Nel mondo greco-latino viaggiare costituiva quasi sempre una vera e propria impresa, il
cui felice esito era fortemente condizionato da molteplici variabili: le condizioni
climatiche, gli ostacoli naturali, i pericoli vari, le conoscenze geografiche spesso
imprecise o del tutto inesistenti per regioni talora vastissime. Proprio per questo
insieme di difficoltà e per l'eccezionalità di ciò che può succedere lungo la strada,
la descrizione di un viaggio diventa particolarmente caro agli scrittori antichi. Nonostante i pericoli e il desiderio del ritorno,
non solo l'uomo antico viaggia, ma cerca continuamente di spostarsi in luoghi sconosciuti,
di ampliare i propri orizzonti dominando la paura dell'ignoto. Il tema del viaggio si
arricchisce così con quello dei confini da abbattere, dei limites da superare:
eroi del mito e della storia viaggiano alla ricerca dell'"oltre". Già prima di Roma la tensione
dell'"oltre" aveva affascinato viaggiatori e poeti. Questi ultimi elaborarono in
particolare il mito degli Argonauti: guidata da Giasone e dai suoi compagni, Argo fu la
prima nave che osò violare il mare, emblema di un ardire umano che sfiorò la Hybris.
Narrata nelle Argonautiche del greco Apollonio Rodio, la spedizione alla conquista del
vello d'oro lascerà importanti tracce anche nel mondo latino.
Prospettive
dei temi
Le Argonautiche valevano come il parallelo dell'impresa troiana autorizzando il poeta a presentarsi come il
"secondo Omero";
il motivo
del viaggio era fecondo di
implicazioni geografiche, etnologiche, religiose, culturali e onomastiche, e consentiva
quindi un largo sfoggio delle notizie erudite, in particolare a sfondo eziologico, come
piaceva al gusto alessandrino;
l'imponente fortuna
letteraria del mito apriva
lo spazio rilevante per i riferimenti critici ad altri autori.
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