a vedersi.
Purtroppo non sono fatto per le cose regolari, e dopo una trentina di passi mi distraggo. Hei, bell’albero, sarà un nocciolo o un sambuco? Accidenti che grosso stronzo, che bestia l’avrà prodotto? Ummm… quest’anno qua piantiamo a pannochie eh, devo ricordarmi di passare a fotterne un po’. Oh! un coniglio! Ciao Tippete dov’è Bambi? hihihihi.
Ecco, quando si arriva a Bambi vuol dire che c’è carenza di ossigeno, quindi è il caso di respirare un po’ di più…
E’ il punto in cui passo al metodo due: calcolata indifferenza. Nel secondo metodo bisogna pensare ad altro, lasciando i polmoni a prendersi l’aria che serve e ad abbandonare per la strada quella inutile. Ah, non bisogna dimenticarsi di espirare anidride carbonica. Quella è male. C’è gente che ci è morta.
Nel punto due bisogna anche guardarsi attorno noncuranti, il corpo non deve capire che siamo stanchi. Sono un semi-professionista della divagazione da lunga marcia. Anzi, lo sono in generale. State sicuri che su n minuti che mi parlate, n\2 li sto impiegando a pensare ai cazzi miei. Non è che sono maleducato, è che proprio mi viene così.
Comunque per la corsa ho già degli argomenti pronti. Roba interessante eh, cose che contano. Tipo: lista dei personaggi di Daitarn 3, formazione dell’Italia nell’82, definizione di integrale, ingredienti della pasta frolla con relative proporzioni, compagni di classe della quinta liceo, tracklist della discografia dei Metallica, gli apostoli, i comandamenti, gli amici di Frodo, i Muppets, le coriste di Prince, i re di Roma, stelle della costellazione di Orione, nome del serpente di Cicciolina quello che è morto, hei un altro coniglio, và che Bambi è indietro con Tippete, hihihihi.
Ecco, di nuovo carenza di ossigeno. Dobbiamo fare qualcosa, lo perdiamo! Bisogna intubare, presto, carica a trecento, LIBERA!
Ed ecco che nel terzo metodo ci si scivola dentro senza volerlo, si chiama anche ultimo stadio. E’ quello in cui non c’è più aria, non c’è più energia, non c’è più voglia. E l’unico modo per farcela ancora è l’amor proprio, amici, il carattere, checcazzo! E’ qui che viene fuori il vero corridore, quello che una volta finito tutto rimane su perché dentro ha ancora quell’energia, qualla potenza mentale che gli altri non hanno, BWUAHAHAH! Col cazzo che mi fermo, piuttosto muoio! Ecco, guarda quel pesco prima della curva, se arrivo lì sono il numero uno, altrimenti figlio di nessuno!
La sagoma dell’albero si confonde in una macchia rosa-bianco, diffratta dal sudore che cola sugli occhi e resa evanescente dal fatto che davvero non riesci più a respirare, la testa è leggera, non ci si può concentrare su niente, solo sul mettere un piede davanti all’altro.
Ecco, ancora dieci passi, cinque, due, CE L’HOFFATTA! Argh! Pant! Uff! E ancora sto correndo, sono proprio il numero uno eh! Allora…. uff… allora…. fino alla curva dal vigneto eh, si… quella è dura ma ce la posso fare… ce la DEVO fare! Così… uff... le gambe cedono, sto in piedi come Rocky al quindicesimo round contro Apollo. Il respiro sembra quello di Darth Vader, però con un po’ più di asma. Ad ogni espirazione viene via un pezzo di bronco, un pacchetto di Diana rosse, qualche filtro, un mezzo chilo di catrame da edilizia, due cheesburger, sacchi della spazzatura mezzi pieni, un soldatino di piombo di quelli che ingoiavo da piccolo, una marmolina. Hei, preziosa questa!
I filari della vigna ondeggiano. Sembra di guardarli dal parapetto del Titanic, in mezzo alla cortina acida del sudore che gronda. Ma non mi posso fermare ora, non adesso che mancano pochi passi. Si, sono quasi arrivato…. uff… ecco… ancora un…. CI SONO! Arrivato! Siii! Anche questa volta ce l’ho fatta! E’ stata durissima, un’impresa, un vero capolavoro, ma per essere la prima volta dell’anno che corro, eh, mica son messo così da schifo!
Dunque, quanto ho fatto?
Hem…lancetta corta le ore, lancetta lunga i minuti.
Ci vedo ancora male… ufff….. pant….
Beh! Però eh?
Sei minuti e mezzo.
Mica male.