UN BEL LIBRO…ANZI TRE

 

Il primo è’ EBANO di RYSZARD KAPUSCINSKI

http://www.eracle.it/letteratura/flash_libri/ebano.asp

 

Tratta dell’Africa svelandone il fascino, la complessità, i problemi e molte curiosità, ma soprattutto a mio parere, i meccanismi di potere, che ahimè, sono tutt’altro che perfetti e democratici.

Si capisce come avventurieri locali riescano spesso, anche se non sempre, ad arrivare al potere, emergendo abilmente da controversie interne. Ed è facile intuire come si possano capire al volo con avventurieri esterni, occidente compreso.

 

 

Il secondo è NON C’E’ FUTURO SENZA PERDONO

di DESMOND TUTU

http://www.feltrinelli.it/schede/88-07-17054-X.html 

http://www.liberonweb.com/asp/libro.asp?ISBN=880717054X

 

 

Perdonare centinaia di assassini solamente in cambio della loro confessione? Vi sembra una cosa possibile e giusta?

 

E’ ciò che è accaduto in Sudafrica, subito dopo la fine dell’apartheid, con la Commissione per la verità e la riconciliazione, istituita da Mandela e di cui Desmond Tutu, vescovo anglicano premio Nobel per la pace nel 1984, ne è stato il presidente.

Il libro è il resoconto del lavoro di questa commissione sui crimini dell’apartheid: scelte, motivazioni, storie e risultati ottenuti. Una lezione di vita.

 

il terzo è 

 

ESSERE SENZA DESTINO          di IMRE KERTESZ                Feltrinelli         

 

Bellissima analisi del viaggio di andata e ritorno in un campo di concetramento realmente vissuto dall'autore. Illuminanti le frasi finali del libro:

"Non esiste assurdità che non possa essere vissuta con naturalezza e sul mio cammino, lo so fin d'ora, la felicità mi aspetta come una trappola inevitabile. Perchè persino là, accanto ai camini, nell'intervallo tra i tormenti c'era qualcosa che assomigliava alla felicità. Tutti mi chiedono sempre dei mali, degli 'orrori': sebbene per me, forse, proprio questa sia l'esperienza più memorabile. Sì, è di questo, della felicità dei campi di concentramento che dovrei parlare loro, la prossima volta che me lo chiederanno.         Sempre che me lo chiedano. E se io, a mia volta, non l'avrò dimenticata."

 

IMRE KERTESZ , nato a Budapest nel 1929, è stato deportato nel 1944 (qindicenne) ad Auschwitz e liberato a Buchenwald nel 1945.  Traduttore di Freud, Nietzsche, Canetti, Wittgeinstein e altri, ha scritto pezzi teatrali per finanziare la propria carriera di scrittore.

Impiegò dieci anni a scivere questo "romanzo" e per molto tempo nessuno glielo pubblicò, quando finalmente nel 1975, apparve in Ungheria, venne totalmente ignorato e l'autore messo al bando. Dovette attendere il crollo del Muro per vedere riconosciuta la sua opera, in patria e all'estero.

 

 

 

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