TEORIE
LA FORMULA DELL'UNIVERSO
Un tempo la mia visione dell'universo era rigidamente meccanicistica: tutte le cose sono fatte di atomi, gli atomi si muovono in base a leggi fisiche, quindi conoscendo la posizione e il movimento di ogni singolo atomo sarebbe stato possibile, in linea di principio, calcolare quello che sarebbe accaduto l'istante successivo. Anche il nostro cervello è fatto di atomi ed allora anche le nostre idee si formano e si evolvono in questo continuo mutamento di stato del nostro cervello, il che comporta che il libero arbitrio non esiste ed è solo una illusione.

A diciannove anni il professore di filosofia mi fece una interrogazione insieme alla "prima della classe". Io non sono mai stato un buon studente perché mi sembrava che studiare solo per il dovere fosse una specie di sottomissione, ed i professori che avevo nella maggior parte avevano questa mentalità che poi, ho scoperto, è il vero fine della scuola: abituare i ragazzi a rispettare le gerarchie e fare quello che gli viene ordinato. Non voglio sviscerare questo tema adesso, tanto più che questo professore di filosofia era in realtà uno dei migliori sotto questo punto di vista, oltretutto da ragazzo aveva avuto un incidente con una bomba della seconda guerra mondiale che aveva trovato insieme a suo fratello, la bomba esplose e suo fratello morì mentre lui rimase cieco. Potete immaginare che fosse una persona molto sensibile ma anche di una fierezza che lo spinse a laurearsi in filosofia dopo aver frequentato il liceo classico e anche da adulto veniva ad insegnare nella stessa scuola prendendo l'autobus da solo, senza aiuto né del cane guida né del tipico bastone bianco che molti ciechi usano. Bene, stavo dicendo che ero interrogato insieme alla "prima della classe", e mentre lei rispondeva brillantemente a tutte le domande del professore, io bofonchiavo qualcosa ogni tanto, rifiutando anche di leggere gli appunti che i compagni mi passavano e che il professore tollerava che si consultassero. Altre volte l'avevo fatto, ma questa volta volevo comportarmi come con gli altri professori. Alla fine venne però il mio momento, e io ed il professore ci mettemmo a disquisire del libero arbitrio e di questa versione meccanicistica e deterministica della vita. Gli parlai allora della "formula" gigantesca che in linea di principio avrebbe potuto descrivere tutto l'universo, ed ero pronto a tuffarmi nel dire che avrebbe permesso di "predire" il futuro, ma non ne ebbi il tempo perché lui con perfetto tempismo mi chiese: "Attento, Iacopo, cosa succederebbe se qualcuno scoprisse questa formula?". Allora riflettei un attimo di più su quello che stavo per dire, ebbi l’illuminazione e dissi quello che lui già sapeva e mi aveva condotto a dedurre: "La formula cambierebbe".

Immaginate lo scienziato pazzo nel suo laboratorio che sta decodificando la formula per vedere quale cavallo vincerà la prima corsa all'indomani, in modo da fare la sua puntata vincente. Con sua sorpresa, scopre che vincerà un ronzino, e si precipita a giocarlo; nella formula però non era previsto che lui giocasse questo cavallo: lui lo gioca solo perché ha scoperto che vincerà, altrimenti non l'avrebbe mai giocato. Ma questa conoscenza fa deviare il corso degli eventi da quanto la formula prevedeva, e la formula diventa invalida: LA CONOSCENZA CAMBIA LA REALTÀ. Forse il ronzino vincerà la corsa, ma il fatto che lo scienziato pazzo si comporti in modo diverso da quanto la formula avrebbe previsto si propaga con una reazione a catena in tutti gli atomi che sono influenzati dall’anomalia ed a poco a poco la formula diventa sempre più falsa ed approssimata.

Adesso voglio supporre che lo stesso scienziato capisca che, se vuole considerare anche la variazione della formula mentre lui la calcola, abbia bisogno di mezzi di calcolo più potenti e supponiamo pure che riesca a trovarli. Bene esamina la formula e trova la descrizione di sè stesso che esamina la formula mentre questa cambia per cui vede sè stesso che continua a calcolarla e CAZZO, si sforza e si sforza ma ad un certo punto si rende conto che è come se si guardasse allo specchio aspettando di scoprire che cosa farà tra un attimo! La formula cambia mentre lui la guarda cambiare e non può "saltare un passaggio" nel suo calcolo e scoprire cosa farà domani. Resta imprigionato nel calcolo che cambia man mano che riesce a calcolare il cambiamento. In effetti, credo che questa "formula gigantesca" della realtà sia in realtà coincidente con la realtà stessa e non ci sia un modo di calcolarla più rapidamente di quanto la realtà stessa non si evolva. Questo calcolo dello scienziato pazzo avviene in realtà di continuo sotto i nostri occhi e tutti i nostri sensi non sono altro che recettori che ci permettono di crearci una rappresentazione utilizzabile dei risultati di questo calcolo in continua mutazione. Avventurarci a fare previsioni significa accettare un margine di approssimazione che però rapidamente diventa così alto da rendere la previsione priva di utilità. Le previsioni del tempo ce lo hanno insegnato: oggi è ragionevole prevedere il tempo che ci sarà domani; è impossibile però dire che tempo farà tra un mese.