La parola ad Heidegger…
Il tempo e lo spazio in generale...
"È opportuno anzitutto un accenno preliminare al tempo che si incontra nella quotidianità, il tempo della natura e del mondo. L'interesse di sapere che cosa sia il tempo è stato risvegliato oggigiorno dallo sviluppo della fisica nella sua riflessione sui principi fondamentali del coglimento e della determinazione che vanno qui attuati, cioè i princìpi fondamentali della misurazione della natura entro un sistema di riferimento spazio-temporale. Lo stato attuale di questa ricerca scientifica è fissato nella teoria della relatività di Einstein. Eccone alcune tesi: lo spazio in sé non è niente; non c'è uno spazio assoluto. Esso esiste soltanto mediante i corpi e le energie che contiene."
Estremizzando le tesi einsteniane, Heiddeger giunge ad affermare che non esiste un tempo assoluto e nemmeno una sincronicità degli eventi, tuttavia riconosce l'invarianza delle equazioni che ne descrivono i processi. Il tempo viene quindi strettamente legato ad un sistema di riferimento: è ciò in cui si svolgono gli eventi.
Si domanda allora se il tempo, l'"ora" non sia all'interno della coscienza: "Io dispongo forse dell'essere del tempo e con l'"ora" intendo, oltre al tempo, anche me stesso? Sono io stesso l' "ora" e il mio esserci è il tempo? Oppure, in fondo, è il tempo stesso che si procura in noi l'orologio?"
A proposito della morte...
(...) la morte sovrasta l'esserci. La morte non è un evento che si incontra nel mondo, sovrasta l'esserci. (...) La morte è per l'esserci la possibilità di non-poter-più-esserci; l'esserci allora non può superare la possibilità della morte. La morte è la possibilità della pura e semplice impossibilità dell'esserci. Così la morte si rivela come la possibilità più propria, incindizionata e insuperabile.
L'angoscia davanti alla morte è angoscia "davanti" al poter essere più proprio, incondizionato e insuperabile. (...) L'angoscia non dev'essere confusa con la paura davanti al decesso. Essa non è affatto una tonalità emotiva di "depressione", contingente , casuale, alla mercè dell'individuo; in quanto situazione emotiva fondamentale dell'esserci, essa costituisce l'apertura dell'esserci al suo esistere come esser-gettato per la propria fine. Si fa così chiaro il concetto il concetto esistenziale del morire come come esser-gettato nel poter-essere più proprio, incondizionato e insuperabile, e si approfondisce così la differenza rispetto al semplice scomparire, al puro cessar di vivere e all'esperienza vissuta del decesso.