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Pisodeuorrior
Chèts

La Notte ha un sacco di forme.
Sarò banale ma a me dà questa impressione, ne ha molte di più rispetto al Giorno. Non parlo di caratteristiche intrinseche, di cose immediatamente registrabili dai sensi, parlo di quella capacità che ha di suscitare altre impressioni pur rimanendo uguale a qualsiasi altra notte precedente.
Piuttosto brava in questo, secondo me.
Per esempio, uno è abituato a fare la stessa strada tutte le notti, scendere dalla macchina, imboccare quella stradina assolutamente silenziosa in mezzo a vecchie case di contadini, arrivare alla porta di casa, aprirla, entrare, svenire sul letto.
Poi una notte simile a tante altre – per luci, odori, suoni, luminosità, tasso di umidità dell’aria poniamo – scende dalla macchina, imbocca quella stradina assolutamente silenziosa in mezzo a vecchie case di contadini e si sente a disagio.
Si sente di dover incassare le spalle come quando sa che sta per arrivare uno schiaffo.
I suoi passi sembrano i passi della vittima di un film dell’orrore che si avvicina a casa inseguito dal protagonista cattivo. Sono colonna sonora. La via sembra più lunga e sinuosa e le ombre più nere.
I muri di sasso delle case – antichi o vecchi o addirittura diroccati – sembrano lo scenario di un racconto gotico, illuminati dalla luna. L’edera si abbraccia a loro in pose quasi oscene, e nel massimo della sua banalità la campana della chiesa rintocca tre volte nella maniera più lugubre in cui riesce a prodursi. Se non fosse una chiara dichiarazione di sconfitta, uno si potrebbe anche girare per vedere se è seguito…
Poi si accorge dei gatti.
Attorno alla chiesa – quella fatiscente e sconsacrata, non l’altra che alla domenica mattina suscita tonanti bestemmie col suo inopportuno scampanare, oziano sempre decine di gatti.
Decine, davvero. Ogni tanto di notte si possono incontrare per la strada, a frotte e capannelli, ma non sempre.
Li vedi distesi, o intenti a leccarsi, o a muoversi così sinuosamente sulla cima dei muretti di pietra, in equilibrio sulla ringhiera coperta di glicine, oppure a far capolino dalle siepi delle case.
E quando sei costretto a camminare in mezzo a loro quelli non si muovono, non hanno paura e ti guardano tutti, direttamente o di sottecchi con quegli occhi che di notte non sopporto, e ti fanno sentire intruso. Certe volte sembra di essere – non invitato - a casa loro, e sembra che smettano di fare le loro cose perché tu non c’entri niente e non puoi sapere..
Il loro capo è un vecchio randagio, ovviamente nero, che abbiamo soprannominato Ursus. Se fosse un uomo sarebbe alto due metri e dieci, pieno di muscoli, narcotrafficante e figlio di puttana.
Invece è Ursus il Capo dei Gatti, si scopa le gatte che vuole e i gatti che gli stanno sulle palle li squarta con gli unghioni e li scaccia. L’iconografia lo vorrebbe con un occhio solo a causa dei vecchi combattimenti, ma nessuno può cavare un occhio a Ursus, ve lo dico io.
Più di una volta l’ho trovato seduto in mezzo alla viuzza mentre passavo in macchina. Dato che se vai a meno di ottanta all’ora lui non si sposta, ho spesso dovuto frenare, clacsonare e abbagliare, e lui sempre niente.
“Dai bestia del cazzo, levati!”
Lui si gira, anzi gira solo la testa, di tre quarti, per darsi un tono presumo.
“Dice a me signore?”
Lo sguardo di Ursus è sempre fermo, non si scompone mai quel delinquente nero.
“Uh, eh, si, dicevo a lei, non è che si può spostare per favore?”
“In realtà stavo bene qua, ma me ne andrò perché qua comincia ad esserci un po’ troppa folla, pare”
E se ne va a coda alta con l’aria altezzosa del nobile circondato dai pezzenti.
Di tutti i gatti quello che odio di più è Ursus.
Una volta è entrato in casa mia passando della finestra aperta, e il mio cane si è cagato addosso.
Cioè, gli ha abbaiato contro, poi Ursus ha cominciato a soffiare, è raddoppiato in dimensioni e il povero Cocìs ha capitolato. E’ un buon amico, ma ha un cuore da pecora. Io i gatti li odio, punto. Sono il male. E sono troppo furbi. Secondo me hanno un loro regno, una società ben progredita che vive sulle spalle della nostra. Fanno finta di essere animali di classe inferiore, ma in realtà sono molto evoluti, ed un giorno ci lasceranno dicendoci “Addio, e grazie di tutto il Kit e Kat.”
Ed è immorale lasciare che creature dal sapore così simile a quello del coniglio facciano i loro comodi in casa nostra. Lo trovo discriminante nei confronti dei conigli.
Ecco, ho sempre pensato di essere un buon animalista, ma mi accorgo che la mia passione per gli insaccati ed il mio odio per i felini sono indice del contrario.
Se qualcuno volesse cominciare una sanguinosa crociata contro di loro, io ci sono.