Documento X°
Sommario: Lettera di Mons. Gozzadini al Cardinal Barberini, a cui descrive la Festa della Traslazione dé Corpi dè S.S. M.M. Quirino e Dionisio dalla chiesa del Rifugio alla Cattedrale li 30 Maggio 1638. Questo documento rassomiglia molto al precedente, e vi s'incontrano varie cose già note al lettore. Tuttavia si crede opportuno di riportarlo perchè vi si sente quel forte alito di fede e di pietà, che animava le feste dè nostri Maggiori. Segue la risposta del Cardinale a Mons. Gozzadini.
Al Signor Cardinale Barberino
<< Permise il Signore Iddio che la Santità di Nostro Signore concedesse, l'anno passato, all'Ill.ma ed Ecc.ma Signora Donna Anna Colonna Barberina Prefettessa di Roma li corpi dé Santi Quirino e Dionisio Martiri, con autorità di tenerli per sè, o donarli a suo piacere. Quali da S.E. furono donati a questa città per porsi sotto l'Altar Maggiore di questa Cattedrale; e dopo molte diligenze usate per porre insieme da settecento scudi, come seguì, fu fatto l'Altare di diverse pietre e marmi bellissimi alla Romana, lo Stendardo dé Santi di Talfettano ricchissimo il Baldacchino di Damasco Cremisino di Napoli, le provisioni di cera, lumi, fuochi artificiali, artiglierie, ed altri istrumenti bellici e musicali, musici eccellenti, ed in gran numero; precedendo l'Editto in stampa per la Diocesi e cittadi e terre circonvicine, che per li 30 del passato s'avea a fare la solenne Traslazione d'essi Santi; comandato di più tutto e confrarie di questa Diocesi, che dovessero intervenire dalle montagne di Canepina e Soriano, oltre dall'altre terre della Diocesi. La mattina suddetta nello spuntare del sole calarono nel circuito di questa città tanto numero di popolo ch'era una bellezza di vederlo, le compagnie della città incontrarono le compagnie della Diocesi, si unirono con esse secondo li sacchi che vestivano, che furono da diciassette in tutto, ed il numero dé confrati arrivò a 1.600, i quali giunti alla Cattedrale con detto popolo e clero, presa l'indulgenza plenaria, ed offerti varii paliotti d'altare e pianete, s'inviò poi la processione alla Madonna del Rifugio, fuori della città, dove erano deposittati detti corpi santi in due cassette di legno dipinte e indorate; precedendo prima una squadra di moschettierei per levare ogni impedimento ed ovviare a tumulti, che potessero nascere; seguiva una mano di tamburi, un coro di musici, le istesse confrarie con facole accese in mano; le trombe con altro coro di musici, lo stendardo suddetto accompagnato da molti cittadini con torcie accese in mano; poi le pifare con centottanta frati di diverse religioni tutti con facole accese in mano, la Croce della cattedrale, clero della diocesi parati con abiti sacerdotali al numero di sessanta, con ventiquattro vestiti da Angioli, che portavano palme e corone intersiati fra i detti Parati, con un altro coro di musici, ed altri istrumeti musicali.
dai detti Parati furono levati detti Corpi santi, posti in una bara in forma di lettica addobbata con ricchi recami, circondata da diversi lumi e da una squadra di Lambardieri, sotto il Baldacchino portato dal Magistrato e da altri nobili cittadini e forestieri; s'inviò per la strada detta delle piane, s'entrò nella città quale fu circondata al solito, dove si videro molti archi trionfali, apparati di seta, arazzi, quadri, e lumi, come si fece la sera antecedente e seguente, sparamenti spessi di Artiglieria, Mortaletti, e noschetti; con tanta divozione e quiete dé popoli concorsi anche da altre parti, che non ardì uno di alzare la voce più dell'altro, con nove fontane di buon vino dalle quali li concorsi si cacciavano la sete a loro piacere; e le confrarie della città reficiarono quelle della Diocesi; e riposte dette cassette nel fine sull'Altare maggiore si catò a tre cori la Messa solenne, si recitò una breve ed elegante orazione da un Dottore della città, e a tempo debito cantato il Vespro, e toccate le corone del popolo dai sacerdoti destinati, poste dette cassette di legno in due altre di piombo collocate in un'Urna di marmo ben munita furono murati li lati dell'Altare e posto fine a questa Santa Funzione.
Aggiungo di più che certi gentiluomini venuti da Magliano di Sabina quella mattina per loro divozione, avanti ch'entrassero nella città, nello scaricare, conforme alli bandi, cinque terzaroli creparono tutti senza minima offesa d'alcuno, ed applicando essi a miracolo, offerirono nel medesimo tempo detti terzaroli alli stessi Santi. Rendasi certa V.E. d'aver io benché sia peccatore, fatto fare orazione particolare per la lunga e felice vita di Nostro Signore e di V.E. alla quale, sapendo quanta sia la sua divozione verso questi Santi Martiri, ho voluto darne parte; il che non feci prima per la speranza che tenevo di farla stampare come và, cosa che in si breve spazio di tempo non mi riuscì; inviando una copia di detti Santi, stampata e distribuita anco a detti confrati e clero e buona parte de li forestieri; sicurissimo io che V.E. sarà grata, benché non sia stampata in seta; quali priego esser suoi particolari protettori e le faccio umilissima riverenza>>.
D'Orti, li 8 Giugno 1638
RISPOSTA DEL CARDINALE BARBERINI (alla lettera di Mons. Gozzadini)
Molto Illustre e Rev.mo Sig. come fratello
<<Erano dovuti al merito dei Santi Quirino e Dionisio, Martiri, li ossequi resi ai Corpi loro da codesta città, e da stranieri, come V.S. m'avvisa; e commentando io la gran pietà pubblica e privata, di Lei in specie, con infinito mio gusto ho intesa la distinta relazione inviatamente, e rendendole vive grazie resto augurando a V.S. pieno contento.>>
Roma, 16 Giugno 1638 Di V.S. come fratello Aff.mo Il Cardinal BARBERINO
Fuori - Al Molto Illustre e Rev.mo Signore come fratello Mons. Arciv. Gozzadino Vescovo d'Horte