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Pisodeuorrior
Il Liutaio del Diavolo

L’ampio laboratorio è avvolto in una calda penombra, l’unica fonte di luce una lampada accesa sul tavolo da lavoro, che dà al tutto un’aria raccolta, intima. Mistica, potrei dire. Ma non lo dico.
Dalle ombre, talvolta appesi a corde come fossero panni al sole, occhieggiano indistinte sagome sinuose e mute, quasi femminili, con ancora niente da dire. Sagome di violini.
Ed ovunque archetti, trucioli, blocchi di legno appena sbozzati, gomitoli di crine.
La tozza massa di un violoncello ammicca da un angolo, appena sotto ad un grosso poster col disegno tecnico, quotato, di una viola. Modello Guarnieri, dice la scritta.
L’odore di legno è buono, sa di pulito.
Il liutaio introduce il ragazzo tra le ombre a lui familiari, e questi lo segue timidamente, come se fosse nella navata di una chiesa.
Il liutaio ha in mano – strano a dirsi – un violino.
Prosegue una conversazione evidentemente cominciata altrove.
“Ce l’ha, ce l’ha, ti dico che ce l’ha. Ce lo mettiamo dentro noi, altrimenti il violino non suona. Di là ne ho una cassa piena. AHAHAHA!”
La risata è ricca, baritonale, e gli esce sonora da sotto i baffi come sarebbe potuta uscire ad un Mangiafuoco, ad un Signore del Circo.
“Maestro, le dico che nel mio violino non c’è nessun diavoletto, al massimo un gatto selvatico, ogni tanto il suono che esce è quello. Mi chiedo se potrebbe farlo uscire, povera bestia”.
Il liutaio ride ancora, ma intanto si siede, accomoda lo strumento tra il mento e la spalla, avvita la madrevite dell’arco e lo appoggia sulla prima corda.
E’ seduto al suo tavolo, e la luce della lampada lo illumina di una luce diabolica e scontata, da film. Ma efficace.
“Sai cosa diceva Tartini?” – dice con voce suadente, da uomo innamorato.
“… bè… no”.
Il liutaio guarda il ragazzo dritto negli occhi, ipnotico. Anche lo sguardo ipnotico è scontato, da film.
Ma è efficace.
“Tartini diceva che in ogni violino c’è un diavolo. E’ lui che lo diceva. Ed ogni diavolo, in quanto tale, è dispettoso e malvagio. Ti prende in giro, urla e ride, e cerca di farti impazzire”.
Gratta la corda con l’arco e produce un suono a metà tra l’urlo di una vergine scotennata sull’altare e la fine del mondo.
Il ragazzo ha un brivido. “Ecco, proprio quello!”.
Il liutaio non sposta lo sguardo, ed il ragazzo è affascinato dalla scena.
“Ma i diavoli sono incostanti, non finiscono le cose, e se sei più testardo di loro alla fine si arrendono, e sai cosa succede allora?”
“…b&a­mp;#­232;…. no”.
“Succede che cominciate a piacervi! E a divertirvi…. Perché devi sapere che ogni diavolo, in quanto tale, sa benissimo dove hai l’anima, e se glielo chiedi nel modo giusto…. la fa vedere anche a te, lì, a ballare con lui sulle corde del tuo violino”.
Il liutaio accarezza finalmente le corde, da cui si produce un suono intenso, vibrante, rotondo, perfetto. Da commuovere.
Il ragazzo è del tutto rapito ed ha la bocca aperta. E’ chiarissimo che si trova alla presenza di un Maestro, probabilmente di un mago. Le note si susseguono ammalianti, vive, passano sotto la pelle e finiscono dritte al cuore, pressappoco nel mezzo della valvola mitralica, che si dimentica un colpo.
Niente di grave comunque.
Poi senza preavviso il suono finisce e l’incantesimo si spezza. La voce del liutaio torna professionale, e rigira lo strumento tra le mani come fosse un chilo di carne di porco da valutare.
“Bè, vediamo, la catena è da raddrizzare, il ponticello da cambiare del tutto, la tastiera è due millimetri troppa alta, qua nella effe ha ceduto il legno e l’archetto è da ri-incrinare. Dovresti cavartela con… ma si, via, seicento euro”.
Il ragazzo è un po’ perplesso, non pensava… stracazzi di una puttanissima miseria impestata… ma in fondo, cosa vuoi che siano seicento euro per vedersi l’anima lì sulle corde eccetera eccetera.
“Bè, hemmm. va bene…”
“Perfet­to, passa sabato prossimo, non questo eh, il prossimo, e ti do tutto messo a nuovo, col tuo diavoletto in perfetta forma.”
“Grazie maestro, a sabato allora”.
Il ragazzo esce e quando è ancora sulle scale fa un ultimo cenno di saluto.
Ma si, seicento euro per curare un diavolo non sono poi tanti, ne vale la pena, insomma.
L’impressione che ha però sedendosi in macchina, quando ormai l’incantesimo è finito è: “secondo me il diavolo non sta male, anzi, gode di ottima salute. Ed ha grossi baffi, fa violini, e nel tempo perso si diverte a rompere il culo a chi gli capita sotto tiro”.
Che male.