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ANNA BOSCHI

‘Frammenti’ spaziali

a cura di Monica Miretti
Bazzano Ascoli Piceno
Rocca dei Bentivoglio L’IDIOMA Centro d’Arte
25 marzo – 1 maggio 2000 15 – 27 aprile 2000

'Frammenti’ spaziali di Monica Miretti

Se ripenso agli incontri avvenuti con Anna Boschi nel suo studio, dove ho potuto ripercorrere il suo ormai lungo cammino, la prima impressione che ricordo con piacere e, soprattutto interesse, è legata a quel senso di energia traboccante che emanava dall’artista e si condensava nella ricchezza dei materiali che mi veniva ponendo innanzi, fino alle opere più recenti –appositamente selezionate per l’attuale esposizione– che sono certamente il risultato dello stratificarsi delle esperienze della Boschi nel corso di questi anni, in cui anche la sua poetica si è venuta sempre meglio definendo.
Il primo aspetto che emerge nell’attimo in cui ci si sofferma ad analizzare il lavoro dell’artista bolognese consiste nella sua evidente capacità di dominare lo spazio. Le ultime tele, di ampissime dimensioni, ne sono nitida testimonianza, ma ciò che va sottolineato è il non venir mai meno della sua forza espressiva, della sua intensità, sia che essa si esprima in forme dilatate, che investono intere pareti, sia che si concentri su interventi minuti o su singoli ‘frammenti’ compositivi, sia ancora che decida di invadere direttamente lo spazio.
Esiste, infatti, nel lavoro di Anna Boschi, un ricorrente rapporto pittura-oggetto, ma anche pittura-spazialità, che persiste nel tempo e la porta a pensare, e dunque creare, ‘strutture’ che entrino comunque in dialettica immediata con l’ambiente che le avvolge. Anche le tele, d’altronde, hanno ritmi che tendono a travalicare i limiti fisici del supporto: così, per esempio, le composizioni a più riquadri offrono idee di puzzles dilatabili che talvolta, come mostrano alcuni suoi interventi, giungono a tradursi in vere e proprie griglie ‘scultoree’, leggere, aeree, ma al contempo invasive.
A questa tensione verso l’esterno, che appare elemento intrinseco dell’operare della Boschi, si affianca costantemente una altrettanto insistita attenzione verso la materia: una materia che spazia dalla lievità misteriosa delle garze e delle veline alla seduzione dei plexiglass, o ancora alla corporeità più piena dei legni, dei ferri o degli impasti che si coagulano sulla tela, sulle forme da lei create o sulle pagine dei suoi ‘libri’. Lo stesso utilizzo reiterato di materiali diversificati (tra cui vanno annoverati anche polistirolo, faesite, carte di vario genere, cere etc.) che ora fungono da supporto, ora invece si attagliano alla superficie dell’opera come nel caso frequente dei collages -ma che sempre concorrono alla definizione del suo significato ultimo– apporta un surplus di sensazioni visive e tattili e, conseguentemente, emotive, che ne arricchisce la trama.
A ben considerare, infatti, il lavoro della Boschi nasce per ‘stratificazioni’ come espressione di un’esigenza manifesta, se pur controllata, di apporre segnali, ‘indicatori’ per chi osserva, non importa quale ne sia la natura: cromatica, tattile, verbale, segnica.
Ne scaturisce un racconto polifonico, in cui elemento predominante è la forma e la sua camaleontica capacità metamorfica. Non a caso, in questi ultimi anni di intensa attività, l’artista si è sempre più chiaramente orientata verso un ambito poetico-visuale che si è venuto inserendo sul primigenio impulso di stampo informale che caratterizzava le sue opere. In tal senso trovano ragion d’essere anche lo spiccato interesse per il libro d’artista e la mail art, di cui la Boschi si è resa, più ancora che promotrice instancabile, sensibile interprete.

         
Rocca di Bazzano "Frammenti Spaziali"

Anna Boschi e Monica Miretti "Free air 1998" (part)
Anna Boschi,
s-mail: via Tanari 1445/B, 40024 Castel San PietroTerme (BO), Italy
tel/fax 051-948177
e-mail: cermasi@libero.it
http://digilander.iol.it/boschianna

Space ‘Fragments’ by Monica Miretti
I recall the meetings with Anna Boschi at her studio, where I had the possibility to run over her long way again. The first impression I can remember with pleasure and, above all with interest, is connected to that sense of overflowing energy issued by the artist and which condensed into the richness of the materials she showed me. Then the more recent works –intentionally selected for the present exhibition- are surely the outcome of the stratification of Boschi’s experiences during these years, when she has also better defined her art of poetry.
The first aspect appearing at the moment we pause to analyse the work of this artist from Bologna consists in her evident capacity to dominate the space. The last paintings, of wide dimensions, are a clear proof of it. What is more important is that she never loses her expressive strength, her intensity both when it is expressed with enlarged shapes, which run over whole walls, and when it is concentrated on small interventions or on single composing ‘fragments’ and again when she decides to directly invade the space.
As a matter of fact, inside Anna Boschi’s work there is a recurrent relation between painting and object and also between painting and space. It persists in time and leads her to think, and therefore to create, “structures” which are able to enter into an immediate dialectic with the environment wrapping them.
Besides, the paintings as well have got some rhythms, which tend to pass over the physical limits of the support. Thus, for example, the compositions with several panels suggest some ideas of expansible puzzles, which, as some of her interventions show, sometimes could achieve a translation as real ‘sculptural’ grilles. They are light, aerial but at the same time invading. By the same side of this tension towards the external, which appears to be an intrinsic element of Boschi’s perform, there is constantly another persistent care of the material.
This material ranges from the mysterious lightness of the gauze and the tissue paper to the seduction of the Plexiglas. Again a fuller corporeity of the woods, of the irons or of the mixtures coagulated on the painting are used as well as the shapes created by the artist or the pages of her ‘books’. The same reiterated use of different materials (among which we must enumerate also polystyrene, faesite, different kinds of papers etc.) is sometimes used as support to the painting. Also it can suit the surface of the work as in the frequent example of collages (which always contributes to the definition of its ultimate meaning). However it always brings a surplus of visual and tactile sensations and, consequently, also emotional, which enriches the filling.
Considering this fact, Boschi’s work is born by ‘stratification’ as expression for manifesting necessity even if controlled, of affixing signals, ‘indicators’ addressed to the person who observes. It does not matter what is its nature: chromatic, tactile, verbal, marked.
A polyphonic tale derives from that in which the predominant element is the external shape and its chameleon capacity of metaphor. It is not by chance that in these last years of intensive activity the artist has been more clearly orienting her work towards a poetic-visual sphere including the primitive impulse of informal stamp which distinguished her previous pieces of work. In this sense we can explain also the strong interest for the art-book and the mail art, of which Boschi has become, more than an untiring promoting, a sensible interpreter.

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