Al Maggio Musicale Fiorentino, ho assistito a una messa in scena di Impressions d'Afrique malinconica e noiosamente didascalica. Il personaggio Roussel, " en pauvre petit malade ", da cima a fondo della pièce, che si conclude con la sua morte, giace su una specie di lettino ospedaliero, " assistito " da una sadica infermiera, che lo imbottisce di barbiturici. Intorno a loro si muovono personaggi e visioni più o meno liberamente ispirati a Impressions d'Afrique. Ogni tanto egli si alza dal lettino per illuminare gli spettatori sul modo in cui compose detto romanzo e altri suoi libri. La bravura degli attori, e l'impegno, non privo del resto di alcuni esiti interessanti, del compositore che ha scritto le musiche d'accompagnamento, non servono, naturalmente, a riscattare il carattere crepuscolare del lavoro.
Fare di Roussel un caso clinico e ridurre alla formula del " procédé " la sua originalità, è il mezzo più sicuro per metterne fuori causa la carica eversiva; Bisogna tornare al 1912, allo stupore entusiasta dei giovani surrealisti e al colpo di grazia ricevuto da Marcel Duchamp al teatro Antoine, nel quale, in compagnia di Apollinaire, ebbe la fortuna di assistere alla rappresentazione di Impressions d'Afrique curata nei minimi dettagli dallo stesso Roussel. Duchamp " vide " i personaggi, gli oggetti, le installazioni rousselliane realizzate sulla scena e intuì attraverso la rousselliana follia dell'insolito, strettamente intrecciata al gioco delle dislocazioni linguistiche, la risoluzione del proprio problema: trovare un'arte secca, intellettuale e non retinica, extra-umana. Niente di meno che la liquidazione di una tradizione plurimillenaria dell'arte. Macchine celibi e ready-mades erano lì, davanti ai suoi occhi, già presenti potenzialmente sulla scena.
Roussel, uomo in fuga dalla realtà verso un mondo di pura immaginazione? D'accordo, ma non è tutto qui. Altra cosa è se uno fuggendo si procura un'arma. Roussel, come Deleuze diceva di Kafka, fuggendo fa fuggire la realtà, lasciando intravedere al di là del puro arbitrio e della follia, della " défaillance " e della " doublure " , un'altra realtà fondata sulla maestria.
È questo il Roussel energico e umorista che noi continuiamo ad amare e al quale ci ispireremo anche quest'anno a Parigi il 14 luglio per la commemorazione della sua morte. Ci troveremo alle ore 15 al cimitero del Père Lachaise davanti alla cappella Thiers (divisione 55) sulla terrazza da cui Rastignac nel Père Goriot lancia la sua sfida a Parigi. Da qui inizierà la promenade che ci porterà per tappe successive al sepolcro di Roussel. Ci fermeremo alle tombe di personaggi significativi come Auguste Maquet, " doublure " ovvero " negro letterario " di Alessandro Dumas ; il domatore Pezon rappresentato a cavalcioni di Brutus, il leone fidatissimo da cui fu divorato : il dottor Larrey primatista nel campo delle amputazioni chirurgiche (200 in 48 ore alla Moskowa !), e ancora Guillaume Apollinaire, Georges Perec e altri folli personaggi o poeti capaci di farci sorridere e sognare.
Ogni partecipante potrà eseguire la propria performance. Parteciperanno, tra gli altri : Annamaria Caracciolo, Marcello Caly, André Chabot, Daniel Daligand, Jean-Pierre Le Goff, Jean-François Robic, Giovanni e Renata Strada.
CONTACT (1- 16 July) Giovanni Broi, C/o Seveno, 16 rue Montgolfier 75003 PARIS Tel. 0033.1.42.74.61.17 - Cell. 0328. 84. 74. 613
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