GIURISTA ANONIMO  2001

Le rispondo ***a titolo personale***.

ho visitato il Suo sito e trovo che il Suo scrivere riveli l'abitudine di affrontare la vita ragionando con la propria testa e il desiderio spontaneo di rendere gli altri partecipi delle proprie idee.

In sintesi, la questione che Lei affronta è tradizionalmente "classificata" nella seguente terminologia: "eguaglianza formale" e "eguaglianza sostanziale". Due principii cardine del diritto.

La norma costituzionale (art. 3, comma 1, Cost.) secondo cui «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali» esprime una precisa direttiva per la legislazione ordinaria: questa deve svolgersi secondo norme generali ed astratte, che non facciano distinzione tra cittadini in ragione delle condizioni personali o sociali.
Questo principio costituzionale è perciò un presidio della legge ***generale***: esso limita il potere legislativo nell'emanazione di norme di diritto speciale che discriminino tra loro i cittadini.
Questo non significa che norme di legge ***speciale*** non possano essere emanate. Significa che la legge ordinaria non può, senza un ragionevole motivo, trattare in modo diverso cittadini che si trovano in una uguale situazione: è il principio di "uguaglianza formale", al quale fa da contrappeso il principio di "uguaglianza sostanziale".
Questo secondo principio è espresso, nella nostra Costituzione (art. 3, comma 2, Cost.) nella norma che dice che «è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese».
Anche questo secondo comma  contiene una direttiva --oltre che per gli apparati di governo-- per la legislazione ordinaria: se il primo comma sancisce l'uguaglianza formale dei cittadini e postula una legge uguale per tutti, il secondo comma muove dalla premessa che, ***di fatto***, i cittadini non sono uguali tra loro. La legge può --e, anzi, deve-- derogare al principio della uguaglianza formale --e deve creare, in tal modo, disuguaglianze formali-- quando ciò sia necessario per rimuovere gli ostacoli di ordine economico o sociale che impediscono ai cittadini di essere sostanzialmente uguali tra loro.

Quello qui sopra è un modo che definirei "di scuola" per esprimere i due principii, perché, ovviamente (Lei lo sa), le cose all'atto pratico si complicano. Ma ciò fa parte della vita del Diritto, appartiene al cosiddetto "diritto incarnato".

In relazione alla Sua tematica vi sarebbe poi da prendere in considerazione un ulteriore principio, distinto dai primi due e al quale Lei fa riferimento: il principio di proporzionalità della sanzione.
Ma qui mi fermo perché sono certo che Lei queste cose le sa bene, dato che, da quanto ho capito, non è affatto nuovo a queste riflessioni (semmai la novità sta nell'averle esternate sul Web).

In conclusione, qual è, allora, il significato della mia risposta? E' il seguente.

- Nel proporre riflessioni su argomenti di tale spessore, chiunque (chiunque è davvero "chiunque": dal luminare all'uomo della strada) corre immancabilmente il rischio di non essere preso sul serio.

- Quando a partire da un determinato ambito di conoscenza si affrontano problematiche che attengono ad altri ambiti di conoscenza si possono sì ottenere ottimi risultati, ma bisognerebbe ricorrere in modo ferreo al dialogo con qualcuno che sia "interno" più di noi all'ambito di conoscenza che avviciniamo.

Vedo che questo è ciò che Lei ha ben compreso e che mette in atto.
Dunque, l'unico suggerimento che mi permetterei di darLe (con tutte le riserve del caso, dato che, per esempio, non ho visto la parte del sito su Wittgenstein) è di calibrare opportunamente l'esposizione e la presentazione del sito. L'esposizione delle Sue idee dovrebbe mostrare, a mio parere, una maggior problematizzazione. La presentazione del sito dovrebbe tenere separato l'approccio ironico (che spesso è proprio quello più efficace), alla Allen per intenderci, dall'approccio riflessivo: sono due ottiche che possono rivelarsi complementari e sinergiche, ma che vanno ben armonizzate nel momento in cui le si esterna a un pubblico.

Ho letto con piacere e con stima.

Cordiali saluti

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